venerdì 28 giugno 2013

Nessuna pace per l'imperialismo: riesplode la protesta in Cile

Chile, la marcha estudiantil torna ad infiammare Santiago





 
Una nuova marcha estudiantil, le manifestazioni studentesche che si susseguono da più di due anni in Cile per rivendicare un'educazione pubblica, gratuita e di qualità, è tornata a riempire le strade di Santiago nella giornata di ieri. Si è trattato della quarta marcha a livello nazionale dall'inizio dell'anno e l'adesione ai cortei è stata ovunque massiccia, soprattutto nella capitale dove in piazza si contavano più di 100.000 persone tra studenti delle scuole superiori e universitari.

La manifestazione, convocata dalle maggiori sigle delle associazioni studentesche, arriva a pochi giorni dalle votazioni per eleggere i candidati unici per gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra che concorreranno alle elezioni di novembre per la successione al governo di Pinera. L'imminenza delle votazioni ha portato moltissimi studenti a decidere di occupare da un paio di settimane una trentina di scuole di Santiago che da venerdì verranno adibite a seggi elettorali, a sottolineare la propria distanza e sfiducia verso l'intera classe politica attuale e preparando il terreno alla mobilitazione di ieri.


La giornata di lotta è partita alle prime ore del mattino proprio dalle scuole occupate e dalle facoltà cilene: tutt'attorno agli edifici scolastici e ai campus sono state erette barricate poi date alle fiamme che hanno completamente paralizzato la città in vista dell'inizio dello sciopero studentesco.

Oltre a ricevere il sostegno delle sigle di rappresentanza dei professori, la giornata di ieri ha visto come tratto inedito l'estendersi della protesta anche ad altre categorie di lavoratori, in particolare ai minatori e ai portuali che in mattinata hanno bloccato l'accesso ai principali giacimenti di Santiago in solidarietà con gli studenti per poi raggiungerli in piazza.

In occasione della manifestazione erano stati lanciati diversi concentramenti in diversi punti della città dai quali sono partiti tre cortei distinti che si sono riuniti in un'unica grande manifestazione lungo la Alameda, l'arteria principale di Santiago. Qui sono scoppiati scontri tra gruppi di manifestanti, gli encapuchados, eterogenea composizione giovanile che dall'inizio del movimento anima puntualmente le giornata di lotta e contro cui media e governo non mancano mai di scagliarsi per tentare di dividere la protesta studentesca in buoni e cattivi o in 'veri studenti' e giovani che a loro dire non avrebbero niente a che fare con le rivendicazioni sull'educazione. La rabbia della manifestazione si è indirizzata contro camionette, blindati e negozi e ha scatenato la reazione della polizia che ha attaccato il corteo con un uso massiccio di gas lacrimogeni e con il getto degli idranti.

La giornata si è poi conclusa in piazza Los Heroes; manifestazioni e scontri si sono tenuti anche a Valparaiso, Concepcion e Calama.

Al termine della marcha estudiantil non si è fatta attendere la minaccia di ritorsioni e di un'ulteriore stretta della repressione da parte del primo ministro Pinera, il quale ha annunciato di voler sottoporre al Congresso una nuova legge sull'ordine pubblico che permetta alla polizia di effettuare fermi e identificazioni preventive in occasione delle manifestazioni.

Pinera ha anche intimato agli studenti di abbandonare le occupazioni entro domani, il giorno di apertura delle votazioni, minacciando in caso contrario l'intervento militare nelle scuole: una richiesta che è stata ovviamente rifiutata in blocco dagli occupanti e già si preannunciano momenti di resistenza nelle varie scuole di Santiago.




