giovedì 25 dicembre 2014

Marocco: "Aggressione fisica contro il nostro compagno Aziz Elkhalfaoui"


Dopo l'isolamento totale, il divieto di visita, la prevenzione del cibo, le vessazioni e le umiliazioni di ogni giorno, vietando l'utilizzo del telefono pubblico carcerario e del beneficio del servizio bibliotecario.
Oggi 24/12/14 il nostro amico Aziz ha subito un'aggressione fisica violenta, dalle guardie carcerarie di Marrakech con l'uso di bastoni e  forza fisica contro la testa e luoghi sensibili.
Va notato che questo attacco è stato supervisionato dal direttore del carcere.
L'attacco contro il nostro compagno Aziz ha causato:
* Perdita di coscienza.
* Flusso di sangue alla testa.
* ferite.
I nostri compagni Aziz Elkhalfaoui e Redouan Elâadimi hanno fermato il loro sciopero della fame per alcuni giorni, ma ancora soffrono di dolori permanenti e gravi, mal di stomaco frequenti e nell'intestino. E anche l'incapacità di fare movimenti naturali.
In una parola, la situazione del nostro compagno e seria!
Nota: il compagno Aziz ha una salute debole, ed è
asmatico.





Vogliamo i compagni NOTAV liberi, liberi, liberi!

Agli arresti domiciliari i quattro No Tav assolti dall'accusa di terrorismo

Agli arresti domiciliari i quattro No Tav  assolti dall'accusa di terrorismo

Passeranno il Natale agli arresti domiciliari i quattro No Tav finiti sotto processo con l’accusa di terrorismo. Lo ha deciso questo pomeriggio Corte d’Assise. Claudio Alberto, 23 anni, Niccolò Blasi, 24 anni, Mattia Zanotti, 29 anni, Chiara Zenobi, 41, attivisti No Tav dell’area anarco-insurrezionalista, erano stati accusati di aver messo a segno un attentato contro il cantiere dell’Alta Velocità con “finalità di terrorismo”, utilizzando molotov, bengala e bombe carta. La settimana scorsa tutti e quattro erano stati riconosciuti colpevoli di aver incendiato i macchinari, ma non di terrorismo, “perché il fatto non sussiste”. 

Tutti sono stati comunque condannati: tre anni e sei mesi più il pagamento di 5mila euro di multa, per gli altri reati, in particolare per la detenzione di armi da guerra e danneggiamenti seguiti da incendio. Delle parti civili solo Ltf ha ottenuto il diritto a un indennizzo. E’ di poco fa la decisione di far scontare loro la pena ai domiciliari.

martedì 16 dicembre 2014

giovani notav: SIAMO TUTTI COLPEVOLI DI RESISTERE

riceviamo e rigiriamo:



Niccolò, Chiara, Claudio e Mattia sono quattro ragazzi ormai famosi all’interno del movimento no tav e non solo. Quattro ragazzi che, come noi, si sono opposti e si oppongono tutt’ora, alla costruzione della linea ad Alta Velocità Torino-Lione. Li abbiamo visti, incontrati e conosciuti all’interno di molte iniziative no tav. Con noi hanno camminato per i boschi della Clarea e insieme a noi hanno partecipato alle grandi marce popolari valsusine. Niccolò Claudio Chiara e Mattia sono ormai da un anno in carcere per aver fatto propria una pratica condivisa dal movimento tutto: il sabotaggio. Durante una notte del maggio 2013 hanno bruciato un compressore all’interno del cantiere tav di Chiomonte senza arrecare alcun danno alle persone presenti in quel luogo e in quel momento. Questa azione ha portato al loro arresto con diverse accuse molto gravi tra le quali, la più pesante e infondata, è quella di terrorismo. Ed è per questo che, ad oggi, rischiano una condanna a quasi 10 anni di reclusione. Troviamo assurde queste accuse per aver semplicemente scelto di resistere e di difendere il proprio futuro. In un Paese come il nostro, in cui la corruzione la fa da padrona, in cui le scuole sono fatiscenti e sulla via della privatizzazione, in cui gli ospedali vengono chiusi (come a Susa) non certo per mancanza di pazienti, in cui l’unico lavoro che si trova dopo la laurea è in un call center a 200 € al mese; saremmo noi i terroristi? Sarebbero Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò i terroristi? No! Quindi rispediamo queste accuse al mittente, con la promessa che per quanto cercheranno di spaventarci noi saremo sempre qui a bloccare con ogni mezzo la costruzione di quest’opera inutile e dannosa. Saremo presenti anche mercoledì, giorno in cui dovrebbe essere emanata la sentenza del processo ai quattro ragazzi. Ci saremo per esprimere loro ancora una volta la nostra vicinanza e per ribadire che siamo tutti e tutte colpevoli di resistere.
Appuntamento quindi MERCOLEDI17/12 alle 17:30 in piazza del mercato a Bussoleno!
E come sempre… A sarà düra! 
Giovani no tav

fonte: notav.info

lunedì 15 dicembre 2014

MAROCCO: INFORMAZIONE ALL' OPINIONE NAZIONALE E INTERNAZIONALE SULLO SCIOPERO DELLA FAME DI AZIZ Khalfaoui e Redouane ELAADEMI


Prigione locale di Oudaya - Marrakech
Dal 03/12/2014, i due prigionieri politici comunisti, Aziz e Redouane, conducono uno sciopero della fame a tempo indeterminato per protestare da un lato contro gli impegni non mantenuti dell'amministrazione carceraria, nonostante si fosse impegnata di rispettare durante il  primo sciopero della fame dei compagni. Dall'altro, con questa azione, i nostri compagni Aziz e Redouane denunciano anche lo status quo della situazione che li porta a vedere il loro rinvio a giudizio o rilascio posticipato alle calende greche.
L'amministrazione penitenziaria, finora, non ha ancora risposto alle richieste dei nostri compagni. Ma oggi abbiamo imparato che oltre ad attenersi a questa situazione, ha anche lanciato una logica di rappresaglia: così  ora sta cercando chiaramente di aggravare l'isolamento dei due detenuti con la decisione di vietare al compagno Aziz tutti gli accessi alla biblioteca per ripassare e studiare ; inoltre, il compagno Redouane, nel frattempo, non può continuare la sua formazione professionale, dalla quale il suo nome è stato cancellato.
Inoltre, ogni giorno, i compagni soffrono abusi dai loro rapitori e sono sempre minacciati di essere gettati in isolamento.
In risposta a questo, i compagni imprigionati sono determinati a intensificare la loro lotta in aggiunta alla loro decisione di sciopero della fame smetteranno di bere, a partire da
Martedì 16 Dicembre 2014.

