lunedì 25 febbraio 2013

Il teatrino elettorale e l'università, oltre l'università



Nell'ultimo anno e mezzo, tutti i provvedimenti presi dal governo dei tecnici, con l'appoggio incondizionato e trasversale di tutti gli schieramenti - dalla riforma delle pensioni, agli attacchi serrati al mondo del lavoro, passando per la spending review e i tagli indiscriminati a tutti i servizi - hanno mostrato in maniera evidente l'intenzione della parte di borghesia italiana più internazionalizzata di adeguare il sistema socio-economico del paese agli standard europei e di accreditarsi agli occhi dei grandi capitali internazionali. Non sono un caso, infatti, i continui riferimenti dei ministri-professori e dei politici ai sistemi mitteleuropei, in particolare all'agognato “modello tedesco”, e cioè a quelli perfettamente funzionali alle esigenze della borghesia europea più avanzata.
Terminata l'esperienza “eccezionale” del governo Monti, nel pieno di una campagna elettorale che ci restituisce un'immagine della realtà dei fatti sempre più distorta, l'unica preoccupazione dei vari schieramenti in corsa - gli stessi che fino a pochi mesi fa hanno dimostrato di saper fare così bene fronte comune nel garantire di fatto sostegno e piena agibilità e legittimità politica all'esecutivo uscente, agitando di volta in volta gli spettri dell'austerità e della crescita dietro vuoti e pomposi appelli al “comune senso di responsabilità nazionale”- è quella di recuperare consenso e voti. Al di là delle apparenti divergenze di programmi e delle differenti dichiarazioni d'intenti, ci appare chiaro che, qualunque sarà il risultato uscente dalla tornata elettorale, il futuro governo dovrà muoversi su una direzione politica il cui percorso è già solcato. E' assolutamente indifferente che a risultare vincitrice sia la retorica anti-europeista e populista di un mai morto Berlusconi (ancora principale riferimento per gli interessi della piccola e media borghesia che in questi mesi ha opposto non poche resistenze alla “modernizzazione” del tessuto produttivo del paese avviata dai tecnici), che sia il porsi del Pd come forza interclassista pur rappresentando attualmente il principale blocco reazionario della scena politica italiana, oltre che un interlocutore sempre pronto a rassicurare i poteri forti dell'Unione Europea, o che sia la costruzione di un grande centro stabile di chi, come l'Udc, ha deciso di sostenere la “salita in politica” dell'ex premier Monti.
Nessuna di queste forze, infatti, ha messo in discussione quelli che sono i vincoli imposti dalle gerarchie europee che la crisi ha velocemente delineato, dal fiscal compact all'obbligo del pareggio di bilancio costituzionale. “Vincoli europei” che se da un lato vengono utilizzati come strumento per autoassolversi e lavarsi le mani di fronte agli elettori, dall’altro sono sintomatici di una delle contraddizioni interne alle nostre “democrazie” e  della totale inutilità di queste elezioni.
Emblematico, per quello che sarà l'agire politico del prossimo governo, è il contenuto della cosiddetta Agenda Monti, vero e proprio manifesto programmatico dei mesi a venire.

Ma cosa prevede questa “Agenda Monti” nello specifico?

Centrale è, ovviamente, la questione del lavoro: l'attacco  al contratto collettivo nazionale e agli ormai residuali diritti dei lavoratori (con la complicità dei sindacati concertativi) sono solo alcune delle misure che dovrebbero rendere ulteriormente “flessibile” un mercato del lavoro dai tempi e dagli spazi già infernali. Nell'Agenda si ipotizza anche un utilizzo più spinto delle pensioni integrative (che consentirebbe di mettere in circolo quote consistenti di capitali oggi immobilizzate nei risparmi dei lavoratori) e si assume come prioritario l'impegno dell'Italia all'interno della NATO, dando una particolare preminenza all'industria bellica e prendendo parte in tutti gli scenari di guerra (in questo senso va il sostegno logistico dato alla guerra francese in Mali). Non potevano mancare gli interventi nel settore dell'istruzione. La battaglia è ovviamente quella per una scuola incentrata sul merito e sulla competizione, principi che gli studenti devono completamente interiorizzare, fin dalle scuole superiori, per poi dovere immediatamente conformavisi. É proprio sulle scuole secondarie che si è soffermata l'attenzione, prevedendo finanziamenti mirati erogati in base ai risultati delle prove INVALSI che hanno già dimostrato di non essere niente altro che un tassello ulteriore nello sviluppo e nella diffusione di un sapere puramente nozionistico, tutto a discapito di una formazione che possa dotare di veri strumenti di critica. A questo vanno aggiunte le “raccomandazioni” del ministro Profumo e di numerosi esponenti politici bipartisan ad iscriversi ad istituti tecnici e professionali per portare a compimento il progetto di creazione di atenei d'eccellenza e di atenei “parcheggio” e scremare già dall'accesso il numero di immatricolati all'università, tanto in Italia “non abbiamo bisogno di geni”, come puntualmente ha tenuto a precisare il Presidente del Censis, De Rita.

