venerdì 29 luglio 2016

LIN PIAO SI OPPONEVA ALLA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA (18 giugno 1974)


Estratti dell’articolo firmato dal gruppo di critica dell’Università di Pechino e dell’Università Chinghua e pubblicato sul Quotidiano di Pechino. Questo testo è uno di quelli che la redazione delle Opere di Mao Tse-tung ha ritenuto utile pubblicare assieme ai testi redatti da Mao Tse-tung o redatti sotto la sua direzione. Essi sono redatti da organismi o portavoci della linea e protagonisti delle iniziative politiche dirette da Mao Tse-tung e, a parere della redazione, aiuteranno il lettore a conoscere meglio sia la lotta di classe nel cui contesto si inserisce il pensiero di Mao Tse-tung sia la comprensione che di essa ebbero i suoi più vicini compagni di lotta.

Nel Progetto di lavoro 571 Lin Piao lasciava perfidamente capire che questa rivoluzione era “di estrema sinistra” al solo fine di negarla sul piano della linea politica. Lin Piao nutriva un odio implacabile verso la grande tempesta che scuoteva il revisionismo; in preda al panico, si aiutava con la regola di condotta di Confucio “tenersi nel giusto mezzo” e con la teoria revisionista “due si fondono in uno” per contestare la lotta di classe e la lotta tra le due linee durante il periodo del socialismo. Sono stati i maneggi da lui fatti nella Rivoluzione culturale che hanno svelato i suoi intenti criminali. Nel 1966, tre giorni dopo la pubblicazione della Circolare del 16 maggio del Comitato centrale del Partito comunista cinese, vasto programma della Rivoluzione culturale definito sotto la personale direzione del presidente Mao, Lin Piao pronunciò a proposito del “colpo di Stato” un perfido discorso nel quale respingeva la lotta di classe e la lotta tra le due linee, la necessità di questa grande rivoluzione, la teoria marxista, la direzione del partito e il fatto che le masse popolari fanno la storia. Si opponeva così radicalmente alla linea fondamentale del partito e alla teoria, alla linea, ai principi e alle misure politiche di questa rivoluzione avanzati dal presidente Mao nella circolare e cercava di indirizzare, sin dall’inizio, la rivoluzione su una falsa strada. Nel momento in cui essa era al suo apice, Lin Piao tentava in tutti i modi di farla deviare dal suo orientamento generale. La definì un movimento di critica del “partito al potere” e lanciò la parola d’ordine “Bisogna dirigere la lotta contro un pugno di dirigenti dell’esercito” e arrivò al punto di proclamare che la presente rivoluzione aveva lo scopo di combattere coloro che avevano fatto quella del passato, così che il nostro partito, il nostro esercito e tutto il proletariato diventarono i bersagli dei suoi attacchi nella speranza che la dittatura del proletariato fosse sostituita da quella della borghesia. Nascosti nell’ombra, Lin Piao e i suoi fidi tramarono complotti su complotti, suscitarono il frazionismo borghese, disgregarono i ranghi rivoluzionari e spinsero le masse alla violenza per sabotare le grandi disposizioni strategiche del presidente Mao e attentare alla rivoluzione e alla produzione. Issarono apertamente la bandiera a brandelli della dottrina di Confucio e di Mencio nella vana speranza che la dittatura dei proprietari terrieri e della borghesia si esercitasse di nuovo sul proletariato nella sovrastruttura, settore della cultura compreso. Alla vigilia del nono Congresso del partito, Lin Piao, in connivenza con Chen Po-ta, elaborò un rapporto che avanzava la “teoria delle forze produttive” in opposizione alla linea fondamentale del partito e alla rivoluzione ininterrotta sotto la dittatura del proletariato e, in fin dei conti, a questa Rivoluzione culturale. Dopo il congresso Lin Piao e uno dei suoi fanatici partigiani scrissero più volte quest’iscrizione: “In ogni tempo e in ogni cosa, ciò che solo importa è moderarsi e far ritorno ai riti”. Riprendendo il precetto confuciano, essi lanciarono un attacco astioso contro la Rivoluzione culturale e tutti i movimenti politici sorti dopo la nascita della nuova Cina per riabilitare un pugno di geni malefici i cui capifila incarnavano le linee opportuniste. Secondo questo programma reazionario di restaurazione del capitalismo, Lin Piao e i suoi seguaci organizzarono a due riprese dei colpi di Stato controrivoluzionari che fallirono. Controrivoluzionario doppiogiochista, Lin Piao camuffò spesso le sue vere intenzioni. Nel tentativo di fomentare dei disordini, un pugno di nemici, compresi i suoi seguaci, dichiararono ipocritamente che la linea di Lin Piao era di “estrema sinistra” nell’essenza e col pretesto di combatterla denigrarono quel movimento di massa che era la Rivoluzione culturale, le sue realizzazioni e la linea rivoluzionaria proletaria del presidente Mao per negare radicalmente la Rivoluzione culturale e riabilitare la linea revisionista di Liu Shao-chi. Tutti questi perfidi complotti dovevano essere sventati. Lo scoppio della Rivoluzione culturale con la partecipazione di centinaia di milioni di persone è una logica conseguenza della lotta lunga e aspra nel periodo socialista tra le due classi, le due vie e le due linee. Il presidente Mao ha fatto la sintesi profonda dell’esperienza storica, positiva e negativa, acquisita sia all’interno che all’esterno del paese sotto la dittatura del proletariato e ha avanzato la teoria della continuazione della rivoluzione sotto questa dittatura, definendo, per il nostro partito, la linea fondamentale per tutto il periodo storico del socialismo. Ripetutamente egli ha dichiarato al partito e al popolo che la lotta di classe sarebbe stata lunga, mettendoli in guardia contro il pericolo di restaurazione del capitalismo e la comparsa da noi del revisionismo, più particolarmente in seno al Comitato centrale del nostro partito. Un pugno di dirigenti del partito impegnati nella via capitalista incarnano la borghesia in seno al nostro partito: sono questi i nemici più pericolosi della dittatura del proletariato. La grande Rivoluzione culturale proletaria ha permesso di “mobilitare le grandi masse apertamente, in tutti i campi, a partire dalla base, in modo che esse denuncino il nostro lato oscuro” e ha mirato principalmente ai dirigenti del partito impegnati nella via capitalista. È questo, tra gli altri, un nuovo e importante contributo apportato dal presidente Mao alla teoria e alla pratica marxiste-leniniste. 