martedì 17 maggio 2016

Viva il 50° anniversario della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria!


E' GIUSTO RIBELLARSI!

Viva la rivoluzione proletaria mondiale!

Viva il Maoismo!

il 1° documento

16 maggio 1966
Circolare del Comitato centrale del Partito comunista cinese

Agli uffici regionali del Comitato Centrale, ai comitati di Partito provinciali, municipali e delle regioni autonome, ai dipartimenti e alle commissioni dipendenti dal Comitato Centrale, ai gruppi e ai comitati di Partito negli organismi statali e nelle organizzazioni popolari, al dipartimento politico generale dell'Esercito popolare di Liberazione.
Il Comitato Centrale decide di: annullare lo "schema di rapporto sull'attuale dibattito accademico, stabilito dal gruppo dei cinque incaricato della rivoluzione culturale", approvato e messo in circolazione il 12 febbraio 1966, sciogliere il "gruppo dei cinque incaricato della rivoluzione culturale" e i servizi che ad esso fanno capo, costituire un nuovo gruppo incaricato della rivoluzione culturale, posto alle dirette dipendenze del Comitato permanente dell'Ufficio politico. Lo schema di rapporto elaborato dal "gruppo dei cinque" è profondamente errato. Esso si oppone alla linea definita dal Comitato Centrale e dal compagno Mao Zedong per la rivoluzione culturale socialista, si oppone al principio direttivo sulle classi e la lotta di classe nella società socialista, formulato nel 1962 alla decima sessione plenaria dell'Ottavo Comitato Centrale del Partito. Leali in apparenza ma traditori in segreto, gli autori dello schema si oppongono energicamente, con le loro azioni, alla grande rivoluzione culturale lanciata e diretta di persona dal compagno Mao Zedong, oltre che alle istruzioni sulla critica di Wu Han da lui formulate in occasione della conferenza di lavoro del Comitato Centrale, svoltasi nei mesi di settembre e ottobre 1965 (a una riunione del Comitato permanente dell'Ufficio politico, cui assistevano i compagni responsabili degli Uffici regionali del Comitato Centrale).
Lo schema di rapporto stabilito dal "gruppo dei cinque" non è in fondo che quello redatto dal solo Peng Chen, secondo le sue idee e all'insaputa del compagno Kang Sheng, membro di questo gruppo, e di altri compagni. Peng Chen non ha mai sollevato discussioni né proceduto a scambi di opinioni, all'interno del "gruppo dei cinque", in merito a questo documento, che pure tocca problemi di importanza capitale per l'insieme della rivoluzione socialista; non ha chiesto il parere di nessun comitato locale di Partito; non ha dichiarato che questo schema doveva essere sottoposto all'esame del Comitato Centrale prima di diventare un documento ufficiale; e ancor meno ha ottenuto l'approvazione del compagno Mao Zedong, presidente del Comitato Centrale. Ricorrendo ai mezzi più infami, Peng Chen ha agito in modo arbitrario, ha abusato dei suoi poteri e si è affrettato a far circolare questo documento in tutto il Partito, usurpando il nome del Comitato Centrale.


1) Partendo da posizioni borghesi e da una concezione borghese del mondo, nel valutare la situazione e la natura della critica in corso in tutto il settore accademico, questo schema tratta il nemico da amico e viceversa. Nel nostro paese, la grande rivoluzione culturale proletaria ha preso slancio e si sviluppa con impeto. Essa colpisce con forza tutte le posizioni ideologiche e culturali decadenti della borghesia e i residui del feudalesimo. Ora, invece di incoraggiare tutto il Partito a mobilitare senza riserve le masse degli operai, dei contadini e dei soldati e i combattenti del proletariato sul fronte culturale perché proseguano il loro assalto, questo schema cerca in mille modi di far deviare il movimento verso destra. Con un linguaggio confuso, contraddittorio e ipocrita, questo schema vela l'acuta lotta di classe attualmente in corso sul fronte culturale e ideologico, e in particolare



l'obiettivo di questa grande lotta, che è criticare Wu Han e i numerosi rappresentanti antipartito e antisocialisti della borghesia (un certo numero di questi rappresentanti della borghesia si trova anche in seno al Comitato centrale e ai suoi organismi, come pure in seno a organizzazioni di partito al livello delle provincie, delle municipalità e delle regioni autonome). Lo schema di rapporto dissimula il grave carattere politico di questa lotta non menzionando ciò che il presidente Mao ha sottolineato a più riprese: il punto essenziale dell'opera teatrale di Wu Han "La destituzione di Hai Juei" è il problema della destituzione.