Uno sguardo sul mondo dell'Università e della formazione

La posizione di De Rita non è però isolata, ma è perfettamente in linea con le riforme del sistema formativo fatte da vent'anni a questa parte, tanto da governi considerati di “sinistra” quanto da governi di “destra”. In una lettera di qualche giorno fa, indirizzata a Repubblica, Bersani si affretta a sostenere che “Il giusto riconoscimento del merito deve essere accompagnato dalla valorizzazione delle opportunità che ciascuno ha di accedere alla formazione, altrimenti diventa solo la certificazione di un privilegio di nascita o di censo”. Bersani e tutto il PD, però, non si sono opposti nelle aule del parlamento alla riforma Profumo, al taglio continuo delle borse di studio e in genere dei servizi per gli studenti, così come non si sono opposti allo sfacelo di cui è responsabile la precedente riforma Gelmini prodotta dall'ultimo governo targato PDL. Non si può dire che siano diverse le linee seguite dal governo dei professori che, oltre a insistere sulla logica meritocratica, richiedono generici “più fondi” per università e la ricerca, senza chiarire quali saranno i criteri per la distribuzione dei fondi stessi: non è difficile ipotizzare come questi saranno destinati agli atenei virtuosi tanto amati dal ministro Profumo, mentre agli altri atenei, ormai al collasso, rimarranno solo le briciole.
Insomma, i programmi di tutti i partiti si fondano, a dispetto delle parole pronunciate, sulla strenua difesa del concetto di merito che è presentato da tutti, trasversalmente ai partiti e oltre i partiti stessi (vedi le dichiarazioni di esponenti di Confindustria), come neutrale e che permette a chiunque di “emergere”; nessun sostenitore del merito, però, nel fare l'apologia dello stesso, tiene conto delle condizioni diverse da cui parte ognuno- dalla condizione economica della famiglia, al contesto sociale in cui vive. Quello che vogliono farci credere è che il merito possa portare alla costruzione di una società più equa e giusta, lontana dall'Italia di fine anni '90 del clientelismo e delle raccomandazioni.
Abbiamo, però, imparato a conoscere, a nostre spese, cosa si nasconde dietro tutto ciò: maggiore selezione di classe, individualismo sfrenato, aumento delle diseguaglianze economiche e sociali. Sappiamo che la risposta a questo preciso stato di cose non si trova all'interno di nessuna cabina elettorale, ma che è tutta da costruire. Sta solo a noi farlo a partire da quello che siamo, dalle lotte che quotidianamente sosteniamo dentro e fuori le facoltà, dalla capacità che avremo di connetterle con quelle di tutti i soggetti che questo sistema sfrutta e opprime, dalla volontà, dall'intelligenza, dalla determinazione che sapremo avere nel rispondere agli attacchi che ogni giorno ci vengono rivolti.


No all'università-azienda!
Il futuro non è scritto!
Non delegare, lotta!

domenica 24 febbraio 2013

FIRENZE ANTIFASCISTA corteo il 9 marzo

SABATO 9 MARZO CORTEO ANTIFASCISTA ORE 15.00 IN PIAZZA SAN  MARCO
OGGI COME IERI, CONTRO IL FASCISMO CON OGNI MEZZO NECESSARIO

Anche quest’anno i neofascisti hanno convocato la loro marcetta nostalgica per ricordare i cosiddetti “martiri delle foibe”. Il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 dal Governo Berlusconi, è indubbiamente diventato un appuntamento di propaganda per tutti i gruppi dell’estrema destra: l’utilizzo di avvenimenti circoscritti nello spazio e nel tempo ed estrapolati dal loro contesto, è chiaramente funzionale al tentativo di riscrivere la storia, equiparando Partigiani e repubblichini e spostando l’attenzione su un falso storico (le foibe) per cercare di coprire i crimini commessi dai fascisti sia durante il ventennio che nel dopoguerra.
Abbiamo sempre parlato dell’attualità dell’antifascismo e dei suoi valori, di quanto fosse importante la battaglia contro quel revisionismo che oggi sta diventando programma politico: non ci stupiscono quindi quelle dichiarazioni che, soprattutto in campagna elettorale, vorrebbero dipingere il fascismo come una rivoluzione che migliorò le condizioni delle classi popolari.
Niente di più falso. La presa del potere da parte del fascismo fu lasintesi dell’accordo tra liberali, padroni e banchieri, appoggiati dalla monarchia e dall’esercito, spaventati dall’avanzata delle forze socialiste. L’enfasi data oggi alle politiche sociali del fascismo non è altro che una stortura populista: l’Italia fascista si mosse come fecero altri paesi capitalisti, preparandosi dal punto di vista economico e sociale al colonialismo e la realtà fu quella di un popolo ridotto alla fame e al silenzio, costretto alla guerra nella produzione industriale prima e al fronte poi.
Chi decise di non abbassare la testa o più semplicemente non rispondeva ai canoni imposti dal fascismo venne purgato, pestato, torturato o fucilato. Altri vennero mandati al confino o direttamente deportati nei campi di concentramento.
Mussolini gestì da dittatore ogni tipo di opposizione, mettendo al bando qualsiasi libertà associativa, sindacale e politica mentre le organizzazioni dei lavoratori furono messe fuori legge. Secondo il fascismo, padroni e operai, avendo gli stessi interessi (sic!), avrebbero dovuto collaborare per il bene della nazione. E’ impressionante, quanto tutto questo, sebbene in forme, modi e tempi diversi, sia pericolosamente simile al nostro presente: basti pensare al “modello Marchionne” applicato in FIAT e che si sta allargandoa tutto il mondo del lavoro e alla società in genere.
A liberarci dal fascismo furono i Partigiani sostenuti anche dal sostanziale appoggio dei contadini nelle campagne e degli operai nelle città. A liberarci furono quei compagni e compagne che non riuscirono a costruire la società che avrebbero voluto, ma che continuando a lottare anche nell’immediato dopoguerra passarono il testimone alle generazioni future.
Sin da subito lo Stato democratico si mostrò non meno incline all’uso della forza e della violenza poliziesca contro quei movimenti che soprattutto negli anni ’60 e ’70 dettero vita alle lotte che condussero alle conquiste di quei diritti che oggi ci stanno togliendo. In quegli anni, ancora una volta, in funzione antioperaia e antipopolare, i neofascisti furono la manovalanza di cui lo Stato si servì per piazzare le bombe sui treni e nelle piazze, per compiere stragi e omicidi, attaccare cortei e picchetti.
Ma i rapporti tra neofascisti e apparati dello Stato non si sono mai interrotti continuando a svilupparsi anche all’interno delle istituzioni democratiche tanto che negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito al continuo sdoganamento di forze politiche, simboli e retaggi culturali dichiaratamente fascisti.
Inutile poi stupirsi o indignarsi se i fascisti fanno i fascisti: non c’era bisogno di un’inchiesta dei ROS di Napoli per ricordare quale fosse la loro natura. A ricordarcelo ci sono le aggressioni agli studenti in piazza Navona, l’assassinio del compagno Dax e la strage di piazza Dalmazia a Firenze, ma la lista sarebbe lunghissima.
Adesso però i neofascisti cercano addirittura il salto di qualità: non più manovalanza per il “lavoro sporco”, ma di nuovo, possibile alternativa di governo agli occhi di quel blocco sociale che faceva riferimento a PDL e Lega Nord.
Tutto questo, può apparire ad oggi, in Italia, come lontano e poco plausibile, ma sottovalutare quest’opzione sarebbe un errore. Si tratta di processi che possono subire accelerazioni improvvise e ciò che sta accadendo in Grecia con il partito di Alba Dorata deve suonare come campanello d’allarme. Mai abbassare la guardia.
Invitiamo tutti coloro che si riconoscono nei valori dell’antifascismo a scendere ancora una volta in piazza per ribadire che in questa città per i neofascisti non c’è spazio e per denunciare che l’agibilità politica di cui godono è solo l’effetto della complicità delle istituzioni cittadine e soprattutto dell’impunità e della protezione che ogni volta la Questura riserva loro.

