giovedì 30 novembre 2017

Intervista a Fabio - G20 Amburgo - dopo l'uscita dal carcere



Il racconto di Fabio finalmente libero dopo oltre 4 mesi di detenzione
La camicia azzurra sgualcita perché in carcere di certo non si possono stirare i vestiti. I capelli sistemati alla bell’è meglio, già ricresciuti, per apparire bene, nonostante l’enorme stanchezza. E forse c’è pure qualche capello bianco. Un’esperienza così segna. Qualche chilo in meno perché in carcere mangiava quasi solo «patate scotte senza sale, riso, pane e carne semi commestibile».
Ma una cosa non è cambiata: Fabio Vettorel ha stampato in faccia il sorriso di sempre. Glielo si legge proprio in faccia che «è bello essere libero».
Come hai vissuto questa esperienza?
«È stato più facile per me stare dentro come prigioniero politico rispetto ad un criminale comune. Ma ho ricevuto molta solidarietà, anche perché si è capito che la mia era una situazione diversa dalle altre. Mi hanno scritto, in molti hanno cercato di aiutare i miei genitori, che sono stati fantastici. Ho saputo che a Feltre e Belluno sono state organizzate delle manifestazioni, anche per chiedere il mio rilascio, e iniziative benefit per pagare la difesa legale».

Perché ti hanno arrestato?
«Perché il G20 è fallito a seguito delle proteste, perché è stato superato mediaticamente dalle manifestazioni, perché la nostra presenza ha dato fastidio alla governance, al sindaco. Il ministro dell’economia è stato bloccato dalle proteste. Siamo stati più efficaci».
Perché hai deciso di manifestare?
«È qualcosa mi è venuto dal cuore, ho pensato che per una volta fosse giusto scendere in strada per dire che non siamo 20 persone che decidono le sorti del mondo attorno a un tavolo, siamo liberi e vogliamo decidere per le nostre vite. Le disuguaglianze nel mondo stanno aumentando, i cambiamenti climatici non vengono affrontati da chi comanda, i migranti muoiono nel Mediterraneo senza che la gente se ne preoccupi. Ci sono tanti problemi che mi hanno spinto a uscire di casa, prendermi ferie e venire qui».
Com’era la vita in carcere?
«Sono stato fortunato perché ci sono stato poco: 5 mesi non sono tanti, ci sono detenuti che ci stanno per anni e non serve pensare ai grandi che ci sono già passati, basta pensare ad altri ragazzi come me. Durante il giorno leggevo, scrivevo lettere, parlavo con gli altri detenuti con cui ho sempre avuto un bellissimo rapporto, anzi molti sono stati solidali e continuerò a scrivergli. Non è stato facile perché le guardie non si comportano tutte allo stesso modo e non sai quando uscirai. Ma ce l’ho fatta».
Cosa ricorderai con serenità?
«Per me è stata un’esperienza forte: ho imparato a essere gentile, a cercare di capire e ascoltare tutti. Stavo con persone come me, che però meriterebbero di più. In carcere si conoscono i più deboli, gli oppressi, gli emarginati, quelli con storie di vita inimmaginabili. Sono stato fortunato, ho avuto genitori bellissimi, una crescita bellissima, non mi è mai mancato niente, mentre tanti di loro non hanno avuto questa fortuna. Perché sono nati nella parte sbagliata del mondo, in un posto povero dove non hanno potuto studiare, dove anche se lavoravano non avevano i soldi per mangiare, che hanno sofferto la fame. Che mossi dalla speranza di trovare un avvenire migliore sono venuti in Europa ma non hanno trovato niente, dandosi ai furtarelli o al piccolo spaccio di droga. Questo è orribile».
Hai imparato il tedesco?
«Un po’, quasi tutti lo parlavano e pochi sapevano l’inglese, solo qualche ragazzo africano. Alcune guardie lo sapevano ma preferivano parlare in tedesco».
Cosa hai pensato quando non ti hanno fatto uscire dal carcere?
«Ci sono stati molti momenti brutti e sinceramente non pensavo nemmeno di poter uscire oggi (ieri, ndr): ero pronto a uscire a febbraio. Mi sono reso conto che c’era un motivo per cui ero lì, perché avevo messo in atto la mia resistenza e avrei dovuto resistere, anche se mi avessero fatto restare per più tempo».
Fabio trova un’Amburgo piena di luci e di persone solidali, le stesse che hanno aiutato la madre, che si è trasferita in Germania non senza difficoltà. «Sapere che ha sofferto per me è stata una delle cose più difficili da accettare, ma sono stato fortunato perché mi ha sempre dato una mano. È una roccia, sono fortunato ad avere una madre così».
Quando è uscito dal tribunale finalmente libero, Fabio, la mamma, gli avvocati e gli amici si sono ritrovati a pranzo. Il primo piatto ha il sapore della libertà, della cotoletta di maiale e delle patatine fritte. Tante, come piacciono a Fabio.
Una delle prime cose che la mamma nota di Fabio è il modo di camminare: «È strano, sembra più spaesato che contento!», con nella voce la preoccupazione degli effetti che può aver avuto il carcere sul figlio. Ma Fabio non sembra accorgersene e non smette di dirle «grazie» per avergli «salvato la vita». Continua a ripetersi «sono fuori di prigione», quasi per convincersene. Appena uscito dal tribunale aveva esclamato: «Andiamo a bere una birra da un litro?». Subito accontentato.
E ora la madre non smette di staccargli gli occhi di dosso. Lo chiama «stella», lo tocca e lo bacia, ancora incredula. Lo invita più volte a rilassarsi mentre lui nomina gli amici di Feltre (dal Cadore è arrivato Fiorenzo per abbracciarlo da parte di tutti) e gli solletica l’immaginazione dicendogli «avremo tempo di fare un sacco di cose!». Eh già, ce ne sarà almeno per altri 3 mesi. Nell’attesa di ordinare il pranzo, Fabio inizia a leggere sul telefono della mamma i commenti sotto ad alcuni articoli sul suo caso giudiziario, mentre lei lo intima di lasciar perdere: «Ti fanno male». Ma lui li scorre, e sorride.
Tra le prime cose che vuole assaporare Fabio è il gusto del caffè, perché in carcere non era buono. «Il curdo aveva comprato un pacco grande così per 20 euro», dice disegnando un mucchietto con le mani, «non posso certo dire che fosse buono». Nemmeno la mensa sembrava all’altezza, tanto che «ero arrivato a drogarmi di cucchiaini di zucchero». Questa mattina tornerà al carcere giovanile di Hahnofersand, stavolta senza scorta e senza manette ai polsi, per riprendere le ultime cose.
Jamila Baroni sta cercando un appartamento tutto per loro, perché ora condivide una stanza con un’altra italiana.
In serata anche la telefonata con Maria, la ragazza di Cesio arrestata con lui e poi liberata in attesa del suo processo. Una telefonata piena di risate. Piena di spensieratezza. Ci voleva.