97 Tramite la Rivoluzione culturale, su tutti i fronti del nostro paese regna una situazione eccellente, situazione che si esplica attraverso i profondi cambiamenti sopraggiunti nei rapporti di forza tra le classi: la dittatura del proletariato è consolidata e il proletariato ha acquisito una superiorità sempre più evidente e sempre più schiacciante sulla borghesia. Engels ha osservato: nella società divisa in classi, “ciò che per gli uni è un bene è necessariamente un male per gli altri, ogni liberazione di una classe è oppressione per un’altra classe”. Per questo, partendo da posizioni diverse, le diverse classi hanno un punto di vista completamente diverso sulla situazione. Se ci si attiene alla posizione del proletariato e se si analizzano i problemi alla luce del marxismo-leninismo, si giudica eccellente la situazione della grande Rivoluzione culturale. Lenin ha sempre apprezzato molto i periodi rivoluzionari di sviluppo dell’umanità considerandoli come “i momenti più vitali, importanti, essenziali e decisivi della storia delle società umane”. Nel corso di questi periodi, le classi rivoluzionarie si sollevano per rovesciare le classi reazionarie, abbattere un regime, un ordine e una cultura superati e corrotti e aprire una larga via all’espansione delle forze produttive sociali. Affermare che la grande Rivoluzione culturale è in un’eccellente situazione significa confermare le riforme rivoluzionarie socialiste e sostenere la continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato e, in ultima analisi, la linea fondamentale del partito. È naturale che i proprietari terrieri, la borghesia e le altre forze reazionarie che hanno subito colpi micidiali nel corso della Rivoluzione culturale giudichino cattiva questa situazione, peggiore di quella esistente in passato. Come potrebbe essere altrimenti? È anche naturale che Lin Piao e i suoi seguaci abbiano la stessa opinione. Come ha detto il presidente Mao: “Se siamo attaccati dal nemico, è una buona cosa, perché questo prova che abbiamo tracciato una linea di demarcazione ben netta tra il nemico e noi. Se il nemico ci attacca con violenza, dipingendoci con le tinte più sinistre e denigrando tutto quello che facciamo, è ancora meglio, perché ciò prova non solo che abbiamo stabilito una linea di demarcazione netta tra il nemico e noi, ma anche che abbiamo riportato dei successi notevoli nel nostro lavoro”. Se Lin Piao calunniava la Rivoluzione culturale dicendo che apriva prospettive oscure, era per preparare l’opinione pubblica al colpo di Stato reazionario, all’usurpazione della direzione del partito e alla conquista del potere dello Stato. La comparsa di nuove realizzazioni caratterizza le epoche di grandi trasformazioni sociali. Esse minacciano necessariamente l’esistenza e gli interessi delle classi decadenti: il come valutare le cose nuove apparse in queste epoche costituisce un punto caldo della lotta di classe. All’epoca Primavera e Autunni (770-476 a.C.) e in quella dei Regni combattenti (475-221 a.C.), i rappresentanti della scuola legista criticavano duramente il vecchio sistema dei proprietari di schiavi e appoggiavano con tutte le loro forze le riforme, rispondenti agli interessi della classe dei proprietari terrieri in ascesa. Confucio al contrario si dedicava anima e corpo al mantenimento del sistema schiavista, il sistema più reazionario, sinistro e corrotto, che era in difficoltà e faceva l’impossibile per opporsi alla nuova struttura economica, sociale, alla classe in ascesa, alla nuova ideologia e a tutti coloro che impersonavano il progresso. 
La triplice unione di persone anziane, di persone di mezza età e di giovani, i lavori rivoluzionari modello, l’insediamento in campagna da parte di giovani istruiti, le Scuole dei quadri del 7 maggio, gli studenti operai-contadini-soldati, i medici “dai piedi scalzi” e il sistema di quota medica, tutte queste creazioni della Rivoluzione culturale le dobbiamo alla rivoluzione socialista nella sovrastruttura e alla critica della dottrina di Confucio e di Mencio. Combattendole violentemente, Lin Piao provava semplicemente di essere diventato il rappresentante che le forze sociali più reazionarie e corrotte speravano. D’altronde, il fatto che venerasse Confucio, combattesse la scuola legista e denigrasse la Rivoluzione culturale non è un fenomeno isolato. Sul piano internazionale, l’imperialismo, il revisionismo e la reazione non smettono mai, neanche per un solo giorno, di calunniare e insultare questa rivoluzione; all’interno, un pugno di nemici di classe la maledice, apertamente o nell’ombra. Nettamente ostile alle riforme sociali e al progresso della società, quest’accozzaglia di autentici discendenti di Confucio si oppongono alla Rivoluzione culturale e auspicano il ritorno della linea revisionista. Costoro hanno formato forze restauratrici borghesi sulle quali Lin Piao ha fatto affidamento per produrre il suo Progetto di lavoro 571. Un elenco di questi criminali ce li farà conoscere meglio: elementi dell’ossatura del Kuomintang, proprietari terrieri e despoti, burocrati e capitalisti reazionari o loro fedeli discepoli, destra borghese, rinnegati, agenti segreti e responsabili impegnati nella via capitalista smascherati durante la Rivoluzione culturale e, infine, lacchè dell’imperialismo e del socialimperialismo. Tutta questa varietà di nemici della Rivoluzione culturale si prodigava per restaurare la dittatura fascista feudale compradora rovesciata e per fare della Cina un paese semicoloniale e semifeudale, una colonia del socialimperialismo sovietico. Il precetto della “moderazione e del ritorno ai riti” vantato da Lin Piao, precetto che risponde puntualmente alle aspirazioni dei nostri nemici interni ed esterni, ha lo stesso contenuto di classe della dichiarazione di Chiang Kai-shek che parla di “combattere il comunismo per ristabilire il suo regime in Cina”. È quindi evidente che l’esistenza di idee reazionarie che contestano la Rivoluzione culturale è spiegata con l’esistenza, all’interno del paese, di proprietari terrieri, di contadini ricchi, di controrivoluzionari, di cattivi elementi, di elementi di destra e della cricca di Chiang Kai-shek e, all’esterno, dell’imperialismo, del revisionismo e della reazione, che costituiscono la base di classe dell’ideologia avversa. La lotta pro o contro la Rivoluzione culturale è una lotta intransigente tra la restaurazione e la controrestaurazione, una lotta continua tra il Kuomintang e il partito comunista. Dobbiamo assolutamente renderci conto che questa lotta sarà lunga e complessa e che il fallimento di Lin Piao non ne comporta affatto la fine. Lasciamo a questo punto la parola al presidente Mao: “Nella rivoluzione, la questione di sapere chi avrà la meglio non sarà risolta che al termine di un periodo storico molto lungo. Se non agiamo come dobbiamo, la restaurazione del capitalismo può verificarsi in ogni momento. I membri del partito e tutto il popolo non devono credere che tutto andrà bene dopo una o due, o anche dopo tre o quattro grandi rivoluzioni culturali. Restiamo in guardia, non allentiamo mai la nostra vigilanza”.

martedì 26 luglio 2016

50° Anniversario della GRCP - VIVA LA VITTORIA COMPLETA DELLA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA! (6 settembre 1968)


Editoriale pubblicato dal Quotidiano del popolo e dal Quotidiano dell’Esercito popolare di liberazione. Questo testo è uno di quelli che la redazione delle Opere di Mao Tse-tung ha ritenuto utile pubblicare assieme ai testi redatti da Mao Tse-tung o redatti sotto la sua direzione. Essi sono redatti da organismi o portavoci della linea e protagonisti delle iniziative politiche dirette da Mao Tse-tung e, a parere della redazione, aiuteranno il lettore a conoscere meglio sia la lotta di classe nel cui contesto si inserisce il pensiero di Mao Tsetung sia la comprensione che di essa ebbero i suoi più vicini compagni di lotta. È tuttavia improbabile che Mao Tse-tung condividesse la tesi che la vittoria era completa e che quindi la Rivoluzione culturale era terminata. Questa tesi verrà espressamente negata nel Rapporto al nono Congresso nazionale del Partito comunista cinese (in questo volume).