SABATO 9 MARZO CORTEO ANTIFASCISTA ORE 15.00 IN PIAZZA SAN MARCO

Firenze Antifascista

>http://www.hackbloc.net/mailman/listinfo/cpa-pres

sabato 23 febbraio 2013

contestato il comizio di Bersani a Napoli . la polizia ferma disoccupati e studenti

Comizio di Bersani a Napoli: studenti e precari BROS aggrediti dalla polizia e 5 portati in questura!



Oggi, ancora una volta, Napoli è stata scelta come teatrino per l'ennesima farsa dei politicanti di turno, la chiusura in pompa magna della campagna elettorale del Pd. Per difendere proprio coloro che sono i principali responsabili di politiche di sfruttamento, miseria, repressione, la DIGOS con celere al seguito ha cacciato violentemente con calci, spintoni e minacce i manifestanti che erano giunti pacificamente a piazza del Plebiscito, portandoli di forza nell'androne della Prefettura per identificarli continuando a minacciarli e a prenderli a calci. Pare che li rilasceranno alla fine del comizio, ma le forze dell'ordine si rifiutano di addurre le motivazioni del sequestro.
Non la stessa cosa per i 5 manifestanti portati in questura e i
precari BROS chiusi di forza nel palazzo reale.
Anapoli.bersani - studenti aggrediti dalla poliziancora una volta è chiaro quale sia il vero volto del PD, al di là del faccione di Bersani che campeggia su tutti i muri della città e lascia appena intravedere lo slogan dell'” Italia giusta” e al di là di un programma che parla di “pari opportunità”, “riforma del welfare state”, “sviluppo sostenibile ed equo”, “valore universalistico della formazione e della ricerca”.
Infatti, che cosa è realmente il Pd?
Più volte ci siamo riferiti, giustamente, al Partito Democratico indicandolo come la principale forza reazionaria attualmente presente sulla scena politica italiana.

Il PD è il partito che più di tutti, in questi mesi, ha sostenuto l'azione politica del governo tecnico, senza battere ciglio sulle misure che venivano approvate e che, un poco alla volta, peggioravano le condizioni di vita di migliaia di lavoratori, studenti, disoccupati, immigrati. E' proprio in quest'ottica che ha rappresentato e continua a rappresentare un affidabilissimo interlocutore internazionale, su cui sanno di poter contare i poteri forti dell'Ue che hanno dealinato la strategia di “uscita” dalla crisi e varato le misure antipopolari che non hanno apportato niente altro che ulteriore sfruttamento e disuguaglianze economiche e sociali sempre più accentuate e vincolanti per la stragrande maggioranza della popolazione. E' proprio in quest'ottica che dagli esponenti del Partito Democratico continuano ad arrivare rassicurazioni sull'indiscutibilità del fiscal compact, del pareggio di bilancio oramai costituzionale, dell'applicazione della spending review.

Il PD è il partito che ha rappresentato la principale sponda politica nel momento in cui sono state approvate e fatte passare misure che erodevano ulteriormente il potere, già veramente marginale in questo momento, dei lavoratori: la riforma delle pensioni, così come l'abolizione dell'articolo 18 o l'accordo sulla produttività, sono stati fatti tutti rientrare nel calderone dei “sacrifici” necessari alla modernizzazione del tessuto sociale ed economico del paese.

E' lo stesso partito che invita nelle proprie sedi esponenti di Casapound, perchè le porte del “confronto democratico” sono sempre aperte a tutti e che però, da sempre, è in prima fila nella criminalizzazione delle lotte dei movimenti sociali dal paese (pensiamo alla resistenza Notav, o anche alle migliaia di persone che nell'ultimo autunno sono scese in piazza per poi finire, inevitabilmente, bollati come i “violenti” da cui dissociarsi).

E' per questi motivi che proprio noi che subiamo quotidianamente le assurde conseguenze di queste politiche siamo andati a contestare questa farsa, e non ci lasceremo intimidire da chi chiude sempre di più, giorno dopo giorno, ogni spazio di democrazia nel nostro "bel paese"!

giovedì 21 febbraio 2013

BOICOTTAGGIO ELETTORALE ALL'UNIVERSITA' DI PALERMO

Facoltà di Scienze della Formazione

Accademia delle Belle Arti- Cantieri Culturali della Zisa

Facoltà di Lettere e Filosofia

domenica 17 febbraio 2013

Test d'ingresso universitari: gli ultimi velenosi colpi di coda del governo contro i giovani...



Il doppio ostacolo dei test d'ingresso
DOMENICA 17 FEBBRAIO 2013 13:17 CAU


Ultimo colpo di coda del ministro uscente, Francesco Profumo, che, con una nota pubblicata sul sito del Miur, rende nota la decisione di anticipare le prove di ammissione ai corsi universitari a numero chiuso, a luglio per il 2013, mentre ad aprile dal 2014. Si tratta di una comunicazione asettica e tutt’altro che esplicativa in quanto si limita a delineare una calendarizzazione di date senza entrare nel merito, chiarendo quali saranno i contenuti dei test e le modalità con cui questi verranno valutati.

