lunedì 27 febbraio 2017

Antifascisti in piazza in Francia-Germania-Gran Bretagna

3000 Antifascisti per le strade contro il fascismo del Fronte Nazionale della Le Pen







Nantes renderà chiaro per le strade che la Le Pen e il Fronte Nazionale, non passeranno!
manifestazione antifascista contro Le Pen e il Fronte Nazionale, le carica della polizia.
Germania - antifa Francoforte (Germania)



Centinaia di manifestanti antifascisti a Francoforte contro l'ascesa del fascismo e del razzismo.







Gran Bretagna - antifa Tottenham Strada / Kingsland Road


Antifascisti Londra
Centinaia di manifestanti antifascisti nelle strade in Dalston, contro la galleria DL50





link di riferimento: 



martedì 21 febbraio 2017

Bologna .. i tornelli vanno divelti!

Considerando la situazione di alcune settimane fa, può sembrare incredibile che l’installazione dei tornelli al fine di controllare l’accesso alla biblioteca del 36, ed il successivo ingresso della celere in università, abbiano dato vita ad un movimento la cui estensione e partecipazione non si vedevano, in ambito universitario, dai tempi dell’Onda.
Tuttavia, per comprendere pienamente la funzione della limitazione all’accesso alla biblioteca, e la determinata risposta di una parte rilevante della comunità studentesca, è necessario comprendere la portata simbolica del tornello.
I tornelli, infatti, non hanno solo a che vedere con l’accesso alla biblioteca, ma rappresentano una determinata concezione dell’università e, di conseguenza, dello studente, del momento formativo e dell’immaginario ad esso collegato.
Il tornello non è solo un dispositivo securitario di controllo, che permette di monitorare l’ingresso alla biblioteca, identificando chi vi accede. Il tornello funge da barriera, quale strumento di separazione di un mondo, quello accademico, dal contesto in cui questo è collocato, ossia piazza verdi, da sempre luogo di incontro, socialità, produzione culturale: il tornello interrompe la commistione e la connessione del mondo universitario e dei suoi soggetti con il tessuto urbano, i suoi problemi e le sue lotte.
Oltre all’aspetto securitario, l’installazione del tornello (per di più in un luogo anomalo quale il 36) ridefinisce l’idea di biblioteca, delle attività che vi si svolgono e dei suoi frequentatori.
I tornelli all’entrata si contrappongono all’idea di biblioteca quale luogo di studio e apprendimento di un sapere critico che permette di interrogare il presente e comprenderne le dinamiche, quale luogo di incontro, di confronto, di socialità, di condivisione dei saperi non solo tra studenti, ma anche con soggetti esterni. I tornelli si contrappongono ad un’università aperta, che grazie alla connessione con il tessuto sociale è (stata) una straordinaria fucina di sapere critico, di pensiero alternativo che stravolge gli schemi precostituiti e cerca di fornire interpretazioni approfondite del reale; un’università che, proprio perché concentrata sull’analisi delle dinamiche del presente, può e deve essere attraversata anche da chi non vi sia iscritto.
Il tornello invece, simbolo di un contesto assiologico produttivista, elitario ed escludente, rappresenta e rafforza un’idea diametralmente opposta: l’università come luogo in cui apprendere nozioni utili solamente al fine di trovare un lavoro, la biblioteca quale luogo di studio nozionistico, dove i contatti con gli altri studenti si trasformano in rapporti tra colleghi e dove l’obiettivo diviene solamente il superamento dell’esame con il migliore voto possibile, poiché il momento della valutazione svolge un ruolo determinante nella procedura di selezione di coloro che saranno i più competenti ed appetibili sul mercato. Secondo tale prospettiva, se ciò che viene insegnato e studiato sono solo nozioni spendibili nel contesto lavorativo, la cui acquisizione è certificata dal conseguimento della laurea o di un master, nessun esterno può avere interesse a frequentare una lezione od una conferenza.
