lunedì 30 settembre 2013

per il 19 ottobre - una proposta da Napoli per il dibattito

Appello per la costruzione di uno spezzone anticapitalista e di classe al corteo del 19 ottobre a Roma.

Iniziamo dalla fine: perché scenderemo in piazza il 19 ottobre? Per iniziare un percorso faticoso e lungo, ma necessario. Per provare a rimettere al centro le questioni del lavoro e dei diritti ad esso connessi, ormai depennate dall’agenda politica dei governi, della maggior parte delle organizzazioni politiche e – paradossalmente – anche sindacali, in nome dei sacrifici “necessari a salvare il nostro Paese”e dell’unità nazionale.
Queste questioni ci chiamano in causa tutti, in prima persona. Chi si trova nella fascia tra i 20 e i 30 ed è stato sostanzialmente privato del futuro e vive un presente di disoccupazione o, nel “migliore” dei casi, di precarietà assoluta (senza prospettive né sul piano professionale, né su quello esistenziale); chi di anni ne ha molti di più, e casomai un lavoro ce l’ha, ma rischia continuamente di perderlo e vede quotidianamente negati i suoi diritti.
Questo è il quadro davanti al quale ci ha messo la crisi e questa, per quanto ambiziosa possa sembrare, è la battaglia che oggi più che mai ci sembra necessario intraprendere: quella per il diritto al lavoro, a lavorare meno, a lavorare tutti, in sicurezza e a parità di salario. Perché chi sta “dentro” al mercato del lavoro possa non morire di fatica e di ipersfruttamento e chi sta “fuori” entri dentro e prenda parola, libero da logiche assistenziali, per incidere direttamente sulle forme del dominio.

Dal 2007 in poi con la crisi si è prodotta una serie di trasformazioni rapidissime e decisive:
c’è stata una rapida e incisiva concentrazione dei capitali, sono cambiate le relazioni fra gli Stati, sono scoppiate guerre e rivolte, e l’assetto dell’Unione Europea si è ulteriormente gerarchizzato.

Il paesi locomotiva dell’UE, Francia e, soprattutto, Germania hanno fatto valere il loro peso e tentato di “prendere il controllo” di quelli che versavano in condizioni più critiche, in particolare Grecia, Portogallo, Italia; l’operazione di “salvataggio” dei “paesi in difficoltà” messe in campo dalla Banca Centrale Europea (l’Outright Monetary Transactions, cioè l’acquisto diretto da parte della BCE di titoli di stato a breve termine emessi da paesi in difficoltà macroeconomica grave e conclamata) è infatti vincolata alla disponibilità del paese “da salvare” di assoggettarsi allo European Stability Mechanism, un programma di stabilità che di fatto esautorerà, ancora più di adesso, la sovranità nazionale. Ci troviamo dunque di fronte ad un vero e proprio campo di battaglia nel quale diverse frazioni di borghesia – di paesi differenti in competizione tra loro o, trasversalmente, all’interno del medesimo paese – si affrontano per difendere e affermare i loro interessi.

La parziale anomalia della struttura produttiva e sociale del capitalismo italiano ha fatto sì che gli effetti della crisi siano stati più forti nel nostro Paese e abbiano portato a un tentativo evidente di ridisegnare anche gli equilibri interni alle stesse classi dominanti (il Governo Monti è stato interprete per eccellenza di questo tentativo, cercando di mistificarlo dietro la retorica della “salvezza della Nazione”). Una frazione della grande borghesia italiana, più legata ai movimenti internazionali di capitale, sta infatti provando a sgominare e assorbire tutti quei soggetti che vivono “parassitariamente” del plusvalore estratto nella sfera della produzione (la filiera del commercio, gran parte dei professionisti e di quei ceti corporativi che sopravvivono grazie a licenze e privilegi, “gli esperti della politica” e il management pubblico).

Ma veniamo a noi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un attacco violentissimo contro il salario diretto, indiretto e differito (che ha riguardato anche i cosiddetti “cedi medi”, che vanno impoverendosi di giorno in giorno e la cui progressiva estinzione è sintomo della polarizzazione che sempre più contraddistingue anche il nostro Paese), ad un aumento dei ritmi di lavoro e ad una compressione dei diritti. Questa compressione ha riguardato le libertà politiche in senso generale – con un succedersi di governi tecnici e di “larghe intese”, una sempre maggiore militarizzazione dei territori e con una repressione violentissima e spesso “preventiva” di ogni forma di dissenso – ma anche la soppressione della democrazia sui posti di lavoro: la modifica dell’articolo 18, i diktat del piano Marchionne, la riforma Fornero e il recente accordo di rappresentanza – solo per citare alcuni esempi – vanno esattamente in questa direzione. Il tutto giustificato in maniera ideologica con la presunta insostenibilità del debito pubblico, che di certo non è esploso per favorire chi adesso sta subendo gli effetti più devastanti di questa crisi, e la necessità di “tranquillizzare” i mercati, che altro non sono che i capitali trasnazionali in cerca di valorizzazione.

Gli effetti silenziosi di una situazione così drammatica sono stati la ricerca di un lavoro all’estero o il ricorso ai risparmi familiari per sopravvivere.

Negli scorsi anni, nonostante il disagio e la rabbia sociale siano palpabili, non abbiamo assistito nei settori lavorativi a grandi mobilitazioni sia perché, e ci si scuserà la semplificazione, i sindacati confederali fanno ormai a tutti gli effetti da “tappo”, utilizzando ogni arma per bloccare le spinte dal basso che ogni tanto si producono, sia perché le situazioni di tensione che si sono create sono dipese quasi sempre dalla chiusura delle attività, sono partite cioè quando il potere collettivo dei lavoratori era già stato messo in discussione dalla loro espulsione dal ciclo produttivo. I momenti di piazza, anche importanti numericamente e radicali sul piano del conflitto, sono stati “esplosioni” di rabbia significative sul piano sociale, ma che hanno lasciato poco o niente sul piano politico.

A questi fallimenti, a questo immobilismo, spesso si è risposto rinunciando, o ripiegando su altre lotte – apparentemente più facili da vincere – mentre il nodo gordiano è sempre lì ad attenderci, quello del conflitto tra capitale e lavoro. Ma di cosa parliamo quando evochiamo questo conflitto, di cosa si tratta in fin dei conti? Parliamo dell’incompatibilità radicale (che viene mistificata in ogni modo) tra chi produce e chi beneficia della fatica altrui, tra chi è disoccupato e chi lo mantiene in stand by per poterlo meglio ricattare, tra chi aspira ad entrare nel mercato del lavoro e costruirsi un futuro e chi sceglie di tenerlo fuori in modo da far lavorare – e dunque pagare – meno persone, ma sfruttandole più intensamente e per più ore.

Da una parte ci siamo noi, dall’altra ci sono loro.
E se loro provano a confonderci con divisioni e contrapposizioni che non ci riguardano (la “troika” contro i P.I.G.S, i padri contro i figli, quelli che lavorano a tempo indeterminato – i “privilegiati” – contro i precari o quelli che lavorano contro quelli che sono disoccupati) allora il nostro primo compito è tracciare di nuovo, in maniera chiara e netta, la linea che concretamente ci separa.