Quest’ultimo provvedimento si inserisce in una prospettiva deleteria alimentata dalle politiche degli ultimi anni che mira ad acuire il processo di smantellamento dell’università pubblica, restringendo in tal modo i canali di accesso per operare  una selezione di classe sempre più evidente; a proposito di ciò non si può non menzionare un altro recente attacco al diritto allo studio, con il tentativo di ridurre il numero di borse di studio per i possibili beneficiari.
Il rischio dell’anticipazione dei test rispetto alla consueta tempistica è che migliaia di diplomandi non riusciranno a prepararsi in tempo per prove che dovranno svolgere poco dopo o durante i tempi della maturità e che sono improntate su materie mai affrontate prima. Di fatti i test d'ingresso sono già di per sè un ostacolo che rende complicato l'accesso a determinate facoltà, scoraggiando chi viene da percorsi formativi diversi rispetto a quelli che si ha intenzione di seguire all'università e scoraggiando quelli che non possono permettersi i costosissimi testi per prepararsi o eventuali corsi privati intensivi. Problemi che vanno ad amplificarsi con l'anticipazione dei test nel periodo in cui gli studenti saranno già impegnati a prepararsi o a svolgere gli esami di maturità.

Tra le novità viene anche reso  attuativo il decreto Fioroni-Mussi del Governo Prodi, che prevede un bonus sul punteggio del test di ingresso per premiare gli studenti  dal percorso di studi  più virtuoso. Tornano quindi alla ribalta anche i concetti di meritocrazia e competizione che si vengono ad instaurare fin da scuola, e che faranno prevalere ancora una volta chi nella “corsa al primo posto”  avrà dato più gomitate al compagno di banco: una sorta di selezione naturale, quella dei “cervelloni”, su cui sembra non gravare la qualità della scuola frequentata, la condizione sociale di provenienza,  i diversi tempi di apprendimento o ancora le misure disciplinari che incidono sul voto finale di chi ha partecipato attivamente alla lotta politca per la difesa dei proprio diritti.
Basti pensare alla decisione della preside del Palizzi, Istituto d'arte di Napoli, di dare il 6 in condotta a tutti gli studenti del plesso scolastico in seguito alle proteste contro i disagi in cui riversa la scuola.
In queste poche novità è evidente la continuità politica che vi è tra fazioni almeno a parole diverse: non sono altro che la sintesi di una serie di manovre portate avanti negli anni, a partire dal PD (nonostante ora in campagna elettorale storca il naso davanti a Profumo) attraversando il PdL e giungendo a Monti.
Come si evolverà questa storia? Stay tuned!

Collettivo Autorganizzato Universitario - Studenti Autorganizzati Campani

Violenza sulle donne: balliamo dall'India all'Italia... al mondo intero ma armate della lotta rivoluzionaria

14.02.13

"Violenza sulle donne: BALLIAMO SI'! ma armate della lotta rivoluzionaria . . . " con questo e  altri slogan, le compagne  del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario hanno partecipato al Flashmob internazionale "One Billion Rising", nel quale centinaia di donne, di qualsiasi età, hanno ballato in piazza con l'obiettivo di mostrare di essere contro la violenza e le uccisioni.

Le compagne dell'MFPR hanno partecipato  stando tra le donne che vi hanno aderito ballando, ma hanno detto che il solo "ballo" non può bastare perché il femminicidio la violenza sessuale sono  conseguenza del sistema sociale in cui viviamo e che l'oppressione della donna e le catene che ci stringono ("catene" citate anche dalla  candidata alla Camera dei deputati per Rivoluzione Sociale Giovanna Marano in Sicilia, che noi critichiamo e contrastiamo perché la sua adesione all'iniziativa, come quella di molte altre candidate, serviva solamente per la passerella elettorale - http://femminismorivoluzionario.blogspot.it/2013/02/violenza-sulle-donne-contro-le.html) possono essere rotte soltanto con una lotta rivoluzionaria, con un percorso di lotta che punti alla distruzione delle radici di questa società, ed è per questo che sui cartelloni e striscioni abbiamo scritto "Balliamo sì! ma sui governi, sui padroni, sullo stato che sono la vera causa della violenza, femminicidi e oppressione", "Balliamo sì! ma sui corpi degli uomini che odiano le donne". 




Il materiale diffuso è stato preso volentieri dalle donne, tra cui molte studentesse, sia il volantino il cui messaggio  sulla necessità di uno "sciopero delle donne" contro tutti gli attacchi e oppressione che la maggioranza delle donne subisce di cui la violenza fino all'uccisione è l'aspetto più drammatico è stato accolto positivamente , un messaggio differente ma molto attuale; sia,  guardando anche alla condizione delle donne nel mondo, il foglio speciale su India/violenza che  in particolare tratta delle grandi mobilitazioni degli ultimi mesi contro gli stupri e di come milioni di donne indiane,  subendo nel loro paese un'oppressione tripla, quadrupla...di classe, di genere, di casta, di religione, abbiano deciso di ribellarsi e di unirsi alla guerra di popolo contro il regime indiano e l' imperialismo divenendo parte determinante della  lotta rivoluzionaria.

Per questo abbiamo portato le donne indiane come riferimento, come esempio di lotta e abbiamo gridato slogan in cui abbiamo detto che dall'India all'Italia, al mondo intero contro le violenze, i femminicidi e l'oppressione non basta solo ballare ma occorre armarsi della forza e lotta rivoluzionaria per rovesciare questa società che produce tutto questo.

