Turchia. Rabbia e scontri ovunque per il quindicenne ucciso dalla polizia
Dopo quasi 9 mesi di coma è morta la più giovane delle vittime della indiscriminata repressione di Erdogan e del suo regime contro il vasto movimento popolare che nella primavera dello scorso anno contestò le politiche liberiste e autoritarie del regime di Ankara. Il decesso del 15enne Berkin Elvan ha subito scatenato la rabbia e l’indignazione di centinaia di migliaia di turchi che sono scesi immediatamente in piazza in decine di città dando vita ad una nuova ondata di manifestazioni e di proteste, sicuramente la più consistente da alcuni mesi a questa parte. Finora gli arresti in tutto il paese avrebbero raggiunto quota 160 e secondo alcuni media - tra i quali il quotidiano Hurriyet - sia a Istanbul che ad Ankara la polizia avrebbe usato contro la folla i fucili Fn 303, armati con munizioni classificate "letali" e quindi proibiti in diversi paesi europei. La prima manifestazione spontanea si è tenuta presso l’ospedale dove il giovanissimo Berkin era ricoverato dal giorno in cui fu colpito alla testa dalla spoletta di un lacrimogeno – 850 grammi di peso – sparata ad altezza d’uomo da un poliziotto mai identificato nel corso di un’inchiesta farsa. A centinaia si sono scontrati con le forze dell’ordine in assetto antisommossa davanti all’ospedale di Okmeydani, quartiere alevita di Istanbul, e la polizia è tornata ad usare i micidiali gas lacrimogeni responsabili della morte di tanti manifestanti nei mesi scorsi. E anche del piccolo Berkin, che quando fu colpito stava andando a comprare il pane per la sua famiglia.
Al grido di «Berkin è immortale» e «Erdogan assassino» decine di manifestazioni si sono già tenute ieri e nuovi presidi e cortei sono previsti anche per oggi ovunque in contemporanea con il funerale della giovane vittima alla quale stanno partecipando, mentre scriviamo, molte decine di migliaia di persone. Nel pomeriggio di ieri a Istanbul un migliaio di persone si è raccolta davanti al cemevi, luogo di culto della minoranza musulmana alevita, dove il corpo del ragazzo doveva essere trasferito dopo l'autopsia, e la folla ha scandito slogan come «stato assassino», «Berkin è ovunque, la resistenza è ovunque», o «uniti contro il fascismo». Ad Ankara la polizia ha caricato nel primo pomeriggio migliaia di studenti dell'Università tecnica del medio oriente (Odtu) che dopo aver deciso in assemblea di disertare e boicottare i corsi hanno deciso di dirigersi in corteo verso il centro della città. Ma gli agenti in assetto antisommossa hanno fatto largo uso di gas lacrimogeni e di idranti per disperdere i manifestanti ferendo anche una ragazza. Altre migliaia di persone si sono comunque radunate in serata nella centrale piazza Kizilay ma anche qui hanno dovuto fare i conti con i continui e duri attacchi della polizia che ha rincorso i manifestanti fin dentro i bar. Scontri e scaramucce si sono protratti fino alla notte e alla fine la polizia ha arrestato 49 manifestanti.
Scontri tra studenti e polizia anche all'Università di Istanbul e a quella di Izmit.
Nella metropoli sul Bosforo la gente è scesa in piazza in modo massiccio in numerosi quartieri contro la repressione e per chiedere le dimissioni immediate del governo liberal-islamista dell’Akp. I manifestanti sono stati attaccati dalla polizia sia nel centro di Istanbul, a Taksim – dove in precedenza cortei erano arrivati da altre zone della città - sia nel quartiere di Kadikoy, bastione delle opposizioni laiche e di sinistra sulla sponda asiatica. Una grande manifestazione si è svolta anche nella città di Edirne, a qualche decina di chilometri di distanza da Istanbul nella Tracia turca, e a Izmir, sulla costa egea. Gente in strada anche a Trebisonda, Antalya, Adana, Konya, Eskisehir, Antakya e Diyarbakir. In moltissime città ieri sera la folla è tornata a battere le pentole in segno di protesta contro il governo. Ovunque, in Turchia - fuori dalle case, nella metropolitane, negli uffici pubblici, nelle università e nelle scuole, alle fermate degli autobus - campeggia la foto del piccolo Berkin accompagnata spesso da un pezzo di pane.