Il tornello rappresenta un’università asettica e funzionale alle esigenze delle imprese, del tutto chiusa rispetto al contesto sociale circostante, estranea alle dinamiche dei territori.
Il tornello impone la privatizzazione di uno spazio, prima pubblico e libero, ed ora accessibile solamente per chi abbia uno scopo funzionale.
Ancora, il tornello raffigura l’esclusività dell’accesso alla biblioteca e, di conseguenza, alla conoscenza, che viene riservato solamente a coloro che possono pagare un’esosa retta annuale. Da questo punto di vista, il tornello funge quale barriera tra coloro che hanno i mezzi per accedere alla formazione universitaria e coloro che invece non li hanno: il tornello riproduce la barriera di classe che separa coloro che possono ambire ad una possibilità in un mondo dove domina la logica concorrenziale e coloro che, invece, hanno già perso in partenza. Vi è una saldatura metaforica tra il tornello ed altre barriere – non fisiche, ma economiche e, quindi, di classe – quali l’introduzione del numero chiuso per svariati corsi universitari, o l’aumento esponenziale delle rette.
Questa concezione dell’università e della conoscenza comportano altresì una determinata visione dello studente. Lo studente non è più soggetto attivo che partecipa ad uno scambio costante con coloro con cui interagisce, inserito in un contesto sociale plurale e diversificato, ma è soggetto passivo, che consuma un determinato prodotto (la formazione universitaria) funzionale al successo nella competizione del mondo del lavoro. Lo studente diventa consumatore, la formazione e la conoscenza non attengono più alla sfera dei bisogni e dei diritti, ma sono considerate come servizi.
Tramite la ricezione acritica dei contenuti che gli vengono proposti, lo studente deve interiorizzarne la logica ed accettare con entusiasmo un mondo che gli viene presentato come il migliore di quelli possibili. Lo studente diviene soggetto plasmato e funzionalizzato rispetto alla razionalità neoliberale, abituato a pensare nei termini imprenditoriali di costi e benefici, mosso dal criterio valutativo dell’utile. Questa concezione dell’università, del soggetto che la frequenta e dei saperi che essa produce è volta a disciplinare e funzionalizzare la conoscenza rispetto alle esigenze imprenditoriali.
Tale progettualità si rafforza tramite la narrazione di un futuro pieno di possibilità da cogliere per i meritevoli che sappiano mettersi in gioco in un mondo pieno di sfide e che sappiano realizzarsi nel perseguimento di obiettivi eteroimposti, ma perfettamente interiorizzati. La biblioteca sbarrata da un tornello trasforma il momento dello studio, imponendo una concezione produttivista, secondo la quale occorre dare tutte le proprie energie al fine di primeggiare al momento dell’esame: sin dal momento della formazione lo studente viene abituato all’accettazione acritica del presente, della sua naturalità ontologica e della logica dei sacrifici necessari al successo, faro dell’universo desiderante e simbolo di realizzazione personale.
È per questi motivi che il tornello non è soltanto una noiosa porta da aprire con un tesserino, ma porta con sé una visione dell’accademia e dei soggetti che la frequentano fondamentali per il progetto di ristrutturazione neoliberale ed al quale occorre opporsi con ogni mezzo, portando un’analisi, una visione ed una progettualità politiche che siano all’altezza della sfida.



I tornelli vanno divelti, ma è altresì necessario combattere frontalmente l’universo che due porte di vetro si portano dietro: è il mondo che essi rappresentano che va abbattuto dalle fondamenta, e con esso anche la concezione dell’università e dello studente che gli sono proprie.

Bologna - noi condividiamo questa nota e siamo a fianco degli studenti in lotta a Bologna

Bologna: viva la sacrosanta lotta contro i tornelli



All’università di via Zamboni 36 a Bologna, dieci giorni fa è iniziata una protesta non ancora terminata degli studenti contro l’installazione dei tornelli all’ingresso della biblioteca.

