martedì 29 aprile 2014

A Roma contro la pesante offensiva reazionaria - il movimento torna a manifestare il 12 maggio


La pesante aria di Roma
Nella Capitale tira aria pesante. Contro le occupazioni di case e gli spazi sociali occupati, ormai da mesi è in corso una offensiva a tutto campo. Da un lato magistratura e organi di polizia stanno procedendo con decine di provvedimenti giudiziari, dall’altra gli uffici tecnici delle varie amministrazioni stanno producendo ingiunzioni di pagamento, ordinanze di chiusure e provvedimenti restrittivi per le attività sociali, ricreative, di funzionamento e di autofinanziamento degli spazi sociali.
Sospinti da una martellante campagna stampa dei due giornali locali legati ai palazzinari, rispettivamente il Messaggero per Caltagirone e il Tempo per Bonifaci, la Procura della Repubblica di Roma e la Prefettura hanno dichiarato guerra agli spazi e alle abitazioni occupate.
Il Tempo ha curato un vero e proprio “dossier” delle occupazioni selezionandole tra “politiche” e sociali. Lo stesso quotidiano riferisce che ci sono circa 60 inchieste giudiziarie sulle occupazioni, da quelle “tradizionali” per furto di energia elettrica a quelle più pesanti per “associazione a delinquere a fini di estorsione”. Sulle occupazioni incombono gli sgomberi, che, alla luce di quanto accaduto alla Montagnola o allo studentato occupato "Godot", non lesinano affatto le maniere forti da parte della polizia.

L’incombente attuazione del Decreto Salva Roma (rinominato da molti “Ammazza Roma”) rovescerà sulla vita e le esigenze sociali della capitale il medesimo spirito dei diktat che hanno messo in ginocchio al Grecia. Privatizzazioni dei servizi municipali, dismissioni, svendita ai privati del patrimonio pubblico, “messa a profitto” di ogni attività civile e sociale nella città.
Gli speculatori e i palazzinari, i fondi di investimento stranieri e la grande distribuzione gongolano. Loro “sanno come mettere a valore una città”, i suoi spazi, i suoi flussi di vita e relazioni sociali, ridisegnando completamente la mappa geografica, urbanistica e sociale di un’area metropolitana che non conta solo sui più di tre milioni di residenti ma anche – e soprattutto – sugli undici milioni di turisti/consumatori che ogni anno piovono su Roma.
E’ dentro questa destrutturazione/ristrutturazione dell’area metropolitana di Roma che, a fianco dei blitz, degli sgomberi e delle denunce contro i movimenti sociali, si sta realizzando una normalizzazione dall’alto anche della sua vita sociale. Come? Ad esempio mettendo in ginocchio le attività autogestite esistenti.
Lo storico Centro di Cultura Popolare del Tufello, uno scantinato occupato in un quartiere popolare fin dagli anni Settanta che si è visto arrivare una richiesta di pagamenti arretrati per 240mila euro. Lo Scup a San Giovanni è sotto sfratto da parte di una società legata alla Lega delle Cooperative. In queste settimane è toccato all’Osteria del centro sociale Corto Circuito che si è vista mettere i sigilli perché non ha i permessi di somministrazione di alimenti e bevande, poi ad un altro spazio sociale storico, quello della Casa della Pace di Testaccio (attiva fin dal 1984 all’ex Mattatoio) che ha visto piovere uno dietro l’altro ingiunzioni e sospensioni delle attività ricreative (in particolare gli spettacoli) da parte della Questura e del Comune.

Roma: torniamo a manifestare! Il 12 maggio da piazza della Repubblica al Campidoglio

Schermata_del_2014-04-28_134740Giovedì 24 Aprile si è svolta presso il Lucernario occupato alla Sapienza un’assemblea pubblica che ha visto la partecipazione di molte realtà ed esperienze della città di Roma. Il confronto lungo che si è sviluppato ha preso le mosse dalle riflessioni finalmente condivise in uno spazio pubblico sulla giornata del 12 Aprile, punto di ripartenza dopo le mobilitazioni dell’autunno scorso, soprattutto dopo la partecipatissima manifestazione del 19 ottobre 2013. La discussione utilmente ha ribadito l’importanza della manifestazione contro la riforma del lavoro e il cosiddetto piano casa, anche fornendo diverse letture di un possibile allargamento dei percorsi contro i due odiosi provvedimenti governativi in fase di conversione in legge.

