mercoledì 29 settembre 2010

MILANO SCUOLA: POLIZIA PICCHIA STUDENTI E C.S. CANTIERE

29 Set. Ore: 11.51 - MILANO SCUOLA: POLIZIA PICCHIA STUDENTI E C.S. CANTIERE
Alcune decine di militanti del centro sociale milanese Cantiere e del Coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano sono stati bloccati e pestati dalla polizia all'interno della stazione metropolitana di Duomo. I ragazzi in precedenza avevano fatto puntato la sede dell'Unuci, unione degli ufficiali in congedo, per porre alcune domande riguardo al progetto parafascista che coinvolge i ministeri della Difesa e dell'Istruzione, 'Allenati per la vita', e che prevede l'addestramento militare degli studenti e che proprio l'Unuci dovrà gestire. Respinti con violenza fuori dagli uffici i ragazzi si sono diretti verso la metropolitana di Piazza Duomo, tra cori, striscioni e fumogeni. Al momento di tentare l'ingresso senza pagare sono intervenuti agenti della polizia e carabinieri che li hanno quindi bloccati nel piano mezzanino e li hanno picchiati con grande violenza. Leon, c.s. Cantiere

domenica 26 settembre 2010

pc quotidiano 26 settembre - studenti con l'elmetto

Dal blog quotidiano di proletari comunisti: www.proletaricomunisti.blogspot.com
L'hanno chiamato “Allenati per la vita” il protocollo firmato tra la direzione scolastica della Lombardia e il comando militare dell'esercito “supportato dalla sinergia” tra i ministri della Difesa La Russa e dell'Istruzione Gelmini; un titolo allettante che allude al futuro, al ruolo attivo dei giovani nel prendere in mano la propria vita, ma, in realtà, un vero e proprio corso paramilitare così ipocritamente presentato dal ministro Gelmini:” Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alle forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso”. Fino a dichiarare;” Tiro con l'arco e al bersaglio sono sport olimpici”

Attività in argomento che richiamano alla mente gli addestramenti dei sabati fascisti, veicolo di irrigimentazione ideologico-organizzativo della gioventù, in cui gli studenti diventano cadetti e le squadre “pattuglie”. Con l'immancabile riconoscimento come credito formativo. Si spazia dal diritto costituzionale fino a cultura militare con esercitazioni al poligono di tiro, compreso un corso di sopravvivenza e tecniche di salvataggio. Si cerca di mascherare con “l'educazione” al volontariato e, addirittura, al lavoro in gruppo come parte della lotta contro il bullismo, quella che è una “educazione” alla politica guerrafondaia, militarista di questo governo. Saranno impegnati militari in pensione, ma anche militari di ritorno dalle “missioni” e, già, il ministro La Russa, in seguito alle proteste annuncia:”In futuro potremmo decidere di sospenderlo e destinare i fondi alla mini naja”. Cioè invece di destinare i soldi per una istruzione vera, si continuano a sottrarre fondi, a snaturare ruolo e funzione.

Ma questo progetto che tanto scalpore sta suscitando in questi giorni, in realtà, rappresenta un salto di qualità una “naturale evoluzione” ,con relativo nuovo nome, del progetto introdotto nel 2006 e che si chiamava “La pace si fa a scuola", certo meno militaresco, ma sempre in linea con le finalità di spacciare e propagandare per “umanitarie” le guerre del guerrafondaio centrosinistra, le finalità di quel progetto erano”..Avviare un forum di discussione che rappresenti uno spazio di confronto per le scuole sui temi della pace e della cooperazione e che metta in contatto gli studenti con i nostri soldati in missione”, quindi “addestrare” i giovani, arruolarli alla guerra, sì, ma “umanitaria”.

