Oggi 4 giugno un gruppo di student* di Napoli e provincia ha
deciso di riunirsi sotto il consolato generale di Turchia per esprimere
la propria solidarietà per quanto sta accadendo in questi giorni in
questo paese. Abbiamo raccolto l'appello di chi in questi giorni è in
strada, lottando per i propri diritti, affinché non calasse il silenzio e
l'indifferenza sulla situazione.
Eppure dovrebbero bastare le immagini, quelle sfuggite alla censura
del governo di Ankara, per rendersi conto della gravità della
situazione. Una protesta che, nata in difesa di un spazio pubblico (Gezi
Park) contro l'ennesimo piano speculativo orchestrato dal primo
ministro Erdo?an, si è ben presto trasformata in una vera e propria rivolta contro il governo dell'AKP e del suo sfrenato autoritarismo.
Quello che da molti veniva indicato come modello socio-economico da
seguire ed esportare negli altri stati arabi sta oggi mostrando tutti i
suoi limiti.
Sebbene
i media stiano provando a banalizzare la portata degli eventi,
riducendo – di fatto – la protesta al classico conflitto laicismo vs
islamismo, che pur esiste, sembra evidente la sua portata più ampia. E c'era da aspettarselo vista la gestione sempre più autoritaria della vita politica e sociale del Paese. Uno stato controllato attraverso l'uso sistematico della violenza e della repressione.
Un governo che da anni è impegnato nello sterminio della popolazione curda.
Un governo che rinchiude migliaia di oppositori politici nelle carceri;
che processa e condanna centinaia di giovani colpevoli di distribuire
volantini all'interno delle università o d'aver criticato pubblicamente
l'operato del governo dell'AKP; che ammazza centinaia di civili nel
silenzio più totale in nome della guerra al “terrorismo”; che costringe
decine di intellettuali ad abbandonare la Turchia perché non in linea
con l'ideologia dominante; che tortura sistematicamente nelle proprie
prigioni; che blocca e rende inutilizzabili tutti i social network; che
spia e controlla ogni aspetto della vita dei cittadini. Un governo che
non riconosce i più basilari diritti alle “minoranze” etniche.
Questo è il vero volto della Turchia e del governo di Erdo?an.
Le migliaia di persone arrestate e fatte salire su bus di linea per
essere condotti nelle caserme, il numero spropositato di lacrimogeni
sparati (anche ad altezza uomo!) contro i manifestanti, il sospetto
utilizzo degli idranti caricati con sostanze urticanti, gli strani
lacrimogeni “orange”, la violenza del tutto gratuita della polizia, la
sparizione di decine di persone e la morte di altrettante persone
(passate nel silenzio più totale!) danno bene l'idea di quello che sta
accadendo in questi giorni in Turchia: non si tratta della
semplice difesa di un parco, ma della difesa dei propri diritti e della
propria dignità; si tratta della resistenza e della rivolta di una
nazione intera contro un governo sempre più solo e violento.
E noi non potevamo stare lì a guardare...
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