Per cui al centro del dibattito ci sono stati i provvedimenti del governo Renzi, il jobs act e il decreto Lupi, che mettono in campo un duro attacco a tutti quelli che già pagano i costi delle precedenti politiche d’austerity. Attacchi molto duri che non solo producono nuova e più pesante precarietà, abitativa lavorativa e territoriale, ma intervengono anche nel provare a fermare tutti quei movimenti che nei territori si autorganizzano e si riappropriano di ciò che ci viene negato. In particolare il riferimento va all’art.5 del decreto Lupi che colpisce allo stesso tempo le occupazioni abitative come gli spazi sociali, le palestre popolari, le esperienze di mutualità e cultura dal basso. Potremmo dire che quest’ultimo ha dentro di se le caratteristiche classiche di una legislazione d’emergenza.
Le risposte che il governo ha dato, con gli sgomberi e le cariche, alla precarietà abitativa, esplosiva nella città di Roma, è un segnale che non agisce esclusivamente sul terreno della lotta della casa ma su tutto quello che riguarda l’agibilità politica e di movimento nel territorio. Inoltre, la volontà da parte del ministro Alfano, sostenuto dal prefetto Pecoraro, di risolvere i problemi sociali attraverso il divieto di manifestare al centro della città rimarca l’ottusità e l’arroganza di chi ha deciso di sostituire la politica con il manganello scatenando una pesante guerra contro i poveri. Guerra contro i poveri ed in difesa della proprietà di cui è sempre più protagonista la magistratura non solo attraverso provvedimenti restrittivi della libertà di attivisti e manifestanti, ma anche attraverso il sequestro preventivo degli immobili occupati.
Le istituzioni locali vengono, dunque, soppiantate sistematicamente nell’amministrare questa città in perenne default e tentennano nell’opporsi radicalmente alle imposizioni del governo centrale. Il Salva Roma costringerà alla riduzione dei dipendenti comunali, degli stipendi e ad un peggioramento dei servizi offerti, alla definitiva privatizzazione dei servizi essenziali.
Anche il cosiddetto “piano casa” Renzi/Lupi si pone in perfetta continuità con quanto realizzato sino ad ora: deregolamentazione urbanistica, nuove speculazioni, sostegno al mercato ed alla proprietà. Il decreto Lupi nei fatti si dimostra come il governo sia completamente subalterno agli interessi della rendita e della proprietà privata, disinteressandosi e tagliando fuori larghi settori sociali colpiti dalle politiche di austerità e precarizzazione.
E’ necessario mettere in campo una risposta decisa che coinvolga tutta la città, che sappia parlare a tutti con l’obiettivo di costruire una sedimentazione sociale vera sempre più forte e radicata e che opponga quella forza necessaria, che abbiamo espresso già nei mesi scorsi, utile a strappare alla controparte pezzi di dignità.
Per questo motivo abbiamo deciso di tornare in piazza il 12 maggio e di percorrere le strade di questa città sfidando proprio chi ci vorrebbe silenziosi e passivi a partire dalla conferenza stampa che vogliamo tenere davanti il ministero degli interni. Vogliamo “guardare in faccia” chi prova a inserire nel piano della legalità la nostra sacrosanta volontà di vivere il presente al di sopra di quelle possibilità che il governo ci impone e fuori dalle loro logiche di sfruttamento e devastazione. Vogliamo ribadire l’appartenenza alle strade di questa città e nessun divieto ci impedirà di varcare i confini del concesso, della compatibilità.
Pensiamo sia utile essere presenti nella manifestazione indetta per il 17 Maggio che vedrà i movimenti scendere in piazza contro le privatizzazioni a livello nazionale e il corteo del 10 Maggio a Torino per chiedere la liberazione dei compagni no tav.
Tutte tappe importanti che ci porteranno alla contestazione del vertice sulla disoccupazione giovanile dell’11 luglio a Torino.


domenica 27 aprile 2014

L'altro 25 aprile quello dei proletari in lotta Borgate-Bergamo




La giunta comunale di Bolgare, ha portato a 500 euro il costo del certificato per L'IDONEITÀ ALLOGGIATIVA, una vera tassa sugli immigrati dato che il documento è richiesto solo ai cittadini stranieri e negli altri comuni costa poche decine di euro.

CONTRO QUESTO PROVVEDIMENTO RAZZISTA STA CRESCENDO UNA BELLA MOBILITAZIONE POPOLARE.

Una precedente ordinanza impone nel centro storico, LA CHIUSURA ALLE ORE 20.00 DEI NEGOZI, colpendo di fatto solo i negozi alimentari indiani e pakistani, indicati come pericolo per l'ordine pubblico!
IL SINDACO DI BOLGARE VUOLE FARE DELLA SUA POLITICA RAZZISTA UN ESEMPIO PER TUTTI I COMUNI.

RISPONDIAMO ALLARGANDO AGLI ALTRI PAESI L'ATTIVITA' DEL COMITATO!
VENERDÌ 25 APRILE PARTECIPIAMO NUMEROSI AL CORTEO DI BOLGARE.
IL SINDACO VA FERMATO!
LE ORDINANZE RITIRATE!
BASTA CON I POLITICI CHE ALIMENTANO L'ODIO RAZZIALE TRA LA POPOLAZIONE E TRA I LAVORATORI.
UNITA' E SOLIDARIETA' CONTRO LO SFRUTTAMENTO, PER IL LAVORO, PER I DIRITTI.
PER TUTTI.
comitato antirazzista

L'altro 25 aprile a Palermo - Ma quale democrazia si dovrebbe difendere o festeggiare… quella della borghesia al potere?

25 Aprile mattinata lungo le vie del centro di Palermo con attacchinaggio e volantinaggio 

A proposito dell'“appello unitario per il 25 aprile” che è stato lanciato a Palermo firmato ANPI Palermo - FIOM Palermo - Rifondazione Comunista Palermo - SEL Palermo - USB Palermo - Centri sociali palermitani... 
Ma quale democrazia si dovrebbe difendere o festeggiare… quella della borghesia al potere ? L'appello infatti si conclude così: “La battaglia per la libertà continua ancora oggi, su vari fronti, a partire dalla difesa della democrazia e della Costituzione”.
Che alcune realtà firmatarie dell'appello sfilino in corteo il 25 aprile “a difesa” di una democrazia voluta dal potere borghese dominante non ci sorprende affatto ma rimaniamo perplessi quando tra di esse figurano pezzi del movimento palermitano cosiddetto antagonista.
Non si può trattare la Resistenza come viene descritta nell'appello che dice tra l'altro “I nostri Partigiani lottarono, anche per diritti universali delle donne e degli uomini, per la pace ripudiando la guerra...”. La Resistenza partigiana liberò il paese dalla dittatura nazifascista al servizio del capitale e, certo, aveva anche come obiettivo di mettere fine alla guerra imperialista ma soprattutto per i partigiani questo significava avanzare verso la liberazione anche dal potere monarchico/borghese che il revisionismo del Pci ha invece impedito essendo parte attiva nella formazione dell''attuale assetto democratico borghese.
Oggi soprattutto gli ultimi governi, con presidenti del consiglio di fatto non eletti, dimostrano fino a che punto nel nostro paese questa democrazia b
orghese difenda “i diritti democratici” e come la Costituzione rimane carta straccia quado si tratta di garantire i diritti di lavoratori e masse popolari ma riprende vita quando si tratta di garantire gli interessi del Capitale... questa è la “democrazia” che difendono i revisionisti e riformisti in qualsiasi modo si travestano...
Se non si parla di avanzamento del moderno fascismo che investe tutti gli ambiti (del quale già parliamo da tempo e di cui una manifestazione concreta contro le masse popolari in lotta è stato il 12 aprile a Roma da sempre più Stato di polizia) non si capisce dove sta andando questa “democrazia” per la cui “difesa” si scende in piazza il 25 Aprile .
 
