Pochi giorni fa in Val di Susa ha avuto luogo una vera e propria battaglia campale tra il movimento No Tav e gli apparati repressivi dello stato (in primis polizia, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale e reparti dell’esercito defilati ma presenti sul territorio).
Da un lato l’interesse legittimo alla salute della popolazione della valle che da anni denuncia la composizione a base di elementi nocivi della collina che si dovrebbe perforare con ovvio impatto ambientale negativo sulla valle e sulla salute degli abitanti, dall’altro lato un governo e una finta opposizione parlamentare sempre più delegittimati agli occhi delle masse popolari che vogliono la tav a tutti i costi “per non restare fuori dall’Europa”, ovvero per terminare la tratta ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino che rientra nel corridoio Lisbona-Kiev del trasporto merci.
Quindi un’opera che serve solo l’interesse del grande capitale italiano e non solo, con lo scopo di ridurre il costo di trasporto delle merci per ingrossare i profitti dei padroni italiani a discapito della vita della popolazione.
Tutto questo “giustifica” la militarizzazione dell’intera area a fronte di una resistenza locale che si oppone a tale realizzazione e che tra alti e bassi va avanti da 20 anni.
Dopo lo sgombero forzato della valle, domenica 3 luglio il movimento No Tav ha chiamato a raccolta tutti i solidali per una grande manifestazione con l’obiettivo dichiarato di assediare il cantiere-fortezza aperto manu militari dopo lo sgombero sopracitato.
La manifestazione ha raggiunto l’obiettivo con oltre 50.000 manifestanti dalla valle e non, delegazioni di solidali da tutta Italia e qualcuno anche dall’estero. Ovviamente la questura di Torino (con a capo il macellaio del g8 2001 Mortola, adesso premiato con la promozione a questore di Torino per l’appunto) aveva posto dei paletti inaccettabili al percorso cercando di trasformare la grande manifestazione di dissenso in semplice sfilata. La popolazione della valle invece, coerentemente con quanto dichiarato, non ha perso la rotta ed ecco che decine di migliaia di manifestanti in due punti diversi hanno abbandonato il percorso ufficiale deviando per sentieri che per altre vie portavano a ridosso del cantiere-fortino, infine i tre cortei si sono trovati davanti una vera e propria forza di occupazione legittimata dalla prefettura del macellaio Mortola, dal governo Berlusconi-Maroni e dalla finta opposizione Bersani-Fassino i quali hanno cercato disperatamente e inutilmente di spezzare la resistenza della valle abusando del loro potere avendo la certezza di rimanere impuniti (genova 2001 docet), i servi del potere hanno letteralmente sparato addosso ai manifestanti i lacrimogeni cs che, oltre ad essere un gas bandito dalla Convenzione di Ginevra per l’uso in guerra in quanto vera e propria arma chimica, è anche un'arma impropria se usata come arma da fuoco sparando il candelotto ad altezza d’uomo.Ci sono inoltre i filmati dove i “difensori della legalità” danno vita ad una sassaiola contro i manifestanti e testimonianze in cui sono stati sparati anche proiettili di gomma.
Di fronte a questo apparato militare, la resistenza ha messo in scacco lo stato obbligandolo oggettivamente a stare sulla difensiva e costringendolo, come un movimento di resistenza contro un esercito occupante, a difendersi dagli attacchi dei guerriglieri supportati dal popolo che li rifocilla e li rimanda all’attacco, mantenendo l’occupazione del territorio con tutti i mezzi possibili al di fuori della loro legalità.
Tutto ciò è stato possibile grazie alla conoscenza del territorio e soprattutto all’appoggio popolare.
Quest’ultimo punto è fondamentale, senza tale elemento a fronte dei 230 feriti tra i manifestanti lo stato non avrebbe potuto dichiarare i 190 feriti (cifra comunque gonfiata) tra gli sbirri, molti dei quali tra l’altro intossicati dallo stesso gas cs che controvento gli finiva addosso.
Dopo la grande giornata di lotta e vittoria sul campo, la borghesia mobilita la stampa e la disinformazione che ne consegue. Innanzitutto la solita divisione tra buoni ( la parte del corteo che non ha deviato) e cattivi (chi infischiandosene del macellaio Mortola e delle sue prescrizioni ha preso le vie del bosco): i black bloc interni e stranieri, i centri sociali, gli anarchici e i “violenti” in generale.
Le gerarchie in divisa che da macellai diventano vittime accogliendo la solita “solidarietà bipartisan” verso “i ragazzi in divisa che difendono la legalità”!
