domenica 31 ottobre 2010

E' l'ora dell'organizzazione rivoluzionaria dei giovani


VISUALIZZA SULLA BARRA LATERALE IL RESOCONTO DI 10 GIORNI DI MILITANZA DI RED BLOCK. DA PALERMO A ROMA SU TUTTI I GIORNALI IN SOLI 10 GIORNI.

mercoledì 27 ottobre 2010

Fascisti palermitani sempre più patetici...

Oggi 27 ottobre il corteo indetto da “Studenti in Movimento”, sigla fittizia dietro la quale si cela la feccia fascista di Giovane Italia (giovani del PDL) per creare confusione tra gli studenti, è stato un flop totale.
Meno di 200 studenti che probabilmente neanche erano a conoscenza della reale identità degli organizzatori.
La controinformazione del movimento ha avuto un esito positivo e ha rappresentato una vittoria per il movimento e una sconfitta per i giovani camerati.

Chi strumentalizza chi?

Chi non nasconde la propria identità, le proprie bandiere e i valori antifascisti contro questa riforma e governo fascista, o chi si nasconde dietro false sigle?

Certo sarebbe difficile da spiegare come mai i fascisti appartenenti all’organizzazione giovanile del PDL (che è anche il partito della Gelmini) vadano contro il proprio ministro e il proprio governo.

Allora le solite favole sull’apoliticità (già il solo fatto di manifestare è un atto politico!) per giustificare la strumentalizzazione degli studenti per mezzo della demagogia, ma chi ha studiato la storia sa che fin dagli anni '20 i fascisti hanno sempre giocato con la demagogia…

Oggi abbiamo avuto la conferma ulteriore che il movimento studentesco è antifascista:
6000 studenti medi e universitari al corteo dell'8 Ottobre
altri 5000 studenti a quello del 15 Ottobre al fianco dei lavoratori dei sindacati di base…
Partecipiamo numerosi al corteo studentesco di Venerdi 29 Ottobre per dare un ulteriore segnale al governo e alla feccia fascista che altro non è che la manovalanza di questo governo!!

Palermo 27/10/2010

articolo tratto da blogsicilia:

http://palermo.blogsicilia.it/arriva-la-replica-solo-duecento-gli-studenti-presenti/12394/
RED BLOCK

sabato 23 ottobre 2010

Coordinamento Universitario in Lotta

DOCUMENTO DI COSTITUZIONE DEL
COORDINAMENTO UNIVERSITARIO IN LOTTA


Il movimento studentesco denominato "l'Onda" che due anni fa ha invaso tutte le piazze dal nord al sud Italia, ha sicuramente smosso le coscienze e creato un precedente per questa generazione dopo vent'anni di buio quasi totale (escluso i primi anni 2000 con le proteste per la riforma Moratti ma la mobilitazione era inferiore).
Lo slogan martellante urlato in tutte le piazze "noi la crisi non la paghiamo" fu la risposta degli studenti ad una delle crisi cicliche del capitalismo che la borghesia ha scaricato sugli studenti, sui lavoratori e sulle masse in genere.
A distanza di due anni la situazione politica è peggiorata ulteriormente: licenziamenti di massa, attacco al contratto nazionale di lavoro, riduzione degli spazi sociali, repressione delle lotte, trasformazione effettiva delle scuole in caserme e aziendalizzazione dell'università.
Entrando ancor più nello specifico si può ben notare che le politiche avanzate da questo governo hanno una duplice natura: aspetto economico e aspetto ideologico.
L'aspetto economico è saldamente legato alle logiche del sistema capitalista basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e che segue il principio guida che "il profitto vale più della vita di ogni singolo lavoratore".
Per quanto concerne l'aspetto ideologico vi è una sfrenata corsa alla costruzione/rafforzamento di un regime moderno fascista.

Per fare qualche esempio, la questione Fiat di cui tanto si parla oggi va chiamata col proprio nome senza fare alcun giro di parole: è chiaramente fascismo padronale!
Per accrescere ancora di più il capitale senza alcun ostacolo (gli ostacoli sono i diritti dei lavoratori), Marchionne minaccia gli operai dando due alternative: "o si fa come dico io oppure chiudo tutto e vado all'estero". Come si può facilmente dedurre la questione è chiara, Marchionne attacca i diritti conquistati dagli operai con la lotta e vuole dichiaratamente riscrivere intere parti della costituzione al fine di essere in regola nello sfruttamento perpetrato ad ogni singolo operaio senza doversi "preoccupare" del "rispetto" di questo o quel punto della costituzione scomodo per i padroni.
"Vai Marchionne vai"- frulla dentro le teste degli altri industriali che attenti restano a guardare perchè ovviamente, se Marchionne vince, tutti gli altri padroni hanno la strada spianata.
L'attacco non è dunque agli operai FIAT ma all'intera classe operaia e colpisce trasversalmente tutti i settori sociali.

Tutto, ma proprio tutto si adegua alle esigenze imposte dal sistema capitalista: il mercato del lavoro, privatizzazione delle risorse naturali come l'acqua, lo scempio ambientale, sanità e anche il mondo dell'istruzione (scuole, università) non è estraneo a tutto ciò.
Sotto il punto di vista economico sono evidenti i tagli e lo smantellamento dell'istruzione pubblica mentre si incentivano i luoghi del sapere privati, scuole e università sempre più classiste dove solo chi economicamente più agiato può permettersi gli studi.
Per quanto concerne invece il lato ideologico la riforma Gelmini è chiara espressione di moderno fascismo che cerca di irreggimentare prima possibile i giovani a partire dalle scuole che vengono trasformate in vere e proprie caserme dove lo studente è continuamente controllato e minacciato col voto in condotta arrivando alle università che sono trasformate in vere e proprie aziende dove il sapere è determinato dalla produzione al fine di imporci il modello sociale della classe dominante.
E ancora:
revisionismo storico che giunge alla riproposizione del fascismo e della figura di Mussolini mentre si disonora la resistenza partigiana e addirittura si eliminano le pagine in questione dai libri di storia;
proposte come il progetto "allenati per la vita" (corso paramilitare a scuola) che ci ricordano i sabato neri del ventennio fascista e sono collegate a progetti come la Mini Naja (corsi estivi di allenamento paramilitare).