mercoledì 10 dicembre 2014

APPELLO IMPORTANTE PER UN'ASSEMBLEA NAZIONALE CONTRO LA REPRESSIONE


Carissimi Compagni,

vi allego alla presente la locandina e l’appello scritto da me e Mauro Gentile per invitarvi personalmente all’assemblea nazionale contro la repressione e per l’abolizione del Codice Rocco che si svolgerà a Teramo il 20 dicembre prossimo.
Vi prego di voler dare all’evento, soprattutto in questi ultimi giorni, il più ampio spazio possibile sui vostri profili facebook e siti internet oltre che girare lo stesso ai vostri contatti.  
Il 25 aprile del 2015 sarà il 70° anniversario della liberazione d’Italia dal nazifascismo, ma nonostante il sacrificio dei nostri Partigiani ancora è in vigore un codice fascista, il Codice Rocco, che ieri come oggi viene utilizzato al solo fine di reprimere chi non ha intenzione di piegare la testa dinanzi ad un sistema irricevibile fatto di disuguaglianze e imposizioni.
Lo stesso, grazie al reato di Devastazione e Saccheggio, prevede pene pesantissime ed a riguardo diversi sono i compagni attualmente reclusi per gli scontri del G8 di Genova del 2001(scontano pene dai  10 ai 15 anni) così come noi  inquisiti per gli scontri di Roma del 15 ottobre 2011 condannati in appello a pene tra i 7 ed i 9 anni(ridotte per aver scelto il rito abbreviato).
Purtroppo nessuno nel corso della storia ha mai avuto la voglia e il coraggio di abolire questo residuo fascista e forse mai come oggi ci sembra giunto il momento di ultimare, una volta per tutte, il lavoro iniziato durante la guerra di Liberazione.
Vi invito pertanto a non mancare alla suddetta assemblea perché pensiamo che solo se saremo uniti e decisi riusciremo a raggiungere l’obbiettivo che l’assemblea si pone: abolire il codice rocco e combattere quella sporca repressione che ormai abbiamo conosciuto un po’ tutti fin troppo bene sulla nostra pelle.
La crisi aumenta, le destre avanzano e la repressione si abbatte forte contro chi lotta, se fino ad ieri i nemici del Popolo hanno avuto vita facile dal 20 dicembre in poi ci troveranno tutti dietro la stessa barricata.
Fino alla vittoria! A pugno chiuso!
"Ognuno di noi deve dare qualcosa per fare in modo che alcuni di noi non siano costretti a dare tutto"
Davide Rosci
Di seguito link dell’evento facebook (magari invitate i vs contatti) e un’interessante documentario sul reato di Devastazione e Saccheggio. 

Per info e adesioni: genova2001roma2011@gmail.com

Altri tre "No Tav" accusati di terrorismo

Altri tre No Tav accusati di terrorismo
Sono tre anarchici milanesi che erano già in carcere per gli scontri del maggio 2013 a Chiomonte. Tra una settimana la sentenza  della Corte d'Assise per gli altri quattro del movimento su cui pesa la grave accusa

All'indomani degli incidenti che hanno di nuovo bloccato la Valsusa nel weekend dell'Immacolata, altri tre anarchici del movimento No Tav, sono stati accusati di terrorismo. Questa mattina infatti sono stati notificate in carcere le ordinanze di misura cautelare del gip do Torino per Lucio Alberti, Graziano Mazzarelli, e Francesco Nicola Sala, tutti milanesi, che già erano detenuti per l'attacco al cantiere Tav del 13 e 14 maggio 2013. 

A loro tre non era stato contestato il reato di terrorismo al momento dell'arresto nel luglio scorso come era stato fatto invece sempre per gli incidenti di quei due giorni un anno fa con gli altri anarco insurrezionalisti Claudio Alberto, Nicolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi cui  erano stati contestati i reati di attentato con finalità di terrorismo od eversione, olre a molti altri. I quattro sono adesso processati davanti alla Corte di Assise di Torino che, il 17 dicembre, dovrebbe emettere la sentenza conclusiva. 

Alberti, Mazzarelli e Sala avevano "scampato" l'accusa più grave vista la pronuncia della Corte di Cassazione del 15 maggio 2014 che annullava con rinvio la precedente ordinanza nei confronti dei quattro "compagni" relativamente alle contestazioni con finalità di terrorismo-

Adesso però, eseguiti i dovuti approfondimenti investigativi e "in ossequio ai principi statuiti dalla Suprema Corte", la Procura di Torinoha deciso di contestare anche a loro l'accusa di terrorismo. Contestualmente, sono state eseguite perquisizioni nelle celle dei tre che hanno portato al sequestro di vario materiale.


martedì 9 dicembre 2014

APPELLO DEL SOCCORSO ROSSO PROLETARIO

SOCCORSO ROSSO PROLETARIO

Noi esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i prigionieri politici, comunisti, rivoluzionari, antimperialisti che sono nelle carceri in Italia e nel mondo

Noi siamo contro tutte le montature poliziesche e giudiziarie che vedono processati compagni, proletari, organizzazioni proletarie e antagoniste nel nostro paese

  • Soccorso Rosso Proletario; lavora per la massima unità dei comunisti e di tutti i solidali contro la repressione e le carceri per un organismo unitario generale nel nostro paese, dopo lo scioglimento dell'Associazione solidarietà proletaria e per superare i limiti degli attuali organismi di soccorso rosso, che hanno una logica giusta ma insufficiente di 'parenti e amici'
  • Chiamiamo tutti i compagni proletari ,comunisti, rivoluzionari e tutte le realtà politiche e sociali di lotta autorganizzata a dare vita in ogni città a una struttura comune di Soccorso rosso proletario aperta e attiva e a marciare insieme verso una Assemblea nazionale da tenersi in 12-13 dicembre 2014

  • Soccorso Rosso Proletario – Italia
  • ottobre 2014

Brasile - Libertà immediata per Igor Mendes e tutti i prigionieri politici!


Libertà immediata per Igor Mendes e tutti i prigionieri politici! 

