mercoledì 29 luglio 2009

PROIEZIONE : OTTOBRE I DIECI GIORNI CHE SCONVOLSERO IL MONDO



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PROIEZIONE SABATO 1 AGOSTO ORE 16:00
in via del Duca, 4

domenica 26 luglio 2009

SOLIDARIETA' AGLI ANTIFASCISTI DI MASSA CARRARA

Sabato 25/07 quattro compagni dei Carc sono stati fermati, pestati e portati alla Questura di Massa dalla polizia in seguito ad uno scontro avvenuto con dei fascisti facenti capo alla ronda SSS organizzata da un esponente locale de La Destra il partito neofascista di Storace.
Le ronde sono chiara esprerssione del moderno fascismo che avanza e che legittima per legge il moderno squadrismo rappresentato dalle ronde stesse.
Qualsiasi antifascista, democratico e libero cittadino ha il dovere di contrastare con tutti i mezzi il pericolo che il nostro paese ricada in un periodo buio com'è stato il ventennio fascista.
Ancora una volta le istituzioni colpiscono gli antifascisti che ieri sera a Massa hanno espresso il loro dissenso verso le squadracce organizzate indicendo una contro ronda proletaria antifascista.
Per questo sono stati repressi dallo stato di polizia italiano e per ore non si hanno avuto notizie dei compagni fermati in questura, inoltre sono state respinte dai carabinieri di massa le denunce di abuso di potere e sequestro di persona.
Contemporaneamente si permetteva ai fascisti di fare saluti romani e cantare cori del ventennio nonchè di andare a provocare i compagni dei Carc alla "Festa di Resistenza" a Marina di Massa.
Al momento in cui scriviamo ci rallegriamo per il rilascio di due compagni.
Esigiamo il rilascio degli altri due compagni ancora in stato di fermo e a cui esprimiamo massima solidarietà.

L'antifascismo non si processa!
Costituire R.A.F. (Reti Antifasciste) ovunque!
Contro le ronde: moderno squadrismo legalizzato ribellarsi è giusto!

Red Block Palermo
26/07/09

sabato 18 luglio 2009

CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA

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INIZIATIVA DEL CORDINAMENTO CONTRO LA REPRESSIONE E PER I DIRITTI.

CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA

una legge razzista e fascista voluta dal governo che colpisce trasversalmente gli immigrati e le masse popolari italiane.

PRESIDIO SABATO 18 LUGLIO DAVANTI IL TEATRO MASSIMO ALLE 18:00

domenica 12 luglio 2009

IRAN: APPELLO URGENTE PER DIFENDERE I GIOVANI ARRESTATI DALLA TORTURA E DALLE SPARIZIONI"

6 luglio 2009. A World to Win News Service. Ciò che segue è un appello emesso il 3 luglio dalla newsletter degli studenti iraniani Bazr (www.bazr1384.blogfa.com, e-mail: bazr1384@gmail.com)

Orribili notizie trapelano dalle prigioni e dai centri di detenzione segreti in cui le persone arrestate nelle recenti rivolte vengono trattenute. È necessario dare inizio ad una massiccia campagna per denunciare i crimini e i massacri in corso e richiedere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici. In Iran, le famiglie dei prigionieri politici del passato e di quelli attuali possono essere il nucleo per iniziare la campagna. Ma in questo momento gli iraniani all’estero possono giocare un ruolo molto significativo a questo proposito. Perfino le riunioni nell’anniversario dei massacri [dei comunisti e altri prigionieri politici rivoluzionari] del 1988 può essere un’occasione.

Circolano voci di brutali e inumani torture inflitte ai giovani e altri detenuti della recente rivolta, con l’intenzione di ucciderli. Viene anche fatta pressione su persone conosciute e segnalate come reporter e attivisti della cerchia di Mousavi e Karoubi [le due figure principali dell’opposizione elettorale] affinché confessino i loro presunti crimini. Sembra che nel caso dei giovani stiano adottando la politica delle ‘sparizioni’ come si è sviluppata in America Latina. Una guarda carceraria in servizio nella prigione di Evin ha spiegato che nei reparti della prigione destinati ai Basiji [membri della milizia] e il centro di informazione della Guardia Rivoluzionaria (Pasdaran) dove non è permesso a nessuno di entrare, ci sono terribili torture ogni giorno, e sono tutti nervosi per le grida e i pianti che vengono dall’interno; e che ogni giorno almeno 10 corpi di persone che muoiono sotto le torture vengono buttati nelle ambulanze e portate fuori per essere seppelliti in tombe anonime.