2) Lo schema viola il fondamentale principio del marxismo secondo cui ogni lotta di classe è una lotta politica. La stampa aveva appena affrontato il problema politico dell'opera teatrale di Wu Han "La destituzione di Hai Juei", e già gli autori dello schema affermavano chiaro e tondo: "Le discussioni sui giornali e le riviste non devono limitarsi ai problemi politici, ma trattare ampiamente le diverse questioni accademiche e teoriche che vi si riferiscono". Hanno anche affermato in diverse occasioni che nella critica di Wu Han non era permesso arrivare al nodo del problema; in altre parole, non si poteva toccare la questione della destituzione degli opportunisti di destra, avvenuta nel 1959, durante la riunione di Lushan, né quella delle attività antipartito antisocialiste di Wu Han e soci. Il compagno Mao Zedong ha spesso ripetuto che la lotta contro la borghesia sul piano ideologico è una lotta di classe di lunga durata, un problema che non può risolversi con una affrettata conclusione politica. Ora, Peng Chen ha mentito deliberatamente, dichiarando a numerose persone che, secondo il Presidente, nel giro di due mesi si sarebbe potuti giungere a una conclusione politica sulla critica di Wu Han. Peng Chen ha detto anche che i problemi politici sarebbero stati affrontati solo due mesi più tardi. Il suo unico scopo era immettere la lotta politica, in corso sul fronte culturale, nell'orbita delle discussioni puramente accademiche che la borghesia continua a raccomandare. È chiaro che Peng Chen si rifiuta di porre l'accento sulla politica proletaria e che vuole mettere al primo posto la politica borghese.
3) Lo schema insiste in modo particolare sulla necessità d'incoraggiare la libertà di espressione; ma con un gioco di prestigio deforma nella sua stessa essenza la politica di incoraggiamento all'espressione delle opinioni che il compagno Mao Zedong formulò nel marzo 1957, in occasione della conferenza nazionale del partito sul lavoro di propaganda; lo schema priva quella politica del suo carattere di classe. Trattando di tale politica, il compagno Mao Zedong gli indicò giustamente: "Dobbiamo ancora condurre una lunga lotta contro l'ideologia borghese e piccolo-borghese. Non comprendere ciò, rinunciare alla lotta ideologica, sarebbe un errore. Tutte le idee erronee, tutte le erbe velenose, tutti i mostri devono essere criticati, e non bisogna mai lasciare loro campo libero". Egli aggiunse: "'Incoraggiare' l'espressione, significa dare libero corso alla voce pubblica, in modo che ognuno osi parlare, criticare, discutere". Ora, lo schema contrappone la necessità di incoraggiare l'espressione di opinioni diverse alla denuncia da parte del proletariato delle posizioni reazionarie borghesi. Per gli autori, la politica di incoraggiamento non può essere che una liberalizzazione borghese. In altri termini, essi intendono permettere solo alla borghesia di esprimere le sue opinioni; quanto al proletariato, vogliono impedire che esponga le sue vedute e contrattacchi la borghesia. Proteggono insomma i rappresentanti della borghesia reazionaria del genere di Wu Han. La cosiddetta politica di incoraggiamento formulata dallo schema si oppone al pensiero di Mao Zedong e risponde alle esigenze della borghesia.
4) Quando abbiamo reagito ai violenti attacchi della borghesia, gli autori dello schema hanno lanciato la parola d'ordine: "Davanti alla verità siamo tutti uguali". Questa è una parola d'ordine borghese e gli autori dello schema l'hanno utilizzata per proteggere la borghesia e opporsi al proletariato, al marxismo-leninismo, al pensiero di Mao Zedong, negando il carattere di classe della verità. Nella lotta tra il proletariato e la borghesia nella lotta tra la verità marxista e le assurdità della borghesia e di tutte le altre classi sfruttatrici, in questa lotta in cui o il vento dell'est prevale sul vento dell'ovest o viceversa, non si può parlare di uguaglianza. Si può forse ammettere l'uguaglianza nella lotta del proletariato contro la borghesia, nella dittatura del proletariato sulla borghesia, nella dittatura