martedì 23 luglio 2013

la guerra contro i NOTAV della Procura di Torino

Pm in trincea? Da tempo e con l’elmetto


padaE’ da tempo che attraverso la cronaca dei continui procedimenti a carico dei notav, denunciamo la situazione anomala che si sta verificando nella Procura di Torino.
Un maxi processo che si sta svolgendo nell’aula bunker del carcere delle Vallette, 52 imputati che rispondono al profilo criminale che piace alla “giustizia” (centri sociali, individualità, ex brigatisti, e anche solo residenti fuori dalla Val Susa), decine di denunce che da tempo piovono a ritmi di due a settimana, misure cautelari e fogli di via decisi direttamente in questura senza indagini o processi ma solo per segnalazioni degli uomini della digos.
Tutto questo condito con una campagna stampa che trova nei giornali torinesi il perfetto “copia, incolla e inventa” che fa si che magistratura-forze di polizia-stampa/propaganda marcino compatti contro il movimento notav. A questo c’è da aggiungere un piccolo uomo che fa il senatore e il politico di mestiere, che gioca sui social network e in senato.
La Procura di Torino presieduta dall’eroe antimafia Giancarlo Caselli ha formato un gruppo di magistrati che si occupano solo di notav, lavorando duro come non si è mai visto in nessun caso precedente se non quelli degli incubi di Caselli, cioè mafia e lotta armata.
Ecco il punto è proprio questo, quello di equiparare, attraverso le inchieste e le favole giornalistiche, i notav a dei mafiosi o dei brigatisti, per sminuire il consenso sociale che il movimento riscuote, e dotarsi di strumenti emergenziali per condurre quella battaglia che nei confronti della Valle, la politica ha perso da tempo.
Esagerazioni di ogni sorta: fuochi artificiali diventano missili terra-aria, pietre diventano macigni di 30 kg, una maglietta nera diventa una divisa da guerrigliero e via discorrendo. Tutto serve, tutto è utile per schiacciare i notav e man mano dare mano libera alle forze dell’ordine che bramano, come abbiamo visto, di avere qualche notav fra le mani per fargliela pagare un po’.
Sfidiamo chiunque a registrare un tale impegno a reprimere qualsiasi fenomeno nella società con tale astio, tale energia e tale organizzazione come avviene nei confronti dei notav.
Il movimento notav dal canto suo ha deciso da tempo di non fare solo cortei colorati a decine di kilometri dal cantiere, e percorre con protagonismo tutte le strade di questa battaglia, non lasciando intentato nulla, anche quando decide di fare la prima mossa, cioè tentare di danneggiare materialmente il cantiere, lo fa sempre e solo nel solco della lotta popolare, con azioni di resistenza e sabotaggio.
Però la strategia è chiara, portare al limite tutto per avere materiale per procedere ad arresti ma ancor prima alla criminalizzazione pubblica di un movimento che soppesa parole e azioni e decide, ancora oggi e sempre, in assemblee pubbliche la strategia da tenere.
Sfidiamo chiunque a spiegarci come dovremmo tentare di fermare il Tav veramente se non con la lotta, e quando diciamo veramente, diciamo per davvero, non come esercizio stilistico.
Il dato reale è che il potere difende se stesso, quest’opera non è più solo il bancomat dei partiti che abbiamo svelato più volte, è una questione di principio, una questione di potere se volete, e chi perde è sconfitto per sempre, e lo cricca che vive di privilegi e mangia su opere queste, non se lo può proprio permettere.
La presenza al cantiere dei due pm, Rinaudo e Padalino, toglie il velo definitivamente alla Procura di Torino, rendendola di fatto militante nella lotta contro i notav, militare diremmo dopo ieri sera. I due, titolari di decine e di inchieste contro i notav,(che nascono sempre da dossier costruiti dalla digos,) erano all’interno del cantiere per legittimare l’operato delle forze dell’ordine, donando loro l’impunità necessaria per alzare il tiro di questa battaglia. Il cambio di strategia di cui parlano alcuni fedeli giornalisti di via Grattoni, c’è da parte delle forze dell’ordine che legittimate nel proprio operato, ora vogliono togliersi i sassolini dalle scarpe, facendo arresti e come abbiamo visto, “ripassando” qualche notav, visto che fino ad oggi hanno sempre evitato il contatto fisico con le manifestazioni, sostituendo il manganello ai
lacrimogeni. Più comodi e meno rischiosi dal punto di vista del corpo a corpo che porterebbe alla mente nell’opinione pubblica, la figura del celerino di Genova. Noi però non ci stanchiamo di ricordare a quanti soprattutto nei media mainstream stavano dalla parte dei manifestanti Turchi a Gezi Park bersagliati dai lacrimogeni di Erdogan, che alcuni notav sono stati gravemente feriti dagli spari ad altezza uomo di poliziotti e cc, uno di noi ha perso un occhio, e un giovane ha rischiato seriamente di perderlo.
Parlavamo di impunità perché a fronte di prove schiaccianti come quelle presentate con l’Operazione Hunter, per la quale la procura ha chiesto l’archiviazione, la certezza di questo status donato alle forze di polizia ci viene dai primi arresti avvenuti in flagranza: la violenza delle forze dell’ordine si è manifestata come sempre, con violenze gratuite, umiliazioni e molestie sessuali.
I due magistrati, a nome della Procura e del Procuratore Capo, hanno indossato l’elmetto e sono scesi sul campo direttamente per proseguire la crociata contro un movimento che non si lascia intimidire, lo ha già dimostrato in passato, e non si lascia affascinare da ricostruzioni guerrigliere che vorrebbero i notav imboccare la strada delle fughe in avanti o del militarismo.
E’ il metodo che il movimento sta affinando, la battaglia, i suoi luoghi sempre più vasti (dai tribunali a internet) e la caparbietà nel superare gli ostacoli più insormontabili. Come?
Con l’audacia di sempre, con quello spirito che non ti fa lasciare indietro nessuno, con astuzia e imprevedibilità, con tutti i mezzi che la lotta popolare dispone per vincere questa battaglia, perché dalle mostre parti è chiaro, per vincere le tenteremo tutte.

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