venerdì 8 dicembre 2017

Il compagno Pierre è immortale! PCMaoisteFrance


Camarades,
Notre Camarade Pierre est mort. Samedi 2 décembre, suite à une manifestation, il a fait une terrible chute dans les escaliers du métro qui l’ont laissé entre la vie et la mort. Dimanche, l’équipe médicale a confirmé qu’il n’avait plus d’activité cérébrale. Il a donc été débranché de toutes les machines d’assistance et est décédé ce lundi matin, à l’âge de 81 ans.
Notre tristesse est grande et la perte du Camarade Pierre, en tant que membre de la direction de notre Parti, est immense. De par la dimension internationale de notre lutte, la disparition de notre Camarade est une perte pour le prolétariat international.
La vie du Camarade Pierre est une vie d’engagement révolutionnaire au service du peuple. C’est Mai 68 qui l’a amené à s’engager dans la lutte révolutionnaire. En tant que prolétaire, il se tourne rapidement vers la Gauche Prolétarienne. Son engagement révolutionnaire est conséquent, plein et entier. Qu’il s’agisse de rentrer dans une boîte où il faut déclencher une grève, accompagner les femmes qui veulent avorter à l’étranger, soutenir la lutte des foyers de travailleurs immigrés (qui aboutira à l’obtention d’une carte de séjour), être aux côtés des paysans bretons qui mènent la guerre du lait, ou tout simplement faire le tour du quartier le soir pour connaître les problèmes quotidiens des voisins et voisines, il est là, toujours là, inlassable, infatigable. C’est ainsi qu’il se forge en tant que militant révolutionnaire, militant communiste, militant maoïste. Au coeur des luttes du peuple, parmi les masses comme un poisson dans l’eau.
Au cours de toute sa vie, il continue de se forger dans le feu de la lutte de classe en lien étroit avec les masses et regroupe autour de lui, transmet son expérience, forme des jeunes Camarades, montre la voie de la pratique révolutionnaire avec son énergie caractéristique.
Notre Camarade Pierre laisse derrière lui un souvenir d’un Camarade de toutes les luttes, d’un Camarade inusable, d’un Camarade infatigable, qui n’a jamais quitté le camp des exploités et opprimés.
Dès que nos Camarades ont commencé à parler de sa disparition, nous avons reçu des dizaines et des dizaines de témoignages, de messages de soutien, de partage d’un grand sentiment de tristesse.
Oui Camarades, le camp révolutionnaire perd un Camarade inestimable. Mais grâce à ce qu’il a légué aux jeunes générations, nous avons gagné un espoir, une force, une détermination et un exemple de ce que signifie être un dirigeant communiste authentique, un dirigeant maoïste : ne jamais lâcher, toujours être du côté du peuple et de la classe ouvrière, être parmi les masses comme un poisson dans l’eau, toujours chercher à s’améliorer en sachant se remettre en cause quand il le faut, être ferme sur les principes, une vie au service de la révolution prolétarienne mondiale.

Notre Camarade Pierre vivra dans les luttes du prolétariat international, il est immortel !
Notre Camarade Pierre est un dirigeant maoïste qui restera dans l’histoire de notre classe !
Camarade Pierre, présent !
Vive la révolution prolétarienne mondiale !
Un hommage sera organisé très prochainement, nous donnerons les détails très rapidement.



giovedì 30 novembre 2017

Intervista a Fabio - G20 Amburgo - dopo l'uscita dal carcere



Il racconto di Fabio finalmente libero dopo oltre 4 mesi di detenzione
La camicia azzurra sgualcita perché in carcere di certo non si possono stirare i vestiti. I capelli sistemati alla bell’è meglio, già ricresciuti, per apparire bene, nonostante l’enorme stanchezza. E forse c’è pure qualche capello bianco. Un’esperienza così segna. Qualche chilo in meno perché in carcere mangiava quasi solo «patate scotte senza sale, riso, pane e carne semi commestibile».
Ma una cosa non è cambiata: Fabio Vettorel ha stampato in faccia il sorriso di sempre. Glielo si legge proprio in faccia che «è bello essere libero».
Come hai vissuto questa esperienza?
«È stato più facile per me stare dentro come prigioniero politico rispetto ad un criminale comune. Ma ho ricevuto molta solidarietà, anche perché si è capito che la mia era una situazione diversa dalle altre. Mi hanno scritto, in molti hanno cercato di aiutare i miei genitori, che sono stati fantastici. Ho saputo che a Feltre e Belluno sono state organizzate delle manifestazioni, anche per chiedere il mio rilascio, e iniziative benefit per pagare la difesa legale».