La crisi economica ci offre tanti frutti avvelenati, ma è anche un’occasione per segnare questo confine, per individuare un punto di partenza dal quale ricominciare a combattere per i nostri diritti, per aprire nuovi spazi, organizzarsi e far ripartire un ciclo di lotte come è accaduto e sta accadendo in tanti Paesi nel mondo, in Turchia, in Nord Africa, in Brasile, in Messico. Queste lotte – alle quali siamo materialmente, concretamente connessi e non certo solo ideologicamente o “sentimentalmente” vicini, in quanto dal loro esito dipendono anche le nostre possibilità e prospettive – dimostrano che, a livello globale, esistono ancora le condizioni per sottrarre a chi ci sfrutta parte del suo potere, per contrastarlo, per provare a ribaltare la situazione. Queste lotte ci dicono che la linea di separazione di cui parlavamo non divide il mondo tra Nord e Sud o tra Est e Ovest e che siamo dalla stessa parte della barricata nella battaglia per riprenderci il lavoro, la giustizia sociale, il futuro.

Mica facile, ma dobbiamo provarci. Il 19 ottobre non cambierà il mondo, non assalteremo “il palazzo d’inverno”, ma da qualche parte bisogna cominciare.

sabato 28 settembre 2013

Bloccare il MUOS, sabotare la guerra, cacciare Crocetta! MANIFESTAZIONE NAZIONALE SABATO 28 - PALERMO

MANIFESTAZIONE NAZIONALE NOMUOS - SABATO 28 SETTEMBRE 
PIAZZA POLITEAMA ORE 15
PALERMO

Bloccare il MUOS, sabotare la guerra, cacciare Crocetta!

Dopo i blocchi stradali in Contrada Ulmo, il taglio delle reti perimetrali della base americana
l’occupazione di molti consigli comunali, si è arrivati alla grandiosa manifestazione del 9 Agosto dove centinaia di manifestanti hanno invaso la base militare respingendo e aggirando gli inutili tentativi delle cosiddette “forze dell’ordine” e arrivando fin sotto le antenne si sono ripresi i compagni che per protesta pochi giorni prima vi si erano arrampi
cati.
Il grande risultato raggiunto in quella giornata è stato possibile grazie alla mobilitazione popolare e alla sua determinazione che ha dimostrato sul campo che non ci sono reti che tengano e scudi e manganelli che possano fermare la volontà popolare di raggiungere i propri obiettivi!

In questa fase particolare in cui sembra imminente un attacco alla Siria il dovere dei popoli del mondo, dei rivoluzionari e dei sinceri democratici è quello di opporsi a questa ennesima strage e, nel nostro caso particolare, all’impiego previsto delle basi militari siciliane per l’intervento di aggressione insieme alle altre basi sparse sul territorio nazionale da Taranto a Napoli a Vicenza. Ancora una volta il governo americano parla di “prove” dell’esistenza di armi di distruzione di massa per giustificare un intervento che utilizzerebbe davvero armi di distruzione di massa in dotazione all’esercito americano come il fosforo bianco, il napalm e munizioni ad uranio impoverito
Inoltre vi è anche il “fronte interno” rappresentato dalle vittime tra la popolazione siciliana che subisce le onde elettromagnetiche nocive per la salute che sono causa di un elevato tasso al di sopra della media di tumori e leucemie, così come dimostrato dagli studi provenienti dal Politecnico di Torino.

Per tutto questo il Muos non può essere considerato una grande opera speculativa al pari di TAV e ponte sullo stretto di Messina, bensì uno strumento di importanza strategica per l’imperialismo americano, indispensabile per la conduzione dei propri piani di controllo e dominio mondiale di conseguenza il contrasto a esso richiede una maggiore organizzazione e la comprensione che non si tratta di una mera questione territoriale o locale bensì di una lotta d’importanza mondiale.

L’infame Crocetta, che ha costruito la sua campagna elettorale a Niscemi contro il Muos e che adesso addita i nomuos come “mafiosi” e “violenti”, è complice dei progetti imperialisti guerrafondai e di tutti i malati e i morti da esso derivanti, va cacciato come tutti gli altri ladroni che occupano poltrone istituzionali, il suo palazzo va assediato, la sua vita deve essere resa impossibile a causa della sua grave responsabilità. Cadute le illusioni, la popolazione di Niscemi lo scorso 9 Agosto ha giustamente affermato che adesso Crocetta non è più il benvenuto e nel caso provi a tornare riceverà l’accoglienza che si merita.
Anche i deputati del M5S dopo il bluff propagandistico del blocco della finanziaria all’assemblea regionale per qualche giorno, al pari di tutti gli altri deputati stanno sulle loro poltrone mentre la lotta prosegue per altre strade più efficaci, stesso “risultato” inconcludente avranno questi fantomatici ricorsi che non solo sono inefficaci ma che contribuiscono a creare illusioni distogliendo dall’obiettivo creando quindi danni seri alla lotta stessa.

Quanto detto dimostra ancora una volta che è il popolo e solo il popolo a fare la storia!
Basta con le illusioni elettorali e verso le istituzioni!
Contro il Muos, contro la guerra imperialista. Assediamo la regione, cacciamo Crocetta, continuare la mobilitazione a Niscemi sulla linea del 9 Agosto e del 21 Settembre!

giovedì 19 settembre 2013

Dilaga la protesta antifascista in Grecia - La polizia fiancheggia i fascisti e arresta gli antifascisti in rivolta

 
Pavlos Fryssas cantante de hip hop di 34 anni, sindacalista metalmeccanico e militante di sinistra

Pavlos Fryssas
l'aggresore di 45 anni è un appartenente al partito nazi-fascista Alba Dorata, che è già stata autrice di altri assassinii di immigrati
 
Atenas
15.000 persone con parole d'ordine - il popolo non dimentica e colpirà i fascisti - il sangue che scorre domanda vendetta
.


 
 

mercoledì 18 settembre 2013

GIOVANE ANTIFASCISTA UCCISO DA MILITANTI DI ALBA DORATA IN GRECIA - FASCISTI INFAMI PAGHERETE CARO, PAGHERETE TUTTO!

http://www.sportdog.gr/sites/default/files/imagecache/lightbox_full/article/2013_09/fyssas.jpg

Pavlos Fyassas in arte Killah P., un rapper antifascista greco, è stato accoltellato a morte stamattina ad Atene da una banda di dieci militanti di Alba Dorata. Arrestato un uomo di 45anni, membro dell'organizzazione neonazista, la quale non riconosce l'assassino come suo militante e minaccia azioni legali contro chi ha sostenuto ciò.

Secondo la ricostruzione dei fatti, Pavlos stava guardando una partita di calcio in un bar, quando il gruppo ha cominciato ad insultarlo; una volta uscito dal locale, il giovane antifascista è stato accoltellato a morte da persone con delle felpe nere e pantaloni mimetici. L'ambulanza, secondo un testimone, ha tardato ad arrivare e le gravi ferite hanno provocato la morte di Pavlos.

Nonostante alcuni giornali vorrebbero descrivere il fatto come una lite poi degenerata, si tratta in realtà di un'aggressione di matrice politica.
E' stata indetta, per oggi pomeriggio, una manifestazione nella capitale greca da parte delle organizzazioni antifasciste contro quest'ennesimo attacco, e in denuncia alla violenza fascista in crescita.