A smentire i pennivendoli dei giornali borghesi, i parassiti dei movimenti che poi prendono le distanze come sel, verdi e “sinistra” varia ( ma chi li vuole? Che si portino alle elezioni ma senza speculare sulle lotte !), la finta opposizione parlamentare e il governo moderno fascista è la conferenza ufficiale No Tav :“ tutti parte dello stesso movimento, non ci sono black bloc, l’obiettivo era assediare e abbiamo assediato, abbiamo resistito legittimamente all’attacco delle forze dell’ordine” e cosi via. Fino alla scorsa fiaccolata dove il leader No Tav Perino dichiara “eravamo tutti black bloc” e viene sommerso da migliaia di applausi.
A 10 anni dalla macelleria messicana e dalla grande resistenza nelle strade di Genova non possiamo non notare certi punti di contatto tra questi due avvenimenti separati da un decennio.
Innanzitutto a Genova il “movimento dei movimenti”, come lo chiamava qualcuno, è stato duramente represso in un vero e proprio esperimento dittatoriale o sospensione della democrazia borghese, stessa sospensione democratica e repressione del dissenso nella Valle di Susa.
Lo stato di polizia applicato in quei giorni con i risultati che portano il nome di Bolzaneto, Piazza Alimonda e Scuola Diaz si è autoassolto nelle aule dei tribunali.
A Genova una nuova generazione di giovani ribelli non ha seguito la scelta suicida dei cattolici-lillipuziani massacrati mentre tenevano le mani alzate dipinte di bianco ma ha contrattaccato mettendo in rotta momentanea i fascisti esaltati e drogati in divisa così come è successo pochi giorni fa.
Dopo 10 anni in Val di Susa tra i presenti c’è chi è stato anche a Genova e ha metabolizzato la lezione, la resistenza ha messo in rotta lo stato, non si è caduti nella trappola della divisione tra buoni e cattivi ma il movimento si è costruito saldamente dividendosi bene i “compiti” sul campo rispettando veramente le diverse pratiche e non alla genoa social forum-disobbediente maniera dove nel nome di un fantomatico “rispetto delle pratiche differenti” si isola e si indicano alla questura i “violenti” da cui si prendono le distanze.
Dopo 10 anni chi lotta quotidianamente sta capendo sulla propria pelle che il moderno regime dopo genova 2001 avanza passo dopo passo a tappe forzate verso la sua costruzione a poco a poco gettando la maschera.
Se è vero che qualcosa sta cambiando crediamo che chi oggi è in prima linea nelle lotte, non solo in Val Susa, ma a Firenze nel movimento studentesco e ora contro la criminalizzazione e repressione, a Napoli contro le discariche, a Palermo contro il fascismo di bassa manovalanza e istituzionale e così via non possa e non debba dimenticare da dove è cominciato tutto.
Mentre in Val Susa le merde in divisa tengono ostaggi 5 nostri compagni e si monta il caso mediatico in maniera terrorista - pratica ormai diffusa (a partire da genova dopo la scuola diaz in particolare e ultimamente vedi firenze e bologna) - per il decennale di genova la polizia di stato provocatoriamente allestirà un gazebo a piazza alimonda il 20 luglio, contemporaneamente il comitato promotore di “verso genova 2011” formato dai notabili/parassiti/sciacalli del movimento, in primis Agnoletto e a seguire ciò che è rimasto dei disobbedienti e “buoni” vari, si mette d’accordo con la questura per evitare come la morte i luoghi simbolo del g8 2001 organizzando un mese di iniziative di stampo commemorativo e auto celebrativo “per non dimenticare” a parole mentre nei fatti si lascia piazza Alimonda agli assassini e si vuole cancellare la memoria di grande resistenza giovanile e popolare che Genova per l’ennesima volta ha visto nella sua storia.
Bisogna schierarsi: o lasciare che Agnoletto e co, che in questi 10 anni hanno fatto carriera politica sulle spalle di un movimento e di un giovane assassinato dallo stato, monopolizzino e riformino storicamente la grande battaglia di genova 2001 o riprendere ciò che spetta a chi lotta quotidianamente da nord a sud e sui vari fronti anche contro questi signori, habitué nel prendere le distanze, veri e propri sbirri di movimento che in altro modo non si potrebbe definirli.
Libertà per i giovani no tav ostaggi dello stato !
Noi non perdoniamo noi non dimentichiamo!
Torniamo dove non vogliono farci andare: tutti a piazza Alimonda, davanti la Diaz e Bolzaneto!
Pagherete caro pagherete tutto!
