sabato 29 marzo 2014

DA ROMA A MILANO, PASSANDO PER MADRID, LA VENDETTA E LA REPRESSIONE NON FERMA LA RIBELLIONE STUDENTESCA MA L'ALIMENTA

Inizia il processo per 14 dicembre 2010: in quella piazza c'eravamo tutti/e!
A quasi 4 anni dalla grande giornata di piazza del Popolo, inizia il processo contro 25 compagn* accusati a vario titolo dei reati di:
- deturpamento e imbrattamento di cose altrui
- resistenza aggravata
- resistenza
- danneggiamento aggravato
- danneggiamento seguito da incendio
- travisamento e manifestazione non autorizzata.
E' bene ricordare, che nell'autunno del 2010 un forte movimento nacque nelle università italiane, in contrapposizione alla riforma Gelmini, per quasi due mesi, da inizio ottobre fino a poco prima di natale, furono centinaia le facoltà occupate e migliaia gli studenti che scesero in piazza nelle principali città italiane, bloccando autostrade, stazioni, e spesso scontrandosi con le forze dell'ordine. La giornata clou di quel periodo, fu appunto il 14 dicembre 2010, il giorno della fiducia a Berlusconi, il giorno della compravendita dei voti, il giorno in cui uno come Scilipoti divenne famoso.
Quella mattina oltre centomila tra studenti, ricercatori ecc. scesero in piazza e alla notizia che il governo aveva ottenuto la fiducia, decisero di dirigersi verso il centro di roma, sede dei palazzi del potere gridando "tutti insieme famo paura" per dire chiaro e tondo quello che la generazione no future pensava dei politicanti.
Le immagini di via del corso e di piazza del popolo fecero il giro del mondo, 4 ore di resistenza vera, urla di gioia quando i cordoni di polizia scappavano di fronte ad una piazza compatta e determinata e il boato di piazza del popolo a suggellare la "vittoria" quando il blindato della finanza fu dato alle fiamme. Solo verso sera, con grossa fatica, la polizia riprese possesso di piazza del popolo, usando i blindati lanciati sulla folla per far indietreggiare i manifestanti.
Adesso, la procura di Roma, proverà a scaricare su 25 compagn* la "colpa" di quella straordinaria giornata di lotta. In via del Corso, in via del Babuino e in piazza del Popolo eravamo più di 50.000, mai come in questo caso possiamo dire, "C'eravamo tutti/e!".
Solidarietà agli imputat*!


Occuparono l'Università Statale di Milano: 19 studenti rischiano una condanna a 15 anni -
Diciannove studenti dell’Onda accusati di violenza privata, di interruzione di pubblico servizio, di devastazione e saccheggio
Milano, 26 marzo 2014 - Rischiano una condanna tra 8 e 15 anni di carcere diciannove studenti dell’Onda, il movimento degli studenti universitari nato negli atenei nell’autunno del 2008 contro alcuni decreti legge approvati dal governo Berlusconi: gli studenti nel dicembre del 2008 (dal 10 al 13) occuparono l'Università Statale di Milano (FOTOGALLERY).
Il pubblico ministero Luigi Orsi, a sei anni di distanza, ha appena notificato l’avviso di conclusione delle indagini in cui li accusa oltre che di violenza privata e di interruzione di pubblico servizio, anche del reato di devastazione e saccheggio che prevede la condanna da 8 a 15 anni di reclusione.
I CAPI DI IMPUTAZIONI - Violenza privata: perché "con violenza sulle cose, e altresì, sbarrando gli accessi dall'interno con catene e lucchetti, costringevano il rettore dell'ateneo e tutto il personale docente, amministrativo, studentesco e gli altri addetti ai servizi collegati (biblioteche, laboratori, refezione ecc.) a non accedere e a tollerare la loro presenza all'interno della struttura".
Interruzione di pubblico servizio: perchè hanno costretto l'interruzione delle lezioni e dei corsi.
Devastazione saccheggio: "Mutando condotta rispetto all'occupazione pacifica iniziata il 2 dicembre, hanno compiuto una pluralità di atti aggressivi e pericolosi per se stessi e per altri, col fine evidente di occupare, danneggiare, depredare, di assumere il controllo della sede universitaria, compromettendo l'ordine pubblico, fuori dalle ipotesi previste dall'articolo 285, commettevano fatti di devastazione e saccheggio". Fosse stato previsto l'articolo 285 - devastazione, saccheggio o strage con lo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato - avrebbero rischiato l'ergastolo.


Polizia contro gli studenti a Madrid, 50 arresti
È un tornado repressivo quello scatenato dal ministro degli interni spagnolo contro ogni movimento di protesta scatenato in questi giorni dalle politiche autoritarie dell’esecutivo di destra spagnolo. Quattro giorni dopo le violente cariche contro una parte del milione di manifestanti scesi in piazza a Madrid contro troika, debito e austerità – cariche e violenze ripetute anche nei tre giorni seguenti – i responsabili politici dell’ordine pubblico hanno scatenato la Polizia Nazionale contro alcune centinaia di studenti universitari che occupavano il Vicerettorato dell’Università Complutense della capitale. Botte indiscriminate, pestaggi, caccia all’uomo e ben 50 giovani arrestati: è questo il bilancio del duro intervento delle forze dell’ordine contro gli studenti che da sei giorni protestavano. Un intervento senza precedenti richiesto – e rapidamente ottenuto - dalla direzione dell’ateneo e ottenuto proprio in contemporanea con lo sciopero generale convocato per oggi da alcuni sindacati studenteschi per protestare contro la controriforma dell’istruzione pubblica, conosciuta come ‘Ley Wert’ dal nome del ministro che non fa mistero delle proprie simpatie per il sistema - elitario dal punto di vista della selezione di classe e 'spagnolista' (nazionalista spagnolo) dal punto di vista culturale – in voga durante il regime franchista.
Siccome la occupazione del Vicerettorato impediva il regolare accesso al posto di lavoro degli impiegati dell’ateneo e ostacolava la normale attività universitarie, le autorità accademiche hanno chiesto l’intervento dei reparti antisommossa contro quelli che ha definito “gruppi minoritari di estremisti che strumentalizzano la legittima e pacifica protesta degli studenti”.
Fatto sta che l’irruzione degli agenti in tenuta antisommossa nell’edificio occupato e poi nel campus si è saldata con una cinquantina di studenti arrestati e portati via. In mattinata, intorno alle 7, alcune decine di persone aveva realizzato una sorta di barricata per bloccare il transito all’interno del campus della città universitaria della Complutense e si sono verificati alcuni scontri con la Polizia Nazionale intervenuta contro i manifestanti. Tutte le organizzazioni studentesche hanno preteso immediatamente le dimissioni della delegata del governo spagnolo a Madrid, Cristina Cifuentes, individuata come l’ispiratrice della dura campagna repressiva contro i giovani, i lavoratori e i disoccupati mobilitati in queste settimane contro le politiche del governo e di varie istituzioni pubbliche.
Anche un nutrito gruppo di docenti della stessa Università Complutense ha diffuso una dura presa di posizione contro il comportamento delle autorità accademiche e in particolare del rettore per la sua decisione di chiedere l'intervento della forza pubblica contro gli studenti che protestavano fino a quel momento in modo pacifico.