I tornelli predisposti, secondo la direzione universitaria per ragioni di sicurezza e di controllo con i badge delle persone che frequentano la biblioteca, sono costati circa 90.000 euro.

Se i tornelli servono a impedire l’ingresso alla biblioteca a chiunque non abbia il badge, quindi servono a negare l’ingresso alla maggior parte dei suoi frequentatori. La protesta contro i tornelli è quindi sacrosanta!

Nessuno può vietare l’ingresso all’Università di Bologna, che ha le radici in un millennio di storia.

In realtà le istituzioni universitarie in accordo con la polizia e i vertici della prefettura hanno deciso di eliminare e di reprimere qualsiasi possibilità di nascita di organizzazioni o di collettivi di lotta, temendo che la resistenza studentesca potesse generalizzarsi in altre città, dando vita ad un vasto movimento degli studenti come fu quello del 1977.

90.000 euro buttati al vento, come sostengono gli studenti, perché non può essere vietato l’accesso alla biblioteca ad altri studenti anche se non iscritti all’Unibo, essendo la biblioteca un luogo pubblico e pagato con le tasse di tutti, quindi a disposizione di chiunque voglia usufruire del prestito o della consultazione dei libri anche dagli studenti esterni.

Con i tornelli coloro che arrivavano dall’esterno cioè i non iscritti all’Unibo non avrebbero avuto il diritto alla fruizione del materiale della biblioteca compreso l’utilizzo degli spazi adibiti allo studio ed agli spazi per assemblee fra collettivi studenteschi.

La protesta degli studenti che contestavano anche la continua presenza di agenti della Digos in borghese all’interno della struttura bibliotecaria è stata perciò energicamente repressa con manganellate e con due studenti arrestati.

E.L.

mercoledì 15 febbraio 2017

Genova - si prepara una nuova provocazione fascista - domenica arriva Casapound, mentre dopo la manifestazione antifascista di Genova la repressione si scatena contro gli antifascisti - Fascisti e polizia tutt'insieme vi spazzeremo via

(DALLA STAMPA BORGHESE)
GENOVA, DOPO FORZA NUOVA ARRIVA CASAPOUND

Genova. Dopo il convegno di movimenti di ultradestra coordinato da Forza Nuova, che si è svolto ieri nella sede del partito a Sturla e che ha visto migliaia di persone scendere in piazza per dare vita a una manifestazione antifascista, a Genova arriva un altro evento destinato a sollevare ancora una volta sdegno e polemiche.
Sabato prossimo, infatti, tocca a CasaPound. L’occasione sarà la presentazione del libro di Diminique Venner, “Un samurai d’occidente. Il breviario dei ribelli”, con l’introduzione di Paolo Franceschi (Circolo Ramo d’Oro) e l’intervento del curatore del libro, Andrea Lombardi. “Un breviario che è un atto di accusa verso un’Europa che sta naufragando sotto la pressione di un’immigrazione selvaggia e che sta perdendo definitivamente la sua coscienza di culla della civiltà umana”, si legge nella presentazione del libro.
L’appuntamento è fissato alle 17 presso il centro culturale Il Ramo D’Oro, in corso Buenos Aires 21, interno D. Nessuna suspense per la sede, visto che il Ramo D’Oro organizza periodicamente incontri e presentazioni di libri spesso dedicati a fascismo e post-fascismo, visto che gli stessi militanti di Casapound si autodefiniscono i “fascisti del terzo millennio”. A curare la presentazione lo stesso Lombardi, sorta di ideologo locale di Casapound, che nel 2012 aveva anche provato a candidarsi sindaco per la Destra di Storace.