Lo scopo degli arresti di massa e degli abusi fisici sia nei posti pubblici dove tutti possono vedere che nei centri di detenzione serve a terrorizzare tutti. Io stesso conosco alcuni casi in cui le persone sono state arrestate a causa della loro età o apparenza fisica. Sono state rilasciate dopo 10 ore di bastonate e abusi verbali, con la speranza di mandare un messaggio. Questa non è l’unica tattica delle autorità. Stanno guardando le foto delle telecamere di sorveglianza per prelevare i giovani maggiormente attivi e militanti che sono stati coinvolti negli scontri di strada dentro e attorno ai centri dei Basiji e alle istituzioni statali, nel tentativo di eliminarli dalla rivolta di massa. Negli ultimissimi giorni, persone che cantavano slogan dai tetti sono stati prelevate e portate nei centri di detenzione. Le autorità stanno tentando di uccidere qualche centinaio di persone prima dell’inizio dell’anno scolastico, quando molto probabilmente saranno di fronte agli stessi problemi causati da insegnati e studenti.

È anche probabile che le scuole saranno mezzo vuote quando apriranno. Il segretario all’educazione di recente ha annunciato che 300.000 studenti tra quelli che dovranno fare gli esami di ammissione per l'Università Nazionale non si sono presentati per ritirare gli esami, e non hanno nemmeno partecipato agli esami nazionali. Chi erano queste persone? Perché non hanno preso parte agli esami? Alcuni dicono che si è trattato di una forma di protesta e altri che avevano perso interesse nel prendere parte all’esame e non avevano né testa né cuore per questo. Alcune centinaia potrebbero essere fuggiti.

Il segretario all’educazione ha anche annunciato che quest’anno solo il 20 per cento dei posti riservati agli esami di ammissione sarebbero stati assegnati ai “rivoluzionari” Islamici e Basiji, invece dell’usuale 40 percento. Ciò, egli intende, significa che ci sarà molto più posto per chiunque altro. Ma in effetti, si è capito che questi posti non esistevano più, quindi l’intento è l’opposto di ciò che proclamano. Questo potrebbe segnalare un piano per riempire le università di Basiji per spezzare il movimento degli studenti.

È molto importante che i nostri compagni della diaspora iraniana facciano una massiccia campagna sulla questione dei detenuti che vengono fatti ‘sparire’. I golpisti non mostrano nessun pietà nemmeno per le proprie fazioni interne al regime. Un’indicazione di come stanno trattando le persone coinvolte nei propri conflitti interni è il caso di una prominente figura in pensione del Ministero dell’Informazione adesso attivo membro del campo [dell’opposizione] Rafsanjani/Mousavi. Egli ha inviato una lettera a Zarghami (capo dell’autorità della radio e della televisione dell’Iran) nella quale si è lamentato di essere stato rapito, picchiato per alcune ore e rilasciato. Se si comportano così con i propri potete immaginare cosa fanno agli studenti e ai giovani che si sono sollevati contro di essi?

La situazione è urgente – non perdiamo tempo!

lunedì 6 luglio 2009

A pochi giorni dal g8 la repressione dello stato torna a colpire. Arrestati 21 studenti dell’Onda!