Dei canti di trionfo risuonano al sud e al nord del Tianshan, l’altopiano del Tibet è inondato di luce. Nel momento stesso in cui nella Cina intera militari e civili, centinaia di milioni d’uomini, vanno trionfalmente avanti, sotto l’impulso delle recenti direttive del presidente Mao, sono stati simultaneamente e trionfalmente fondati i comitati rivoluzionari della regione autonoma del Tibet e della regione autonoma uigura del Sinkiang, due regioni che costituiscono rispettivamente i nostri avamposti a sud-ovest e nord-ovest nella lotta contro l’imperialismo e il revisionismo! Così tutte le province (a eccezione di quella di Taiwan), municipalità dipendenti direttamente dalle autorità centrali e regioni autonome del paese, hanno fondato il loro comitato rivoluzionario. Il paese intero è rosso ed è questo un capitolo tra i più grandiosi, un avvenimento eccezionale nel cammino verso la vittoria completa della grande Rivoluzione culturale proletaria; questo indica che, nel suo complesso, il movimento entra su scala nazionale nella fase lotta-criticatrasformazione. Si tratta di una grande vittoria dell’invincibile pensiero di Mao Tsetung, di una grande vittoria della linea rivoluzionaria proletaria del presidente Mao, di un esaltante avvenimento nella vita politica del nostro popolo, forte di 700 milioni di uomini. Noi indirizziamo le nostre calorose felicitazioni alle popolazioni rivoluzionarie plurinazionali del Tibet e del Sinkiang, a tutti i comandanti e combattenti delle unità dell’Esercito popolare di liberazione della Cina in quelle regioni e ai dissodatori del corpo d’armata di produzione e di edificazione della regione militare del Sinkiang!

venerdì 22 luglio 2016

TURCHIA - EMERGENZA INTERNAZIONALE - APPELLO DI PROLETARI COMUNISTI - PCm ITALIA



comunicato urgente

QUALE CHE SIANO STATE LE VICENDE CONCRETE DEL GOLPE TENTATO-MANCATO-AUTOGOLPE..
LA REALTA’  ORA E’ UNA SOLA:
ERDOGAN IL SUO PARTITO I SUOI MILITARI EDIFICANO UNA FEROCE DITTATURA FASCISTA ISLAMICA AL SERVIZIO DEI PADRONI E DI TUTTE LE CLASSI DOMINANTI PARASSITARIE
NON SOLO TUTTI I DIRITTI DI OGNI GENERE E TIPO VENGO CANCELLATI E IN PARTICOLARE QUELLI DI OPERAI – DONNE – STUDENTI E DOCENTI – INTELLETTUALI, GIORNALISTI ECC.
MA SONO A RISCHIO VITA CENTINAIA DI DI MIGLIAIA DI OPPOSITORI – DECINE DI MIGLIAIA DI PRIGIONIERI POLITICI E MILITANTI DELLE ORGANIZZAZIONI RIVOLUZIONARIE DI OGNI E TENDENZA
E SONO A RISCHIO GENOCIDIO LE POPOLAZIONI DEL NORD KURDISTAN
SONO A RISCHIO  ESPULSIONE E MASSACRI DECINE DI MIGLIAIA DI MIGRANTI,
LA TURCHIA E’ UN PAESE CHIAVE PER GLI IMPERIALISTI USA, PER LA NATO, PER GLI STATI E GOVERNI IMPERIALISTI EUROPEI - E’ IN UNA FASE DI LEGAME E COPERTURA DA PARTE DELLO STATO D’ISRAELE E LA RUSSIA DI PUTIN – E’ COLLOCATO AL CENTRO DELL’AGGRESSIONE IMPERIALISTA NEL MEDIORIENTE – GOLFO PERSICO, MONDO ARABO E NEL PRINCIPALE FOCOLAIO DI TENSIONE VERSO LA GUERRA MONDIALE DEL MONDO
BISOGNA SVILUPPARE IL PIU’ AMPIO MOVIMENTO DI DENUNCIA E ISOLAMENTO DEL REGIME DI ERDOGAN
IL PIU’ AMPIO MOVIMENTO DI SOLIDARIETA’ CON LE MASSE PROLETARIE, GIOVANILI, FEMMINILI, CON LE FORZE RIVOLUZIONARIE TURCHE E TUTTE LE FORZE DI OPPOSIZIONE DEMOCRATICA IN TURCHIA, CON TUTTE LE FORZE DEL MOVIMENTO DI AUTODERMINAZIONE NAZIONALE KURDO,
UN MOVIMENTO ANTIFASCISTA, ANTI INTEGRALISMO ISLAMICO, ANTIMPERIALISTA
OGNI PAESE D’EUROPA DEVE ESSERE TERRENO DI QUESTO MOVIMENTO
I PAESI NATO E EUROPEI DEVONO ESSERE COINVOLTI E LE AMBASCIATE TURCHE E LE ISTITUZIONI DI QUESTI PAESI ASSEDIATI
OGNI INIZIATIVA, DI MASSA E DI AVANGUARDIA, PACIFICA E NON, SONO NECESSARIE PER RAGGIUNGERE LO SCOPO

PROLETARI COMUNISTI – PCm Italia
20 luglio 2016

mercoledì 20 luglio 2016

Massimo sostegno agli attacchi alla polizia serial killer USA - onore a Gavin Long, costruire il Black Panther Party adatto ai nostri giorni

da odiodeclase


Gavin Long, el exmarine afroamericano de Kansas City que mató a tres policías en Baton Rouge (Louisiana), vivía preocupado por las injusticias cometidas contra los negros en Estados Unidos y decidió hacer justicia.
Al día siguiente de la masacre de cinco policías en Dallas, había publicado en YouTube un video revelador: “Esto es justicia”.
Su ataque en Baton Rouge fue una auténtica emboscada, según confirmaron los investigadores. Una trampa “meticulosamente planificada”.
“Quería atacar a los policías, su objetivo era precisamente la policía, como revelan sus movimientos y sus acciones”, explicaron las autoridades.
Long publicó más de un video en Internet en las últimas semanas, y en algunos incitaba claramente a reaccionar frente a la prepotencia y el uso de la violencia de parte de los agentes.
En Facebook se había registrado con un pseudónimo, Cosmo Setepenra. “Justicia para todos los afroamericanos”, “no basta conocer los propios derechos, hay que hacerlos valer”, había escrito en uno de sus últimos mensajes, junto a una foto de dos niños negros.
Long, que en los últimos días había estado en Dallas, tenía en el bolsillo una ficha de la Washitaw Nation, un movimiento nacionalista afroamericano que estuvo alguna vez en la mira del FBI.

