sabato 30 luglio 2011

RIFLESSIONI POST DECENNALE DEL G8 DI GENOVA 2001

Alla fine il decennale del g8 2001 è andato.
Gli organizzatori saranno sicuramente contenti: si aspettavano 15mila persone, la questura ha dichiarato 30.000 tra cui centinaia di no tav che aprivano il corteo, spezzoni di vari centri sociali da Genova e Milano, ciò che rimane del movimento no global di 10 anni fa riunito nello spezzone di
“uniti contro la crisi” e il sud ribelle con grande componente campana.
Presenti tutti i partiti della sinistra elettoralista ex parlamentare da rifondazione a sel da sinistra critica al pcl, oltre a compagni anarchici e molti giovani.

30.000 persone che hanno sfilato chi in maniera allegra con sound system e giocoleria chi gridando slogan combattivi a testimonianza delle lotte locali in cui sono in prima linea sul territorio di appartenenza in primis i no tav.

Tutti però accomunati dall’essere i partecipanti di una sfilata inadeguata e innocua voluta come tale fin da principio dagli organizzatori e concordata in tal senso con la questura.

Non torneremo per l’ennesima volta sul concetto di ciò che Genova significa per noi, ma non solo, questo decennale, è espresso bene nnel comunicato congiunto Caos Antifa Genova- Red Block Palermo.
Il punto per noi è che un evento di tale portata non poteva essere ridotto ad una sfilata che si è urlata slogan addosso in mezzo al deserto e ad una festa del movimento conclusasi con il “bel concerto” dei Modena City Ramblers un gruppo musicale è ormai parte integrante dell'arcipelago
revisionista e pacifista.
Noi non ci siamo stati dal primo momento e abbiamo cercato di invertire la rotta.
Sabato 23 luglio ci siamo rafforzati dalla convinzione che ci voleva un corteo alternativo e combattivo e riteniamo tutt’ora valida la proposta di una 3 giorni del movimento antagonista e rivoluzionario che riparta dalle “genova” in corso in primis la val di susa e contrasti organizzandosi la costruzione del regime che la borghesia italiana a partire da quel g8 sta ricostruendo tappa dopo tappa, repressione dopo repressione, anno dopo anno.
Non abbiamo aderito al corteo, siamo stati con nostre parole d’ordine e proposte al concentramento abbiamo calato lo striscione lungo il percorso con lo slogan “senza giustizia nessuna pace” che racchiude la sostanza di tutto il nostro discorso.
Abbiamo appoggiato tutte le iniziative simboliche fuori dal coro in quella settimana, dai cori contro la caserma durante la fiaccolata verso la diaz all’esposizione degli striscioni nei luoghi simbolo Diaz, via Tolemaide,Pza Alimonda la mattina del 23 luglio.
Salutiamo con gioia e condividiamo i grandi segnali lanciati nei giorni precedenti in Germania dove a Kruezberg diversi compagni non hanno dimenticato Carlo e hanno ricordato agli sbirri che non si perdona ne si dimentica dei compagni caduti così come salutiamo a Genova stessa il grande
murales fatto in onore di Carlo Giuliani - che pochi giorni dopo è stato imbrattato da chi evidentemente ha fastidio nel fatto che ci sia qualcuno che invece della pacificazione, vuole giustizia contro lo stato borghese e assassino.

Crediamo che bisogna ripartire anche da questi “piccoli” segnali per un percorso di rottura con il riformismo dai carrieristi come Agnoletto ai rappresentanti “antagonisti” della piccola borghesia imprenditoriale del nord-est alla Casarini e alle altre anime elettoraliste del movimento.

Il futuro è qui e comincia adesso.

martedì 26 luglio 2011

ANCORA DAI GIORNALI

CORRIERE MERCANTILE - LIGURIA









lunedì 25 luglio 2011

RED BLOCK RINGRAZIA...

http://www.primocanale.it/elencotg.php?id=0&servizio=3182&d=20110722

UN SERVIZIO DEDICATO A NOI




CI CHIAMANO BANDITI, CI CHIAMANO TEPPISTI


IERI PARTIGIANI, OGGI ANTIFASCISTI

DAI GIORNALI E AGENZIE STAMPA



PRESTO IL NOSTRO COMUNICATO STAMPA E VALUTAZIONI POLITICHE.