Turchia in piazza per Berkin Elvan, ucciso a 15 anni. Manifestazioni in tutta Europa
Ieri,
dopo 269 giorni di coma, Berkin Elvan è morto. Il ragazzo di 15 anni è
stato colpito alla testa da un candelotto dei lacrimogeni sparati
indiscriminatamente ad altezza uomo durante le proteste di giugno a Gezi
Park e da allora non si è più svegliato. Per quanto Erdogan abbia
provato a far credere al mondo intero che la repressione e la violenza
della polizia nella piazza turca fossero indirizzate contro i famosi
«black bloc», Elvan è la dimostrazione lampante del fatto che il premier
non ha fatto altro che insabbiare la verità. Quella sera Elvan è
semplicemente uscito di casa per andare a comprare il pane, non stava
nemmeno partecipando alla manifestazione, eppure un candelotto di 850
grammi l'ha raggiunto alla testa.
Nella mattinata di ieri la sua famiglia ha reso pubblico che il ragazzo è morto alle 7. La notizia si è diffusa in modo virale tramite i social network e nel primo pomeriggio in più di 32 province turche decine di migliaia di persone sono scese in piazza per ricordare Elvin e per esigere le immediate dimissioni di Erdogan, il mandante di queste operazioni militari violente e brutali che hanno portato alla morte di 8 ragazzi, di cui Berkin era il più giovane.
La prima manifestazione si è tenuta ad Ankara nel quartiere alevita dove era ricoverato l'adolescente. L'ospedale era circondato da diversi cordoni della polizia, una chiara provocazione che ha fatto scoppiare la rabbia dei manifestanti, portando le due parti a scontrarsi. Nemmeno in questa tragica situazione gli agenti sono riusciti a fare meno dei lacrimogeni, i quali sono stati sparati per disperdere il concentramento. Verso le 18 un corteo di decine migliaia di persone si è diretto verso la proibitissima piazza Taksim, luogo-simbolo delle proteste di Gezi Park, mentre altri manifestanti si concentravano nel quartiere Kadikoy, nella parte asiatica della città. La polizia è intervenuta immediatamente con Toma e altri lacrimogeni in corso Istikal per fermare l'avanzata del corteo e qualche ora dopo lo stesso scenario si è riproposto in Kadikoy. In corso Istikal una donna svenuta a causa dei lacrimogeni è stata quasi schiacciata (all'ultimo momento l'amico è riuscito a sollevarla e portarla via) da un Toma sparato a folle velocità per dare la caccia ai manifestanti. Le persone sono rimaste in strada fino a mezzanotte passata, tentando di resistere alle cariche e all'aria irrespirabile.
Anche ad Ankara si sono verificati scontri e anche in questo caso la polizia ha deciso di esibire i muscoli, caricando ripetutamente i manifestanti e sparando lacrimogeni da tutte le parti. Dal primo pomeriggio gli studenti dell'università tecnica del medio oriente (Odtu) hanno deciso in assemblea di abbandonare i corsi e scendere in piazza in massa, ma la polizia in antisommossa ha iniziato a dare loro la caccia fin dal campus, ferendo una ragazza. In città la polizia ha attaccato il corteo che si stava dirigendo verso la sede del partito AKP al grido «Edogan assassino!» «Berkin vive!». Diversi bar hanno dovuto chiudere i battenti in quanto il gas ha invaso le verande; alcuni candelotti sono stati sparati persino nella metro e alle fermate dei pullman. A Mersin, città nel sud della Turchia, la polizia ha usato il pugno di ferro contro i manifestanti. Durante le cariche, il getto di un Toma ha scaraventato per terra due donne che attraversavano la strada. Una di loro è stata trasportata d'urgenza all'ospedale, avendo riportato un trauma cranico di seria entità. Più di 300 persone sono state arrestate in tutta la Turchia, diverse decine sono rimaste ferite durante le operazioni violenti e brutali della polizia.
In tutta Europa si sono svolte manifestazioni in ricordo di Berkin e contro il governo di Erdogan. Nelle città di Londra, Stoccolma e Rotterdam sono stati organizzati presidi, a Parigi in piazza della Repubblica un presidio ha espresso le condoglianze alla famiglia del ragazzo con un suo ritratto fatto di candele e a Berlino un corteo ha percorso le vie della città.