Massima solidarietà militante a Pavlos, per quest'aggressione premeditata. E' necessario rispondere colpo su colpo contro la vigliaccheria fascista, attraverso azioni antifasciste militanti, sociali e culturali.
Come in Grecia, anche in Italia i fascisti tentano di alzare la testa, vedi il raduno di Forza Nuova lo scorso 12 settembre che ha ottenuto l'appoggio del sindaco di centro-"sinistra"; camminando in ogni occasione a fianco degli sbirri e dei questori loro perenni protettori, cercando di infiltrarsi nei movimenti studenteschi con la pratica vigliacca del "senza bandiere" per nascondere la loro vera natura fascista.

E' necessaria una Rete Antifascista nazionale!
chiudere i covi nazifascisti!
Fascisti infami pagherete caro, pagherete tutto!

martedì 17 settembre 2013

Chiudere i covi nazifascisti!

Milano, antifascisti attaccano sede di Forza Nuova contro il raduno di Cantù

Il 13 settembre, mentre era in pieno svolgimento il raduno nazifascista Boreal a Cantù, gli/le antifascisti/e di Milano hanno colpito una sede di Forza Nuova, gruppo organizzatore del raduno. Si tratta di una sede aperta all'interno di un quartiere popolare. Alla chiusura simbolica di questa nuova sede è seguito un volantinaggio per le vie del quartiere. Di seguito il testo distribuito da Milano antifascista. tratto da http://www.infoaut.org

FUORI I FASCISTI DAL MIO QUARTIERE

In Via Palmieri 1 da poco è arrivato un gruppo di codardi che non ha nemmeno il coraggio di presentarsi con il proprio nome. Si presentano come “Uniti per il quartiere”, ma sono i fascisti di Forza Nuova.
Che cosa ci sono venuti a fare in Stadera?
Quello che fanno ovunque e da sempre i fascisti: difendere gli interessi dei padroni. Fascisti e razzisti sono utili ai potenti di questa città. Non hai la casa? Non hai lavoro? La colpa è degli immigrati. Ripetono questa storia da anni, solo per metterci uno contro l’altro. Al mondo ci sono sfruttati e sfruttatori. Noi siamo gli sfruttati, come i nostri fratelli immigrati. La nostra rabbia, la nostra lotta, la indirizziamo contro chi ci sfrutta. Sono gli sfruttatori quelli che ci tolgono il lavoro, lo rendono sempre più precario e sottopagato, cancellano i diritti fondamentali e ci tolgono le case. Lo fanno per speculare e per arricchirsi alle nostre spalle. Gli sfruttatori hanno i loro cani da guardia. Sono i fascisti, da sempre amici dei potenti. Fascisti, razzisti, xenofobi, sono utili ai potenti perché alimentano la guerra tra poveri. Sono un’arma di distrazione di massa. E per questo sono ricompensati dai potenti.
Chi ha dato la sede di Via Palmieri 1 ai fascisti di Forza Nuova?
L’ALER!!! La stessa ALER che ci sgombera, anche in presenza di bambini e anziani. La stessa ALER che ha i vertici in affari con la ‘ndrangheta. La stessa ALER corrotta e marcia fino al midollo, implicata un giorno sì e l’altro pure in un’inchiesta per corruzione. La stessa ALER che lascia metà Stadera in stato di abbandono con le case che cadono a pezzi, ma un posticino per i loro amici fascisti lo trova sempre, così come è già successo in passato quando regalò sei locali in comodato d’uso gratuito a Prosperini.

Noi siamo antifascisti e antirazzisti, come lo sono stati i tanti partigiani dello Stadera che hanno combattuto contro il nazifascismo. Ce lo ricordano ogni giorno le lapidi dei caduti di Via Palmieri, Barrili e Neera.
Essere antifascisti e antirazzisti significa schierarsi al fianco degli sfruttati, indipendentemente dal colore della loro pelle.
Per questo oggi abbiamo chiuso simbolicamente la loro sede.

Fuori i fascisti dal mio quartiere!
Chiudere i covi nazifascisti!

Antifascisti Milano

domenica 15 settembre 2013

'serve la rivolta studentesca contro il decreto carrozza' - prepariamola... documento del CAU Napoli

