mercoledì 31 luglio 2013

No Muos: anche a Caltagirone si occupa il Comune


caltagirone55Dopo quello di Niscemi, anche il comune di Caltagirone da ieri sera è stato occupato a tempo indeterminato. La dinamica si riproduce così anche nella città non molto distante da  Niscemi, con quelle stesse modalità che hanno interrotto e obbligato il consiglio comunale a sottoscrivere formalmente un documento - da approvare pubblicamente nei prossimi giorni - in cui l’amministrazione si impegna a fare tutto ciò che è in suo potere per vincolare il via libera ai lavori concesso dalla Regione.
Ovviamente, ciò che riuscirà a fare il comune poco conta perchè a poco servirà; interessante è invece come la lotta no muos si allarghi oltre i confini niscemesi. La decisione di Crocetta che ha ritirato le revoche dei lavori meno di una settimana fa, sembra infatti aver dato una spinta alla necessità della lotta dal basso, da Niscemi, dove l'aula consiliare del comune continua ad essere occupata dalla sera di Mercoledì 24 Luglio, a Caltagirone, e che speriamo possa esprimersi in maniera determinata al campeggio che si terrà dal 5 all’11 Agosto e alla manifestazione del 9, giornata in cui il movimento preannuncia che invaderà la riserva della Sughereta.
Altro dato rilevante, e che esula dal singolo caso no muos, è che l’iniziativa di Caltagirone (dei comitati No muos Ondevitare e Mamme no muos) non è isolata in Sicilia. Anche contro la stazione di trasferimento rifiuti in previsione a Terrasini ( nella Sicilia occidentale), qualche settimana fa, abbiamo assistito allo svolgersi di un simile copione. Nulla di così sorprendente o rivoluzionario, se inserite in un contesto cittadino/comunitario e tutt’altro che intriso dalle contraddizioni e dalla difficoltà di riprodurre tali pratiche in uno metropolitano; ma un certo immaginario, che richiama alla mente l’assalto ai palazzi del potere, anche se si tratta di assediare istituzioni che di potere decisionale sui territori che amministrano ne hanno sempre meno (soprattutto se si tratta di piccole città), e anche se grande  è la mancanza spesso, di una proposta politica adeguata,  è però da non sottovalutare per una possibile tendenza facilmente riproducibile anche altrove, magari in contesti più massificati.

dal fronte rivoluzionario del brasile - le proteste contro la visita del papa

Mais imagens dos protestos durante a visita do Papa, mostrando imagens de faixas e bandeiras da Frente Revolucionária.

Saudações

sabato 27 luglio 2013

Donne solidali con la militante no tav MARTA irrompono alla Festa dell'Unità - striscioni contro il senatore Esposito

No Tav irrompono alla Festa dell'Unità striscioni contro il senatore Esposito 

 

 

 

 

 

 


 

Un gruppo di attiviste contro la realizzazione dell'alta velocità Torino-Lione ha inscenato una contestazione sotto il palco dove è ospite il segretario del Pd Epifani. La protesta scatenata da un tweet. Il senatore: "C'è una deriva anti Stato"

 

 Un gruppo di manifestanti No Tav ha scosso la Festa dell'Unità di Garbatella. Dopo aver esposto striscioni contro la realizzazione dell'alta velocità Torino-Lione, i manifestanti hanno infatti contestato il senatore del Partito Democratico Stefano Esposito, sotto il palco dove è ospite il segretario del Pd Guglielmo Epifani.
La protesta è partita quando la giornalista Bianca Berlinguer ha pronunciato il nome del parlamentare subalpino, nel mirino dei contestatori per un tweet nel quale accusava una manifestante No Tav, Marta Camposana, di aver mentito accusando la polizia di averla molestata.

