sabato 15 marzo 2014

I servizi dello stato borghese monitorizzano i movimenti di lotta per dare indicazione per la repressione


L'intelligence sul conflitto sociale

La relazione annuale che i servizi segreti italiani (Aisi) presentano al Parlamento  è ampia ed è dedicata a molti capitoli relativi alla sicurezza nazionale, ma è di grande interesse il capitolo dedicato alle “Strumentalizzazioni estremiste e minaccia eversiva".
Innanzitutto si conferma il doppio standard. al solito  alle organizzazioni neofasciste è dedicato anche minor spazio della relazione precedente: meno di una pagina e una colonnetta. I fascisti continuano ad essere considerati poco più di un fenomeno folkloristico, con la sola novità delle loro elaborazioni euroasiatiste ma – dicono i servizi – con scarso seguito. Per il resto si occupano “del sociale” e un po' delle curve negli stadi. Viene però segnalata la “strumentale partecipazione di militanti di estrema destra” nelle proteste dei c.d. forconi.
Ai movimenti di sinistra e antagonisti sono invece dedicate ben sei pagine e mezzo....
La premessa è emblematica: “gli ammortizzatori sociali e il ruolo di mediazione dei sindacati confederali hanno continuato ad agire da depotenziatori del conflitto, limitando i margini d'intervento delle frange estreme della sinistra antagonista”. Non si potrebbe definire in modo più chiaro quello che siamo andati denunciando in questi anni rispetto al ruolo di Cgil Cisl Uil. Le lotte nei call center e nella logistica vengono indicate come “sporadiche, emergenti forme di autorganizzazione operaia”.
 Secondo i servizi di sicurezza “Il ruolo del web si è confermato determinante quale amplificatore delle iniziative di lotta funzionale allo sviluppo di campagne condivise”.
 Secondo l'Aisi i movimenti subito dopo le elezioni di febbraio hanno rilanciato la mobilitazione anticrisi. “Particolare rilievo mobilitativo ha assunto la questione abitativa, ritenuta strategica e trainante per lo sviluppo del conflitto sociale” scrivono i servizi. “Nel frattempo sono stati sviluppati percorsi di azione comune su alcuni principi cardine della protesta anticrisi, quali la contestazione del Fiscal Compact e dei trattati liberisti europei, con l'obiettivo di aggregare la militanza attorno all'appello “anticapitalista” attraverso un processo che parta dal basso per costruire un'alternativa all'attuale sistema economico, sociale e politico”
Ai servizi di sicurezza non è poi sfuggita l'importanza della due giorni di mobilitazione nazionale del 18 e 19 ottobre “con lo sciopero generale dei sindacati di base e la manifestazione per il diritto alla casa e contro la crisi”. Molto attenti al dibattito nei movimenti, agli analisti e agli spioni dell'Aisi non è sfuggito che “la mobilitazione è stata considerata dagli organizzatori un importante risultato “politico” da capitalizzare e consolidare con ulteriori momenti di lotta. Di rilievo, in questo senso, la pratica dell'occupazione della piazza a margine dell'evento capitolino che, sulla scia delle simboliche sollevazioni di Turchia, Spagna e Grecia, potrebbe diventare una pratica di aggregazione del consenso facilmente replicabile anche altri ambiti, sia territoriali che tematici”.
L'Aisi poi si preoccupa molto delle mobilitazioni contro gli insediamenti militari della Nato e degli Stati Uniti sul territorio italiano, in particolare della lotta contro il MUOS di Niscemi. Secondo i servizi “Il movimento NO MUOS continua a vedere impegnati da un lato i “comitati popolari” intenzionati a muoversi in un contesto legale..... e dall'altro componenti radicali determinate a compiere, con il supporto di esponenti antagonisti e anarchici siciliani, azioni di lotta più incisive, incentrate prioritariamente sulla tematica antimilitarista”. Infine viene segnalata anche l'intensificazione dell'attivismo degli ambienti antimperialisti a sostegno della causa palestinese.
L'Aisi suona l'allarme sulle “proteste di crescente spessore dell'antagonismo lombardo contro l'EXPO di Milano 2015”, di quello pugliese contro il gasdotto TAP. Riferendosi poi alla Campania e alla Terra dei Fuochi, i servizi segreti sottolineano che è sotto “attenzione informativa il tentativo da parte di settori dell'antagonismo locale di strumentalizzare la tematica inserendosi nella protesta animata dalla popolazione locale”.
Ovviamente quasi una pagina è dedicata al movimento NO TAV. I servizi segreti registrano che c'è una “differenziazione tra le frange oltranziste e la componente popolare del movimento che intende condurre una resistenza “pacifica” alla grande opera, anche se nel suo ambito si sono talora registrate posizioni di acquiescenza ad episodi di sabotaggio”. I servizi temono “l'innalzamento del livello di contrapposizione quale inevitabile conseguenza della “reazione” della popolazione a politiche decise dall'alto e al dispositivo repressivo”.
 ma c'è anche una parte dedicata ai settori dell'estremismo marxismo-leninista che si rifanno all'esperienza brigatista. La conclusione a cui giungono i servizi segreti è che si tratta di gruppi esigui, in condizione di minoranza rispetto all'area antagonista, considerati anche gli scarsi consensi sinora raccolti da un messaggio rivoluzionario ancorato ad un impianto ideologico rigidamente dogmatico, nonostante gli sforzi intrapresi per attualizzarne la portata e la diffusione”.
In conclusione per l'Aisi oggi esiste solo il problema di “ipotizzabili azioni violente di limitato spessore operativo da parte di aggregazioni estemporanee o di individualità, intese non tanto a colpire il cuore del sistema, quanto piuttosto a dimostrare la capacità di ribellione, al fine di alimentare una progressiva radicalizzazione delle istanze contestative...”.
Dunque il mondo dei movimenti o delle organizzazioni del conflitto sociale, sindacale, ambientale viene dipinto dai servizi segreti come un arcipelago pieno di potenzialità ma frammentato e con debole soggettività politica e strategica, “per fortuna” dal loro punto di vista, più ribelle che rivoluzionario. Soprattutto, tornando così alla premessa, sembrano ancora funzionare istituti come gli ammortizzatori sociali e i sindacati confederali come “depotenziatori del conflitto”. 
stralci da Contropiano

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