Chiedono futuro? Che mangino brioches!" Una riflessione sul DL scuola


Lunedì 9 settembre il Consiglio dei Ministri di un sempre più traballante governo Letta ha discusso e approvato i nuovi provvedimenti in materia di scuola, università e ricerca. Il Decreto Legge prevede circa 67mila assunzioni in tre anni tra docenti, insegnanti di sostegno e personale ATA; il finanziamento di 100 milioni di euro per le borse di studio per gli studenti universitari; lo stanziamento di 8 milioni di euro per l'acquisto dei libri di testo e e-book per gli studenti più disagiati e infine l'estensione del permesso di soggiorno fino al termine del percorso di studi.
Dando un’occhiata parziale potrebbe sembrare di trovarsi di fronte ad un tentativo di voler invertire la rotta tornando ad investire nIl futuro non è scrittoell'istruzione e nella ricerca dopo anni di tagli e licenziamenti, come frettolosamente dichiarato dallo stesso premier Letta e dal ministro Carrozza. In ogni caso, non esulteremmo acriticamente per qualche spiccio dato alla ricerca universitaria, consapevoli, tra l’altro, della fitta ragnatela di baroni in cui questa si sviluppa e tenendo sempre presente che questa non offre opportunità e sviluppo per l'intera società ma rimane sottoposta agli interessi e ai profitti delle imprese e dei privati presenti negli organi accademici decisionali come il Consiglio di Amministrazione e che indirizzano i finanziamenti in base alle proprie necessità. Ma è questo il caso? Davvero non c’è trucco e non c’è inganno? Facciamo due conti e rinfreschiamoci la memoria…
Se alcuni giornalisti e sindacati studenteschi se ne dimenticano e si mostrano quasi entusiasti, noi ricordiamo benissimo che Letta e la Carrozza fanno parte di un partito, il PD, che negli ultimi anni si è reso co-protagonista di un processo di totale smantellamento del sistema pubblico scolastico e universitario, insieme ai “compagni di governo” del PDL; un processo che ha visto in tre anni il licenziamento di oltre 150mila insegnanti e personale ATA, il taglio di oltre 8 miliardi di euro e l'asservimento dell'istruzione e della formazione agli interessi dei privati. Dunque questi provvedimenti, a conti fatti, sono solo le brioches lanciate a chi lotta per il pane e non vanno nemmeno a sfiorare le fondamenta di un sistema sempre più al collasso: non abbiamo bisogno di contentini o di riforme che sono ben lontane dalle trasformazioni di cui ha bisogno l'istruzione nel nostro Paese.
Per fare solo un piccolo esempio, appare evidente, inoltre, l'intenzione di introdurre anche all'interno del sistema scolastico meccanismi di speculazione economica ed edilizia già abbondantemente sviluppati in altri contesti. Le somme necessarie per la messa in sicurezza degli edifici, infatti, non verranno più finanziate solo dallo Stato tramite le province, ma potranno essere reperite anche tramite accordi e mutui trentennali che ogni singola scuola può sottoscrivere con la Bei (Banca di sviluppo del consiglio d’Europa e la Cassa Depositi e prestiti).
Quanta credibilità può avere un governo che ha avuto il coraggio di dichiararsi a favore dell'istruzione pubblica quando esistono oltre 60mila studenti idonei non beneficiari che non ricevono borse di studio pur rientrando pienamente nei parametri richiesti? Quanta credibilità può avere un governo che stanzia 15miliardi di euro per l'acquisto di armi sottraendone 500milioni proprio all'istruzione? E ancora, quanta credibilità può avere un governo che dichiara di voler estendere il permesso di soggiorno agli studenti stranieri quando invece sono all'ordine del giorno le notizie dei respingimenti in mare di migliaia di migranti e quando il razzismo è praticamente istituzionalizzato e così presente nella nostra società e nei “palazzi del potere”?
Non dimentichiamo, inoltre, che il ministro Carrozza si è mostrato più volte favorevole e convinto a voler instaurare una forte dipendenza e sinergia tra la scuola e il mercato del lavoro. Ma quale lavoro? Quello di cui parla il ministro ha tanto il sapore dello sfruttamento a costo zero, della totale assenza di qualsiasi diritto e tutela. Un'idea di lavoro evidentemente ben lontana dalle nostre aspettative, ma molto vicina ai loro progetti riservati a “grandi e piccini”. E' questo che sottintende il ministro quando dichiara che “L'Italia non dovrà mai più sfornare un laureato che a 25 anni non ha mai fatto un lavoro, neppure il cameriere”. Detto che solo la Carrozza non sa che l’Italia è già piena di ragazzi che per poter continuare gli studi sono costretti a lavorare in pub e pizzerie, di che parliamo? Meglio studenti-camerieri sfruttati e sottopagati oggi che laureati-disoccupati domani? E semmai dovessimo trovare un lavoro “fisso” (ma visto lo stato dell’arte chiamiamolo solo “lavoro post-laurea”) saremo già abituati a stare allineati e a testa bassa, oltre che in continua competizione con chi ci è a fianco.
Proprio a proposito di lavoro e di profitti ci sembra interessante e utile soffermarci -più che sugli starnazzamenti soddisfatti di Repubblica&co- sulla reazione dei “delusi”. Basta leggere qualche articolo del Sole24ore sul DL scuola per cogliere il malcontento della Confindustria che s’è vista trascurare gli istituti tecnici, uno dei bacini preferiti da cui prelevare mano d’opera a basso costo. Perché si sa che per loro il modo giusto di investire nell’istruzione e per gli studenti è farli lavorare e studiare assieme, che sia in un pub o, mediante stage e tirocini in qualche gentile azienda pronta a ricevere a braccia aperte giovani da sottopagare (o non pagare per niente), giovani che saranno abituati alla non-continuità nell’attività lavorativa e nella percezione del salario, ad orari non corrispondenti al proprio contratto e così via. D'altronde, solo tre mesi fa, la Carrozza di fronte alle commissioni di Camera e Senato parlava di “cultura dell’imprenditorialità”, “business angels” e “venture capitalist”. Come a dire che le linee guida della sua azione sono esattamente quelle più volte indicate da Confindustria. Quindi ci sentiamo quasi di tranquillizzare tutti: gli unici a pagare saranno, ancora una volta, gli studenti meno agiati e le loro famiglie.
L’istruzione resta, infatti, un lusso per chi non riesce a far fronte alle spese, rimanendo accessibile, invece, solo ad una ristretta elite. Ci sembra obbligatorio chiamare ogni volta col proprio nome quel pacchetto-completo fatto di tasse esorbitanti, del crollo delle borse di studio, della perpetua mancanza di mense e alloggi, regalato ad ogni nuova matricola. E’ la selezione di classe, baby, e costringe migliaia di persone a restare ai margini ingrossando la fetta di popolazione che non studia/che per studiare deve lavorare; che non lavora; che viene messa in condizione di sentirsi senza “prospettive”.
Pensiamo che questo nuovo provvedimento abbia come fine reale quello di celare i veri obiettivi del governo di creare un sistema formativo completamente asservito alle logiche del mercato e agli interessi imprenditoriali, ma soprattutto in questo preciso contesto storico-politico di prevenire qualsiasi mobilitazione studentesca in un autunno che da più parti si prevede molto caldo.
Per quanto costretti, rifiutiamo l’idea di un futuro da camerieri, da stagisti, da lavoratori “flessibili”, da lavoratori-soldato! Rifiutiamo il futuro che ci state preparando, convinti che sia questo il momento di resistere insieme a tutti i lavoratori, studenti, disoccupati che vogliono lottare per abolire lo stato di cose presente!
Infiammiamo l’autunno! Riprendiamoci il futuro!

Salonicco, ultras del PAOK attaccano quartier generale di Alba Dorata


altLa “guerra” tra gli ultras del PAOK FC, squadra di calcio di Salonicco, e Alba Dorata è ulteriormente peggiorata dopo l’incidente con il calciatore albanese Ergys Kace.
Il 4 settembre, Kace ha pubblicato una foto sul suo profilo facebook personale indossando una maglietta del Kosovo Liberation Army (UCK). Pochi giorni dopo, Alba Dorata ha pubblicato un annuncio provocatorio contro il calciatore del PAOK.
Nel pomeriggio dell’11 settembre (poco dopo le 18), gli ultras del PAOK hanno attaccato con pietre il quartier generale centrale di Alba Dorata a Salonicco, nella via Kazatzaki, in risposta all’annuncio del partito.
I giovani in moto hanno causato danni materiali con le pietre lanciate. Secondo quanto affermato da alcuni passanti, ci sarebbero stati piccoli scontri quando gli albadorati che erano negli uffici in quel momento sono usciti per strada per affrontare gli ultras del PAOK.
La polizia arrivata sul posto ha arrestato 40 persone. Finora, non ci sono notizie di feriti. Gli arrestati sono stati trasferiti al dipartimento di polizia della Piazza della Democrazia a Salonicco, mentre pesanti misure di sicurezza sono state adottate in tutta la regione.
Fonte: greekreporter
Traduzione di Atene Calling

venerdì 13 settembre 2013

12 SETTEMBRE, A SOSTEGNO DELLA LOTTA DEI GIOVANI RIVOLUZIONARI TURCHI


Ieri 12 settembre, anniversario del colpo di Stato militare in Turchia, i giovani del circolo proletari comunisti di Palermo hanno svolto un volantinaggio all'interno della cittadella universitaria della città. Il tema del volantino era l'appello dei compagni turchi per una giornata internazionale di solidarietà e lotta per i prigionieri di piazza Taksim, che proletari comunisti ha raccolto ed ha invitato a sostenere.
Volantini sono stati distribuiti e affissi alla facoltà di Lettere ed in tutta la cittadella.