Ci urge però chiarire che la riforma Gelmini non è ben diversa dalle riforme sull'istruzione emanate dai ministri precedenti, questa è solo l'ultimo tassello e l'accelerazione di un percorso iniziato 10 anni fa di asservimento totale dell'istruzione alle logiche del sistema capitalista: Il Processo di Bologna.
Il 18 e il 19 giugno 1999, 29 ministri dell'istruzione europei si sono incontrati a Bologna per sottoscrivere un documento che detta le linee guida per le riforme sull'istruzione nelle diverse nazioni europee. Questo documento prende il nome di dichiarazione di Bologna e in sintesi ha introdotto:
il sistema del credito/debito formativo come strumento di quantificazione del sapere con la presunzione di determinare la quantità delle conoscenze che deve avere un individuo;
L'istituzione del 3+2 seguito da costosissimi master e specializzazioni a cui non tutti possono accedere per possibilità economiche e che determina un'università sempre più classista;
Privatizzazione dell'università e dei servizi al diritto allo studio come le borse di studio, alloggi, mense universitarie, ecc;
Riforma della Governance Universitaria;
Stage e tirocini che non sono altro che utilizzo di forza lavoro gratuita e che rafforzano l'idea dell'università-azienda e che costituisce un ricatto per i lavoratori che si ritrovano tutti a formare un esercito si disoccupati.

Per rendere più chiaro il quadro della situazione e capire quanto influiscono le logiche di mercato all'interno della didattica, basti pensare che da due anni a questa parte secondo dati statistici che emergono da un'analisi sull'offerta formativa al 2010 elaborata dal Cun (Consiglio universitario nazionale), i corsi di laurea in Italia sono passati da un totale di 5460 (nel biennio 2007-2008) a 4986 (2009-2010), con un’eliminazione di 469 corsi.
Eliminazione o no di determinati corsi di laurea è dettato dalla più o meno produttività per le logiche di mercato e deciderlo tocca al Consiglio di Amministrazione (CdA) che è l'organo più alto all'interno dell'università e che col DDL 1905 si propone con l'influenza del 40% di presenze esterne (che influiscono sulla didattica).
Discorso a parte ma correlato riguarda le Accademie di Belle Arti che in altre parti d'Europa sono facoltà universitarie in tutto e per tutto mentre in Italia l'Accademia fa parte del comparto AFAM ( Alta Formazione Artistica e Musicale).
Al pari di altre facoltà è assoggettata alle riforme dell'istruzione e legata alle linee guida stabilite dalla Dichiarazione di Bologna ma il titolo acquisito anziché essere riconosciuto come una laurea a tutti gli effetti è un diploma accademico.
Considerato dunque una sottocategoria dell'università, il comparto AFAM nel quadro di produttività suddetto, adesso rischia di essere ulteriormente declassato al comparto scuola contrariamente alle lotte avanzate dagli studenti per l'equivalenza del titolo.

Riguardo alla ricerca invece è interessante leggere anche nella riforma il concetto di Ricerca "Pubblica".
Che significa pubblica?
La ricerca è finanziata dallo stato e da privati per la collettività ma questa non è libera tanto meno indipendente visto che la ricerca va a commissioni.
Non è un caso infatti che da decenni a questa parte la ricerca è al servizio della produzione di farmaci o prodotti informatici al fine di far arricchire le aziende che li hanno brevettati o ancora peggio al servizio delle industrie belliche e le tecnologie basate sul controllo mediatico, psicologico e fisico.

Questa non è l'Università a noi più consona ed è il modello di università che noi vogliamo abbattere. L'università non deve essere un luogo aziendale e ristretto a chi può permettersi di pagarsi gli studi, ma l'università deve essere al servizio dell'intera collettività, libera e gratuita.
Non bisogna accontentarsi dunque di lezioni calate dall'alto da professori e/o ricercatori ma è necessario creare un università che sia realmente un centro di cultura al servizio della società aperto a tutti i settori sociali interni ed esterni all'ambiente universitario, basato sul dibattito e il confronto affinché la conoscenza non sia parcellizzata ma critica e reale.

Consci di ciò non possiamo che essere critici verso quelle proposte formulate dall'assemblea de La Sapienza a Roma (novembre 2008) che sono chiara espressione di un obbiettivo poco chiaro. Per citare qualche esempio la proposta di "inflazionamento" dei crediti formativi è assurda proprio perchè legittima e attribuisce credibilità al sistema dei crediti anziché combatterlo in toto.
In tema di analisi della situazione concreta parlare di "centralità del capitale cognitivo" (centralità del sapere nei processi di produzione del sistema capitalista) è un errore madornale e si fa l'esatto gioco dei padroni nel frammentare la classe sfruttata opponendo il lavoro cognitivo a quello manuale, mentre entrambi concorrono allo sviluppo del sistema capitalista e alla produzione di merci.

A tal punto diverse realtà politiche e studentesche hanno costituito un coordinamento nel palermitano con l'obbiettivo di unire le lotte degli studenti, dei precari e dei lavoratori che tutti subiscono le politiche di questo governo al fine di contrapporsi unitariamente con una piattaforma politica chiara che nasce dalle esigenze espresse dai settori sociali in lotta.