In seguito alla contestazione del g8 università di Torino da parte del movimento studentesco, la scorsa notte La digos di Torino ha fatto scattare 12 arresti a Torino, 2 a Padova, 4 a Bologna, e uno a l'Aquila, che aggiunti ai 2 delle settimane scorse arrivano a 21 senza contare oltre 35 perquisizioni in case private e centri sociali anche in altre città come a Varese, Verona, Pesaro, Cagliari e Alessandria.
I reati contestati sono violenza, resistenza, lesioni, danneggiamenti in concorso aggravato.
Appena diffusasi la notizia gli studenti in varie parti della penisola hanno occupato i rettorati delle università di Roma, Napoli, Venezia, Milano, Bologna e Pisa, mentre a Palermo sono state occupate le facoltà di Lettere e Filosofia e Scienze Politiche.
Questi arresti sono stati definiti preventivi per il g8 de L’Aquila, il governo Berlusconi non essendo riuscito nel suo stratagemma, strumentalizzando il dolore della popolazione terremotata, di evitare che si indicesse una giornata di protesta in occasione del g8 de L’Aquila, tenta la via della repressione nella forma di arresti preventivi, per intimorire chi andrà a contestare gli 8 “grandi” che con le loro decisioni continuano a far si che la stragrande maggioranza della popolazione mondiale non goda del benessere sociale altresì appannaggio solo di una sparuta minoranza di sfruttatori.
Gli stessi 8 “grandi” che a Torino decidevano come colpire ulteriormente l’istruzione e come renderla subordinata al modello di produzione capitalista ovvero ai loro interessi di sempre maggiore profitto.
Il governo Berlusconi ha approvato da pochi giorni il “pacchetto sicurezza” che istituzionalizza le ronde ovvero il moderno squadrismo e criminalizza gli immigrati, tutto ciò con il fine di preparare il terreno al moderno fascismo, per attuare questo disegno non può non alzare il tiro contro i giovani ribelli e le masse popolari colpite dalle politiche antipopolari e repressive, così come dimostrano gli arresti di oggi e il clima da stato di polizia e conseguente impiego dei servi in divisa anche in occasione pochi giorni fa della protesta della popolazione vicentina che protestava contro la base americana Dal Molin.
Esprimiamo la massima solidarietà agli studenti e compagni colpiti dalla vile repressione di stato che in un clima sempre più da stato di polizia colpisce chi “osa” ribellarsi
La repressione lungi dallo spaventarci non ci intimorisce ma alimenta la nostra ribellione contro questo sistema basato sul profitto, per questo a maggior ragione dopo quest’ultimo atto repressivo rivolgiamo ancora una volta l’appello di essere tutti a l’aquila contro il g8 !

La ribellione non si processa!

Tutti i compagni liberi subito!

Contro lo stato d polizia ed il moderno fascismo ribellarsi è giusto!

Tutti a L’Aquila contro il G8!