VENTI ANTAGONISTI NEL MIRINO PER GLI SCONTRI AL CORTEO. “SCAGIONATI” I VIGILI


Genova - Nei video della polizia scientifica lì si vede prendere a cinghiate gli agenti, aggredirli o lanciare al loro indirizzo bottiglie di vetro o petardi. Ci sono una ventina di persone nel mirino per i tafferugli di sabato scorso a Sturla durante le proteste per il convegno dell’ultradestra. A rischiare ci sono volti noti alla questura tutti appartenenti all’area antagonista, ai centri sociali e al mondo ultrà. 
L’indagine è stata aperta per reati che vanno dal lancio di oggetti pericolosi, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Oggi la Digos depositerà una prima relazione in procura. 
La polizia intanto prosegue l’indagine anche sul fronte dell’ambulanza della Misericordia che ha sbagliato strada finendo nel mezzo del corteo e costringendo la polizia ad allentare il cordone di sicurezza. Una mossa che ha fornito ai manifestanti l’occasione di assaltare la polizia. 
Gli accertamenti della Digos hanno escluso il gesto volontario del conducente del mezzo di soccorso che ha semplicemente sbagliato strada. Nei suoi confronti potrebbe scattare soltanto una multa per aver violato i divieti della circolazione stradale. 
Non sono emersi, invece, elementi a carico dei vigili urbani che non avevano alcuno strumento per bloccare il traffico

martedì 14 febbraio 2017

Attacchinate locandine Red Block all'università di Palermo. In sostegno agli studenti universitari di Bologna e in sostegno alla ribellione dei giovani proletari nelle banlieues francesi.

Fuori la polizia dall'università!


Contro il moderno fascismo che avanza!
Facciamo come nelle banlieues francesi!




RIBELLARSI E' GIUSTO!





lunedì 13 febbraio 2017

Genova - fascisti e polizia tutti insieme vi spazzeremo via!



GENOVA, OLTRE UN MIGLIAIO CONTRO IL CONVEGNO DI FORZA NUOVA

cronache da infoaut

Oltre un migliaio sono le persone che questo pomeriggio hanno manifestato a Genova contro il “convegno europeo” organizzato da forza nuova. Oltre la presenza del leader Roberto Fiore, erano attesi Udo Voigt storico leader di NDP, primo partito neonazista nel 2004 a guadagnare un seggio a Bruxelles, Yvan Benedetti, leader dell’Œuvre française, movimento di estrema destra sciolto dal governo nel 2013 dopo l’uccisione di un diciannovenne antifascista da parte di un gruppo di naziskin, l’inglese Nick Griffin ex-leader del British National Party dal quale poi è stato espulso, e la romena del PRU Sarmiza Andronic.
Una cinquantina i fascisti presenti al “maxi-convegno” nonostante le chiamate oltralpe. Tutti arrivati in auto alla spicciolata scortati dalla digos. Per loro sono state predisposte imponenti, come poche altre volte, misure di sicurezza messe in atto dalla questura: oltre 300 gli agenti tra polizia e carabinieri a chiusura totale del convegno situato in zona Sturla costruendone una vera e propria zona rossa dalle 8.00 di questa mattina fino a tarda serata. Oltre gli agenti a chiudere le vie camionette e cancellate mobili fatte arrivare appositamente per l’occasione da fuori Genova. Strade chiuse, traffico bloccato, mezzi pubblici deviati ed una città spezzata in due scatenando non certo le simpatie dei residenti.
Ma per Fiore e soci la settimana non era iniziata bene. Infatti, oltre essere stati definiti “ospiti non graditi” dal sindaco Doria, non è stata data loro ospitalità da alcun albergo, addirittura l’unico ad averla concessa ha restituito loro i soldi. Ed ecco che per correre ai ripari hanno dovuto far uso della propria sede nel quartiere Sturla, rinchiudendosi come sempre.
A partecipare all’imponente manifestazione antifascista, oltre il sindaco ed alcune istituzioni locali, ANPI, metalmeccanici, lavoratori portuali e diverse associazioni cittadine. Ad aprire il corteo un enorme striscione con scritto: Genova non dimentica – Ora e sempre resistenza
Momenti di tensione si sono registrati quando il corteo ha raggiunto l’ingresso della zona rossa dove ad attenderlo c’era l’imponente schieramento delle forze di polizia. Diversi presenti al corteo avrebbero voluto continuare, ma la risposta della polizia non si è fatta attendere con una carica che però non ha prodotto né fermi né feriti. Il corteo è poi proseguito ricompattandosi senza ulteriori incidenti.
Se l’obiettivo della giornata era ridurre un presunto “convegno europeo” ad una riunione tra amici in un sottoscala, la forte presenza degli antifascisti genovesi l’ha reso possibile, mandando un segnale forte e chiaro su quanto in città sia sgradita la presenza di fascisti e xenofobi vari.

