lunedì 19 marzo 2018

Roma la polizia carica il corteo solidale con i kurdi a Afrin

Corteo per Afrin a stazione Termini: manganellate della polizia


Mobilitazione della comunità curda a Roma, corteo selvaggio nella stazione Termini e cariche della polizia.

Questa mattina le truppe turche e jihadiste sono riuscite a entrare ad Afrin. Le poche notizie che riescono a trapelare dalla zona di guerra parlano di scene di inaudita ferocia da parte degli invasori nei confronti di civili e prigionieri; alcuni combattenti curdi sono stati decapitati in piazza, mentre le bandiere e simboli delle unità di protezione popolare sono distrutti e dati alle fiamme.
Le YPG e YPJ resistono ancora nelle strade di Afrin per coprire la fuga dei civili, ritirata rischiosissima visto che la Turchia ha bombardato a più riprese le carovane dei profughi.
A Roma, nel tardo pomeriggio, si è tenuta una mobilitazione chiamata dalla comunità curda e gruppi di solidali. Decine di persone si sono radunate in presidio, per poi muoversi in corteo spontaneo all'interno della Stazione Termini, nonostante il divieto della polizia.
Cori e interventi al megafono hanno voluto sottolineare la responsabilità dell'Italia e dei paesi UE in questo genocidio, portato avanti da un loro alleato, membro della Nato.
La polizia ha provato a fermare il corteo diretto all’uscita di via Marsala, manganellando a più riprese e aprendo la testa di una ragazza.

giovedì 15 marzo 2018

Pavia. La Digos protegge i fascisti; manifestazione sabato

di Rete Antifascista di Pavia


La DIGOS di Pavia sostiene che sia del tutto legale l’affissione di adesivi intimidatori fascisti sotto le case di una ventina di cittadini. Inoltre, informa di non essere riuscita a individuare il responsabile del gesto nonostante le immagini del colpevole siano state riprese dalle telecamere di sorveglianza. 
Posto che la sussistenza o meno di un reato non incide minimamente sulla gravità del fatto, nel Paese che ha inventato la mafia è preoccupante che la polizia “legalizzi” le minacce sul portone di casa. 
La DIGOS di Pavia non ha avuto la stessa cautela quando si è trattato, nel 2016, di denunciare trenta di noi antifascisti con accuse campate per aria che sono poi miseramente crollate.
Non ci stupisce che i fascisti alzino la testa sapendo di poter godere di un atteggiamento così morbido da parte delle istituzioni.
Si rafforza la necessità di scendere in piazza sabato pomeriggio dalle 14:30 in piazza Italia, per un corteo che rivendichi l’orgoglio di essere antifascisti. Saranno distribuiti altri adesivi!
QUI ABITANO GLI ANTIFASCISTI
Manifestazione antifascista sabato 17 marzo H 14.30, Piazza Italia

lunedì 12 marzo 2018

Per Francesco Lorusso ucciso dallo stato di polizia, con l'appoggio del PCI. Francesco vive nelle lotte!

Dal libro "In Ordine Pubblico" di autori vari - 2003 - curato da Paola Staccioli - Editore Associazione Walter Rossi




La mattina dell'11 marzo 1977 a Bologna, in seguito a un contrasto sorto nell'Istituto di Anatomia fra alcuni militanti del movimento e il servizio d'ordine di Comunione e Liberazione, i giovani del gruppo cattolico si barricano all'interno di un'aula, invocando l'intervento delle forze di polizia. Appena giunti sul posto, con mezzi spropositati, i carabinieri si scagliano contro gli studenti di sinistra intenti a lanciare slogan. La carica fa subito salire la tensione. Nel corso degli scontri successivi, che interessano tutta la zona universitaria, Francesco Lorusso, 25 anni, militante di Lotta Continua, viene raggiunto da un proiettile mentre sta correndo, insieme ai suoi compagni, per cercare riparo. Muore sull'ambulanza, durante il trasporto in ospedale. Alcuni testimoni riferiranno di aver visto un uomo, poi identificato nel carabiniere ausiliario Massimo Tramontani, esplodere vari colpi, in rapida successione, poggiando il braccio su un'auto per prendere meglio la mira. Lo sparatore, arrestato agli inizi di settembre e scarcerato dopo circa un mese e mezzo, sarà in seguito prosciolto per aver fatto uso legittimo delle armi.