Per tenere a bada i circa 50 manifestanti, in maggioranza donne, sono dovuti intervenire i carabinieri con i quali sono volati spintoni. La Berlinguer a quel punto ha invitato sul palco una delle ragazze che protestava per esporre al microfono le proprie ragioni: "Marta è stata molestata dalle forze dell'ordine - ha detto la giovane - e il vostro partito non dice nulla". Nel frattempo da un altro gruppo, composto da esponenti di Occupy Pd, è partito lo slogan: "Guglielmo facci votare", riferendosi al dibattito sulle regole congressuali del partito.

"Deriva anti Stato". "Confermo quanto ho già detto. C'è una deriva in cui la Tav non c'entra più nulla. C'è una deriva anti Stato". Così il senatore Esposito: "La signora Marta - ha proseguito - è indagata per azioni violente contro la polizia. Finalmente oggi la procura di Torino ha aperto fascicolo sulle presunte molestie. Immagino finirà come ho detto, che la signora Marta le molestie se le sia inventate". "C'è il problema - afferma il senatore, che non era presente alla festa dell'Unità a Roma e quindi non ha assistito alla protesta - di non consentire che servitori dello Stato che prendono le botte siano additati come molestatori con dichiarazioni false. Le forze dell'ordine devono essere tutelate e rispettate. Quando, invece, hanno sbagliato, come a Genova, sono state punite".


La protesta degli attivisti si è poi spostata sul Lungotevere, all'altezza di piazza Trilussa. Le forze dell'ordine sono intervenute per disperdere la manifestazione, chiuso un tratto di lungotevere tra Ponte Mazzini e ponte Garibaldi con i bus deviati.

martedì 23 luglio 2013

Palermo in solidarietà degli arrestati No Tav



Anche a Palermo come a Torino
PRESIDIO DI SOLIDARIETA' CON GLI ARRESTATI NOTAV
Ennio, Luke, Marcello, Piero, Matthias, Gabriele, Alberto liberi subito!
Si parte e si torna insieme!
LIBERITUTTI!!
BASTA ABUSI DELLE FORZE DELL'ORDINE!