Igor Mendes da Silva, studente di geografia dell'Università dello stato di Rio de Janeiro, attivista del Movimento Studentesco Popolare Rivoluzionario e del Fronte indipendente Popolare di Rio de Janeiro, dal 3 dicembre 2014 si trova prigioniero nel Complesso Penitenziario di Bangu. L'attivista è stato arrestato in casa, verso le 6:30 della mattina da una squadra della Sezione di Repressione dei crimini informatici, applicando il mandato di arresto preventivo emesso dal Giudice Flàvio Itabaiana della ventisettesima corte penal della capitale.
Nella stessa occasione, furono emessi mandati d'arresto preventivo contro altri due attivisti Elisa Quadros Pinto, conosciuta come Sininho e Karlayne Moraes da Silva Pinheiro, trattate come fuggitive dal putrido potere giudiziario e dal monopolio della stampa, dal tratadas como foragidas pelo podre poder judiciário e o monopólio da imprensa, avendo in testa il portavoce dell'imperialismo yankee e sostenitore del fascimo di ieri e di oggi, Rete Glogo.
Igor Mendes un'altro degli innumerevoli giovani carioca che si unirono alle grandi manifestazioni popolari che, fin dalle giornate di lotta di giugno\luglio 2013, scuotereno la capitale fluminense contro la abbuffata Fifa/Olimpiadi, in difesa dell'istruzione, trasporto e salute pubblica, contro la violenza poliziesca e l'occupazione militare delle comunità povere da parte delle Unità di Pacificazione di Polizia e dell'Esercito Brasiliano.
Per la sua partecipazione a queste legittime proteste Igor Mendes, Karlayne Moraes e Elisa Quadros sono bersagli di una grave e ingiusta campagna di persecuzione politica orchestrata dal rseguição política orquestrada dai governi Dilma (Partito dei Lavoratori / Cabral-Pezão e Paes (Partito del Movimento democratico brasilianoPMDB) e realizzata dalla polizia assassina di poveri di Rio de Janeiro.
I tre già erano stati indiziati, insieme ad altri venti attivisti, a causa della famigerata “operazione Firewall” verificatasi il giorno della finale della Coppa del Mondo Fifa, quando dodici manifestanti furono arrestati, tra i quali la stessa Elisa Quadros, la "Sininho".
L'assurda e inaudita accusa dei mandati d'arresto è la presunta partecipazione degli attivisti a un festival di cultura popolare per la liberazione dei prigionieri politici e la fine di tutti i processi contro i manifestanti, avvenuto lo scorso 15 ottore (giorno del professore), di fronte al Consiglio comunale nella Cinelândia. Nell'interpretazione del giudice fascista Flávio Itabaiana, la partecipazione dei giovani all'evento rappresenterebbe la rottura delle “misure cautelare” imposte dalla corte che vieta la partecipazione degli attivisti a “riunioni pubbliche” sotto la giustificazione che la loro presenza rappresenterebbe un “rischio per l'ordine pubblico”. Nella pratica, tale “divieto” rappresenta la restrizione della libertà di espressione e manifestazione difesa in maniera ipocrita dallo Stato fascista brasiliano e dal putrido potere giudiziario.
Il governo illegittimo di Pezão-Cabral (PMDB) fu sconfitto dai voti nulli, schede bianche e astensioni nelle ultime elezioni per il governatore ed è disperato di fronte alla continuità e radicalizzazione delle manifestazioni popolari durante il suo mandato.
E, nel decretare un vero stato d'assedio con l'obbiettivo di contenere la giusta rivolta popolare, ha l'appoggio della gerentona Dilma Rousseff (PT) e della sua opportunistica campagna elettorale. Dilma Rousseff e i suoi compari sono impatanati fino al collo nel fango della corruzione e tremano di paura e odio contro il popolo a fronte dell'inevitabile aggravarsi della crisi economica e politica nel paese.
La vera e propria campagna di caccia alle streghe promossa contro attivisti popolari a Rio de Janeiro, contando sull'appoggio incondizionato di Rete Globo e degli altri mezzi dei monopoli dei mezzi di comunicazione, rappresenta la preparazione del terreno per incrementare una poliziesca repressione fascista superiore a quella vista durante le partite dell' abbuffata della Fifa.
L'obbiettivo dello stato fascista brasiliano nell'incarcerare questi militanti è tentare di zittire l'urlo di rivolta e di legittima indignazione delle masse popolari della città e della campagna che si sono sollevate in difesa dei loro diritti calpestati mille volte da tutta questa banda di politici corrotti servi dei banchieri, dei latifondisti, dell'imperialismo principalmente yankee (Stati Uniti).
Come descrisse molto bene lo stesso Igor Mendes, in un articolo pubblicato sul blog Tribuna di stampa pochi giorni prima di esser arrestato, dove ironizza a il piagnisteo della falsa sinistra elettoralista e dei “movimenti sociali” chapa branca (espressione che indica qualcosa di finanziato dal potere o che appoggia il potere) come la filo-governativa Unione Nazionale degli Studenti, che si fingono fraintesi dopo le “scelte” della presidente Dilma Rousseff (PT) per scegliere il suo governo, come i nomi della ultra-reazionaria “ruralista” Kátia Abreu per il Ministero dell'Agricoltura e del banchiere Joaquim Levy do Bradesco/FMI per il Ministero dell'Agrigoltura:

Ecco che adesso i “movimenti sociali” venduti, addomesticati, capaci di ingannare milioni di lavoratori in cambio di posizioni e benefici, si mostrano “sorpresi”. Gli stessi che hanno fatto con fervore campagna per l'elezione di Dilma, la stessa “intelighenzia” che ha rieditato il “con me o contro di me” durante il voto, accusando come “destrorsi” chi si rifiutava di vedere ciò che non c'era – differenze essenziali tra il PT e il PSDB – scrivono editoriali e rilasciano interviste “criticando” le scelte di Dilma. Parlano di “delusione”, “sorpresa”, “ladrocinio elettorale...” Chi pensano di ingannare? Dodici anni di governo federale non gli hanno insegnato nulla?”