domenica 16 giugno 2013

MESSAGGIO ALLA CONFERENZA DEGLI STUDENTI E GIOVANI RIVOLUZIONARI CANADESI

Cari compagni

È con grande gioia che salutiamo la vostra conferenza.
Una enorme distanza geografica ci separa. ma siamo molto vicini alla vostra lotta in senso teorico, politico e ideologico.
Il movimento studentesco in Quebec in generale e la sua sezione rivoluzionaria in particolare, è stato un esempio per tutto il mondo e ha travalicato i vostri confini nazionali e statali.
L’imperialismo mentre attraversa la sua crisi strutturale cerca di uscirne traendo ancora più vantaggio dallo sfruttamento dei mercati dei paesi oppressi e inasprendo lo scaricamento della crisi sul proletariato e le masse popolari in generale al proprio interno.
Così uno studente italiano leggendo il vostro appello ha davanti a se la descrizione di ciò che avviene all’istruzione italiana: tagli su tagli e tasse su tasse con l’obiettivo di rendere l’università sempre più classista a favore dei figli della borghesia. A questo si aggiunge la situazione dei giovani nel nostro paese con una disoccupazione giovanile arrivata a oltre il 30%.
I figli del proletariato  hanno un futuro incerto, con la prospettiva di disoccupazione e  miseria.
Qualsiasi governo della borghesia al potere attua le “riforme” che vanno sempre nella stessa direzione, non importa se essi siano di destra o di “sinistra”. Per questo innanzitutto gli studenti hanno il dovere di smascherare queste manovre utilizzanti il cretinismo parlamentare e dire forte e chiaro che l’unica soluzione è la rivoluzione!
Nel fare questo lavoro il primo ostacolo sono le organizzazione studentesche riformiste anche se alcune di esse si coprono di fraseologia simil-rivoluzionaria o radicale. Esse contestano le riforme reazionarie senza contestare il sistema sociale che le produce, a volte ne chiedono il ritiro o propongono auto-riforme” sempre all’interno di questo sistema capitalista.
I giovani studenti e rivoluzionari canadesi con questa seconda conferenza contribuiscono allo sviluppo del movimento rivoluzionario non solo in Canada, ma nei paesi imperialisti in generale.
 in Italia  in questo momento il movimento studentesco è in stand-by, lavoriamo per cambiare questa situazione. Come successo nel vostro paese, anche in Italia quando decine di migliaia di giovani sono scesi in piazza a Roma il 14 dicembre 2010 e il 15 ottobre 2011, la borghesia ha tremato per un attimo per l’enorme fiammata sprigionata dai giovani che hanno respinto sul campo l’apparato militare della repressione mettendolo in quelle giornate in grande difficoltà.
Se la prateria non si è incendiata è perché manca ancora una organizzazione rivoluzionaria sufficientemente forte ed estesa  tra i giovani
 Puntiamo e lavoriamo giorno dopo giorno con la convinzione che il futuro ci appartiene!
Per questo vi auguriamo un buon lavoro!

Viva la lotta rivoluzionaria degli studenti canadesi!

Viva la gioventù proletaria ribelle!

Abbasso i governi della borghesia!

Viva il marxismo-leninismo-maoismo!

Viva la rivoluzione proletaria mondiale!

ENGLISH VERSION

 Dear Comrades

We greet your conference with great joy.
A huge geographical distance separates us, but we are very close to your struggle in a theoretical, political and ideological sense.
The student movement in Quebec in general and its revolutionary section in particular, has been an example for the whole world and has gone beyond your national and state borders.
Imperialism as it passes through its structural crisis growing out of it by taking more advantage from the exploitation of oppressed country markets and tightening the unloading of the crisis over the proletariat and the masses in general inside imperialist countries.

So an Italian student reading your appeal has before him a description of what happens to italian education: cuts on cuts and taxes on taxes with the goal of making the university more and more classist for benefit the children of the bourgeoisie. Added to this is the situation of young people in our country with a youth unemployment reached over 30%.
The children of the proletariat have an uncertain future, with the prospect of unemployment and poverty.
Any ruling government of the bourgeoisie implements the "reforms" that go in the same direction, no matter whether they are rightwing or "leftwing."
For this, first of all the students have a duty to expose these maneuvers utilizing parliamentary cretinism and say loud and clear that the only solution is revolution!

In doing this work, the first obstacle are reformist student organizations even if some of them are covered with phraseology-like revolutionary or radical. They challenge the reactionary reforms without challenging the social system that produces them, sometimes ask its withdrawal or proposes “self-reform "always within this capitalist system.

The young students and revolutionary Canadians with this second conference contribute to the development of the revolutionary movement not only in Canada but in the imperialist countries in general.

 In Italy at this time the student movement is in stand-by, we are working to change this situation. How to succeed in your country, even in Italy when tens of thousands of young people took to the streets in Rome on 14 December 2010 and 15 October 2011, the bourgeoisie trembled for a moment the huge blaze emitted by young people who rejected on the field the military apparatus of repression by putting it in big trouble in those days.
If the prairie is not burned is because there isn’t still a revolutionary organization sufficiently strong and extensive among youth.
 We strive and work day after day with the belief that the future belongs to us!
For this we wish you a good work!

Long live the revolutionary struggle of Canadian students!

Long live the proletarian youth rebel!

Down with the governments of the bourgeoisie!

Long live Marxism-Leninism-Maoism!

Long live the proletarian revolution!

Red Block Italy

12/06/13



Lettera aperta del Partito comunista rivoluzionario ai partecipanti alla seconda conferenza della gioventù studentesca rivoluzionaria

Saluti a tutti i compagni e a tutte le compagne presenti!

Con l'occasione di questa seconda conferenza e in nome di tutti i sostenitori del Partito comunista rivoluzionario (PCR) in Canada, noi vogliamo salutare il lavoro compiuto nel corso dei mesi scorsi per la mobilitazione di nuove forze e gli sforzi per fare esistere in un campo studentesco un movimento di tipo nuovo, unificatore e rivoluzionario, che noi speriamo si moltiplichi da un punto all'altro del paese. Noi sappiamo che questi sforzi organizzativi non stanno che per cominciare. Ma è già immenso che ci poniamo il compito di affrontarlo!