Si vuole sempre più la scuola assoggettata a ruolo di irregimentazione ideologica, politica, pratica dei giovani, ora per “prepararli”, leggi alla precarietà, alla flessibilità, al mondo del lavoro poi a “militanti” del regime in formazione, a profondere a piene mani a militarismo, machismo, l'uso e possesso di armi sempre più diffusi hanno già dato risultati visibili di “bravi ragazzi” con la passione per “sport olimpici”che, sempre più spesso ammazzano le fidanzate che osano lasciarli. Dopo i militari nelle città, si rende sempre più “normale” e quotidiana la presenza dei militari nelle scuole.

lunedì 20 settembre 2010

Serata di sostegno alla Guerra Popolare in India


Sabato 25/09 ore 19:00 Via G. del Duca 4 (accanto i cantieri culturali della Zisa)Palermo Sede Slai Cobas.
Assemblea d’informazione, proiezione di video e foto, materiali informativi.
Cena sociale a base di cibo indiano contributo 2€

Una rivoluzione condotta dagli operai, dai contadini poveri, dalle popolazioni tribali oppresse nel secondo Paese più popoloso del mondo.
Una rivoluzione che coinvolge un terzo del subcontinente indiano (il “corridoio rosso”) con una popolazione di 200 milioni di persone: l’equivalente dell’Italia, della Francia e della Germania messe insieme.

Da circa un anno il governo indiano ha lanciato l’operazione militare Green Hunt contro il suo stesso popolo con l’invio di 200.000 paramilitari che stuprano e ammazzano in perfetto stile genocida.

Sosteniamo il popolo e la rivoluzione indiana!

Comitato a sostegno della Guerra Popolare in India:
Contatto nazionale: csgpindia@gmail.com
Contatto locale: redblock@alice.it

sabato 18 settembre 2010

COME SEMPRE LA GELMINI NON SI PRESENTA...

Comunicato stampa

Milano, contestazione di studenti e lavoratori della scuola sotto il Corriere della Sera, la Gelmini non si presenta, solo la polizia.


Ieri pomeriggio intorno alle 17 un centinaio di studenti delle scuole superiori, di studenti universitari e alcuni docenti precari e di ruolo si sono ritrovati sotto la sede del Corriere della Sera per contestare il ministro Maria Stella Gelmini che doveva prendere parte alla presentazione di un libro sull'università. Come ormai sua abitudine, il ministro ha preferito non presentarsi sottraendosi alle giuste e pacifiche contestazioni di docenti precari e studenti che ormai da mesi protestano contro i tagli della legge 133, la distruzione della qualità della scuola pubblica e dell'Università e il taglio di migliaia di posti di lavoro. Al posto della Gelmini si sono invece presentate diverse camionette di poliziotti che, schierati in tenuta antisommossa, hanno bloccato i due lati di via Solferino impedendo ai manifestanti di avvicinarsi in alcun modo alla sede del Corriere della Sera. Gli studenti hanno quindi deciso di dar vita ad un corteo improvvisato che, dai Bastioni di Porta Volta, è passato davanti al Liceo civico serale Gandhi, chiuso dal Comune di Milano, in spregio al diritto allo studio di tanti studenti-lavoratori, ha attraversato la zona degli aperitivi e si è concluso nel cuore del Milano Film festival.

Partiamo dai risultati positivi di questa giornata per consolidare a Milano un fronte unito tra studenti, precari e lavoratori della scuola che sensibilizzi con efficacia la società civile su tagli e progetti di privatizzazione di scuola e Università e contrasti con più forza i piani del Governo.

Coord. Lavoratori della scuola "3ottobre" - CPS Milano
mail: coordinamento3ottobre@gmail.com
BLOG: http://coordinamentoscuola3ottobre.blogspot.com

