martedì 28 marzo 2017

Nicoletta Dosio Movimento NOTAV denuncia la repressione alla manifestazione di Roma di sabato

Ci racconti un po’ come è andata, che cosa è successo, visto che sei tra coloro che hanno raggiunto i fermati? 

Sì, certo. Io sono partita al mattino con il treno, mentre un nutrito gruppo di No Tav, insieme a realtà anche torinesi erano partiti la sera prima, dopo l’assemblea che si era tenuta qui a Bussoleno, l’assemblea No Tav. Fin dalla partenza hanno visto come tutte le volte l’auto della Digos che li ha accompagnati fino a Roma, li ha seguiti. Prima di arrivare a Roma Nord li ha superati e li ha aspettati al casello, dove sono stati fermati insieme ad altri pullman che poi hanno ritrovato al centro di identificazione di Tor Cervara. Sono state perquisite le persone… Prima han chiesto i documenti, sembrava tutto risolto, li hanno messi nuovamente sui pullman e invece di lasciarli andare verso il raduno per la manifestazione pomeridiana – quella indetta da Eurostop e dalle realtà del No sociale – si sono visti deviare fuori in questa zona degradatissima, tra l’altro fuori Roma, in questo enorme edificio che è un Cie, centro di identificazione – lo saprete bene voi che lì ci abitate – per tutta quanta l’Italia centrale e meridionale. Quello che ho notato fin da subito era l’arroganza di chi li faceva scendere e li perquisiva. Tra l’altro è pure comparsa una foto – perché noi eravamo in contatto e quindi anche mi mandavano comunicazioni, mi raccontavano… – di uno di questi agenti che si è tirato su la manica e aveva un bel tatuaggio. Un tatuaggio costituito da un pugnale intorno al quale c’era scritto: “si vis pacem, para bellum”, se vuoi la pace prepara la guerra. Questo è il tipo di personale a cui è affidato l’ordine pubblico in questa nostra situazione; che è non solo di vera emergenza democratica, ma ormai direi di fascismo neanche più nascosto, sempre più evidente. Sono stati portati in questo centro in condizioni diverse, perché ad un anziano No Tav è stato trovato un coltellino, un Opinel, a cui tra l’altro aveva attaccato un fischietto all’Opinel. E sono gli strumenti che di solito ci si porta sul pullman perché le manifestazioni, i viaggi in pullman, sono anche un momento di socialità. Ci si porta da mangiare, si sta insieme, si condivide, come facciamo in valle, nella nostra vita, nei luoghi del presidio e via dicendo. Quindi questo coltellino, insieme a forchetta e cucchiaio, aveva questo significato, cioè quello di posata quotidiana per mangiare, per stare insieme. E questa è diventata un’arma particolarmente pericolosa, difatti lui l’han preso immediatamente da parte e l’han chiuso con un altro ragazzino, a cui era stato trovata non una "maschera antigas" sopraffina, ma una di quelle cose che ci si mette sulla bocca e che abbiamo un po’ tutti in tasca, o comunque nelle nostre borse, perché in Clarea spesso e volentieri ci accolgono con i lacrimogeni. Lui tra l’altro, probabilmente, l’aveva persino dimenticata… E quindi questo è stato il motivo per cui anche questo ragazzo minorenne è stato isolato, in camere dove non è stato passato neanche cibo, in vera e propria situazione di detenzione preventiva. E gli altri erano raggruppati insieme, portati anche loro in questo Cie; han preso i documenti e glieli hanno tenuti per tutto il giorno, fino alla fine della manifestazione, praticamente. Ah, oltre a questi nostri due compagni c’erano anche altri 4 ragazzi pisani, che sono stati anch’essi tenuti chiusi, detenuti pure loro in questo Cie, perché gli han trovato nello zaino una felpa, che di solito ci si porta o come cambio o comunque per mettersi addosso perché le giornate non sono proprio di grande caldo. Quindi per una felpa una persona può essere presa, può essere detenuta per 10 ore e può ricevere un foglio di via di tre anni. Lo stesso può succedere ad un anziano per un coltellino con cui tagliava il formaggio. Questa è la situazione democratica del nostro paese…