È con questo spirito che all'occasione della tenuta di questa seconda conferenza della gioventù studentesca rivoluzionaria, i compagni del PCR vogliono sottomettere gli elementi di analisi seguenti – molto sommari! - all'attenzione dei partecipanti. Noi speriamo anche di arricchire la discussione nei diversi laboratori e unire i compagni intorno ad una comprensione comune del contesto politico nel quale la conferenza tiene i suoi lavori.

Una nuova lotta di classe è in marcia...

In Canada, come nella stragrande maggioranza dei paesi imperialisti, la borghesia e le sue istituzioni supposte “democratiche” sono in degenerazione. Il capitalismo vive una serie di crisi maggiori – che sono infatti una sola e stessa grande crisi. Non è una grande nuova crisi. Ogni giorno, vediamo i grandi capitali, oggi in Europa, domani negli Stati Uniti e qui in Canada, imporre le misure più drastiche – chiusura delle fabbriche e delocalizzazioni, rialzo drammatico dei costi dei servizi alla popolazione – con il risultato di un impoverimento generalizzato, del tasso di disoccupazione e un indebitamento ovunque in rialzo, ecc.
La democrazia parlamentare, con il suo circo elettorale e i suoi partiti intercambiabili, è arrivata alla fine delle sue possibilità e diventa ogni giorno più evidente che non serve che a proteggere il potere dei capitalisti e della borghesia contro gli interessi dell'immensa maggioranza della popolazione.
Davanti questo stato di cose, in Canada come ovunque, si è manifestata la resistenza, con diversi gradi, ma più spesso spontaneamente, adottando in un primo tempo delle nuove forme di lotta e opposizione, e fuori dei quadri tradizionali della lotta sindacale o elettorale. È scoppiata nelle strade di Tunisi e in piazza Tahrir in favore della primavera araba, senza alcuna preparazione e con sorpresa generale. Ha preso la forma dei movimenti “occupy”, in Spagna prima, prima di diffondersi e di esprimere l'indignazione di un numero crescente di emarginati nati dalla crisi mondiale. Più vicini a noi, si è visto esprimersi sempre più liberamente nelle strade di Toronto al G20 nel 2010, come al Primo Maggio – soprattutto a Montréal – dove le manifestazioni anticapitaliste e rivoluzionarie mobilitano ormai tante persone quanto le manifestazioni del movimento sindacale. E poco dopo la primavera scorsa, gli studenti e studentesse in Quebec hanno impiegato delle forme di lotta inedite e hanno sfidato la repressione e le leggi speciali per condurre una mobilitazione storica senza precedenti. Il tutto fuori dalle forme classiche di “negoziazioni” piuttosto burocratiche, alle quali sono stati abituati per almeno 20 anni...
alla luce di questa realtà – la crisi in crescita del capitalismo da una parte, l'apparizione di nuove forme di lotta dall'altra – si possono fare diverse constatazioni.

1.      davanti questo stato di crisi quasi permanente del capitalismo, le organizzazioni “legali e riconosciute” dalla borghesia (sindacati, associazioni studentesche, gruppi comunitari o popolari), e che parlano in nome dei proletari sono sempre meno capaci di ottenere nessun tipo di risultato, neanche in materia di rivendicazioni immediate “realiste”. Le forme di lotta che questi propongono sono insufficienti per opporsi come bisognerebbe al potere borghese.

2.      nuove forme di resistenza vedono dunque la loro nascita, per rispondere alle nuove realtà derivanti dal capitalismo mondiale. In ogni periodo storico, le masse sfruttate scoprono e inventano spontaneamente nuove forme di tattica di lotta. Non tutte sono uguali, qualcuna attraverserà in modo migliore i tempi rispetto ad altre.