( riportiamo l'appello sotto)

Cari compagni italiani abbiamo una richiesta

che riguarda la solidarietà internazionale con i prigionieri di Piazza taksim nel nostro paese e noi speriamo che vi unirete all'iniziativa di una giornata di solidarietà per il 12 settembre.
Come sapete una rivolta ha avuto luogo nel nostro paese e il movimento continua sebbene non allo stesso livello. Dopo la rivolta di giugno il movimento si sviluppa in modo organizzato in particolare nei sobborghi e spesso nella forma di forum.. 
 Nonostante la repressione brutale dello stato borghese turco, il popolo non ha avuto paura e ha resistito con coraggio contro l’attacco della polizia il 31 maggio e il primo giugno, quando la polizia ha attaccato Gezi Park e piazza Taksim occupata con gas lacrimogeni e bulldozers.
Dal 31 maggio al 27 giugno il terrorismo poliziesco ha causato ottomila feriti, di cui sessanta feriti gravemente. Undici persone hanno perso gli occhi, cinque sono state assassinate dalle forze dello Stato, tra cui il giovane rivoluzionario Mehmet Ethem Sarısülük, ucciso dalle pallottole della polizia ad Ankara.
Durante la Rivolta di Giugno le forze comuniste e rivoluzionarie hanno giocato un ruolo significativo, ragion per cui è stato del tutto naturale che fossero il primo obiettivo della dittatura fascista che governa tramite l’AKP.
Per vendicarsi di quello che era successo a Taksim e per indebolire le forze rivoluzionarie e progressiste l’AKP ha attaccato molti partiti e organizzazioni politiche come il ESP (Partito Socialista degli Oppressi), il SDP (Partito Socialista Democratico), il giornale Atilim, la rivista Partizan, la radio Ozgur, l’agenzia dinotizie Etkin, le SGD (Associazioni dei Giovani Socialisti), le Nuove Donne Democratiche, Case del Popolo e altri, incarcerando dozzine di persone. Hanno invaso le sedi di partito, gli uffici dei giornali e le radio sfondando le porte, sequestrando e distruggendo le attrezzature tecniche.
Ancora oggi dozzine di rivoluzionari e comunisti sono in carcere. Le liste sono segrete e nemmeno le date dei processi sono stabilite.
Noi chiediamo a tutte le forze progressiste, rivoluzionarie e comuniste di unirsi alla lotta per i prigionieri di Taksim! La lotta per liberare i prigionieri di Taksim è la lotta per nuove sollevazioni, per un movimento rivoluzionario forte che avanzi verso la rivoluzione. Come hanno gridato più volte quelli che resistevano nelle piazze, nelle barricate e in prigione, “questo è solo l’inizio”.
Il 12 settembre, anniversario del colpo di Stato militar ein Turchia, si terrà una Giornata di Solidarietà Internazionale con i Prigionieri di Taksim per rafforzare la solidarietà internazionale e fare pressione sul regime turco.
Cari Compagni, vi invitiamo a unirvi alle azioni a livello internazionale per rivendicare la libertà per i prigionieri di Taksim organizzando presidi di protesta di fronte alle ambasciate turche, informando la popolazione del vostro paese della resistenza in Turchia-Nord Kurdistan, mandando messaggi di solidarietà, facendo scritte murali ed esprimendo la vostra solidarietà in tante maniere pratiche e creative.
Se organizzate azioni di solidarietà vi preghiamo di darcene informazione sintetica via e-mail così che possiamo pubblicarle come momenti della Giornata Internazionale di Solidarietà con i Prigionieri di Taksim.
Saluti rivoluzionari.
Partito Comunista Marxista Leninista di Turchia e Nord Kurdistan
infomlkp@googlemail.com

giovedì 12 settembre 2013

VERSO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE NO MUOS: GIOVANI CONTESTANO L'INFAME CROCETTA A GELA

 IL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA HA "ORDINATO" ALLA POLIZIA DI NON FARE ENTRARE NELLA SEDE DEL COMUNE DI GELA I CONTESTATORI, RILASCIANDO INFINE LE DICHIARAZIONI DI RITO RIPORTATE NELL'ARTICOLO CHE SEGUE ESTRATTO dal "Quotidiano di Gela"

Bandiere e cori di protesta, i No Muos hanno accolto così Crocetta


Gela. Una ventina di giovani del comitato No Muos ha accolto con bandiere e cori di protesta il presidente della Regione, Rosario Crocetta, intervenuto a Gela per presentare alcuni progetti infrastrutturali.
Il governatore ha ribadito alcuni concetti. “I ragazzi debbono percepire il mio dolore prima di ogni altro – ha detto Crocetta - In questa vicenda sono stato attaccato, insultato, beffeggiato anche quando ho persino revocato. Non ho autorizzato nessun Muos. Sono l’unico che ha tentato di opporsi. La legge è a favore della Marina militare statunitense e io non ho scelta. E’ una partita internazionale che di discute con il ministero. Gli atti parlano chiaro. Fino a quando ho avuto un margine ho fatto tutto. Adesso sto facendo un altro lavoro, quello di potenziare le strutture sanitarie, creando stazioni di monitoraggio. Se gli americani superano i limiti di legge chiudiamo subito. Non faremo sconti”.

4 ottobre la prima data di mobilitazione nazionale degli studenti

Documento di chiusura del campeggio studentesco nazionale No Tav

altOggi si è conclusa la seconda edizione del campeggio studentesco nazionale No Tav.
Molti sono gli studenti che da tutta Italia sono arrivati in Val Susa per dare vita a questi tre giorni di lotta.
Nella giornata di sabato gli attivisti hanno voluto esprimere la loro solidarietà ai No Tav che sono tutt'ora detenuti nel carcere delle Vallette, componendo con delle reti sul fianco della montagna una scritta ben visibile anche dall'autostrada che recita:” NO TAV LIBERI”.
Domenica invece si è deciso di portare la protesta e la netta opposizione a questa gigantesca ed inutile opera in Val Clarea intorno alle reti che difendono il cantiere; con slogan e cori gli studenti hanno deciso di varcare la zona rossa per dimostrare come non bastino intimidazioni, denunce e fogli di via per arginare una lotta popolare così profondamente radicata nel territorio come quella No Tav.
Non sono mancati, affianco a momenti di lotta concreta, momenti più assembleari e di confronto. Le realtà studentesche presenti hanno portato il loro contributo e le loro esperienze per dare al movimento una linea comune su cui costruire il nuovo ciclo di mobilitazioni. E' emersa dal dibattito la necessità di indire il 4 ottobre la prima data di mobilitazione nazionale per dare inizio ad un autunno all'insegna dell'opposizione a questo governo di larghe intese che, con la falsa speranza di una ripresa economica, continua ad infierire sulle fasce più deboli della società su cui già grava il peso di questa crisi. Riteniamo che sia molto importante che il primo corteo dell'anno sia stato pensato e deciso nel territorio valsusino che ormai da anni rappresenta l'avanguardia di tutte le lotte popolari in Italia.
Il bilancio di questi tre giorni non può che essere positivo vista la grande partecipazione studentesca e poiché si è riuscito a correlare due movimenti, quello studentesco e quello No Tav, che nascono da comuni contraddizioni.
STUDENTI NO TAV

martedì 10 settembre 2013

Turchia: il boia Erdogan reprime ancora nel sangue: un altro giovane ucciso



Sosteniamo la giornata di lotta del 12 settembre per portare in piazza la solidarietà internazionale con i prigionieri di Piazza Taksim



Turchia: duri scontri con polizia, 22enne ucciso

Un giovane di 22 anni è stato ucciso ieri sera nel sud della Turchia, ad Antakia, nel corso di duri scontri con la polizia. Lo riferiscono i media locali. Ahmet Atakan, questo è il nome del ragazzo, è stato colpito alla testa da un lacrimogeno mentre stava manifestando insieme a un centinaio di coetanei per chiedere al governo turco di processare gli agenti che il 16 giugno scorso hanno colpito con un proiettile di gas lacrimogeno il 14enne Berkin Elvan, che da allora si trova in stato di coma irreversibile. 