Quando si diffonde la notizia dell'assassinio, migliaia di persone affluiscono all'Università. Dopo che il corteo, partito nel pomeriggio, viene disperso da violente cariche, una parte dei manifestanti occupa alcuni binari della stazione ferroviaria, scontrandosi con la polizia, mentre altri si dirigono verso il centro della città e sfogano la propria rabbia anche infrangendo le vetrine dei negozi. Le iniziative di protesta dei giorni successivi sono duramente represse. Numerosi i fermi e gli arresti. Finiscono in carcere, tra gli altri, i redattori di Radio Alice, emittente dell'area dell'Autonomia Operaia chiusa dalla polizia armi alla mano. 
I fatti di Bologna caricano di tensione l'imponente corteo nazionale contro la repressione che si svolge il 12 marzo a Roma. Bottiglie molotov vengono lanciate contro sedi della DC, comandi di carabinieri e polizia, banche, ambasciate. Gli scontri nelle strade sono violenti, e in alcuni casi si svolgono a colpi di arma da fuoco. 
Ai compagni, ai familiari e agli amici di Lorusso si impedisce intanto di svolgere il funerale in città e di allestire la camera ardente nel centro storico, mentre il contatto ricercato dai militanti del movimento con i Consigli di Fabbrica e la Camera del Lavoro è reso difficile dalla posizione intransigente assunta dalle organizzazioni della sinistra storica. La frattura con il PCI raggiunge il suo apice nella manifestazione contro la violenza, organizzata per il 16 marzo a Bologna dai sindacati confederali, con la partecipazione, tra gli altri, della DC, partito che il movimento aveva indicato quale principale responsabile dell'assassinio. In quell'occasione al fratello di Francesco fu vietato l'intervento dal palco.



Antifascismo ora - Ripartire da Macerata e da un documento giusto e importante

Si riparte da Macerata. Ma per andare dove?


Di Antifa Macerata

Note sulla frammentazione dell’antifascismo istituzionale e la ricostruzione di un nuovo antifascismo da parte degli antifascisti di Macerata.

Partiamo da un punto base. Gli eventi di Macerata nelle scorse due settimane non sono stati pura casualità né, tantomeno, imprevedibili atti di follia. Sono l’espressione della crescente, putrida marea da cui riemerge il neo-fascismo. Questa marea ha origine nell’abbandono istituzionale, nella repressione sociale e nell’assistenzialismo de-umanizzante e produce un conflitto tra poveri. Incoraggiato dai media come dalle forze parlamentari, questo conflitto ci spinge a farci a pezzi tra di noi per qualche briciola. Il fetore della marea si sta espandendo in tutta Europa ma, abbiamo imparato nostro malgrado, trova le sue espressioni più pungenti nelle provincie insospettabili: in territori apparentemente pacificati, nelle chiese brulicanti, nell’associazionismo democristiano, in gruppi Facebook apparentemente innocui e campanilistici e nei bacini elettorali che si definiscono “di sinistra”. Eppure, il 10 Febbraio ci suggerisce che è proprio da queste stesse province che dobbiamo ripartire perchè territori dove le relazioni umane sono più fitte, l’opinione pubblica più facilmente influenzabile, le assemblee popolari più visibili e le forze in campo, incluse quelle statali, meno strutturate. Qui l’antifascismo militante si fa anche semplicemente stando in strada, andando a lavoro o sedendo al bar e gli scazzi si gestiscono, volenti o nolenti, davanti a quello stesso bancone.

Questa considerazione, seppur radicata in un contesto di provincia, ha origine nelle riflessioni condivise con tutte quelle realtà urbane che negli anni hanno portato avanti la lotta con costanza e 
senza le quali il corteo del 10 febbraio non sarebbe stato possibile. Nelle scorse due settimane, a Macerata, ci siamo trovati a gestire una situazione che sembrava essere fuori dalla nostra portata — di Noi Antifa Maceratesi come di tutti collettivi e le realtà territoriali con cui abbiamo collaborato — e l’unico modo per affrontarla è stato quello di assumere un atteggiamento di irremovibile umiltà. Irremovibile perché non abbiamo voluto cedere di un passo e abbiamo messo i nostri corpi in campo di fronte alle minacce di Minniti o ai tentativi di gruppi neo-fascisti di trovare spazi d’azione nel nostro territorio. E al contempo di umiltà perché siamo tornati a collaborare con realtà territoriali con cui, lo ammettiamo, non dialogavamo da anni, accettando che queste fossero in grado o disposte a percorrere strade che noi, per nostra indole, non ci sentiamo di intraprendere.

Come abbiamo detto dopo il 10 febbraio – e le piazze di Piacenza, Bologna, Venezia, Napoli, Torino, e Palermo hanno dimostrato, e molte altre continueranno a dimostrare – SI RIPARTE DA MACERATA! Ma ora l’euforia del corteo è passata e l’energia va trasformata in lavoro quotidiano. Le domande sono molteplici. Con la stessa irremovibile umiltà vogliamo provare ad offrire delle risposte a partire dalla nostra esperienza. La nostra speranza è che queste risposte possano risuonare in altri territori e stimolare azioni dirette, le cui declinazioni siano di volta in volta radicate nel sentire e nel metodo di ognuno.