MERCOLEDI 24 luglio ORE 18:30 PZA PRETORIA PALERMO

la guerra contro i NOTAV della Procura di Torino

Pm in trincea? Da tempo e con l’elmetto


padaE’ da tempo che attraverso la cronaca dei continui procedimenti a carico dei notav, denunciamo la situazione anomala che si sta verificando nella Procura di Torino.
Un maxi processo che si sta svolgendo nell’aula bunker del carcere delle Vallette, 52 imputati che rispondono al profilo criminale che piace alla “giustizia” (centri sociali, individualità, ex brigatisti, e anche solo residenti fuori dalla Val Susa), decine di denunce che da tempo piovono a ritmi di due a settimana, misure cautelari e fogli di via decisi direttamente in questura senza indagini o processi ma solo per segnalazioni degli uomini della digos.
Tutto questo condito con una campagna stampa che trova nei giornali torinesi il perfetto “copia, incolla e inventa” che fa si che magistratura-forze di polizia-stampa/propaganda marcino compatti contro il movimento notav. A questo c’è da aggiungere un piccolo uomo che fa il senatore e il politico di mestiere, che gioca sui social network e in senato.
La Procura di Torino presieduta dall’eroe antimafia Giancarlo Caselli ha formato un gruppo di magistrati che si occupano solo di notav, lavorando duro come non si è mai visto in nessun caso precedente se non quelli degli incubi di Caselli, cioè mafia e lotta armata.
Ecco il punto è proprio questo, quello di equiparare, attraverso le inchieste e le favole giornalistiche, i notav a dei mafiosi o dei brigatisti, per sminuire il consenso sociale che il movimento riscuote, e dotarsi di strumenti emergenziali per condurre quella battaglia che nei confronti della Valle, la politica ha perso da tempo.
Esagerazioni di ogni sorta: fuochi artificiali diventano missili terra-aria, pietre diventano macigni di 30 kg, una maglietta nera diventa una divisa da guerrigliero e via discorrendo. Tutto serve, tutto è utile per schiacciare i notav e man mano dare mano libera alle forze dell’ordine che bramano, come abbiamo visto, di avere qualche notav fra le mani per fargliela pagare un po’.
Sfidiamo chiunque a registrare un tale impegno a reprimere qualsiasi fenomeno nella società con tale astio, tale energia e tale organizzazione come avviene nei confronti dei notav.
Il movimento notav dal canto suo ha deciso da tempo di non fare solo cortei colorati a decine di kilometri dal cantiere, e percorre con protagonismo tutte le strade di questa battaglia, non lasciando intentato nulla, anche quando decide di fare la prima mossa, cioè tentare di danneggiare materialmente il cantiere, lo fa sempre e solo nel solco della lotta popolare, con azioni di resistenza e sabotaggio.
Però la strategia è chiara, portare al limite tutto per avere materiale per procedere ad arresti ma ancor prima alla criminalizzazione pubblica di un movimento che soppesa parole e azioni e decide, ancora oggi e sempre, in assemblee pubbliche la strategia da tenere.
Sfidiamo chiunque a spiegarci come dovremmo tentare di fermare il Tav veramente se non con la lotta, e quando diciamo veramente, diciamo per davvero, non come esercizio stilistico.
Il dato reale è che il potere difende se stesso, quest’opera non è più solo il bancomat dei partiti che abbiamo svelato più volte, è una questione di principio, una questione di potere se volete, e chi perde è sconfitto per sempre, e lo cricca che vive di privilegi e mangia su opere queste, non se lo può proprio permettere.
La presenza al cantiere dei due pm, Rinaudo e Padalino, toglie il velo definitivamente alla Procura di Torino, rendendola di fatto militante nella lotta contro i notav, militare diremmo dopo ieri sera. I due, titolari di decine e di inchieste contro i notav,(che nascono sempre da dossier costruiti dalla digos,) erano all’interno del cantiere per legittimare l’operato delle forze dell’ordine, donando loro l’impunità necessaria per alzare il tiro di questa battaglia. Il cambio di strategia di cui parlano alcuni fedeli giornalisti di via Grattoni, c’è da parte delle forze dell’ordine che legittimate nel proprio operato, ora vogliono togliersi i sassolini dalle scarpe, facendo arresti e come abbiamo visto, “ripassando” qualche notav, visto che fino ad oggi hanno sempre evitato il contatto fisico con le manifestazioni, sostituendo il manganello ai
lacrimogeni. Più comodi e meno rischiosi dal punto di vista del corpo a corpo che porterebbe alla mente nell’opinione pubblica, la figura del celerino di Genova. Noi però non ci stanchiamo di ricordare a quanti soprattutto nei media mainstream stavano dalla parte dei manifestanti Turchi a Gezi Park bersagliati dai lacrimogeni di Erdogan, che alcuni notav sono stati gravemente feriti dagli spari ad altezza uomo di poliziotti e cc, uno di noi ha perso un occhio, e un giovane ha rischiato seriamente di perderlo.
Parlavamo di impunità perché a fronte di prove schiaccianti come quelle presentate con l’Operazione Hunter, per la quale la procura ha chiesto l’archiviazione, la certezza di questo status donato alle forze di polizia ci viene dai primi arresti avvenuti in flagranza: la violenza delle forze dell’ordine si è manifestata come sempre, con violenze gratuite, umiliazioni e molestie sessuali.
I due magistrati, a nome della Procura e del Procuratore Capo, hanno indossato l’elmetto e sono scesi sul campo direttamente per proseguire la crociata contro un movimento che non si lascia intimidire, lo ha già dimostrato in passato, e non si lascia affascinare da ricostruzioni guerrigliere che vorrebbero i notav imboccare la strada delle fughe in avanti o del militarismo.
E’ il metodo che il movimento sta affinando, la battaglia, i suoi luoghi sempre più vasti (dai tribunali a internet) e la caparbietà nel superare gli ostacoli più insormontabili. Come?
Con l’audacia di sempre, con quello spirito che non ti fa lasciare indietro nessuno, con astuzia e imprevedibilità, con tutti i mezzi che la lotta popolare dispone per vincere questa battaglia, perché dalle mostre parti è chiaro, per vincere le tenteremo tutte.