3.      Allo stesso modo, queste nuove lotte di resistenza spontanee non possono da sole rovesciare il sistema borghese e sfidare il capitalismo. Certuni hanno sempre voluto credere  che il capitalismo sia destinato a crollare da solo e che la rivoluzione, o la grande trasformazione, sorga spontaneamente da una crisi sociale particolarmente acuta. Si è visto, le cose non succedono esattamente così. Quindi, non è il caso che tali crisi erano 'carenti' nel corso dei due anni precedenti. In effetti, diversi movimenti hanno minato il potere della borghesia, in particolare quei movimenti in Medio Oriente. Nella migliore delle ipotesi, tuttavia, il risultato è stato la sostituzione di un partito vecchio, corrotto e disonesto da un altro, conservando ogni volta il vecchio apparato statale, l'antico potere dei ricchi contro l'immensa maggioranza dei poveri. Su una scala diversa e in condizioni molto differenti (non dimentichiamo che era prima di tutto una lotta contro l'aumento tasse universitarie), lo sciopero degli studenti del Québec, soprannominato il "Maple Primavera" del 2012, per esempio, non potrebbe di per sé trasformare e sconfiggere la borghesia, non importa quanto esemplare sia la lotta. Nonostante il suo carattere esemplare, la lotta non era in grado di produrre risultati migliori rispetto alla sostituzione di un partito borghese con un altro.
E’ stato, tuttavia, esemplare: dalle sue nuove forme di lotta, alle sue azioni quotidiane implacabili che sconvolgono le "concordate" regole stabilite dalla tradizione sindacalista; esemplare nel suo carattere di massa e dei suoi nuovi esperimenti in democrazia, esemplare nella sua aperta sfida l'eccezionale / "leggi speciali." Abbiamo visto il rifiuto del movimento di piegarsi sotto i diktat del partito liberale allora in carica, che ha ulteriormente indebolito e screditato quel partito, e, allo stesso tempo, la stessa democrazia parlamentare e borghese. Infine, la lotta degli studenti è stata esemplare, perché ha dimostrato che i risultati, per quanto modesti, potrebbero essere strappati alla borghesia, qualcosa che non abbiamo visto per un tempo molto lungo.
Questa è stata una lotta educativa, perché per molti, la grandezza del movimento prefigura una vera e propria ondata di marea sociale a venire e, chissà, l'inizio di una rivoluzione, forse ... In definitiva, tuttavia, la controffensiva della borghesia, che ha preso la forma di indire un’ elezione, ha portato rapidamente una gran parte del movimento di abbandonare tutte le prospettive a parte quella di sconfiggere i liberali in queste elezioni, e di recuperare una grande sezione di studenti militanti nelle iniziative elettorali del Québec Solidaire (un altro partito politico borghese).
Le conquiste sociali strappate a causa di questa lotta sono state in parte rovinate da questo ritorno alle urne, e ripristinando così l'impiallacciatura "democratica" della democrazia parlamentare.
Questo rapido abbandono di altre forme di lotta per il beneficio della propaganda elettorale, si spiega con l'assenza o la debolezza e di attività rivoluzionaria dall'estrema sinistra (e includiamo noi stessi qui!) Tra gli studenti e nei quartieri proletari o, in ogni caso, l'impossibilità di sfruttare ed unificare le sue forze e le sue idee in un movimento forte e visibile. Essa ha anche rivelato, nonostante le ben chiare manifestazioni anti-borghesi (cioè le proteste di massa a sostegno degli studenti, cortei nel quartiere 'casseroles'), che la "capacità pratica e politica" del proletariato di agire sono molto deboli e che le sue proprie organizzazioni politiche rimangono quasi inesistenti.


4.      Le più "rivoluzionarie" delle condizioni possano essere soddisfatte, ma se le centinaia, migliaia, milioni di proletari, vittime di sfruttamento capitalistico, non  accumulano i mezzi politici e pratici da preparare per il cambiamento sistemico e per conquistare il potere, possiamo riposare sicuramente, come Lenin ha osservato, che la borghesia, con i suoi apparati, non cadrà mai a meno che non si rovesci. Questi mezzi politici e pratici sono in particolare il partito d'avanguardia e  forti organizzazioni di massa con un vero spirito proletario, radicalmente anti-borghesi in natura, e guidate dalla prospettiva di condurre la lotta generale contro il capitalismo. Negli ultimi due anni, abbiamo assistito a troppe occasioni mancate da parte delle forze rivoluzionarie di tutto il mondo, le forze che hanno trascurato di costruire tali organizzazioni. Nel forgiare questo non dobbiamo perdere più di queste opportunità.

Una nuova lotta di classe è in divenire, ma ha bisogno di nuove organizzazioni, nuovi movimenti.

Questo era il sentimento del 2 ° Congresso canadese rivoluzionario, organizzato dal PCR-PCR e tenutosi a Toronto nel mese di dicembre 2010. Abbiamo pubblicato un invito a tutti i militanti in tutto il paese per organizzare, per dibattere le idee maoiste che sono, a nostro avviso, le più appropriate a livello strategico per far progredire la lotta rivoluzionaria in Canada.
 Il nostro partito ritiene che sia nostra responsabilità di provocare e di avviare le capacità politiche e pratiche del proletariato. L'esistenza stessa del nostro partito è inscritta in questo obiettivo. Inoltre, l'iniziativa di far appello per una prima conferenza studentesca rivoluzionaria lo scorso dicembre 2012 ha risposto a quello stesso imperativo, molto simile al progetto di conferenze simili ancora che si terrà nel campo dei lavoratori e tra le donne proletarie. Sopra e al di là del partito, i movimenti che raccolgono masse (studenti, lavoratori, femministe proletari, ecc) devono esistere e devono sviluppare in tutte le aree le più grandi capacità di lottare, di confrontarsi con lo stato borghese e di educare e impegnarsi in battaglie politiche . Queste prospettive sono quelle che ci permettono di demarcare il lavoro dei movimenti rivoluzionari, soprattutto nell'ambiente studentesco. E 'più che mai necessario per il proletariato di agire come una singola classe e di formare un’opposizione organizzata contro la borghesia, non solo per resistere agli attacchi attuali, ma per preparare le prossime lotte, per collegare e unificare queste lotte, per fornire la mezzi politici per rovesciare il potere della borghesia e per costruire nuove forme di potere popolare.
L'opposizione di classe organizzata deve essere costruita in tutti gli ambienti proletari, siano essi immigrati, giovani, donne, le Prime Nazioni, Inuit e Metis, e tra gli ambienti studenteschi proletarizzati.