DAL COLLETTIVO UNIVERSITARIO RIVOLUZIONARIO - PALERMO

BLITZ AGLI UFFICI ERSU DI PALERMO


RESOCONTO AZIONE CONGIUNTA PALERMO-MESSINA-CATANIA STUDENTI SICILIANI
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Giovedì 27 Marzo, gli studenti siciliani di Palermo Messina e Catania, hanno simultaneamente dato vita ad una azione congiunta, rivendicando nelle rispettive sedi universitarie il Diritto allo Studio.
L’obiettivo preposto era quello di entrare nelle sedi che attaccano apertamente il Diritto allo Studio attraverso i tagli all’istruzione, all’erogazione di “disservizi” che alienano la vita universitaria e che portano sempre più l’Università verso un bacino di utenza sempre più d’élite e sempre meno volto al “sapere” .
Tutto questo in perfetta sintonia con la politica borghese che governa, la quale indirizza l’Universita verso un “centro di formazione per lavoratori salariati, al servizio del capitale”!!!
Dunque, gli studenti organizzati di Palermo, fanno irruzione presso gli uffici dell’ ERSU, manifestando il loro dissenso attraverso l’affissione di striscioni (posti al di fuori degli uffici) e l’invio di un fax all’assessore Scilabra, complice di Crocetta nel varare una finanziaria che prevede un taglio di 4 milioni di euro all’Ente Regionale per il diritto allo studio ( ERSU), facendolo inviare proprio da quegli uffici!
C’è da sottolineare il contrasto che vi è stato non appena gli studenti volevano entrare presso gli uffici, tuttavia, dopo qualche minaccia da parte degli impiegati di chiamare le forze dell’ordine e qualche spintone, gli studenti riescono ad entrare, determinati a raggiungere il proprio obiettivo!!
Una volta dentro, gli studenti, si sono indirizzati verso l’ufficio protocollo, il quale, nonostante l’orario di ricevimento prevedesse l’apertura al pubblico, ha negato l’accesso agli studenti.
Dopo qualche miuto si è cercato di contattare il responsabile degli uffici, il quale ha “magicamente” e “non tanto spontaneamente” aperto la porta consentendo l’ingresso agli studenti, che, una volta dentro l’ufficio, riescono a far pervenire il fax all’assessorato, simultaneamente con le città di Messina e Catania!
Questa iniziativa è molto significativa, in quanto sta a dimostrare che gli studenti che si organizzano e che rifiutano ogni tipo di rappresentanza borghese, possono ottenere dei risultati contro le istituzioni che come abbiamo detto prima, cercano di tagliare ogni sostegno al Diritto allo Studio.
Rivolgiamo dunque un appello a tutti i nostri colleghi universitari di Palermo e della Sicilia in generale a non pensare di rimanere nelle biblioteche o a casa solamente a studiare e pensare che i nostri problemi di oggi, che si riverseranno nel futuro, si risolvano da soli o che le istituzioni lo facciano per noi o addirittura rimanendo solo a lamentarsi che lo stato di cose non cambi mai, ma che questa azione incoraggi per le lotte a venire, poiché siamo Noi Studenti che con quello che facciamo CI RIPRENDIAMO IL DIRITTO ALLO STUDIO!!
Prendiamo coscienza, dunque, che tra il dire ed il fare, non c’è di mezzo il mare, ma bensi quella logica borghese che opprime gli studenti e che deve essere contrastata con ogni mezzo!
Noi del Cur c’eravamo ed abbiamo fatto la nostra parte!!!
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Collettivo Universitario Rivoluzionario

mercoledì 26 marzo 2014

NOTAV - Colpevoli di resistere: maxi processo Notav e manifestazione il 10 maggio




notav_liberi_tuttiNel maxi processo contro i notav, gli/le impuati/e cercano di leggere un comunicato di solidarietà con Zeno Rocca, imputato nel processo, pestato dalla celere e trattenuto per ore nella questura di Padova. Grave atto di intimidazione, avvenuto nei primi giorni di marzo, portato ai danni del giovane notav padovano. Intanto si aprirà il 14 maggio il processo contro i notav accusati di terrorismo. Il Movimento Notav lancia una manifestazione popolare per il 10 di maggio
.....nel corso del maxi processo ai notav in aula bunker è stato “parzialmente” letto il comunicato di solidarietà nei confronti del NoTav Zeno Rocca, pestato in questura dalla celere di Padova.
Il giudice Quinto Bosio non ha permesso la lettura completa del comunicato che poi è stato allegato agli atti del processo.

il Comunicato:
Considerato che in questo procedimento si sono costituiti come parti civili 3 ministeri, diversi sindacati di polizia e numerosi agenti della forza pubblica, denunciamo come grave intimidazione la vile aggressione, operata da un reparto della celere il giorno 10 marzo a Padova nei confronti di un imputato di questo processo, Zeno Rocca. Mentre usciva dalla questura ed era fermo alla fermata dell’autobus, riconosciuto come esponente di un centro sociale nonché attivista NO TAV, è stato circondato minacciato e pestato sul posto. Arrestato poi senza motivo plausibile e condotto in questura è stato trattenuto in camera di sicurezza per oltre 6 ore, periodo in cui è stato del tutto privato di assistenza medica e legale. Solo una volta rilasciato ha potuto ricorrere alle cure mediche dove i sanitari gli hanno riscontrato una distorsione cervicale e una costola fratturata con una prognosi di 20 giorni. Ancora una volta è sotto gli occhi di tutti da quale parte stia la violenza gratuita. Gli imputati di questo processo – stringendosi solidali intorno al proprio coimputato – dichiarano che non sono disposti a tollerare ancora provocazioni di questo tipo da parte degli stessi che -  grazie all’impunità che ha sempre seguito simili comportamenti da parte delle forze dell’ordine – sono rappresentati in quest’aula come parti lese.

Se colpite uno colpite tutti.

Intanto continuano le testimonianze dei testi della difesa, fra cui Ferrero di Prc e di Scibona dei M5S, in cui si ribadisce l'attacco delle forze dell'ordine nei confronti dei notav: “ "Un assedio medioevale" condotto con vere e proprie truppe che hanno gasato qualche centinaio di persone inermi sia in occasione del 27 giugno 2011 che nella manifestazione del 3 luglio”.
Cronaca dettagliata qui

Fra gli innumerevoli processi a carico dei notav, il 14 maggio inizierà il processo ai danni di Mattia, Niccolò, Claudio e Chiara arrestati con l'assurda accusa di terrorismo.

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Colpevoli di resistere
Il 14 maggio. a Torino si aprirà il processo a carico di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò accusati di terrorismo per il sabotaggio di un compressore.
Attraverso l'accusa di terrorismo contro alcuni NO TAV si vogliono colpire tutte le lotte.
Sabato 10 Maggio Ore 14 (ritrovo in Piazza Adriano)

Manifestazione popolare a Torino
PERCHÉ
Chi attacca alcuni di noi, attacca tutte e tutti
PERCHÉ
Le loro bugie, i loro manganelli, le loro inchieste non ci fermano
RESISTIAMO allo spreco delle risorse, alla  devastazione del territorio, alla rapina su i  salari, le  pensioni e la  sanità.
CHIARA, CLAUDIO, NICCOLÒ, MATTIA LIBERI SUBITO.
Movimento Notav

lunedì 24 marzo 2014

I soldi per la militarizzazione poliziesca della Val Susa ci sono sempre!