Red Block Palermo

06/07/09

domenica 5 luglio 2009

A SOSTEGNO DELLA LOTTA DELLE MASSE POPOLARI E DEI GIOVANI IRANIANI

La capitale iraniana subito dopo le elezioni si è trasformata in un campo di battaglia tra le forze armate al servizio del regime e il popolo che lotta e si ribella contro il regime stesso.
La componente essenziale di questa lotta è rappresentata dai giovani iraniani che sono la maggioranza dei manifestanti, giovani ragazzi e soprattutto ragazze ribelli che combattono una battaglia sanguinosa contro il regime fondamentalista islamico che opprime sempre maggiormente le masse popolari.
Le dichiarazioni dello ayatollah Khamenei che appoggia completamente Ahmadinejad giustificano del tutto i metodi repressivi che insanguinano le strade di Teheran: “non ci fermeremo davanti a niente” e infatti non si fermano affatto anzi continuano a lasciarsi alle spalle tantissimi morti e feriti.
E mentre i giovani lottano contro i servi dello stato che dinanzi a niente si fermano e continuano a uccidere sotto ordine, le masse popolari sono al fianco dei giovani ribelli offrendogli rifugio all’interno delle loro case quando questi sono inseguiti dalle terribili motociclette guidate dalla polizia antisommossa e da milizie paramilitari, i basiji, che a tutto gas si lanciano nella folla tra i manifestanti sparando e piombandogli addosso .
È in atto un vero e proprio massacro, non solo di giorno per le strade di Teheran diffondendo il terrore e assassinando i giovani ribelli, come successo alla giovane Neda di 16 anni morta per un colpo d’arma da fuoco al petto sparato da un Basiji , ma anche di notte organizzando raid nei quartieri e nelle abitazioni continuando a spargere sangue e prelevando partecipanti alle proteste che sono stati individuati e anche chi si occupa di diffondere materiale d’informazione attraverso l’uso d’internet.
Quest’ultimo infatti è il maggior strumento d’informazione da cui possiamo conoscere una minima parte dei fatti perché l’informazione iraniana è del tutto censurata. Ormai in tutto il mondo stanno circolando video amatoriali girati con semplici cellulari che mostrano le scene del massacro, e tra questi un video sugli ultimi secondi di vita della giovane Neda distesa sanguinante per terra.
Per quanto concerne l’informazione occidentale non gli si può fare di certo affidamento poiché non è affatto veritiera … In tutti i mezzi di propaganda dei mass media infatti si apprende che i manifestanti sono solo sostenitori di Mousavi che lottano contro i brogli elettorali che hanno riconfermato Ahmadinejad presidente.
Ma la verità è alquanto differente …
Se è pur vero che le proteste sono iniziate subito dopo le elezioni e che una parte dei manifestanti sostengono Mousavi, è altrettanto vero che la maggior parte dei giovani si ribella contro il sistema politico in toto di cui Mousavi e Ahmadinejad ne sono parte integrante e che rappresentano due facce della stessa medaglia.
Nel frattempo nel resto del mondo le potenze imperialiste falsamente solidarizzano con il popolo iraniano condannando “a parole” la repressione attuata dal regime, quando nei fatti anch’essi utilizzano gli stessi metodi repressivi quotidianamente sia all’interno dei loro paesi che all’esterno durante le guerre di aggressione, queste false solidarietà sono mosse dagli interessi geopolitici delle potenze imperialiste in primis USA e Inghilterra che sono ostacolate dal regime islamico di Teheran.
Per questo la solidarietà ai giovani ribelli può essere sincera solo dalle masse popolari e dai ribelli nel resto del mondo che subiscono quotidianamente la repressione, l’oppressione e le politiche antipopolari.
Viva la lotta dei giovani ribelli iraniani!
Neda e gli altri giovani assassinati durante queste giornate di lotta saranno vendicati!
RIBELLARSI E’ GIUSTO!

giovedì 2 luglio 2009

INTERVISTA AD UNA LEADER STUDENTESCA RIVOLUZIONARIA NEPALESE


Riportiamo un’intervista a Manushi Bhattarai. Lei fa parte del gruppo maoista che ha stravinto le elezioni studentesche all’Università Tribhuvan – la più grande del Nepal. Parla della rivoluzione, degli ultimi sviluppi politici, della situazione internazionale e del ruolo della gioventù.

Ben Peterson: Grazie per avermi incontrato. Il Sindacato Nazionale Indipendente degli Studenti (Rivoluzionario) (ANNISU(R)) ha vinto le elezioni studentesche all’Università di Tribhuvan. Come è stata portata avanti la campagna, e quali sono state le vostre azioni politiche in quanto studenti rivoluzionari?

Manushi Bhattarai: le elezioni degli studenti sono state un processo molto importante storicamente per la nostra organizzazione e per il partito maoista. Ci sono state elezioni studentesche per molti anni, ma per diverso tempo il movimento studentesco rivoluzionario non è stato capace, o non gli è stato permesso, di partecipare. Eravamo messi al bando. Inoltre noi non guardavamo a queste elezioni semplicemente dal punto di vista delle elezioni per i corpi rappresentativi degli studenti ma come parte dell’intero attuale processo politico in Nepal. Quindi in questi termini, abbiamo avuto un grande successo, non facevamo una competizione per gli incarichi in quanto tali, ma legando le lotte studentesche al processo politico. Mentre facevamo la campagna tenevamo sempre questo in mente. Facevamo campagna su questi temi ma anche su tutto il sistema educativo nel paese. E in questi termini tutto tornava alle questioni politiche che il nostro partito ha portato avanti per molti anni. Così abbiamo fatto la campagna elettorale, e penso siamo riusciti a diffondere il nostro messaggio agli altri studenti. Tornavamo alla politica aperta tra gli studenti dopo tanto tempo. Eravamo facce nuove con una nuova agenda politica. Le persone conoscevano il nostro impegno e le conquiste che il nostro partito è stato in grado di fare durante la guerra popolare. Tutti possono effettivamente vedere le conquiste, adesso siamo la Repubblica del Nepal.