OSTIA ANTIFASCISTA!


Ostia. La manifestazione antifascista (foto e video)












sabato 11 febbraio 2017

Massima solidarietà di Red Block agli studenti di bologna in rivolta. Scatenare la ribellione degli studenti contro il moderno fascismo che avanza. RIBELLARSI E' GIUSTO!



Bologna - mobilitazione a Roma della Libreria Metropolis


Bologna - la repressione non passerà



Ancora scontri oggi in zona universitaria a Bologna. Dopo lo sgombero da parte della polizia della biblioteca di lettere, ci sono stati nuovi scontri fra studenti e polizia, nuove cariche e tre manifestanti sono stati portati in questura per essere identificati. Il corteo, partito da piazza Verdi, è stato la conseguenza diretta di quello che è successo ieri, un pomeriggio di guerriglia urbana scaturita dall'iniziativa del Collettivo universitario autonomo di togliere i tornelli che l'Ateneo aveva messo all'ingresso della sala studio della biblioteca di lettere, per avere il controllo degli accessi. Una decisione che ha provocato la reazione del movimento studentesco con cariche e scontri anche dentro la biblioteca.

Il corteo di ieri con diverse centinaia di studenti guidate dal collettivo degli autonomi, hanno sfilato per le strade del centro della città. Il corteo è poi tornato in via Zamboni, dove
ci sono le aule di lettere, il rettorato e la sala studio al centro della questione, oggi chiusa per lavori di ripristino. Gli studenti si sono trovati davanti le forze dell'ordine in tenuta anti sommossa, poi è partita una carica, durante la quale tre compagni sono state trattenute e portate in questura. Una di loro è stata rilasciata, gli altri due sono stati invece arrestati con l'accusa di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e domani saranno processati in direttissima.


Un momento della protesta dei collettivi studenteschi che protestano contro i tornelli alla biblioteca della facoltà di Lettere di Bologna

Università, collettivi: biblioteca distrutta da polizia 
«La biblioteca è stata distrutta dall'intervento della polizia, nei filmati si vedono agenti che si fanno spazio tirando sediate addosso agli studenti'. Risponde
così all'Ateneo il Cua (Collettivo universitario autonomo), dopo lo sgombero di ieri pomeriggio della biblioteca di Lettere in via Zamboni 36, che era stata occupata nell'ambito della protesta contro i tornelli. Per il collettivo, le responsabilità di quello che è successo sono del Questore Ignazio Coccia e del
Rettore Francesco Ubertini

Fuori la polizia dall'Università! A Bologna gli studenti resistono alle cariche e devastazioni poliziesche. Devastata l'aula studio di Lettere dagli agenti in tenuta antisommossa!


Dopo aver messo i tornelli alla biblioteca, puntualmente smontati dagli studenti e le studentesse, l'amministrazione universitaria non paga, ha fatto entrare la celere nella biblioteca di via Zamboni 36 a Bologna.
L'università è di chi la vive!
Fuori gli sbirri dall'università!


Le proteste sono proseguite anche fuori, in piazza Verdi, il cuore della zona universitaria: qui gli attivisti hanno rovesciato cassonetti, tavoli e sedie creando delle vere e proprie barricate.



giovedì 9 febbraio 2017

Video delle banlieus parigine sotto assedio dalla polizia. Ribellarsi è giusto! Massimo sostegno di red block ai giovani parigini in rivolta!