C'è il cantiere Tav, niente spending review

 La polizia in Valsusa raddoppia gli agenti

C'è il cantiere Tav, niente spending review La polizia in Valsusa raddoppia gli agenti
Controtendenza rispetto alla linea Cottarelli per le forze dell'ordine: il commissariato di Bardonecchia raddoppia gli uomini in vista di novi lavori per la Torino-Lione

Se da un lato la spending review del commissario Cottarelli prevede la chiusura di quasi 300 uffici di polizia in tutta Italia, dall'altro la polizia di frontiera di Bardonecchia sarà "promossa", con agenti raddoppiati e maggior "prestigio", in riferimento alle esigenze sul fronte No Tav. Nell'ambito del discusso "Progetto di razionalizzazione delle risorse e dei presidi sul territorio", la sede diventerà un commissariato "dirigenziale" con l'arrivo di altri 30 poliziotti che si aggiungeranno ai 42 attuali, senza contare il personale di frontiera: in tutto un'ottantina di poliziotti per una località turistica con 3000 residenti. Ufficialmente il potenziamento non è ancora avvenuto, ma a livello organizzativo è già avvenuto un cambio importante. Dal capoluogo è stato mandato a guidare la sede Gian Maria Sertorio, cavaliere del lavoro, uno degli uomini di punta della Questura torinese, che in passato ha guidato con successo il commissariato di Porta Palazzo e di Dora Vanchiglia. Attualmente, dunque, i vicequestori a Bardonecchia sono due, lui e Francesco Destro (fino a poco tempo fa il capo), ma il rafforzamento una volta ufficializzato comporterà la promozione di Sertorio a primo dirigente, grado gerarchico appena sotto quello di questore.

Il motivo è principalmente la questione Tav. In sostanza, già in passato Bardonecchia svolgeva sia la funzione di commissariato sia il controllo di frontiera (oltre alla sorveglianza sulle piste di sci). Ma partiti i cantieri della Torino-Lione, tra cui quello "chiave" della stazione internazionale di Susa, la polizia intende dare un segnale forte di presenza sul territorio, anche in un'ottica di "concorrenza" positiva con altre forze dell'ordine come la compagnia dei carabinieri di Susa, guidata dal tenente Flavio Pieroni. Una maggior presenza di poliziotti che saranno disponibili per la sorveglianza alla Maddalena di Chiomonte (attualmente ruotano nei turni 60 agenti delle forze dell'ordine e 60 dell'esercito, per un totale di 240 al giorno), e per altre operazioni future.

Altrove è diverso: per Domodossola ad esempio, che ha più abitanti di Bardonecchia, il piano prevede l'accorpamento del commissariato con gli uffici di frontiera, ma gli agenti rimarranno 50, senza aggiunte. Idem per Ventimiglia, dove saranno accorpate in un'unica sede le medesime funzioni, con la chiusura della frontiera che sarà inglobata sotto il commissariato. Saranno salvate anche le altre sedi di polizia in Valsusa: intatti gli uffici Polfer di Bussoleno (rimarranno una quindicina di agenti) e la Polizia stradale di Susa sotto la sede Sitaf, lungo l'autostrada TorinoBardonecchia.

sabato 22 marzo 2014

LO STATO SPAGNOLO ENTRA DENTRO L'UNIVERSITA' PER REPRIMERE LA SOLIDARIETA' COI PRIGIONIERI BASCHI

Gasteiz: la polizia spagnola irrompe nel campus, 6 arresti e diversi feriti


Ieri nel campus Alava dell'università di Gasteiz si è svolta un'azione di solidarietà con gli studenti prigionieri baschi. Alcune decine di studenti hanno attraversato il campus con striscioni per chiedere che i loro compagni vengano rimessi in libertà e possano riprendere i corsi. Non appena il corteo si è fermato per realizzare un murales in sostegno ai prigionieri baschi, la polizia autonoma spagnola ha fatto irruzione nel campus e ha caricato selvaggiamente gli studenti e le studentesse, provocando diversi feriti.
Uno studente che stava uscendo dal campus è stato fermato dagli agenti senza alcun motivo, dunque i suoi compagni sono accorsi per chiederne l'immediato rilascio. In segno di protesta a quest'incursione illegale nel campus e alla violenza gratuita da parte della polizia autonoma, gli studenti e le studentesse si sono sedute a terra per impedire che il loro compagno fosse portato via dagli agenti. Poco tempo dopo davanti al campus si sono presentati altri mezzi della polizia tra cui anche una camionetta ed è seguita un'altra carica ancora più violenta e brutale. Diversi studenti e studentesse sono rimasti feriti in seguito a queste cariche, molti hanno riportato gravi ferite alla testa che hanno richiesto l'immediata medicazione. Non contenta di ciò, la polizia autonoma ha deciso di arrestare sei studenti, i quali prima di essere messi sulla camionetta sono stati scaraventati per terra con le mani ammanettate.
La grave irruzione nel campus e gli abusi commessi ieri da parte della polizia dimostrano ancora una volta come lo stato spagnolo tenti di soffocare qualsiasi forma di protesta e attaccare le rivendicazioni minime portate avanti da anni. Il popolo basco si è sempre dimostrato ben determinato a riportare i loro prigionieri a casa, le ultime manifestazioni che hanno invaso la città di Bilao parlano chiaro e sicuramente non saranno le continue violenze, gli innumerevoli arresti e intimidazioni a stroncare questa ferma volontà.

giovedì 20 marzo 2014

la gioventù palestinese esplode contro il regime sionista

  • Nena News
  • 122
Gerusalemme. Scontri sulla spianata delle moschee. La Palestina ribolle Centinaia di giovani palestinesi hanno protestato oggi, scandendo slogan e con lanci di sassi, contro la “visita” sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme di Moshe Feiglin, un deputato del partito Likud ed esponente della destra israeliana più radicale. Due dimostranti sono stati arrestati e Feiglin è stato costretto a lasciare la spianata che ospita la Cupola della Roccia e la moschea di al-Aqsa.
La destra più religiosa e nazionalista ha ripreso con forza la sua campagna per imporre la piena sovranità israeliana sul sito considerato dai musulmani il terzo luogo santo dell’Islam dopo Mecca e Medina e dagli ebrei il luogo dove sorgeva il Tempio. Feiglin in particolare ha presentato a febbraio un disegno di legge alla Knesset per togliere al Waqf, l’ente che amministra e tutela i beni religiosi islamici, il controllo della spianata. Una legge che ha suscitato forti reazioni in Giordania, paese che svolge una funzione di tutela della Cupola della Roccia e della moschea di al Aqsa.
  Intanto Israele ha autorizzato la costruzione di 186 nuovi alloggi per coloni: 40 a Pisgat Zeev e 146 ad Har Homa,  nel settore Est (palestinese) di Gerusalemme. Secondo Hahan Ashrawi, del Comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) «l’annuncio della costruzione di nuove case per i coloni e l’uccisione di civili palestinesi, indicano che Israele sta facendo il possibile per distruggere i negoziati e per provocare violenze ed estremismo in tutta la regione».
Ashrawi si è riferita in particolare all’uccisione ieri mattina, da parte dell’esercito israeliano, di un ragazzo palestinese di 15 anni Yousef Nayif Abu Akar nel villaggio di Al Ramadin, a sud di Hebron. Secondo le autorità israeliane Abu Akar si era avvicinato con altri ragazzi al Muro in Cisgiordania, allo scopo di danneggiarlo. I palestinesi smentiscono questa versione a sostengono che il ragazzo intendeva raccogliere erbe aromatiche da portare a casa o da vendere. Nena News

tutti a fianco della RIMINI ANTIFASCISTA! sabato 22 corteo : fuori i fascisti dalla città!