 La gioventù nel Settore studentesco deve riunire tutte le condizioni e accelerare il ritmo di creazione di vari movimenti rivoluzionari.

Dobbiamo superare la pratica riformista, al fine di sviluppare le organizzazioni e i movimenti che si piazzeranno risolutamente al di là del quadro imposto dalla borghesia.
Per superare queste forme tradizionali, i militanti che si definiscono anti-capitalisti e che vogliono rivoluzionare la società attuale hanno un compito ambizioso: creare e mettere a punto, in tutti gli ambienti (le donne, i lavoratori, i popoli nativi, studenti e giovani) nuove organizzazioni che rifiutano il quadro giuridico imposto dalla borghesia, e che inseriranno le loro lotte all'interno della lotta generale per rovesciare la borghesia e costruire un nuovo potere popolare. Alcune organizzazioni saranno certamente profondamente coinvolte nelle lotte immediate, che sono quelle che servono le masse più sfruttate. Tuttavia, allo stesso tempo, queste organizzazioni devono inventare prospettive a lungo termine, fornendo istruzioni su idee rivoluzionarie (idee Maoiste), partecipando alla lotta politica generale di strappare il proletariato dal dominio delle idee borghesi in tutti gli ambiti della loro vita
(dalla democrazia farsa, dalla mercificazione e privatizzazione dei bisogni più elementari, ecc), e contribuendo con nuove idee sulla democrazia e il potere delle persone ancora da stabilire.

Nella loro forma e nelle loro attività politiche, i differenti movimenti proletari e rivoluzionari che vogliamo iniziare si iscrivono in una tale prospettiva. Un movimento  è molto più di una semplice organizzazione di individui in un gruppo definito: è un'attività politica costante, una pratica di educazione e di azione tra le masse, con lo scopo di moltiplicare le forza e di allargarle senza sosta. È lo sviluppo di una pratica politica indipendente dalle associazioni ufficiali (sindacali, studentesche, comunitarie). È partecipando attivamente alle lotte che si guidano – quando sono giuste e non burocratiche -, che le/i militanti rivoluzionari si organizzano con i loro volantini, i loro materiali e le loro proposizioni/rivendicazioni. Essi cercano di introdurre attraverso queste rivendicazioni delle prospettive più generali e in legame col proletariato.

In ragione della disponibilità degli individui che vi circolano, della loro energia, della loro grande concentrazione e uno stesso luogo e della loro apertura alle nuove idee, i giovani nella comunità studentesca riuniscono tutte le condizioni per creare, da ora e rapidamente, tali movimenti rivoluzionari nel numero più alto di istituzioni scolastiche possibile. La realtà studentesca permette, infatti, la circolazione rapida delle idee rivoluzionarie e facilita la loro discussione. La mobilità dei giovani che vi si ritrovano e il loro passaggio transitorio in una istituzione scolastica esigono di fare di più... in poco tempo!

Gli studenti e studentesse, militanti rivoluzionari devono entrare in forme di lotta nuove, sostenerle e parteciparvi senza riserva. Ma a differenza delle associazioni sindacali studentesche tradizionali, questi militanti rivoluzionari devono sviluppare in seno alle masse studentesche le capacità politiche e pratiche al servizio della lotta politica generale contro la borghesia e le idee che essa diffonde; accumulare le forze rivoluzionari in un veritiero movimento (studentesco e rivoluzionario) che permetterà di superare il limitato quadro delle lotte immediate, per fare sì che queste lotte preparino la via a una più generale, contro il capitalismo e per il suo rovesciamento.

La domanda sarà dunque sempre questa. Nell'attività e le parole d'ordine di un tale movimento, come fare per far sì che questa o quella lotta sviluppi le capacità rivoluzionarie delle masse studentesche, piuttosto che la loro sottomissione alla borghesia? In una lotta, qualsiasi sia, quale appello farà in modo da rinforzare il nostro campo contro quello dei capitalisti dello Stato reazionario? Quali rivendicazioni permettono di unirci attorno agli elementi più sfruttati? Accettare la negoziazione con lo Stato e il suo apparato, o rifiutare la sua trappola? Restare disorganizzati davanti la repressione che va sempre più allargandosi o prepararsi meglio e fronteggiarla per le strade? La partecipazione alle elezioni, o il loro boicottaggio? Ecc.