Il nostro 25 aprile è quello che pone la necessità una nuova Resistenza proletaria e popolare che si voglia realmente liberare dal giogo proprio della democrazia borghese del sistema del capitale... 

Circolo Proletari Comunisti Palermo

L'altro 25 aprile a Taranto

Vedi video su tarantocontro.blogspot.com

Taranto 25 Aprile per ricordare la liberazione dal fascismo di ieri e organizzarsi contro il moderno fascismo di oggi.

Si è svolta questa mattina tra via Di Palma e p.zza M.Immacolata la manifestazione dei compagni Proletari Comunisti in occasione del 25 Aprile giorno della liberazione fascista, con striscioni, volantini e banchetto informativo, e anche canti e slogan appoggiati da giovani e dalla gente. Una giornata in ricordo dei partigiani fatta di musica consensi e interventi al microfono.















































25 APRILE A MILANO - “LA LIBERAZIONE E’ ANCORA DA FARE” – L’ALTRO 25 APRILE DI PROLETARI COMUNISTI

Per ribadire la necessità di una Nuova Resistenza  Proletaria e Popolare che cacci il moderno fascismo

Al di la dei numeri, di sicuro non i centomila gridati dai giornali, la manifestazione nazionale per il 70° della Resistenza è stata lo specchio della fase attuale. Da un lato le istituzioni che hanno voluto ribadire, con un spropositato e indegno dispiegamento di vari corpi di polizia e digos, tutto il corollario del revisionismo storico e sciovinismo nazionalista: “Unità nazionale attorno alla democrazia borghese”, nell’ottica di legittimare la democrazia dell’oggi che cancella proprio i valori della Resistenza Partigiana – “pacificazione nazionale”, mettendo sullo stesso piano i Partigiani e i fascisti della rsi che si traduce oggi nel legittimare il diritto d’espressione per i gruppi neo nazi/fascisti – “lotta a tutti i terrorismi”, che vuol dire considerare  “banditi” tutti coloro che resistono alla barbarie di questo sistema, dai NoTav ai NoExpo, da chi lotta contro il razzismo istituzionale a chi lotta per il diritto all’abitare. A supporto la Cgil e l’Anpi: i primi “che parlano di antifascismo e chiamano alla mobilitazione contro la parata nazifascista del 29 per Ramelli” per coprire il loro fascismo a partire dall’accordo sulla rappresentanza del 10 gennaio; i secondi che gridano “difesa della Costituzione” che poi è la stessa che legittima la libertà d’espressione per tutta la feccia, da FN a casa pound.


Dall'altra, a cercare di infastidire e contestare questo scempio, dai solidali con gli arrestati Notav,
a chi si oppone al canale che devasta una fetta del territorio in nome dell’Expo e che ha visto un attivista contestare vivacemente Pisapia, primo sostenitore di questa “grande opera”, il quale con la risposta alla contestazione mostra il suo vero volto di destra
«Erano 2 persone, qua siamo oltre 100.000 e io sento la voce dei 100.000 che sono, oggi, in piazza e dei 3,2 milioni di abitanti della futura città metropolitana che sono, sicuramente, favorevoli a fare tutto il necessario per rendere la nostra città e il nostro Paese più vivibili e sempre più avanti nella lotta alla povertà». Commenta così il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, la breve contestazione, ai suoi danni, messa in atto da 2 esponenti del Comitato No Canal. «Il problema è che c’è ancora una piccola minoranza che contesta la democrazia», continua Pisapia, alla testa del corteo meneghino per il 25 aprile. «Questo è inaccettabile, ma la forza di questa manifestazione dimostra che Milano, i milanesi e gli italiani sono antifascisti ma, soprattutto, guardano in avanti per una democrazia ancora più compiuta di quella che oggi è perché ancora troppi punti della Costituzione non sono diventati realtà».

A chi era a ricordare la resistenza del popolo palestinese e che ha contestato la presenza delle brigate ebraiche con la bandiera israeliana
A chi si oppone allo job act


A chi ha ribadito l’invito alla manifestazione del 29 contro la parata dei fascisti

Da sottolineare che non è mancata nella mattinata la provocazione di forza nuova allo Stadera, dove un anziano militante dell’Anpi ha detto che “chiudere questi covi ci vuole poco, un litro di benzina e un cerino”

noi condividiamo appiano questo concetto che afferma che l'unico Antifascismo è Militante