venerdì 17 settembre 2010

parlano di negoziati mentre ammazzano i palestinesi

Dal blog quotidiano di proletari comunisti: www.proletaricomunisti.blogspot.com/

La farsa del negoziato Israele-ANP finirà presto, non solo perchè serve a legittimare l'ulteriore annessione di territori palestinesi da parte dello stato terrorista israeliano, non solo perchè il burattino Abu Mazen tratta senza alcun mandato e con la completa opposizione del popolo palestinese, di molti dirigenti, dei prigionieri politici, ma anche perchè non c'è proprio niente da negoziare quando il sangue dei palestinesi continua a scorrere per mano dei nazisionisti israeliani.
Per i media è sufficiente dire che il processo di pace è iniziato perchè serve la propaganda imperialista/colonialista e tacere invece sulle bombe, sugli omicidi mirati, sulla repressione che continua a colpire i figli di questo popolo fiero e combattivo.
Il 16 settembre l'aviazione israeliana ha, per l'ennesima volta, bombardato diversi campi agricoli vicini a Rafah e a Gaza le bombe hanno ucciso un palestinese e provocando altri feriti, facendo salire a 6 le vittime nella Striscia di Gaza da quando è iniziato il negoziato. Nei giorni precedenti ha ucciso a colpi di cannone un pastore e 2 ragazzi adolescenti "colpevoli" di vivere sul terreno di loro propietà che si trova vicino al confine con Israele.
All'alba di oggi le truppe di occupazione israeliane hanno ucciso Iyad Shelbaya, un comandante militare del movimento Hamas, nel corso di un raid nel campo profughi di Tulkarem, nella zona "A" dei Territori palestinesi occupati della Cisgiordania, che dovrebbero essere sotto controllo delle autorità palestinesi. Le belve nazisioniste hanno fatto esplodere la porta d'ingresso e lo hanno assassinato a freddo, con colpi sparati al collo e al petto -come è stato denunciato dai suoi famigliari- mentre dormiva.
Che credibilità potrà mai avere un servo capitolazionista come Abu Mazen quando non riesce, nè lui stesso nè le forze di sicurezza su cui esercita il comando, nemmeno a fermare la mano del boia Netanyahu che manda i suoi squadroni della morte a compiere esecuzioni mirate dei dirigenti palestinesi?

lunedì 13 settembre 2010

Primo giorno di scuola per molti studenti:

In diverse città italiane oggi è stato il primo giorno di scuola per moltissimi studenti che dovranno fare i conti con gli effetti della nuova riforma sull'istruzione.
"Sarà una riforma storica" - afferma la ministronza Maria Stella Gelmini - e continua - "parte la riforma attesa da decenni"...
Queste dichiarazioni sono del tutto veritiere: i vari governi che si sono susseguiti, sia di centro destra che di centro sinistra volevano una riforma di questo tipo e infatti tutte le altre riforme precedenti non sono in contrasto con questa ma fanno tutte parte di un processo di smantellamento dell'istruzione pubblica e - soprattutto - imposizione dall'alto di un modello sociale ben definito che è quello della classe politica dominante.
In questo contesto appunto la riforma Gelmini è ovvio che sia una riforma storica perchè è l'accelerazione di questo processo già iniziato ma sicuramente non è l'ultima tappa ...
Questa riforma dunque è ben voluta dalla borghesia che da anni tenta di farne una simile, al contrario, da parte degli studenti, dei precari, dei ricercatori, e delle famiglie anche questa riforma deve essere contrastata e ritirata perchè non giova al futuro di nessuno di questi settori elencati.
Oggi in diverse parti d'Italia ci sono state delle proteste definite folkloristiche dalla stampa ed è vero!
Giorno dopo giorno siamo abituati a vedere manifestazioni di protesta folkloristiche che non incidono e che non prendono seriamente il problema in mano: non è tempo di scherzare, non è tempo di giocare.
Questi che organizzano questo tipo di manifestazioni guarda caso sono gli stessi pompieri che in periodo di vasta mobilitazione, come capitato per il movimento studentesco del 2008, cercano di frenare la voglia di ribellione degli studenti dicendo che devono aspettare, che devono trattare e proporre una soluzione alternativa anziché radicalizzare la lotta ...
Quale?
Qual è la loro proposta alternativa?
Questa riforma non può essere modificata perchè creata ad hoc per motivi ben precisi, ogni singolo punto, anche ogni singola proposta è stata studiata per questa fase politica e sociale di costruzione/fortificazione di un regime moderno fascista.
L'unica e sola alternativa possibile è l'organizzazione della gioventù ribelle che lotti energicamente contro questo stato e non solo contro questa riforma per i motivi suddetti.
Serve sempre di più dunque questo tipo di organizzazione che non frena gli studenti e i giovani ma li spinge a lottare fianco a fianco con l'obiettivo ben saldo in testa: bisogna abbattere questo stato e il capitalismo!

sabato 11 settembre 2010

Ennesima carica della sbirraglia contro studenti e lavoratori!