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Dopo l'aggressione fascista subita da due compagni nella notte dell'8 marzo, gli/le antifascisti/e di Rimini hanno indetto una giornata di mobilitazione per questo sabato, con un corteo antifascista che attraversi le strade della città. Di seguito l'appello lanciato da "Rimini Antifascista":
Le strade sono nostre, ce le riprenderemo con la lotta! Costruiamo un grande corteo antifascista per sabato 22 marzo 2014 a Rimini.
Nella notte fra sabato 8 e domenica 9 marzo all’esterno di un locale di Bellaria-Igea Marina due giovani antifascisti riminesi sono stati accoltellati da un gruppo di neofascisti di cui alcuni ex militanti di Forza Nuova solo recentemente fuoriusciti dall'organizzazione.
Le ferite riportate, in particolar modo da uno dei due giovani antifascisti, sono molto gravi ed hanno comportato diversi interventi chirurgici. Uno dei compagni si trova tutt'ora in ospedale. I fendenti, ripetuti e diretti verso zone vitali, sono stati inferti con il chiaro intento di uccidere.
Si tratta, pertanto, di un episodio gravissimo che si inserisce in un contesto territoriale che negli ultimi anni ha visto un'attività di gruppi neofascisti fatta di aggressioni e violenze ai danni di migranti, compagni e compagne, spazi sociali, associazioni antirazziste e contro l’omofobia. Si può dire che questo periodo di tempo corrisponda a quello della presenza di Forza Nuova nella nostra città.
Questi gruppi, attivi nel territorio fra la provincia di Rimini e Pesaro, hanno sempre agito nel disinteresse di istituzioni e partiti di governo locali (tutti centrosinistri e presenti il 25 aprile per deporre corone d'alloro ai partigiani caduti...) quando non addirittura legittimati da quella retorica legalitaria e quindi reazionaria che in più di un'occasione ha puntato il dito contro chi agisce ritenendo che l'antifascismo non e' solo memoria storica bensì una pratica di lotta quotidiana.
L'episodio non può essere liquidato - come fatto dall'imbavagliata stampa locale - come una rissa fra bande ne tantomeno come uno scontro fra opposti estremismi. Riteniamo che chi dice certe nefandezze abbia una doppia responsabilità: quella di avvallare l'infamia dei neofascisti e quella di screditare i valori di giustizia sociale e libertà riassunti nell'antifascismo militante dei nostri compagni.
Questo e' per noi inaccettabile e riteniamo sia fondamentale che tutte le persone che credono nel bisogno di un mondo più giusto, senza lo sfruttamento e l’oppressione del capitale e dei dispositivi posti in sua difesa, come i fascisti, non li vogliano più veder scorrazzare  impunemente in giro per la città e la regione.
L'antifascismo dev'essere una pratica quotidiana rivoluzionaria e diffusa, e non può ricadere sulle spalle di pochi e poche coraggios*. Tutti dobbiamo dare qualcosa affinché qualcuno non sia costretto a dare tutto...
Le nostre vite sono insicure perché non c’è lavoro e quando c'è è spesso avvilente, che ci mortifica e deruba come gli affitti che costano troppo, il costante ricatto della precarietà e del denaro... Le nostre vite sono insicure non certo per colpa di chi tutto questo quotidianamente lo subisce, come tentano di raccontare fascisti e padroni. Lo sono piuttosto perché in un luogo qualsiasi un “diverso” può rischiare la vita se incontra una divisa o una camicia nera, per il semplice fatto di essere considerato migrante, omosessuale, antifascista, ribelle...
Ecco, ad esempio, a cosa hanno portato gli allenamenti “con l'uso del coltello e del bastone“ che poco tempo fa proponeva pubblicamente proprio Forza Nuova Rimini.
La storia ci ha già dato tutti gli strumenti per capire che idee e gruppi come questi sono tanto stupidi quanto pericolosi e, in Italia come altrove, fanno gli interessi del capitalismo che quella stessa crisi ha creato, fomentando una guerra tra poveri.
Abbiamo bisogno di costruire il nostro futuro attraverso la solidarietà tra tanti e diversi, perché è la mercificazione che il capitalismo impone alla vita tutta ciò da cui abbiamo bisogno di liberarci.
Ma non ci rassegniamo certamente davanti a questi vili attacchi: sappiamo infatti che con le nostre lotte saranno proprio fascisti e padroni ad avere paura. Per queste ragioni ci rivolgiamo a tutti e tutte, alle realtà sensibili, collettivi e singoli, ai migranti, alle lavoratrici, ai precari, ai disoccupati, ai compagni e alle compagne senza confini geografici, per lanciare una mobilitazione massiccia nella giornata di sabato 22 marzo che abbia la forza di essere potente, gioiosa, autonoma e solidale.
In vista del corteo, giovedì 20 marzo alle ore 21 presso Casa Pomposa, è prevista un’assemblea pubblica aperta a tutt* le/gli Antifascist*
Dal basso dove nascono le lotte ancora fischia il vento...
Contro la crisi e il neofascismo, con determinazione e solidarietà ci riprendiamo la città!

RIMINI ANTIFASCISTA

mercoledì 19 marzo 2014

NO TAV - ANCORA REPRESSIONE E PROCESSI

No Tav, Perino sotto processo per vilipendio delle Forze Armate

No Tav, Perino sotto processo  per vilipendio delle Forze Armate
E' accusato di aver paragonato i militari in Val Susa a "truppe di occupazione nazifascista". Ma lui nega: "Non l'ho mai detto, sono stato equivocato"

E' iniziato questa mattina un nuovo processo contro Alberto Perino, leader del movimento No Tav, per il reato di vilipendio delle Forze armate. L'accusa si riferisce a una frase che gli era stata attribuita su un quotidiano, in cui Perino avrebbe detto che in Valsusa c'erano "truppe di occupazione nazifascista". I fatti si riferiscono al luglio 2011, poco dopo lo sgombero del maxipresidio No Tav alla Maddalena di Chiomonte, nei pressi del cantiere Tav. "Di sicuro non ho mai detto quella frase - ha detto oggi Perino rispondendo in aula alle domande della pm Manuela Pedrotta - perché non lo penso. Ho riferito quello che dicevano gli anziani e cioè che nemmeno ai tempi dell'occupazione nazifascista si erano visti controlli di quel genere, che è diverso". Per procedere contro Perino, il procuratore aveva chiesto e ottenuto l'autorizzazione dal Ministero della Difesa.