CON CHI RIPARTIAMO?
Gli eventi di Macerata, con il preambolo del corteo antifascista a Genova e le successive mobilitazioni a Piacenza, Bologna, Venezia, e Napoli, hanno messo fine alla farsa dell’antifascismo istituzionale italiano, sia nelle sue forme organizzative verticiste e centralizzate (ANPI, ARCI, CGIL e LIBERA), che in quelle più propriamente rappresentative (partiti politici parlamentari e istituzioni locali). Il quadro si fa mano a mano sempre più chiaro. Il ministro Minniti, a parole antifascista, non solo ha lasciato spazio alle organizzazioni neo-fasciste che hanno rivendicato la tentata strage di Macerata ma le ha protette dai cortei antifascisti con manganelli, cannoni d’acqua e lacrimogeni. Le istituzioni locali, in un territorio con una forte storia di Resistenza come il nostro, hanno risposto creando un clima di paura e tensione nei confronti del corteo antifascista e non verso chi ha rivendicato l’attentato. Non pago, di fronte al presunto arrivo dei “vandali”,il Sindaco Romano Carancini ha chiuso le scuole, incoraggiato la cittadinanza a barricarsi in casa e invitato i commercianti a nascondersi dietro pannelli di compensato e persiane chiuse. Da parte loro, i politicanti delle segreterie nazionali di Anpi, Arci, CGIL e Libera hanno messo in campo una goffa manovra politica finendo esclusivamente per spezzare le loro organizzazioni. In un primo momento, hanno cercato di appropriarsi della massa di gente che si sarebbe riversata su Macerata. Fallita questa

lunedì 5 marzo 2018

I fascio-populisti Grillo/Salvini 'vincono' le elezioni - combattere il governo di destra reazionaria che comunque si prepara

Combattere nelle fila proletarie e popolari la demagogia fascio populista grillina/leghista
contando sulla verifica dei fatti di 'governo ' e di
'parlamento'




espellere a calci dalle file della sinistra comunista e dalle aree di sinistra i filogrillini




proletari comunisti/PCm Italia
5 marzo ore 00.30

Potere al popolo - di buone intenzioni è lastricato l'inferno - il morto ha mangiato il vivo - nessun danno alla borghesia e al riformismo istituzionale - danno all'opposizione proletaria e rivoluzionaria

Viola Carofalo – una sciagura piccolo borghese

Appena uscito su Il Fatto Quotidiano! Grazie a Fabio Marcelli!
"Secondo molti sondaggi in circolazione Potere al Popolo andrà ben oltre la soglia del tre per cento e potrà quindi schierare nel prossimo Parlamento una combattiva e decisiva pattuglia di rappresentanti del popolo italiano. Questo nonostante un costante boicottaggio da parte dei mezzi di comunicazione di massa, con poche eccezioni. Il punto tuttavia non è questo. Se anche fosse stato certo il contrario e cioè che Potere al popolo fosse destinato a non superare il quorum, io lo avrei ugualmente votato e con me molte e molti altri."




domenica 4 marzo 2018

La feccia nazifascista usa metodi intimidatori contro gli antifascisti

Pavia.

di Redazione Contropiano



“Qui ci abita un antifascista”. Adesivi con questa scritta sono stati attaccati la scorsa notte all’ingresso delle abitazioni di diversi attivisti pavesi impegnati contro fascismo e razzismo.

Sugli adesivi compare il simbolo della rete antifascista barrato. A scoprirlo sono stati oggi gli stessi attivisti, tra i quali anche alcuni indagati per una manifestazione antifascista svoltasi a Pavia a novembre. Tra le abitazioni “marchiate” con gli adesivi fascisti, ci sono anche quelle dell’assessore alla cultura Giacomo Galazzo, esponente di LeU, di alcuni attivisti dell’Anpi locale e delle Rete Antifascista.

Su questa intimidazione fascista è stata aperta una inchiesta che sarà bene che non lasci zone d’ombra.
Proprio a Pavia alcune settimane fa abbiamo visto i fascisti e gli agenti di polizia caricare insieme contro gli antifascisti. Chi poteva conoscere gli indirizzi degli antifascisti pavesi? O i fascisti hanno cominciato una schedatura di massa o qualcuno gli ha passato gli indirizzi.

E’ bene ricordare che su richiesta della stessa Procura le accuse contro gli 23 antifascisti indagati per la manifestazione del 5 novembre 2016 erano state archiviate. Le accuse mosse dalla Questura, addebitavano ai manifestanti ben otto ipotesi di reato. Le ricostruzioni e le immagini – fornite dalla stessa Questura! – hanno convinto PM e GIP dell’infondatezza delle accuse, come sostenuto dai legali della Rete Antifascista in una memoria difensiva: per i magistrati non c’è stata resistenza aggravata a pubblico ufficiale, nessuna violenza o minaccia contro gli operatori delle Forze dell’Ordine, nessuna istigazione a delinquere. Sono invece ancora aperte le indagini per altri sette manifestanti, solo per reati minori e contravvenzioni, legati alle prescrizioni formali della Questura: ma anche per questo aspetto, la Rete Antifascista fornirà elementi importanti per chiudere la vicenda. La Rete Antifascista Pavia, nell’esprimere solidarietà e dare sostegno concreto a chi – studenti, lavoratori, pensionati, madri e padri, autorevoli componenti della società civile – ha subito così pesanti accuse, di cui si rivela oggi l’assoluta infondatezza, prende anche atto che Prefetto, Questore e il capo della DIGOS, in carica al tempo dei fatti, sono stati intanto trasferiti lontano da Pavia, come era stato invocato da subito dalla Rete.