Brasile - in lotta contro Papa e governo reazionario di DILMA

Ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia fuori dalla sede del governo statale di Rio de Janeiro, il Palazzo Guanabara, da dove Papa Francesco si era ritirato poco prima, al termine di una cerimonia presieduta da Dilma Rousseff. I disordini sono iniziati dopo il lancio di oggetti da parte di un gruppo di dimostranti in direzione delle forze dell'ordine, che hanno reagito con lacrimogeni.

Un agente è stato ricoverato con gravi ustioni dopo essere stato raggiunto da una molotov, precisano i media, sottolineando che negli scontri è inoltre stato colpito un fotografo.

I tafferugli sono scoppiati dopo che il Papa e le altre autorità avevano lasciato il palazzo, che è sede del Comune di Rio. (ap)


 

sabato 20 luglio 2013

giovedì 18 luglio 2013

Solidarietà agli arrestati per il 15 ottobre



MANIFESTOWEB18luglio






















Solidarietà alle/i 18 compagni/e sotto processo per la manifestazione del 15 ottobre 2011
Giovedi 18 Luglio seconda udienza: tutte e tutti a piazzale Clodio
ore 9.30 presidio di lotta di fronte e dentro il


Tribunale

moderno fascismo e stato di polizia - sentenza rappresaglia contro i ribelli del 15 ottobre 2011



Depositate le motivazioni della Suprema Corte sugli scontri di piazza avvenuti a Roma il 15 ottobre 2011. I giudici di Piazza Cavour hanno adottato una “linea dura” non riconoscendo nessuna attenuante ai protagonisti degli scontri.

In particolare, la Corte ha condiviso le conclusioni cui erano giunti i giudici d’appello il 13 novembre 2012, i quali avevano evidenziato che l’imputato in questione aveva fatto parte di un «nutrito gruppo di facinorosi, impegnati in una violenta aggressione nei confronti delle forze dell’ordine», e che era stato«individuato mentre, rimasto isolato, lanciava ancora un sasso all’indirizzo degli agenti».
La Suprema Corte ha poi ritenuto di escludere qualsiasi possibilità di concedere all’imputato l’attenuante dell’«avere agito per suggestione di una folla in tumulto» stante l’esistenza di fotografie che testimoniavano come il giovane avesse lanciato anche un tubo incendiario per danneggiare un blindato della Polizia.
Sempre con riguardo all’attenuante in questione – osservano i giudici – essa «è configurabile allorché ricorrano tre presupposti:
1) una moltitudine di persone addensate in un determinato luogo e agitate da passioni che determinino uno stato di eccitazione violenta collettiva;
2) la presenza, in mezzo alla folla, del soggetto agente che non abbia avuto, in precedenza, intenzione di commettere l’illecito;
3) un nesso di causalità psichica tra la suggestione emanata dalla folla e la condotta illecita»;
Solo in presenza di queste 3 condizioni potrà aversi la scriminante di cui all’art. 62, n.3 c.p.
Tuttavia, questi presupposti non sono ravvisabili nel caso in questione poiché l’imputato è stato «chiaramente notato dagli operanti mentre, insieme ad un nutrito gruppo di giovani, poneva in essere un vero e proprio attacco armato, mediante l’uso di picconi, spranghe, sassi e sanpietrini, nei confronti delle forze dell’ordine» e proseguì tale condotta anche quando «rimase isolato dagli altri componenti del gruppo».
In altre parole, l’imputato avrebbe tenuto una condotta che non costituisce affatto l’effetto della concomitanza di plurime e separate iniziative di singoli soggetti, bensì il prodotto di una azione concertata tra i violenti che avevano già deciso la strategia per gli attacchi alle forze dell’ordine.
...si contano dal 2001 ad oggi,  11 sentenze definitive per i reati di devastazione e saccheggio, compresa quella per i fatti di Genova 2001, a cui vanno aggiunte 7 persone condannate in primo grado a 6 anni di reclusione per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 a Roma, mentre per la stessa manifestazione altre 18 sono ora imputate ed è in corso il processo.

lunedì 15 luglio 2013

India - condanniamo e domandiamo l'immediato rilascio dei 9 arrestati attivisti dell'SFI!