Ieri 10/09 a Bologna era prevista la presenza del Ministro dell’Istruzione Gelmini alla festa del PDL. Gli studenti e i lavoratori precari della scuola insieme a comuni cittadini si sono organizzati per darle “il benvenuto” ovvero per dirle che a Bologna non è personaggio gradito.
Come già successo nel recente passato, alla notizia della quasi certa contestazione il ministro ha dato forfait, a Bologna la Gelmini ha sempre rinunciato agli inviti degli ultimi anni, ma anche in altre città come Palermo, durante le proteste studentesche del 2008/2009 abbiamo avuto il piacere di evitare la sua visita grazie alle mobilitazioni di massa in città.
Nonostante la dipartita del ministro gli studenti, i lavoratori e i compagni hanno giustamente mantenuto in programma la protesta e si sono dati appuntamento al di fuori della festa del pdl per contestare comunque il principale partito di governo responsabile della riforma reazionaria della scuola e dell’università.
Chi si trovava a Bologna ieri ha assistito ad uno degli esempi, ormai sempre più diffusi, di militarizzazione della città con centinaia e centinaia di servi in divisa in assetto antisommossa.
Gli studenti e i lavoratori arrivati davanti al cordone di polizia e carabinieri che sbarrava l’ingresso alla festa del pdl, hanno intonato cori e slogan contro il governo ed il ministro assente. Funzionari della digos esagitati hanno intimato i manifestanti di andarsene e la sbirraglia ha iniziato a spingere con gli scudi.
Sempre più spesso viene negato il diritto di espressione sancito dall’articolo 21 della stessa costituzione borghese, quando questo diritto viene attuato in “forme fastidiose” e “rumorose”, la democrazia borghese tenta di far tornare tutto “alla normalità” con la violenza di stato.
Gli studenti e i lavoratori non si sono fatti intimidire dalla repressione poliziesca e hanno dapprima sfondato il cordone di servi in divisa per poi aggirarlo ed arrivare alle spalle del palco del pdl dove in sostituzione dell’intervento della Gelmini si stava svolgendo uno spettacolo di ballerine brasiliane!!! Del resto i “contenuti” che avrebbe espresso il ministro si sarebbero avvicinati molto a quelli dello spettacolo. A questo punto è partita la carica vera e propria per fare arretrare chi ha “osato” contestare i responsabili delle politiche antioperaie e antipopolari che si traducono in disoccupazione e miseria crescente.
A quasi 10 anni dal G8 di Genova, la borghesia imperialista italiana prosegue su quel solco rappresentato dal salto di qualità per quanto riguarda la repressione del dissenso di massa, la militarizzazione: in una parola il moderno fascismo che avanza a tappe forzate.
Le continue contestazioni ai rappresentanti della borghesia da Maroni a Bergamo a Bonanni alla festa del PD a Torino dimostrano che la rabbia popolare monta nonostante l’uso sempre più frequente del manganello.

Chi semina vento raccoglie tempesta!


Red Block
11/09/2010 Palermo

venerdì 10 settembre 2010

news dall'Afganistan ...

Il Partito comunista (maoista) afgano clandestino ha annunciato che presto inizierà a combattere contro "gli occupanti imperialisti", ma anche contro "i reazionari teocrati islamisti".

A combattere contro le truppe d'occupazione della Nato in Afghanistan, presto potrebbero esserci non più solamente talebani e jihadisti, ma anche guerriglieri comunisti.

Questo, almeno, è quanto si deduce da un recente comunicato del Partito comunista (maoista) afgano, formazione clandestina nata nel 2004.