Perché ti hanno arrestato?
«Perché il G20 è fallito a seguito delle proteste, perché è stato superato mediaticamente dalle manifestazioni, perché la nostra presenza ha dato fastidio alla governance, al sindaco. Il ministro dell’economia è stato bloccato dalle proteste. Siamo stati più efficaci».
Perché hai deciso di manifestare?
«È qualcosa mi è venuto dal cuore, ho pensato che per una volta fosse giusto scendere in strada per dire che non siamo 20 persone che decidono le sorti del mondo attorno a un tavolo, siamo liberi e vogliamo decidere per le nostre vite. Le disuguaglianze nel mondo stanno aumentando, i cambiamenti climatici non vengono affrontati da chi comanda, i migranti muoiono nel Mediterraneo senza che la gente se ne preoccupi. Ci sono tanti problemi che mi hanno spinto a uscire di casa, prendermi ferie e venire qui».
Com’era la vita in carcere?
«Sono stato fortunato perché ci sono stato poco: 5 mesi non sono tanti, ci sono detenuti che ci stanno per anni e non serve pensare ai grandi che ci sono già passati, basta pensare ad altri ragazzi come me. Durante il giorno leggevo, scrivevo lettere, parlavo con gli altri detenuti con cui ho sempre avuto un bellissimo rapporto, anzi molti sono stati solidali e continuerò a scrivergli. Non è stato facile perché le guardie non si comportano tutte allo stesso modo e non sai quando uscirai. Ma ce l’ho fatta».
Cosa ricorderai con serenità?
«Per me è stata un’esperienza forte: ho imparato a essere gentile, a cercare di capire e ascoltare tutti. Stavo con persone come me, che però meriterebbero di più. In carcere si conoscono i più deboli, gli oppressi, gli emarginati, quelli con storie di vita inimmaginabili. Sono stato fortunato, ho avuto genitori bellissimi, una crescita bellissima, non mi è mai mancato niente, mentre tanti di loro non hanno avuto questa fortuna. Perché sono nati nella parte sbagliata del mondo, in un posto povero dove non hanno potuto studiare, dove anche se lavoravano non avevano i soldi per mangiare, che hanno sofferto la fame. Che mossi dalla speranza di trovare un avvenire migliore sono venuti in Europa ma non hanno trovato niente, dandosi ai furtarelli o al piccolo spaccio di droga. Questo è orribile».
Hai imparato il tedesco?
«Un po’, quasi tutti lo parlavano e pochi sapevano l’inglese, solo qualche ragazzo africano. Alcune guardie lo sapevano ma preferivano parlare in tedesco».
Cosa hai pensato quando non ti hanno fatto uscire dal carcere?
«Ci sono stati molti momenti brutti e sinceramente non pensavo nemmeno di poter uscire oggi (ieri, ndr): ero pronto a uscire a febbraio. Mi sono reso conto che c’era un motivo per cui ero lì, perché avevo messo in atto la mia resistenza e avrei dovuto resistere, anche se mi avessero fatto restare per più tempo».
Fabio trova un’Amburgo piena di luci e di persone solidali, le stesse che hanno aiutato la madre, che si è trasferita in Germania non senza difficoltà. «Sapere che ha sofferto per me è stata una delle cose più difficili da accettare, ma sono stato fortunato perché mi ha sempre dato una mano. È una roccia, sono fortunato ad avere una madre così».
Quando è uscito dal tribunale finalmente libero, Fabio, la mamma, gli avvocati e gli amici si sono ritrovati a pranzo. Il primo piatto ha il sapore della libertà, della cotoletta di maiale e delle patatine fritte. Tante, come piacciono a Fabio.
Una delle prime cose che la mamma nota di Fabio è il modo di camminare: «È strano, sembra più spaesato che contento!», con nella voce la preoccupazione degli effetti che può aver avuto il carcere sul figlio. Ma Fabio non sembra accorgersene e non smette di dirle «grazie» per avergli «salvato la vita». Continua a ripetersi «sono fuori di prigione», quasi per convincersene. Appena uscito dal tribunale aveva esclamato: «Andiamo a bere una birra da un litro?». Subito accontentato.
E ora la madre non smette di staccargli gli occhi di dosso. Lo chiama «stella», lo tocca e lo bacia, ancora incredula. Lo invita più volte a rilassarsi mentre lui nomina gli amici di Feltre (dal Cadore è arrivato Fiorenzo per abbracciarlo da parte di tutti) e gli solletica l’immaginazione dicendogli «avremo tempo di fare un sacco di cose!». Eh già, ce ne sarà almeno per altri 3 mesi. Nell’attesa di ordinare il pranzo, Fabio inizia a leggere sul telefono della mamma i commenti sotto ad alcuni articoli sul suo caso giudiziario, mentre lei lo intima di lasciar perdere: «Ti fanno male». Ma lui li scorre, e sorride.
Tra le prime cose che vuole assaporare Fabio è il gusto del caffè, perché in carcere non era buono. «Il curdo aveva comprato un pacco grande così per 20 euro», dice disegnando un mucchietto con le mani, «non posso certo dire che fosse buono». Nemmeno la mensa sembrava all’altezza, tanto che «ero arrivato a drogarmi di cucchiaini di zucchero». Questa mattina tornerà al carcere giovanile di Hahnofersand, stavolta senza scorta e senza manette ai polsi, per riprendere le ultime cose.
Jamila Baroni sta cercando un appartamento tutto per loro, perché ora condivide una stanza con un’altra italiana.
In serata anche la telefonata con Maria, la ragazza di Cesio arrestata con lui e poi liberata in attesa del suo processo. Una telefonata piena di risate. Piena di spensieratezza. Ci voleva.

Intervista di Francesca Valente dal Corriere delle Alpi

Celebrazione dell'Ottobre nelle Filippine

October Revolution celebrations! Philippines






mercoledì 1 novembre 2017

Dal messaggio del Partito Comunista dell'India (maoista) sulla Rivoluzione d'ottobre

La Rivoluzione d'Ottobre sconvolse il mondo

... Si avvicina anche l''anniversario della vittoria della grande rivoluzione socialista russa.
Essa abbattè il potere delle classi capitalista e feudale russa per mezzo dell'insurrezione armata e per la prima volta instaurò il nuovo Stato della classe operaia e delle masse lavoratrici, sotto la direzione dei compagni Lenin e Stalin.
Essa intraprese il compito della costruzione del socialismo e gettò le fondamenta di un sistema socialista, che aprisse la strada alla transizione al comunismo.
La rivoluzione bolscevica era guidata dalla giusta ideologia del proletariato, il marxismo, e da un patito rivoluzonario.
Essa adottò la strategia e tattica giuste e condusse una lotta senza tregua contro l'opportunismo di destra e di "sinistra" nel Partito e nel paese...

da: "Celebrare con entusiasmo e spirito rivoluzionari il 50°anniversario della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, della storica rivolta contadina armata di Naxalbari, il centenario della travolgente rivoluzioa socialista russa e il bicentenario del maestro del proletariato internazionale, Karl Marx", Appello del CC del PCI(maoista), 16 marzo 2016

La bandiera della Rivoluzione d'Ottobre è Immortale", Mao Tsetung - Dalla Dichiarazione 1° Maggio 2017 di partiti e organizzazioni MLM

Ricorre quest'anno il Centenario della Rivoluzione d'Ottobre. 
Imperialisti, reazionari, riformisti, e ogni tipo di opportunisti sono impegnati a cancellare, oscurare, denigrare e infangare questo evento, così come hanno già fatto lo scorso anno col 50° anniversario della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. 
Lo fanno perchè sanno bene che il grandioso messaggio che da questi eventi viene per i proletari e le masse è sempre più attuale.