Stamattina si è tenuto il funerale: centinaia di migliaia di persone ha accompagnato la bara del ragazzo verso il cimitero per le vie di Istanbul. Centinaia di migliaia di persone sono venute per dire addio a Berkin, ben consapevoli che egli vivrà per sempre, vivrà nelle lotte e nella memoria delle persone.
Nella mattinata di ieri la sua famiglia ha reso pubblico che il ragazzo è morto alle 7. La notizia si è diffusa in modo virale tramite i social network e nel primo pomeriggio in più di 32 province turche decine di migliaia di persone sono scese in piazza per ricordare Elvin e per esigere le immediate dimissioni di Erdogan, il mandante di queste operazioni militari violente e brutali che hanno portato alla morte di 8 ragazzi, di cui Berkin era il più giovane.
La prima manifestazione si è tenuta ad Ankara nel quartiere alevita dove era ricoverato l'adolescente. L'ospedale era circondato da diversi cordoni della polizia, una chiara provocazione che ha fatto scoppiare la rabbia dei manifestanti, portando le due parti a scontrarsi. Nemmeno in questa tragica situazione gli agenti sono riusciti a fare meno dei lacrimogeni, i quali sono stati sparati per disperdere il concentramento. Verso le 18 un corteo di decine migliaia di persone si è diretto verso la proibitissima piazza Taksim, luogo-simbolo delle proteste di Gezi Park, mentre altri manifestanti si concentravano nel quartiere Kadikoy, nella parte asiatica della città. La polizia è intervenuta immediatamente con Toma e altri lacrimogeni in corso Istikal per fermare l'avanzata del corteo e qualche ora dopo lo stesso scenario si è riproposto in Kadikoy. In corso Istikal una donna svenuta a causa dei lacrimogeni è stata quasi schiacciata (all'ultimo momento l'amico è riuscito a sollevarla e portarla via) da un Toma sparato a folle velocità per dare la caccia ai manifestanti. Le persone sono rimaste in strada fino a mezzanotte passata, tentando di resistere alle cariche e all'aria irrespirabile.
Anche ad Ankara si sono verificati scontri e anche in questo caso la polizia ha deciso di esibire i muscoli, caricando ripetutamente i manifestanti e sparando lacrimogeni da tutte le parti. Dal primo pomeriggio gli studenti dell'università tecnica del medio oriente (Odtu) hanno deciso in assemblea di abbandonare i corsi e scendere in piazza in massa, ma la polizia in antisommossa ha iniziato a dare loro la caccia fin dal campus, ferendo una ragazza. In città la polizia ha attaccato il corteo che si stava dirigendo verso la sede del partito AKP al grido «Edogan assassino!» «Berkin vive!». Diversi bar hanno dovuto chiudere i battenti in quanto il gas ha invaso le verande; alcuni candelotti sono stati sparati persino nella metro e alle fermate dei pullman. A Mersin, città nel sud della Turchia, la polizia ha usato il pugno di ferro contro i manifestanti. Durante le cariche, il getto di un Toma ha scaraventato per terra due donne che attraversavano la strada. Una di loro è stata trasportata d'urgenza all'ospedale, avendo riportato un trauma cranico di seria entità. Più di 300 persone sono state arrestate in tutta la Turchia, diverse decine sono rimaste ferite durante le operazioni violenti e brutali della polizia.
In tutta Europa si sono svolte manifestazioni in ricordo di Berkin e contro il governo di Erdogan. Nelle città di Londra, Stoccolma e Rotterdam sono stati organizzati presidi, a Parigi in piazza della Repubblica un presidio ha espresso le condoglianze alla famiglia del ragazzo con un suo ritratto fatto di candele e a Berlino un corteo ha percorso le vie della città.
Stamattina si è tenuto il funerale: centinaia di migliaia di persone ha accompagnato la bara del ragazzo verso il cimitero per le vie di Istanbul. Centinaia di migliaia di persone sono venute per dire addio a Berkin, ben consapevoli che egli vivrà per sempre, vivrà nelle lotte e nella memoria delle persone.
- contropiano
- Marco Santopadre
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