Da blitzquotidiano.it
ROMA – “Devastazione e saccheggio” e “tentato omicidio”: in 18 saranno processati una seconda volta per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma. Il pm Francesco Minisci ha ottenuto dal Gup Antonella Minunni la riqualificazione dei reati e la riapertura, il 27 giugno 2013,
di un nuovo processo. Quasi tutti i 18 rinviati a giudizio infatti sono
già stati condannati una prima volta. E una parte di loro, in quanto
incensurati, hanno beneficiato della sospensione della pena con la
condizionale, o sono finiti agli arresti domiciliari.
Ora invece una parte di quelli che erano già stati processati per
resistenza a pubblico ufficiale vengono accusati di devastazione e
saccheggio e una parte di quelli che erano già stati condannati per devastazione e saccheggio (come i 6 processati per l’assalto al blindato dei carabinieri) vengono accusato di tentato omicidio.
Si tratta di reati puniti severamente dal codice penale: dagli 8 ai 15
anni per devastazione e saccheggio (reato introdotto dal fascismo, col
codice Rocco del 1930, articolo 419 C.P.), dai 7 ai 12 anni per il
tentato omicidio (articolo 56 C.P.). Oltre ai 18 rinviati a giudizio, ci
sono altri 7 che sono stati prosciolti dal Gup.
In un’udienza lunghissima, apertasi alle 9 e
chiusasi alle 19, con 12 parti civili e una trentina di avvocati
difensori, il pm Minisci ha parlato di “pericolo terrorismo” e “della
vergogna più grande per Roma e per l’Italia”, a proposito dei fatti del
15 ottobre. Più di un difensore ha fatto notare che il gip Amoroso ha
negato la richiesta di misure di custodia cautelare:
una decisione che dimostrerebbe come gli imputati non sono quei soggetti
ad alta pericolosità sociale descritti dai reati gravissimi dei quali
sono accusati. Alcune arringhe difensive si sono invece appellate al
principio del ne bis in idem,
ovvero che non si può processare due volte una persona per lo stesso
fatto. Un principio che, in caso di condanna in primo grado e in
appello, potrebbero far valere soprattutto in Cassazione. Il
dibattimento ruoterà intorno alle foto: non essendo stato arrestato
nessuno degli imputati in flagranza di reato, né fotografato a viso
scoperto mentre compie un reato, tutto sarà affidato all’interpretazione
del giudice.
Data la gravità dei capi d’accusa, una condanna – anche con tutte le
attenuanti – implicherebbe molti anni di carcere per i 18 imputati. Il
loro rinvio a giudizio è passato più o meno sotto silenzio, ma una
sentenza che accolga le richieste del pm susciterebbe nuove polemiche.
Come nel caso del G8 di Genova, dei fatti della Scuola Diaz, della caserma di Bolzaneto, dell’omicidio di Gabriele Sandri, di Federico Aldrovandi e nel caso di Paolo Scaroni, ancora una volta chi danneggia le cose verrebbe punito molto più severamente di chi tortura o uccide le persone.
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