martedì 25 febbraio 2014

Il nuovo governo renzi e l'università

  Scrivi Giannini ma leggi Gelmini: come rottamare la scuola e l'università pubblica...


E’ da dire: abbiamo tutti un po’ rabbrividito (e sorriso) quando abbiamo sentito il nome del nuovo ministro dell’ istruzione. L’assonanza con la arci-famosa Gelmini, ministro dell’istruzione che ha dato la luce alla triste ed omonima riforma a cui studenti e docenti hanno risposto con un movimento di decine di migliaia di persone (forse il sorriso viene da questo?), è incredibile...
Rimane, però, un’assonanza. La Giannini, infatti, come il suo predecessore Maria Chiara Carrozza, a differenza di Maria Stella, rientra nella categoria dei ministri “per bene” e “colti”, non si è certamente fatta l’esame d’iscrizione all’albo degli avvocati in un’altra Regione! Un personaggio in perfetta linea e coerente con l’immagine che cerca di dare il PD (ma anche gli altri partiti che non siano il PDL) dei politici italiani: la Giannini, infatti, ancora più che dal PD proviene dalla schiera dei montiani, indissolubilmente legati ad un’immagine austera (e non vuole essere una battuta) e riservata in opposizione ai fasti e alla trivialità di Berlusconi.
Ritornando al neo-ministro, però, le differenze con il passato sembrano essere terminate. Da un’intervista rilasciata all’Huffington Post questa voglia di “rottamare” inizia e finisce in uno slogan populista e di mera propaganda elettorale. Stefania ci sembra essere molto più subdola degli altri, in verità , mascherando in maniera quasi perfetta gli stessi provvedimenti del passato- sarà che la ministra non conosce la differenza tra rottamare e travisare!
Si legge dall’intervista che si vuole raggiungere la percentuale europea di laureati (40% della popolazione) attraverso “il potenziamento del diritto allo studio”, “la restituzione di un valore reale al titolo di studio” e una “maggiore integrazione tra la comunità dei docenti e degli studenti”. Tante belle cose, ad una lettura superficiale. Se si vede cosa intende il ministro per questi tre punti ci si accorge che tanto belle non sono: il diritto allo studio sarà potenziato attraverso i prestiti d’onore che potrai poi restituire in comode rate (come se non ne avessimo già abbastanza) appena ti trovi un lavoro (ma non disperate, uno qualsiasi), il valore reale al titolo di studio sarà restituita con dei semplicissimi e incomprensibili criteri di valutazione della didattica e della ricerca - che rispondono all'unico imperativo della produttività - e, infine, la sinergia tra docenti e studenti deve essere implementata visto che chi torna dall’Erasmus si rende conto che questa cosa in Italia manca (oltre alle aule, aule studio, mense, alloggi studenteschi, biblioteche, borse di studio, aule informatiche, laboratori…).
Ma tranquilli, non è finita qui! I finanziamenti saranno ovviamente distribuiti in base alla premialità e alla valutazione degli atenei: in tempo di crisi bisogna tagliare la spesa pubblica e soprattutto “spendere meno e spendere meglio” e se ci sono differenze territoriali, atenei virtuosi e non virtuosi chissene! E’ il libero mercato e la competizione, baby: poi chi vi può accedere è un mistero da risolvere, ma se non sei ricco puoi dormire tranquillo, c’è sempre il prestito da restituire in comode rate…
Con questo quadro le previsioni sono difficili, ma forse anche un po’ inutili: c’è sempre la stessa solfa che da anni si ripete ma che è giusto smascherare soprattutto con chi si presenta come vicino ai giovani e come un “rivoluzionario” della politica italiana.
La stessa solfa, però, la ripetiamo anche noi che da anni rispondiamo agli attacchi all’istruzione che vengano da montiani, renziani, berlusconiani, giovani vecchi e a pallini! Non saremo da meno con il nuovo governo!

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