Questo coordinamento ripudia partiti e sindacati istituzionali che da decenni concorrono allo scempio in atto siano essi governi di centro destra o di centro sinistra;
Non è un coordinamento studentista e intende la lotta degli studenti all'interno della lotta di classe in atto;
Non è legato solo al territorio locale ma ha una visione nazionale e internazionale riguardo le esperienze simili attuate in altre nazioni;

Coordinamento Universitario in Lotta
Aderiscono:
Associazione Medita Mondi (Medicina)
CAIL (collettivo autorganizzato accademia in lotta)
Collettivo 20 Luglio (scienze Politiche)
Collettivo C. Giuliani (Giurisprudenza)
Red Block studenti

Mantenendo le proprie specificità vi è un percorso comune tra il Coordinamento Universitario in Lotta e gli studenti medi che hanno dato vita al Coordinamento Studenti Medi in Lotta

venerdì 22 ottobre 2010

Continua la repressione contro il movimento indipendentista basco


La polizia spagnola ha arrestato 14 giovani indipendentisti in un’ operazione in Euskal Herria e Catalogna. Sono accusati di ricostruire il SEGI (organizzazione giovanile e indipendentista basca n.d.r.).

La polizia spagnola ha arrestato più di quattordici giovani separatisti, con l’accusa di ricostruire il Segi, in un’operazione iniziata alle tre del mattino e sviluppatasi in Euskal Herria e Catalogna. Annuncia che nella macroretata una dozzina di persone sono state messe in isolamento.

GARA

Bilbao. Dall'inizio dell'operazione ordinata dal giudice Fernando Grande Marlaska si sono verificate perquisizioni di case e le aste relative a più di quattordici giovani arrestati, che sono detenuti in isolamento, come indicato dal movimento Amnesty.

Gli arresti hanno avuto luogo a Barcellona, Bizkaia, Araba, Gipuzkoa e Navarra, ma ancora non si sa esattamente né il numero né l'identità degli arrestati di quest’ultima operazione,

In Bizkaia Xabat è stato arrestato Ruiz Morán, Arrese Ikoitz Otegi, Ruben Villa Esnaola, Xavier Vidal Sanz, Imanol Beristain Gutierrez Tobar Irati Eguskitza e Endika Pérez Gómez. In Aruba hanno arrestato Robles e Emii Ilazki Yus e Barcellona, dove ha studiato Marina Sagastizabel.

La polizia ha caricato contro il popolo che ha dato sostegno agli arrestati a Moran e picchiato almeno uno di loro con i manganelli.

A Navarra, gli arrestati sono Ibon Stefano, Errotxapea; Egoi Iris (Donibane) e Imanol Salinas e Xabier Arina, entrambi arrestati in Burlata, come indicato dal movimento amnistia.

Irisarri e Arina sono due dei giovani inclusi nelle "liste nere", un rapporto che include i nomi dei giovani che sono state incriminati dalle dichiarazioni rese durante la detenzione in stato di isolamento nelle mani della polizia che ha presentato due anni fa in Navarra. Entrambi sono stati disposti a comparire davanti al giudice.

Salinas è stato interrogato tre settimane fa, durante l'audizione Nacionaal spagnolo ed è in attesa di giudizio.

Marlaska arrestato nel novembre dello scorso anno durante un altro giro di vite importante sulla sinistra giovanile nazionalista.

Come in quell’occasione, il giudice ha autorizzato l'entrata in case e locali di vario tipo.
Ha tralasciato che la polizia è già entrata nell’ alloggio di Bolueta, Galdakao e Portugalete, e in un locale di DEUSTUA.

La preoccupazione per lo stato dei detenuti

Dopo aver mostrato la sua preoccupazione per lo stato in cui si possono trovare i detenuti, il movimento Amnesty sottolinea che il governo spagnolo mantiene il suo "impegno sulla cieca repressione".

"Date le iniziative politiche che si stanno verificando in Euskal Herria, arresti, torture, prigionia, le cariche e il divieto sono la risposta di Madrid", osserva, prima di sottolineare che si vuole indebolire il movimento per l'indipendenza attraverso la repressione.

mercoledì 13 ottobre 2010

Grande vittoria del movimento antifascista palermitano!









In seguito all’aggressione architettata dalla Questura sotto richiesta del Preside, contro il pacifico sit-in antifascista di fronte il liceo Umberto I lo scorso sabato, la pronta risposta degli antifascisti non si è fatta attendere.

Sabato 09/10/2010

Fin da sabato pomeriggio si è formato un sit-in spontaneo sotto la questura con la partecipazione di un centinaio di persone chiedendo l’immediato rilascio dei sei arrestati, nel tardo pomeriggio dopo 8 ore vengono rilasciati i primi tre compagni, in serata arriva però la notizia che il pm convalida l’arresto di Cesare, Francesco e Ruggero.

Domenica 10/10/2010

L’indomani tutto il movimento antifascista palermitano si ritrova in presidio sotto la questura, sarà una domenica pomeriggio dove un altrettanto centinaio tra studenti e lavoratori esprimono il proprio dissenso verso l’operazione repressiva e la massima solidarietà agli arrestati, si informa dell’accaduto la cittadinanza con striscioni e slogan convocando per il lunedì mattina un sit-in di solidarietà davanti il tribunale dove si svolgerà l’udienza.
In meno di 24 ore e di domenica a scuola chiusa, gli studenti dell’Umberto organizzano un’assemblea straordinaria di un ora da tenersi lunedì per poi partire in corteo verso il tribunale, contemporaneamente gli studenti dei licei Garibaldi, Cannizzaro e Catalano ne organizzano una al giardino inglese da cui partirà un secondo corteo che si unirà a quello dell’Umberto per raggiungere tutti insieme il tribunale.