Qui di seguito una nota del circolo ANPI di Pavia su quanto accaduto questa notte

NON SI PERDONO LE VECCHIE ABITUDINI
Ennesima gravissima provocazione fascista :stamattina militanti antifascisti pavesi hanno trovato questo adesivi sul citofono delle loro abitazioni private. Un gesto che evoca i peggiori ricordi della Germania nazifascista
Non ci facciamo spaventare da questa intimidazione che è l’ennesima conferma del clima violento che sta crescendo anche a Pavia.
Vicini e solidali con le compagne ed i compagni violati
Ora e sempre resistenza.

GIU' LE MANI DA LAVINIA!




Si attendono provvedimenti contro la maestra che ha insultato i poliziotti a Torino, durante gli scontri con gli antagonisti. E’ un caso da manuale rispetto alla inidoneità al ruolo educativo dei bambini. Difficile non pensare a un allontanamento, dopo una testimonianza video inequivocabile

.Lavinia Flavia Cassaro, insegnante di scuola elementare e media all’Istituto comprensivo Leonardo da Vinci, giovedì scorso, è stata filmata e fotografata in quell’atto di sfida contro il cordone di sicurezza predisposto dalla questura di Torino per impedire a 500 antagonisti «antifascisti» di raggiungere l’hotel dove era in corso il comizio del leader di CasaPound, Simone Di Stefano. Vicina ai centri sociali e solidale alla lotta No Tav, è stata avvicinata da un inviato di Matrix, ed ha rincarato la dose: «Ho augurato la morte a polizia e carabinieri - ha spiegato - perché stanno proteggendo il fascismo».“Una montatura, criminalizzano gli antifascisti"

mercoledì 28 febbraio 2018

VIOLA CAROFALO – INACCETTABILE DICHIARAZIONE SULL'ANTIFASCISMO MILITANTE A PALERMO

Non ci è sembrato che sia stata data la giusta attenzione alla dichiarazione che 'il capo politico' di Potere al Popolo, Viola Carofalo, ha fatto in seguito all'azione antifascista di Palermo nei confronti del segr. prov. di Forza Nuova Ursino, permanente vile aggressore di immigrati, autore in maniera sistematica di vari crimini che, se pur sanzionati qualche volta dalla magistratura, non gli impediscono l'ostentata azione sua e del suo gruppo.

L'iniziativa antifascista di Palermo che lo ha messo alla berlina, che lo ha, per così dire, sanzionato, in forme militanti e legittime, è sicuramente una pagina significativa delle giornate antifasciste che stanno attraversando tutto il paese. E che è così che l'iniziativa è stata vista a Palermo è dimostrato dal fatto che ha trovato subito la ferma e 'allegra' condivisione dei centri sociali, e che nella bella e grossa manifestazione di sabato, migliaia di giovani hanno sfilato con il nastro isolante in mano e con slogan combattivi e ironici sostenendo l'azione antifascista e esprimendo chiaramente la loro solidarietà ai compagni arrestati, ora rilasciati ma sempre con misure restrittive pesanti.



A fronte di questo abbiamo una abbastanza meschina dichiarazione di Viola Carofalo, che su Il Manifesto e poi in televisione, e poi in chissà in quali altri variegati posti in queste giornate: dice “Sottoscrivo quello che ha detto il sindaco Orlando, il fascismo non si combatte con lo squadrismoma con la cultura e la resistenza...”.
Vale a dire, il capo politico di PAP definisce l'azione di Palermo squadrista e si dichiara d'accordo con Orlando che ha dichiarato che avrebbe costituito la città come parte civile al processo contro i compagni antifascisti incriminati, ponendosi, quindi, sostanzialmente, a fianco di Ursino!



C'è un limite a tutto! I comunisti, l'antifascismo militante, le realtà di movimento non possono far finta di niente di fronte a una dichiarazione di questa natura. I compagni del Centro sociale Je Sò pazzo sono stati in passato protagonisti di numerose iniziative antifasciste a Napoli, così come hanno subito numerose aggressioni, e qualunque sia evidentemente la posizione che si può assumere rispetto alle forme specifiche dell'antifascismo militante, non può essere permesso ad una Viola Carofalo di parlare a proposito dell'azione antifa di di Palermo di “squadrismo”.

Quando Proletari Comunisti in un opuscolo su Potere al Popolo sostiene che la via elettorale scelta nelle sue forme e contenuti non solo è sbagliata ma come possibile “cambio di natura” delle realtà sociali di movimento, evidentemente vediamo giusto. Episodi come questo ne sono la manifesta espressione.

E' inaccettabile per noi quindi che non ci sia una dissociazione da questa dichiarazione, anche nell'ampia coalizione di attivisti e sostenitori di Potere al Popolo e nello stesso Centro sociale Je sò 
pazzo.