Pochi giorni dopo la fine della farsa elettorale il vecchio stato brasiliano diretto dal fronte opportunista elettorale di PT/Pecedobê/PMDB/PSB dimostra, ancora una volta, la vera faccia della sua falsa democrazia.
Fino a ieri tutti ripetevano il vuoto discorso della “democrazia” e dell' “avanzamento” contro il “retrocedere”. Spente le luci del ring elettorale, convocano i settori più reazionari della società brasiliana per dialogare, mentre rieditano il Al-5 e il decreto-legge 477 contro i movimenti e le mobilitazioni popolari, ripetendo le pratiche più nefaste del regime militare fascista rispetto al quale si pongono ipocritamente come oppositori.
I volti dei militanti sono esposti per la televisione in prima serata, imputandogli atti mai provati. Bandiere dei movimenti e esemplari di giornali della stampa popolare sono presentate come prove del crimine. Giovani sono accusati per “formazione di banda armata” per la partecipazione alle proteste. Indagini poliziesche, registrazioni di intercettazioni telefoniche e altre supposte prove che presumibilmente sarebbero sotto “segreto giudiziario” sono divulgate come “esclusive” per i giornali della Rete Globo.
Respingiamo tutti i tentativi di isolare e criminalizzare la protesta popolare, il nostro movimento e le altre organizzazioni indipendenti e combattivr che compongono  il Fronte indipendente Popolare di Rio de Janeiro! Onoriamo l'atteggiamento combattivo di tutti i prigionieri politici che si mantengono saldi nella lotta, nonostante siano rinchiusi nelle celle del vecchio stato brasiliano! Si sbagliano di grosso se pensano di poter sconfiggerci com la repressione! Non potranno mai imprigionare i nostri ideali! Il futuro ci appartiene!

Libertà immediata per Igor Mendes da Silva!
Libertà immediata per Rafael Braga, Caio Silva e Fábio Raposo!
Per la camcellazione di tutti i processi contro i manifestanti!
Viva la gioventù combattente!
RIBELLARSI E' GIUSTO!


Liberdade imediata para Igor Mendes e todos os presos políticos!
 info italia
soccorso rosso proletario srpitlia@gmail.com

lunedì 1 dicembre 2014

Davide Rosci: "violato il mio diritto allo studio"

Quando alla tv ascolto i politici, i magistrati e gli operatori del settore dire che la detenzione deve tendere alla rieducazione del detenuto mi viene da ridere.
Mi sono fatto un anno di reclusione tra un carcere e un altro e vi posso garantire che in quei luoghi di sofferenza la persona tutto riesce a fare tranne che a redimersi. E come potrebbe essere altrimenti se tu i reclusi li tratti come degli animali?
Non so veramente dove questi figuri trovino il coraggio di farsi belli davanti alle telecamere quando quella volta all’anno viene messa in scena una rappresentazione teatrale o un’iniziativa di facciata simile all’interno di un penitenziario, eppure, dopo la toccata e fuga, il politico di turno non perde tempo nell’affermare: “ho visto un carcere funzionante, un carcere che và incontro ai detenuti e ai loro famigliari”. E ci credo, hai visto quello che il Direttore voleva farti vedere mica è stupido…
Il carcere è l’inferno in terra e bisogna avere il coraggio di dirlo chiaramente così come bisogna che un parlamentare che lo ispezioni abbia l’accuratezza di chiedere quanti tentati omicidi all’anno si verificano, quanti  atti autolesionistici  avvengono e magari indagare con gli operatori e i detenuti sulle criticità che all’interno di quelle mura si vivono.
Farlo risulterebbe un primo coraggioso passo, ma il lavoro non sarebbe che all’inizio perché se la Corte dei Diritti dell’Uomo ti condanna contestandoti un sistema inumano e degradante questo non è solo riconducibile al sovraffollamento.
Utile sarebbe aumentare il fondo da impiegare nell’assunzione di psicologi, pschiatri e figure preposte così come le risorse da destinare alle attività di reinserimento.
A riguardo delle attività di reinserimento quest’estate rimasi piacevolmente colpito quando alla presenza dei mass-media venne reso noto dal Rettore Luciano D’Amico della futura nascita di un polo Universitario a Castrogno, e ciò grazie alla convenzione tra l’Università di Teramo e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Devo dire che purtroppo ad oggi la cosa è attiva solo sulla carta. Subito mi interessai e feci mandare una mail all’Università per chiedere se anche chi era ai domiciliari rientrasse nel progetto e successivamente venni contattato dalla responsabile della convenzione e la risposta fu affermativa. Ero felicissimo di questa opportunità perché iscrivendomi anche io avrei potuto usufruire di “tutte” le agevolazioni che venivano citate durante la conferenza stampa e quindi avrei potuto ultimare i miei studi iniziati anni addietro conseguendo la laurea Magistrale in Economia Bancaria. Inoltre, aspetto di non poca importanza, avrei potuto anche inoltrare la richiesta di frequentare le lezioni appellandomi al diritto allo studio che, come è noto, è costituzionalmente riconosciuto.
Il sogno però si è infranto e veramente non so più cosa pensare perché oggi, la corte d’Appello di Roma, quella delle assoluzioni del caso Cucchi, a firma di quel giudice che mi ha condannato a 9 anni grazie ad un reato fascista, ha rigettato l’istanza.
E’ veramente scandaloso che mi venga negato il diritto allo studio e questo lo è due volte di più se si pensa che l’art.21 della Costituzione recita a chiare lettere che la detenzione debba tendere al reinserimento del detenuto nella società. E quale miglior mezzo se non quello dello studio per raggiungere tale obiettivo?
Sono quasi tre anni che mi hanno tolto la libertà grazie ad un reato datato 1930 e sono quasi tre anni che vedo ingiustizie da ogni parte pur non essendo condannato in via definitiva.
Visto che questo a mio avviso è un modo di fare antidemocratico,  visto che mi vengono applicate leggi fasciste, visto che da detenuto sono stato trattato peggio di come Mussolini trattava i detenuti politici e visto che mi vengono negati i più elementari diritti ho deciso di riconsegnare la mia carta d’identità e chiedere la revoca della cittadinanza italiana al Presidente della Repubblica perché non voglio più essere cittadino di uno stato come il nostro che con i deboli si vendica in maniera spudorata mentre contro i forti lascia che i processi vadano in prescrizione, vedi i 3000 morti del caso Eternit, o peggio ancora che si autoassolva come per l’omicidio Cucchi e il Terremoto dell’Aquila. A tutto c’è un limite! Altro che la giustizia uguale per tutti…

martedì 19 agosto 2014

FERGUSON: CON LA GIOVENTU' E LA COMUNITA' AFRO-AMERICANA, RIBELLARSI E' GIUSTO!



Lo stato imperialista e razzista statunitense ha ucciso un altro giovane afro-americano, il 18enne Michael Brown, per mano di un suo servo in divisa.