E quale attività permette di fare avanzare le idee comuniste e della rivoluzione, piuttosto che quelle della borghesia dominante?

Quando si tratta di legare la teoria alla strategia e all'azione, la linea di massa nel campo studentesco significa, tra le altre cose, la necessità di legarsi con gli studenti proletari, laddove essi si ritrovano massicciamente.

L'università educa alle idee borghesi in primo luogo e sopra ogni cosa. I campi studenteschi universitari non sono dei campi proletari, lungi dall'esserlo. Infatti, la proporzione di studenti di origine proletaria diminuisce senza sosta fino a raggiungere il suo minimo nel campo universitario. E nonostante questo, molto spesso si ritrovano gli elementi più articolati. È li che si ritrovano molti alleati potenziali della rivoluzione.

Ma l'origine piccolo-borghese di una larga maggioranza di universitari fa sì che essi ne abbiano spesso gli attributi: una vera ignoranza del quotidiano dei proletari e delle persone povere; una tendenza a intellettualizzare e a sviluppare la teoria senza legarla a una pratica reale. La tendenza a privilegiare l'individualismo e le loro concezioni, a dispetto delle opinioni o punti di vista che ispireranno le masse.
Il lavoro d'inchiesta e l'attività in direzione delle scuole secondarie e delle scuole professionalizzanti sono indispensabili perché si possa apprendere circa la gioventù proletaria, la sua realtà, le sue difficoltà, i suoi bisogni e le sue aspirazioni. È in questo lavoro che nascono le rivendicazioni popolari e che si può verificarne la giustezza. Abbiamo dunque delle sfide mentre si spera di legare la teoria alla pratica. Fare esistere, in tutte le istituzioni scolari, dei punti di vista rivoluzionari che si iscriveranno in una pratica reale; farne dei luoghi di educazione alle idee comuniste, maoiste; dei luoghi di apprendimento alle nuove forme di lotta; dei luoghi per apprendere come “servire il popolo” e dove sviluppare una linea di massa a servizio dei più sfruttati; un luogo di attività e di unificazione politica intensa, di raggruppamento e di mobilitazione. Fondati su una pratica reale d'inchiesta e di messa al servizio delle masse,  tali movimenti in campo studentesco  non hanno alcuna ragione di burocratizzarsi.

La moltiplicazione di un lavoro studentesco rivoluzionario (volantini comuni, manifesti comuni, campagne comuni) in più istituzioni scolastiche possibili è un obiettivo cruciale. Piuttosto che consacrare troppo tempo alla costituzione di strutture in ognuna, bisogna cominciare con ciò che si ha, cioè l'unità intorno a dei principi comuni. Qualche volta, è una sola persona in un cégep o in una scuola secondaria che può attaccare manifesti, distribuire dei volantini, esprimersi in un'assemblea, organizzare dei piccoli incontri. I problemi strutturali nascono necessariamente e devono essere risolti, una volta che i movimenti si saranno sufficientemente sviluppati.

Osare lottare, osare vincere: ribellarsi è giusto!

Ogni volta che noi osiamo sollevarci e sfidare la borghesia e i suoi diktat, essa risponde con la polizia, la sua giustizia e tutto il suo arsenale repressivo. In Canada, le mobilitazioni intorno alla tenuta del G20 a Toronto hanno marcato una svolta decisiva nell'accentuazione della repressione poliziesca e del diritto di manifestare. Solo nel quadro del recente sciopero studentesco del Quebec, i corpi di polizia hanno proceduto a più di 3500 arresti e/o controlli dei documenti a scala provinciale, di cui più di 2000 a Montréal.

Più recentemente, il regolamento P6 a Montréal ha reso illegale tutte le manifestazioni di cui il tragitto non è stato prima presentato alla polizia... con  il risultato dell'arresto massiccio di centinaia di manifestanti dopo la sua adozione (il primo maggio a Montréal la polizia ha proceduto a 447 arresti per “assembramento illegale”).