Rafforzare il movimento studentesco militante, libero dalle mani della sinistra revisionista, è l'unica via contro lo stato indiano fascista !

9 attivisti SFI, tra cui due studenti JNU, Rahul e Neethish, sono stati arrestati dalla polizia di Delhi durante una manifestazione in corso davanti al Kerala Bhawan il 9 luglio contro la recente truffa "solare" e il coinvolgimento in essa del Governo presieduto dall'UDF . I manifestanti chiedevano le dimissioni del capo del congresso e CM del Kerala, Oomen Chandi i cui aiutanti e collaboratori a lui vicini sono direttamente coinvolti in una truffa economica circa false promesse di installazione di impianti solari. Fino a oggi 9 studenti attivisti sono dietro le sbarre, dopo essere stato inviato sotto custodia giudiziaria, in quanto la loro prima richiesta di rilascio su cauzione era stata respinta per ragioni pretestuose. Comprensibilmente, si tratta di un chiaro stratagemma da parte della polizia per garantire una custodia giudiziaria e prolungare il periodo di detenzione. Che si trattasse di brutale repressione contro manifestanti che denunciavano lo stupro di gruppo di Delhi, una carica indiscriminata sugli studenti e facoltà che erano lì contro l'ingresso all'università di Delhi al pluriomicida Modi, o che si trattasse della detenzione di massa degli studenti che protestavano contro l'omicidio giudiziario di Afzal Guru, la polizia di Delhi nel recente passato ha ripetutamente dimostrato la sua disponibilità nel servire i partiti politici e i loro leader.

La corruzione non è una novità e non un solo partito parlamentare può rivendicare l'innocenza dei loro coinvolgimenti in enormi truffe. I governi del centro e nel Kerala non fanno eccezione dopo essere stati catturati nella pletora delle truffe negli ultimi due anni. Questa nuova truffa "solare" e il diretto coinvolgimento dei loro propri dirigenti, li ha lasciati senza scelta, così da dover reprimere le proteste prima che fosse troppo tardi per le prossime elezioni politiche. Mentre la rabbia popolare contro tale sfacciato indebitamento di denaro è assolutamente genuina, il ciclo di corruzione non può essere fermato, mentre lo stato indiano continua a capitolare nel mercato capitalista cavalcato dalla crisi. E così, la repressione e lo stato di repressione rimangono le uniche risposte della servile classe dirigente indiana verso le proteste di massa contro le politiche antipopolari. Il messaggio è semplice: la democrazia è tollerata fino a quando gli interessi della classe dirigente sono ben protetti.

Pur condannando l'arresto degli attivisti SFI, Democratic Student Union  vorrebbe ricordare che un'organizzazione della pseudo-sinistra come SFI non può stare lontana dalle scritte sui muri e fingere innocenza. Pur protestando contro il governamento guidato dall'UDF del Kerala e piangendo a squarciagola contro la repressione del Congresso in una protesta democratica, devono cercare anche lo scheletro che c'è dentro il loro armadio. Impantanato in profondità nel pantano della corsa al topo parlamentare, della corruzione e del bottino del risorse, le stesse strategie fasciste sono state perseguite dal loro partito genitore LDF guidato dal Partito Comunista dell'India (Marxista) quando erano al potere nello stato. I loro sindacati in connivenza con BJP,gli attivisti sindacali capeggiati dal Congresso non possono stare lontani dai blocchi navali, dalle violenze sugli adivasi e dalit manifestanti in Chengara quando le masse oppresse e senza terra chiedevano terre e protestavano contro il nesso corrotto dei leader del CPI (M) e le imprese delle piantagioni aziendali. Erano tutti troppo felici, dato che avevano unito le mani tra il Congresso e il Bjp nell'attuazione del divieto di SIMI, nel perseguitare gli attivisti di PFI e di altre organizzazioni minoritarie in Kerala o mirando ai  contadini senza terra manifestanti a Singur, Nandigram o Lalgarh nel Bengala occidentale. SFI non può essere ignaro del fatto che il loro partito genitore supportò le Zone Economiche Speciali per la svendita delle risorse del paese, che realizzò AFPSA in Tripura e fedelmente servì questo sistema corrotto e anti-popolare in ogni passo, per la loro parte di torta nel corridoio per il potere della politica parlamentare. Il brutale pugno della macchina statale che li ha ormai schiacciati è in realtà quello che, insieme ad altri partiti, ha rafforzato nel corso degli anni.