Intervista di Francesca Valente dal Corriere delle Alpi

Celebrazione dell'Ottobre nelle Filippine

October Revolution celebrations! Philippines






mercoledì 1 novembre 2017

Dal messaggio del Partito Comunista dell'India (maoista) sulla Rivoluzione d'ottobre

La Rivoluzione d'Ottobre sconvolse il mondo

... Si avvicina anche l''anniversario della vittoria della grande rivoluzione socialista russa.
Essa abbattè il potere delle classi capitalista e feudale russa per mezzo dell'insurrezione armata e per la prima volta instaurò il nuovo Stato della classe operaia e delle masse lavoratrici, sotto la direzione dei compagni Lenin e Stalin.
Essa intraprese il compito della costruzione del socialismo e gettò le fondamenta di un sistema socialista, che aprisse la strada alla transizione al comunismo.
La rivoluzione bolscevica era guidata dalla giusta ideologia del proletariato, il marxismo, e da un patito rivoluzonario.
Essa adottò la strategia e tattica giuste e condusse una lotta senza tregua contro l'opportunismo di destra e di "sinistra" nel Partito e nel paese...

da: "Celebrare con entusiasmo e spirito rivoluzionari il 50°anniversario della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, della storica rivolta contadina armata di Naxalbari, il centenario della travolgente rivoluzioa socialista russa e il bicentenario del maestro del proletariato internazionale, Karl Marx", Appello del CC del PCI(maoista), 16 marzo 2016

La bandiera della Rivoluzione d'Ottobre è Immortale", Mao Tsetung - Dalla Dichiarazione 1° Maggio 2017 di partiti e organizzazioni MLM

Ricorre quest'anno il Centenario della Rivoluzione d'Ottobre. 
Imperialisti, reazionari, riformisti, e ogni tipo di opportunisti sono impegnati a cancellare, oscurare, denigrare e infangare questo evento, così come hanno già fatto lo scorso anno col 50° anniversario della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. 
Lo fanno perchè sanno bene che il grandioso messaggio che da questi eventi viene per i proletari e le masse è sempre più attuale.

Per liberarsi dell'imperialismo, del capitalismo, della guerra, dello sfruttamento e dell'oppressione dei popoli, bisogna fare la rivoluzione proletaria!
La classe operaia deve strappare il potere politico alle classi dominanti, deve istituire il suo potere, il suo Stato, la dittatura del proletariato, e costruire il socialismo; deve sviluppare e continuare la rivoluzione in ogni paese e nel mondo per liberarsi da tutte le catene dell'imperialismo e marciare verso il comunismo su scala mondiale.

Il sistema imperialista dimostra sempre più di essere quello che Lenin ha analizzato e descritto nella sua grande opera “Imperialismo fase suprema del capitalismo”; un sistema putrefatto e decadente. 
L'imperialismo e i suoi governi, in ogni latitudine, continuano ad attraversare una profonda crisi economica e finanziaria, politica e sociale, e scaricano questa crisi sui proletari e le masse popolari all'interno e verso le nazioni e i popoli oppressi all'esterno. 
L'imperialismo è guerra commerciale, è guerra di aggressione, guerra di rapina e di spartizione del mondo.
L'imperialismo è reazione e fascismo. L'imperialismo è l'ultimo stadio del capitalismo e mostra ogni giorno di più la sua barbarie e la necessità di abbatterlo. 

Per questo il messaggio di Lenin e della Rivoluzione d'ottobre è più vivo che mai!


Dalla dichiarazione del 1° maggio 2017 di Partiti e organizzazioni MLM