martedì 21 marzo 2017

Parigi: ancora in piazza contro la violenza poliziesca e lo stato di polizia

Parigi, in migliaia contro la violenza della polizia


Ieri, 19 marzo a Parigi si è svolta la manifestazione contro la violenza della polizia. In migliaia hanno sfilato nel primo pomeriggio da Place de la Nation raggiungendo Place de la République. “Giustizia e dignità, stop all’impunità della polizia” era lo slogan che imperava lungo il corteo.
La manifestazione di ieri è stata organizzata a causa dei continui abusi delle forze dell’ordine nelle periferie della Capitale francese. Il mese scorso, infatti, si è svolto l’ennesimo episodio di violenza nella citè di Aulenay-sous-Bois. Un gruppo di poliziotti ha violentato Théo con un manganello provocandogli danni importanti al retto. Durante le settimane si sono sussuguiti cortei, presidi e scontri con la polizia a dimostrazione di una situazione diventata ormai insostenibile. Quello di Theò è il più recente dei casi di abuso ma è lunga la lista di persone nelle periferie parigine che sono state uccise e violentate perchè nere o arabe. Alla giornata di ieri hanno partecipato tante delle famiglie delle vittime di abusi.
Lungo il percorso del corteo migliaia di giovani si sono scontrati con le forze dell’ordine che hanno risposto con i gas lacrimogeni. Nelle prossime settimane sono previste altre mobilitazioni contro le elezioni presidenziali alle porte, il razzismo e la polizia. Il 17 aprile, in particolare, ci sarà la mobilitazione contro il meeting nazionale del Front National.

domenica 12 marzo 2017

Napoli antifascista contro Salvini...RIBELLARSI E' GIUSTO! (video)




Napoli. i fatti sono 10.000 in piazza in una grande manifestazione di massa - la polizia carica - i manifestanti resistono e attaccano - e' giusto cosi!

che il vento di napoli si estenda ovunque





Napoli, è giusto ribellarsi! Salvini non deve parlare! Minniti e il suo governo se ne devono andare!



Un corteo organizzato contro Matteo Salvini, atteso al Palacongressi di Napolidopo le proteste di venerdì e il via libera finale della prefettura alla sua convention. intorno alle 17 un gruppo di incappucciati si stacca dal corteo e accerchia la polizia. Lì inizia il lancio di sassi, petardi e bombe carta. Modalità di guerriglia urbana alle quali la polizia reagisce con cariche e idranti. Prima è stata un’operazione di contenimento, poi gli agenti sono avanzati per rispondere agli assalti di “circa 200 persone”, come riferisce SkyTg24. Quattro persone sono state fermate. Undici gli agenti feriti, ai quali si aggiungono tre ispettori e due funzionari.
A pochi minuti dall’inizio della manifestazione erano spuntati caschi, sciarpe e passamontagna dietro i quali si erano nascoste decine di giovani incappucciati. Una volta che il corteo è arrivato nei pressi del Palacongressi, è iniziato il lancio di oggetti, pietre e molotov. Poi si sono dispersi, lasciandosi alle spalle decine di cassonetti dati alle fiamme per sbarrare la strada alla polizia. Sullo sfondo segnali stradali divelti, muri imbrattati e auto bruciate e intorno una coltre di fumo che rendeva l’aria irrespirabile. E mentre proseguiva la guerriglia urbana una molotov ha colpito un cellulare dei carabinieri e provocato un principio di incendio subito estinto.

A Napoli i manifestanti resistono e agiscono - la feccia PD con la macchietta corrotta DELUCA scendono in campo a sostegno dei fasciorazzisti Salvini e della polizia di MINNITI


De Luca: solidarietà a Salvini e alla Polizia Sui fatti di Napoli interviene il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, dal Lingotto a Torino. "Esprimo a nome del Pd la nostra solidarietà a Matteo Salvini. In questo momento sono in corso a Napoli scontri alimentati dai centri sociali che non lo fanno parlare, io la penso esattamente al contrario di Salvini ma lui ha diritto di parlare dove e come crede, il diritto di parola è il diritto alla libertà di tutti noi. Esprimo solidarietà anche alle forze di polizia". - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/visita-Salvini-a-Napoli-petardi-e-scontri-con-polizia-al-corteo-di-protesta-9373b02e-1722-4e1a-9648-51a309076594.html

domenica 5 marzo 2017

Bologna - LIBERTA' PER GLI STUDENTI ARRESTATI!