proletaria sulla sovrastruttura, compresi tutti i settori della cultura, nella lotta del proletariato per l'ininterrotta epurazione dei rappresentanti borghesi che si sono infiltrati nel partito comunista e agitano la bandiera rossa per opporsi alla bandiera rossa, si può forse parlare di uguaglianza di tutti questi problemi fondamentali? I vecchi socialdemocratici, sulla breccia da qualche decina d'anni, e i revisionisti moderni, alla ribalta da oltre un decennio non hanno mai ammesso l'uguaglianza tra il proletariato e la borghesia. Essi negano categoricamente che la storia millenaria dell'umanità sia la storia delle lotte tra le classi; negano categoricamente la lotta del proletariato contro la borghesia e la dittatura del proletariato sulla borghesia. Sono dunque fedeli lacché della borghesia e dell'imperialismo e, d'accordo con essi, difendono ostinatamente il sistema ideologico in cui la borghesia opprime e sfrutta il proletariato, difendono a spada tratta il regime capitalista, si oppongono all'ideologia marxista-leninista e al regime socialista. Sono un gruppo di controrivoluzionari, anticomunisti e nemici del popolo; la lotta che conducono contro di noi è una lotta all'ultimo sangue, in cui non c'è ombra di uguaglianza. Perciò, la nostra lotta contro di loro non può che essere all'ultimo sangue; i nostri rapporti con loro non sono affatto rapporti di uguaglianza, ma di oppressione di classe, ossia rapporti di dittatura del proletariato sulla borghesia; non esiste altro, né uguaglianza, né coesistenza pacifica tra classi sfruttratrici e classi sfruttate, né niente di tutto ciò che si chiama umanità, giustizia, virtù, ecc.
5) Nello schema si afferma che "è necessario non solo battere l'avversario politicamente, ma anche eclissarlo, schiacciarlo realmente dal punto di vista del livello accademico e professionale". Anche questa idea, che non opera una distinzione di classe sul piano accademico, è assolutamente errata. Possedendo la verità quanto ai problemi accademici, la verità del marxismo-leninismo, la verità del pensiero di Mao Zedong, il proletariato ha già di gran lunga superato la borghesia, l'ha vinta. La formula avanzata dallo schema rivela che i suoi autori esaltano e decantano le sedicenti "autorità accademiche" della borghesia, mentre odiano e soffocano le forze nuove, combattive, che rappresentano il proletariato negli ambienti accademici.
6) Il Presidente Mao ha ripetutamente sottolineato che senza distruzione non esiste costruzione. La distruzione significa critica, significa rivoluzione. Per la distruzione è necessario il ragionamento e questo significa costruzione. In primo luogo viene la distruzione, che naturalmente porta in sé la costruzione. È nella lotta per la distruzione del sistema ideologico borghese che si è formato e costantemente sviluppato il marxismo-leninismo, il pensiero di Mao Zedong. Lo schema invece sottolinea che "senza costruzione, non può esserci vera e completa distruzione". Ciò significa in realtà interdire la distruzione dell'ideologia borghese e la sostituzione di questa con l'ideologia proletaria. Ciò è diametralmente opposto al pensiero del Presidente Mao e alla nostra lotta rivoluzionaria in campo culturale che si propone di distruggere l'ideologia borghese. Ciò significa impedire al proletariato di fare la rivoluzione.
7) Nello schema si afferma che "in nessun caso ci si deve mostrare arbitrari e imporsi agli altri come despoti della cultura", e che "è necessario mettere in guardia i lavoratori degli ambienti accademici di sinistra contro il pericolo di prendere la via degli esperti e dei despoti della cultura borghesi". Che significa "despoti della cultura"? Chi sono questi despoti? Il proletariato non deve forse esercitare la sua dittatura e schiacciare la borghesia? Il lavoro accademico del proletariato non deve forse eclissare quello della borghesa? I lavoratori proletari degli ambienti accademici si possono forse trasformare in "despoti della cultura" se si impegnano a fare trionfare il lavoro accademico del proletariato su quello della borghesia, a