Prima dello sciopero studentesco, si è visto in Canada l'apparizione di una nuova equipe integrata per la sicurezza nazionale, che raggruppa elementi di differenti corpi polizieschi, con sedi a Montréal, Québec, Ottawa e Toronto. Quest'équipe composta particolarmente dai poliziotti della GRC, dell'SQ, della polizia di Montréal e del SCRS, cerca attivamente di accumulare “intelligence” sulle differenti risorse militanti “radicali”. Attraverso l'intimidazione e le minacce, ha interpellato dozzine di militanti in Quebec, invitandoli uno per uno a denunciare gli altri. Ha cercato di infiltrarsi nei movimenti con degli indicatori e informatori. Ha proceduto a perquisizioni nelle case dei militanti, e anche in un'associazione studentesca (al cégep di Sainte-Thérèse). Bisogna notare che il PCR è stato un particolare obiettivo in queste operazioni.
La polizia e la giustizia borghese cercano di trattare l'opposizione politica, e particolarmente le/i militanti rivoluzionari, come criminali.
Non bisogna farsi sorprendere! Noi vogliamo far tremare il suo potere. Noi vogliamo trasformare le cose. Questa sorveglianza e questa repressione, dopo 150 anni e più, sono i destini di tutti i rivoluzionari, in tutti i paesi e in tutte le epoche. Bisogna non temerne, ma prepararsi meglio e utilizzarli nella lotta politica. Noi dovremo guidare le prossime campagne in modo più offensivo per esporre le tattiche poliziesche contro i militanti e denunciare l'ambiente falsamente democratico. Noi non dobbiamo cedere alle intimidazioni e alle molestie. Noi dobbiamo al contrario comprendere che la borghesia ha paura! Essa teme per il suo potere. Essa ci crede più di quanto lo creda il proletariato stesso! Cercando di mettere una museruola, fa accrescere la resistenza contro il suo potere e le nostre idee di rivoluzione... sta a noi di utilizzare le sue tattiche di intimidazione a nostro vantaggio, e di esporre il ruolo della macchina poliziesca nel mantenimento del potere borghese marcio.

In questo contesto, è necessario denunciare e chiamare tutti i militanti di tutti i campi a rifiutare le partecipazioni e gli inviti a testimoniare o a partecipare a qualsiasi altra cosa a questo lavoro d'inchiesta poliziesca e di denuncia dei militanti. A questo proposito, la “commissione speciale sulle manifestazioni della printemps érable (nome dato al movimento studentesco di Montreal, n.d.t.)” messa in piedi recentemente dal governo del Partito Québecois non mira che a questo, cercando di isolare gli aspetti più radicali della lotta per criminalizzarli e addossare la colpa a qualche rivoltoso. Avendo particolarmente per mandato quello di “analizzare le circostanze delle manifestazioni e delle azioni di perturbazione”, la commissione vuole capire come evitare in futuro “un tale deterioramento del clima sociale”. Noi vogliamo al contrario fare di tutto affinché questo ricominci!

In conclusione...

Abbiamo l'urgenza, per tutti i militanti che criticano e denunciano questo sistema, di chiarire le nostre prospettive di lotta e di unificare le nostre forze intorno a migliori idee per fare avanzare la rivoluzione in Canada. Per il PCR, questa prospettiva è quella della rivoluzione socialista.
Noi intendiamo condividere e pubblicare presto le tesi della nostra organizzazione circa la strategia proposta per arrivarci, al fine di discuterle con l'insieme delle lotte militanti rivoluzionarie e radicali nel paese. Tuttavia, le condizioni di lotta e la congiuntura attuale ci impongono, a noi come alle migliaia di militanti che aspirano a combattere questo sistema, di sviluppare da ora una pratica nuova per rispondere agli attacchi crescenti dei capitalisti e dello Stato borghese.

Con l'occasione di questa seconda conferenza della gioventù studentesca rivoluzionaria, possiamo già sottolineare importanti risultati. Al primo incontro di dicembre, sono state discusse delle analisi preliminari e delle – modeste- proposte sono state adottate, costituendo una base di principio importante sulla quale i differenti movimenti studenteschi rivoluzionari sono chiamati a svilupparsi.
Noi pensiamo che queste idee e le discussioni che proseguiranno nel corso di questo weekend arricchiranno ancor più il dibattito e soprattutto permetteranno di gettare le basi pratiche dei movimenti studenteschi rivoluzionari, al fine di moltiplicarci nel più grande numero possibile di istituzioni scolastiche. Ma più importante ancora, la conferenza esprime la volontà condivisa e entusiasmante di lottare, non solamente per la gioventù ma a fianco di tutti i nostri fratelli e sorelle del proletariato, per trasformare questo sistema marcio e organizzare la nuova società che noi sogniamo.

IL COMITATO CENTRALE DEL PARTITO COMUNISTA RIVOLUZIONARIO (CANADA)

15 GIUGNO 2013

giovedì 6 giugno 2013

Napoli Solidarietà a chi lotta! No alla repressione del governo turco!

