Riceviamo e pubblichiamo questo report da una studentessa e simpatizzante della nostra organizzazione che ha partecipato quest’anno dal 12 al 18 Febbraio all’iniziativa “il treno della memoria” che prevede la visita dei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau e del ghetto ebraico di Cracovia.
Partiti da Palermo e poi in treno da Forlì, la prima tappa è il ghetto ebraico di Cracovia.
Nel 1939, l'ordine che fu dato agli ebrei residenti nella città era quello di appendere un simbolo al di fuori della propria abitazione che caratterizzasse la loro presenza. Successivamente, viene vietato loro di accedere ai parchi ed ai locali pubblici, finché nel 1940 viene definitivamente imposto il trasferimento verso il centro della città. Nel 1940, gli ebrei a Cracovia superavano il 25% della popolazione. Il distretto era talmente ridotto per tale numero di persone che erano costrette a vivere in condizioni disumane. Gli ebrei contemporaneamente venivano derubati di tutto ciò che possedevano: la propria casa, gli effetti personali, le automobili... 60.000 persone ridotte a vivere in condizioni di miseria e private della propria vita e del proprio passato mentre il regime nazista si appropria dei loro beni mobili ed immobili. Il ghetto possedeva solo quattro varchi verso l'esterno, valicabili soltanto da coloro i quali lavorassero ancora al di fuori del muro perimetrale della zona (muro costruito a forma di lapide ebraica!) finché, nel 1941 il regime nazista, senza alcuno scrupolo, punisce con la morte chiunque tentasse di oltrepassarlo. Nel 1942 tutti gli ebrei disoccupati sono espulsi dal ghetto (situazione volutamente aggravata dai tedeschi) e deportati nel campo di Bełżec, dove vengono uccisi. La liquidazione del ghetto si ha nel marzo 1943. La maggior parte degli ebrei viene deportata verso Auschwitz.
Seconda tappa: il complesso di Auschwitz-Birkenau.
La visione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau ci fa inorridire sin dall'entrata alla visione dell'insegna “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi. La costruzione dello stesso è affidata ai deportati, al 20% che non veniva subito ucciso nelle camere a gas bensì sfruttato per ogni genere di mansione bassa e degradante. Le camere a gas ed i forni erano controllati e amministrati dalla Sonderkommando, squadra composta da deportati obbligati a collaborare con le SS. La Sonderkommando, dove possibile, cercò di organizzare azioni di resistenza, attraverso la divulgazione verso l'esterno di materiale fotografico e di documenti di denuncia delle condizioni a cui erano sottoposti all'interno del lager, ma la maggior parte dei tentativi fu ignorata dalle autorità polacche. Il contenuto del Blocco 5 è ciò che fu ritrovato nelle baracche bruciate prima della fine del regime nazista, chiamate “Canada”, dove all'interno venivano depositati tutti i beni di proprietà dei prigionieri. È impossibile non uscire dal blocco 5 senza provare un minimo di orrore nel guardare le prove tangibili di un regime razzista, omofobo e sessista il cui scopo era quello di opprimere e annientare ogni diritto: in quell'edificio sono presenti migliaia di occhiali, abiti, valigie, ammassi di scarpe, oggetti personali, fotografie. Più sconcertante è vedere, a pochi metri dal proprio naso, quelle fosse dentro le quali venivano accumulate le ceneri dei milioni di deportati uccisi nei forni crematori. L'annientamento della dignità dell'uomo.
Uomini e donne costretti a vivere in condizioni disumane, a dormire sui pagliericci sul cemento e a mangiare cibo marcio. Scherniti dalle SS. Inseriti in una macchina dei quali erano ingranaggi e vittime che li uccideva, ma solo dopo averli umiliati fino a negare loro qualsiasi possibilità di dignità umana. Molti dei prigionieri, a causa dello stress, si ammalavano di malattie mentali e molti si suicidavano andando incontro ai cavi elettrici che racchiudevano la recinzione del campo.
Tanti furono ancora i soprusi dei nazisti. Ad esempio, i gemelli appena nati subivano dei trattamenti pseudo-medici spietati che comportavano la comparsa di tumori e gangrene nei loro corpi. Tra le altre vergogne, quella di essere obbligati a trasportare all'interno del lager le salme di chi, durante le ore interminabili di lavoro estenuante, moriva di fame e stenti.
Conclusioni.
L'assemblea tenutasi al termine della giornata ha visto partecipare tutti gli studenti partiti insieme a noi e l'esperienza vissuta ci ha segnato sicuramente per la vita. Ci ha fatto riflettere su quanto è necessario avere memoria di tali fatti, ma è allo stesso tempo indispensabile attualizzare ciò alla realtà di moderno fascismo che viviamo oggi e agire di conseguenza. Abbiamo tutti la responsabilità ed il dovere di ribellarci all'operato del governo con l'azione appropriata, che non è soltanto quella di manifestare pacificamente, cosa ormai fine a sé stessa. È indispensabile che la storia non venga sotterrata né dimenticata, è di vitale importanza divulgare e far crescere una coscienza antifascista, è essendo consapevoli di quali barbarie i governi siano capaci di architettare che si può lottare contro il moderno fascismo del governo Berlusconi e dei suoi servi che propagandano messaggi razzisti e xenofobi e idee di regime.
Contro il fascismo non un passo indietro!
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