BP: quindi gli studenti rivoluzionari sono stati molto chiari nell’inserire le elezioni all’interno del contesto di un più ampio quadro politico, la rivoluzione. Puoi dire qualcosa in più rispetto a questo processo politico e al ruolo degli studenti all’interno di esso?

MB: come sai la guerra popolare ha avuto inizio nel 1996 e sin dal suo inizio gli studenti sono stati in prima linea nel processo rivoluzionario. Molte migliaia di studenti hanno sacrificato la loro educazione e le loro vite. Hanno lasciato le loro case, le famiglie per partecipare alla rivoluzione. In quei termini, sia che fossero all’interno dell’Esercito Popolare o nell’organizzazione studentesca del nostro partito hanno giocato un ruolo chiave in tutti i campi. L’organizzazione studentesca ha avuto una posizione interessante. Nelle scuole siamo stati capaci di mantenere i nostri comitati e continuato il nostro lavoro organizzativo. Abbiamo avuto le nostre scadenze e combattuto per esse e in certi campus abbiamo avuto successo. Abbiamo in particolare cercato di influire sulle istituzioni pubbliche. Le istituzioni pubbliche sono in condizioni davvero pessime, ma sono queste i luoghi dove devono studiare i poveri, quelli provenienti dalle aree rurali, o le persone di gruppi marginalizzati. Queste sono le aree su cui si è concentrata la nostra organizzazione. A livello nazionale, ci siamo impegnati su come mettere fine alla privatizzazione del sistema educativo e dare potere alle istituzioni pubbliche. Tutto ciò è legato alla realtà socioeconomica del Nepal, e che tira fuori il Nepal dal feudalesimo. Sradicando il vecchio sistema.

BP: negli ultimi giorni il governo guidato dai maoisti è stato fondamentalmente rovesciato dalle mosse incostituzionali del Presidente, ed è stato formato un nuovo governo da Madhav Kumar Nepal dell’UML. Questo ha disturbato il processo politico e i vostri piani per il settore educativo?


MB: certamente! Questo disturba tutto. Deve essere anche analizzato nel contesto dei processi politici. Con l’arrivo di Kumar Nepal il popolo adesso comprende che questo governo esiste solo come governo fantoccio, sostenuto da certe forze che non vogliono che i maoisti riescano a mettere in pratica i programmi e le politica rivoluzionarie. Dato che si tratta di un governo fantoccio, ha lo scopo di far arretrare i maoisti, quello che hanno ottenuto è che li stanno riportarli indietro alla guerra popolare in Nepal. Ci sono quelli che sperano che il Nepal diventi un altro Sri Lanka. E tutto questo è contro i nostri programmi, contro la possibilità di rendere le istituzioni pubbliche un posto migliore, contro l’educazione uguale per tutti per le persone di tutte le regioni del Nepal che possano avere un’educazione primaria e secondaria nella propria lingua, come vogliono e secondo le priorità e necessità del Nepal, non in modo che sia determinato e dipendente dalle istituzioni private. Così infine, una persona come Kumar Nepal – o ogni altra persona, non si tratta solo di uno che diventa primo ministro - ma chiunque arrivi al potere in questo modo è costretto a cercare di cancellare le nostre politiche rivoluzionarie. Nel settore educativo ciò significherà dare di nuovo potere alle istituzioni private. Il governo maoista aveva cominciato a conquistare un po’ di controllo sul settore privato dell’educazione, attraverso una nuova politica delle tasse. Il nuovo governo cancellerà tutto questo.

BP: il nuovo governo è composto da 22 partiti, e non ha il sostegno del partito che ha vinto le elezioni – quanto potrà durare?