eliminare il lavoro accademico borghese? Lo schema di rapporto dirige la punta della lotta contro la sinistra proletaria; il suo scopo è evidentemente di bollare i marxisti-leninisti come "despoti della cultura" e appoggiare così i veri despoti della cultura borghesi, al fine di mantenere il loro vacillante monopolio negli ambienti accademici. In realtà, coloro tra i responsabili del Partito che hanno imboccato la via del capitalismo e appoggiano i despoti della cultura borghesi e i rappresentanti della borghesia che, infiltratisi nel Partito, proteggono i despoti della cultura borghesi, altro non sono che grandi despoti del Partito; essi non leggono né libri, né giornali, non hanno nessun contatto con le masse e sono privi di ogni conoscenza, ma usurpando il nome del Partito, "impongono agli altri il loro arbitrio".
8) Animati da intenti inconfessabili, gli autori dello schema hanno intenzionalmente seminato confusione, ammorbidito la linea di demarcazione tra le classi, distolto l'attenzione dall'obiettivo della lotta e preteso lo svolgimento di un "movimento di rettifica" contro i "tenaci elementi di sinistra". Affrettandosi a pubblicare il loro schema, si sono fondamentalmente proposti di attaccare la sinistra proletaria. Si sono dedicati a raccogliere del materiale sulla sinistra, hanno cercato pretesti di ogni specie per attaccarla e tentato d'intensificare la loro offensiva con un "movimento di rettifica", nella vana speranza di disgregarne le file. Si sono categoricamente opposti alla chiara politica formulata dal Presidente Mao: Proteggere e appoggiare la sinistra, attribuire la dovuta importanza alla sua formazione e al suo sviluppo. Inoltre, hanno conferito il titolo di "tenaci elementi di sinistra" ai rappresentanti della borghesia, i revisionisti e i traditori infiltratisi nel Partito e li hanno presi sotto la loro protezione. Con questi metodi, hanno tentato di montare l'arroganza della destra borghese e di deprimere la sinistra proletaria. Essi nutrono un odio profondo per il proletariato, ma sono pieni di affetto per la borghesia. È questa, per gli autori dello schema, la concezione borghese della fratellanza.
9) Nel momento in cui il proletariato impegna, sul fronte ideologico, una nuova e violenta lotta contro i rappresentanti della borghesia - e bisogna aggiungere che in molti campi e in molte località la lotta non è ancora stata sferrata, o anche se è già iniziata, la maggioranza dei comitati di Partito intendono assai male il loro ruolo dirigente in questa grande lotta e la loro guida è tutt'altro che coscienziosa ed efficace - in questo preciso momento, lo schema sottolinea ripetutamente che la lotta dev'essere "guidata", che dev'essere condotta con "accortezza" e "prudenza" e con "l'approvazione degli organismi direttivi interessati". Tutto ciò mira a imporre alla sinistra proletaria un gran numero di restrizioni e di clausole, a legarla mani e piedi e a frapporre ostacoli d'ogni specie sulla via della rivoluzione culturale proletaria. Insomma, significa affrettarsi a frenarla, in vista di una controffensiva. Gli autori dello schema nutrono un odio feroce per gli articoli già pubblicati dalla sinistra proletaria contro le "autorità" borghesi reazionarie; quanto agli articoli non ancora apparsi, si oppongono alla loro pubblicazione. In compenso, lasciano campo libero a tutti i mostri ed è per questo che da molti anni i nostri giornali, le trasmissioni, le pubblicazioni, i libri, i manuali, le conferenze, le opere letterarie, il cinema, il teatro, l'opera locale, le arti figurative, la musica, la danza, ecc. abbondano di idee nocive. Non hanno mai esaltato la necessità di sottomettersi alla direzione del proletariato; non hanno mai chiesto un'approvazione. Questo contrasto permette di individuare quali siano le posizioni degli autori dello schema.