Non si tratta di un caso isolato, di una "mela marcia" all'interno delle forze dell'ordine statunitensi, ma di una costante. Dietro la facciata di grande democrazia, negli USA vige uno stato di polizia che avanza verso il moderno fascismo e che colpisce in particolare proletari e minoranze etniche e religiose. In questo quadro vengono fomentate e foraggiate forze reazionarie e neo-medievali quali il Ku Klux Klan e in tal senso assistiamo anche a fenomeni in cui una parte delle masse che si rispecchiano nei "valori" WASP (White Anglo-Saxon Protestant) si mobilitano in senso reazionario e chiedono la totale libertà senza se e senza ma per lo sbirro assassino.

La rabbia della comunità afro-americana di Ferguson non si placa neanche davanti ai provvedimenti fascisti e da vera occupazione militare  (metodi che l'imperialismo conosce molto bene applicandoli durante le guerre di aggressione contro altri popoli) come l'imposizione di coprifuoco, dotazioni di armi ed equipaggiamenti militari alla polizia locale e più recentemente facendo intervenire direttamente la Guardia Nazionale.

Di fronte alla criminalizzazione del giovane Michael da parte del capo della polizia di Ferguson e contro la comunità tutta che viene accusata di saccheggio da parte dei media come spesso avviene durante le rivolte proletarie nelle cittadelle imperialiste come già successo negli ultimi anni nelle banlieues francesi e a Londra, i manifestanti esigono giustizia e una punizione esemplare contro lo sbirro assassino.

Sappiamo per certo che lo stato imperialista americano difficilmente punirà un suo servo e che l'unica via per ottenerla è quella della rivolta proletaria che sfoci in rivoluzione per abbattere questo sistema imperialista basato sullo sfruttamento del proletariato e delle minoranze oppresse come la comunità afro-americana.

Solo se la gioventù proletaria in rivolta si organizza e si lega con l'avanguardia rivoluzionaria questo può avvenire.

Viva la rivolta della gioventù proletaria e della comunità afro-americana di Ferguson!

Spazzare via la feccia razzista fomentata dalla classe dominante statunitense!

Morte allo stato imperialista statunitense! 

Sostegno alle avanguardie rivoluzionarie maoiste in campo in questa battaglia!

Red Block
19/08/14

Segue un'approfondimento sui fatti di questi giorni dalla stampa borghese:


Ferguson, il 18enne nero Brown è stato ucciso da 6 proiettili. Continuano scontri
L'esito dell'autopsia indipendente è stato rivelato dal New York Times. Nella cittadina del Missouri non si fermano le proteste contro la polizia dopo che sabato sera i manifestanti hanno violato il coprifuoco imposto dal governatore Jay Nixon. Obama ha interrotto le vacanze in vista di un incontro con il ministro della Giustizia Eric Holder per affrontare la vicenda


Ferguson nuova notte di scontri. Spunta un video sull’uccisione del 18enne Brown
Il filmato è stato registrato da una 19enne che lo ha consegnato alla Cnn: "Ho visto il ragazzo con le mani alzate e in quel momento il poliziotto ha sparato". Nelle strade dispiegata la Guardia nazionale

Non si fermano le proteste a Ferguson, Missouri, per la morte del 18enne di coloreMichael Brown, avvenuta il 9 agosto per mano di un poliziotto. Nuovi scontri nella notte tra manifestanti e polizia dopo che la folla si è riunita ancora una volta, dopo la sospensione del coprifuoco, violato nelle due notti precedenti. La polizia schierata in forze ha dato l’ordine alla folla di disperdersi, mentre diverse persone hanno lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti in tenuta antisommossa.

Usa military police: Terrorizzare e occupare
Una analisi approfondita sull'evoluzione militarista della polizia locale degli Stati Uniti. Dalla guerra alla droga soldi e tecnologie militari hanno traformato il concetto del "proteggere e servire".
17 / 8 / 2014
Jason Westcott era impaurito.
Una sera dell’autunno scorso aveva scoperto su Facebook che un amico di un amico stava pianificando con qualche altro complice di penetrare a casa sua. Avevano intenzione di rubare la pistola e un paio di apparecchi televisivi di Westcott. Secondo il messaggio su Facebook, il sospetto stava progettando di “far fuori” Westcott che ha immediatamente telefonato alla polizia di Tampa Bay per segnalare il complotto.
Secondo il Tampa Bay Timesgli investigatori che hanno risposto alla chiamata di Westcott hanno avuto per lui un messaggio semplice: “Se qualcuno penetra in questa casa prendi la pistola e spara per uccidere”.
Verso le 19.30 del 27 maggio sono arrivati gli intrusi. Westcott ha seguito il consiglio degli agenti, ha afferrato la pistola per difendere casa sua ed è morto puntandolo contro gli estranei. Questi hanno usato fucili semiautomatici e pistole per abbattere il ventinovenne meccanico di motociclette. E’ stato colpito tre volte, una al braccio e due al fianco ed è stato dichiarato morto durante il trasporto all’ospedale.
Gli intrusi, tuttavia, non erano dei ladri da quattro soldi in cerca di un modesto bottino. Erano invece membri della squadra SWAT del Dipartimento di Polizia di Tampa Bay che stavano eseguendo un ordine di perquisizione, su sospetti che Westcott e il suo compagno fossero trafficanti di marijuana. Avevano ricevuto la soffiata da un informatore confidenziale che avevano mandato quattro volte  nella casa di Westcott tra febbraio e maggio ad acquistare piccole quantità di marijuana, per  tra i 20 e i 60 dollari alla volta. L’informatore aveva riferito alla polizia di aver visto due pistole nella casa, ed è stato per questo che la polizia di Tampa Bay ha impiegato una squadra SWAT per eseguire il mandato di perquisizione.