Brutalidad policial en EEUU abre más la brecha social

librered.net

otto video sulla uccisione dei neri da parte della polizia razzista

 Eric Garner (43anni), Staten Island, Nueva York 17 luglio  2014


Michael Brown (18 anni), Ferguson, Missouri 9 agosto  2014


Tamir Rice (12 anni) Cleveland, Ohio 26 novembre  2014


David Kassick (59 anni), Hanover, Pennsylvania
 2 febbraio  2015



Walter Scott (50 anni), North Charleston, Carolina del Sur 4 aprile 2015


Eric Harris (44 anni), Tulsa, Oklahoma
 2 aprile 2015


Laquan Mcdonald (17 anni), Chicago, Illinois
 20ottobre 2014


Philando Castile (32 anni), Falcon Heights, Minnesota
6 luglio 2016



eldiario.es/theguardian













Il sindacato della polizia COISP, covo della feccia fascista organizza un convegno con la presenza dell'assassino di Carlo Giuliani, che la polizia italiana sia ormai piena di sbirri assassini che da Genova 2001 a Cucchi, Aldrovrandi ecc. rimangono sempre impuniti, devono essere contrastati con tutti i mezzi necessari - Fascismo di stato e stato di polizia producono i morti di stato! Lo stato borghese si abbatte e non si cambia!


martedì 19 luglio 2016

50 Anniversario della GRCP - INCONTRO CON I DIRIGENTI DELLE ORGANIZZAZIONI DELLE GUARDIE ROSSE A CONGRESSO NELLA CAPITALE (28 luglio 1968)


Trascrizione della registrazione del dialogo. L’incontro avvenne nel periodo in cui gli operai stavano entrando nelle università e negli altri istituti d’istruzione per assumerne la direzione, dopo che il movimento delle Guardie rosse era arrivato a una fase di divisione in fazioni contrapposte.