Per liberarsi dell'imperialismo, del capitalismo, della guerra, dello sfruttamento e dell'oppressione dei popoli, bisogna fare la rivoluzione proletaria!
La classe operaia deve strappare il potere politico alle classi dominanti, deve istituire il suo potere, il suo Stato, la dittatura del proletariato, e costruire il socialismo; deve sviluppare e continuare la rivoluzione in ogni paese e nel mondo per liberarsi da tutte le catene dell'imperialismo e marciare verso il comunismo su scala mondiale.

Il sistema imperialista dimostra sempre più di essere quello che Lenin ha analizzato e descritto nella sua grande opera “Imperialismo fase suprema del capitalismo”; un sistema putrefatto e decadente. 
L'imperialismo e i suoi governi, in ogni latitudine, continuano ad attraversare una profonda crisi economica e finanziaria, politica e sociale, e scaricano questa crisi sui proletari e le masse popolari all'interno e verso le nazioni e i popoli oppressi all'esterno. 
L'imperialismo è guerra commerciale, è guerra di aggressione, guerra di rapina e di spartizione del mondo.
L'imperialismo è reazione e fascismo. L'imperialismo è l'ultimo stadio del capitalismo e mostra ogni giorno di più la sua barbarie e la necessità di abbatterlo. 

Per questo il messaggio di Lenin e della Rivoluzione d'ottobre è più vivo che mai!


Dalla dichiarazione del 1° maggio 2017 di Partiti e organizzazioni MLM

venerdì 13 ottobre 2017

Parte a Palermo l'autunno caldo degli studenti contro il modello di scuola al servizio dei padroni, trattenuti due studenti dalla polizia e poi rilasciati.

Oggi a Palermo c'è stato il corteo degli studenti medi e universitari, per il primo sciopero nazionale degli studenti. Ma in realtà gli studenti palermitani erano già scesi la settimana scorsa in piazza il 6 ottobre per dare il via all'autunno caldo già da subito. 


I cortei oggi a Palermo sono stati due. Uno è partito dal giardino inglese, e l'altro più combattivo da piazza verdi, in circa 500 insieme ai centri sociali. Dopo che la questura ha negato il corteo da piazza verdi agli studenti, hanno deciso giustamente di proseguire per un corteo improvvisato, mettendo in difficoltà la polizia che in maniera illegale filmava il tutto per reprimerli. Nel frattempo le camionette sfrecciavano ogni volta per raggiungere la testa del corteo.


Gli studenti proseguono verso il McDonald's di piazza Castelbuono, per occuparlo, uno volta che quello è un luogo simbolo dell'alternanza scuola-lavoro, poiché molti studenti vengono mandati li a fare l'alternanza e cioè a dare manodopera gratis ai padroni, poiché friggono patatine, e quindi si tratta solo di puro sfruttamento degli studenti non retribuito. 
Dopo che sono arrivati al McDonald's la digos con la celere si è gettata a proteggere le porte di un posto che è l'emblema del profitto dei padroni, e ha esercitato violenza e repressione contro gli studenti, sequestrandone due. Ad un compagno dei centri sociali, gli viene strappata la maglietta dalla polizia, nel tentativo di prenderlo. 





Gli studenti non demordono e scadiscono slogan contro la polizia e l'alternanza scuola-lavoro, richiedendo il rilascio immediato dei due studenti. Uno dei slogan più gridato è stato proprio: Chiediamo diritti, ci danno polizia è questa la loro democrazia! 
Dopo circa un'ora di slogan interminabili contro la polizia, i due studenti vengono rilasciati, e il corteo riparte per le strade di Palermo, per dire che gli studenti non hanno paura della repressione poliziesca. Infine il corteo finisce ritornando di nuovo nei pressi di piazza verdi.

Questo non è che l'inizio!
Per un movimento studentesco rivoluzionario!
Contro la scuola al servizio del capitale!

Ribellarsi è giusto!








lunedì 9 ottobre 2017

Hasta siempre Comandante! 50 anni ma è come fosse ieri! contro iconisti e troskisti


In un discorso del 1966 il ''Che'' afferma:
''Sono arrivato al comunismo grazie a papà Stalin, sono diventato marxista leggendo le opere di Stalin e nessuno può dirmi che non devo leggere le sue opere.

Il mio dovere come comunista marxista-leninista è smascherare la reazione occulta dietro il revisionismo, l'opportunismo e il trotzkismo e insegnare ai compagni che non devono accettare come validi i giudizi contro Stalin formulati da borghesi, socialdemocratici e anche pseudomarxisti lacchè della reazione il cui vero scopo è distruggere il movimento operaio dall'interno''.

In una occasione Lenin ebbe a dire che, dopo la morte di un dirigente rivoluzionario, le stesse classi dominanti che lo hanno perseguitato e che lo hanno assassinato, cercano in tutti i modi di svilire e di snaturare il contenuto del suo insegnamento.

Questo è ciò che è avvenuto con l'opera del ''Che'', opportunisti di ogni risma hanno cercato di deformare completamente il suo insegnamento.


da
Associazione Scintilla ONLUS

martedì 3 ottobre 2017

Torino - ridateci subito Andrea e Anthony!