la Repubblica - TGCOM





Migliaia di persone, 30mila secondo gli organizzatori e 20mila secondo la Questura, hanno attraversato alcuni quartieri di Genova in occasione dei dieci anni del G8 che si è svolto nel 2001 nel capoluogo ligure. Un corteo pacifico, colorato e che ha accolto numerose realtà. Dai "No Tav" accorsi in circa 200 dalla Val di Susa, ai "No Gronda" che si oppongono alla costruzione di una bretella autostradale alle spalle della città.
Accanto a questi l'Arci, la Cgil, i Cobas e Legambiente, oltre a numerosi centri sociali arrivati da tutta Italia, da Milano, da Roma e Perugia. Davanti a tutti lo striscione del "coordinamento Genova 2011" dietro cui hanno sfilato Heidi e Giuliano Giuliani, genitori di Carlo, il giovane ucciso in piazza Alimonda il 20 luglio del 2001. Accanto a loro Maurizio Landini, segretario della Fiom e il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

La manifestazione si è svolta senza incidenti, uniche note fuori dal coro uno striscione in via Cantore, dai "Red Block"con su scritto "senza giustizia nessuna pace", e la scritta su un muro comparsa nel sottopassaggio in piazza Caricamento che recita: "Genova 2001-2011: vendetta". Tra i manifestanti anche molte famiglie con bambini nei passeggini. Le Forze dell'Ordine ci sono state ma non si sono viste. Unico segno della loro presenza un elicottero che ha volteggiato sulla manifestazione e che ha sorvegliato dall'alto e diverse camionette, rimaste a distanza dal percorso per presidiare punti sensibili come lo svincolo dell'autostrada e la stazione Principe. Per garantire maggiore sicurezza il Comune aveva ordinato la rimozione di circa 800 cassonetti e aveva impedito che venissero parcheggiate auto lungo il percorso.


(AGI) G8 GENOVA: CALATO DA UN MURAGLIONE STRISCIONE DEI 'RED BLOCK'

17:33 23 LUG 2011

Genova, 23 lug. - Uno striscione rosso con scritto 'Senza giustizia
nessuna pace' firmato Red Block e' stato calato, da alcuni manifestanti, dal
muraglione che si trova in via Cantore, di fronte al 'Matitone', l'edificio
dove si trovano gli uffici comunali e dove sta passando io corteo.

lunedì 18 luglio 2011

dalla valle che resiste a Genova 2011

pc 18 luglio - Genova g8. Mortola 'io voglio il processo ' ... l'avrai, l'avrai prima o poi l'avrai..

dal blog di proletari comunisti:
Mortola si smarca: «Io voglio il processo»
G8 Genova - Il primo strappo, dopo l’inchiesta del Secolo XIX sui ritardi artificiosi per garantire l’impunità ai protagonisti del massacro alla Diaz, lo compie uno dei superfunzionari più noti nelle inchieste sul G8. È l’ex dirigente responsabile della Digos genovese, recentemente promosso questore, Spartaco Mortola: nessuna speranza di prescrizione - fa sapere - semmai il desiderio di essere processato davvero anche in ultimo grado, perché questa vicenda finisca. Con una precisazione: se ci sono state perdite di tempo apparentemente strumentali da parte di alcuni imputati (ma viene respinto il termine «complotto»), che rischiano di mandare a monte il terzo grado e quindi la verità, non riguardano Mortola stesso.
Il quale non escluderebbe al momento addirittura di rinunciarci, alla prescrizione.

Le precisazioni sono espresse dal suo legale storico, Piergiovanni Junca. E rappresentano un dettaglio importantissimo a ventiquattr’ore dalla rivelazione del dossier raccolto dai giudici del capoluogo ligure, proprio sul caso Diaz.
I magistrati hanno infatti documentato una serie di episodi «anomali», che stanno facendo slittare in modo forse irreparabile il verdetto della Suprema Corte sul raid compiuto nell’istituto dove alloggiavano i noglobal nel luglio 2001, e sulla falsificazione delle prove per giustificare i pestaggi. L’Appello, nel maggio 2010, aveva condannato picchiatori e superdirigenti, ma la Cassazione non è stata fissata. E se si tarda ancora un po’ c’è il concreto pericolo che si finisca con un nulla di fatto. Decisivi, nel dilatare i tempi, si sono rivelati gli incredibili “problemi” nella consegna ai protagonisti del processo di vari atti (se tutte le parti non hanno ogni singolo documento, non si può cominciare). Cambi continui d’indirizzo da parte dei dirigenti e degli agenti alla sbarra, notifiche rispedite misteriosamente al mittente o rimpallate fra ufficiali giudiziari davvero poco desiderosi di eseguirle, oltre che copie di dossier dimenticate nei cassetti, stanno pregiudicando la scrittura del capitolo finale. Ed è chiaro che lo tsunami della prescrizione cancellerebbe d’incanto una macchia pesantissima per personaggi assai in carriera, che hanno riportato sull’affaire Diaz condanne gravi: dall’attuale capo della Divisione centrale anticrimine Francesco Gratteri (4 anni per falso, firmò il verbale in cui si diceva che i dimostranti custodivano nell’istituto le molotov introdotte al contrario dalle forze dell’ordine), al capo-analista dei servizi segreti Giovanni Luperi (3 anni e 8 mesi per falso), senza dimenticare il direttore del Servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi (stessa pena e stesso reato).