Lunedi 11/10/2010

Gli studenti che appena tre giorni prima erano scesi a migliaia contro la riforma Gelmini, dimostrano di avere una coscienza politica che va oltre le questioni prettamente studentesche, all’Umberto viene svolta l’assemblea senza il consenso del preside che ancora una volta dimostra la sua natura reazionaria nei confronti degli studenti, il corteo unificato delle scuole nonostante la pioggia è un successo: in più di 300 arrivano davanti il tribunale scandendo slogan antifascisti e contro la repressione poliziesca! In totale si arriva a più di 500 persone che sotto il tribunale gridano a gran voce l’immediata liberazione e assoluzione dei compagni.
La rabbia e lo sdegno verso le falsità dichiarate dalla questura e dalla digos è enorme, in particolar modo gli studenti dell’Umberto che hanno assistito e sono stati anche oggetto delle intimidazioni e violenze dei servi in divisa e non, esprimono la loro rabbia negli interventi al megafono e con gli slogan. La componente della piazza è veramente variegata e rappresentativa di quella parte di società che respinge il marciume e l’apatia diffusa da questo sistema: studenti medi e universitari, lavoratori della scuola tra cui anche un docente dello stesso liceo Umberto, rappresentanti di proletari in lotta per la casa. I cori di solidarietà arrivano fin sopra l’aula dove si tiene l’udienza centrando l’obiettivo: far sentire ai compagni la vicinanza di centinaia di persone: non sono soli!
Sicuramente tutta questa ondata di solidarietà ha infastidito e non poco i servi in divisa e gli agenti della polizia politica (digos) che hanno testimoniato di aver subito violenze e lesioni (poverini!!!) da parte dei tre studenti universitari, i vigliacchi che hanno sbattuto sul selciato e bloccato con ginocchia sulla faccia dei compagni tentano da passare da aggressori ad aggrediti utilizzando fantomatici referti che si sa, in questi casi la polizia non ha problemi per procurarseli. Tutto ciò porta alla mente i fatti del G8 di Genova del 2001 dove anche in quel caso le “forze dell’ordine” si distinsero per cariche a freddo contro manifestanti pacifici, pestaggi e intimidazioni nella caserma di Bolzaneto, l’irruzione nella scuola Diaz aggredendo nel sonno centinaia di giovani e costruendo ad arte false prove come le molotov introdotte dall’esterno dalla polizia e così via.
Verso le 14 la decisione del giudice Lorenzo Chiaramonte che non convalida l’arresto ritenendolo illegittimo in base a due presupposti ovvero “la non pericolosità sociale degli arrestati” e “l’assenza della gravità del fatto”.
Un vero e proprio schiaffo alle menzogne della questura che nelle ore successive all’arresto aveva dichiarato di essere intervenuta per sedare uno scontro in atto tra fazioni opposte di “rossi e neri”, che secondo la questura erano rappresentati da Red Block e Casapound, falsità smentita dalle decine di testimoni presenti e dalle due parti tirate in ballo, ma oltre a questa palese storiella viene smentita la versione della questura che sarebbero stati gli antifascisti ad aggredire gli agenti della digos e della polizia.
Nonostante l’esito dell’udienza la questura con una nota in serata ribadisce la versione dei 7 agenti feriti e cosi via, questo è indice del clima che si respira nel nostro paese, l’utilizzo di padroni e governo dello stato di polizia per avanzare a tappe forzate verso il moderno fascismo.
È paradossale che un’istituzione dello stato come la questura non accetti il verdetto di un’altra istituzione dello stato preposta a tal fine come il tribunale.
Evidentemente l’hanno fatta grossa e la rabbia e il senso di rivalsa verso le centinaia di persone che per una volta non hanno accettato un sopruso del genere e tanta da portare a tali ridicole dichiarazioni. La più eclatante è quella dove si dice che “gli agenti non hanno fatto cancellare alcun video agli studenti”, peccato che lo stesso video divulgato dal quotidiano “La Repubblica” si conclude con l’immagine di una digossina che sequestra il cellulare al possessore che stava girando il video.
L’esito positivo dell’udienza è frutto dell’enorme rete di solidarietà creatasi attorno ai compagni dal minuto successivo al loro arresto fino al Lunedi mattina.
L’unità del movimento antifascista ha dimostrato la sua efficacia contro le menzogne di digos e sbirri.

Martedi 12/10/2010

Nel pomeriggio si svolge un’assemblea nella facoltà di Scienze Politiche dove si ribadisce il rifiuto di sottostare alle minacce della questura e si afferma la volontà di poter esprimere il proprio pensiero sempre, ovunque e comunque.

Oggi 13/10/2010

Una sessantina di compagni appartenenti all’ Ex Carcere, Red Block, Collettivo 20 Luglio, Collettivo Carlo Giuliani, Cail , Coordinamento Anarchico palermitano, Collettivo Autonomo Studentesco, singoli militanti antifascisti nonché il Collettivo ’68 del liceo Umberto, replicano il sit-in e volantinaggio “non autorizzato” ribadendo che nessuno autorizza la libertà di espressione sancito dalla Costituzione e che l’antifascismo non lo deleghiamo alle istituzioni, le stesse istituzioni che appoggiano gruppi neofascisti e ne coprono e difendono le azioni squadriste.
Dall’altro lato della barricata cosa fanno i fascisti di Azione Universitaria?
Espongono uno striscione ed effettuano un sit-in nella facoltà di Giurisprudenza per…
… l’immediata approvazione della riforma Gelmini a cui si oppongono centinaia di migliaia di studenti dal 2008 fino agli ultimi giorni!!!
Ancora una volta i fascisti si dimostrano quello che sono: servi del potere contro gli interessi delle masse popolari, per questo motivo, per portare qualche studente in piazza hanno bisogno dell’inganno come quello architettato da Casapound e Giovane Italia che sono costretti fin dall’anno scorso ad utilizzare la fantomatica sigla di “studenti in movimento”.
Noi non abbiamo bisogno di tutto ciò e questi ultimi giorni a partire da venerdì scorso, hanno dimostrato che la sinistra di classe cosiddetta “estrema” dalla stampa ha una larga base di massa pronta a inondare le piazze e le strade.
Forti di questo non ci fanno paura le minacce della questura e dei singoli sbirri.
La vicenda di sabato dimostra che non siamo noi quelli ad avere paura, ma questo stato che diventa sempre più antipopolare agli occhi della maggior parte di lavoratori, studenti e masse popolari in genere.

Ma non finisce qui…

Venerdi mattina ci si vede nello spezzone contro la repressione nell’ambito dello sciopero generale indetto dai Cobas.

Adesso esigiamo la piena assoluzione dei sei compagni indagati per i fatti dell’Umberto!

Contro il moderno fascismo e lo stato di polizia non un passo indietro!

La repressione non ci spaventa ma alimenta la nostra ribellione!