Sabi per il Movimento femminista proletario rivoluzionario Palermo

Con i giovani palestinesi che si scontrano con i nazisionisti per la libertà dei loro compagni in galera

Ieri si è tenuta una manifestazione davanti alla prigione militare israeliana di Ofer, nei pressi di Ramallah contro la detenzione amministrativa e contro le condizioni di vita a cui sono costretti i detenuti palestinesi nel sistema carcerario israeliano. Centinaia di giovani hanno marciato in solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame nelle carceri israeliane, in particolare con Samer Issawi, che da quasi 200 giorni non assume cibo, e con Tareq Qaadan e Jaafar Azzidine. I giovani palestinesi si sono scontrati con soldati israeliani che gli hanno sparato proiettili di metallo rivestiti di gomma e gas lacrimogeni.


sabato 16 febbraio 2013



Ramallah, 16 febbraio 2013, Nena News - Migliaia di palestinesi, con il sostegno di decine di attivisti internazionali, hanno manifestato ieri davanti alle prigioni militari israeliane nella Cisgiordania occupata, a sostegno dei detenuti politici in sciopero della fame. In particolare di Samer Issawi, in condizioni fisiche critiche, Tareq Qaadan e Jaafar Azzidine, che digiunano da molte settimane. Dura la reazione dei militari israeliani fuori dal carcere di Ofer (Ramallah) dove i comitati popolari palestinesi avevano riunito centinaia di manifestanti. I soldati, per disperdere il raduno, hanno sparato proiettili di gomma e decine di candelotti lacrimogeni. Diversi palestinesi sono rimasti feriti, tra i quali i giornalisti Samer Hamad, Ahmad Mizher e Luai Sababa.
Guarda il video della manifestazione davanti alla prigione di Ofer



Type of Prisoner
Number of Prisoners
Total number of political prisoners
4,743
Administrative detainees
178 (5 PLC members)
Female prisoners
10
Child prisoners
193 (23 under the age of 16)
Palestinian Legislative Council members
12
East Jerusalem prisoners
167
1948 Territories prisoners
191
Gaza prisoners
437
Prisoners serving life sentences
529
Prisoners serving a sentence above 20 years
456
Prisoners having served for more than 25 years
23
Prisoners having served for more than 20 years
72
Prisoners detained before Oslo Agreements
111

giovedì 14 febbraio 2013

NOTAV EMANUELE E CRISTIAN SONO LIBERI! - la Val Susa non si arresta

EMANUELE E CRISTIAN SONO LIBERI!


EMANUELE E CRISTIAN scendono tra la nostra gente alla stazione di Bussoleno!!! Completamente liberi, senza restrizioni di sorta. In carcere tra i detenuti hanno trovato solidarietà e qui c’è la loro Valle che li aspetta e li difende!
Crolla ancora una volta il castello di sabbia di Questura e Procura, che scarcera i due notav arrestati per pura rappresaglia.
h.23.15 Stanno arrivando da Torino in treno e stanno per scendere alla Stazione di Bussoleno, popolata da Notav in festa che li aspettano a braccia aperte e bandiere al vento
[pomeriggio]EMANUELE E CRISTIAN ESCONO DAL CARCERE STASERA! Non sappiamo ancora i termini della scarcerazione e le varie limitazioni se ci sono o meno.

dal cau di napoli - Solidarietà agli studenti sotto processo per le mobilitazioni del 2008

“Mai quest'onda mai mi affonderà, gli squali non mi avranno mai...”
Colpendo gli studenti che si sono battuti con più decisione, si tenta di rinchiudere dentro i tribunali un grande movimento, che tra ottobre 2008 e dicembre 2009, si è battuto sia contro la riforma Gelmini, sia contro le politiche neoliberiste di governo e Confindustria. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza nei cortei, nei blocchi stradali e delle stazioni, nelle occupazioni delle facoltà di molte città; e le nostre rivendicazioni non riguardavano soltanto l’ambito studentesco: collegarsi alle lotte dei lavoratori, contro i licenziamenti, o contro l’ulteriore precarizzazione della forza lavoro, erano parole d’ordine assunte da buona parte del movimento.

Chi governa sa benissimo che il mondo della formazione è sempre più funzionale ad un mondo del lavoro precario e senza garanzia alcuna. Questa condizione sta già generando tensioni sociali. Mentre sono sempre più coloro che vengono colpiti dai licenziamenti o dalla flessibilizzazione delle loro condizioni di lavoro, studenti che fanno propria la parola d’ordine “collegare le lotte”, costituiscono una voce fuori dal coro contro i piani di sfruttamento, che siano lo smantellamento del diritto allo studio, il modello Marchionne o la riforma Fornero. Pertanto, ogni disturbo va eliminato, perché la direzione nella quale ci stiamo muovendo è chiaramente definita.
La risposta migliore ad un attacco repressivo è continuare la lotta: per questo, pensiamo che si debba riportare la questione dalle aule dei tribunali agli studenti, ai giovani lavoratori che hanno dato vita a quelle mobilitazioni, e che ancora oggi si battono.
Non riteniamo di doverci assumere la responsabilità politica riguardante le motivazioni e le scelte che hanno portato migliaia di persone a e mobilitarsi. Tantomeno vogliamo assumerci la responsabilità penale in riferimento a quelle giornate
Sviluppare una memoria collettiva, da anteporre alla “memoria giudiziaria” significa prima di tutto porre le basi e affilare la critica per le future mobilitazioni, sia nella scuola che nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo, è l’esempio migliore che si possa dare verso le giovani generazioni di studenti, che cercando di sviluppare la loro critica alla deriva aziendalista della scuola e dell’università stanno già preparando la prossima Onda.

"Aspettando un’onda lunga, passa la cera un’altra volta.

Poi col vento nelle mani, qui il futuro è già domani”


Ribellarsi era, è, e sarà giusto.