Pure Mortola ha subito la medesima pena per la Diaz - oltre a un anno e 2 mesi per i depistaggi successivi, nel processo in cui era imputato con l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, a sua volta condannato - ma oggi il difensore Junca la mette giù dura: «I miei assistiti (è consulente pure di Carlo Di Sarro, ex funzionario ala Digos di Genova con 3 anni e otto mesi sul groppone) non hanno mai modificato l’indirizzo, tecnicamente definito “domicilio”, cui inviare la corrispondenza giudiziaria, non creando così alcun intoppo o ritardo (l’opposto, per esempio, ha fatto l’ex comandante dei picchiatori Vincenzo Canterini, ndr) . E siamo noi stessi sorpresi dei tempi lunghi, poiché ci riterremmo danneggiati dal mancato svolgimento delle udienze in Cassazione». Junca aggiunge un dettaglio cruciale: «Il giorno in cui Mortola e Di Sarro hanno depositato il loro ricorso, hanno allegato all’istanza originale, come da norma, le copie per tutte le parti del processo, spendendo mille euro a testa con l’unico obiettivo di snellire le procedure». Il contrario di quanto fatto dall’ex poliziotto Luigi Fazio, oggi in pensione. Il quale, oltre ad aver assoldato un docente di diritto per formulare l’istanza in Cassazione nonostante una mini-condanna per percosse già prescritta, ha “dimenticato” di allegare le stesse copie. Facendo perdere mesi e nonostante lo sollecitasssero. Sono stati episodi come questi a istillare nelle toghe che avevano emesso la condanna in Appello (e a distanza di un anno non vedono fissato l’ultimo round davanti alla Suprema Corte) il dubbio d’una strategia. O perlomeno l’idea che gli imputati, ancorché uomini dello Stato, stiano sguazzando nelle lungaggini ben felici di non farsi giudicare. Junca (e il suo assistito Mortola) si smarcano: «I problemi degli altri funzionari non mi riguardano

sabato 16 luglio 2011

only solution - REVOLUTION



COMITATO GENOVA 2011: UN BRANCO DI PAGLIACCI!

Rigiriamo da un nostro compagno genovese.

Il comitato Genova 2011 è un branco di pagliacci: giovedì 14 luglio è stato ufficializzato - per bocca della portavoce Rita Lavaggi - il percorso del corteo per il decennale del G8.
Se qualcuno avesse avuto ancora qualche dubbio su che genere di personaggio sia il 'signor', molto poco onorevole, Vittorio Agnoletto - e su da chi sia formata la cricca di parassiti che ruota intorno alla sua figura - se ne è tolto sicuramente ogni residuo.
La manifestazione di sabato 23 luglio partirà da piazza Montano (di fronte alla stazione ferroviaria di Genova Sampierdarena) alle ore 17:00 e - dopo aver attraversato via Cantore, via Milano, e via Gramsci - si concluderà a piazza Caricamento, intorno alle ore 20:00, con un maxi concerto.
Chiunque conosca - anche solo per sommi capi - la piantina della città di Genova, sa benissimo che la zona che sarà attraversata non ha nulla a che vedere con quella dove avvennero gli scontri che portarono all'omicidio di Carlo Giuliani.
Neppure attraversa, ad esclusione di pochi metri nella parte terminale di via Gramsci, la zona che nel 2001 fu interdetta al passaggio persino dei residenti che non potessero dimostrare di essere inconfutabilmente tali.
Insomma, grazie all'opera delle istituzioni - specialmente dell'assessore comunale alla Casa, il trotzkista Bruno Pastorino, attualmente accasato con Sel - che si sono prodigate in tal senso, i luoghi simbolo delle giornate di luglio 2001 saranno tutti tranquillamente nelle mani delle 'forze dell'ordine': vergogna!