Viva la rabbia dei giovani studenti!

Viva l’antifascismo militante!

Ribellarsi è giusto!


Red Block
Palermo 13/10/2010

domenica 10 ottobre 2010

Comunicato stampa: Come sono andati i fatti ieri mattina davanti il Liceo Classico Umberto I di Palermo.






Ci sono molte inesattezze e falsità circa le notizie divulgate dalle agenzie stampa sul sit-in antifascista davanti il liceo classico Umberto I di Palermo svoltosi ieri 09/10/10 alle ore 12:00.

Innanzitutto smentiamo che ci siano dei nostri compagni in stato di fermo o di arresto, tutt’ora rimangono “ostaggi” dello stato tre compagni universitari. Altri tre arrestati, tra cui un minorenne, sono stati rilasciati ieri nel tardo pomeriggio.

il sit-in non è stato organizzato solamente dalla nostra organizzazione ma anche da altri antifascisti palermitani, collettivi e organizzazioni tra cui il Collettivo ‘68 degli stessi studenti del liceo classico Umberto I.
Si trattava di un semplice volantinaggio di denuncia circa le ultime aggressioni fasciste avvenute davanti la scuola da parte di gruppi neofascisti come Casapound e Giovane Italia (ex Azione Giovani), l’ultima consumatasi lo scorso 25 settembre ai danni di alcuni studenti medi antifascisti di cui abbiamo già scritto sul nostro blog.

Il volantinaggio è incominciato alle 12:00 in concomitanza con l’uscita di alcuni studenti, erano presenti una trentina di antifascisti posizionati sul marciapiede di fronte la scuola con uno striscione con su scritto “Cacciamo i fascisti da scuole e facoltà”.
Quando è terminata l’uscita dei ragazzi da scuola, alcuni dei quali si sono uniti al sit in, sono sopraggiunti agenti della digos che ci hanno intimato di andarcene perché il sit-in “non era autorizzato”, al nostro netto rifiuto di interrompere il sacrosanto diritto d’espressione sancito dalla Costituzione Italiana, e ribattendo che si trattava di un volantinaggio sul marciapiede per il quale non c’è bisogno di nessuna comunicazione in questura, gli agenti della digos hanno intimato i presenti a fornire le generalità, alla nostra richiesta di spiegazioni hanno afferrato strattonandolo un compagno del Collettivo 20 luglio di scienze politiche dicendo: “ora tu vieni con noi”, alcuni compagni hanno reagito sfilandogli il compagno e ritirandoselo sul marciapiede, a questo punto è iniziato il parapiglia dove gli agenti della digos più alcuni poliziotti in divisa, sopraggiunti su un paio di volanti, si sono avventati contro tutti i compagni cercando di arrestarne quanti più possibile, il sit-in ha risposto compatto e determinato: i compagni tiravano dalla presa dei poliziotti gli altri che erano placcati da 4-5 poliziotti e agenti della digos contemporaneamente.

Questa reazione determinata e compatta da un lato ha sorpreso chi è abituato ad ubbidire e a servire i superiori, dall’altro ha causato una foga ancora maggiore dei servi in divisa che si sono avventati principalmente contro i più piccoli.

Due compagni appena diciottenni, tutt’ora in arresto, sono stati sbattuti violentemente sul marciapiede con 4-5 poliziotti per ognuno che li bloccavano anche pressando con le ginocchia sul collo dei compagni.

Nel mentre agli studenti della scuola che tecnicamente erano usciti ma che erano rimasti dentro l’atrio non è stato permesso di uscire, il preside ha ordinato di chiudere i cancelli. Molti di loro indignati sono saliti sulla cancellata e sulle ringhiere della scuola gridando “vergogna !” in direzione della polizia, anche molti genitori e passanti che poco prima si erano avvicinati al nostro sit-in, osservavano la scena con un misto di indignazione e incredulità, una giovanissima studentessa appena sopraggiunta al sit-in e vedendo un tale spettacolo, ha inveito con rabbia contro la polizia e come risposta è stata sbattuta contro dei cassonetti.

Contemporaneamente sopraggiungevano altre volanti da cui scendevano altri poliziotti che si avventavano sugli studenti del sit-in e sugli studenti della scuola obbligandoli a cancellare foto e filmini amatoriali: le prove dell’aggressione poliziesca.
Dopo una resistenza determinata degli iniziali partecipanti più gli studenti che sono riusciti a raggiungere il sit-in, dopo aver sbattuto a terra e al muro alcuni di noi, sono riusciti ad arrestare 6 compagni (Cesare,Ruggero e Francesco tutt’ora in stato d’arresto e Paolo,Mauro e Carlo indagati ma rilasciati ieri nel tardo pomeriggio), gli altri dopo essersi ricompattati, hanno deciso di fornire solo 3 documenti permettendo al resto dei compagni di allontanarsi ed evitare ulteriori fermi e arresti.

Per arrestare questi sei compagni lo stato ha messo in campo uno spropositato intervento della polizia ( in tutto circa 15 volanti, una camionetta dell’antisommossa e le strade limitrofe chiuse al traffico), un’autentica aggressione contro 30 studenti antifascisti da parte di almeno 50 poliziotti “supportati” sul campo da una decina di digossini, abbiamo avuto anche l’onore di ricevere la visita del vice questore Pampillonia!
Questa è la cronaca dei fatti, al contrario di quanto scritto dai giornali, non c’è stata alcuna colluttazione o scontro con i fascisti (anche se li abbiamo visti scorazzare liberamente sia prima che dopo il sit-in nei pressi del liceo), non c’è stato nessun lancio di oggetti contro le forze dell’ordine, piuttosto il contrario.
La versione divulgata dalla questura circa uno scontro tra opposte fazioni che si fronteggiavano e totalmente falsa e serve solo a giustificare il grave atto di repressione poliziesca davanti agli occhi di decine di persone tra studenti,genitori, lavoratori e passanti.