''Il Partito sta per dare inizio alla guerra popolare in Afghanistan, il cui specifico carattere, nell'attuale congiuntura, è la guerra popolare rivoluzionaria nazionale di resistenza contro gli occupanti imperialisti e il loro regime fantoccio''.
Così si conclude un comunicato del Pc(m)a pubblicato lo scorso 15 luglio sul sito di Shola Jawid (Fiamma eterna), organo del partito, per commemorare il compagno Azad, storico portavoce dei guerriglieri maoisti 'Naxaliti' indiani, ucciso in combattimento lo scorso primo luglio.

Il Partito comunista (maoista) afgano - la cui dirigenza è finora rimasta clandestina - è il frutto di un lento processo di riunificazione e rivitalizzazione di quel che rimaneva dei grandi movimenti maoisti afgani degli anni '60 e '70, poi sterminati dai comunisti filo-sovietici e dagli integralisti filo-americani. Un processo iniziato subito dopo l'invasione alleata del 2001 allo scopo di condurre una guerra di liberazione nazionale 'autonoma' rispetto a quella dei gruppi armati islamici nel nome di una 'terza via' alternativa sia dall'occupazione straniera che dalla teocrazia islamica.

''Se le masse afgane continueranno a pensare che l'unica alternativa sia tra la resa all'occupante straniero o il sostegno a talebani e Al-Qaeda, la miseria del nostro popolo non avrà fine'', si legge in un documento del marzo 2002. ''Il nostro partito ha deciso di mobilitarsi autonomamente per resistere all'invasione imperialista, come tappa necessaria verso una rivoluzione neo-democratica in Afghanistan. Dobbiamo infatti considerare nostri nemici non solo gli imperialisti americani e i loro alleati, ma anche i reazionari teocrati islamisti, talebani o jihadisti che siano, che oggi controllano il paese''.

Il Pc(m)a si propone come moderno erede degli Sholay (Fiamme): i militanti maoisti dell'Organizzazione dei giovani progressisti (Sazman-e Jawanan-e Mutarraqi) fondata nel 1965 da Akram Yari, maestro hazara originario di Jaghori (Ghazni).
Gli Sholai - dal nome della loro popolare rivista studentesca, Shola Jawid - nacquero come un movimento giovanile di protesta contro la monarchia di Zahir Shah, i fondamentalisti islamici di Gulbuddin Hekmatyar e il comunismo filo-sovietico del Partito democratico del popolo afgano (Pdpa), diventando rapidamente uno dei maggiori movimenti di massa del paese.

Sopravvissuti alle sanguinose persecuzioni e repressioni della polizia monarchica e dei gruppi islamici integralisti, i maoisti Sholay vennero messi fuori legge dopo il golpe comunista del 1978: in migliaia vennero arrestati, torturati e uccisi. Tra loro anche Akram Yari, che però fece in tempo a lasciare un'importante eredità politica attraverso il suo discepolo Faiz Ahmad, che nel frattempo aveva fondato l'Organizzazione per la liberazione dell'Afghanistan (Ola): gruppo armato maoista che per tutti gli anni '80 combatté gli occupanti sovietici (entrando formalmente nel Fronte dei mujaheddin combattenti per la libertà), ma che ben presto entrò in conflitto con gli integralisti islamici di Hekmatyar.

Furono proprio i mujaheddin di Hekmatyar, nel 1986, ad assassinare Faiz Ahmad, provocando di fatto lo smembramento dell'Ola. Dalle sue ceneri nacquero, alla fine degli anni '80, diversi movimenti maoisti rivoluzionari e, nel 1991, il Partito comunista d'Afghanistan (Pca), che recuperò la tradizione 'terzista' degli Sholay di Akram Yari: contro "il fascismo" e "l'oscurantismo" degli integralisti e contro l'imperialismo di qualsiasi stampo.
Coerentemente con questa posizione, dopo l'invasione americana del 2001, il Pca si è fatto promotore della rinascita di una resistenza armata maoista sia contro le truppe Nato che contro talebani e signori della guerra, avviando il processo politico che ha portato alla creazione del Pc(m)a nel 2004.