Oggi 4 giugno un gruppo di student* di Napoli e provincia ha deciso di riunirsi sotto il consolato generale di Turchia per esprimere la propria solidarietà per quanto sta accadendo in questi giorni in questo paese. Abbiamo raccolto l'appello di chi in questi giorni è in strada, lottando per i propri diritti, affinché non calasse il silenzio e l'indifferenza sulla situazione.
Eppure dovrebbero bastare le immagini, quelle sfuggite alla censura del governo di Ankara, per rendersi conto della gravità della situazione. Una protesta che, nata in difesa di un spazio pubblico (Gezi Park) contro l'ennesimo piano speculativo orchestrato dal primo ministro Erdo?an, si è ben presto trasformata in una vera e propria rivolta contro il governo dell'AKP e del suo sfrenato autoritarismo. Quello che da molti veniva indicato come modello socio-economico da seguire ed esportare negli altri stati arabi sta oggi mostrando tutti i suoi limiti.
Sebbene i media stiano provando a banalizzare la portata degli eventi, riducendo – di fatto – la protesta al classico conflitto laicismo vs islamismo, che pur esiste, sembra evidente la sua portata più ampia. E c'era da aspettarselo vista la gestione sempre più autoritaria della vita politica e sociale del Paese. Uno stato controllato attraverso l'uso sistematico della violenza e della repressione.
Un governo che da anni è impegnato nello sterminio della popolazione curda. Un governo che rinchiude migliaia di oppositori politici nelle carceri; che processa e condanna centinaia di giovani colpevoli di distribuire volantini all'interno delle università o d'aver criticato pubblicamente l'operato del governo dell'AKP; che ammazza centinaia di civili nel silenzio più totale in nome della guerra al “terrorismo”; che costringe decine di intellettuali  ad abbandonare la Turchia perché non in linea con l'ideologia dominante; che tortura sistematicamente nelle proprie prigioni; che blocca e rende inutilizzabili tutti i social network; che spia e controlla ogni aspetto della vita dei cittadini. Un governo che non riconosce i più basilari diritti alle “minoranze” etniche.
Questo è il vero volto della Turchia e del governo di Erdo?an. Le migliaia di persone arrestate e fatte salire su bus di linea per essere condotti nelle caserme, il numero spropositato di lacrimogeni sparati (anche ad altezza uomo!) contro i manifestanti, il sospetto utilizzo degli idranti caricati con sostanze urticanti, gli strani lacrimogeni “orange”, la violenza del tutto gratuita della polizia, la sparizione di decine di persone e la morte di altrettante persone (passate nel silenzio più totale!) danno bene l'idea di quello che sta accadendo in questi giorni in Turchia: non si tratta della semplice difesa di un parco, ma della difesa dei propri diritti e della propria dignità; si tratta della resistenza e della rivolta di una nazione intera contro un governo sempre più solo e violento. E noi non potevamo stare lì a guardare...

mercoledì 5 giugno 2013

Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente… APPELLO CONTRO IL FEMMINICIDIO

Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…

124 le donne uccise in Italia nel 2012, già 34 dall’inizio dell’anno, 6 in soli pochi giorni ai primi di maggio, un femminicidio continuo!
Molto spesso le vittime conoscono i loro carnefici, questi sono gli uomini che odiano le donne.
Per gelosia o per possesso, sempre  in disprezzo del nostro essere donna, chi ci uccide non tollera la nostra autodeterminazione, non ci considera degne di rispetto, libertà, autonomia, indipendenza. Diritti che ci siamo conquistati con le lotte e che non piovono dall’alto dei governi.
Diritti che però non sono per sempre e vengono negati, prima di fatto, poi di diritto, con l’arretramento delle lotte. E allora sempre più donne stuprate, sfigurate con l’acido, molestate, oppresse, uccise, violentate e umiliate come donne, in quanto donne e sempre più sentenze ultra morbide verso stupratori e assassini di donne.

Nessun governo, tantomeno questo, può “difendere le donne con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi, calpestatore della dignità delle donne,  stupratore di minorenni e incitatore alla prostituzione.
Nessun appello al governo, come pure quello di “ferite a morte”, per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.

Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile. Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.

Le donne non vogliono e non possono fidarsi e delegare al governo e allo Stato!
Uno Stato, che sempre più fa una giustizia pro-stupratori (vedi i recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto di Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà, dopo un anno, dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per scadenza dei termini di custodia cautelare, ecc.) e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo, non può difendere le donne! Un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non può difendere dai femminicidi e dagli stupri!
Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa società, che dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione. Siamo noi donne, unite, che dobbiamo lottare per i nostri diritti e il nostro esistere, per difenderci dagli uomini che odiano le donne!

Chiediamo a tutte le donne, alle compagne, alle democratiche, alle associazioni contro la violenza sulle donne, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa dei femminicidi, degli stupri e della loro impunità con una mobilitazione nazionale.

Proponiamo il 6 luglio a Roma, il sabato precedente l’11 luglio, quando le istituzioni (tribunale dei minori e servizi sociali) decideranno il “percorso riabilitativo” degli stupratori sociali del branco di Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno ucciso l’anima e la speranza, simbolizzando così la “sicurezza” che questo Stato riserva alle donne.

Luigia e Concetta
Per contatti: sommosprol@gmail.com