No all'istruzione merce,

NO alla scuola/università azienda

RED-NET - Rete delle realtà studentesche autorganizzate Firenze - la storia non si scrive nei tribunaliNapoli - la storia non si scrive nei tribunaliPisa - la storia non si scrive nei tribunaliRoma - la storia non si scrive nei tribunaliSiena -  la storia non si scrive nei tribunali Urbino - la storia non si scrive nei tribunali Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 13 Febbraio 2013 21:23 )  

Organizzazione, crisi, rivolte...





martedì 12 febbraio 2013

Turchia: 16 studenti condannati, giovane manifestante kurdo ucciso




Sedici studenti kurdi che hanno partecipato in novembre a una manifestazione di sostegno alle centinaia di detenuti curdi che allora attuavano uno sciopero della fame per vedersi garantire dei diritti minimi sono stati condannati oggi a tre anni di carcere perché ritenuti colpevoli di ''un reato commesso per conto di un'organizzazione terroristica senza farne parte''. Durante la manifestazione, che si era svolta a Ardahan, nell'Anatolia sudorientale, si erano verificati scontri con la polizia. Gli agenti avevano usato gas lacrimogeni e idranti e i manifestanti avevano risposto lanciando sassi. I manifestanti chiedevano al governo di accettare le richieste dei detenuti in sciopero della fame, fra cui la fine dell'isolamento imposto al fondatore e leader storico del Pkk Adbullah Ocalan, detenuto nell'isola carcere di Imrali. I 16 studenti, iscritti all'università di Ardahan, sono stati condannati dalla Quarta Corte Criminale di Erzurum.

E proprio l’altro ieri un giovane manifestante curdo è stato ucciso dalla polizia a Diyarbakir, la maggiore città del Kurdistan turco, durante una manifestazione convocata per il quattordicesimo anniversario dell'arresto del leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Secondo il governatore turco della provincia di Diyarbakir Mustafa Toprak, il ragazzo, un diciannovenne, è stato ucciso dallo scoppio di una granata che lui stesso si apprestava a lanciare. Ma testimoni oculari citati dall'agenzia di informazione curda Firat hanno affermato che il giovane è stato travolto da un veicolo della polizia lanciato a forte velocità contro i manifestanti.

lunedì 11 febbraio 2013

confermata la selezione di classe nell'Università - serve una forte ripresa del movimento studentesco sull'esempio del 14 dicembre 2010! - dal sito del collettivo autorganizzato universitario Napoli

Dopo la notizia del drastico calo delle immatricolazioni in meno di un decennio, è di qualche giorno fa un’altra incredibile scoperta de La Repubblica e di altri giornali e giornalisti che hanno letto la relazione del Consiglio Universitario Nazionale: pare che, infatti, il 17% delle mancate immatricolazioni è coperto quasi interamente da ragazzi e ragazze che provengono da istituti tecnici e professionali, il che spesso corrisponde ad appartenere ad una fascia sociale non propriamente agiata.
Notizia “incredibile” per chi non si è mai soffermato a leggere oltre le righe delle riforme che dagli inizi degli anni ’90 stanno trasformando in maniera più o meno drastica l’intero sistema formativo italiano; per chi non si è mai chiesto cosa si cela dietro il concetto di “meritocrazia” e ha pure fatto l’elogio della competizione, della società del merito e dei modelli esteri di istruzione, in particolare quello tedesco che è fra i più selettivi d’Europa. E a giudicare dalla piega e dalle dichiarazioni dei vari ministri (non solo in materia di istruzione) è proprio al “modello tedesco” e britannico che si guarda con ammirazione.  E anche se l’approvazione del decreto è stato rinviato di due settimane non crediamo che ci sarà un miglioramento: anzi, saranno elaborate nuove strategie e politiche da attuare per raggiungere lo stesso obiettivo ma chiamandolo in modo diverso.

Siamo contenti che finalmente, dopo movimenti studenteschi che hanno visto decine di migliaia di persone in piazza, centinaia di scuole occupate, di studenti che hanno dovuto abbandonare gli studi, borse di studio negate, test d’ingresso non superati si è capito perché eravamo così in tanti il 14 dicembre 2010. E perché eravamo arrabbiati. Tutti e 100mila.

domenica 10 febbraio 2013

"Liberi tutti", mille antifascisti in corteo a Teramo

siamo tutti antifascisti

 

Striscioni, fumogeni e qualche grosso petardo, ma nessun incidente nella manifestazione antifascista nelle strade di Teramo. Più di mille persone sfilano nel centro della città al grido "Liberi tutti". L'iniziativa di solidarietà è stata organizzata nei confronti dei cinque giovani condannati a sei anni per devastazione, a seguito degli incidenti accaduti durante una manifestazione di protesta a Roma (video di Luciano Adriani)

Milano - 13 Febbraio: il movimento non si processa!

Il 13 Febbraio, il tribunale di Milano emetterà la sentenza di primo grado verso alcuni studenti attivi durante il periodo delle mobilitazioni studentesche dell’ Onda del 2008. Si tratta di uno dei quattro procedimenti aperti dalla Magistratura verso 62 studenti per un totale di 200 denunce che vanno dall’interruzione di pubblico servizio, alla manifestazione non autorizzata, a violenza a pubblico ufficiale.
Colpendo gli studenti che si sono battuti con più decisione, si tenta di rinchiudere dentro i tribunali un grande movimento, che da ottobre 2008 e dicembre 2009, si è battuto sia contro la riforma Gelmini, sia contro le politiche neoliberiste di governo e Confindustria. Le nostre rivendicazioni non riguardavano soltanto l’ambito studentesco: collegarsi alle lotte dei lavoratori, contro i licenziamenti, o contro l’ulteriore precarizzazione della forza del lavoro, erano parole d’ordine assunte da buona parte del movimento.

Dei quattro procedimenti imbastiti contro gli studenti attivi in quel periodo, due si sono già conclusi con l’assoluzione. La logica di difesa degli imputati ha sempre cercato di ribadire come in quel periodo il movimento fosse partecipatissimo e che le accuse non potevano ricadere esclusivamente su alcuni. Questa è stata una logica vincente in quanto è riuscita a riportare i motivi politici della lotta all’interno delle aule del Tribunale ed è una delle ragioni che ha scagionato gli studenti dalle accuse.

