sabato 23 ottobre 2010

Coordinamento Universitario in Lotta

DOCUMENTO DI COSTITUZIONE DEL
COORDINAMENTO UNIVERSITARIO IN LOTTA


Il movimento studentesco denominato "l'Onda" che due anni fa ha invaso tutte le piazze dal nord al sud Italia, ha sicuramente smosso le coscienze e creato un precedente per questa generazione dopo vent'anni di buio quasi totale (escluso i primi anni 2000 con le proteste per la riforma Moratti ma la mobilitazione era inferiore).
Lo slogan martellante urlato in tutte le piazze "noi la crisi non la paghiamo" fu la risposta degli studenti ad una delle crisi cicliche del capitalismo che la borghesia ha scaricato sugli studenti, sui lavoratori e sulle masse in genere.
A distanza di due anni la situazione politica è peggiorata ulteriormente: licenziamenti di massa, attacco al contratto nazionale di lavoro, riduzione degli spazi sociali, repressione delle lotte, trasformazione effettiva delle scuole in caserme e aziendalizzazione dell'università.
Entrando ancor più nello specifico si può ben notare che le politiche avanzate da questo governo hanno una duplice natura: aspetto economico e aspetto ideologico.
L'aspetto economico è saldamente legato alle logiche del sistema capitalista basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e che segue il principio guida che "il profitto vale più della vita di ogni singolo lavoratore".
Per quanto concerne l'aspetto ideologico vi è una sfrenata corsa alla costruzione/rafforzamento di un regime moderno fascista.

Per fare qualche esempio, la questione Fiat di cui tanto si parla oggi va chiamata col proprio nome senza fare alcun giro di parole: è chiaramente fascismo padronale!
Per accrescere ancora di più il capitale senza alcun ostacolo (gli ostacoli sono i diritti dei lavoratori), Marchionne minaccia gli operai dando due alternative: "o si fa come dico io oppure chiudo tutto e vado all'estero". Come si può facilmente dedurre la questione è chiara, Marchionne attacca i diritti conquistati dagli operai con la lotta e vuole dichiaratamente riscrivere intere parti della costituzione al fine di essere in regola nello sfruttamento perpetrato ad ogni singolo operaio senza doversi "preoccupare" del "rispetto" di questo o quel punto della costituzione scomodo per i padroni.
"Vai Marchionne vai"- frulla dentro le teste degli altri industriali che attenti restano a guardare perchè ovviamente, se Marchionne vince, tutti gli altri padroni hanno la strada spianata.
L'attacco non è dunque agli operai FIAT ma all'intera classe operaia e colpisce trasversalmente tutti i settori sociali.

Tutto, ma proprio tutto si adegua alle esigenze imposte dal sistema capitalista: il mercato del lavoro, privatizzazione delle risorse naturali come l'acqua, lo scempio ambientale, sanità e anche il mondo dell'istruzione (scuole, università) non è estraneo a tutto ciò.
Sotto il punto di vista economico sono evidenti i tagli e lo smantellamento dell'istruzione pubblica mentre si incentivano i luoghi del sapere privati, scuole e università sempre più classiste dove solo chi economicamente più agiato può permettersi gli studi.
Per quanto concerne invece il lato ideologico la riforma Gelmini è chiara espressione di moderno fascismo che cerca di irreggimentare prima possibile i giovani a partire dalle scuole che vengono trasformate in vere e proprie caserme dove lo studente è continuamente controllato e minacciato col voto in condotta arrivando alle università che sono trasformate in vere e proprie aziende dove il sapere è determinato dalla produzione al fine di imporci il modello sociale della classe dominante.
E ancora:
revisionismo storico che giunge alla riproposizione del fascismo e della figura di Mussolini mentre si disonora la resistenza partigiana e addirittura si eliminano le pagine in questione dai libri di storia;
proposte come il progetto "allenati per la vita" (corso paramilitare a scuola) che ci ricordano i sabato neri del ventennio fascista e sono collegate a progetti come la Mini Naja (corsi estivi di allenamento paramilitare).

Ci urge però chiarire che la riforma Gelmini non è ben diversa dalle riforme sull'istruzione emanate dai ministri precedenti, questa è solo l'ultimo tassello e l'accelerazione di un percorso iniziato 10 anni fa di asservimento totale dell'istruzione alle logiche del sistema capitalista: Il Processo di Bologna.
Il 18 e il 19 giugno 1999, 29 ministri dell'istruzione europei si sono incontrati a Bologna per sottoscrivere un documento che detta le linee guida per le riforme sull'istruzione nelle diverse nazioni europee. Questo documento prende il nome di dichiarazione di Bologna e in sintesi ha introdotto:
il sistema del credito/debito formativo come strumento di quantificazione del sapere con la presunzione di determinare la quantità delle conoscenze che deve avere un individuo;
L'istituzione del 3+2 seguito da costosissimi master e specializzazioni a cui non tutti possono accedere per possibilità economiche e che determina un'università sempre più classista;
Privatizzazione dell'università e dei servizi al diritto allo studio come le borse di studio, alloggi, mense universitarie, ecc;
Riforma della Governance Universitaria;
Stage e tirocini che non sono altro che utilizzo di forza lavoro gratuita e che rafforzano l'idea dell'università-azienda e che costituisce un ricatto per i lavoratori che si ritrovano tutti a formare un esercito si disoccupati.