Alla fine lo stesso dipartimento di polizia che aveva detto a Westcott di proteggere la sua casa usando la forza lo ha ucciso mentre lo faceva. Dopo aver perquisito il suo piccolo appartamento in affitto i poliziotti hanno in effetti trovato dell’erba, per un valore di due dollari, e una pistola denunciata, quella che stava impugnando quando le pallottole lo hanno massacrato.

e come dicono gli afroamericani

e di conseguenza


giovedì 24 luglio 2014

Tra rabbia e dolore i giovani si riprendono Gerusalemme


Scontri da settimane in tutti i quartieri a Est, arresti e repressione da parte israeliana. Mentre le donne boicottano, i ragazzi scendono in strada verso una nuova unità di base. - See more at: http://nena-news.it/tra-rabbia-e-dolore-giovani-si-riprendono-gerusalemme/#sthash.QotVofpQ.dpuf
di Chiara Cruciati – Il Manifesto
Gerusalemme, 24 luglio 2014, Nena News – Dov’è il consueto caos, l’affollamento, le voci della festa, quelle della rottura del digiuno, al tramonto? Gerusalemme ha perso il suo Ramadan, lo ha messo in un angolo, soffocata dal dolore per il massacro di Gaza. Pochissimi turisti vagano per la Città Vecchia con il cappellino per proteggersi dal sole, pochi palestinesi camminano per i vicoli con le buste della spesa per l’Iftar, la cena dopo un lungo giorno di digiuno. La città è semivuota, il suq non risuona del suono delle voci che si accavallano e delle grida dei venditori di spezie e pane.
Gerusalemme si accende di notte. Di rabbia e frustrazione. Da settimane, dal giorno della brutale uccisione del giovane Mohammed Abu Khdeir, ogni quartiere di Gerusalemme Est diventa il teatro della collera palestinese, per decenni di oppressione, per le discriminazioni subite e, oggi, per l’ennesima aggressione militare alla Striscia. Da Shuafat a Issawiya, da Silwan a at-Tur e Al-Ram (che due giorni fa ha pianto la morte del 21enne Mahmoud Shawamreh, ucciso da un colpo d’arma da fuoco sparato da un colono), i giovani palestinesi scendono in strada, lanciano pietre, molotov e fuochi d’artificio per confondere i soldati. La repressione è forte: dal primo luglio ad oggi solo a Shuafat sono stati arrestati 295 palestinesi, una ventina quelli detenuti solo martedì notte, mentre la risposta alle manifestazioni sono proiettili di gomma, granate stordenti, gas lacrimogeni e munizioni vere. A Silwan e Issawiya i soldati hanno spruzzato acqua chimica dentro le tende di protesta e contro i dimostranti.
«Da settimane la popolazione palestinese è target di attacchi violenti e indiscriminati da parte di israeliani – spiega al manifesto Daoud Al Ghoul, attivista del Comitato di Silwan e membro dell’organizzazione palestinese Health Work Committee – Alcune donne sono state picchiate, altri insultati o accoltellati. La risposta sono le manifestazioni: gli scontri ci sono sempre stati, ma poi così forti né così persistenti. I giovani che scendono in piazza sono più numerosi e politicamente organizzati. A ciò si aggiungono le azioni delle famiglie, delle donne, delle madri, che decidono di boicottare i negozi israeliani, non vanno più a fare la spesa a Gerusalemme Ovest né salgono sul tram cittadino o sui mezzi pubblici israeliani».
Una rabbia figlia di una discriminazione palese: se si traccia una linea di fronte alla Porta di Damasco, nel cuore di Gerusalemme, la linea che divide i quartieri ovest da quelli est, la separazione si tocca, si vede. La Gerusalemme palestinese è stanca, stanca di decenni di oblio, abbandono, tentativi più o meno riusciti di trasferimento forzato della sua popolazione: «Era come se la rabbia fosse stata compressa in un vaso che ora è andato in pezzi. La morte di Mohammed prima, Gaza adesso, hanno acceso la miccia. I giovani hanno perso completamente la fiducia verso i leader politici, i partiti, non hanno una guida. Dopo gli accordi di Oslo il gap tra gli interessi e il business della leadership e gli interessi della popolazione è diventato incolmabile».
Passando da un quartiere all’altro della Città Vecchia, sembra di volare dalla Terra a Marte. Nessun servizio, una sola stanza che fa da casa ad un’intera famiglia, acqua tagliata per chi non può pagare le bollette, case occupate e militari sul tetto: questa la vita per i residenti palestinesi. Dall’altro lato, quello israeliano, piazze, giardini, raccolta dei rifiuti, ristoranti. Nel quartiere ebraico un gruppo di giovani israeliani raccoglie denaro da inviare all’esercito («Una donazione per mandare calzini puliti ai nostri soldati laggiù», ci dice una ragazza con i capelli rossi). La Gerusalemme palestinese è stanca e riversa questa stanchezza nella lotta di base, sociale e politica: i quartieri si autogestiscono per resistere alle demolizioni delle case e la confisca delle terre, mentre i partiti politici presenti, da Fatah a Hamas al Fronte Popolare, soffrono di estrema debolezza.
«Quello a cui assistiamo è una nuova organizzazione di base – continua Daoud – I giovani hanno individuato nuove strategie e questa crisi può essere l’inizio di un collegamento stabile tra le varie forme di lotta in tutta la Palestina storica. Per quello che Gerusalemme rappresenta, questa città può essere il link tra Cisgiordania, Gaza e ’48 [l’attuale Stato di Israele, ndr]. Ci vorrà tempo e una strategia politica forte di lungo periodo. Ma Gerusalemme è il cuore del popolo palestinese e sta tornando a battere».

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lunedì 19 maggio 2014

CONTINUA LA REPRESSIONE CONTRO I GIOVANI NELLA TUNISIA "IN TRANSIZIONE DEMOCRATICA"


Sabato mattina 17 Maggio, nella centrale Avenue Bourghuiba a Tunisi, si è svolta una manifestazione davanti la sede del Ministero dell’Interno per chiedere la scarcerazione del famoso blogger Azyz Amami arrestato lo scorso 15 Maggio a La Goullette (sobborgo marittimo di Tunisi). La manifestazione era formata principalmente da giovani che hanno denunciato l’ennessimo atto repressivo da parte di questo “governo tecnico” di transizione contro i giovani ribelli che hanno animato la rivolta di fine 2010/inizio 2011 che ha permesso la caduta del governo fascista e pluridecennale di Ben Ali sostenuto dall’imperialismo occidentale.

Azyz è accusato di consumo e spaccio di stupefacenti (cannabis), questo reato in Tunisia è punito severamente fino a 5 anni di detenzione più una multa fino a 3000 dt (1450€). In realtà è molto probabile che il giovane blogger sia stato “incastrato” dalla manovalanza solerte e sempre attiva del Ministero degli Interni. Giusto pochi giorni prima il suo arresto, Azyz aveva lanciato una campagna virtuale dal nome “Anche io ho bruciato una stazione di polizia”, solidarizzando con i molti giovani  sotto processo e arresto con l’accusa di aver bruciato caserme di polizia durante la rivolta, formato “gang”, diffamazione e disturbato l’ordine pubblico: lo stato borghese dopo aver cambiato volto, ma non la sostanza, processa la rivolta ed i suoi protagonisti principali: i giovani che, insieme ai lavoratori, alle donne, ai disoccupati e al popolo tunisino hanno messo fine alla dittatura di Ben Ali!