sabato 26 aprile 2014

NO TAV La resistenza continua - oggi a Bussoleno


manifesto_26Una giornata intera dedicata alla Resistenza, a chi ha resistito e a chi resiste ancora.
Per le vie di Bussoleno, dal mattino fino alla sera, da mangiare e da bere, dibattiti, banchetti informativi, gadgets, musica, magie, spettacoli e giochi per i grandi e i bambini
all’insegna della solidarietà e della lotta, come nella tradizione notav, dove nessuno rimane solo, neanche in un carcere.
Liberare tutti vuol dire lottare ancora! Programma ore 10.30 dibattito Anpi “Portare nel futuro e nel presente i valori della resistenza sostenendo le lotte per la difesa del territorio”a cura dell’Anpi Bussoleno-Foresto-Chianocco ore 12.30 polentata lungo via Walter Fontan dalle ore 14 spettacoli in strada
le magie del Wonder Injector Mariano Tomatis
spettacolo marionette “Assalto alla dirigenza” Django Reinhardt di Chiara Caruso
ore 15.30 presentazione della giornata “Diventa protagonista Sostieni la Resistenza”
a seguire presentazione del libro “Resisto! 10 anni con te 10 anni senza di te” La verità sull’omicidio di Dax militante antifascista. Interverranno Rosa Piro mamma di Dax e i compagni dell’associazione “Dax sedicimarzoduemilatre”
ore 18 Egin in concerto presentano “Canti della Resistenza” ore 22 Chianocco presso Birreria “Il Cotonificio” concerto della Banda Popolare dell’Emilia Rossa a cura dell’Anpi Bussoleno-Foresto-Chianocco
per tutta la giornata
mostre delle opere di Piero Gilardi
mostre fotografiche
banchetti di produttori locali no tav
banchetti informativi ed esposizioni
giochi a cura dei comitati no tav

in caso di pioggia la manifestazione si svolgerà presso il salone polivalente di Bussoleno i proventi della giornata verranno destinati al sostegno della resistenza no tav
Pubblicato in SPAZI SOCIALI

giovedì 24 aprile 2014

venerdì 18 aprile 2014

TREZZO - UNA IMPORTANTE GIORNATA DI UNITA' DELLE LOTTE NELLA LOGISTICA - CONTRO IL NUOVO SCHIAVISMO, A DIFESA DEI POSTI DI LAVORO




Riuscito lo sciopero e la manifestazione degli operai delle cooperative logistiche che hanno ribadito forte e chiaro che la vertenza in difesa dei posti di lavoro non è chiusa, 
anche perchè esiste un verbale di accordo sindacale, ottenuto dalla lotta di questi mesi, che attende di essere siglato in Prefettura e che la LDD e le cooperative hanno disatteso unilateralmente giovedì 3 aprile. 
Un accordo che ha differenza di quello che normalmente succede garantisce il mantenimento dell'occupazione e non accetta che la soluzione sia l'elemosina della mobilità, come invece spesso accade anche nelle fabbriche.
E' questa una caratteristica che rende questa vertenza  importante in quanto  vede gli operai decisi ad andare fino in fondo nella difesa del lavoro, anche perchè in questi magazzini il lavoro c'è eccome, visto che si lavora anche 12/14 ore o come nel caso della ND-METRO  dove se è vero che va via il cliente è altrettanto vero che il lavoro nel magazzino rimane.



Per questo non accetteremo nessun accordo che preveda la mobilità e tutte quelle iniziative sindacali che vanno nella direzione dei licenziamenti, come il prossimo incontro in Regione previsto tra la LDD e la CGIL, proprio in un momento delicato di una  vertenza che invece si può e si deve risolvere mantenendo il lavoro per tutti.


Quindi contrasteremo chiunque si ponga in questa direzione contraria agli interessi dei lavoratori e anche le organizzazioni sindacali confederali diventano inevitabilmente degli obbiettivi della lotta dei lavoratori, in quanto la loro azione è evidentemente indirizzata solo a rompere l'unità dei lavoratori.

per lo slai cobas s.c. 
Sebastiano Lamera



breve cronaca della giornata e interviste ai lavoratori:



Oggi i facchini della logistica LD sono ritornati a Trezzo, dove il 04/04 erano stati assaliti da una squadraccia di autisti e altri loschi figuri organizzati da capi e capetti delle cooperative interne al polo logistico LD.  
Sono ritornati davanti ai cancelli a testa alta, accompagnati dai colleghi di altre logistiche bergamasche (ND-IPER-KN) e bresciane (SMA) e di una delegazione della FAO la federazione autisti operai.



La rivendicazione è sempre la stessa, un lavoro, indebitamente scippatogli 3 mesi fa, col pretesto della chiusura dei magazzini di Vignate e Capriate.





Ad attenderli, uno spropositato dispiegamento di forze, che però non è riuscito ad intimidirli.
Al grido “la lotta è dura ma non ci fa paura”, “non molliamo mai”, “lavoro diritti dignità”, “se toccano uno toccano tutti”, per 4 ore hanno bloccato viale Lombardia nella zona industriale, causando pesanti difficoltà alla circolazione.
Allo sciopero hanno partecipato diversi lavoratori del Cobas della Metro/ND, che a loro volta, tra pochi mesi vedranno svanire il loro impiego a causa di un trasferimento del magazzino a Pavia. 


Come si deduce osservando le vicende che li vedono protagonisti, cambiano i nomi, ma i problemi sono gli stessi.
Il sistema caporal/mafioso delle cooperative, grazie alla copertura di leggi vergognose, schiavizza migliaia di lavoratori in tutto il paese.
In risposta a questa situazione, non passa giorno che non esploda una giusta lotta, per la riaffermazione di diritti primari.
Allo stesso modo crediamo che sia sacrosanto il diritto a una casa e a una vita dignitosa, per questo abbiamo apprezzato particolarmente la partecipazione all’iniziativa di oggi di una delegazione del comitato per il “Diritto all’abitare” di Bergamo.
Riteniamo fondamentale unire tutte queste vertenze, innanzitutto perchè direttamente collegate e poi perchè solo uniti possiamo rafforzarci a vicenda e vincere. Auspichiamo che il piccolo passo fatto oggi, verso l’unificazione delle lotte, sia la scintilla che può incendiare la prateria.
Le mobilitazioni non si fermano, durante l’assemblea che ha concluso la mattina fuori dai cancelli di ND, si sono individuati diversi obbiettivi che andremo a toccare nei prossimi giorni.