MB: non ci sono le basi perché questo governo duri per un tempo significativo. Il modo in cui è stato formato senza alcun programma coerente o base comune. Perché si formi un governo è necessario avere qualche ideale politico comune che faccia da legame. Per questi partiti è come se ci fosse una mano invisibile che li tenga insieme. Quanto durerà non so. Nell’Assemblea Costituente quando Koirala (del Nepali Congress) propose MK Nepal come primo ministro si potevano già vedere problemi. Tutti i partiti sostengono il nuovo governo, ma tutti avevano i loro se, ma e forse. Tutti i partiti si sono presentati con i loro bagagli e programmi che possono essere molto differenti da quelli dell’UML. Per questo sembra che li tenga insieme una mano invisibile e non può durare a lungo. Non hanno un programma comune, una politica una ideologia – eccetto che per una ragione, che sembra essere questa: “diamo una lezione ai maoisti”. Il tempo dirà dove sfocerà tutto questo.

BP: quindi adesso c’è una contraddizione tra la direzione del governo e le aspirazioni del popolo, come abbiamo visto nella guerra popolare, lo Jana Andolan (Movimento popolare) e i risultati elettorali. Come sarà giocata questa lotta tra la rivoluzione e lo status quo?

MB: tutto quanto è contradditorio, ecco cosa ci giustifica, cosa giustifica il nostro partito. Ecco perché abbiamo portato avanti la guerra popolare e non abbiamo abbandonato la guerra popolare. C’è una continuazione dello stesso processo e della stessa lotta che abbiamo iniziato più di 12 anni fa con la guerra popolare. Abbiamo ottenuto alcuni traguardi e dobbiamo sostenerli. Noi abbiamo la necessità di tenere sempre in mente la situazione internazionale, la situazione nazionale, abbiamo bisogno del marxismo leninismo maoismo e di pensare ciò che questo significa nel 21° secolo. Dobbiamo tenere tutto questo a mente e siamo di fronte quindi ad una situazione che chiama ad una grande sfida. Noi abbiamo questi programmi radicali ed ecco perché siamo stati capaci di mobilitare così tanta gente, tutto il paese e adesso lo dobbiamo fare ancora una volta. Abbiamo lavorato con forze che vogliono lo status quo che sono ancora legate al feudalesimo, hanno ancora una tendenza a guardare agli espansionisti e agli imperialisti. Bisognava farla finita con la monarchia in Nepal e fare del Nepal una Repubblica Democratica. Questo era il processo in corso. Adesso il Nepal è una repubblica e questa è una grande cosa. Talvolta le persone dimenticano che il Nepal è adesso una Repubblica e minimizzano il significato di questo ma si tratta di una grande conquista da tenere a mente per la storia del Nepal. Adesso dobbiamo andare avanti. Il solo fatto che la monarchia non c’è più non significa che gli elementi feudali sono stati tutti sradicati. Questa è la situazione adesso. Abbiamo rimosso la monarchia e per farlo abbiamo dovuto fare qualche tipo di alleanza con le forze che vogliono lo status quo, così adesso io credo che il nostro partito sia davanti ad una immensa sfida. E quale? Dove andiamo da qui? Per noi si tratta ancora della lotta per instaurare una Repubblica Democratica per instaurare un sistema socialista in Nepal. Dobbiamo essere orientati verso il socialismo, il nostro partito ha detto molto chiaramente che siamo orientati al socialismo.- per questo abbiamo portato avanti tutta la lotta per la sovranità del popolo del Nepal. La questione dell’esercito non girava attorno al generale Katawal, ma della sovranità del Nepal. Per il Nepal, proprio adesso, la sfida è quella di lottare all’interno con le forze che vogliono mantenere lo status quo e all’esterno contro le forze espansioniste e imperialiste. Come ho detto ci sono molti fronti, molte sfide, ma le sfide vanno sempre insieme alle opportunità. Per questo abbiamo fiducia. Abbiamo avuto molti fronti, la guerra popolare era un fronte di lotta che abbiamo combattuto, questo è solo un altro.

BP: hai nominato la situazione internazionale. Si tratta di una situazione molto difficile per la rivoluzione, non c’è più l’Unione Sovietica e anche la Cina ha abbandonato realmente la rivoluzione. Che pensate dunque della situazione internazionale, e in particolare, guardate all’America Latina, dove sono in corso anche delle rivoluzioni?