Presidente: [Quando Nieh Yuan-tzu, Tan Hou-lan, Han Ai-ching e Wang Ta-pin
entrano nella sala di ricevimento, il Presidente si alza e stringe la mano a ognuno
di loro]. Siete tutti così giovani! [Il Presidente stringe la mano a Huang Tso-chen].
Tu sei Huang Tso-chen? Non ti ho mai incontrato prima d’ora, vedo che non sei
stato ucciso.
Chiang Ching: È da molto tempo che non ci vediamo e ho notato che non hai
affisso nessun manifesto a grandi caratteri recentemente.
Presidente: Ti ho visto in piazza Tien An Men, ma non abbiamo avuto la
possibilità di parlare. Ciò non va bene! Non devi essere venuto a farmi visita senza
una qualche buona ragione, ma vorrei dirti che ho letto i tuoi manifesti e i tuoi
opuscoli e che sono ben informato sulle tue posizioni. Noto che Kuai Ta-fu non
si è fatto vedere. Perché? Non può venire o non vuole venire?
Hsieh Fu-chi: Temo che non voglia venire.
Han Ai-ching: No, non è così. In questo momento gli verrebbe da piangere se
sapesse che il Gruppo del Comitato centrale per la Rivoluzione culturale voleva
riceverlo e che non ha avuto la possibilità di incontrarsi col presidente Mao.
Quindi sono certo che non ha potuto venire.
Presidente: Kuai Ta-fu vuole prendere la “Mano nera”1
. A quanto pare molti operai
hanno “represso e oppresso” le Guardie rosse. Chi è dunque la “Mano nera”? Lui non
può scoprirlo. La “Mano nera” sono io! Ma lui non viene ancora. Tutto quello che
deve fare è prendermi. Vieni a prendermi! Sono stato io a inviare gli operai dello
Stabilimento tipografico Nuova Cina, quelli del Maglificio generale e i soldati del
reparto centrale Garrison. Ho detto loro di tentare di risolvere il problema della lotta
armata nelle università. Il risultato fu che ci andarono in 30 mila. In realtà essi
odiavano l’Università di Pechino, ma non l’Università Chinghua. [Rivolto a Nieh]
Decine di migliaia di operai e studenti sfilarono in parata. Ho saputo che sono stati
accolti molto bene. Chi lo fece, voi o il Gruppo Chingkangshan?
Wen Yu-cheng, Huang Tso-chen: Non loro. Ma non so quale unità si scontrò con
l’Università di Pechino.
Nieh Yuan-tzu: L’Accademia di scienze agrarie.
Presidente: Non avete combattuto con loro?
Nieh Yuan-tzu: Noi abbiamo distribuito tè all’ingresso.
Presidente: Non lo sapevo. L’Università di Pechino voleva prendere la “Mano
nera”. Quella “Mano nera” non ero io ma Hsieh Fu-chih. Io non ero poi così
ambizioso. Avevo detto di non mandare troppe persone a trattare con loro. Ma
Kuai Ta-fu disse che ce n’erano 100 mila.
Hsieh Fu-chih: Ce n’erano meno di 30 mila.
Presidente: Cosa pensate che dovremmo fare rispetto alla lotta armata nelle
università? Una possibilità sarebbe quella di buttarli fuori tutti dalle università. Gli
studenti non interverrebbero. Chiunque desideri combattere può farlo. In passato i
comitati rivoluzionari e i reparti Garrison non avevano paura della confusione creata
dagli scontri armati nelle università. Non se ne preoccupavano e non la impedivano.
A me sembra che avessero ragione. Un’altra possibilità sarebbe quella di fornire loro
qualche aiuto. Questo tipo di intervento ha ricevuto un grande consenso tra gli
operai, i contadini e la maggior parte degli studenti. Delle circa 50 università e istituti
di Pechino, solo cinque o sei hanno avuto scontri armati di qualche entità. Siete voi
che dovete valutare la vostra forza, io posso darvi solo qualche suggerimento su
come risolvere i problemi. Voi avete un gruppo piazzato a sud e un altro a nord,
entrambi chiamati Nuova Università di Pechino. Dovreste indicare qual è la
differenza fornendo informazioni supplementari tra parentesi, quali ad esempio
(Chingkang) e (Comune), proprio come si è fatto per il nome del Partito comunista
dell’Unione Sovietica (bolscevico). Voi non potete […] volete forse il controllo
militare? Noi possiamo fare in modo che il compagno Lin Piao o il compagno Huang
Yung-sheng prendano in mano la situazione. Noi siamo qui per risolvere i problemi,
non importa quali! Voi avete assecondato la grande Rivoluzione culturale e il
movimento lotta-critica-trasformazione per circa due anni, ma ora non state lottando,
criticando o trasformando nulla. Anche se lottate, è solo una lotta armata. Ciò che
avete fatto non è piaciuto al popolo, agli operai, ai contadini, agli abitanti del posto,
agli studenti della maggior parte delle altre scuole, alla maggior parte degli studenti
delle vostre stesse scuole e persino ad alcune persone della fazione che vi appoggia.
È questo il metodo che usate per unire il popolo? Il “vecchio Budda”2
 della vostra
Nuova Università di Pechino rappresenta la maggioranza ed è anche un filosofo. Non
c’è nessuno che si oppone a voi nella Nuova Università di Pechino (Comune) o nel
gruppo dell’università per la Rivoluzione culturale? Non ci credo. Alcuni di loro non
possono parlarvi direttamente in faccia, ma diranno parole dure alle vostre spalle.
Wang Ta-pin, il tuo lavoro è forse divenuto più facile?
Wang Ta-pin: Quei pochi contrari a Hsieh Fu-chih sono scappati via.
Hsieh Fu-chih: Il suo vicecomandante vuole prendere il potere, dicendo che lui,
Wang Ta-pin, è diventato di destra.
Presidente: E il vicecomandante di Wang è così di sinistra? È marxista?
Wang Ta-pin: Stanno solo cercando di seminare dissenso nelle nostre file. Egli
è un buon compagno, con un buon ambiente familiare alle spalle, ha avuto una vita dura ed è pieno di un odio profondo. È anche un uomo giusto, pieno di vigore
e di spirito rivoluzionario. Le sue uniche debolezze sono un po’ di avventatezza,
una certa incapacità a unire il popolo e una certa durezza nei metodi di lavoro.
Presidente: Puoi unirti a lui? Siete uno di sinistra e uno di destra. È facile per te
unirti a lui? Vieni a sederti qui, più vicino a me.
Lin Piao: Su!
Hsieh Fu-chih: Vai! Vai! [Wang Ta-pin si siede accanto al Presidente].
Presidente: Siediti, siediti. Noi dobbiamo essere flessibili su queste faccende, dopo
tutto sono tutti studenti. Essi non sono stati ancora catturati dalla “banda nera”. Di
recente alcune scuole hanno lottato contro “i banditi neri” e hanno persino fatto i
loro ritratti. La Nuova Università di Pechino ne ha scoperto parecchie decine. Vuoi
forse dirmi che sono tutti “banditi neri”? A mio modo di vedere non possono esserci
che pochi membri della “banda nera”. La chiave della situazione è in mano alle due
fazioni che si preoccupano della lotta armata; i loro cuori sono nella lotta armata.
Portare avanti un movimento di lotta-critica-trasformazione in questo modo non va
assolutamente bene. Voi potete solo lottare, criticare e andarvene. Gli studenti
parlano di “lotta-critica-allontanamento” o di “lotta-critica-dispersione”. Adesso ci
sono in giro un sacco di studenti che non si interessano di niente. Sempre più gente
nella società sta calunniando Nieh Yuan-tzu e Kuai Ta-fu. Nieh non dispone di molta
carne da cannone e neppure Kuai. A volte sono 300 persone, a volte 150,
difficilmente paragonabili al numero di cui possono disporre Lin Piao e Huang Yungsheng.
Per questa sola azione io sono riuscito a mobilitare più di 30 mila uomini.
Lin Piao: In questo mondo le cose che sono state a lungo divise inevitabilmente
si uniscono proprio come le cose che sono state a lungo unite devono dividersi. Tutti
gli appostamenti predisposti per la lotta armata devono essere rimossi. Le armi da
fuoco e le armi bianche, i coltelli e le pistole devono essere immagazzinati nei
depositi. Nieh Yuan-tzu, essi chiamano te “vecchio Budda” e il tuo ufficio “nido del
vecchio Budda”. Tu, compagna Tan Hou-lan dalle due trecce, hai chiesto di essere
mandata via. Da quanto ho capito, sei stata nella scuola per più di un decennio. Tutti
sono d’accordo che tu sia mandata nelle zone rurali, ma ho paura che non potrai
andartene. Chi prenderà il tuo posto dopo la tua partenza?
Tan Hou-lan: Sono stati presi dei provvedimenti.
Presidente: Voi siete i nostri cinque assi; persino Kuai Ta-fu che voleva catturare
la “Mano nera”. Noi siamo dalla vostra parte. Per questo i Gruppi Chingkangshan
(Università di Pechino) e i Gruppi 14 aprile (Università Normale di Pechino) sono
in disaccordo con noi. Io non temo chi vuole rovesciarmi. I Gruppi 14 aprile di
Chinghua hanno detto che la corrente ideologica del 14 aprile trionferà. Non sono
contento di loro. Essi hanno persino detto che chi ha conquistato il potere non può
mantenerlo e che anche il proletariato ha conquistato il potere ma non può
mantenerlo. I Gruppi 14 aprile hanno un teorico chiamato Chou Chuan-ying. Perché
lo avete arrestato? Non è altro che un teorico. Lo avete preso solo perché ha scritto
un articolo? Rilasciatelo. Egli è un uomo di pensiero, lasciatelo scrivere ancora!
Altrimenti essi diranno che non c’è libertà. Tu, “vecchio Budda”, dovresti essere più generosa. I tuoi Gruppi Chingkangshan dell’Università di Pechino hanno diverse
migliaia di membri. Una volta lasciati liberi, potrebbero sfondare, come un fiume in
piena, il tempio del dio dell’acqua. Tu, “vecchio Budda”, saresti in grado di trattenerli?