Dalla Val Susa a Genova 2011, contro lo stato di polizia e il moderno fascismo,
RIBELLARSI è GIUSTO!
Da un lato l’interesse legittimo alla salute della popolazione della valle che da anni denuncia la composizione a base di elementi nocivi della collina che si dovrebbe perforare con ovvio impatto ambientale negativo sulla valle e sulla salute degli abitanti, dall’altro lato un governo e una finta opposizione parlamentare sempre più delegittimati agli occhi delle masse popolari che vogliono la tav a tutti i costi “per non restare fuori dall’Europa”, ovvero per terminare la tratta ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino che rientra nel corridoio Lisbona-Kiev del trasporto merci.
Quindi un’opera che serve solo l’interesse del grande capitale italiano e non solo, con lo scopo di ridurre il costo di trasporto delle merci per ingrossare i profitti dei padroni italiani a discapito della vita della popolazione.
Tutto questo “giustifica” la militarizzazione dell’intera area a fronte di una resistenza locale che si oppone a tale realizzazione e che tra alti e bassi va avanti da 20 anni.
Dopo lo sgombero forzato della valle, domenica 3 luglio il movimento No Tav ha chiamato a raccolta tutti i solidali per una grande manifestazione con l’obiettivo dichiarato di assediare il cantiere-fortezza aperto manu militari dopo lo sgombero sopracitato.
La manifestazione ha raggiunto l’obiettivo con oltre 50.000 manifestanti dalla valle e non, delegazioni di solidali da tutta Italia e qualcuno anche dall’estero. Ovviamente la questura di Torino (con a capo il macellaio del g8 2001 Mortola, adesso premiato con la promozione a questore di Torino per l’appunto) aveva posto dei paletti inaccettabili al percorso cercando di trasformare la grande manifestazione di dissenso in semplice sfilata. La popolazione della valle invece, coerentemente con quanto dichiarato, non ha perso la rotta ed ecco che decine di migliaia di manifestanti in due punti diversi hanno abbandonato il percorso ufficiale deviando per sentieri che per altre vie portavano a ridosso del cantiere-fortino, infine i tre cortei si sono trovati davanti una vera e propria forza di occupazione legittimata dalla prefettura del macellaio Mortola, dal governo Berlusconi-Maroni e dalla finta opposizione Bersani-Fassino i quali hanno cercato disperatamente e inutilmente di spezzare la resistenza della valle abusando del loro potere avendo la certezza di rimanere impuniti (genova 2001 docet), i servi del potere hanno letteralmente sparato addosso ai manifestanti i lacrimogeni cs che, oltre ad essere un gas bandito dalla Convenzione di Ginevra per l’uso in guerra in quanto vera e propria arma chimica, è anche un'arma impropria se usata come arma da fuoco sparando il candelotto ad altezza d’uomo.Ci sono inoltre i filmati dove i “difensori della legalità” danno vita ad una sassaiola contro i manifestanti e testimonianze in cui sono stati sparati anche proiettili di gomma.
Di fronte a questo apparato militare, la resistenza ha messo in scacco lo stato obbligandolo oggettivamente a stare sulla difensiva e costringendolo, come un movimento di resistenza contro un esercito occupante, a difendersi dagli attacchi dei guerriglieri supportati dal popolo che li rifocilla e li rimanda all’attacco, mantenendo l’occupazione del territorio con tutti i mezzi possibili al di fuori della loro legalità.
Tutto ciò è stato possibile grazie alla conoscenza del territorio e soprattutto all’appoggio popolare.
Quest’ultimo punto è fondamentale, senza tale elemento a fronte dei 230 feriti tra i manifestanti lo stato non avrebbe potuto dichiarare i 190 feriti (cifra comunque gonfiata) tra gli sbirri, molti dei quali tra l’altro intossicati dallo stesso gas cs che controvento gli finiva addosso.
Dopo la grande giornata di lotta e vittoria sul campo, la borghesia mobilita la stampa e la disinformazione che ne consegue. Innanzitutto la solita divisione tra buoni ( la parte del corteo che non ha deviato) e cattivi (chi infischiandosene del macellaio Mortola e delle sue prescrizioni ha preso le vie del bosco): i black bloc interni e stranieri, i centri sociali, gli anarchici e i “violenti” in generale.
Le gerarchie in divisa che da macellai diventano vittime accogliendo la solita “solidarietà bipartisan” verso “i ragazzi in divisa che difendono la legalità”!