10) La lotta attualmente in corso riguarda il seguente problema: applicare la linea definita dal compagno Mao Zedong per la rivoluzione culturale o opporsi a questa linea. Nello schema si afferma: "Attraverso questa lotta, dobbiamo, alla luce del pensiero di Mao Zedong, aprire la strada a una soluzione del problema (ossia 'la completa eliminazione delle idee borghesi in campo accademico')". Con le sue opere "Sulla nuova democrazia"; "Discorsi pronunciati alla Conferenza di Yenan sulla letteratura e l'arte"; "Lettera indirizzata al teatro dell'opera di Pechino di Yenan dopo aver assistito all'opera: 'I ribelli per forza del monte Lianghan'"; "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo", e "Discorsi alla conferenza nazionale del Partito comunista sul lavoro di propaganda", il compagno Mao Zedong ha da gran tempo aperto la via al proletariato in campo culturale e ideologico. Ciò nonostante, lo schema di rapporto sostiene che il pensiero di Mao Zedong non ha risolto questo problema e che sarebbe tempo di farlo. Usando come insegna l'espressione: "Alla luce del pensiero di Mao Zedong", lo schema apre una via che è l'opposto del pensiero di Mao Zedong, ossia la via del revisionismo moderno, della restaurazione borghese.
Riassumendo, lo schema è contrario all'idea di portare fino in fondo la rivoluzione socialista, si oppone alla linea stabilita per la rivoluzione culturale dal Comitato centrale del Partito, con alla testa il compagno Mao Zedong, colpisce la sinistra proletaria, protegge la destra borghese e prepara l'opinione pubblica alla restaurazione della borghesia. Lo schema è il riflesso dell'ideologia borghese in seno al Partito, ed è assolutamente revisionista. La lotta contro questa linea revisionista è tutt'altro che trascurabile, è anzi di importanza capitale; da questa lotta dipende il destino del nostro Partito e del nostro paese, il loro avvenire e il loro assetto futuro, nonché la rivoluzione mondiale.
I comitati di Partito a tutti i livelli devono immediatamente cessare di applicare lo "schema di rapporto sull'attuale dibattito accademico, stabilito dal gruppo dei cinque incaricato della rivoluzione culturale". Tutto il Partito deve seguire le istruzioni del compagno Mao Zedong, tenere alta la grande bandiera della rivoluzione culturale proletaria, denunciare a fondo la posizione reazionaria borghese di questo gruppo di "autorità accademiche" antipartito e antisocialiste, criticare tutte le idee reazionarie borghesi negli ambienti accademici, pedagogici, giornalistici, letterari, artistici, e editoriali, e assicurarsi la direzione in tutti questi campi della cultura. A questo scopo, bisogna al tempo stesso criticare i rappresentanti della borghesia infiltratisi nel Partito, nel governo, nell'esercito e negli ambienti culturali. Questi elementi devono essere allontanati e, in certi casi, assegnati ad altri compiti. Soprattutto bisogna diffidare di loro e impedire che giungano ad occupare posti direttivi nella rivoluzione culturale. Alcuni di questi individui sono stati o sono ancora in posti di comando e ciò rappresenta un gravissimo pericolo.
I rappresentanti della borghesia infiltratisi nel Partito, nel governo, nell'esercito e nei diversi ambienti culturali, formano un'accozzaglia di revisionisti controrivoluzionari. Se si presentasse l'occasione, prenderebbero il potere e trasformerebbero la dittatura del proletariato in dittatura della borghesia. Abbiamo scoperto alcuni di questi individui; altri non sono ancora stati scovati; altri ancora, per esempio gli individui del tipo di Krusciov, godono ora della nostra fiducia, vengono formati come nostri successori e si trovano attualmente in mezzo a noi. I comitati del Partito a tutti i livelli devono prestare la dovuta attenzione a questo punto. Questa circolare e, insieme con essa, il documento erroneo emesso dal Comitato centrale il 12 febbraio 1966, saranno distribuiti ai comitati distrettuali, ai comitati di Partito nelle istituzioni culturali e ai comitati di Partito al livello dei reggimenti nell'esercito. Questi organismi sono invitati a svolgere delle discussioni, per giudicare quale dei due documenti sia errato, quale giusto e fare sapere che cosa ne pensano, quali sono i punti positivi e quali gli errori.


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