Altrimenti potremmo mettere in atto un controllo militare. Oppure, la terza possibilità
sarebbe quella di raggiungere lo scopo seguendo le regole della dialettica. Non state
tutti in una sola città, dividete l’uno in due! Tu ti trasferisci al sud o lasci trasferire al
sud i Gruppi Chingkangshan. Quando uno sarà al sud e l’altro al nord, non essendo
l’uno in grado di vedere l’altro, non si combatteranno tra loro. In questo modo
ciascuno ripulirà il proprio campo e tutto il mondo sarà unito. Altrimenti, anche tu
dovresti preoccuparti. Qualcuno potrebbe dare un colpetto al tuo vecchio nido e farti
perdere il sonno. Infatti tu hai paura e pure lui ha paura. È necessario a entrambi
conservare un po’ di forza. Perché dovete essere entrambi così tesi? Se hai paura che
altri ti attacchino e non conservi un po’ di forza, che cosa succederà di te se ti
aggrediscono? Ho sentito che c’è un assassino che vuole ucciderti. Anche se sai chi
è, non credo che sia necessario prenderlo. Lascia perdere! Persino se sai per certo
chi è, non devi dire nulla. Comunque, dopo questo, devi stare un po’ in guardia e
non andare in giro dovunque.
Chiang Ching: Lei ha delle guardie del corpo.
Nieh Yuan-tzu: No, non ne ho.
Presidente: Tuo fratello maggiore non è buono e neanche tua sorella maggiore
lo è. La tua intera famiglia, Nieh, non è buona. Ma la cattiveria di tuo fratello e
di tua sorella è affare loro, perché devono coinvolgere la loro sorella minore?
[Qualcuno riferisce che non sono riusciti a trovare Kuai Ta-fu].
Chiang Ching: Kuai Ta-fu non vuole venire o non può venire?
Hsieh Fu-chih: La radio ha già trasmesso il messaggio chiamandolo per nome
e dicendo che il Gruppo del Comitato centrale per la Rivoluzione culturale
invitava Kuai Ta-fu a partecipare a una riunione. Ma egli non è venuto.
Chiang Ching: Non ha voluto o non ha potuto venire?
Hsieh Fu-chih: Suppongo che qualcuno lo tenga sotto controllo, ma ciò non fa
alcuna differenza.
Yao Wen-yuan: È possibile.
Presidente: Per quello che posso capire, Kuai Ta-fu è un buon elemento e si
vede spesso in pubblico. Sono convinto che chiunque lo stia manipolando sia
un cattivo elemento. Kuai Ta-fu e tutti quelli che rappresentano il suo gruppo
sono buoni elementi. Ho molta esperienza in questo genere di cose. Wang Tapin,
c’era qualche lotta in corso nella tua unità?
Wang Ta-pin: No, ma il 23 settembre 1966, quando abbiamo avuto uno scontro
con i conservatori, abbiamo vinto grazie al tempestivo soccorso degli uomini del
compagno Chen Po-ta.
Presidente: Bene! Ma né tu né Han Ai-ching dovete combattere ancora. Han Aiching
è eccezionale nel presentare le sue idee ed è un buon stratega. Sei un
discendente di Han-Hsin?
Kang Sheng: Ho sentito che Kuai Ta-fu è il comandante e Han Ai-ching il
commissario politico.
Han Ai-ching: C’è un gruppo di uomini piuttosto assortito intorno a Kuai Tafu.
Pochissimi di loro si sono formati scrivendo manifesti murali a grandi caratteri
nel periodo iniziale del movimento, ma molti sono stati impegnati nella lotta
armata. Ho richiesto la riorganizzazione del quartier generale, perché credo che
Kuai Ta-fu non sia più in grado di controllare la situazione.
Kang Sheng: La situazione potrebbe essere meno grave di quanto affermi.
Presidente: Tan Hou-lan, la Rivoluzione culturale ha due anni. Anche i tuoi gruppi,
composti di 100 o 200 persone, si sono costituiti con ritmo incessante. Per il momento
tu non puoi andartene perché tu sei una regina. Dei quattro assi presenti alla riunione
di oggi, due sono donne. Tu sei eccezionale! Penso che per il momento sia meglio
che tu non parta. Tu devi dar loro cibo da mangiare e libertà di movimento. Questi
uomini sono piuttosto sfortunati! Sono un grosso miscuglio di gente del genere
“alleanza proletaria provinciale”. Ciononostante essi volevano impegnarsi in una
attività diretta a costituire un contropotere. Anche altre scuole vi hanno partecipato.
Anche tu [indicando Han] e Kuai Ta-fu siete stati pienamente coinvolti.
Han Ai-ching: Sì, vi ho partecipato anch’io.
Chiang Ching: È stato Han Ai-ching che ha tentato di rovesciare gli altri.
Presidente: Tu sei coinvolto, così come lo è il nostro comandante Kuai. Sebbene
i giovani facciano alcune cose positive, c’è da aspettarsi che facciano anche cose
negative. Hai detto che il Gruppo del Comitato centrale per la Rivoluzione culturale
non ti ha dato istruzioni. Ma il compagno Lin Piao e il Primo Ministro Chou hanno
parlato il 24 e il 27 marzo e hanno tenuto un raduno di 100 mila persone. In quella
occasione hanno parlato anche i compagni Huang Tso-chen e Wen Yu-cheng, ma
alcuni elementi al livello più basso si stavano ancora azzuffando, come se fossero
usciti di senno per opporsi a noi. La nostra posizione è questa: noi vogliamo
innanzitutto lottare con la ragione, non con le armi. Ma se voi volete combattere, va
bene lo stesso. Ma la lotta crescerà di intensità ed entrambe le parti possiedono armi
fabbricate in casa. Che tipo di battaglia state combattendo? Questo vostro tipo di lotta
non ha molto senso. Tirate fuori i fucili e l’artiglieria e combattete come hanno fatto
nello Szechwan, dove hanno sparato con cannoni antiaerei.
Chiang Ching: Disfattisti!
Presidente: Visto che tu, “vecchio Budda”, sei così importante e potente, come mai
non sei riuscita a radunare più di 200 o 300 uomini? Dove sono finite le tue truppe?
Tu devi ancora contare sull’appoggio degli operai e dei militari in pensione. Senza
di loro saresti perduta! Il compagno Lin Piao dispone di molti soldati; se te ne fornisce
alcune migliaia o decine di migliaia, riusciresti ad annientare completamente i Gruppi
Chingkangshan? Non voglio qui una risposta a questa domanda. Pensaci su e magari
tieni una riunione e discutine. Ma la cosa principale è l’unità.
Lin Piao: L’unità deve precedere ogni altra cosa. Il Presidente ha indicato quattro
possibilità d’azione: 1. il controllo militare; 2. dividere l’uno in due; 3. lotta-criticadispersione;
4. se devi combattere, fallo alla grande.
Presidente: A proposito del dividere l’uno in due, dal momento che c’è già del
rancore le due parti sono in tensione e non riescono a dormire. D’altra parte trasferire la scuola sarebbe un problema. Se le nuove sistemazioni fossero ancora
a Pechino, le liti non potrebbero essere evitate. Questo auditorium è completamente
vuoto e Chungnanhai è grande abbastanza per accogliere da 40 a 50 mila
Guardie rosse. Non potremmo trasformarla in una scuola? Forse Nieh Yuan-tzu
o Hou Han-ching (un dirigente dei Gruppi Chingkangshan dell’Università di
Pechino) ci starebbero. […] Non dite voi: “Macella il bue (Niu), uccidi la scimmia
(Hou) e cuoci il montone (Yang)”? Per quanto capisco, il bue si riferisce a Niu Huilin,
la scimmia a Hou Han-ching e il montone a Yang Ko-ming. Di questi tre io
conosco solo Yang Ko-ming. Anche Yang è un giovane che un tempo partecipò
all’undicesima sessione plenaria del Comitato centrale e che curò la redazione di
quel manifesto a grandi caratteri. Questo manifesto vi ha diviso in due famiglie.
Questi fenomeni sociali non si sono sviluppati come ci si aspettava. Chi avrebbe
previsto una simile lotta? All’inizio abbiamo progettato di sospendere le scuole per
sei mesi e abbiamo annunciato la nostra decisione sui quotidiani. In seguito
mezzo anno si è rivelato insufficiente, così abbiamo esteso la sospensione a un
anno e poi a un altro anno, a due e a tre anni. Io ho detto che se ciò non basterà
ancora, la sospensione potrà durare per tutto il tempo che sarà necessario. L’uomo
non smetterà di invecchiare per questo. Allora eri una matricola e ora non lo sei
più. Se continui così per altri due, quattro od otto anni, tu non […]
Anche “lottare-criticare-disperdere” è una buona misura. Tan Hou-lan non vuole
forse andarsene? Quando tutti se ne saranno andati, noi potremo pulire la casa.
Dobbiamo avere delle università? Dobbiamo immatricolare degli studenti? Non
possiamo permetterci di bloccare le iscrizioni. Il discorso che ho fatto prima lasciava
spazio alla flessibilità. Tuttavia noi dobbiamo ancora avere delle università. Io ho
menzionato soltanto gli istituti di scienza e di ingegneria, ma non intendevo dire che
non dobbiamo sviluppare gli studi umanistici. Se non ne viene fuori niente, pazienza.
Per quanto ne so, nelle scuole medie superiori, nelle scuole elementari e nelle scuole
medie inferiori le materie fondamentali non cambiano molto. Basta che uno studente
studi per sei o dieci anni al massimo. Ora le materie delle scuole medie superiori si
sovrappongono a quelle delle scuole medie inferiori e le materie che si studiano
all’università coincidono, nei corsi fondamentali, con quelle che si studiano nelle
scuole medie superiori. Per quanto riguarda i corsi di specializzazione, gli insegnanti
dei corsi di specializzazione non sono all’altezza di questi corsi, i filosofi non sono
in grado di parlare di filosofia. Cosa possono imparare gli studenti? Nieh Yuan-tzu,
non sei forse una filosofa?