Il 13 febbraio verrà emessa la sentenza per uno degli ultimi due processi. Riguarda il tentativo di un corteo di studenti del 21 Ottobre 2008 che cercò di bloccare la stazione di FN Cadorna di Milano.Ancora una volta, la logica che questura e magistratura seguono è quella di colpire chi negli anni ha continuato a portare avanti i propri percorsi di lotta all’interno delle proprie situazioni quotidiane, in questo caso le università.

Pensiamo che la risposta migliore da dare ad un attacco repressivo sia continuare la lotta: riportare la questione dalla aule dei tribunali agli studenti, ai giovani lavoratori che hanno dato vita a quelle mobilitazioni e che ancora oggi si battono, significa sviluppare una memoria collettiva, da anteporre alla “memoria giudiziaria”, che pone le basi per affilare la critica per le future mobilitazioni ed è allo stesso tempo l’esempio migliore che si possa dare verso le giovani generazioni.

Per questo motivo, chiediamo a chiunque voglia portare solidarietà di uscire quel giorno con un comunicato e delle parole d’ordine comuni, che dimostrino l’unità di chi quotidianamente lotta contro l’università-azienda e il sapere-merce, difendendo i propri diritti.




venerdì 8 febbraio 2013

CANADA: Costruisci un movimento studentesco anti-capitalista!

Unisciti al Movimento Studentesco Internazionale (RSM) per la proiezione di un documentario pubblico circa l'attività della sinistra della lotta studentesca del Quebec e una successiva discussione aperta. Martedì 12 febbraio, 19, OISE rm. 4410.


http://rsmtoronto.files.wordpress.com/2013/01/poster.jpg
Il movimento studentesco del Quebec dell'anno scorso ha senza dubbio ispirato e radicalizzato una generazione di giovani. Come i capitalisti continuano a devastare la terra, sfruttando spietatamente e attaccando i lavoratori e le persone povere in tutto il mondo nella sua spinta incessante di spremere per ottenere sempre più profitto per loro stessi, questa generazione di giovani - e, in particolare, la gioventù operaia - è tornata ad affrontare un futuro tetro, cupo e duro. Gli studenti del Quebec hanno montato una fiera resistenza contro l'agenda dei capitalisti, innanzitutto combattendo contro l'aumento dei costi, ma anche allargando la lotta studentesca alle lotte sociali di massa contro il governo liberale.

La sfida estrema contro la repressione del governo del Quebec e contro il suo tentativo di attuare una legge speciale ("di emergenza"), è stato un duro colpo per la legalità borghese!
Il Movimento Studentesco Rivoluzionario invita coloro che sono stufi dello stato attuale delle politiche studentesche e che vogliono creare un'organizzazione saldamente anti-capitalista, alla proiezione di un documentario pubblico (con sottotitoli in inglese) sulle attività della sinistra durante il movimento.

Accogliamo favorevolmente le discussioni sulle insidie ​​delle proteste pacifiche contro le azioni militanti e qualche volta violente che si sono verificate nel corso dello sciopero, sulla spontaneità e l'organizzazione nella lotta anticapitalista; sulla democrazia popolare nelle nostre scuole e nei nostri campus. La RSM presenterà un report della Prima Conferenza Nazionale per studenti e giovani attivisti, che ha avuto luogo a Toronto lo scorso dicembre con la speranza di riunire nuove forze per la causa!

Spagna. Studenti in piazza per il terzo giorno consecutivo - per la ripresa del movimento studentesco in italia... avanti compagni!



altTerzo giorno di mobilitazione oggi nel mondo dell’istruzione spagnola. Da martedì infatti, studenti delle scuole superiori protestano contro la proposta di controriforma scolastica del Ministro Wert che tende sempre più a privatizzare il sistema educativo fornendo più fondi agli istituti scolastici privati e soprattutto cattolici, imponendo in qualche modo un sistema educativo classista. In numerose regioni della penisola iberica, l'adesione allo sciopero studentesco è stato praticamente totale.
Già dalla prima giornata di martedì sono stati migliaia gli studenti e le studentesse che hanno partecipato ai picchetti informativi. A loro si sono uniti anche buona parte della popolazione stanca di tagli nel settore pubblico a beneficio di quello privato. Lavoratori di vari settori come quello della sanità e dei trasporti hanno quindi manifestato nelle principali città insieme a professori, studenti e genitori. Nella giornata di ieri, la seconda di questi tre giorni di sciopero, più di 2 milioni di studenti e studentesse hanno partecipato allo sciopero, svuotando le aule di 2.500 scuole superiori e in più di 200 mila hanno in tutto partecipato alle centinaia di mobilitazioni che avevano come parola d'ordine “No alla controriforma franchista di Wert”, invocando oltremodo le dimissioni del Governo.
I giorni di mobilitazioni indetti si concludono con una grande manifestazione che questo pomeriggio attraverserà le strade di Madrid e che passerà davanti al Ministero dell'Educazione, dove il ministro Wert discuterà, con i consiglieri delle comunità autonome, sulla memoria economica del progetto governativo noto come “Legge di miglioramento della qualità educativa” (Lomce). La così chiamata “Marea Verde” quindi oggi tornerà nelle piazze madrileñe dopo due giornate di sciopero studentesco, ancora una volta per dire no alle politiche di austerity promosse dal governo spagnolo e dalle riforme peggiorative che i vari ministri di turno cercano di implementare, tutto a vantaggio del privato e a danno del pubblico.

mercoledì 6 febbraio 2013

19 gennaio - contestazione studentesca a Palermo all'inaugurazione dell'anno accademico all'università - report e volantino

Il 19 gennaio 2013 gli studenti dell'università di Palermo hanno contestato il Rettore Lagalla e altri personaggi istituzionali  contro l'inaugurazione-farsa del nuovo anno accademico.