- Appendino con la polizia - speriamo NO TAV e Askatasuna ci riflettano sulla questione dei grillini..

Grate, idranti, uomini schierati: questa è stata la risposta dei topi rinchiusi nella Reggia a più di 5000 persone che rappresentano i poveri, gli sfruttati, gli ultimi di questo paese!



giovedì 28 settembre 2017

A Torino, come prima a Giardini Naxos/Taormina e a Amburgo - NOI CI SIAMO SEMPRE!

IL G7 DI TORINO

Rispetto a Taormina questo Vertice è di basso profilo, riguarda tematiche molto interessanti per le lotte proletarie e sociali, ma la sua importanza è limitata. Nel contesto attuale anche sulle grandi questioni sociali è l'azione concreta dei governi che segna il tempo della mobilitazione. Per intenderci, oggi la prima linea di questo scontro è la nuova legge Macron che va oltre il jobs act e si collega, come ormai è chiaro, al modello tedesco – Legge Hartz – che ha ispirato tutti i piani sul lavoro in Europa.
Il paragone, quindi, non va fatto con Amburgo e Taormina, ma piuttosto con altri Vertici di basso profilo, come è stato quello dell'ambiente a Bologna.
Ciononostante, dato che si tiene in una città importante dove esiste un'area antagonista consistente, le iniziative a Torino sono importanti e hanno influenza sull'autunno.
Altra questione da rilevare.
Il piano Minniti in materia di ordine pubblico che vuole fare anche di Torino un passaggio dello Stato di polizia in atto in tutto il paese. Il piano Minniti gioca con una contraddizione, la Giunta Appennino, che da un lato è oggettivamente il terminale per il Vertice, dall'altro per la sua posizione nella contesa elettorale nazionale, non cavalca la tigre del governo e, quindi, è tiepida rispetto al piano statale-governativo di ordine pubblico, che vede nel PD il partito centrale di riferimento.
La nostra posizione è:
Valorizzare tutto quello che a Torino è stato messo in piedi in occasione del Vertice,
Dato il basso profilo politico comunque del Vertice non organizzeremo, anche per distanze, soldi e stato attuale della nostra attività, una presenza da tutte le realtà dove siamo presenti . Siamo presenti con una delegazione di lavoratori e compagni Bergamo/Milano e all'interno di essa, con una squadra di proletari comunisti che diffonda il nostro materiale.
Quindi, è ai lavoratori della logistica, delle fabbriche di Bergamo, ai lavoratori della scuola, della sanità di Milano che abbiamo diffuso materiale per invitare a partecipare con rappresentanze e parlarne e discuterne sui posti di lavoro
E' importante che si inviti i lavoratori che devono portare la lotta che stanno facendo o che è necessaria a Torino contro i veri responsabili delle politiche antioperaie e antipopolari, jobs act, precarietà, appalti della logistica, tagli occupazionali nei servizi, nella sanità, nella scuola, ecc.


Invitiamo quindi alla partecipazione alla manifestazione a Torino il 30 settembre , che parte alle 14 dalle Vallette per raggiungere Venaria, il luogo del Vertice.
Invitiamo a partecipare a Palermo e Taranto ore 18 alle manifestazioni gemelle in contemporanea con Torino


Proletari comunisti porta all'interno delle manifestazioni la parola d'ordine contro la repressione, lo Stato di polizia, l'imperialismo che affama i proletari e i popoli, per la libertà degli arrestati al G20, contro la repressione dei manifestanti al G7 e delle lotte proletarie in genere.


Taranto

Palermo




mercoledì 27 settembre 2017

Roma - contestazione a Minniti

di redazione Roma contropiano


Il ministro degli Interni è atteso alla Festa dell’Unità in corso all’ex Mattatoio di Roma. Sulla sua strada intorno alle 20.00 è iniziato un presidio di protesta organizzato da diversi reti sociali della città. “La sicurezza si fa con diritti e democrazia, non con confini e polizia” è scritto su uno degli striscioni. “Lo zelo nella pulizia sociale del centro sinistra è tale, che incontra anche il plauso della destra neofascista, che ringrazia Marco Minniti, “uomo della provvidenza” del Partito Democratico, che riscuote simpatie anche tra coloro che alzano scudi contro lo Ius Soli, ormai sparito dall’agenda politica. La strada tracciata dal ministro dell’Interno, per salvaguardare la “tenuta democratica” del paese, è segnata dalla chiusura dei confini e dall’uso indiscriminato della forza pubblica.
Diretta conseguenza di queste politiche, il vergognoso sgombero dei/lle rifugiati/e di piazza Indipendenza, a Roma” riporta il volantino che viene distribuito alle persone intorno al presidio.
Intorno alle 21.00 il presidio contro Minniti è diventato un corteo per le strade di Testaccio, mentre dentro l’area della Festa dell’Unità (nell’ex mattatoio di Testaccio) si palesano striscioni di contestazione al ministro.



Parte un corteo per le strade di Testaccio


La contestazione a Minniti si manifesta anche dentro l’area della Festa dell’Unità


26 settembre 2017

Proletari comunisti e liberazione dei compagni arrestati al G20 di Amburgo - info srpitalia@gmail.com


Iniziativa a Palermo, contro il G7 di Torino! Sabato 30 settembre ore 16.30 p.zza Politeama


martedì 19 settembre 2017

“Associazione a delinquere” per i militanti dei centri sociali di Palermo. La Procura prova ancora a criminalizzare le lotte sociali. Solidarietà e lotta!