Il problema di ordine pubblico è stato provocato dalla repressione poliziesca contro un pacifico volantinaggio che non stava mettendo in pericolo nessuno studente della scuola contrariamente da quanto dichiarato dal preside della scuola Antonino Raffaele.

La scellerata decisione del preside di chiamare continuamente la Questura anche in questa occasione è stata causa di “problemi all’ordine pubblico” e della contusione di studenti giovanissimi, di tutto questo il preside è responsabile e dovrà rendere conto agli studenti.

Come abbiamo scritto in comunicati precedenti sul nostro blog, ormai è da circa un anno che il preside tollera che organizzazioni neofasciste facciano la loro sporca propaganda sia dentro che fuori la scuola.
Chiunque dovrebbe indignarsi davanti al fatto che esistano gruppi neofascisti, tollerati e spalleggiati dallo stato e dal governo, in teoria vietati dalla costituzione italiana di cui il preside dovrebbe esserne garante a scuola.

Ma tutto ciò non ci stupisce, l’antifascismo non lo deleghiamo a nessuno, ne ad un preside che non ha cura dei propri studenti, ancor meno allo stato e ai suoi servi in divisa che storicamente sono collusi con i fascisti.
L’antifascismo è un valore sacrosanto che difendiamo e pratichiamo quotidianamente.

In questa città, come diciamo da tempo, il clima sta cambiando, a Palermo la digos scorta i fascisti di Casapound la notte per coprire le scritte antifasciste davanti l’Umberto, a Palermo ieri la questura ha alzato di grosso il tiro contro chi esprime un’ opinione non conforme a quella dominante, contro chi denuncia la collusione tra istituzione e squadristi, contro gli antifascisti e indirettamente contro qualsiasi cittadino che esprime il proprio dissenso. Non dimentichiamo come la settimana scorsa siano successi episodi analoghi contro liberi cittadini che non gradivano la visita del Papa costata 3 milioni di € in una città in permanente emergenza sociale
È evidente che, dopo la grande manifestazione studentesca di Venerdi scorso con la partecipazione di 7000 studenti che gridavano all’unisono “siamo tutti antifascisti” , che dopo l’esperienza dell’onda del 2008 sono pronti a scendere nuovamente in campo con più esperienza e determinazione, la reazione delle istituzioni è di paura e spaesamento al montare del dissenso reagendo con la repressione poliziesca, principalmente contro i giovani e i giovanissimi che scoprono un nuovo modo di fare politica, quella vera, lontana da partiti e sindacati istituzionali.

Tutto questo non rimarrà impunito!
Cesare,Ruggero e Francesco liberi subito!
Chi semina vento raccoglie tempesta!

Oggi alle ore 16:00 sit-in sotto la Questura a seguire assemblea di movimento presso la sede dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe in Via G.del Duca 4 (accanto i cantieri culturali della zisa).

Domani ore 9:00 sit-in davanti il Tribunale di Palermo

Partecipiamo in massa a tutti gli appuntamenti, la solidarietà è un’arma!

Red Block

Domenica 10/10/10

martedì 5 ottobre 2010

Primi segni di repressione agli studenti

Iniziano le prime proteste studentesche contro la riforma Gelmini e contro il governo e immediata è la risposta dello stato che utilizza i servi in divisa per attaccare e contrastare gli studenti che scendono in piazza per difendere il diritto allo studio...
il 29 settembre a Milano gli studenti del centro sociale cantiere e gli studenti di alcuni collettivi vengono fermati e pestati dalla polizia all'interno della stazione metropolitana di Duomo...
il 30 settembre a Padova durante una manifestazione studentesca, la polizia schierata è già pronta con caschi,scudi e manganelli a fermare un normale corteo,partono le cariche contro gli studenti..
il 1 ottobre a Torino la polizia carica gli studenti senza alcun motivo:due ragazzi ricoverati in ospedale e una ventina di ragazzi contusi...
Lo stato di polizia e il moderno fascismo avanzano! i servi in divisa pestano studenti disarmati che hanno l'unico torto di voler esprimere il loro disaccordo e la loro rabbia contro il governo e le leggi antipopolari di uno stato fascista. Dobbiamo essere noi giovani a contrastare e combattere contro tutto questo,scendendo in piazza e protestando radicalmente contro uno stato che non ci rappresenta e che rende la possibilità di studiare sempre più limitata,uno stato razzista,fascista che licenzia migliaia di lavoratori,sfrutta gli operai nelle fabbriche e mina al futuro di noi giovani.

Contro la repressione dello stato!
Ribellarsi è giusto!
Red Block

domenica 3 ottobre 2010

A SOSTEGNO DEL POPOLO BASCO! CONTRO LA REPRESSIONE DELLO STATO IMPERIALISTA SPAGNOLO!

Lo scorso 28 settembre la polizia spagnola ha arrestato 7 indipendentisti baschi e militanti dell'organizzazione internazionalista Askapena. Solita accusa ovvero l'appartenenza all'ETA: l'organizzazione che lotta per l'indipendenza dei Paesi Baschi dagli stati spagnolo e francese, considerata terrorista e quindi illegale nell'Unione Europea e negli USA.
Red Block esprime massima solidarietà militante ai compagni arrestati dallo stato spagnolo e si impegna a diffondere la conoscenza dell'accaduto e ad organizzare la solidarietà tra i giovani proletari e studenti con cui lavoriamo e che organizziamo a Palermo.
E' necessario riprendere il filo delle manifestazioni internazionali di solidarietà al popolo basco e ai popoli in lotta intraprese nei mesi addietro per rafforzare effettivamente la solidarietà al popolo basco e a tutti popoli oppressi dall'imperialismo.

Walter, Gabi, Unai, Itxaso, Lekuona, Ruben David e Aritz liberi subito!
La lotta dei popoli non è terrorismo!
A morte l'imperialismo!
Viva la solidarietà internazionalista!

di seguito il comunicato di Askapena:

Comunicato di Askapena.