Genova, 15 luglio 2011




Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova

venerdì 15 luglio 2011

da Genova 2001 alla Val Susa e Genova 2011



Pochi giorni fa in Val di Susa ha avuto luogo una vera e propria battaglia campale tra il movimento No Tav e gli apparati repressivi dello stato (in primis polizia, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale e reparti dell’esercito defilati ma presenti sul territorio).
Da un lato l’interesse legittimo alla salute della popolazione della valle che da anni denuncia la composizione a base di elementi nocivi della collina che si dovrebbe perforare con ovvio impatto ambientale negativo sulla valle e sulla salute degli abitanti, dall’altro lato un governo e una finta opposizione parlamentare sempre più delegittimati agli occhi delle masse popolari che vogliono la tav a tutti i costi “per non restare fuori dall’Europa”, ovvero per terminare la tratta ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino che rientra nel corridoio Lisbona-Kiev del trasporto merci.
Quindi un’opera che serve solo l’interesse del grande capitale italiano e non solo, con lo scopo di ridurre il costo di trasporto delle merci per ingrossare i profitti dei padroni italiani a discapito della vita della popolazione.
Tutto questo “giustifica” la militarizzazione dell’intera area a fronte di una resistenza locale che si oppone a tale realizzazione e che tra alti e bassi va avanti da 20 anni.
Dopo lo sgombero forzato della valle, domenica 3 luglio il movimento No Tav ha chiamato a raccolta tutti i solidali per una grande manifestazione con l’obiettivo dichiarato di assediare il cantiere-fortezza aperto manu militari dopo lo sgombero sopracitato.
La manifestazione ha raggiunto l’obiettivo con oltre 50.000 manifestanti dalla valle e non, delegazioni di solidali da tutta Italia e qualcuno anche dall’estero. Ovviamente la questura di Torino (con a capo il macellaio del g8 2001 Mortola, adesso premiato con la promozione a questore di Torino per l’appunto) aveva posto dei paletti inaccettabili al percorso cercando di trasformare la grande manifestazione di dissenso in semplice sfilata. La popolazione della valle invece, coerentemente con quanto dichiarato, non ha perso la rotta ed ecco che decine di migliaia di manifestanti in due punti diversi hanno abbandonato il percorso ufficiale deviando per sentieri che per altre vie portavano a ridosso del cantiere-fortino, infine i tre cortei si sono trovati davanti una vera e propria forza di occupazione legittimata dalla prefettura del macellaio Mortola, dal governo Berlusconi-Maroni e dalla finta opposizione Bersani-Fassino i quali hanno cercato disperatamente e inutilmente di spezzare la resistenza della valle abusando del loro potere avendo la certezza di rimanere impuniti (genova 2001 docet), i servi del potere hanno letteralmente sparato addosso ai manifestanti i lacrimogeni cs che, oltre ad essere un gas bandito dalla Convenzione di Ginevra per l’uso in guerra in quanto vera e propria arma chimica, è anche un'arma impropria se usata come arma da fuoco sparando il candelotto ad altezza d’uomo.Ci sono inoltre i filmati dove i “difensori della legalità” danno vita ad una sassaiola contro i manifestanti e testimonianze in cui sono stati sparati anche proiettili di gomma.

Di fronte a questo apparato militare, la resistenza ha messo in scacco lo stato obbligandolo oggettivamente a stare sulla difensiva e costringendolo, come un movimento di resistenza contro un esercito occupante, a difendersi dagli attacchi dei guerriglieri supportati dal popolo che li rifocilla e li rimanda all’attacco, mantenendo l’occupazione del territorio con tutti i mezzi possibili al di fuori della loro legalità.
Tutto ciò è stato possibile grazie alla conoscenza del territorio e soprattutto all’appoggio popolare.

Quest’ultimo punto è fondamentale, senza tale elemento a fronte dei 230 feriti tra i manifestanti lo stato non avrebbe potuto dichiarare i 190 feriti (cifra comunque gonfiata) tra gli sbirri, molti dei quali tra l’altro intossicati dallo stesso gas cs che controvento gli finiva addosso.

Dopo la grande giornata di lotta e vittoria sul campo, la borghesia mobilita la stampa e la disinformazione che ne consegue. Innanzitutto la solita divisione tra buoni ( la parte del corteo che non ha deviato) e cattivi (chi infischiandosene del macellaio Mortola e delle sue prescrizioni ha preso le vie del bosco): i black bloc interni e stranieri, i centri sociali, gli anarchici e i “violenti” in generale.

Le gerarchie in divisa che da macellai diventano vittime accogliendo la solita “solidarietà bipartisan” verso “i ragazzi in divisa che difendono la legalità”!