Quella di “associazione a delinquere” è un’accusa infamante, tra l’altro già smontata in passato, che prova a svilire, indebolire e paralizzare la ferma opposizione di chi in questa città ha deciso di continuare a lottare e non subire passivamente tutte le politiche socialmente nefaste della borghesia.
In questo senso, la procura di Palermo, invece di occuparsi della delinquenza e del menefreghismo delle istituzioni locali quotidiane, insomma della vera delinquenza, quella dello Stato-Mafia, si occupa di chi si ribella al degrado generalizzato, alla disoccupazione, alla malasanità, ai servizi inesistenti… insomma un potere che distrugge persone e cose, e che non è in grado di dare risposte alle necessità sociali della stragrande maggioranza delle masse.
A questi giudici benpensanti di Palermo, noncuranti della figuraccia che hanno già fatto, sembra che tutto questo vada bene, e nel solco del moderno fascismo che avanza, considerano pericoloso ogni tentativo di opposizione seria.
Esprimiamo solidarietà a tutti i militanti colpiti dalla repressione che non si ferma mai! e contro la quale è necessario organizzarsi e lottare attivamente!
***
Occupazioni di aeroporto, stazione e Teatro Massimo: processo per 33 ragazzi del collettivo Anomalia
di Simona Licandro— 13 Settembre 2017

PALERMO. Dovranno presentarsi davanti alla quarta sezione del Tribunale di Palermo il prossimo 20 
dicembre i 33 ragazzi che gravitano attorno al centro sociale Anomalia-Ex Karcere e che, secondo l'accusa, tra il 2010 e il 2012, scatenarono la guerriglia urbana in città durante alcune manifestazioni non autorizzate.
L’accusa per loro – che occuparono il teatro Massimo, l’aeroporto, la stazione – è di associazione a delinquere finalizzata all’occupazione. Un reato sul quale ci sono alcune perplessità sollevate anche, dal punto di vista cautelare, dal Riesame e dalla corte di Cassazione che hanno tolto l’obbligo di firma inizialmente inflitto a 16 persone. Il gup Wilma Mazzara ha deciso per il rinvio a giudizio dei giovani che adesso dovranno difendersi davanti al collegio del Tribunale.
Dopo le misure cautelari gli attivisti del centro sociale rivendicarono il loro diritto a manifestare e lottare per "la realizzazione di un'alternativa allo stato reale votato all'impoverimento della maggioranza della popolazione". Di avviso opposto i pm Calogero Ferrara ed Emanuele Ravaglioli, secondo cui ci si trova di fronte a manifestazioni di violenza nel corso delle quali rimasero feriti alcuni agenti di polizia. Ecco perché la Procura aveva chiesto la misura cautelare.
Il Riesame, però, parlò di "estemporanei episodi di violenza che soltanto in alcune occasioni sono apparsi pre organizzati da un manipolo di individui ma comunque trattasi di episodi avvenuti in tempi assai diradati e poco significativi di una regia comune e poco significativi di un vero e proprio programma criminale e di un gruppo permanente che lega più individui".
Poi arrivò anche la decisione della Cassazione, che confermò il Riesame.
"L'impianto accusatorio, reiterato dai pm procedenti – disse l’avvocato Giorgio Bisagna - è stato sconfessato, non solo da ben tre collegi del Tribunale della Libertà di Palermo, che hanno annullato la misura cautelare, per carenza di prova in ordine al reato di cui all'art.416 c.p. (l'associazione a delinquere, ndr), ma soprattutto dalla Suprema Corte di Cassazione, Sezione VI, che con ben diciassette ordinanze, non si è limitata a confermare l'annullamento sancito dal Tribunale di Palermo, ma ha dichiarato la totale inammissibilità dei ricorsi presentati dalla Procura della Repubblica di Palermo. Prendiamo atto, che la Procura intende comunque procedere su tale strada".

martedì 5 settembre 2017

Presidio a Palermo per la libertà di Emiliano, Alessandro e Orazio che si trovano ancora detenuti nelle carceri tedesche dopo il G20 di Amburgo.

Ieri a Palermo si è tenuto un presidio per gli arrestati di Amburgo che attualmente dopo il G20 si trovano ancora in carcere. Il presidio organizzato dai centri sociali palermitani era in concomitanza con quello di Amburgo. Al presidio hanno partecipato i militanti di Rifondazione comunista di Partinico, di cui fa parte il compagno Emiliano attualmente nelle carceri tedesche, alcuni sindacati di base, anarchici, noi di proletari comunisti.



Abbiamo partecipato portando la solidarietà e il sostegno per i compagni che attualmente si trovano in carcere con due volantini, uno con la posizione del Pcm Italia sul G20, l’altro con la mozione dei lavoratori e precari di Palermo in lotta che fanno riferimento al circolo politico di proletari comunisti. Ma prima dell'inizio abbiamo avuto modo di parlare direttamente con i compagni di Partinico per avere notizie per quanto riguarda il compagno Emiliano e gli altri. 
Ci è stato riferito che nonostante la tenuta degli arrestati sul piano della resistenza per la detenzione, essi sono però abbastanza preoccupati per la situazione dei giudici che hanno un atteggiamento alquanto ostile e punterebbero a dare condanne severe, nonostante non ci siano prove sostanziali a carico dei compagni, ci hanno informato che ogni giorno hanno solo 3 ore d'aria e poi il resto del tempo lo passano dentro la cella. Hanno letto del nostro messaggio e dell’assemblea che si è fatta a Palermo con i lavoratori e precari di controinformazione su quello che è un vero e proprio sistema repressivo contro il movimento che in quei giorni ha reso davvero difficile la vita dei 20 più potenti del mondo, concretizzando la parola d’ordine “Benvenuti all’inferno”, di come la polizia si è vendicata con odiose rappresaglie di vera e propria caccia allo straniero, polizia che ha visto il proprio servizio "d'ordine" andare in frantumi mentre i ribelli rompevano la vetrina dell'imperialismo.