In seguito alla retata contro Askapena, portata avanti dalla polizia nazionale spagnola all'alba di martedì 28 settembre, dall'Organizzazione Internazionalista Basca Askapena vogliamo comunicare quanto segue:

1- Denunciamo fermamente il sequestro da parte dell'apparato repressivo dello Stato spagnolo di sette militanti internazionalisti. Vogliamo sottolineare che questa operazione si inquadra in una campagna di criminalizzazione della solidarietà tra i popoli che cominciò anni addietro con intossicazioni diffuse dai mezzi di comunicazione al servizio degli interessi dell'impero e che sempre ebbe Askapena come punto di mira.

2- Innanzitutto, vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai e alle detenute, ai loro famigliari e amici. Allo stesso modo vogliamo mostrare la nostra preoccupazione per il trattamento che potrebbero ricevere durante la “incomunicazione”.

3- Questa operazione non è altro che l'ennesimo attacco contro il processo che si sta ponendo in marcia nei Paesi Baschi. Lo Stato spagnolo invece di offrire una soluzione politica e democratica, utilizza unicamente i mezzi repressivi e sta provando a sabotare il cammino intrapreso. In tal senso, l'implicazione e la solidarietà esistente per il raggiungimento di una soluzione democratica si sono convertite in un problema per lo Stato spagnolo, e vuole fermarle.

4- Facciamo appello al popolo basco affinché solidarizzi con i e le detenute e con Askapena, e che prenda parte alle mobilitazioni di protesta davanti a questo colpo repressivo.

5- Allo stesso modo facciamo appello ai popoli in lotta e alla rete Amici e amiche di Euskal Herria affinché denuncino la natura totalitaria dello Stato spagnolo, e più concretamente, che solidarizzino con Askapena, affinchè i diritti di questo popolo vengano rispettati.

Libertà per i e le detenute!

Viva Euskal Herria internazionalista!

Tanti popoli, un'unica lotta!

Herriak independentzia!

venerdì 1 ottobre 2010

Sabato 25/09/2010: Milano-Palermo "Divario Nord-Sud"


Sabato 25 settembre è stata una giornata particolare che ha visto due città lontanissime geograficamente, Milano e Palermo, teatro di tafferugli tra fascisti e antifascisti davanti al liceo Manzoni nella prima e al liceo Umberto I nella seconda.

Milano:

Praticamente da un anno a questa parte la situazione politica al liceo Manzoni, storicamente di sinistra, è piuttosto tesa: sabato scorso i fascisti che ancora una volta hanno provato dall’esterno di provocare gli studenti propagandando idee razziste e xenofobe, hanno avuto una buona risposta da parte di una sessantina di militanti antifascisti che organizzati hanno cacciato via la feccia nera che cercava di fare un volantinaggio proprio davanti l'ingresso del Manzoni. Al loro arrivo i compagni erano già presenti e immediatamente li hanno attaccati e poi inseguiti nella fuga ricacciandoli nella fogna da cui erano venuti.
Gli studenti del collettivo del Manzoni hanno esposto uno striscione: «Fuori i fascisti da scuola» e nel pomeriggio hanno scritto un comunicato per denunciare «le incursioni di Forza Nuova nelle scuole» e «ribadire che il Manzoni antifascista non accetta messaggi xenofobi e razzisti»

Palermo:

Totalmente diversa la situazione nel palermitano che nello stesso giorno invece ha visto 6 compagni in fuga da un'aggressione di 8 militanti di Giovane Italia (ex Azione Giovani) che hanno attaccato i compagni davanti il liceo classico Umberto I con caschi e cinture provocando qualche contusione lieve a un paio di loro.
Anche il liceo classico Umberto I di Palermo, così come il Manzoni, dall’anno scorso è un campo di battaglia dichiarato che vede schierati da un lato i fascisti di Casapound che cercano di conquistarsi agibilità politica in questa scuola e i compagni in generale dall'altro.

Per fare un breve excursus, tutto è iniziato l’anno scorso quando un nostro militante all’interno della scuola ha vietato fisicamente l'intervento, durante un’assemblea d'istituto, ad un militante del blocco studentesco appoggiato da dieci simpatizzanti. L’intervento del compagno ha riscosso immediata solidarietà da parte di altri studenti antifascisti con il risultato che i prodi camerati hanno incassato il colpo con la coda tra le gambe.
Da quel momento in poi Casapound ha cominciato ad intensificare i volantinaggi con la presenza di militanti universitari dall’esterno a supporto dei più "piccoli", garantendogli la possibilità di poter svolgere tranquillamente la propria attività politica, ma ciò non è bastato, infatti prima della fine dello scorso anno scolastico, nel giro di due mesi sono stati cacciati via per ben quattro volte consecutive sia dagli studenti della scuola che da diverse anime del movimento che in queste occasioni hanno impedito fisicamente i volantinaggi di Casapound.

Digerita la batosta, Casapound e Giovane Italia, da settembre hanno stretto alleanza per contrastare i compagni con l’obiettivo di strappare una scuola che a questo punto è diventata un simbolo della lotta antifascista. Questa unità d’azione non ci stupisce, anzi è la prova ulteriore che, nonostante la retorica anti-istituzionale di Casapound, in realtà i legami con la destra istituzionale sono molto stretti così come a livello nazionale.

Nel movimento antifascista accade il contrario:
Anziché fare fronte unito contro il fascismo determinati compagni preferiscono agire da soli, provocando così una frammentazione delle forze che giova soltanto ai fascisti. In questo senso anche se sabato scorso ad essere colpiti sono stati compagni facenti capo ad una determinata area politica, tutto il movimento antifascista è stato danneggiato dall’accaduto per ovvi motivi.

A fronte dei fatti dello scorso sabato di Milano e Palermo, Red Block continua a ribadire che a Palermo, così come in altre città, è necessario fare fronte unito tra le realtà antifasciste con l’obiettivo di costruire la Raf (rete antifascista) che agisca sul territorio a 360° sia da un punto di vista militante, che sociale che culturale.