RADIO POPOLARE DIRETTA DA TREZZO STAMATTINA
dal minuto 12.48 prima intervista a Lamera e poi allo storico del lavoro S. Bologna e poi l'avvocato M. Tagliabue
http://podcast.radiopopolare.it/localmentemosso_17_04_2014_1.mp3
RADIO ONDA D?URTO
Manifestazione a Trezzo. Unire le lotte è l'unica risposta. Grazie a chi c'era, è stato un grande giorno.
Ce n'est qu'un début, continuons le combat

A Roma sgomberi e violenze poliziesche contro i senza casa

La guerra del governo Renzi contro poveri e precari  

corteo  ore 17.30 da piazza Fabrizio De Andrè nel quartiere della Magliana

da infoaut
BlVbg0GCQAAbx8z.jpglargeIeri la città di Roma, quella che resiste all'impoverimento e alle politiche di austerity, si è svegliata con una situazione surreale. Avevamo già avuto il sentore durante la scorsa settimana di un cambio di passo rispetto alla gestione dell'emergenza sociale in questa città, che possiamo considerare estendibile a tutto il territorio nazionale, ma oggi ne abbiamo la conferma definitiva.
Lunedì scorso abbiamo assistito agli sgomberi coatti nel silenzio della politica e la manifestazione del 12 ha visto dispiegare in piazza ingenti forze di polizia che hanno caricato il corteo in discesa fino all'imbocco di via del Tritone. Sono palesi dalle immagini e dai video pubblicati da giornali e attivisti, quanto sia spropositata la violenza messa in campo e nonostante tutto non c'è nessuna remora a perpetuarla nuovamente.
I tagli, le privatizzazioni, le speculazioni edilizie ed il saccheggio dei territori, la precarizzazione totale del lavoro e della vita che il governo Renzi ci sta imponendo, vengono difesi, senza nessuna mediazione, esclusivamente attraverso l'uso della forza. Ogni possibilità di risposta ai problemi sociali viene consegnata, quindi, nelle mani dell'ordine pubblico. ..ne abbiamo avuta l'ennesima riprova. Il presidio di solidarietà chiamato in difesa dell'occupazione di via della Montagnola è stato pesantemente caricato perchè sosteneva gli e le occupanti che avevano deciso di riprendersi la propria dignità. La polizia ha fatto decine di feriti: teste aperte e braccia rotte. La piazza meticcia di questa mattina ha subito di nuovo l'ottusità e l'arroganza di un governo che impone l'austerity senza se e senza ma. Complici anche dei governi locali che sembrano, di fronte a tutto questo, incapaci, subalterni.
Lo stesso piano casa nell'art.5 lancia esattamente lo stesso messaggio. Gli enti locali non possono allontanarsi dalle decisioni centrali e le risorse pubbliche tanto quanto le politiche sociali possono essere destinate solo agli interessi delle banche, della speculazione e dei costruttori. Il tavolo che era stato convocato per oggi presso il municipio VIII, con la presenza dei capigruppo di maggioranza del comune di roma che avrebbero dovuto discutere dell'emergenza abitativa che imperversa in questo territorio, è stato scavalcato dalla stessa questura che ha eseguito le direttive date: non permettere che le occupazioni si riproducano ancora, alimentando quelle lotte sociali che dal basso e nell'autorganizzazione, appagano i bisogni di migliaia di persone.
Questo governo crede davvero di prenderci in giro con il miraggio di 80 euro al mese in più in busta paga (per pochi), quando è chiaro, da queste ultime settimane, dai provvedimenti come il jobs act e il piano casa di Lupi, che la ricetta messa in campo è sempre la stessa: esigere dalle persone che sono già colpite dall'austerity ulteriori ed impensabili sacrifici.
Allo stesso modo ieri mattina davanti il carcere di Regina Coeli ci siamo trovati lo schieramento di due reparti celere per un semplice presidio di solidarietà. L'interrogatorio di garanzia è durato circa sette ore durante le quali centinaia di persone chiedevano la scarcerazione dei quattro compagni che sono stati fermati durante il corteo del 12 Aprile. Il giudice, in continuità con la logica che i problemi si gestiscono come una questione di ordine pubblico, si è invece appiattito sulle richieste del PM e sui verbali della questura e senza nessuna prova ha convalidato la misura cautelare dell'arresto con detenzione domiciliare. Matteo, Simon, Ugo e Lorenzo sono accusati di resistenza pluriaggravata e lesioni, nonostante le immagini dimostrino il contrario ovvero la brutalità della polizia.
Sembra di essere piombati in una situazione “cilena” e crediamo che sia necessario mettere in campo una risposta decisa, concreta e di massa. Non possiamo permettere che la narrazione di quello che ci succede sia rinchiusa esclusivamente all'interno delle pagine dei giornali e dei media mainstream.
Dobbiamo mettere al centro il problema della casa come problema che coinvolge ormai l'intera città di Roma ed il paese. Rispondere a questa guerra contro i poveri ed i precari lottando ancora più forte. La lotta per la casa, che dopo il 19 si è propagata in tutto il territorio nazionale, rappresenta oggi una possibilità, uno spazio di trasformazione e riappropriazione dei nostri diritti e delle nostre vite. Per questo va difeso e rilanciato da tutti, collettivamente. Sempre più persone devono aggregarsi alle lotte dei movimenti, occupare per liberare spazi e tempi utili alla liberazione della propria vita, non sottostare alla precarietà, resistere alla devastazione del proprio territorio.
Per questo motivo quello che succede attraverso gli sgomberi e le cariche di piazza non può essere solo un problema dei movimenti di lotta per la casa ma di tutte quelle persone che non vogliono più pagare i costi della politica, delle decisioni imposte dall'Europa e dalla troika, il prezzo di un modello di sviluppo che per ristrutturarsi ha bisogno di nuovi giri di vite.