"Nonostante sia proprietario di un terreno e io abbia chiesto il permesso per accedervi, nessuno mi ha mai permesso di andarci" ha dichiarato Perino, interrogato dal pm Emanuela Pedrotta. "Il 10 luglio - ha spiegato - un gruppo di persone era andato in Clarea. Un altro gruppo, tra cui me, era andato al cancello della centrale. Abbiamo chiesto di poter accedere ai nostri terreni (che sono inglobati nell'area del cantiere, ndr) ci hanno risposto di no. Non ci hanno mai dato il pass, nonostante li avessimo chiesti al Comune". "E' un'ingiustizia questa?" Ha domandato il pm. "Io lo considero un sopruso - ha risposto Perino - non esiste una zona rossa intorno al cantiere ma solo ordinanze che di tanto in tanto hanno vietato il passaggio. Ma se io guado il fiume posso andare sul mio terreno. Ci ho provato, ma c'erano i poliziotti che non mi hanno lasciato passare".

Il processo riprenderà il 30 aprile.

lunedì 17 marzo 2014

A Milano in corteo per Dax


altAnche quest'anno la giornata del 16 marzo - in cui cade l'anniversario dell'assassinio di Davide 'Dax' Cesare, accoltellato dai fascisti in quella che è diventata nota come 'la notte nera di Milano' - è stata densa di iniziative per ricordarlo e continuare la lotta antifascista.
A Milano ieri sera un corteo di diverse centinaia di persone ha attraversato le strade del quartiere Ticinese al grido di "Dax è vivo e lotta insieme a noi!", sostando per alcuni minuti in via Brioschi, dove fu assassinato. In prossimità del commissariato di polizia di via Tabacchi, dove da qualche anno la Questura vieta il passaggio delle manifestazioni per Dax, ci sono stati alcuni momenti di tensione quando il corteo ha deciso di infrangere il divieto e la polizia ha risposto col lancio di alcuni gas lacrimogeni per difendere la caserma. La manifestazione è però poi ripartita compatta senza farsi intimidire alla volta di via Gola, che ospita il centro sociale in cui Dax faceva attività politica.
La giornata di ieri ha tenuto assieme le iniziative di ricordo di Dax a quelle di contrasto ai tentativi da parte di organizzazioni fasciste e xenofobe di alzare la testa e ritagliarsi spazi di azione, anche in vista delle elezioni europee. Proprio sabato, infatti, un hotel di Milano situtato in zona Fiera ha ospitato un incontro tra Casapound e alcuni esponenti dell'organizzazione greca Alba Dorata. Ieri, poco prima del corteo, lo stesso hotel è stato sanzionato da un gruppo di militanti antifascisti.
Anche quest'anno la giornata del 16 marzo è stata quindi l'occasione per ricordare che il modo migliore per omaggiare Dax e tutte le altre vittime del fascismo è praticare quotidianamente antifascismo militante e negare spazi di agibilità ai vari volti che l'estrema destra assume oggi.

domenica 16 marzo 2014

ROMA - 5000 in piazza contro la repressione... e ora verso il 12 aprile!

Buona partecipazione al corteo di Roma del 15 marzo, circa 5 mila per la manifestazione contro la repressione, un corteo "romano" essenzialmente, con delegazioni dalla Val Susa, Bologna (facchini Granarolo senza bandiere sindacali e compagni del movimento) e Napoli.
In piazza il "meticcio" movimento per la casa con moltissimi immigrati e i compagni dei bpm, che ha attraversato il centro da Piramide a Trastevere blindato dalla polizia e carabinieri in assetto antisommossa, fermandosi davanti al carcere di Regina Coeli con interventi a microfono aperto per proseguire fino a palazzo dell'ingiustizia, ovviamente, vuoto, perchè è sabato.
E' il primo corteo contro il nuovo governo dei padroni e banchieri targato Renzi, il terzo governo "tecnico" benedetto da Napolitano, nato per precarizzare e cancellare diritti, dal posto di lavoro, al salario, al reddito, alla casa. 
Contro la repressione il movimento romano denuncia, resiste, va avanti, ma la lotta contro lo stato di polizia  non può porsi solo su di un piano difensivo ma che per vincere bisogna  attaccare necessariamente l'apparato repressiv dello Stato per farlo retrocedere.
Adesso per la manifestazione del 12 aprile contro il vertice europeo della precarietà, lavoriamo tutti per che vada avanti sulla linea del 19 ottobre scorso.
 
proletari comunisti - roma

Roma, #15M: 5000 in corteo. Quando l'ingiustizia si fa legge ribellarsi è giusto! In primo piano


altaggiornamento ore 21:
Il corteo è terminato intorno alle 20 sotto il ministero della Giustizia, dove si sono susseguiti gli interventi delle tante realtà e movimenti che hanno animato la giornata di oggi e il dibattito di ieri e che hanno rilanciato tutti assieme verso i prossimi appuntamenti della fitta agenda di lotta primaverile, in particolare la mobilitazione nazionale del 12 aprile.
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Dopo il partecipato e ricco dibattito nazionale "Legalità vs legittimità" tenutosi ieri pomeriggio, la due giorni romana è proseguita oggi con una giornata di iniziative per le strade della capitale.
La mattinata si è aperta alle 12 con le quattro piazze tematiche dislocate per Roma che hanno portato temi e lotte differenti, da quello del sistema carcerario a quello dei migranti e della libertà di movimento (in continuità con le mobilitazioni contro i Cie delle scorse settimane), dalle lotte contro le devastazioni ambientali a quelle contro austerity e privatizzazioni.
Successivamente le varie piazze sono poi confluite tutte a Piramide, dove alle 15 era fissato il concentramento per il corteo nazionale lanciato con lo slogan "Quando l'ingiustizia si fa legge, ribellarsi è necessario". Una manifestazione pensata non come momento rituale contro la repressione, bensì in continuità con la giornata dislocata nei territori dello scorso 22 Febbraio, un momento di lotta in cui riaffermare il diritto al conflitto da parte dei tanti movimenti sociali che quotidianamente si battono contro impoverimento, devastazioni, sfratti, reclusione e criminalizzazione dei migranti.
Nonostante alcune provocazioni da parte delle forze dell'ordine - che hanno fermato e trattenuto due pullman provenienti da Napoli che stavano raggiungendo il corteo (ottenendo come bottino semplicemente il sequestro di qualche casco e l'identificazione dei compagni a bordo...), nel pomeriggio 5000 persone si sono mosse in corteo verso la m
eta annunciata del ministero della Giustizia.ì

sabato 15 marzo 2014

I servizi dello stato borghese monitorizzano i movimenti di lotta per dare indicazione per la repressione