 



APPELLO DALLA TURCHIA
Cari compagni italiani
abbiamo una richiesta che riguarda la solidarietà internazionale con i prigionieri di Piazza Taksim nel nostro paese e noi speriamo che vi unirete all'iniziativa di una giornata di solidarietà per il 12 settembre.
Come sapete una rivolta ha avuto luogo nel nostro paese e il movimento continua sebbene non allo stesso livello. Dopo la rivolta di giugno il movimento si sviluppa in modo organizzato in particolare nei sobborghi e spesso nella forma di forum..
 Nonostante la repressione brutale dello stato borghese turco, il popolo non ha avuto paura e ha resistito con coraggio contro l’attacco della polizia il 31 maggio e il primo giugno, quando la polizia ha attaccato Gezi Park e piazza Taksim occupata con gas lacrimogeni e bulldozers.
Dal 31 maggio al 27 giugno il terrorismo poliziesco ha causato ottomila feriti, di cui sessanta feriti gravemente. Undici persone hanno perso gli occhi, cinque sono state assassinate dalle forze dello Stato, tra cui il giovane rivoluzionario Mehmet Ethem Sarisülük, ucciso dalle pallottole della polizia ad Ankara.
Durante la Rivolta di Giugno le forze comuniste e rivoluzionarie hanno giocato un ruolo significativo, ragion per cui è stato del tutto naturale che fossero il primo obiettivo della dittatura fascista che governa tramite l’AKP.
Per vendicarsi di quello che era successo a Taksim e per indebolire le forze rivoluzionarie e progressiste l’AKP ha attaccato molti partiti e organizzazioni politiche come il ESP (Partito Socialista degli Oppressi), il SDP (Partito Socialista Democratico), il giornale Atilim, la rivista Partizan, la radio Ozgur, l’agenzia dinotizie Etkin, le SGD (Associazioni dei Giovani Socialisti), le Nuove Donne Democratiche, Case del Popolo e altri, incarcerando dozzine di persone. Hanno invaso le sedi di partito, gli uffici dei giornali e le radio sfondando le porte, sequestrando e distruggendo le attrezzature tecniche.
Ancora oggi dozzine di rivoluzionari e comunisti sono in carcere. Le liste sono segrete e nemmeno le date dei processi sono stabilite.
Noi chiediamo a tutte le forze progressiste, rivoluzionarie e comuniste di unirsi alla lotta per i prigionieri di Taksim! La lotta per liberare i prigionieri di Taksim è la lotta per nuove sollevazioni, per un movimento rivoluzionario forte che avanzi verso la rivoluzione. Come hanno gridato più volte quelli che resistevano nelle piazze, nelle barricate e in prigione, “questo è solo l’inizio”.
Il 12 settembre, anniversario del colpo di Stato militar ein Turchia, si terrà una Giornata di Solidarietà Internazionale con i Prigionieri di Taksim per rafforzare la solidarietà internazionale e fare pressione sul regime turco.
Cari Compagni, vi invitiamo a unirvi alle azioni a livello internazionale per rivendicare la libertà per i prigionieri di Taksim organizzando presidi di protesta di fronte alle ambasciate turche, informando la popolazione del vostro paese della resistenza in Turchia-Nord Kurdistan, mandando messaggi di solidarietà, facendo scritte murali ed esprimendo la vostra solidarietà in tante maniere pratiche e creative.
Se organizzate azioni di solidarietà vi preghiamo di darcene informazione sintetica via e-mail così che possiamo pubblicarle come momenti della Giornata Internazionale di Solidarietà con i Prigionieri di Taksim.
Saluti rivoluzionari.
Partito Comunista Marxista Leninista di Turchia e Nord Kurdistan
infomlkp@googlemail.com


Dear Italian Comrades,
We have a request concerning international solidarity with the Taksim Prisoners in our country and we hope that you will also join the initiative of an International Day of Solidarity on September 12.
As you know, an uprising took place in our country and the movement still continues although not at the same level. After the June uprising the movement withdrew in an organized way and continues today in the laboring districts, first of all in the form of forums.
Despite the brutal repression of the bourgeois Turkish state, the people lost their fear and bravely resisted against the police attack like on 31st May and 1 st June, when the police attacked Gezi Park and the occupied Taksim Square with tear-gas and bulldozers.
From May 31 to June 27, more than 8 thousand people have been wounded by the police terror. Among them at least 60 people are wounded heavily and 11 people lost their eyes. 5 people were assassinated by the state forces,mamong them the young revolutionary Mehmet Ethem Sarisülük, who was killed by police bullets in Ankara.
During the June Uprising, the revolutionary and communist forces played a significant role, therefore it is very natural that they were the first target of the attacks of the fascist dictatorship and its AKP government.
In order to get revenge of Taksim and to weaken the revolutionary and progressive forces, the AKP has attacked many political parties and organizations such as ESP (Socialist Party of the Oppressed), SDP
(Socialist Democracy Party), Atilim Newspaper, Partizan, Ozgur Radio, Etkin News Agency, SGD (Socialist Youth Associations), New Democratic Women, Halkevleri and others, and imprisoned dozens of people. They raided the party buildings, newspaper offices and radios by breaking their doors, seizing or destroying the technical equipments.
Still today, dozens of revolutionaries and communists are in prison. The files are secret and eve the date of the trial is still not fixed.
We are calling upon all progressive, revolutionary and communist forces to join the struggle for the freedom of the Taksim Prisoners! The struggle for the freedom of the Taksim Prisoners is the struggle for new uprisings, for a strong revolutionary movement advancing towards revolution. As the resisters have cried out several times in the squares, barricades and in prison “this is only the beginning!”.
On September 12, the anniversary of the military coup in Turkey, a *Day of International Solidarity with the Taksim Prisoners* will take place in order to strengthen international solidarity and pressure on the regime in
Turkey.

Dear Comrades,
We invite you to join the international actions demanding freedom for the Taksim Prisoners organizing protest meetings in front of the Turkish embassies, informing the people in your country about the resistance in
Turkey/Northern Kurdistan, sending solidarity statements, making wall writings and expressing your solidarity in many creative and practical ways.

If you organize any kind of solidarity action, please inform us shortly via email about it so we can publish the results of the International Day of Solidarity with the Taksim Prisoners.

With revolutionary greetings,

*MLCP*
*Turkey/Northern Kurdistan*
*International Bureau*

Cile, scontri tra studenti e masse popolari e il governo reazionario

Decine di migliaia di manifestanti si sono dati appuntamento a Santiago del Cile: non solo studenti, ma anche lavoratori e disoccupati.