La cittadella è stata fittamente riempita di camionette della polizia, volanti e sbirri in borghese per la riuscita dell'inaugurazione.
Presenti diverse decine di studenti, questi hanno voluto esprimere il loro dissenso nei confronti del Rettore e di tutti gli esponenti dell'università, hanno aperto uno striscione davanti la facoltà d'ingegneria (dove stava per cominciare l'evento) e a colpi di slogan hanno infastidito la cerimonia e i partecipanti.

Il giorno successivo all'applicazione definitiva del decreto Gelmini nell'ateneo palermitano, "non abbiamo nulla da festeggiare" hanno gridato al megafono gli studenti: non ci sta bene che l'università venga smantellata per colpa dei responsabili che, collaborando attivamente o all'applicazione delle riforme del governo, vogliono scaricare i costi della crisi sugli studenti. 
Mentre venivano denunciate le precarie condizioni dell'università palermitana a causa della riduzione dei fondi destinati all'istruzione pubblica, la riduzione delle borse di studio e delle mense, il livellamento verso il basso dell'istruzione basata sulle logiche del profitto, il Rettore intratteneva il sindaco di Palermo Orlando che, giunto alle porte della facoltà, è stato criticato a suon di "non ci rappresenta nessuno" e "vergogna".

Al suo arrivo, gli studenti hanno tentato di entrare all'interno dell'aula magna ma sono stati bloccati dallo schieramento della polizia che ha sbarrato l'ingresso, provocando così qualche piccola tensione e spintone tra i poliziotti e gli studenti.

Rimasti davanti ai poliziotti in cordone, gli studenti hanno denunciato quanto fosse grave il fatto di impedire loro il diritto di parola all'inaugurazione, in quanto avrebbero interrotto le "belle parole" (e il successivo buffet, a carico di chi paga le tasse!) di Lagalla e company per dare il punto di vista di chi subisce le riforme e l'austerity giornalmente, sempre più pesantemente; "chiediamo diritti ci danno polizia, è questa la loro democrazia" è stato lo slogan gridato mentre la polizia spingeva gli studenti per allontanarli dalle porte.

Alcuni studenti, aderenti al Circolo di proletari comunisti, in particolare hanno ribadito che, proprio perché dal centro-destra al centro-"sinistra" le riforme sono sempre a discapito delle masse popolari, anche in questa occasione nessun voto per le prossime elezioni nazionali ma un'azione invece di boicottaggio attivo che indichi la via della ribellione contro il sistema.

Un'azione di lotta significativa quella di oggi, l'intento dei giovani era quello di interrompere la farsa e, nonostante non si siano introdotti nell'aula magna, hanno dato filo da torcere agli organizzatori della cerimonia disturbandola con il baccano, la denuncia, gli slogans senza sosta.


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CONTRO L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO 2013 E LA FARSA-INAUGURAZIONE DEL RETTORE!

Il rettore ha invitato tutti, anche gli studenti, a partecipare all'inaugurazione del nuovo anno accademico: ci fa, o ci è?

L'anno appena concluso si è rivelato peggiore dei precedenti e possiamo già da ora pronosticare che questo non sarà migliore.

In linea con le riforme sull'istruzione del governo, le università sono smantellate su tutti gli aspetti, dai programmi didattici striminziti, le strumentazioni inesistenti e le aule piccole e in numero insufficiente. Di contro, gli studenti subiscono l'aumento costante delle tasse universitarie (il cosiddetto "diritto allo studio", aumentato da 80 a 140 euro!); sugli studenti, come i lavoratori, i proletari, le masse popolari, vogliono far gravare il peso di una crisi che il capitalismo ha creato.

Dove vanno a finire i 50 euro per prova d'ingresso, ulteriore attacco al diritto universitario, che non tiene conto delle condizioni economiche delle famiglie? Questi milioni, a quale titolo vengono spesi?

Mentre le scuole dell'istruzione privata raggiungono fondi pubblici (!) da parte del governo Monti appena caduto, le borse di studio dedicate alla scuola pubblica vengono dimezzate... Sei idoneo alla borsa di studio? Mi dispiace, non ne sei vincitore!

Non dimentichiamo il famoso UNIPARKING: il parcheggio a pagamento all'interno di Viale delle Scienze, ad un costo onerosissimo per gli studenti, che permette un numero ridicolo di abbonamenti più "economici" e del quale ancora non si hanno notizie certe sui metodi di criterio di affidamento...

Grave è, anche, la drastica delibera del Senato accademico di "snellire" le prove scritte di tutti gli esami delle lingue, per tutti i corsi o quasi, rendendo l'esame un puro test a scelta multipla, livellando verso il basso le conoscenze e la preparazione. Ma questo è soltanto un assaggio...

Ma allora cosa abbiamo da festeggiare, in questa inaugurazione? Proprio nulla!
Le scelte dell'ateneo palermitano dipendono dal governo nazionale, dalle riforme che vogliono distruggere l'università, ma non dobbiamo sperare in un cambiamento radicale dall'insediamento del prossimo governo: sappiamo tutti bene che tutti i governi, da centro-destra a centro-sinistra, sono tutti complici del peggioramento delle condizioni delle masse popolari, dei lavoratori, dei precari, dei giovani che non hanno possibilità di lavoro se non in cambio di salari miserabili, mentre la maggior parte di loro sono disoccupati.
Governi che puntano a sviluppare i poli d'eccellenza, quelli privati, e a lasciare al proprio stato moltissimi atenei italiani che rischiano giorno per giorno il default e rischiano così la chiusura immediata, il tutto scaricato sulle spalle degli studenti.
Applicando il metodo della “meritocrazia”, si cela dietro il progetto di un'istruzione sempre più scheletrica, forgiata sulla visione aziendale della vita e dello studio.

Abbiamo un compito importante, quello di creare un movimento studentesco che punti alla trasformazione totale di questo sistema, che è la causa principale della miseria e dello sfruttamento.
Lottiamo insieme contro le università-aziende, mobilitiamoci e organizziamoci; boicottiamo le elezioni, perché se non abbiamo diritti nessuno merita il nostro voto: piuttosto meritano di veder scatenata la nostra ribellione!