Per rendere più chiaro il quadro della situazione e capire quanto influiscono le logiche di mercato all'interno della didattica, basti pensare che da due anni a questa parte secondo dati statistici che emergono da un'analisi sull'offerta formativa al 2010 elaborata dal Cun (Consiglio universitario nazionale), i corsi di laurea in Italia sono passati da un totale di 5460 (nel biennio 2007-2008) a 4986 (2009-2010), con un’eliminazione di 469 corsi.
Eliminazione o no di determinati corsi di laurea è dettato dalla più o meno produttività per le logiche di mercato e deciderlo tocca al Consiglio di Amministrazione (CdA) che è l'organo più alto all'interno dell'università e che col DDL 1905 si propone con l'influenza del 40% di presenze esterne (che influiscono sulla didattica).
Discorso a parte ma correlato riguarda le Accademie di Belle Arti che in altre parti d'Europa sono facoltà universitarie in tutto e per tutto mentre in Italia l'Accademia fa parte del comparto AFAM ( Alta Formazione Artistica e Musicale).
Al pari di altre facoltà è assoggettata alle riforme dell'istruzione e legata alle linee guida stabilite dalla Dichiarazione di Bologna ma il titolo acquisito anziché essere riconosciuto come una laurea a tutti gli effetti è un diploma accademico.
Considerato dunque una sottocategoria dell'università, il comparto AFAM nel quadro di produttività suddetto, adesso rischia di essere ulteriormente declassato al comparto scuola contrariamente alle lotte avanzate dagli studenti per l'equivalenza del titolo.

Riguardo alla ricerca invece è interessante leggere anche nella riforma il concetto di Ricerca "Pubblica".
Che significa pubblica?
La ricerca è finanziata dallo stato e da privati per la collettività ma questa non è libera tanto meno indipendente visto che la ricerca va a commissioni.
Non è un caso infatti che da decenni a questa parte la ricerca è al servizio della produzione di farmaci o prodotti informatici al fine di far arricchire le aziende che li hanno brevettati o ancora peggio al servizio delle industrie belliche e le tecnologie basate sul controllo mediatico, psicologico e fisico.

Questa non è l'Università a noi più consona ed è il modello di università che noi vogliamo abbattere. L'università non deve essere un luogo aziendale e ristretto a chi può permettersi di pagarsi gli studi, ma l'università deve essere al servizio dell'intera collettività, libera e gratuita.
Non bisogna accontentarsi dunque di lezioni calate dall'alto da professori e/o ricercatori ma è necessario creare un università che sia realmente un centro di cultura al servizio della società aperto a tutti i settori sociali interni ed esterni all'ambiente universitario, basato sul dibattito e il confronto affinché la conoscenza non sia parcellizzata ma critica e reale.

Consci di ciò non possiamo che essere critici verso quelle proposte formulate dall'assemblea de La Sapienza a Roma (novembre 2008) che sono chiara espressione di un obbiettivo poco chiaro. Per citare qualche esempio la proposta di "inflazionamento" dei crediti formativi è assurda proprio perchè legittima e attribuisce credibilità al sistema dei crediti anziché combatterlo in toto.
In tema di analisi della situazione concreta parlare di "centralità del capitale cognitivo" (centralità del sapere nei processi di produzione del sistema capitalista) è un errore madornale e si fa l'esatto gioco dei padroni nel frammentare la classe sfruttata opponendo il lavoro cognitivo a quello manuale, mentre entrambi concorrono allo sviluppo del sistema capitalista e alla produzione di merci.

A tal punto diverse realtà politiche e studentesche hanno costituito un coordinamento nel palermitano con l'obbiettivo di unire le lotte degli studenti, dei precari e dei lavoratori che tutti subiscono le politiche di questo governo al fine di contrapporsi unitariamente con una piattaforma politica chiara che nasce dalle esigenze espresse dai settori sociali in lotta.

Questo coordinamento ripudia partiti e sindacati istituzionali che da decenni concorrono allo scempio in atto siano essi governi di centro destra o di centro sinistra;
Non è un coordinamento studentista e intende la lotta degli studenti all'interno della lotta di classe in atto;
Non è legato solo al territorio locale ma ha una visione nazionale e internazionale riguardo le esperienze simili attuate in altre nazioni;

Coordinamento Universitario in Lotta
Aderiscono:
Associazione Medita Mondi (Medicina)
CAIL (collettivo autorganizzato accademia in lotta)
Collettivo 20 Luglio (scienze Politiche)
Collettivo C. Giuliani (Giurisprudenza)
Red Block studenti

Mantenendo le proprie specificità vi è un percorso comune tra il Coordinamento Universitario in Lotta e gli studenti medi che hanno dato vita al Coordinamento Studenti Medi in Lotta

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