La rinascita del maoismo in Afghanistan si inserisce nella più generale fenomeno del risveglio dei movimenti armati comunisti in molti paesi poveri del continente asiatico. Dall'India rurale, al Nepal, alle Filippine, il maoismo si è mostrato capace di interpretare le lotte contadine e indigene contro le razzie delle multinazionali e le ingiustizie del liberismo globale. In Afghanistan esso si propone invece come strumento di liberazione nazionale e come alternativa alla teocrazia feudale: una sfida non così velleitaria, tenuto conto dell'arretratezza della società afgana e dell'esito fallimentare dell'esperimento di democrazia occidentale.

giovedì 9 settembre 2010

NEWS
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(al più presto aggiungeremo gli altri numeri passati e nuovi e altre pubblicazioni)

giovedì 2 settembre 2010

I reazionari non hanno ancora capito che le masse palestinesi metteranno in pratica, ora e sempre, la legge degli oppressi: "ribellarsi è giusto!"

Riportiamo dal blog quotidiano di Proletari Comunisti: http://www.proletaricomunisti.blogspot.com/

Oggi, 2 settembre, sono iniziati a Washington i colloqui diretti tra israeliani e palestinesi alla presenza del segretario di stato Usa, Hillary Clinton, e dell'inviato "speciale" per il Medio Oriente, Mitchell.
Il "Nuovo Inizio" di Obama per il Medio Oriente, proposito annunciato un anno fa dal presidente Usa, passa per il negoziato sulla questione palestinese, ovviamente nell'accezione "due popoli, due stati", non certo per affermare il diritto all'autodeterminazione nazionale del popolo palestinese a partire dalla terra su cui edificare il nuovo stato palestinese, occupata da Israele dal '48.
Un ennesimo negoziato per pacificare il Medio Oriente a beneficio degli interessi imperialisti Usa di cui Israele è l'avamposto e per legittimare lo stesso stato terrorista israeliano.
Una "pace" a cui sono interessati anche Europa e Russia per rafforzare la loro presenza e i loro legami geopolitici nell'area mediorientale.
Un negoziato che è previsto che duri un anno, sufficiente per portare consenso alla campagna elettorale di medio termine di Obama ma non per le masse palestinesi, la cui condizione non è cambiata sotto la continua occupazione israeliana e, pertanto, non si sono fatte illusioni su Obama.
Una trattativa che si apre "senza precondizioni", cioè senza mettere in discussione l'occupazione israeliana e i suoi crimini che giustifica con il presunto diritto all'autodifesa, senza eliminare l'embargo a Gaza e senza il blocco delle colonie israeliane. Con queste premesse, che poi sono le richieste di Netanyahu, il nuovo processo di pace seguirà la stessa sorte di tutti i negoziati, da Camp David ad oggi, perchè l'obiettivo di creare 2 stati in terra di Palestina si traduce nella spartizione della Palestina, con i palestinesi nel mirino quotidiano dell'esercito israeliano.
A nome di chi tratta Abu Mazen?
Abu Mazen ha ricevuto il mandato da una riunione del Comitato esecutivo dell’Olp che diversi componenti del Comitato esecutivo e varie forze politiche dell’opposizione nell’Olp hanno definito "ai limiti della legalità" per l'assenza di alcuni dirigenti contrari o in esilio. Comunque sia, Abu Mazen aveva già preparato il terreno per portare l'ANP a sedersi al tavolo delle trattative con una repressione massiccia dei militanti dell'opposizione di Hamas e del FPLP nei mesi precedenti e portata avanti ancora oggi (in risposta all'azione armata contro i coloni a Hebron dell'altro giorno, 300 attivisti e un deputato di Hamas sono stati arrestati in Cisgiordania dalla polizia di Abu Mazen) e dimostrare nei fatti di essere un interlocutore accettabile per Usa ed Israele. Non ha poi insistito molto sulla questione del congelamento della costruzione degli insediamenti israeliani a Gerusalemme e in Cisgiordania, perchè questa è stata la posizione dei regimi corrotti della Lega Araba per la ripresa del negoziato.