Condividere o mettere il silenzio rispetto a questo è grave manifestazione di opportunismo, quando - al di là delle forme specifiche che l'iniziativa ha assunto a Palermo, e che noi condividiamo , ci troviamo in queste giornate di fronte ai fascisti difesi dallo Stato con la repressione, denunce, arresti degli antifascisti!

Le mille forme dell'antifascismo militante sono il sale della democrazia e della difesa della Costituzione, mille volte più giuste e più serie degli inneggiamenti al Parlamento e alla Costituzione di Viola Carofalo e di tutto un tipo di 'antifascismo'di maniera.


proletari comunisti/PCm Italia
febbraio 2018




domenica 25 febbraio 2018

A Milano giornata antifascista dalla mattina alla sera - studenti al mattino contro casapound e contestata la Meloni dai proletari e antifascisti in via padova e poi violato il divieto -


al pomeriggio un folto gruppo di antifascisti tenta di sfondare il cordone poliziesco con scontri 
sugli scontri video su infoaut

In 5000 a Palermo - cade il castello sui due antifascisti palermitani accusati di aver sanzionato la carogna Ursino

Di scotch ne è avanzato tanto.........


Sono almeno cinquemila gli antifascisti e le antifasciste palermitane scesi in piazza questo pomeriggio per rivendicare in questa fase politica la giustezza delle pratiche di antifascismo militante. L'esempio, la cura e la presenza nei territori, la capacità di essere radicati e riconosciuti per un lavoro concreto di trasformazione del presente ha permesso di riempire oggi le strade di Palermo sgonfiando la bolla neofascista cresciuta con la compiacenza dei media e delle forze istituzionali e mostrando come la dimensione antifascista sia viva, intransigente e non strumentalizzabile da chi pensava di addomesticarla per i propri fini elettoralistici. Il caso Ursino si è rivelato una montatura voluta dalla questura palermitana e dalla procura, smascherata ancora una volta dalla partecipazione popolare e restituendo i fatti a quello che sono in realtà: un fascista si è preso una lezione per la sua strafottenza perché c'è un limite a tutto.


Il GIP ha valutato le prove portate dal Pubblico Ministero e dalla questura di Palermo insufficienti per trattenere in carcere i due giovani antifascisti. Insufficienti le prove documentali che non ricondurrebbero Carlo e Gianmarco al video circolato in rete, insufficienti le motivazioni evidentemente piegate alla crociata politica tesa a garantire agibilità politica e tutela legale ai fascisti, trasformati, da un giorno all’altro, da leoni a vittime da coccolare.
Massimiliano Ursino resta un uomo spregevole anche dopo la solidarietà bipartisan che l’ha investito, e proprio per questo è incappato in qualcuno che per strada non digeriva le sue strafottenze, le ronde sui bus, i pestaggi agli immigrati. Un incidente che gli è costato in fondo solo qualche giorno di riposo e non 20 giorni di prognosi come falsamente dichiarato dalla polizia di Palermo in base a un referto medico fantasma, mai esistito.
L’accusa nei confronti di Carlo e Gianmarco è stata derubricata ad aggressione con lesioni e saranno scarcerati con il divieto di dimora nella provincia di Palermo.

vedi video manifestazione su infoaut

Ravenna antifascista contro Forza Nuova



Nonostante l'assedio poliziesco agli antifascisti Tutte le strade nella prossimità erano state sbarrate dalla polizia con furgoni blindati, caschi e scudi (anche da fuori regione).agli antifascisti si è unito hanno fermato abbiamo cominciato la contestazione a cui si è unito un gruppo di immigrati e di altri compagni. Abbiamo urlato slogan e fatto un comizio, denunciando lo spiegamento di forze repressive che sono, a Ravenna come altrove, a difesa dei neofascisti, lo stato di polizia del ministro Minniti, l'uso delle leggi repressive nei confronti di chi contrasta il fascismo e la non-volontà di applicare quelle esistenti sulla ricostituzione del partito fascista e contro chi fomenta l'odio razziale, come abbiamo detto che queste elezioni gli stanno concedendo la legittimità. Abbiamo denunciato l'"antifascismo" istituzionale del sindaco del PD che concede ai neonazisti spazi perchè "costretto dalle leggi". E poi ancora slogan in solidarietà agli immigrati, bella ciao e qualche fumogeno. Dopo abbiamo cercato di provare ad entrare da altre strade ma erano tutte blindate dalla polizia. In una strada principale abbiamo aperto gli striscioni e continuato a fare slogan per poi ritornare ancora all'interno del quartiere spiegano le ragioni per cui stavamo manifestando.




Bergamo antifascista contro casapound




Immagini da palermo antifascista


l raduno si apre con i festeggiamenti per la scarcerazione di Giovanni Codraro e Carlo Mancuso, che oggi sono stati scarcerati dopo essere stati accusati dell'azione contro al segretario di Forza Nuova Massimiliano Ursino. "Carlo e Gianmarco finalmente liberi!", esultano dal Centro sociale Anomalia, mentre qualcuno porta un vassoio di dolci.