MB: il nostro partito per quanto io ne so ha alcuni legami con partiti e popoli lì. Personalmente ho seguito le situazioni in Venezuela e Cuba. Certamente mi piacerebbe che il mio partito avesse legami più importanti con l’America Latina. Io penso che il nostro partito non ha avuto legami tanto stretti quanto avrebbe dovuto, ma questo perché in larga parte ci sono molte differenze tra le nostre situazioni. Ci sono certamente similitudini, in termini di obbiettivi e ideali e tutti stiamo portando avanti una lotta antimperialista, ma la nostra è una situazione molto specifica. La geopolitica del Nepal è molto specifica e differente di quella dell’America Latina. Avere legami profondi con i rivoluzionari dell’America Latina è un obbiettivo a più lunga scadenza. Noi dovremmo avere questi legami dal punto di vista ideologico. Dovremmo poter discutere e imparare da quello che sono stati in grado di fare, le loro politiche e programmi, ma a livello diplomatico avere forti legami con l’America Latina non ha molto senso a causa della nostra situazione geopolitica. Noi siamo chiusi tra l’India e la Cina. I legami diplomatici sono importanti, forse a lungo termine, ma dalle politiche, dai programmi e dalla leadership delle rivoluzioni dell’America Latina dobbiamo imparare ancora molto.

BP: in Nepal la gioventù sta giocando un ruolo davvero grande nella rivoluzione, ma almeno a Kathmandu ci sono anche molti giovani occidentalizzati che guardano all’Europa, agli USA e all'India per la loro cultura e anche per la politica. C’è uno scontro culturale tra la gioventù occidentalizzata delle aree urbane e la gioventù rivoluzionaria?

MB: non direi che c’è uno scontro culturale, ma come tu dici c’è una comunità di giovani della classe superiore che è favorevole all’occidente. Non credo si tratti di errori, non è colpa di nessuno in realtà, è solo questione di provenienza. Guardano molto di più agli USA, alla GB o all’’India per la loro educazione. Tutto comincia con l’educazione, e poi diventa culturale, perciò penso che si tratti piuttosto di una questione di retroterra di classe. Non si tratta di uno scontro culturale, ma di uno scontro di interessi di classe. Questo è destinato ad accadere poiché tendono a guardare all’occidente e noi maoisti guardiamo a noi stessi e alle classi più basse. Ad un certo livello ci sarà uno scontro a causa del fatto che loro sono a favore di una più ampia privatizzazione delle scuole e delle istituzioni mentre noi siamo contro e per il miglioramento delle istituzioni pubbliche, Ma non credo… credo che possiamo parlare a questi giovani e almeno far sì che diano ascolto ai nostri programmi. Ci sono alcuni giovani occidentalizzati in questa università e queste persone vogliono solo pace e stabilità, hanno tutto il resto, denaro, macchine, non hanno problemi eccetto che la pace e la stabilità. Perciò se i maoisti possono assicurare loro su questo, allora in futuro non si sarà questo scontro. Questi giovani sono fondamentalmente il prodotto di tutto il sistema e dobbiamo cercare di evitare l’antagonismo tra la nostra generazione in questo momento data la situazione politica.

BP: ci sono molti nepalesi che vanno all’estero per l’educazione. L’unione degli studenti ha organizzazioni internazionali e cerca di organizzare gli studenti nepalesi all’estero?

MB: le nostre organizzazioni di studenti non hanno un dipartimento internazionale che guardi a questi aspetti e stabilisca dei legami con gli studenti nepalesi all’estero. Crediamo non sia colpa degli studenti che vanno via, questi vogliono solo un’educazione migliore in un buon ambiente e noi sappiamo che il nostro paese non è in grado ora di offrire questo. Avendo questo in mente ed essendo pratici noi pensiamo di avere legami con questi studenti cosicché potremo incoraggiarli a tornare e usare la loro esperienza per sviluppare il paese.

BP: Sei ottimista sul futuro del Nepal?

MB: Certamente! Altrimenti non sarei dove sono adesso!


traduzione a cura della redazione di "Guerre Popolari"

mercoledì 1 luglio 2009

ASSEMBLEA CITTADINA: VERSO IL G8 DE L'AQUILA

VENERDI' 3 LUGLIO ORE 18:30
IN VIA DEL DUCA, 4
(ACCANTO I CANTIERI CULTURALI ALLA ZISA)