Insomma tutti i protagonisti della trattativa hanno già stabilito che la "rappresentanza" palestinese avrà solo il ruolo di comparsa. Gli imperialisti che esportano la "democrazia" contro gli oppressi che chiamano "terroristi" solo perchè non si piegano, i nazisionisti israeliani della "soluzione finale" contro i palestinesi che chiamano diritto all'autodifesa, hanno imposto un negoziato e hanno deciso loro con chi trattare. Poco importa se il loro interlocutore continua a rinviare le elezioni in Cisgiordania e si autonomina rappresentante senza alcun mandato mentre Hamas, contrario al negoziato, governa a Gaza perchè democraticamente eletto.
Dal sito Nena News riportiamo che "Hamas ha bocciato totalmente la ripresa dei negoziati diretti tra palestinesi e israeliani, definendola "un nuovo tentativo di ingannare il nostro popolo". Un portavoce del movimento islamico, Sami Abu Zughri, ha definito l’invito rivolto ieri a Netanyahu e Abu Mazen da Hillary Clinton, "inutile e destinato a riportarci a zero senza ottenere nessun risultato". La proposta americana, ha aggiunto Abu Zughri, "ha ignorato la richiesta palestinese di fermare gli insediamenti ebraici", mentre al contrario "questi colloqui legittimeranno le colonie (nei Territori occupati) approvando la loro continuazione".
Per il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina "la decisione di andare alla trattativa indiretta con Israele è un passo indietro rispetto agli impegni presi nei confronti del popolo palestinese e una aperta violazione del consenso nazionale", ha sostenuto Kayed al Ghoul, uno dei dirigenti del Fplp nella Striscia di Gaza, ripreso dell’agenzia di stampa palestinese Maan.
"Andare al negoziato indiretto – aggiunge al Ghoul – fa soltanto gli interessi di Israele e libera gli Stati Uniti e il Quartetto per il Medio Oriente dai loro impegni verso i palestinesi".
Per la deputata del Fronte Popolare Khalida Jarrar, il presidente dell’Anp Abu Mazen «non ha imparato dagli errori del passato». Ma protesta anche Marwan Barghuti, il leader piu' popolare di Fatah, in carcere in Israele dal 2002: "I negoziati sono destinati al fallimento", ha detto in un’intervista al giornale arabo ‘al-Hayat’. “In linea di principio non sono contrario alle trattative (con Israele) – ha spiegato Barghuti – ma i palestinesi in questo caso le hanno accettate solo in seguito a pressioni esterne”. In particolare, ha aggiunto, "Abu Mazen ha ripreso i colloqui per le pressioni dei paesi arabi, non perché sia convinto della concretezza dell’iniziativa". "Queste trattative falliranno, così come è avvenuto in passato, perche’ Israele non ha intenzione di arrivare alla pace e non rispetterà gli impegni", ha concluso il leader di Fatah.
Come hanno sempre fatto, anche stavolta le masse palestinesi si rivolteranno contro l'ennesima farsa dei negoziati di "pace" e, nella resistenza, e solo in essa, affermeranno la loro libertà e dignità, il loro diritto di decidere su sè stessi. Una premessa necessaria per cominciare a formare una nuova direzione, rafforzata dall'esperienza dell'Intifada e da nuovo internazionalismo applicato alla situazione concreta della Palestina, che indichi alle masse palestinesi ed arabe il "Nuovo Inizio" della via delle guerre popolari sotto la guida del maoismo. La vera alternativa a revisionismo e islamismo che non sono la risposta alla soluzione della questione palestinese perchè queste forze non sono state in grado fino ad oggi di rappresentare fino in fondo il diritto all'autodeterminazione nazionale del popolo palestinese che non può che realizzarsi che con la distruzione dello Stato d'Israele. Non possono farlo perchè la loro strategia non è autonoma nè dall'imperialismo (ieri dal socialimperialismo, come il FPLP) nè dall'Iran.