L'intelligence sul conflitto sociale

La relazione annuale che i servizi segreti italiani (Aisi) presentano al Parlamento  è ampia ed è dedicata a molti capitoli relativi alla sicurezza nazionale, ma è di grande interesse il capitolo dedicato alle “Strumentalizzazioni estremiste e minaccia eversiva".
Innanzitutto si conferma il doppio standard. al solito  alle organizzazioni neofasciste è dedicato anche minor spazio della relazione precedente: meno di una pagina e una colonnetta. I fascisti continuano ad essere considerati poco più di un fenomeno folkloristico, con la sola novità delle loro elaborazioni euroasiatiste ma – dicono i servizi – con scarso seguito. Per il resto si occupano “del sociale” e un po' delle curve negli stadi. Viene però segnalata la “strumentale partecipazione di militanti di estrema destra” nelle proteste dei c.d. forconi.
Ai movimenti di sinistra e antagonisti sono invece dedicate ben sei pagine e mezzo....
La premessa è emblematica: “gli ammortizzatori sociali e il ruolo di mediazione dei sindacati confederali hanno continuato ad agire da depotenziatori del conflitto, limitando i margini d'intervento delle frange estreme della sinistra antagonista”. Non si potrebbe definire in modo più chiaro quello che siamo andati denunciando in questi anni rispetto al ruolo di Cgil Cisl Uil. Le lotte nei call center e nella logistica vengono indicate come “sporadiche, emergenti forme di autorganizzazione operaia”.
 Secondo i servizi di sicurezza “Il ruolo del web si è confermato determinante quale amplificatore delle iniziative di lotta funzionale allo sviluppo di campagne condivise”.
 Secondo l'Aisi i movimenti subito dopo le elezioni di febbraio hanno rilanciato la mobilitazione anticrisi. “Particolare rilievo mobilitativo ha assunto la questione abitativa, ritenuta strategica e trainante per lo sviluppo del conflitto sociale” scrivono i servizi. “Nel frattempo sono stati sviluppati percorsi di azione comune su alcuni principi cardine della protesta anticrisi, quali la contestazione del Fiscal Compact e dei trattati liberisti europei, con l'obiettivo di aggregare la militanza attorno all'appello “anticapitalista” attraverso un processo che parta dal basso per costruire un'alternativa all'attuale sistema economico, sociale e politico”
Ai servizi di sicurezza non è poi sfuggita l'importanza della due giorni di mobilitazione nazionale del 18 e 19 ottobre “con lo sciopero generale dei sindacati di base e la manifestazione per il diritto alla casa e contro la crisi”. Molto attenti al dibattito nei movimenti, agli analisti e agli spioni dell'Aisi non è sfuggito che “la mobilitazione è stata considerata dagli organizzatori un importante risultato “politico” da capitalizzare e consolidare con ulteriori momenti di lotta. Di rilievo, in questo senso, la pratica dell'occupazione della piazza a margine dell'evento capitolino che, sulla scia delle simboliche sollevazioni di Turchia, Spagna e Grecia, potrebbe diventare una pratica di aggregazione del consenso facilmente replicabile anche altri ambiti, sia territoriali che tematici”.
L'Aisi poi si preoccupa molto delle mobilitazioni contro gli insediamenti militari della Nato e degli Stati Uniti sul territorio italiano, in particolare della lotta contro il MUOS di Niscemi. Secondo i servizi “Il movimento NO MUOS continua a vedere impegnati da un lato i “comitati popolari” intenzionati a muoversi in un contesto legale..... e dall'altro componenti radicali determinate a compiere, con il supporto di esponenti antagonisti e anarchici siciliani, azioni di lotta più incisive, incentrate prioritariamente sulla tematica antimilitarista”. Infine viene segnalata anche l'intensificazione dell'attivismo degli ambienti antimperialisti a sostegno della causa palestinese.
L'Aisi suona l'allarme sulle “proteste di crescente spessore dell'antagonismo lombardo contro l'EXPO di Milano 2015”, di quello pugliese contro il gasdotto TAP. Riferendosi poi alla Campania e alla Terra dei Fuochi, i servizi segreti sottolineano che è sotto “attenzione informativa il tentativo da parte di settori dell'antagonismo locale di strumentalizzare la tematica inserendosi nella protesta animata dalla popolazione locale”.
Ovviamente quasi una pagina è dedicata al movimento NO TAV. I servizi segreti registrano che c'è una “differenziazione tra le frange oltranziste e la componente popolare del movimento che intende condurre una resistenza “pacifica” alla grande opera, anche se nel suo ambito si sono talora registrate posizioni di acquiescenza ad episodi di sabotaggio”. I servizi temono “l'innalzamento del livello di contrapposizione quale inevitabile conseguenza della “reazione” della popolazione a politiche decise dall'alto e al dispositivo repressivo”.
 ma c'è anche una parte dedicata ai settori dell'estremismo marxismo-leninista che si rifanno all'esperienza brigatista. La conclusione a cui giungono i servizi segreti è che si tratta di gruppi esigui, in condizione di minoranza rispetto all'area antagonista, considerati anche gli scarsi consensi sinora raccolti da un messaggio rivoluzionario ancorato ad un impianto ideologico rigidamente dogmatico, nonostante gli sforzi intrapresi per attualizzarne la portata e la diffusione”.
In conclusione per l'Aisi oggi esiste solo il problema di “ipotizzabili azioni violente di limitato spessore operativo da parte di aggregazioni estemporanee o di individualità, intese non tanto a colpire il cuore del sistema, quanto piuttosto a dimostrare la capacità di ribellione, al fine di alimentare una progressiva radicalizzazione delle istanze contestative...”.
Dunque il mondo dei movimenti o delle organizzazioni del conflitto sociale, sindacale, ambientale viene dipinto dai servizi segreti come un arcipelago pieno di potenzialità ma frammentato e con debole soggettività politica e strategica, “per fortuna” dal loro punto di vista, più ribelle che rivoluzionario. Soprattutto, tornando così alla premessa, sembrano ancora funzionare istituti come gli ammortizzatori sociali e i sindacati confederali come “depotenziatori del conflitto”. 
stralci da Contropiano

14 MARZO: "Era prima di tutto un rivoluzionario" 131° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI KARL MARX

Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra. L'avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l'abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre.
Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d'Europa e d'America, nonché per la scienza storica. Non si tarderà a sentire il vuoto lasciato dalla scomparsa di questo titano.
Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto l'orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d'arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un'epoca in ogni momento determinato costituiscono la base dalla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l'arte e anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.
Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti classici che i critici socialisti.
Due scoperte simili sarebbero più che sufficienti a riempire una vita. Fortunato chi avesse avuto la sorte di farne anche una sola. Ma in ognuno dei campi in cui ha svolto le sue ricerche — e questi campi furono molti e nessuno fu toccato da lui in modo superficiale — in ognuno di questi campi, compreso quello delle matematiche, egli ha fatto delle scoperte originali.
Tale era lo scienziato. Ma lo scienziato non era neppure la metà di Marx. Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria. Per quanto grande fosse la gioia che gli dava ogni scoperta in una qualunque disciplina teorica, e di cui non si vedeva forse ancora l'applicazione pratica, una gioia ben diversa gli dava ogni innovazione che determinasse un cambiamento rivoluzionario immediato nell'industria e, in generale, nello sviluppo storico. Così egli seguiva in tutti i particolari le scoperte nel campo dell'elettricità e, ancora in questi ultimi tempi, quelle di Marcel Deprez.
Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell'altro all'abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali che essa ha creato, contribuire all'emancipazione del proletariato moderno al quale egli, per primo, aveva dato la coscienza delle condizioni della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della propria liberazione : questa era la sua reale vocazione. La lotta era il suo elemento. Ed ha combattuto con una passione, con una tenacia e con un successo come pochi hanno combattuto. La prima "Rheinische Zeitung " nel 1842, il "Vorwärts ! " di Parigi nel 1844, la "Deutsche Brüsseler Zeitung " nel 1847, la "Neue Rheinische Zeitung " nel 1848-49, la "New York Tribune " dal 1852 al 1861 e, inoltre, i numerosi opuscoli di propaganda, il lavoro a Parigi, a Bruxelles, a Londra, il tutto coronato dalla grande Associazione internazionale degli operai, ecco un altro risultato di cui colui che lo ha raggiunto potrebbe esser fiero anche se non avesse fatto nient'altro.
Marx era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero, i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione, e non rispose se non in caso di estrema necessità. E' morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere, senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale.
Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!