Nel giorno in cui l'associazione dei magistrati cileni ha chiesto pubblicamente scusa per le complicità con il regime di Augusto Pinochet, e a una settimana dall'anniversario del golpe militare che portò al regime, a Santiago del Cile decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza. Come spiega Alessandro Guida dalla capitale cilena: “Agli studenti che da tempo in questo paese rivendicano il diritto ad una scuola pubblica e, più in generale, una riforma complessiva del sistema educativo creato negli anni della dittatura, si uniscono professori, operai, pensionati. Gli interventi dei rappresentanti dei movimenti presenti in piazza e lo scontro con le forze dell'ordine fotografano un paese caratterizzato da profonde disuguaglianze sociali, e che solo da poco ha iniziato a fare i conti con il suo recente passato”.

I manifestanti si sono dati appuntamento a Plaza Italia. Dopo dopo la partenza del corteo la polizia ha attaccato le frange più estreme del movimento di protesta. Gli organizzatori hanno parlato di 80mila partecipanti, mentre per le forze di polizia non erano più di 25mila.
214 le persone arrestate. 



domenica 8 settembre 2013

libertà per i compagni arrestati - presidio al carcere a Torino

Torino, centinaia in presidio sotto il carcere per Forgi e Paolo

altCentinaia di persone hanno partecipato questo pomeriggio al presidio indetto sotto il carcere delle Vallette di Torino per portare solidarietà a Forgi e Paolo, i due giovani No Tav arrestati una settimana fa mentre si dirigevano verso la Clarea per un'iniziativa di lotta assieme a decine di altri giovani universitari arrivati da tutta Italia per la settimana 'Valsusa, l'Università delle lotte'.
Dopo la convalida della detenzione in carcere avvenuta martedì per mano del Gip (che ha deciso di avallare l'impianto accusatorio messo in piedi dai Pm Padalino e Rinaudo, ormai protagonisti immancabili di tutte le ultime vicende giudiziarie contro i No Tav), subito era stato lanciato un appuntamento per non lasciare soli i No Tav e chiederne l'immediata liberazione.
Intorno alle 18 circa 300 persone si sono radunate nei pressi delle Vallette per poi spostarsi nel prato antistante il carcere, dal quale era possibile far arrivare la voce del presidio oltre le mura e raggiungere i No Tav arrestati.
Tanti gli interventi che si sono susseguiti da parte di amici, parenti e compagni di lotta di Paolo e Forgi, dai No Tav valsusini ai ragazzi e le ragazze della Verdi 15 Occupata, esperienze nelle quali entrambi si spendono attivamente da tempo; dal microfono sono stati lanciati messaggi di solidarietà e supporto non solo ai due No Tav ma anche agli altri detenuti del carcere. Calorosa e immediata la risposta dei detenuti che in tanti si sono sporti dalle inferriate delle finestre e hanno accolto con gioia la presenza delle centinaia di persone solidali presenti sul posto.
Nervoso e spropositato, invece, l'atteggiamento delle forze dell'ordine, che dall'inizio del presidio erano presenti in forza attorno al carcere; quando i No Tav hanno tentato di avvicinarsi alle inferriate per iniziare una battitura, hanno trovato l'intero perimetro della cancellata protetto da decine di metri di filo spinato, inserito probabilmente ad hoc dopo i recenti e numerosi presidi sotto le Vallette. Nonostante questo i celerini si sono immediatamente mossi continuando a spostarsi per impedire ai No Tav di avvicinarsi e rimanendo poi a presidiare l'area per tutto il tempo.
Intorno alle 20 il presidio si è sciolto con l'augurio di vedere presto i No Tav liberi; nel frattempo in tutta Italia si moltiplicano gli striscioni e le iniziative di solidarietà a Forgi e Paolo, a ribadire quanto la lotta No Tav abbia ormai da tempo oltrepassato i confini valsusini per diventare battaglia in difesa del futuro di tutti e tutte.

Turchia, ritornano gli scontri di piazza

Manifestazioni e scontri ad Ankara e Istanbul 

altLa polizia ha attaccato diverse migliaia di manifestanti che questo pomeriggio stavano marciando in direzione della Middle East Technical University (ODTÜ nella sigla turca), ad Ankara. I manifestanti, che si oppongono alla costruzione dell' autostrada ad 8 corsie che significherebbe la distruzione di migliaia di alberi nel campus e nel quartiere limitrofo, sono stati inizialmente respinti dalla polizia con uso di proiettili di gomma, lanci di lacrimogeni e getti d'acqua. Attualmente stanno avvenendo scontri in tutto il quartiere nei pressi del Campus Universitario, dopo che già ieri notte gli studenti avevano fatto pressione intorno alla zona dove sono partiti i lavori, con sassaiole e mortaretti a fronte dell'ingente uso di gas lacrimogeni da parte della polizia.
Il Rettore della METU, intanto, si è espresso stamattina invocando una soluzione democratica che ponga fine al conflitto e metta d'acccordo gli schieramenti politici in campo. In solidarietà con il movimento ad Ankara, anche a Istanbul molte persone stanno scendendo in strada. In Via Istiklal la polizia ha creato uno sbarramento artificiale per impedire l'accesso ai manifestanti, diretti manco a dirlo verso Piazza Taksim.

La nottata tra oggi e domani si preannuncia all'insegna del conflitto sociale anche in altre città della Turchia.

giovedì 5 settembre 2013

oscena montatura poliziesco-giudiziaria alla Università Statale- MILANO - libertà per i compagni arrestati

Ex-Cuem: sugli arresti di Lollo e Simone

Milano, arrestati con folli accuse due studenti dell'Assemblea di Scienze Politiche. di seguito il comunicato della Ex-Cuem: altMIRANO ALLE NOSTRE GAMBE, MENTRE NOI ABBIAMO GIA' IMPARATO A VOLARE. Scatta la trappola mediatica e la montatura giudiziaria.
Sono stati arrestati 2 studenti dell'Assemblea di Scienze Politiche, con l'accusa di una rissa per ragioni politiche fuori dalla Statale.
Tanto per cominciare, i toni e le accuse ci sembrano folli. Tutti i giorni, infatti, chi costruisce percorsi politici, rivendica un'università diversa, accessibilità allo studio per chi non se lo può permettere, dignità per i lavoratori dell'università con cui ci si è trovati al fianco in diverse occasioni, spazio di vita e socialità nelle sedi di ateneo "mordi e fuggi", organizzate perchè l'università azienda e diplomificio funzioni al meglio.
Mistificare tutto questo e tentare di far passare chi fa attivismo per un balordo picchiatore è cosa tristemente nota a Milano. La mente torna a episodi dove addirittura chi doveva essere un balordo ci ha lasciato la vita e nemmeno di fronte a questo i giornali ebbero la decenza di tacere, piuttosto che pontificare e costruire teoremi ridicoli e infamanti.
E' impressionante come questi 2 arresti, legati a presunti episodi che sarebbero avvenuti nello scorso febbraio, piovano proprio ora, al 4 di settembre, all'inizio di un nuovo anno accademico, proprio il giorno dopo una prima assemblea della libreria ex cuem autogestita partecipatissima, dove in un centinaio di studentesse e studenti abbiamo discusso di come la gestione del dissenso in università sia improntata al tentativo di criminalizzare e cancellare con un colpo di spugna tutto ciò che critica e propone un altro modello rispetto a quello del cda composto da baroni e banchieri. Se ancora l'ingresso della polizia in università in tenuta antisommossa e manganelli spiegati, se ancora 7 arresti domiciliari per il reato di resistenza a quegli stessi manganelli, se ancora accuse di qualsiasi tipo e degne dei migliori sforzi di fantasia non fossero stati chiari, adesso ci rendiamo conto che poteri universitari e polizieschi sono disposti a tutto per prevenire, delegittimare e sedare in partenza ogni forma di dissenso,perfino alla menzogna e alle accuse infamanti: "crea il mostro e sbattilo in prima pagina". Hanno tutto l'interesse a sollevare ad arte polveroni e ricoprire di fango chi denuncia i 500 milioni che il ministero dell'istruzione ha spostato dalla ricerca all'acquisto di caccia bombardieri, piuttosto che la mancanza totale di borse di studio, librerie a prezzi accessibili, posti negli studentati, o ancora chi parla della totale mancanza di prospettive per una intera generazione causata dal loro modello di sviluppo.
Dalla libreria ex cuem autogestita esprimiamo massima solidarietà ai ragazzi arrestati e ai loro compagni dello spazio occupato di scienze politiche.
MIRANO ALLE NOSTRE GAMBE, MENTRE NOI ABBIAMO GIA' IMPARATO A VOLARE, SIMONE E LOLLO LIBERI!