Il video di un poliziotto con un fucile in mano, che minaccia un giovane mentre riprende , dicendo: “smettila di filmare...dammi il telefonino o ti brucio”


Cronache dalle banlieus parigine in rivolta

Da infoaut:

#JUSTICEPOURTHEO: AGGIORNAMENTI SULLE RIVOLTE IN FRANCIA


La violenza subita da un ragazzo di 22 anni, Theo, durante un controllo d’identità giovedi 2 febbraio, durante il quale è stato picchiato, insultato e stuprato con un manganello, ha scatenato la rabbia degli abitanti del suo quartiere, la cité des 5000, a Aulnay-sous-Bois, nella periferia nord-est parigina.

Da venerdi, scontri notturni contro la polizia si susseguono a Aulnay e in altri comuni nelle vicinanze, soprattutto dopo la pubblicazione della testimonianza dettagliata e particolarmente raccapriciante di Theo. Secondo fonti della polizia, le forze dell’ordine sarebbero state attaccate a colpi di pietre, tiri di mortaio artigianale e bombe molotov. I giornalisti parlano di pattumiere,
macchine, fermate di autobus e un concessionario incendiati. La polizia ha detto di aver spento un inizio d'incendio in una scuola a Tremblay, e denuncia danni al commissariato della stessa città.

Nel weekend un ingente dispositivo poliziesco è stato dispiegato a Aulnay-sous-Bois, con numerose unità di CRS che si sono posizionate nel quartiere. Si contano 5 fermi nella notte da domenica a lunedi, con accuse di violenze e oltraggio su poliziotti.

Lunedi una manifestazione è stata organizzata nel pomeriggio dalla famiglia di Theo. Centinaia di personne si ritrovano a Aulnay-sous-Bois dietro allo striscione « Giustizia per Theo », la marcia è finita lì dove il ragazzo è stato aggredito.

Lo stesso giorno il dispositivo di polizia è stato rinforzato con l’autorizzazione dell’uso di armi da guerra tipo fucili di precisione e impiego di un elicottero che sorvola tuttora il quartiere giorno e notte. La sera si sono ripetuti nuovi scontri. Gli abitanti denunciano l’uso di veri proiettili prima in aria e poi contro la gente. La prefettura ha ammesso gli spari in aria di intimidazione (che è una pratica molto rara in Francia, una decina di casi per anno), riconoscendo ufficialmente che un paio di agenti della BAC si sono ritrovati accerchiati e non muniti di armi intermedie hanno dovuto fare uso delle loro armi da fuoco, non ammette invece che la polizia abbia sparato sulla gente. Le foto dei bossoli raccolti hanno fatto il giro della rete e nella notte ci sono stati 26 fermi.

E stata anche denunciata l’interruzione della luce pubblica nella banlieu a più riprese. I media hanno da prima parlato di atti di sabotaggio da parte dei manifestanti ma ci si chiede oggi se non si tratti di un atto volontario proprio da parte della polizia per impedire la ripresa video degli arresti coi telefonini. Gira in rete il video di un poliziotto che minaccia con il sui fucile LBD40 qualcuno che lo filma : “smettila di filmare...dammi i telefonino o ti brucio.

Martedì 7 febbraio, dopo quattro giorni di rivolta, 17 personne, tutte giovani, secondo le fonti poliziesche, vengono processate al tribunal di Bobigny.
Nel pomeriggio, il presidente francese Hollande si è recato all’ospedale per una visita a Theo, promettendo giustizia. Una mossa disperata e strumentale per strappargli un appello alla pace, chiarissimo l’indice di quanto siano temute nuove rivolte.
Ieri sera una manifestazione contro le violenze della polizia ha riunito 300 persone a Menilmontant (quartiere est di Parigi). La polizia ha cercato di impedire il corteo non-autorizzato. Nella notte segnalati cortei e rivolte anche a Aulnay, Clichy, Tremblay, Montfermeil, Sevran et Le blanc mesnil.