Friedrich Engels, sulla tomba di Karl Marx (17 marzo 1883)

venerdì 14 marzo 2014

Governo Renzi - per un dibattito - un incontro a napoli per analizzarne la natura - CAU

Renzi: buon viso a cattivissimo gioco. Qualche riflessione sul nuovo Governo

Il 26 Febbraio, a pochi giorni dall'insediamento del nuovo governo Renzi, all'Università L'Orientale, abbiamo organizzato un'iniziativa di discussione con Giuseppe di Marco, professore della Federico II, Francesco Piccioni de Il manifesto, Giuseppe RSU del Comune di Firenze e un compagno del Clash City Workers di Firenze che ha seguito le vicende dell’Ataf.
Nel corso del dibattito, dagli interventi degli ospiti sono emerse questioni centrali rispetto sia alla specificità di questo governo sia alla fase politica generale che stiamo affrontando.
Il nostro intento era quello di analizzare le diverse sfaccettature del "fenomeno" Renzi - dal recente passato da sindaco di Firenze a segretario del Pd, fino ad arrivare alla formazione della nuova squadra di governo.
A mente fredda, proviamo ad isolare quelli che secondo noi sono elementi chiave per contribuire al dibattito politico troppo spesso ridotto alla dimensione dell' "inciucio" o schiacciato sul piano strettamente mediatico e che rischia, in questo modo, di non arrivare mai al cuore della questione, ponendo limiti enormi anche al nostro agire, alla risposta che saremo in grado di dare. Il rischio, insomma, è di fermarsi all'apparenza senza indagare di fatto quello che realmente si muove nella società: lo scontro tra gli interessi materiali delle varie parti che la compongono, che determina - in ultima istanza - le azioni di governi e rappresentanze politiche. Per fare questo, partiamo proprio dal modo in cui Renzi si presenta e viene proposto al "grande pubblico": l'uomo che ci mette la faccia, l'uomo simbolo del governo del fare. Ed è così che assistiamo alla messa in scena di una verità e di una bugia. Se è vero, infatti, che i governi ci mettono la faccia - e più precisamente sono il volto di una fetta di borghesia di cui rappresentano gli interessi - è vero, a maggior ragione, che il corpo in cui si sviluppano e vivono questi stessi interessi e ciò che i governanti faranno, è da ricercare altrove: non a palazzo Chigi, ma nella dialettica dello scontro tra le classi.
Come per buona parte dei politicanti, un importantissimo ruolo a cui assolve la figura di Renzi è quello di spogliare la politica del conflitto sociale, quello di farci credere che il governo possa essere portavoce di interessi generali e non assecondare i bisogni e le istanze di una parte della società. Se assumiamo quest’ ottica, diventa chiaro che è impossibile parlare del nuovo governo a partire da Renzi, ma è necessario fare un passo indietro, capire in che contesto si genera e si inquadra.
Sappiamo bene che ogni fase di crisi economica oltre a presentarsi nei suoi aspetti più brutali per la maggior parte della popolazione -lavoratori, disoccupati, precari vecchi e giovani, immigrati - rappresenta anche un'occasione potenziale per riassestare la società nel suo complesso, per ridisegnare i rapporti di forza da parte di chi effettivamente detiene il potere economico e politico. L'Italia, probabilmente ancora per poco, data la sua storia di lotte operaie da un lato e di una piccola borghesia clientelare dall'altro e le loro , è stata considerata arretrata, poco produttiva e competitiva nel panorama internazionale. Un capitalismo "problematico" a cui nel 2011 si decise di dare una scossa, preannunciata dalla lettera-testamento della BCE all'allora Governo Berlusconi e formalizzata dall'insediamento del Governo dei tecnici. A guida di questo nuovo governo Mario Monti, non un politico di professione ma l'uomo scelto dalla frazione più internazionalizzata della borghesia, che - facendo leva sullo stato di emergenza ed eccezionalità imposto dal "momento" di crisi - ha il compito di marginalizzare ed arginare le resistenze di quel ceto medio fatto di piccoli imprenditori, commercianti, grandi evasori fiscali. Insomma, attestare l'Italia su un piano internazionale moderno e competitivo, attaccando i privilegi e gli interessi delle suddette corporazioni, razionalizzando (o meglio tagliando) la spesa pubblica, recuperando dall'evasione fiscale, intervenendo a gamba tesa sul mercato del lavoro. In questo quadro si inseriscono le due riforme fondamentali del governo Monti. La prima, quella delle pensioni, ha innalzato progressivamente l'età pensionabile, eliminato le pensioni di vecchiaia e reso il sistema contributivo l'unico vigente; la seconda, quella del lavoro, ha aumentato la flessibilità in entrata ed in uscita, ridotto le tutele per i precari e utilizzato l'apprendistato come canale privilegiato per l'accesso al mondo del lavoro1.
Nel solco tracciato dal governo Monti si inserisce anche il programma delle larghe intese di Letta che, nonostante la “buona” partenza – e cioè l'appoggio unitario di cui sembrava godere da tutte le parti politiche – non è riuscito a portare fino in fondo i provvedimenti annunciati. A cosa ci stiamo riferendo? Guarda caso alle stesse, o quasi, “priorità assolute” segnalate da Matteo Renzi: riforma costituzionale, semplificazione dell'apparato statale, snellimento della burocrazia e una grande manovra che interessi il mercato del lavoro con la riforma degli ammortizzatori sociali e della rappresentanza sindacale, abbassando il costo del lavoro in nome della crescita e della competitività. A questo punto risulta chiaro come la figura del nuovo premier sia entrata in campo proprio per sbloccare la delicata impasse in cui, di fatto, il governo Letta si era “impantanato”. Non è un caso che Renzi abbia sottolineato più e più volte la necessità di intervenire sul titolo V della Costituzione, modificando sostanzialmente l'assetto statale e provocando una centralizzazione nel potere esecutivo (un processo già in atto, testimoniato dall'abuso di decreti legge e voti di fiducia degli ultimi governi). Tale riforma sarà possibile solo grazie allo stabilizzarsi dei rapporti di forza all'interno del blocco sociale che sostiene il governo di cui parlavamo precedentemente. Un primo passo che risulta essenziale per portare fino in fondo quell'attacco al mondo del lavoro che – non dimentichiamolo – resta il loro obbiettivo primario.
A dimostrazione di questo, proviamo a leggere nelle parole più volte pronunciate dal neo presidente del consiglio.
Quando Renzi afferma di vole