Una compagna dello Slai Cobas/proletari comunisti attacca la Iena Ismaele La Vardera, ex candidato sindaco di Palermo per la Lega. scontro stato sedato dagli agenti. In piazza si canta "Bella ciao" e fra i militanti c'è Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato. I militanti dei centri sociali mostrano nastro adesivo, riferendosi all'aggressione di martedì: "Non condanno nessuno perchè non sono un giudice - commenta Giorgio Martinico, leader di Anomalia -. Non è stato un pestaggio, è stato umiliato un fascista".









venerdì 23 febbraio 2018

Torino - fascisti rinchiusi come topi in hotel difesi dalle cariche e idranti della polizia agli antifascisti che resistono, assediano l'hotel, si prendono le strade e invadono il centro fino a notte


In 800 sotto la pioggia e il freddo. Un tempo partigiano. E una Torino che è riuscita a dimostrare un'altra volta che l'antifascismo non si delega, ma si pratica con coraggio e determinazione.
Il corteo è partito da piazza Carlo Felice e si è diretto verso l'hotel dove il candidato premier per Casa Pound, Di Stefano, avrebbe tenuto il suo deplorevole comizietto pre elettorale. Un’idea chiara in testa: il razzismo è l’ultima spiaggia di un sistema marcio e i fascisti sono gli utili idioti che garantiscono che ci scanni in basso per la gioia di chi sta in alto. 

Una piazza ricca di giovanissimi tra studenti dei licei e delle università, poi lavoratori, qualche faccia più anziana e qualcuna di quel nero che tanto manda fuori di testa i difensori della razza.
Tanta gente che si è convocata dal basso, mentre la sinistra italiana gioca al gioco dell’equidistanza e degli “opposti estremisimi”. A quanto pare, però, c’è ancora in Italia chi pensa che antifascismo non sia discutere coi fascisti nei salotti TV, ma contrastarli ogni giorno nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle strade. 
Mentre da Renzi a Boldrini ci si affretta a portare solidarietà al leader di Forza nuova scotchato a Palermo, dal corteo è partito un caloroso saluto a chi in questi giorni sta pagando con la propria libertà aver fatto dell’antifascismo non solo un valore ma anche una pratica: Giorgio, Moustafa, 
Lorenzo, Gianmarco, Carlo e Donato, giovane torinese arrestato stamattina durante una perquisizione intimidatoria . 
Il corteo ha imboccato corso Vittorio Emanuele e dopo circa un chilometro tra cori e interventi si è trovato schierato un numero improbabile di Digos, celere, camionette e addirittura un idrante.
I manifestanti però non hanno esitato e hanno proseguito contro le forze dell'ordine che hanno caricato e azionato l’idrante, respingendo di qualche metro il corteo e fermando una giovane lavoratrice, poi rilasciata in serata.
Come dire: il grande classico della democrazia che difende pubblicamente i fascisti.
Di certo non è bastato questo a fermare il corteo che anzi più determinato di prima è ripartito. Ed è qui che succede l’incredibile. Il mastondico apparato di sicurezza mosso dalla questura a difesa dei vigliacchetti del terzo millennio prende una clamorosa cantonata. Si aspettano gli antifascisti di lì e invece arrivano di qui. Fin sotto l’hotel dove parla Di Stefano. I manifestanti lo chiamano, urlano di scendere ma del candidato di Casa pound manco l’ombra. Si starà abbuffando al minibar dell’albergo a 4 stelle? Com’è come non è, la polizia fa arrivare l’idrante che attacca di nuovo i manifestanti. Ma a quanto pare nessuno si fa intimorire (“solo la doccia, ci fate solo la doccia” tra gli slogan in risposta all’autobotte celerina) 
Qualche cassonetto in mezzo alla strada per proteggersi dalle cariche e partono i primi lacrimogeni. Il corteo quindi riparte e continua l’assedio intorno all’NH hotel per quasi un’ora. 
Solo verso la fine, ormai quasi in piazza Statuto la polizia ha tentato di inserirsi nel corteo, caricandolo da dietro, cercando di fare fermi a caso nel mucchio.
Il dato politico resta quello di una sempre maggiore consapevolezza che la risposta antifascista o sarà contro questa democrazia – quella che lascia ai fascisti soldi, pistole, media e poltrone – o non sarà. Partiti, Istituzioni e Forze dell'Ordine tutti arroccati a difendere manu militari i cantori della guerra tra poveri. C’è la Grande coalizione da preparare? Per noi non c’è pace elettorale. Con buona pace di Minniti.

da infoaut

A Torino la polizia di Minniti a difesa dei fascisti. Grande resistenza dei compagni - segui la diretta del Corriere della sera Torino

Torino, scontri al corteo antifascista contro il comizio di Casapound


Tafferugli a Torino durante il corteo antifascista contro CasaPound. I manifestanti sono arrivati a ridosso del cordone con cui le forze dell'ordine hanno sbarrato corso Vittorio Emanuele per tentare di raggiungere l'albergo in cui è previsto un comizio elettorale di Simone Di Stefano.