domenica 17 luglio 2016

Una importante intervista con un ex militante del Black Panther Party pubblicata da infoaut - Conferma che negli USA serve un nuovo Black Panther Party adatto ai nostri giorni e sulla base di un bilancio dell'esperienza


Capitalismo, rivoluzione, violenza della polizia. Intervista con un ex-militante del Black Panther Party

Vi proponiamo una lunga intervista realizzata nel maggio del 2015 con Jihad Abdul Mumit, membro dell’associazione Jerico Movement, fondata nel 1988 da prigionieri politici negli Stati Uniti per chiedere il rilascio dei compagni ancora detenuti. Jihad ha passato 23 anni in prigione per la sua militanza nel Black panther party e nella Black liberation army, in particolare è stato accusato di aver compiuto due espropri di banche per finanziare l'organizzazione.

La chiacchierata con Jihad è stata l’occasione per raccontare il suo percorso militante ma anche affrontare diversi nodi molto attuali. È stata un’intervista emozionante e ci ha molto colpiti la tensione verso il presente di questo vecchio militante, la profondità delle sue analisi, la voglia di mettersi ancora in gioco, la chiarezza delle intenzioni unita a una capacità di vedere le contraddizioni che ci circondano in tutta la loro ricchezza.

Nonostante l’intervista sia stata registrata più di un anno fa – eravamo a poche settimane dalla morte di Freddie Gray e nel momento dell’esplosione del movimento Black lives matters – ci sembra aver conservato tutta la forza di un punto di vista importante e di una testimonianza preziosa.

Partiamo dall’attività del Jerico movement. Quanti prigionieri politici ci sono in questo momento negli USA?

È una domanda difficile, noi rappresentiamo in questo momento circa 55 prigionieri, ma ci occupiamo solo dei prigionieri che vengono da quel periodo specifico, che avevano una precisa ideologia e una strategia per portare un cambiamento rivoluzionario nella società. Non posso quindi rispondere perché ci sono tanti tipi di prigionieri politici, oggi ce ne sono tantissimi, in particolare dopo l'11 settembre, anche se molti di loro sono pure e semplici vittime. Vittime della sorveglianza della polizia, di trappole, di quadri interpretativi, gente che ha semplicemente dato soldi ad associazioni o che non ha fatto proprio nulla. Ce ne sono probabilmente centinaia di prigionieri politici. Noi li riconosciamo tutti ma Jerico ha la capacità organizzativa di occuparsi solo di una parte specifica di essi.

Hai vissuto un periodo molto intenso di lotte che si cerca semplicemente di rimuovere dalla memoria collettiva, un po' come succede in Italia. Cosa ha rappresentato questo periodo per te?

Nel 1970, quando avevo 16 anni (ne ho 60 oggi quasi 61) mi sono unito al Black Panther Party. La situazione che vediamo oggi negli USA, ossia la brutalità della polizia, il razzismo, tutto ciò esiste veramente dall'epoca delle piantagioni schiavistiche, da secoli. L'essenza è rimasta la stessa. C'è stata qualche riforma certo ma la cosa continua ancora oggi, come abbiamo visto a Ferguson, a Los Angles, New York e ora a Baltimora.

Io ho raggiunto il BPP perché per me rappresentava un'organizzazione con un'ideologia solida che portava una visione del cambiamento negli USA, sfidando il capitalismo. Il BPP era un'organizzazione marxista-leninista. Anche se ci concentravamo principalmente sulla gente nera, la questione per noi era costruire una nuova società. Una cosa che facevamo per esempio era questa. Quando qualcuno stava subendo un arresto, le pantere arrivavano e si assicuravano che questa persona potesse beneficiare dei suoi diritti, che non fosse brutalizzata dalla polizia. A quest'epoca portavamo apertamente armi perché la legge statunitense lo permetteva a differenza di ora. Era piuttosto facile ottenere fucili e altre armi. Immaginati la scena. C'è qualcuno che viene spintonato dalla polizia. Un gruppo di persone arriva e gli spiega i suoi diritti. E sono armati. La polizia la odiava questa cosa. Capisci l'antagonismo. Noi cercavamo di spiegare alla comunità i loro cosiddetti "diritti legali” (legal rights) in un sistema capitalista. Ma anche i loro diritto alla autodifesa.

venerdì 15 luglio 2016

50° Anniversario della GRCP - DISCORSO SULLA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE A SHANGHAI (12 febbraio 1967)


La Comune popolare di Shanghai fu istituita il 5 febbraio 1967; essa fu il prodotto della Rivoluzione di gennaio. La sua esistenza durò fino al 24 febbraio dello stesso anno. Essa cambiò poi nome, diventò Comitato rivoluzionario della città di Shanghai e servì da modello ai nuovi organi del potere, ai Comitati rivoluzionari basati sulla triplice alleanza tra militari, quadri rivoluzionari e rappresentanti delle masse. Due importanti membri del Gruppo del Comitato centrale della Rivoluzione culturale, Chang Chung-chiao e Yao WenYuan, diressero il Comitato provvisorio della Comune

