mercoledì 9 aprile 2014

GLI OPERAI CI SONO, ECCOME!


I pennivendoli al servizio dell'imperialismo hanno speso e spendono fiumi di parole, fanno interventi, per sostenere la scomparsa o riduzione ai minimi termini della classe operaia - o meglio degli “operai”, visto che la parola “classe” è proprio stata cancellata e guai a chi osa pronunciarla.
I più “tattici”, fanno una operazione apparentemente inversa ma che conduce allo stesso risultato, estendono a più non posso il concetto di operai, li trasformano, li mischiano insieme ad altre figure non proletarie di lavoratori, per affermare che “siamo tutti genericamente lavoratori”, e quindi costoro di fatto giungono allo stesso scopo di dire che la classe operaia non esiste più, è un concetto che non corrisponderebbe più ad una realtà.
Questo non ha solo conseguenza sul piano di una corretta analisi economica marxista, ma anche e soprattutto sul piano politico: se la classe operaia non ha più la centralità di prima, viene meno la strategia rivoluzionaria basata sul ruolo centrale e dirigente della classe operaia, così come la necessità del partito proletario, il partito comunista marxista-leninista-maoista come reparto d'avanguardia della classe operaia.
Questo dimostra più di tante parole che la vulgata sulla scomparsa degli operai è parte dell'azione della borghesia per “cancellare” quello che resta nel 21° secolo il “becchino” del capitale. Ad essa fa da “compagna di strada” l'ottica di intellettualini borghesi che guardano alla realtà da e con una prospettiva inevitabilmente imperialista, occidentale, di fatto ristretta che guarda dal e nel “cortile” delle cittadelle imperialiste e non è in grado di comprendere il nuovo immenso proletariato che è cresciuto e cresce nel mondo, dal sud est asiatico, all'Africa, ecc; pensa di guardare il mondo ma vede solo il proprio “buco”.

Mai come oggi queste affermazioni secondo cui gli operai sono una classe in calo sono false, sono totalmente arbitrarie, e si scontrano con una realtà che invece mostra che non solo gli operai ci sono, sono vivi e vegeti, ma essi a livello mondiale sono nettamente aumentati.


Nel 2012 gli operai stanno raggiungendo i 2 miliardi. C'è un continuo trasferimento dalle campagne alle città: “nella seconda metà del secolo scorso i flussi netti dalle campagne di tutto il mondo sono cresciuti anno dopo anno, dai 17 milioni/anno nel 1950 ai 35 milioni/anno del 2000, e nel 1° decennio del XXI secolo 40 milioni/anno. In questa urbanizzazione l'Asia copre quasi due terzi, mentre emerge l'Africa con un quarto del totale, e marginale è divenuto il contributo del vecchio mondo... se l'Europa delle città è raddoppiata, l'Asia è diventata 7 volte più urbana. ”
I capisaldi sono rappresentati: dalla Cina che ha doppiato il capo del 50% di urbani, Indonesia (44%), Pakistan (36%), India (30%), Bangladesh (28%); mentre l'Africa nel suo complesso è attestata al 40%”.
Dietro queste cifre c'è la crescita del numero di fabbriche e degli stabilimenti e dei connessi servizi, dei sistemi di trasporto, della produzione e distribuzione di energia e tutto quanto di altro vi è strettamente legato”.


(dal libro: 'Due miliardi di salariati - la nostra classe nel mondo' di Piermaria Davoli).

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