Torino - Gli scontri sono iniziati poco dopo le 20, quando i manifestanti hanno tentato di superare lo sbarramento di polizia su corso Vittorio, per evitare che la protesta degli antifascisti raggiungesse le facciate dell’hotel che ospita il leader di CasaPound. La marcia è partita poco prima delle 20 da piazza Carlo Felice, davanti alla stazione di Porta Nuova.


Il corteo è seguito da vicino da centinaia di poliziotti e carabinieri, che hanno sbarrato le strade che portano al centro. 
«Per noi essere antifascisti implica lo scontro» gridano alcuni giovani. Alla manifestazione partecipano anche alcune sezioni dell’Anpi, ma in prima fila, a fronteggiare gli agenti, ci sono gli attivisti dei centri sociali e i collettivi antifascisti di Torino. La polizia è stata più volte costretta ad usare gli idranti per allontanare la folla. Gli scontri sono iniziati poco dopo le 8, quando i manifestanti hanno tentato di superare lo sbarramento di polizia su corso Vittorio, per evitare che la protesta degli antifascisti raggiungesse le facciate dell’hotel che ospita il leader di CasaPound. La marcia è partita poco prima delle otto da piazza Carlo Felice, davanti alla stazione di Porta Nuova. Sono almeno quattrocento le persone che sono scese in strada per manifestare contro la presentazione dei candidati e del programma elettorale del partito della tartaruga, prevista per questa sera, giovedì, alle 21 nella sala conferenze dell’hotel Ambassador, all’angolo tra corso Vittorio e corso Vinzaglio, alla presenza del leader Simone Di Stefano.


giovedì 22 febbraio 2018

'La povera vittima di Palermo' è un vile criminale razzista - Orlando sindaco di Palermo si è costituito parte civile contro questo crimine e criminale?

Nel 2011 Ursino fu arrestato per un'aggressione razzista avvenuta nel 2009 a danno di cinque ragazzi pakistani che furono aggrediti ai Candelai da un gruppo di 15 persone armate di bastoni.
Ursino, come si vede dalla sua pagina Facebook, è stato uno dei protagonisti delle 'ronde' sugli autobus di Palermo, questione che aveva sollevato molte polemiche.


Chi è Ursino: fu arrestato per aver bastonato con le mazze dei ragazzi pakistani ....da bastonatore a bastonato.. come si stà pezzo di m...?

globalist 20 febbraio 2018

Massimo Ursino è il dirigente di Forza Nuova
nel 2011 Ursino fu arrestato per un'aggressione razzista avvenuta nel 2009 a danno di cinque ragazzi pakistani che furono aggrediti ai Candelai da un gruppo di 15 persone armate di bastoni.
Ursino, come si vede dalla sua pagina Facebook, è stato uno dei protagonisti delle 'ronde' sugli autobus di Palermo, questione che aveva sollevato molte polemiche tra cui quella del sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Oggi le agenzie hanno ricostruito bene la vicenda e si è scoperto anche che Massimiliano Ursino venne arrestato nel luglio 2006 per aver rapinato e picchiato due immigrati nel centro di Palermo di fronte al teatro Massimo. Dopo aver subito la rapina, una borsa e articoli di bigiotteria, le due vittime avrebbero inseguito Ursino e due suoi complici (anche loro di Forza nuova) ma questi avrebbero tirato fuori delle spranghe e picchiato a sangue gli immigrati. Ursino venne condannato in primo grado a due anni e mezzo di carcere. Ma quello con i due venditori ambulanti non è stato l'unico episodio violento e a sfondo razzista a cui Ursino avrebbe partecipato. Nel giugno 2005, sempre con altri due complici, aggredì con pugni e bastonate un nigeriano e un altro giovane originario di Siracusa in via Candelai, sempre nel centro di Palermo.

I tre vennero rinviati a giudizio per lesioni aggravate per aver agito in base a ''motivi razziali''. Il dirigente di Forza Nuova nel 2008 partecipò al confezionamento e alla spedizione dei pacchi choc, inviati a varie redazioni giornalistiche, contenenti una bambola sporcata con sangue e interiora di animale per la campagna di Forza Nuova contro la legge 194.

I centri sociali palermitani: difesa e solidarietà ai ragazzi fermati... e per sabato la più grande manifestazione antifascista mai avuta a Palermo

Anomalia: "Solidarietà ai perquisiti. Venti giorni di prognosi? A calcetto succede di peggio"


I centri sociali di Palermo rivendicano con forza "la difesa e la solidarietà ai ragazzi fermati" per il pestaggio di Massimiliano Ursino, alcuni dei quali vicini all'area del centro sociale Anomalia. "Non conosciamo ancora l'esito dei fermi - dice Giorgio Martinico, portavoce dei centri sociali di Palermo - Pare si voglia pescare un po' nel mucchio per dare subito delle risposte. Ma vogliamo chiarire fin da subito che chiunque siano i ragazzi fermati avranno il nostro sostegno, anche legale