L’organizzazione, questo è il punto:
il primo ostacolo è il settarismo, il secondo è la pretesa di “autosufficienza” quando invece ancora molto c’è da fare da parte di tutte le realtà palermitane in quanto radicamento tra le masse e lavoro culturale contro l’ideologia fascista propagata direttamente dal governo e dai padroni.
Se ci si limita ad avere un’ impostazione di solo antifascismo militante, come gridano alcuni compagni in piazza “il vero antifascismo è quello militante, parole poche mazzate tante”, piuttosto che di solo antifascismo culturale, si castra l’antifascismo e con queste analisi e pratiche si scade nella lotta tra bande e appunto nell’avventurismo oppure in un’inutile intellettualismo da salotto.

Come possiamo vedere tra Milano e Palermo quindi la differenza sostanziale sta nel fatto che diverse realtà antifasciste milanesi si sono organizzate insieme per cacciare i fascisti da una scuola simbolo, mentre a Palermo prevale la superbia di singole realtà che provoca danni all'intero movimento antifascista.
Ai compagni colpiti va la nostra totale e incondizionata solidarietà che però rimarrebbe ad un piano formale senza tale doverosa critica.

L'attacco subito lo scorso Sabato al liceo classico Umberto I è chiara espressione che a Palermo i fascisti crescono, o meglio ancora, che stanno facendo un salto di qualità organizzativo.
Per completare il quadro, nella notte tra Sabato e Domenica in Via Roma nei pressi del Mercato Vucciria, luogo di ritrovo “alternativo” il sabato sera, si è consumata un’altra aggressione da parte di 3 teste rasate armate di tira pugni e coltelli ai danni di un altro militante antifascista.
Entrambi gli avvenimenti devono essere oggetto di riflessione per dare una risposta quanto mai efficace, nascondere e insabbiare non serve a niente.

Per la nostra città questi due episodi rappresentano oggettivamente un tentativo dei fascisti di alzare il tiro dello scontro.
Adesso spetta al movimento antifascista organizzarsi e rispondere colpo su colpo!

Red Block
Palermo 28/09/2010

Solidarietà al Centro Sociale Mezzacanaja

I compagni e le compagne di Red Block Palermo esprimono massima solidarietà al Centro Sociale Mezzacanaja oggetto dell'ennesimo atto repressivo moderno fascista nelle cui dinamiche rientra la cosidetta "opposizione" di "sinistra". Nel caso particolare la giunta di Senigallia è formata anche da partiti quali Verdi, Sinistra e Libertà e il PDCI.

In merito all'accaduto riportiamo direttamente il comunicato dei compagni:

Nella mattina di mercoledì 22 settembre l’autorità giudiziaria di Ancona ha posto sotto sequestro la fabbrica ex-ragno che il Mezza Canaja occupa da dieci mesi.

La messa dei sigilli è la conclusione di un’articolata operazione giudiziaria che è cominciata lo scorso 24 giugno con la notifica a tredici attivisti del centro sociale di altrettante denunce con l’accusa di occupazione, scasso e istigazione a delinquere. In verità, compare anche un altro denunciato, ovvero il direttore responsabile del Corriere Adriatico per aver pubblicato le motivazioni dell’occupazione. Altro che bavaglio, questa è intimidazione bella e buona verso chi svolge il proprio lavoro.

Le denunce firmate dal Procuratore della Repubblica Giovanna Lebboroni hanno fornito su un piatto d’argento al Giudice per le Indagini Preliminari la motivazione per mettere sotto sequestro lo spazio. Ricordiamo, uno spazio abbandonato da circa vent’anni, di proprietà della società “SO. DE. CO. REAL ESTATE S.R.L.”, una delle scatole cinesi della “Unione Fiduciaria s.p.a.”. In pratica, uno stabile in mano alla grande rendita finanziaria e speculativa.

La pratica della messa dei sigilli, del sequestro preventivo, per sgomberare gli spazi occupati è ormai un dispositivo repressivo da anni ampiamente usato in tutta Italia. L’azione giudiziaria occupa lo spazio della politica, si sostituisce a essa, eliminando di fatto ogni possibilità di mediazione, di trattativa, d’incontro, di confronto, di dialogo e di dialettica tra la dimensione sociale dei movimenti e quella politica delle istituzioni.

L’azione giudiziaria si dà quindi come atto di violenza pura.

La strategia politica della seconda Amministrazione Angeloni – quella con i Verdi al governo – verso il Mezza Canaja è stata essenzialmente quella di aprire una trattativa che avesse, di fatto, come unico obiettivo la demolizione delle ex-colonie Enel, utilizzando il ricatto della penale per evitare ogni tipo di resistenza. La strategia dell’Amministrazione Mangialardi – quella con i Verdi, PdCI e SEL al governo – è stata invece quella di ignorare pubblicamente il problema, di far finta di niente.

Nonostante sei anni di precarietà, tre occupazioni e continue tensioni, il Mezza Canaja – piaccia o non piaccia – si è però radicato nel tessuto sociale di questa città, assumendo, di fatto, il ruolo di un’organizzazione politica riconosciuta e partecipe alla vita civica e pubblica di Senigallia.

E’ ora che chi governa questa città si assuma la responsabilità politica di dire a tutti i suoi cittadini se il Mezza Canaja è una risorsa – un bene comune – per Senigallia o se invece è un problema. Il primo caso implica una gestione politica, il secondo una da ordine pubblico. Scorciatoie burocratico-amministrative fondate sul dare un colpo al cerchio – far star calmi noi – e uno alla botte – non fare scelte politiche pubbliche – non sono più praticabili. Oggi, o la politica ha la volontà di trovare una soluzione pubblica, credibile e stabile, partendo da un accordo condiviso tra parti diverse e con diversi interessi, oppure, accetta la criminalizzazione dei movimenti, perché questo è ciò che nemmeno troppo sottotraccia, emerge dall’azione giudiziaria.

Lunedì 27 settembre incontreremo il Sindaco Maurizio Mangialardi per proporgli una “soluzione politica”. Soltanto una volta ascoltate e pesate le sue parole, decideremo se e come reagire allo sgombero, se è il tempo del confronto o dello scontro.

Mezza Canaja