Il presidio è quindi iniziato scandendo le parole: Emiliano, Alessandro, Orazio liberi! Tutti liberi! I compagni dei centri sociali hanno denunciato le condizioni di repressione nelle carceri, e poi anche il fascismo poliziesco che in Italia viene attuato dal ministro Minniti, che vuole reprimere le libertà dei cittadini con il daspo cittadino, ma anche con i fogli di via, vedi quelli emanati a diversi compagni dopo il G7 di Taormina. Parlando con i compagni abbiamo informato che anche un nostro compagno operaio di Bergamo ha ricevuto il foglio di via post G7 e ribadito la necessità di denunciare attivamente questi atti repressivi del governo.
E’ intervenuta una nostra compagna che ha letto il volantino portato in piazza.





















Poi c'è stato anche l'intervento dei compagni di Partinico che hanno gridato a gran voce, libertà per Emiliano! Tutti liberi! Nel loro intervento è stato appunto denunciato lo stato di polizia che era presente ad Amburgo e che la manovra di arrestare i manifestanti a caso è stata come una vendetta dopo che il g20 ha fallito.

Altri slogan: Fuori i compagni dalle galere, dentro la digos e le camicie nere!
Vogliamo diritti, ci danno polizia. Questa è la loro democrazia!
Alla fine il presidio si è concluso con l'accensione di qualche fumogeno gridando con forza ancora con forza Emiliano, Orazio, Alessandro liberi! Tutti liberi!


Leggi posizione PCm italia: pc 20 luglio - LEZIONI DA AMBURGO LA ROSSA


Leggi mozione dei lavoratori da Palermo: pc 6 agosto - TUTTI LIBERI GLI ARRESTATI DI AMBURGO! Mozione dei lavoratori e precari da PALERMO



martedì 22 agosto 2017

Libertà per i compagni in carcere per il G20 di Amburgo - lettera dal carcere di un compagno francese

NoG20 Hamburg:


Riportiamo questa corrispondenza da uno dei circa 30 internazionali ancora in carcere senza processo per i fatti del G20 di inizio luglio. Gli italiani in stato di reclusione sono ancora cinque.


AMBURGO ESTATE 2017: CI SONO, CI RESTO!
Lettera di un detenuto del G20 del giorno 14.08.2017,
dal carcere di Billwerder ad Amburgo.
È passato quasi un mese e mezzo da quando sono stato arrestato durante il dodicesimo vertice del G20, ad Amburgo, in una città assediata e presa in ostaggio dalle forze dell'ordine, ma che ha anche visto nascere per l'occasione una contestazione locale e popolare molto importante.
Decine di migliaia di persone, se non di più, affluendo da tutta l'Europa, se non da più lontano, si sono incontrate, organizzate e si sono trovate insieme a discutere, sfilare per più giorni in un grande slancio di solidarietà e coscienti di poter subire in ogni momento la violenza e la repressione della polizia. Per l'occasione è stato costruito, addirittura, un immenso tribunale di polizia, in un prefabbricato, allo scopo di sanzionare nel più breve tempo possibile ogni tipo di contestazione contro questo vertice internazionale.
Il mio arresto, come quello di molti/e compagni/e, si basa solo sulla sacrosanta parola della polizia, quella di una brigata addestrata per infiltrarsi, osservare e pedinare "le sue prede" (quarantacinque minuti nel mio caso, per un supposto lancio di oggetti), finché una volta isolate, trovano la possibilità di arrestarle mandando colleghi che intervengono velocemente, violentemente, senza lasciare nessuna scappatoia.
Eccomi quindi rinchiuso in questo luogo primordiale per il buon funzionamento di un ordine sociale globale, utilizzato come strumento di controllo e di gestione della miseria, essenziale per il mantenimento della loro "pace sociale". Il carcere agisce come spada di Damocle al di sopra di ogni individuo cosicché sia pietrificato davanti all'idea di trasgredire le regole e al diktat di un ordine stabilito "metro, lavoro, consuma, dormi", al quale nessun dominato dovrebbe sfuggire per così essere alienato dalla propria vita, sempre in orario, senza mai battere ciglio. Così anche durante il secondo turno delle presidenziali, nel corso delle quali si aspettavano da noi che stessimo "En Marche" oppure che morissimo, preferibilmente in maniera lenta e silenziosa.
Il diritto non avendo vocazione ad assicurare il bene generale e nemmeno a essere neutro è l'espressione di una dominazione sempre più aggressiva, istituita dai potenti per garantire loro proprietà e sicurezza e quindi paralizzare, sanzionare, emarginare chi non vede le cose allo stesso modo o chi non si piega.
Al di là dei casi di militanti/e detenuti/e, in genere abbastanza sostenuti/e e messi/e in primo piano in queste situazioni, perdurano anche e sopratutto i casi di uomini e donne abbandonati/e alla brutalità e alla crudeltà della reclusione carceraria.
Qui il lavoro è retribuito un euro all'ora, di cui la metà è percepibile solo una volta liberati/e. Nella mia sezione i detenuti in detenzione provvisoria o per pene brevi (dai sei mesi ai quattro anni) sono principalmente rinchiusi per un motivo solo: la loro condizione e origine sociale. A parte il personale, pochissimi provengono dal paese ospite, tutti sono stranieri, rifugiati e/o precari, poveri, indeboliti dalla vita. Il loro crimine: non sottomettersi alle "loro" regole del gioco, nella maggioranza dei casi rivolgendosi alla vendita di stupefacenti o commettendo scippi, truffe, in solitaria o in gruppi organizzati a diversi livelli.
La reclusione è un pilastro primordiale di questo sistema e non si può criticarla senza attaccare la società che la produce. Il carcere, non funzionando in autarchia, è il tassello perfetto di una società basata sullo sfruttamento, la dominazione e la divisione sotto svariate forme.
"Il lavoro e la prigione sono due pilastri essenziali del controllo sociale, il lavoro essendo la migliore delle polizie e il reinserimento, un ricatto permanente."
Un pensiero per i compagni/e italiani/e colpiti/e da un'ennesima ondata repressiva, in particolare agli imputati nell'indagine sull'"ordigno esplosivo" innescato davanti a una libreria legata a Casapound. L'estrema destra così utile e complementare agli Stati che si nutrono delle sue aspirazioni, dei suoi deliri securitari e dell'incessante stigma dello "straniero" deve essere affrontata con una risposta organizzata, popolare e offensiva.
Un pensiero anche ai compagni che a settembre affronteranno il processo relativo all’episodio avvenuto il diciotto maggio dello scorso anno in cui una macchina degli sbirri è stata bruciata, a Parigi, durante il movimento sociale contro la "loi travail". Molte persone sono passate dal carcere e tuttora due sono ancora dentro. Forza a loro!
Ringraziamenti ai compagni di qui che a volte organizzano presidi davanti al nostro carcere, iniziative molto apprezzate, che spezzano la routine e lo stato di letargia al quale siamo costretti. Ringraziamenti anche a tutti/e quelli/e che, da vicino o da lontano, ci sostengono.
Per i Bro’, 161, MFC, OVBT, jeunes sauvages, quelli che BLF e altri/e amic(he)i...
Compagni, forza !
Liberiamo i/le detenuti/e del G20 e tutti/e gli/le altri/e!
Non siamo soli!
Un detenuto tra tanti altri,