Oggi (mercoledì 8 febbraio) cinque maggiorenni sono passati in tribunale per direttissima accusati di agguato contro la polizia, assembramento con armi e violenze. Undici minori sono passati davanti ai giudici per assembramento.

Nel frattempo la “giustizia” fa il suo corso: inizialmente i quattro agenti che hanno aggredito Theo sono stati accusati di stupro, poi l’accusa è stata derubricata a violenza volontaria con arma (soltanto l’intervento di un secondo giudice ha ripristinato l’accusa di stupro ma esclusivamente per l’agente che impugnava il manganello)
Contrariamente a quello che certi media e responsabili pubblici affermano, lo stupro con manganello è probabilmente una tecnica poliziesca più usata di quello che si pensa. Proprio il 16 gennaio scorso, un poliziotto municipale di Drancy passava in giudizio per avere ferito un giovane con un tonfa nell’ottobre 2015. Il poliziotto era incriminato per violenza con arma e non per stupro, la procura ha richiesto 6 mesi di condizionale e un divieto professionale di 1 anno. La sentenza sarà resa nota il 20 febbraio.
Tra l’allargamento degli scontri, il dispiegamento della polizia, i vari sostegni mediatici a Theo (tra cui il rapper Bouba e l’attore Omar Sy) la faccenda sta prendendo una piega politica molto più netta di tanti altri fatti di violenza della polizia passati sotto silenzio. Anche se i media mainstream si rifiutano per ora di legare questa storia di soprusi alla legge detta di “sicurezza pubblica” che l’assemblea nazionale sta votando per allargare il diritto dei poliziotti a fare uso delle loro arme a fuoco.
Intanto per stasera sono previsti nuovi cortei per chiedere giustizia per Theo...

#justicepourtheo

martedì 7 febbraio 2017

IL COMUNICATO DELLA NUOVA GIORNATA DI LOTTA NAZIONALE DEI MIGRANTI

Il 12 novembre 2016 lavoratrici e lavoratori, disoccupati e precarie, stranieri e italiani, dalle campagne e dai magazzini della logistica, dalle occupazioni di case e dai centri d'accoglienza, sono scesi in piazza a Roma per dire no ad un regime di controllo della mobilità che crea sfruttamento e segregazione. Da quel 12 novembre, continuiamo a chiedere conto al ministero di quanto promesso in sede di incontro, consapevoli che soltanto con le lotte potremo ottenere reali cambiamenti. Mai come oggi, dopo le ultime scellerate proposte del nuovo Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ma anche in ragione dell'orientamento dell'Unione Europea nel suo complesso in materia di immigrazione, e visti gli inquietanti scenari internazionali apertisi con l'elezione di Trump negli Stati Uniti e la Brexit, quelle rivendicazioni e alleanze appaiono necessarie.


Allo stesso tempo, questi eventi e i soggetti che ne sono protagonisti sono parte di uno scenario molto più ampio e di lunga durata. E certo non ci fidiamo dei proclami: riteniamo quelle di Minniti parole dettate dalle necessità populistiche di propaganda pre-elettorale, tutta improntata su un discorso securitario volto a 'tranquillizzare' l'opinione pubblica dopo gli attentati di Berlino. Molte delle misure annunciate – dagli accordi bilaterali con la Libia alle deportazioni di massa – sono peraltro ritenute inapplicabili da diversi esponenti delle istituzioni stesse, in Italia e fuori. Ma le prospettive, come del resto l'attuale stato di cose, non lasciano dubbi. I rimpatri forzati e gli accordi bilaterali, la detenzione amministrativa di chi è stato privato dei documenti o il lavoro gratuito per i richiedenti asilo non sono realtà di là da venire, ma pratiche assolutamente all'ordine del giorno in questo paese. Semmai, il problema politico-amministrativo attuale appare essere quello di intensificarle e renderle più efficienti, essendo al momento ben al di sotto delle soglie a cui auspicano, a parole, non soltanto il governo italiano e la quasi totalità dei partiti politici, ma in primis quella Unione Europea che più o meno efficacemente detta le politiche migratorie a tutti gli stati membri.