In particolare i giovani di Djerba, di Kram, di Bouzayen e Gafsa sono tutti accusati di “diffamazione” contro personalità legate all’ex partito di regime lo RCD o per aver organizzato sit-in di protesta contro i recenti assassini politici di noti esponenti sindacali e di sinistra (Chokri Belaid e Mohamed Brahmi) uccisi presumibilmente dai salafiti con la connivenza dell’ex governo islamista a guida Ennhadha. In alcune località come Bouzayene, Regueb, Meknassi e Jelma, la popolazione sta organizzando dei comitati di sostegno per i giovani e organizza molto frequentemente manifestazioni davanti i tribunali.

Tornando alla recente manifestazione a Tunisi, i giovani hanno mostrato di non voler più chinare la testa davanti a questa continua criminalizzazione, e dopo aver lanciato slogans quali “Ministero dell’Interno è il Ministero del Terrorismo”, “Anch’io ho bruciato una stazione di polizia”, “Fedeli al sangue dei Martiri”, “Azyz, Sabri e Bou Zayan liberi!”, “Abbasso lo stato di polizia”, “Se la rivoluzione è un crimine, allora incriminateci tutti”, hanno simbolicamente iniziato a tagliare il filo spinato intorno al Ministero. 
Per chi non lo sapesse, il Ministero dell’Interno tunisino è eccessivamente militarizzato, il filo spinato percorre gli isolati e i marciapiedi adiacenti, nella principale Avenue Bourguiba su cui il Ministero si affaccia il filo spinato è presente anche nella parte centrale e pedonale della strada, tutto il suo perimetro è off limits e pedoni e mezzi sono costretti a deviazioni. È un luogo “istintivamente” odiato da molti tunisini in quanto all’interno i prigioneri politici vengono trattenuti e torturati. I primi mesi dopo la rivolta tutto questo apparato di filo spinato era stato smantellato per poi ripristanrlo subito dopo come chiaro segno di “normalizzazione” e continuità col passato...



Tant’è vero che i giovani immediatamente sono stati attaccati dalla polizia e inseguiti nelle vicine Rue de Marseille e Avenue de Paris, proprio in quest’ultima uno di essi ha rischiato di essere arrestato ma come testimonia questo  VIDEO è stato prontamente liberato dagli altri giovani che erano con lui mettendo in fuga i poliziotti. Sorte meno fortunata hanno avuto due reporter che sono stati fermati e tradotti in caserma dalla polizia.

A quasi 4 anni dalla rivolta (o “rivoluzione” come comunemente viene chiamata dai tunisini) e il seguente cambio ai vertici del potere, solo la borghesia compradora ha capitalizzato i principali risultati di questi eventi affidandosi prima agli islamisti (che tutt’ora sono influenti) e in seguito a questo governo tecnico che sta traghettando il Paese verso nuove elezioni generali da tenersi entro quest’anno in data ancora da definire.

I giovani, i lavoratori, le donne e i disoccupati stanno pagando il cosidetto “periodo di transizione” osannato da organizzazioni internazionali, capi di stato e di governo di tutto il mondo come un esempio da seguire nell’area, al prezzo di aumento della disoccupazione, diminuizione del potere d’acquisto mentre allo stesso tempo tutti i partiti parlamentari seduti alla costituente pensano solo alla prova elettorale e ad alleanze, mentre gli esponenti dell’ex regime vengono scarcerati uno dopo l’altro a partire dagli ex funzionari del Ministero dell’Interno. Chi tenta di riprendere il filo di continuità con la rivolta viene incarcerato e processato.

La rivolta era iniziata al grido di pane, lavoro e libertà, allo stato attuale la libertà di parola (pur sempre negli stretti recinti della fragile democrazia borghese tunisina) deve rappresentare solo un primo passo per completare il lavoro inconcluso e messo in pericolo dai nuovi padroni che si sono sostituiti al vecchio. Il fermento che ancora permane nelle università, sui posti di lavoro e nelle strade se riuscirà a trovare la giusta “direzione”  in modo da organizzarsi e strutturarsi potrà dare risposte concrete ai bisogni delle masse nel quadro di una vera “rivoluzione” di nuova democrazia.

giovedì 15 maggio 2014

INDIA - ARRESTO DEL PROF SAIBABA. Organizzazioni studentesche protestano - manifestazioni anche in Italia

Pubblicato da ICSWP 13 maggio 2014

Nuova Delhi: mentre tornava a casa dall'Università Daulat Ram College di Delhi il 9 maggio, il Prof. GN Saibaba è stato arrestato dalla polizia del Maharashtra per i suoi presunti legami con i maoisti. Diverse organizzazioni studentesche, tra cui la JNUSU, hanno organizzato proteste bruciando immagini della polizia del Maharashtra e della legge draconiana "UAPA" e contro l'Operazione Green Hunt è nella notte di domenica presso l'University Jawaharlal Nehru.

Parlando ad una assemblea della JNUSU il Vice Presidente Sandeep Saurav ha detto che in nome della sicurezza nazionale, siamo stati testimoni ancora una volta di un arresto illegale di attivisti. "Condanniamo la mossa della polizia del Maharashtra e richiediamo la liberazione del Prof Saibaba immediatamente", ha detto Sandeep.

Hanno partecipato all'assemblea rappresentanti di AISA , AISF , UDSF , DSF e diverse altre organizzazioni. L'invito a bruciare le effigi e a protestare è stato dato dall'Unione degli Studenti democratici" (DSU).

È interessante notare che una conferenza stampa in solidarietà con il Prof Saibaba si era tenuta a la sera stessa organizzata dalla Teacher Association (DUTA) Università di Delhi, Presidente Nandita Narain, e presente la scrittrice e attivista Arundhati Roy.
Una protesta di insegnanti e studenti della DU e JNU insieme ad altre organizzazioni si è tenuta anche di fronte al Maharashtra Sadan Sabato.


http://twocircles.net/2014may12/student_organizations_protest_arrest_prof_saibaba.html
 
 
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Per la liberazione Immediata di GN Saibaba!

Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India denuncia a tutto il movimento l'ennesimo crimine del governo indiano contro chiunque si oppone alla sua politica di repressione.
Il prof. SAIBABA, leader del Fronte Democratico Rivoluzionario, è stato segretamente e illegalmente sequestrato e arrestato dalla polizia del Maharastra.
L'arresto è nel quadro della politica di terra bruciata intorno a tutti gli intellettuali, che in India sono decine di migliaia, considerati sostenitori del PCI (maoista) e della guerra popolare, che tocca un tezo dell'india e che,
nel solo "corridoio rosso", coinvolge 60 milioni di persone.

Il Comitato fa appello a una pronta mobilitazione e decide un mese di iniziative a partire dalle seguenti città. Date e caratteristiche delle azioni saranno decise a livello locale.
Roma, ambasciata indiana
Milano, consolato indiano
Palermo, università
Taranto, università e Ilva

Naturalmente ci auguriamo che altre realtà vorranno partecipare alla campagna e prendere iniziative, coordinate con il comitato o autonome.
Materiali, video e informazioni possono essere richieste alla email del Comitato:
csgpindia@gmail.com
 
 
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Sequestrato clandestinamente Il Prof GN Saibaba, vicepresidente del FRD - Urge solidarietà internazionale!

Comunicato del Fronte Democratico Rivoluzionario - 9 maggio 2014

Oggi, 9 maggio, agenti in borghese della polizia del Maharashtra hanno sequestrato il Prof GN Saibaba mentre tornava da una sessioni di esami al Daulat Ram College della Delhi University. il Prof Saibaba, che soffre di invalidità al 90% ed è ridotto su una sedia a rotelle, è stato bendato e caricato su un automobile appena dopo essere entrato nell'atrio dell'Università.
Si ritiene che dopo l'arresto in segreto avvenuto entro il campus sia stato trasferito in aereo a Gadchiroli, in Maharashtra.
Nessuno dei suoi famigliari è stato informato e, dopo ripetuti tentativi di contattarlo, il suo autista ha informato la famiglia del suo sequestro. Questo arresto vile eclandestino mostra la disperazione della polizia del Maharastra e viola i più elementari diritti umani di un'iiriducibile voce democratica del paese. Si suppone che il suo sequestro sia legato a una caso montato dalla polizia del Maharastra, che già aveva fatto irruzione e poi interrogato il Prof. Saibaba nella sua abitazione, rispettivamente il 12 settembre e 7 gennaio scorsi.
Sia durante la perquisizione che nell'interrogatorio, il Prof Saibaba e i suoi familiari hanno prestato piena collaborazione con gli antei della polizia e dell'Intelligence.
questo sequestro mostra fino a che punto la polizia del Maharastra può spingersi nella fabbricazione di false accuse per incriminare le voci che parlano in difesa dei diritti democratici del popolo.
Il 5 maggio il presidente del FDR dell'Uttarakhand, Jeevan Chandra, è stato prelevato in simili circostanze.
L'accusa contro di lui è di avere legami coi maoisti e di aver fatto appello al boicottaggio delle elezioni.
Il Fronte Democratico Rivoluzionario condanna con forza il sequestro del Prof Saibaba e il sequestro e di Jeevan Chandra da parte delle forze di polizia e convoca una


MANIFESTAZIONE DI PROTESTA
contro il sequestro del Prof GN Saibaba
Maharashtra Sadan
Kasturba Gandhi Marg
Sabato 10 maggio ore 11


Varavara Rao, Presidente 
Rajkishore, segretario generale


 Comunicato dei docenti dell'Università di Delhi
G N Saibaba, Preofessore associato al Ramlal Anand College, Delhi University, è stato sequestrato dalla polizia del Maharastra oggi, 9 maggio, intorno alle  13.00 mentre si trovava Daulat Ram College per svolgere una sessione di esami. La notizia è trapelata solo intorno alle 15.00, quando Vasantha, moglie del Prof. Saibaba, ha ricevuto una misteriosa chiamata che la informava che il marito era stato portato a Gadhchiroli dalla polizia del Maharashtra. Al momento non c'è nessuna altra comunicazione ufficiale della polizia circa il suo arresto o le accuse mosse contro di lui. Anche il conducente della sua auto è scomparso per alcune ore.
Un'ora dopo, Vasantha, accompagnata da docenti dell'Università di Delhi, ha sposrto denuncia di scomparsa presso la stazione di polizia di Maurice Nagar. La polizia del Maurice Nagar ha allora confermato che la polizia del Maharashtra ha prodotto contro Saibaba un mandato di arresto senza possibilità di libertà su cauzione.
Successivamente, il prof Saibaba è riuscito a farsi prestare un cellulare da qualcuno in aeroporto e a parlare brevemente con la figlia, prima che il telefono gli fosse strappato di mano. Ha confermato di trovarsi nell'aeroporto di Delhi e che stava per essere trasferito in Nagpur dalla polizia di Gadchiroli.
Da un anno il prof. Saibaba subisce soprusi e intimidazioni. La sua abitaziione è stata perquisita e gli sono stati sequestrati oggetti personali dichiarati utili per l'inchiesta. Chiaramente, è in atto un tentetivo di incastrarlo. L'associazione dei docenti dell'Università di Delhi ha già denunciato questi tentativi della polizia. Oggi la polizia ha agito senza dare alcuna informazione e sequestrato il prof Saibaba, che soffre di invalidità al 90% e si muove su una sedia a rotelle. Le minacce e intimidazioni contro di lui sono una grossolana dei suoi elementari diritti umani.
Condanniamo energicamente quest'azione arbitraia e illegale della polizia, con la complicità delle autorità accademiche. È il tentativo di soffocare una voce di dissenso e reprimere tutti quelli che levano la loro voce contro ingiustizia e oppressione.


 Primo messaggio da attivisti di Delhi
Il Prof. G.N. Saibaba, dell'Università di Delhi e segrtario aggiunto del Fronte Democratico Rivoluzionario è stato sequestrato oggi dalla polizia del Maharashtra di ritorno dalla sua facoltà. senza avvisare nessuno, la polizia lo ha condotto all'aeroporto, dove è stato imbarcato per il Maharashtra. Oggi alle 17.30 è convocata una conferenza stampa presso la sua residenza (Gwyer Hall Hostel) per condannare il sequestro. Da una anno la polizia cerca di implicarlo con accuse assolutamente false e infondate. Per preparare il terreno, hanno prima scatenato il più scandaloso processo mediatico, poi la polizia ha perquisito la sua abitazione e infine, all'inizio dell'anno, lo ha interrogato Oggi lo hanno sequestrato con un'operazione clandestina. Condanniamo e protestiamo contro questa ignobile operazione poliziesca