Il corteo di oggi che partirà alle ore 17.30 da piazza Fabrizio De Andrè nel quartiere della Magliana, già lanciato nelle scorse settimane, sarà il primo momento pubblico con il quale si risponderà alle giornate appena trascorse, alle violenze della polizia, agli sgomberi e gli sfratti, all'arroganza di chi ci governa.
Convinti che in questo paese i diritti si conquistano a spinta ci vediamo nelle piazze per strappare ancora una volta la vita che vogliamo, qui e ora!

Movimenti contro la precarietà e l'austerity - Roma

lunedì 14 aprile 2014

IMMAGINI DAL CORTEO DEL 12 APRILE - ROMA




 
 

ROMA 12 APRILE Sgomberiamo Renzi - Comunicato da Porta Pia


ribaltiamo_renzi 12 aprile - parte la campagna elettorale: altro che soluzioni, manganelli contro chi chiede casa reddito e diritti per tutti 30mila in piazza “Sgomberiamo Renzi! I diritti si conquistano a spinta!”
Un corteo di oltre 30mila persone oggi si è mosso da Porta Pia per portare l’assedio ai ministeri e contestare i provvedimenti che il governo Renzi ha già preso sul tema della casa e del lavoro.
Una manifestazione meticcia, determinata a portare la rabbia davanti ai luoghi simbolo delle politiche di austerity per contestare con forza il decreto Lupi e il Jobs Act, attaccata pesantemente su via Veneto e piazza Barberini con manganelli e gas lacrimogeni.
Un’apertura di campagna elettorale che ha confermato la linea “soluzioni zero” del governo Renzi, caricando la manifestazione arrivata sotto il Ministero del lavoro, esplicitando di nuovo l’intenzione di non dare alcun ascolto né tantomeno risposta alle migliaia di famiglie che soffrono la crisi: jobs act e piano casa sono due decreti fatti per formare una schiera di nuovi invisibili senza diritti, condannati ad essere precari a vita e senza un tetto sopra la testa. Due decreti che già rendevano chiaro l’obiettivo di colpire chi lotta, attraverso l’art.5 del piano casa, rendendo sanzionabile chi sciopera, non risparmiando manganellate a chi porta sul piano pubblico l’infamia di un governo che non ha nulla di nuovo e continua a garantire privilegi e interessi degli amici degli amici, condannando alla povertà una popolazione intera.
Un abbraccio va da Porta Pia ai feriti, di cui attualmente due in ospedale piantonati, e ai compagni fermati, di cui ancora non sappiamo se verranno rilasciati o tradotti in carcere. Li vogliamo tutti liberi e subito. La manifestazione di oggi è stata la prima contro il governo Renzi, e non sarà certo l’ultima: saremo in piazza nei territori il 1°  maggio in connessione con tante città europee per rivendicare reddito e diritti contro le politiche di austerity, e l’11 luglio ci troverete sicuramente ad assediare il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile a torino. Perchè se c’è una cosa di cui siamo sicuri è che di fronte a un potere che fa solo i suoi interessi, i diritti si conquistano a spinta.

Partecipa organizzati lotta!
da abitarenellacrisi.org

ROMA 12 APRILE - commento dal Cau Napoli

Vale la pena ricordarlo perché con la solita cattiva informazione dei media – che quando proprio non riescono a far “sparire” i momenti di piazza come quello di ieri li relegano a una posizione assolutamente marginale nel dibattito pubblico, isolati e criminalizzati fino a neutralizzarne i contenuti e l’efficacia politica – c'è il rischio di perdersi la notizia. Sabato a Roma circa 20.000 persone sono scese in piazza, nella prima giornata di mobilitazione contro il governo Renzi. Una piazza riempita con generosità e determinazione da immigrati, occupanti di casa, lavoratori, studenti, ma anche da collettivi e realtà politiche diverse, dai tanti compagni che ogni giorno portano avanti lotte in tutta Italia. Un pezzo importante di proletariato metropolitano che subisce in prima persona gli attacchi che vengono sferrati da governi e padroni di turno – e il Piano Casa e il Jobs Act sono solo gli ultimi in ordine di tempo... – e che da sempre prova a opporsi e a costruire un’alternativa radicale alla miseria in cui ci costringono a vivere. Una piazza, insomma, che ha provato a mettere al centro le esigenze e le necessità di chi non vuole morire di sfruttamento, di precarietà o di disoccupazione, e rivendica il sacrosanto diritto a una casa, a un salario decente, una sanità pubblica, a servizi sociali accessibili a tutti.
Era un corteo difficile, lo sapevamo da prima, dai giorni precedenti in cui ci siamo messi a lavoro per provare a costruire e allargare la partecipazione a questa giornata, per far crescere l'attenzione su quello che avrebbe potuto esprimere questa piazza.
Un corteo difficile in parte per limiti oggettivi, che vanno al di là di noi stessi, delle nostre capacità o debolezze, limiti posti dalla stessa fase politica che attraversiamo: tanto malessere e rabbia che covano sotterranei, incapaci di esprimersi fuori dalla rassegnazione, dall'egoismo o al di là della speranza nell'attesa di un salvatore qualsiasi. E, soprattutto, incapaci di essere trasformati in elementi di coscienza condivisa su cui costruire una progettualità organizzata, conflittuale e radicalmente opposta all'attuale stato di cose.
Così – non dobbiamo nascondercelo – non esiste ancora una sensibilità comune contro il Governo Renzi e purtroppo neppure contro l'Unione Europea come costruzione politica antiproletaria e orizzonte dentro cui l'azione del governo si inserisce e si sviluppa. Questo perché – nonostante le lotte quotidiane, le battaglie che si portano avanti e le piccole vittorie che pure si riescono a strappare – i nostri continuano a subire un'offensiva padronale tout court, materiale e ideologica, a cui la borghesia ha impresso un'accelerazione senza precedenti negli ultimi tempi, dotandosi del volto giovane e accattivante di Renzi per uscire dall'impasse della crisi, per rendersi “competitivi” e “moderni” il più velocemente possibile, costi quello che costi. Parlando, come abbiamo fatto in questi giorni con studenti, disoccupati, lavoratori più o meno precari, la sensazione è che siano ancora tutti in una fase di attesa per capire che farà questo Governo, attendendosi magari nel giro di qualche mese di vedere qualche risultato…