DSU condanna fermamente l'incarcerazione dei 9 attivisti e le continue brutalità della polizia e il bersagliare il movimento degli studenti in tutto il paese. Chiediamo l'immediato rilascio degli attivisti studenteschi. DSU, tuttavia, ribadisce la sua convinzione che solo un movimento studentesco militante, libero dalle mani e dal doppio linguaggio dei partiti della sinistra revisionista, che sorge e combatte insieme alle masse rivoluzionarie di questo paese può sconfiggere lo stato sempre più fascista e le sue politiche anti-popolari.

Usa. Caso Trayvon: 'in questo Paese c'è giustizia solo per i bianchi'



Un'ondata di manifestazioni già dalla notte e dalle prime ore del mattino sta interessando tutto il Paese: da Sanford, dove sono avvenuti i tragici fatti, a New York, Washington, Tampa, Philadelphia, San Francisco. Per il momento si tratta di proteste pacifiche e non si registra alcun arresto. I manifestanti - non solo afroamericani - lanciano accuse di razzismo e lo slogan più diffuso è "in questo Paese c'è giustizia solo per i bianchi". 

Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a New York - come in moltissime altre città d'America - per chiedere giustizia per Trayvon Martin.

Per le strade della Grande Mela hanno gridato tutta la loro rabbia per l'assoluzione di George Zimmerman, urlando slogan come "No justice, no peace", oppure 'Who is guilty? All system is guilty (Chi è colpevole? Tutto il sistema è colpevole).


Un corteo pacifico è partito da Union Square per dirigersi verso Times Square: un corteo pieno di persone di tutte le età - molti i bambini - e multirazziale, composto non solo da afroamericani, ma da ispanici, asiatici, indiani. Arrivati nella piazza simbolo di Manhattan, i manifestanti l'hanno occupata sedendosi in terra e inscenando un sit in. Un cartello mostrava le immagini di un Trayvon bianco e di uno Zimmerman di colore. Sotto la scritta: 'Il verdetto sarebbe stato lo stesso?. Tutto intorno il traffico paralizzato, anche se molti degli automobilisti hanno solidarizzato con la protesta, unendosi agli slogan e suonando i clacson. Parecchi gli agenti di polizia dislocati lungo il percorso della manifestazione, ma loro presenza è stata discreta, nonostante la folla enorme che alla fine si è ritrovata radunata sotto le luci di Times Square.



Incidenti invece a Los Angeles, dove la manifestazione è degenerata in scontri con la polizia. Gli agenti hanno fatto uso di lacrimogeni e proiettili di gomma.

venerdì 5 luglio 2013

DALL'UNIVERSITA' DI PALERMO ALL'INDIA - SOSTENIAMO LA GUERRA POPOLARE

I giovani del circolo proletari comunisti di Palermo nel ciclo delle iniziative di sostegno alla guerra popolare in India hanno appeso uno striscione all'università, in solidarietà alle masse indiane, turche, brasiliane e tutti i popoli che si ribellano all'oppressione dei governi e all'imperialismo