A smentire i pennivendoli dei giornali borghesi, i parassiti dei movimenti che poi prendono le distanze come sel, verdi e “sinistra” varia ( ma chi li vuole? Che si portino alle elezioni ma senza speculare sulle lotte !), la finta opposizione parlamentare e il governo moderno fascista è la conferenza ufficiale No Tav :“ tutti parte dello stesso movimento, non ci sono black bloc, l’obiettivo era assediare e abbiamo assediato, abbiamo resistito legittimamente all’attacco delle forze dell’ordine” e cosi via. Fino alla scorsa fiaccolata dove il leader No Tav Perino dichiara “eravamo tutti black bloc” e viene sommerso da migliaia di applausi.

A 10 anni dalla macelleria messicana e dalla grande resistenza nelle strade di Genova non possiamo non notare certi punti di contatto tra questi due avvenimenti separati da un decennio.

Innanzitutto a Genova il “movimento dei movimenti”, come lo chiamava qualcuno, è stato duramente represso in un vero e proprio esperimento dittatoriale o sospensione della democrazia borghese, stessa sospensione democratica e repressione del dissenso nella Valle di Susa.

Lo stato di polizia applicato in quei giorni con i risultati che portano il nome di Bolzaneto, Piazza Alimonda e Scuola Diaz si è autoassolto nelle aule dei tribunali.

A Genova una nuova generazione di giovani ribelli non ha seguito la scelta suicida dei cattolici-lillipuziani massacrati mentre tenevano le mani alzate dipinte di bianco ma ha contrattaccato mettendo in rotta momentanea i fascisti esaltati e drogati in divisa così come è successo pochi giorni fa.

Dopo 10 anni in Val di Susa tra i presenti c’è chi è stato anche a Genova e ha metabolizzato la lezione, la resistenza ha messo in rotta lo stato, non si è caduti nella trappola della divisione tra buoni e cattivi ma il movimento si è costruito saldamente dividendosi bene i “compiti” sul campo rispettando veramente le diverse pratiche e non alla genoa social forum-disobbediente maniera dove nel nome di un fantomatico “rispetto delle pratiche differenti” si isola e si indicano alla questura i “violenti” da cui si prendono le distanze.

Dopo 10 anni chi lotta quotidianamente sta capendo sulla propria pelle che il moderno regime dopo genova 2001 avanza passo dopo passo a tappe forzate verso la sua costruzione a poco a poco gettando la maschera.

Se è vero che qualcosa sta cambiando crediamo che chi oggi è in prima linea nelle lotte, non solo in Val Susa, ma a Firenze nel movimento studentesco e ora contro la criminalizzazione e repressione, a Napoli contro le discariche, a Palermo contro il fascismo di bassa manovalanza e istituzionale e così via non possa e non debba dimenticare da dove è cominciato tutto.

Mentre in Val Susa le merde in divisa tengono ostaggi 5 nostri compagni e si monta il caso mediatico in maniera terrorista - pratica ormai diffusa (a partire da genova dopo la scuola diaz in particolare e ultimamente vedi firenze e bologna) - per il decennale di genova la polizia di stato provocatoriamente allestirà un gazebo a piazza alimonda il 20 luglio, contemporaneamente il comitato promotore di “verso genova 2011” formato dai notabili/parassiti/sciacalli del movimento, in primis Agnoletto e a seguire ciò che è rimasto dei disobbedienti e “buoni” vari, si mette d’accordo con la questura per evitare come la morte i luoghi simbolo del g8 2001 organizzando un mese di iniziative di stampo commemorativo e auto celebrativo “per non dimenticare” a parole mentre nei fatti si lascia piazza Alimonda agli assassini e si vuole cancellare la memoria di grande resistenza giovanile e popolare che Genova per l’ennesima volta ha visto nella sua storia.

Bisogna schierarsi: o lasciare che Agnoletto e co, che in questi 10 anni hanno fatto carriera politica sulle spalle di un movimento e di un giovane assassinato dallo stato, monopolizzino e riformino storicamente la grande battaglia di genova 2001 o riprendere ciò che spetta a chi lotta quotidianamente da nord a sud e sui vari fronti anche contro questi signori, habitué nel prendere le distanze, veri e propri sbirri di movimento che in altro modo non si potrebbe definirli.

Libertà per i giovani no tav ostaggi dello stato !

Noi non perdoniamo noi non dimentichiamo!
Torniamo dove non vogliono farci andare: tutti a piazza Alimonda, davanti la Diaz e Bolzaneto!

Pagherete caro pagherete tutto!

Dalla Val Susa a Genova 2011, contro lo stato di polizia e il moderno fascismo,

RIBELLARSI è GIUSTO!