r “favorire l'impresa”, di “essere imprenditore” non per “fare soldi” ma per “creare posti di lavoro” che ci sta dicendo? Ancora una volta una bugia e una verità. La prima sta nell'elemento di forte propaganda che fa leva sul malessere sociale generato dalla crisi - fatto di licenziamenti, disoccupazione, cassa integrazione in scadenza, tagli ai servizi sociali – senza ovviamente attaccare le cause che lo generano. La retorica del “nuovo” crea speranza in un contesto fatto di disperazione per le proprie condizioni materiali e di noia e insoddisfazione nei confronti di un succedersi di politici effettivamente corrotti, continuamente riciclati e venditori di promesse palesemente scadute. Renzi, giocando su tutto ciò, vende fedi e questo gli garantisce di assicurarsi il minimo consenso necessario a governare, a far percepire come di interesse nazionale e collettivo le misure anti-crisi. Per fare un esempio concreto: la disoccupazione giovanile tocca picchi storici e gli organi dell'opinione pubblica negli ultimi giorni non fanno altro che ricordarcelo con un proliferare di dati e statistiche, creando un’emergenza-ricatto che non ammette contestazioni. Dall'urgenza di “ripartire”, assunta e fatta propria anche da chi subisce un forte attacco, dovranno allora discendere volontariamente l'impegno, il coinvolgimento, l'adesione spontanea al progetto e alle proposte di un premier che può e vuole ripartire, l'affidarsi senza pensarci troppo a un governo che può e vuole fare.
Certo, le cose possono e devono essere fatte, ma Renzi, com’è ovvio che sia, non annuncia esplicitamente in che modo e a vantaggio di chi. Essere imprenditori del paese non per “fare soldi”-dice-, ma per “creare posti di lavoro”.
E qui entra in gioco l'elemento di verità, accompagnato, ancora una volta, dall’occultamento del conflitto tra le classi. Renzi, affermando ciò, cela l’incompatibilità di interessi tra “l’imprenditore” e i lavoratori che - pur facendo parte di un’azienda che porta un identico nome per entrambi - non si trovano, per questo, nella stessa posizione sociale, nella stessa condizione economica, non sono rappresentati politicamente in egual misura. Sappiamo che è utile alla borghesia nascondere, sotto il cappello dell' “interesse comune della nazione”, il reale conflitto tra le classi accomunando tra loro bisogni e interessi diametralmente contrapposti. L'imprenditore che “crea posti di lavoro” è in realtà mosso dalla personale esigenza di trarre profitti tramite lo sfruttamento dei propri lavoratori, facendo leva sulla loro necessità di percepire un salario sufficiente a vivere dignitosamente.
Quindi a che condizioni e a quale costo si compie questa cosiddetta “creazione occupazionale”? Basta guardare alla storia recente per immaginarselo: la (ex)Fiat e il modello Marchionne; i facchini della logistica dall’Ikea, alla TNT, passando per la Granarolo; la vicenda Electrolux e quella dell’Ilva di Taranto: diritti ridotti all'osso, zero potere decisionale di chi lavora, rappresentanza sind
acale svuotata di senso, il tutto condito dall'onnipresente mantra della flessibilità. Creare posti di lavoro, quindi, per assicurarsi che si riproducano e si consolidino i rapporti di subordinazione e sfruttamento che stanno alla base di questa società e che si riflettono su ogni aspetto della nostra vita.
E' in questo orizzonte che si è andato delineando l'operato di Renzi da primo cittadino di Firenze. Prendiamo il caso dell'azienda per il trasporto pubblico locale, l' Ataf. A prima vista una vertenza come tante altre e che però, con un po' di attenzione, si dimostra esemplare nel rivelare precisamente il modello di sviluppo e di efficienza che Renzi ha in mente. Il processo di privatizzazione è avviato nel 2011 con tutto ciò che ne consegue: esternalizzazioni, ricadute pesanti su chi lavora (con esuberi, riduzioni in busta paga e turni massacranti) oltre che sull'utenza, ma anche vere e proprie ritorsioni sugli autisti più attivi nel difendere il proprio posto di lavoro, accusati di aver dato vita a scioperi “illegali” e denunciati in 1062 per interruzione di pubblico servizio! Anche qui si prova a insabbiare la realtà, grazie alla copertura pressocché totale di stampa e tv locali, con la retorica del cambiamento, della “rottamazione” di un sistema di amministrazione “sprecone” che si fa inutilmente carico di lavoratori fannulloni, improduttivi, che gioca sulla contrapposizione tra gli (ancora per poco) “garantiti”, “privilegiati” e tutti gli altri.
Con il nuovo Premier l'Europa competitiva e sviluppata non ci appare più così distante. Il programma di governo non è nient'altro che una trasposizione sul piano nazionale delle politiche imposte e affermatesi nel corso degli anni in altri paesi europei, legate alla riduzione del debito e della spesa pubblica. Un'azione volta a rispettare i parametri stabiliti da accordi europei come il Fiscal Compact che prevede una riduzione di circa 50 miliardi di euro all'anno del debito per i prossimi vent'anni. Per avvicinare il nostro paese agli standard europei Renzi ha pensato bene di affidarsi ad un (cattivo) maestro delle politiche neoliberiste come il neo-ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, responsabile per l'Argentina per conto del Fondo monetario internazionale nell'anno in cui il Paese sudamericano fece default e responsabile per la Grecia per conto del Fmi e dell'Ocse durante l'ultima crisi. Già nella scelta della squadra di governo si evince una chiara propensione continentale di Renzi che sarà chiamato a gestire un complicatissimo semestre di Presidenza Europea, a cui dovrà arrivare già ben preparato e con i compiti a casa già fatti.
Da questa breve analisi del futuro programma di governo notiamo come la borghesia si sia già dotata di strumenti propri e di una chiara strategia per i prossimi anni. Da parte nostra non possiamo che continuare a difendere e portare avanti gli interessi di tutti gli sfruttati, rispondendo colpo su colpo ai costanti attacchi della classe dominante e rilanciando una mobilitazione generale e generalizzata per cambiare lo stato di cose presenti.Torneremo ad animare le piazze del paese già a partire dal 12 Aprile, giorno in cui si svolgerà a Roma un'importantissima manifestazione nazionale contro le politiche di austerità e contro la dilagante disoccupazione che precarizza le nostre vite. Un'altra data fondamentale che negli ultimi anni, anche a causa del gioco sporco dei sindacati confederali che hanno svuotato di senso la giornata dei lavoratori, è quella del 1 maggio dove si svolgeranno manifestazioni dislocate sui nostri territori in difesa del diritto ad un lavoro dignitoso.Il tutto preparando il terreno verso l'importante vertice di luglio sulla disoccupazione giovanile e l'intero semestre di presidenza.
In conclusione possiamo dire che sicuramente quello che ci aspetta è un percorso di costruzione lungo, tortuoso, che ma abbiamo deciso di intraprendere, consapevoli del fatto che nessuno lo disporrà per noi verso un reale e definitivo cambiamento.