giovedì 6 marzo 2014

REPRESSIONE VERSO GLI STUDENTI CHE LOTTANO - DA CUA BOLOGNA

MASSIMA SOLIDARIETA' - LE LOTTE NON SI PROCESSANO!






All'alba di oggi, giovedì 6 marzo, agenti della digos e volanti della polizia si sono presentati allo Studentato Occupato Taksim e a casa di numeros* compagn* per notificare a 12 di loro dei provvedimenti di divieto di dimora, con cui si intima di lasciare immediatamente la città di Bologna. Ciò in seguito alle accuse di aver partecipato agli scontri in piazza Verdi del 27 maggio (giorno in cui la polizia scappò dandosela a gambe sotto la pressione dei manifestanti) e costruito le barricate in via Zamboni del 23 maggio.
Ad essere sotto attacco sono le possibilità di esprimere il dissenso all'interno di una fase di crisi che colpisce tutti e tutte. Non per caso l'iniziativa del 23 maggio è avvenuta nel contesto della volontà di impedire un'assemblea pubblica con lavoratrici della Sodexo, che voleva dare la parola a chi ogni giorno è colpito da tagli e misure di austerità. E anche il 27 maggio la provocazione poliziesca si è ripetuta.

Da quel giorno si è lanciata una sfida da parte nostra, una sfida collettiva da costruire insieme a tutta la zona universitaria: la sfida di rendere le nostre strade un luogo tollerante, solidale, all'insegna della libertà e della possibilità di esprimersi liberamente, contro ogni comportamento nichilistico o gestione in termini di ordine pubblico. Centinaia di studenti e studentesse da quel giorno hanno aperto un percorso che parla di riappropriazione di casa, reddito, dignità.

Pensiamo allo Studentato Occupato Taksim, che da' un tetto a decine di studenti mentre l'emergenza casa e la speculazione immobiliare si fanno sempre più forti; alla campagna OccupyMensa finalizzata ad ottenere un prezzo accessibile per un servizio di base come questo per gli studenti; alla biblioteca sociale del 36, alle tantissime iniziative culturali che hanno portato in piazza artisti come Stefano Benni, Erri de Luca, Zerocalcare, Giulio Bufo e tanti altri. Il tutto costruendo uno spazio politico ampio in cui tutto il quartiere potesse esprimersi lontano dai vincoli stringenti della gestione fallimentare nei soli termini dell'ordine pubblico.
Il prossimo 11 marzo, a 37 anni dall'omicidio per mano delle truppe di Kossiga di Francesco Lorusso, invitiamo la Bologna degna a tornare ad attraversare la città per ricordarne la memoria. Un passaggio politico ancora più forte dopo i fatti di oggi, che testimoniano come, sebbene ovviamente in tinte diverse, la risposta delle istituzioni a chi lotta per i diritti e la dignità è sempre quella della repressione.
Per ricordare Francesco, e per costruire una zona universitaria che parta dalla memoria storica per lanciarsi verso un futuro fatto di solidarietà e autonomia, lontano dalle speculazioni che su questa si vogliono fare a partire dalla vicenda dell'ex-Staveco e la conseguente svendita di immobili di proprietà dell'università dentro porta.
E oggi come ieri, ribadiamo che i diritti si conquistano a spinta!

Collettivo Universitario Autonomo

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