Il periodo che va da febbraio ad aprile è decisivo nella grande Rivoluzione culturale proletaria. Durante questi tre mesi si delineeranno chiaramente gli indirizzi della grande Rivoluzione culturale. 
Il lavoro effettuato a Shanghai è da giudicare molto fruttuoso, visto nel complesso; non erano forse soltanto mille o duemila gli operai di Shanghai che si mossero per la prima volta durante gli avvenimenti Anting? Ormai sono già più di un milione! Ciò dimostra che la mobilitazione degli operai di Shanghai ha avuto un buon successo. La nostra attuale rivoluzione, la grande Rivoluzione culturale proletaria, è una rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, l’abbiamo iniziata noi stessi. Essa è necessaria perché una parte dell’apparato amministrativo della nostra dittatura del proletariato è stata usurpata, questa parte non appartiene al proletariato, bensì alla borghesia; per questo dobbiamo fare la rivoluzione. Su questo deve riflettere una buona volta il Gruppo del Comitato centrale per la Rivoluzione culturale, deve scrivere un saggio proprio con il titolo “rivoluzione sotto la dittatura del proletariato”. Questa è una questione teorica molto significativa. Abbiamo bisogno in ogni caso della triplice alleanza. I problemi nel Fukien non sono molto grandi e neanche i problemi nello Kweichow. Anche il problema della Mongolia interna non è grande; se ci sarà del caos, comunque ce ne sarà poco. Attualmente nella provincia dello Shanhsi il 53 per cento delle masse, il 27 per cento delle truppe e il 20 per cento dei quadri degli uffici pubblici partecipano alla rivoluzione. Shanghai dovrebbe imparare da loro. La rivoluzione di gennaio ha vinto, ma i mesi di febbraio, marzo, aprile sono ancora più decisivi, ancora più significativi. Il motto “dubitare di tutto, abbattere tutto” è reazionario. Coloro che dubitano di tutto e abbattono tutto subiranno sicuramente un ribaltamento nell’opposto, saranno certamente abbattuti dalla gente e riusciranno difficilmente a tenersi a galla per qualche giorno. Qui abbiamo delle singole unità che non vogliono ammettere nemmeno un vicedirettore di reparto. Gente di questo stampo, che non vuole ammettere nemmeno un vicedirettore di reparto, riuscirà difficilmente a tenersi a galla per qualche giorno. 

mercoledì 13 luglio 2016

DISCORSO A UNA RIUNIONE DEL GRUPPO DEL COMITATO CENTRALE PER LA RIVOLUZIONE CULTURALE (9 gennaio 1967)


Al Wenhuipao1 la sinistra adesso ha preso il potere. Si sono ribellati il quattro. Il Quotidiano della liberazione si è ribellato il sei. Questa è la direzione giusta. Ho letto tutti e tre i numeri del Wenhuipao usciti dopo la presa del potere. Hanno ristampato alcuni articoli delle Guardie rosse. Ce ne sono di buoni che dovrebbero essere ripubblicati anche altrove. Il cinque il Wenhuipao ha pubblicato la Lettera al popolo dell’intera città. Il Quotidiano del popolo dovrebbe ripubblicarla e le stazioni radio dovrebbero trasmetterla. Queste ribellioni interne vanno bene. Fra pochi giorni potremo avere un rapporto generale al riguardo. Si tratta di una classe che ne rovescia un’altra. Questa è una grande rivoluzione. Secondo me molti giornali dovrebbero essere soppressi. Tuttavia i giornali devono continuare a uscire. Il problema è sapere da chi sono pubblicati. È bene che il Wenhuipao e il Quotidiano della liberazione abbiano cambiato la loro direzione. Non appena cominceranno a circolare questi due giornali, certamente riusciranno a influenzare la Cina orientale e ogni provincia e municipalità del paese. Prima di fare una rivoluzione, bisogna innanzitutto creare un’opinione pubblica favorevole. Il 1° giugno è stato il giorno in cui si è preso il potere al Quotidiano del popolo. Il Centro mandò un gruppo di lavoro e pubblicò l’editoriale Spazzar via tutti i mostri e i demoni. Io non sono d’accordo con la sostituzione di tutto il personale del Quotidiano del popolo, ma un cambio di direzione doveva esserci. Tang Ping-shu ha sostituito Wu Leng-hsi2 . Sulle prime le masse erano diffidenti perché il Quotidiano del popolo aveva ingannato il popolo in passato e, per di più, non aveva pubblicato nessuna dichiarazione. La presa del potere in due giornali è una questione nazionale e noi dobbiamo sostenere la loro ribellione. I nostri giornali dovrebbero ripubblicare gli articoli delle Guardie rosse. Sono molto ben scritti, mentre i nostri documenti sono roba assolutamente priva di vita. Il dipartimento della propaganda del Comitato centrale potrebbe essere mandato a spasso, anche se quella gente continua a camparci sopra. Ci sono molte cose che il Dipartimento della propaganda e il Ministero della cultura non hanno saputo affrontare. Nemmeno io e te [indica Chen Po-ta] ci saremmo riusciti. Ma appena sono arrivate le Guardie rosse li hanno messi subito sotto controllo. L’ascesa del potere rivoluzionario a Shanghai ha dato speranza all’intero paese. Essa non mancherà d’influenzare l’intera Cina orientale e tutte le province e le municipalità del paese. La Lettera al popolo dell’intera città è un raro esempio di buon articolo. Essa si riferisce alla città di Shanghai, ma i problemi che affronta sono di importanza nazionale. DISCORSO A UNA RIUNIONE DEL GRUPPO DEL COMITATO CENTRALE PER LA RIVOLUZIONE CULTURALE. 
Oggi c’è gente che per fare la rivoluzione vuole tante cose. Quando noi abbiamo fatto la rivoluzione, dal 1920 in poi, abbiamo fondato prima la Lega della gioventù e poi il Partito comunista cinese. Non avevamo né fondi né tipografie né biciclette. Quando facevamo i giornali trattavamo con grande amicizia gli operai e chiacchieravamo con loro mentre scrivevamo i nostri articoli. Dobbiamo stabilire legami con ogni tipo di gente, di sinistra, di destra e di centro. Io non sono mai stato d’accordo con quegli organismi che vogliono restare incontaminati nei loro rapporti. [Qualcuno interrompe: “Quelli di Wu Leng-hsi ora stanno molto bene. Sono persino ingrassati”.] Siamo noi che abbiamo permesso a Wu Leng-hsi di starsene troppo comodo. Io però sono contrario alla loro destituzione. Meglio che rimangano ai loro posti e che siano controllati dalle masse. Quando cominciammo a fare la rivoluzione quello con cui ci scontravamo era l’opportunismo, non il marxismo-leninismo. Quando ero giovane non avevo letto nemmeno il Manifesto del partito comunista. La nostra parola d’ordine deve essere: “fare la rivoluzione e promuovere la produzione”. Non dobbiamo fare la rivoluzione abbandonando la produzione. La fazione conservatrice in realtà non è in grado di promuovere la produzione3 . Questa è una lotta di classe. Voi non dovete credere che “quando sarà morto Chang il macellaio dovremo mangiarci il maiale con tutte le setole” o che non si possa fare niente senza di loro. Non credete a queste sciocchezze.

lunedì 11 luglio 2016

Usa - contro i crimini polizieschi - protesta popolare in tante città (foto e video).

I GIOVANI AFROAMERICANI HANNO LA NECESSITA' DI RICOSTRUIRE IL NUOVO BLACK PANTHER PARTY!

RIBELLARSI E' GIUSTO!


PHOENIX

ATLANTA

LOUISIANA

BATON ROUGE






ST. PAUL

MINNESOTA

NEW YORK CITY


CHICAGO

NEW ORLEANS





DETROIT

BALTIMORE