BOLOGNA, MISURE CAUTELARI PER GLI SCONTRI IN MENSA; CONTINUA LA MOBILITAZIONE IN UNIVERSITÀ


Crolla il castello accusatorio della Procura bolognese.
Sono state notificate questa mattina le misure cautelari a Carlo, Enrico, Vallo e Alessio, rispetto alla vertenza sul caro-mensa e alle giornate di lotta che hanno acceso l’autunno universitario bolognese.
Tre obblighi di firma ed un divieto di dimora sono il risultato di una campagna di criminalizzazione delle lotte che abbiamo visto in questi mesi in città. Da sottolineare come il castello accusatorio della procura, seguita da una questura che va a braccetto con l’amministrazione PD e l’università, sia caduto miseramente a partire dall’inconsistenza del reato di estorsione con il quale si è provato a mettere in discussione una lotta giusta e legittima come quella contro il caro-mensa e delle autoriduzioni.
La spettacolarizzazione di questo castello accusatorio, che si è data in queste ultime settimane, è
anche la riprova di come la relazione tra procura e qualche gazzettiere della città volesse puntare un dito criminalizzante nei confronti delle lotte sociali studentesche. Sviluppi che hanno visto anche il trapelare e pubblicare informazioni e fonti secretate che dovrebbero riguardare solo i diretti interessati.
E’ dunque l’utilizzo della stampa e dell’opinione pubblica come strumento per influenzare le scelte dei tribunali che andiamo a contestare e a contrastare. La forza e la legittimità delle mobilitazioni studentesche sono di fatto l’antidoto ad ogni narrazione tossica, ad ogni tentativo di spettacolarizzare l’intervento repressivo nei confronti delle lotte che sviluppiamo.
Prima la procura mezzo stampa ha fatto sapere che sarebbe stato creato un unico fascicolo che comprendesse gli episodi della mensa e le giornate di lotta legate alla biblioteca di discipline umanistiche di Via Zamboni 36 e che le misure cautelari sarebbero state una ventina di arresti domiciliari andando ad ipotizzare il reato di associazione a delinquere.
Da qui solo passi indietro: prima sdoppiando nuovamente i fascicoli parlando di decine di arresti, poi tendando la via dei domiciliari con l’accusa di estorsione riducendosi infine alle misure che oggi sono state notificate a questi 4 compagni, da sempre attivi e generosi nell’ambito delle lotte studentesche.
Che siamo nel giusto lo sappiamo e per questo andremo avanti, anche se tra noi e la conquista dei nostri diritti si frapporrà un cordone di celerini o una porta chiusa.
La battaglia come quella per un accesso garantito al servizio mensa è tutt’altro che spenta e cogliamo l’occasione per ribadire che se non si troverà una risoluzione del problema si tornerà a bussare alle porte dei responsabili affinché le istanze sollevate vengano prese in considerazione ed applicate!

Collettivo Universitario Autonomo.

giovedì 2 marzo 2017

Bologna - Cariche e un fermo contro gli studenti che contestavano il Career Day... vetrina dorata e simbolo dell'università-azienda


Ancora una volta è la celere, nel silenzio complice delle altre istituzioni, a rispondere alle azioni degli studenti e delle studentesse in lotta da più di un mese a Bologna dopo i fatti della Biblioteca del 36. Come era iniziata, con la celere che irruppe in università lo scorso 9 febbraio, è continuata oggi con il fronteggiamento all'ingresso del Career Day, che ha portato ad un fermo tra i manifestanti.

Il Career Day bolognese, vetrina dorata e simbolo dell'università-azienda dei nostri tempi, è lo specchio più puntuale delle politiche di privatizzazione e di messa a profitto degli studenti portata avanti dall'Alma Mater per ottenere fondi dalle aziende a cui svende i suoi prodotti-studenti.

Oggi però, dopo la quarta assemblea studentesca di ieri, centinaia di studenti in lotta si sono recati a contestare quella vetrina, per ribadire come dietro di essa ci sia la stessa logica che impone selezioni all'ingresso nelle biblioteche e che vuole ridurre a zero il dibattito politico e il dissenso all'interno dell'esamificio Alma Mater.


La retorica della spettacolarizzazione delle meravigliose prospettive di carriera che si possono avere approfittando della relazione tra Ateneo e aziende, voleva essere attaccata a partire dalle contraddizioni portate nelle proprie vite da quella che è definita la generazione Erasmus.

Una generazione distrutta dall'austerità dell'Unione Europea anche per quanto riguarda il terreno della formazione, per la quale esiste soltanto un incerto futuro di precarietà dove il desolante presente è invece fatto di stages, tirocini, voucher, promesse disattese in stile Garanzia Giovani.

Radunatisi alle 12 in piazza Verdi, il corteo ha raggiunto l'area Fiere, attraversando ponte San Donato e via Stalingrado, venendo bloccato da uno sbarramento inaccettabile di diversi blindati e decine di esponenti della DIGOS.


Lo sbarramento impediva agli studenti di poter andare a dire a chi stava partecipando a quella messinscena la reale sostanza di una università che dà saperi precari, non permette la diffusione del pensiero critico e serve solo a produrre candidati produttivi per le aziende.

Nella carica, successiva alla spinta dei manifestanti per avere libertà di movimento, viene fermato un compagno.

Il fermo si svolge all'interno di una dinamica grottesca, arbitraria e pre-determinata da parte della DIGOS, alla ricerca continua di strumenti utili alla criminalizzazione della lotta in corso, come testimonia questo video

Il corteo, mentre il compagno veniva portato in Questura, è ripartito puntando verso i viali, dove ha bloccato il traffico cittadino per mezz'ora prima di rientrare in zona universitaria e iniziare un corteo interno alle facoltà per comunicare quanto successo e decidere insieme le prossime date di lotta. Sono stati via via raggiunti i poli universitari di Berti-Pichat, via Belmeloro e Strada Maggiore, richiedendo a gran voce la liberazione del compagno così come di Sara e Orlando, ai domiciliari dallo scorso 10 febbraio.


Da infoaut: Ulteriori aggiornamenti sulla pagina Quelli del 36