A smentire i pennivendoli dei giornali borghesi, i parassiti dei movimenti che poi prendono le distanze come sel, verdi e “sinistra” varia ( ma chi li vuole? Che si portino alle elezioni ma senza speculare sulle lotte !), la finta opposizione parlamentare e il governo moderno fascista è la conferenza ufficiale No Tav :“ tutti parte dello stesso movimento, non ci sono black bloc, l’obiettivo era assediare e abbiamo assediato, abbiamo resistito legittimamente all’attacco delle forze dell’ordine” e cosi via. Fino alla scorsa fiaccolata dove il leader No Tav Perino dichiara “eravamo tutti black bloc” e viene sommerso da migliaia di applausi.
A 10 anni dalla macelleria messicana e dalla grande resistenza nelle strade di Genova non possiamo non notare certi punti di contatto tra questi due avvenimenti separati da un decennio.
Innanzitutto a Genova il “movimento dei movimenti”, come lo chiamava qualcuno, è stato duramente represso in un vero e proprio esperimento dittatoriale o sospensione della democrazia borghese, stessa sospensione democratica e repressione del dissenso nella Valle di Susa.
Lo stato di polizia applicato in quei giorni con i risultati che portano il nome di Bolzaneto, Piazza Alimonda e Scuola Diaz si è autoassolto nelle aule dei tribunali.
A Genova una nuova generazione di giovani ribelli non ha seguito la scelta suicida dei cattolici-lillipuziani massacrati mentre tenevano le mani alzate dipinte di bianco ma ha contrattaccato mettendo in rotta momentanea i fascisti esaltati e drogati in divisa così come è successo pochi giorni fa.
Dopo 10 anni in Val di Susa tra i presenti c’è chi è stato anche a Genova e ha metabolizzato la lezione, la resistenza ha messo in rotta lo stato, non si è caduti nella trappola della divisione tra buoni e cattivi ma il movimento si è costruito saldamente dividendosi bene i “compiti” sul campo rispettando veramente le diverse pratiche e non alla genoa social forum-disobbediente maniera dove nel nome di un fantomatico “rispetto delle pratiche differenti” si isola e si indicano alla questura i “violenti” da cui si prendono le distanze.
Dopo 10 anni chi lotta quotidianamente sta capendo sulla propria pelle che il moderno regime dopo genova 2001 avanza passo dopo passo a tappe forzate verso la sua costruzione a poco a poco gettando la maschera.
Se è vero che qualcosa sta cambiando crediamo che chi oggi è in prima linea nelle lotte, non solo in Val Susa, ma a Firenze nel movimento studentesco e ora contro la criminalizzazione e repressione, a Napoli contro le discariche, a Palermo contro il fascismo di bassa manovalanza e istituzionale e così via non possa e non debba dimenticare da dove è cominciato tutto.
Mentre in Val Susa le merde in divisa tengono ostaggi 5 nostri compagni e si monta il caso mediatico in maniera terrorista - pratica ormai diffusa (a partire da genova dopo la scuola diaz in particolare e ultimamente vedi firenze e bologna) - per il decennale di genova la polizia di stato provocatoriamente allestirà un gazebo a piazza alimonda il 20 luglio, contemporaneamente il comitato promotore di “verso genova 2011” formato dai notabili/parassiti/sciacalli del movimento, in primis Agnoletto e a seguire ciò che è rimasto dei disobbedienti e “buoni” vari, si mette d’accordo con la questura per evitare come la morte i luoghi simbolo del g8 2001 organizzando un mese di iniziative di stampo commemorativo e auto celebrativo “per non dimenticare” a parole mentre nei fatti si lascia piazza Alimonda agli assassini e si vuole cancellare la memoria di grande resistenza giovanile e popolare che Genova per l’ennesima volta ha visto nella sua storia.
Bisogna schierarsi: o lasciare che Agnoletto e co, che in questi 10 anni hanno fatto carriera politica sulle spalle di un movimento e di un giovane assassinato dallo stato, monopolizzino e riformino storicamente la grande battaglia di genova 2001 o riprendere ciò che spetta a chi lotta quotidianamente da nord a sud e sui vari fronti anche contro questi signori, habitué nel prendere le distanze, veri e propri sbirri di movimento che in altro modo non si potrebbe definirli.
Libertà per i giovani no tav ostaggi dello stato !
Noi non perdoniamo noi non dimentichiamo!
Torniamo dove non vogliono farci andare: tutti a piazza Alimonda, davanti la Diaz e Bolzaneto!
Pagherete caro pagherete tutto!
Dalla Val Susa a Genova 2011, contro lo stato di polizia e il moderno fascismo,
RIBELLARSI è GIUSTO!
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