A questo scenario, già di per sé non idilliaco, si sono sommate le nostre debolezze come movimento, limiti di carattere soggettivo e su cui non ci vogliamo dilungare troppo. Di certo, è evidente che ha pesato l'incapacità di allargare e includere nella costruzione della piazza di ieri tutto ciò che di oppositivo si muove, adagiandosi forse sulla “rendita” lasciata dalle giornate del 18 e del 19 ottobre scorsi e impedendo alla mobilitazione di crescere quanto, pur in questo contesto difficile, avrebbe potuto. Ne è uscito così un corteo nazionale ridotto nei numeri, essenzialmente “romano”, con tante – probabilmente troppe e a tratti confuse – parole d'ordine, di fatto incentrato solo sulla questione della casa.
Eppure abbiamo provato a starci, non per semplice “testimonianza” ma perché abbiamo ritenuto quella piazza un'opportunità da cogliere per dire la nostra su quello che il Governo Renzi ha già fatto e su quello che farà, sugli effetti che questo avrà sulla vita della maggior parte delle persone che vedranno peggiorare da subito le loro condizioni di vita e lavoro con l'ulteriore precarizzazione dei contratti, la spinta e il livellamento dei salari al ribasso, l'attacco ad ogni tipo di tutela pur di aumentare la “flessibilità” in entrata e – a breve – quella in uscita...

Per questo eravamo davvero in tanti dietro lo spezzone "Uniti e inflessibili contro il Jobs Act"
: centinaia di studenti, precari, disoccupati e lavoratori – fra tutti quelli di Aci Informatica, ma anche molti insoddisfatti e scontenti dei sindacati confederali). Vicini, materialmente e idealmente, ai braccianti e ai facchini della logistica del Si Cobas che hanno portato in piazza la loro energia, la loro esperienza di lotta. Uno spezzone rumoroso e determinato, che insieme a tante altre compagne e compagni ha saputo tenere di fronte alla brutalità delle forze dell'ordine a piazza Barberini, quando la polizia si è lanciata in una folle carica scendendo da Via Veneto, e i carabinieri hanno picchiato pesantemente il fondo del corteo.
Nonostante questo, la violenza della risposta delle forze dell'ordine ha prodotto decine e decine di manifestanti feriti, fermi e denunce. La situazione confusa creata dalle cariche della polizia ha fatto anche sì che un ambulante peruviano di 47 anni abbia perso una mano. Un episodio per noi sconvolgente, rarissimo per fortuna, ma che merita tutti i nostri pensieri, la nostra vicinanza umana, anche perché quest’uomo con le mani ci lavora, e dobbiamo immedesimarci nella sua situazione ancora di più di come lo avremmo fatto per qualsiasi ragazzo ferito gravemente in una situazione di piazza… Anche perché, come concordano numerose testimonianze, i soccorsi sono arrivati in ritardo, rallentati dalle operazioni della polizia, e il suo stesso nipote non è stato minimamente sostenuto mentre cercava di aiutare lo zio.
I compagni arrestati invece sono cinque, già immediatamente bollati come gli “irreversibili antagonisti”, i “soliti violenti”, e potremmo andare avanti all'infinito... Si tratta invece di ragazzi come Ugo, studente universitario di Napoli da sempre presente nelle lotte di questa città, da quelle per l’istruzione pubblica a quelle per il diritto all'abitare. A Ugo e agli altri compagni va tutto il nostro supporto e la nostra solidarietà, l'impegno a tirarli fuori da lì il prima possibile e a dimostrare in maniera decisa e forte alla controparte che ci vorrebbe affossati e incapaci di reagire ai suoi attacchi che non esistono manganelli, non esistono lacrimogeni e fermi che tengano davanti alle nostre ragioni e alla voglia di cambiare l'esistente.

In ogni caso, se ci siamo presi un attimo per riflettere su ieri è per meglio costruire le giornate di domani. E non ci riferiamo solo alle prossime date o scadenze di movimento, ma proprio ai prossimi giorni, per costruire un percorso collettivo che si allarghi e migliori sempre di più di qui ai prossimi mesi. Domani, come ieri, saremo di nuovo nelle facoltà e nelle scuole, sui territori, sui posti di lavoro a raccontare questa giornata e a guardare oltre, mettendo su dal basso delle nostre esperienze una risposta concreta e organizzata in cui possano riconoscersi gli sfruttati e gli oppressi di questo paese, un'opposizione al Governo Renzi, all’Unione Europea quantomeno all'altezza dell'attacco che ci viene sferrato. Continuando il lavoro quotidiano e di massa, ovunque si manifesti la contraddizione tra capitale e lavoro.