Carcere di Billwerder, Amburgo.
14.08.2017

giovedì 17 agosto 2017

LA REPRESSONE DI QUESTO STATO NON FERMERA' LA GIUSTA RIBELLIONE CONTRO LA VETRINA DELL'IMPERIALISMO - FOGLI DI VIA POST G7 DI TAORMINA



Sono in arrivo i primi fogli di via dal Comune di Taormina e da quello di Giardini Naxos a seguito della manifestazione contro il G7 tenutasi proprio a Taormina il 27 Maggio.
Sono compagni e compagne di Palermo i primi a ricevere le notifiche che vietano agli interessati di recarsi, per i prossimi due anni, nelle località che hanno ospitato il vertice dei sette capi di Stato e di Governo più influenti al mondo.

venerdì 11 agosto 2017

MARIA E' LIBERA! ORA LIBERI ANCHE TUTTI GLI ALTRI ARRESTATI AL G20 DI AMBURGO!

G20 Hamburg: Maria è libera

È di poco fa la notizia ufficiale della liberazione di Maria Rocco, detenuta da un mese nel carcere di Billwerder ed arrestata nel corso delle mobilitazioni contro il G20 tenutosi ad Amburgo.


Nell’unirci alla sua gioia, a quella dei suoi compagn* e dei suoi familiari, continuiamo a chiedere con forza la liberazione degli altri 5 italiani e delle altre persone ancora detenute!

giovedì 10 agosto 2017

Verso il G7 di Torino, venendo da Taormina, passando per Amburgo


Anche in Russia iniziative per la libertà dei compagni arrestati al G20 di Amburgo



. À Moscou, une manifestation sauvage a eu lieu devant le Centre allemand des visas. Des rassemblements ont également eu lieu à Moscou devant l’ambassade l’ambassade allemande et à Kaliningrad devant le consulat allemand. Des tags ont été peints à Moscou, Saint-Pétersbourg, Naberezhny Chelny, Chelyabinsk et Irkoutsk. D’autres initiatives solidaires ont eu lieu à Moscou,

Devant le Centre allemand des visas à M

martedì 1 agosto 2017

G20 Amburgo - 《Il sistema rinchiude i nostri corpi, non i nostri cuori》. La lettera di Federico ai detenuti di Amburgo

Osservatorio sulla repressione


Due anni fa, Federico Annibale è stato trattenuto due mesi e mezzo nel carcere di Francoforte, dopo le proteste contro la Bce. Oggi scrive a Alessandro, Emiliano, Orazio, Maria, Fabio e Riccardo detenuti ad Amburgo.
Cari Compagn*, cari Alessandro, Emiliano, Orazio, Maria, Fabio e Riccardo vi scrivo perché so benissimo quello che state provando.
La bruttezza della faccia del secondino che ti chiude la porta in faccia, l’insipidezza di quello che lì in carcere chiamano cibo, la freddezza delle luci dei corridoi, bianche, tristi, una merda, i passi che rimbombano sui muri quando si viene scortati dalle guardie, le lunghe attese chiusi in tristi stanzini, in attesa di essere interrogati, perquisiti, brutalizzati nell’anima.
Lo so bene perché il carcere di Francoforte, più di due anni fa, mi ha trattenuto per due mesi e mezzo dentro le sue anguste e grigie mura.

Come voi, una chiamata europea aveva spinto le nostre anime battagliere a tornare sulle strade, a ribadire ancora una volta, come se ce ne fosse ancora bisogno, che qualcosa nell’ingranaggio del capitalismo, specialmente nella sua forma più recente, più diabolica, il neoliberismo globalizzato, sta andando dannatamente storta; che pochi gozzovigliano, ingrassando ventri farciti d’ingiustizia e tanti smagriscono tagliuzzati dalla forbice sociale.

Non so bene quello che avete fatto, non se avete partecipato alla sommossa, se siete innocenti, colpevoli, vittime d’ingiustizia. Onestamente m’interessa poco, perché lo Stato che vi ha messo dentro, per molti di noi, non ha alcuna autorità nel tenervi dentro. Si è appropriato della parola giustizia, l’ha acquistata semplicemente con le armi ed il denaro ed oggi forte di questa ingiustizia, vi giudica.
Si preferisce mettere in prigione, piuttosto che ascoltare voci di protesta che da troppo tempo silevano e non s’ascoltano.