adesione al corteo nazionale NO MUOS Palermo 28 settembre

Bloccare il MUOS, sabotare la guer-ra, cacciare Crocetta
Il movimento NoMuos rilancia la lotta contro le 46 antenne NRTF e la costruzione dell’impianto di comunicazione satellitare a Niscemi, particolarmente strategici nel momento in cui i venti di guerra soffiano caldi sul mediterraneo.
La Sicilia, al centro dei piani militari e degli interessi geopolitici statunitensi e occidentali, svolge un ruolo fondamentale tramite le sue diverse basi NATO e USA e, in questo preciso momento, chiunque non abbia impedito con azioni determinate la costruzione del MUOS non può che essere ritenuto complice. Chi, come Crocetta, ha fatto della lotta NoMuos un espediente di vuota propaganda elettorale per poi piegarsi agli interessi yankee e insultare il movimento cercando di criminalizzarlo, aggiungendo alla ormai stantia retorica buoni/cattivi accuse razziste e infamanti di mafiosità, è oggi una controparte di quanti hanno a cuore il bene della Sicilia, del suo territorio e dei suoi abitanti.

Per questi motivi il movimento rinnova il suo appello alla mobilitazione di tutti i siciliani lanciando una tre giorni di lotta a Niscemi e un grande corteo a Palermo che punti alla Regione siciliana.
Calendario:

Da venerdì 20 a domenica 22 settembre: tre giorni di lotta ed iniziative a Niscemi.
Sabato 28 settembre: corteo a Palermo, concentramento ore 15 a piazza Politeama

mercoledì 4 settembre 2013

NO TAV libertà per i compagni arrestati!

Confermati gli arresti per Paolo e 'Forgi'. Sabato 7 presidio al carcere

Confermati gli arresti per Paolo e 'Forgi'. Sabato 7 presidio al carcere

Confermata la custodia cautelare per Paolo e Davide ('Forgi'), dopo l'udienza svoltasi ieri e la cui decisione è arrivata nella mattinata di oggi, con il gip che ha accolto la richiesta dei pm Rinaudo e Padalino. Rimangono quindi in carcere i due giovani universitari che venerdì notte sono stati arrestati ad un posto di blocco mentre raggiungevano il concentramento al campo sportivo di Giaglione da dove sarebbe iniziata la marcia verso il cantiere. Sui due giovani notav pende l'accusa di detenzione di materiale esplosivo, accusa avvallata meticolosamente dalle immagini e dagli articoli di giornale che presentavano, all'indomani degli arresti, il materiale ritrovato all'interno della macchina come un vero e proprio arsenale da guerra, con tanto di "molotov" immaginarie e improvvisate per l'occasione per fornire immagini utili per portare avanti l'apparato mediatico dell'accusa. Le stesse bottiglie di plastica che da oggi sembrano essere sparite dalle foto e dai contenuti dei vari articoli che continuano a prodursi in seguito alla notizia della convalida degli arresti.
L'atteggiamento della procura continua ad essere quindi rancoroso e desideroso di vendetta verso chi si oppone al tav, un atteggiamento tipico dei poteri forti che attua strategie di repressione sempre più dure nei confronti di una lotta che non demorde e non si scalfisce nel tempo. Ma a dimostrare il rancore malcelato della procura, anche l'ultima notizia della volontà da parte di quest'ultima di procedere con "l'accompagnamento" coatto in questura di Luca Abbà, dopo che nella giornata di ieri non si è presentato insieme a Nicoletta Dosio e a Vattimo per l'interrogatorio richiesto ai tre dal pm Padalino in merito alla visita in carcere della settimana scorsa a Giobbe.
Intanto nelle varie città si sta dimostrando in questi giorni una forte solidarietà nei confronti dei due giovani arrestati: ieri a Napoli c'è stato un presidio partecipato sotto la prefettura per solidarizzare con Forgi e Paolo, mentre si moltiplicano, da nord a sud le iniziative e gli striscioni che chiedono la libertà dei due giovani universitari.
A Torino, è invece previsto un presidio di solidarietà per sabato 7 settembre alle ore 18, sotto al carcere delle Vallette, al capolinea della linea 3.
Paolo e Forgi liberi subito!

domenica 1 settembre 2013

Non si ferma la macchina repressiva contro il Movimento NOTAV



NoTav: arrestati due studenti in valsusa


FREEDQuesta
 sera 30 agosto 2013 si e’ svolta una nuova passeggiata notturna in clarea per ribadire la contrarieta notav al cantiere della vergogna, della devastazione ambientale e dello sperpero di denaro pubblico.
L’iniziativa faceva parte della settimana di confronto e lotta di diversi collettivi universitari (l’universita’ delle lotte). Nel raggiungere il concentramento al campo sportivo di Giaglione un posto di blocco molto nervoso messo in piedi dai carabinieri ha fermato una macchina con due universitari che studiano e lavorano a Torino, spianando le armi e intimando l’alt. I giornali pro-tav (stampa e Repubblica) riportano il ritrovamento di un po’ di fuochi artificiali, maschere antigas e qualche petardo.
Nella notte, riportano ancora le cronache, pare essere andato a fuoco un pezzo del capannone della ditta geomont di Bussoleno: una trivella e due generatori sono rimasti carbonizzati. Come sempre, i quotidiani favorevoli all’alta velocita’ agitano lo spauracchio e si ricordano solo degli accadimenti che fanno comodo per costruire nemici ad arte e mostri da sbattere in prima pagina.
Incendi ai presidi No Tav e le auto danneggiate agli attivisti non fanno notizia. I due ragazzi arrestati sono attivi nei collettivi universitari di Torino e partecipano da anni alla lotta popolare in val susa.
Invitiamo tutti/e a non lasciarli soli e a fargli sentire forte la solidarieta’ di chi lotta.
Per lettere e telegrammi:
Davide Forgione – Paolo Rossi
Casa circondariale Lorusso- Cotugno
Via maria adelaide Aglietta 35 – Torino