Uniti e inflessibili contro il Jobs Act

giovedì 10 aprile 2014

un processo da tribunale speciale contro i NOTAV

Report udienza maxi processo No Tav


10151381_10203472094472414_5592957015540977871_nStamane ha avuto luogo l’udienza settimanale del processo ai danni del Movimento No Tav sui fatti del 27 giugno e del 3 luglio. 
L’udienza si apre con la determinata presa di posizione degli avvocati rispetto l’atteggiamento dei pubblici ministeri, che abitualmente “sbeffeggiano” testimoni e difensori, che non permettono un sereno interrogatorio dei primi e che sui giornali parlano di un “ostruzionismo” in aula da parte dei legali No Tav.
Tra i diversi testimoni convocati dalla difesa c’è anche l’ex Prefetto Di Pace, il quale concesse ad uso esclusivo delle forze dell’ordine i terreni della Maddalena a seguito di comunicazione, a suo dire informale da fonti definite “autorevoli” tra cui Virano, senza avere conoscenza del progetto esecutivo o dell’esistenza di esso. Tale ordinanza diede di fatto il via libera allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, ma il Prefetto dimostra di non essere stato neanche a conoscenza degli accordi internazionali rispetto ai futuri lavori. L’unica verifica di cui riferisce durante la testimonianza è un tavolo istituzionale svoltosi a Palazzo Chigi sull’opera, in cui abbe modo di colloquiare con vari ministri.
Riferisce altresì interlocuzioni col presidente della commissione intergovernativa, Virano, il ministro dei trasporti e il sottosegretario presidenza del consiglio. Gli avvocati chiedono quindi la citazione di questi testimoni.
Si palesa, durante questo lungo interrogatorio, che l’ordinanza emessa dall’ex Prefetto dietro richiesta del Questore e relativa al confine territoriale, fu emessa senza conoscere l’esatta area su cui sarebbe dovuto sorgere il cantiere. Dichiara altresì che non ricorda se allora era a conoscenza del fatto che l’area della Maddalena fosse stata regolarmente affittata da un consigliere comunale per conto del movimento, con pagamento regolare del plateatico e comunque non avrebbe fatto la differenza, poiché aveva ricevuto dall’autorità giudiziaria comunicazione su comportamenti altamente “illegali” svolti in quell’area.
Come rimbalzano in tempo reale i maggiori quotidiani piemontesi, conferma di aver avuto il 27 giugno contatti telefonici con Paolo Ferrero (aveva dichiarato nelle scorse udienze che lo sgombero della Libera Repubblica era stato un assalto medievale) che era preoccupato per i molti lacrimogeni lanciati contro le persone inermi e per l’assenza di via di fuga ad esclusione dei boschi su per la montagna ma, poiché Di Pace si fidava del “senso della misura” dell’ex questore Faraoni, non concordò con Ferrero e cercò di rassicurarlo rispetto alle reali intenzioni della polizia. Sempre dall’ex prefetto veniamo a conoscenza del fatto che, a partire dall’ordinanza operativa emanata dal Questore al Prefetto e al Ministero degli Interni, c’era indicazione di mantenere comportamenti moderati verso le persone “non violente”. Secondo lui, quindi, il numero di lacrimogeni abnorme lanciato contro i manifestanti fu direzionato solo su quelle persone definite “violente” da chi gestiva l’ordine pubblico!
L’ex Prefetto riferisce inoltre dei numerosi poliziotti feriti il 3 luglio, ma di non avere avuto notizia di manifestanti feriti, soprattutto tra quelli arrestati (vedi operazione Hunter).
Particolare degno di nota è la presenza, da lui confermata, della presenza dell’allora Procuratore Capo Caselli ai tavoli di coordinamento ordine e sicurezza pubblica, insieme a questore, Carabinieri, Finanza e Forestale. Riferisce, infatti, di come in questi incontri si analizzasse la situazione nell’ottica di un intervento di ordine pubblico. Naturale viene da parte della difesa la domanda sul perché a questi tavoli fosse invitato il Procuratore Capo Caselli, investito del potere di esercizio dell’azione penale, e la risposta è perché c’era un quadro di collaborazione sulla situazione più generale di ordine pubblico nella Maddalena e la sua idea che i discorsi fatti potessero interessargli…alla faccia della divisione dei poteri prevista dalla Costituzione!
Segue la testimonianza di Giorgio Cremaschi, ex presidente Fiom, il quale racconta del suo sostegno al Movimento No Tav e della sua partecipazione a diversi incontri, discussioni e dibattiti sul rapporto tra sviluppo e ambiente. La sua esperienza si riferisce in particolar modo sulla giornata del 3 luglio, manifestazione utile a pubblicizzare le ragione del rifiuto dell’opera. Racconta di un corteo aperto da bambini, forte di una partecipazione popolare e dell’uso spropositato dei lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine.
A quella di Cremaschi, segue la testimonianza di una donna No Tav colpita da una manganellata e che poi si ritrovò, confusa, nel piazzale inseguita dalla polizia. Medicata nel tendone sanitario, dovette interrompere le cure a causa dell’arrivo copioso di lacrimogeni. In questa situazione i pubblici ministeri sempre più arroganti ed irrispettosi, ironizzano e mettono in dubbio la veridicità delle ferite da lei riportate per essere poi smentiti da un video in cui si vede il volto della donna coperto dal sangue.
 Viene sentito come testimone anche Alberto Perino, in particolar modo sulle tende dei No Tav rimasti nella Libera Repubblica a seguito dello sgombero e che la polizia, per voce del capo della Digos, aveva garantito non sarebbero state toccate. Alberto racconta invece dello spettacolo indegno scoperto il giorno successivo, con quasi la totalità delle tende distrutte, imbrattate e rese per sempre inutilizzabili da parte di chi avrebbe dovuto sorvegliarle. Al momento delle domande dei pubblici ministeri, questi affermano che non interrogheranno Alberto poichè plurindagato e, secondo loro, testimone non attendibile.
Viene immediato il riferimento ad uno dei testimoni della settimana scorsa, Renzo Pinard sindaco di Chiomonte, sentito dai legali della difesa nonostante condannato in passato e altri riferimenti più noti in altri processi, vedi Spartaco Mortola…
 La prossima udienza sarà il 15 aprile e verranno sentiti altri testimoni convocati dai legali del movimento.