Ma voi la vedete la giustizia lì, in quella merda squadrata che è il carcere? Avete l’impressione che l’autorità che ha deciso di mettervi dentro detenga il sacro senso di giustizia per farlo?

Io ricordo quel rumeno che avevano messo dentro per aver rubato una bicicletta, e poi rilasciato un mese e mezzo dopo perché in effetti era il legittimo proprietario della bicicletta.
Ricordo Fatuk, quel marocchino che era dentro per furto, e che continuava a dirmi “Fratello, ma io sono qui dentro perché non ho mai potuto studiare, e perché quel giorno non potevo far altro che rubare”!
Ricordo Angelo, che era dentro perché gli avevano offerto soldi facili, la camorra; gli avevano offerto un lavoretto semplice, doveva solo andare a “ritirare” una macchina a noleggio in Germania, e poi portarla in Italia. Lui lo aveva fatto: “Perché dovevo pagare la piggione Frate, erano 2 mesi che non trovavo lavoro, che dovevo fare?”, ma poi le cose per i poveri cristi vanno sempre storte: il piccolo pesce viene messo dentro, e lo squalo se ne scappa tranquillo.
Ricordo Alexis che era dentro perché era gay, e non è facile essere omosessuale nel nostro mondo, non è facile stare in silenzio di fronte a chi t’insulta per la tua scelta sessuale, e lui aveva picchiato un tizio alla stazione che lo aveva insultato, e così era finito dentro, aveva perso il lavoro, ed aveva provato il suicidio.
Quando io parlavo con tutti loro, non riuscivo a capire cosa fosse la giustizia, come poter credere nel senso di giustizia. Sentivo solo le tristi storie, vedevo le loro lacrime, intercettavo il loro sgomento, la ritmica ansia che li portava con la testa a correre verso il processo. Il dolore che ho condiviso con la gente dentro le carceri, è stato più forte di qualunque senso di giustizia.

Però cari fratelli e sorelle, la rivoluzione non è un pranzo di gala, giusto? Non potete aspettarvi che il sistema che combattiamo con tanto ardore non tenti con tutti i modi di arrestare, ammanettare, rinchiudere il nostro desiderio di ribellione, di costruzione di una società diversa. È sempre lì che ci segue come un cane, sente il nostro odore, e quando può, con qualunque mezzo, è pronto ad azzannare, l’infame. È la nostra sofferenza la sua soddisfazione, il suo ossigeno, è il nostro annichilimento la sua sbobba quotidiana, sono le nostre lacrime la sua acqua.

Non potete farlo vincere due volte. Ha rinchiuso i nostri corpi, ma non potrà, non dovrà, rinchiudere i nostri cuori; fateli vagare, uscire fuori, fateli insinuare fra quelle sbarre, fateli respirare all’aria aperte; perché prima o poi uscirete compagn* e riderete della loro oppressione, della loro malvagità. Perché se due anni fa era Francoforte, e prima ancora Genova, e prima ancora Seattle, la battaglia allora non si ferma, non s’arresta. Stanno provando con ogni mezzo “legale”, “procedurale” a bloccare il dissenso nelle strade; la paura fa diventare l’animale ancora più pericoloso, che reagisce maldestro, rabbioso, come quest’autorità che vi giudica.

È vero, il carcere è una merda, il posto della non-vita, dell’attesa che qualcuno scelga per te le carte del tuo destino.

Ma voi o siete forti o siete forti. Se sbattete la testa contro le mura del carcere, sarete voi a spaccarvi il cranio; prendete quello che state vivendo, fatelo entrare dentro di voi, guardatelo in faccia e ditegli chiaro e tondo: “Noi non molliamo un cazzo!”. E allora sarà lui che avrà paura. Prendete la merda che state vivendo, e come un termovalorizzatore che trasforma la spazzatura in energia, trasformatela in orgogliosa lotta alla sopravvivenza carceraria.

Fratelli e Sorelle dal carcere s’impara molto, si tocca l’ingiustizia, che non è più una parola sentita, origliata, letta, ma è veramente vissuta. E poi la gente lì con voi: ascoltateli, capite cosa sta andando storto nel mondo dai loro racconti, apprezzate il fatto di essere dentro con gli ultimi, vi servirà.
Leggete, scrivete, fate correre il cervello, fate uscire il cuore, rimanete forti, tenetevi in esercizio. Noi siamo qua, uscirete, riabbraccerete tutti e la vera giustizia trionferà solo nei vostri cuori.

E no, non avete perso; perché perdente è chi è costretto a mettervi in carcere per farvi stare zitti.

Federico

mercoledì 19 luglio 2017

Padova: violente cariche della polizia contro gli antifascisti più che legittimamente in protesta contro il raduno fascista e razzista di Forza Nuova

PADOVA - VIOLENTE CARICHE CONTRO GLI ANTIFASCISTI

Carica violenta della polizia contro il corteo antifascista che manifestava contro la presenza di Forza Nuova in città , mentre si dirigeva verso piazza Antenore, dove c'era il raduno di Forza Nuova contro lo IUS SOLI.
Nel corso degli scontri due compagni ed una compagna sono stati arrestati, il processo per direttissima si terrà domani 18 luglio alle ore 11, presso il Tribunale di Padova dove si terrà un presidio per l’immediata liberazione


PADOVA - (m.zi.) Centro blindato, cariche e feriti. La manifestazione di Forza Nuova contro la legge sullo ius soli ieri sera ha portato a diversi momenti di tensione, anche con degli scontri in piazza delle Erbe, per la contro manifestazione indetta dal centro sociale Pedro, da Adl Cobas, Razzismo Stop e Cobas Scuola. Una bomba carta esplosa dopo che la polizia e gli attivisti dei centri sociali sono entrati in contatto ha infatti portato al ferimento di un poliziotto e al fermo di tre manifestanti, con diversi contusi sempre tra i manifestanti.