Sul pestaggio, Martinico minimizza. "Sembra a quanto abbiamo appreso anche noi dalla stampa e dai video che girano - dice Martinico - che ci sia stato un tentativo di ridicolizzarlo, in ogni caso queste cose per strada a Palermo sono sempre accadute solo che adesso hanno una rilevanza mediatica diversa. Del resto se per settimane vai in giro a fare le ronde per strada e sugli autobus e fai di tutto per alzare la tensione, alla fine puoi anche aspettarti che qualcuno ti dia la risposta in strada. Venti giorni di prognosi? Io dopo aver giocato a calcetto ne ho avuti di più". Per sabato, in attesa di Fiore, gli attivisti dei centri sociali annunciano la più grande manifestazione antifascista mai avuta a Palermo. "Se Fiore ci sarà - dice Martinico - ci saremo anche noi e saremo tantissimi. I fascisti a Palermo non hanno mai avuto né avranno legittimità politica".

Vile aggressione fascista contro un attivista di Potere al Popolo di Perugia - Massima solidarietà

Non basta il silenzio stampa verso questa lista di opposizione democratica, ora anche una aggressione contro i suoi militanti
proletaricomunisti/PCmItalia





Perugia. Accoltellato attivista di Potere al Popolo.

 

Un attivista di Potere al Popolo è stato accoltellato ieri sera intorno alle 22.30 a Perugia, mentre stava affiggendo dei manifesti elettorali di Potere al Popolo nella zona di Ponte Felcino alla periferia di Perugia.

Il compagno è stato accerchiato da alcune persone non ancora identificate. E’ stato quindi colpito con tre colpi di arma da taglio mentre un altro uomo che era con lui è stato colpito alla testa. Sono stati medicati all’ospedale Santa Maria della Misericordia.
“Stiamo lavorando per organizzare questa sera in piazza a Perugia un presidio popolare, contro il fascismo e l’austerity che lo alimenta” scrive in una nota Potere al Popolo di Perugia, “Il clima di odio scatenato in questi mesi da una classe politica irresponsabile che ha soffiato sul fuoco sta producendo i suoi frutti avvelenati. A Pagare il prezzo di questa violenza siamo noi, i migranti, i diversi, gli attivisti solidali. Chiediamo lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste, vogliamo in questa campaga elettorale parlare di lavoro e giustizia sociale, di abolizione della Fornero e Jobs act”.
Si conferma così la prevista escalation auspicata e istigata dalle forze di governo e dai mass media. Il tentativo è quello di riprodurre lo schema di uno scontro tra gli “opposti estremismi” (incluso il tentativo ripetuto di fare dibattiti televisivi tra organizzazioni neofasciste e Potere al Popolo, rifiutati da quest’ultimo) in cui il governo – e il Pd – possano ergersi a tutori della sicurezza e della convivenza civile. Si punta così a creare artificiosamente e concretamente una inquietante simmetria – vedi quanto accaduto a Palermo dove è stato pestato un fascista con molti precedenti di aggressioni contro immigrati – funzionale alle forze di governo. Una operazione fin troppo spudorata, del tutto complementare con le mazzate distribuite nelle piazze dagli apparati di polizia di Minniti contro gli antifascisti.

La mappa delle aggressioni fasciste nel centro-nord



martedì 13 febbraio 2018

A Brescia l'antifascismo tradizionale ed elettorale cerca di boicottare la presenza proletaria e militante

Un migliaio di partecipanti con presenza visibile di Anpi, apparato e attivisti Cgil e Fiom, Potere al popolo guidata da Dino Greco, centro sociale-radio-collettivo studenti che aprivano corteo, presenti delegazione cobas confederazione, qualche bandiera anarchica.
Una composizione poco proletaria e poco popolare in cui balzava all’occhio la mancanza dei tanti immigrati di Brescia
Chiaramente non perchè non ci sono, ma frutto della linea politica di queste forze finora e ora impegnate sulle elezioni.


La delegazione proletaria PCm e dello Slai cobas per il sindacato di classe si è collocata davanti dove vi erano giovani e anche i pochi immigrati sparsi presenti (che sono stati con noi e apprezzavano i brevi comizi), fin da subito. Poi per due volte hanno invitato inutilmente ad andare dopo l’Anpi dove vi erano le altre forze politiche e sindacati, in quanto "la manifestazione unitaria era frutto di un percorso". Spiegati i nostri motivi siamo rimasti lì, facendo brevi spikeraggi visto il continuo sound sistem.
Diffusi volantini agli stranieri e nei pochi incroci di passaggio. 
Anche il percorso, che pur essendo in centro, ha toccato vie poco frequentate, il percorso non ha toccato il quartiere popolare del Carmine e probabilmente è stato modificato dopo diniego questura…..

Diciamo, quindi, che si è trattato di una manifestazione di democratici: chiediamo che il governo imponga l’immediata chiusura di Forza nuova.


10 febbraio da Macerata ad altre piazze un avanzamento nello sviluppo dell'antifascismo militante e di massa