D'altra parte, è ben chiaro al capitale come a chi governa che, nonostante i discorsi securitari, i migranti sono una fonte di profitto di cui non si può fare a meno: come (s)oggetti dell'apparato militare-umanitario, dagli hotspot agli hub, dai centri d'accoglienza ai CIE, da una parte, e dall'altra come forza-lavoro a bassissimo costo e con pochi, anzi spesso nessun diritto, necessaria alla riproduzione di un continente 'vecchio' in tutti i sensi. Si tratta, a ben vedere, di due facce della stessa medaglia. Rimane quindi vero, come lo è sempre stato, che le politiche migratorie improntate sulla criminalizzazione e la chiusura sono funzionali più a rendere i e le migranti ricattabili, e contemporaneamente a regolarne l'intensità dei flussi a seconda del fabbisogno, che non a tenerli fuori dai confini europei tout court.


È altrettanto vero, però, che l'inefficacia delle politiche di contenimento e respingimento è principalmente da imputarsi alle lotte portate avanti da chi ne ha subito gli effetti sulla propria pelle. È questo ci che ci interessa e che ci muove, ed è questo che fa paura alla controparte. Le politiche repressive, specchio proprio di questa paura, appaiono sempre più generalizzate, attraverso l'applicazione e l'affinazione di strumenti via via più invasivi e subdoli contro le classi subalterne e contro chi lotta. D'altronde, Minniti stesso ha espressamente legato l'ampliamento dell'“arcipelago CIE” al contenimento della pericolosità sociale, estendendo ulteriormente il principio per cui si possa esercitare un controllo arbitrariamente repressivo attraverso formule amministrative che fanno dell'eccezione la regola.


Per questo oggi siamo in piazza a Rosarno, a Foggia, a Taranto, a Napoli, a Roma, a Firenze, a Bologna: per dire basta agli abusi delle questure, per il diritto alla casa, perché chiunque deve essere libera/o di muoversi e vivere dove desidera. Vogliamo il rispetto dei contratti e il rilascio dei permessi di soggiorno, le residenze per tutte e tutti, la fine di un sistema di contenimento e segregazione che passa per i CIE, gli hotspot e i centri d'accoglienza. Chiediamo che il Prefetto Morcone rispetti le promesse fatte il 12 novembre: la regolarizzazione di chi vive e lavora nelle campagne di questo paese in condizioni atroci, la fine della politica dei campi di lavoro e la presa in carico dell'alloggio per i braccianti da parte delle associazioni datoriali, il rilascio delle residenze a tutti e tutte, il controllo sulle questure perché non compiano abusi.


Dalle strade, dalle piazze, dalle periferie e dai ghetti, dalle occupazioni e dai centri d'accoglienza, ci prenderemo quello che ci spetta, e non ci faremo intimidire mai.


Comitato Lavoratori delle Campagne
Rete Campagne in Lotta
SI COBAS
Coordinamento Lotta per la Casa Roma
Blocchi Precari Metropolitani Roma
Social Log Bologna
Slap COBAS per il Sindacato di Classe Taranto
Migranti autorganizzati dei Centri di accoglienza Taranto
Coordinamento Lotta per la Casa Firenze
Scuola Nablus Napoli
Magnammece o’ Pesone Napoli

MOBILITAZIONE NAZIONALE DEI MIGRANTI: CONTRO IL PIANO MINNITI, PER I DIRITTI DEI MIGRANTI!

Questa nuova fase nazionale della lotta dei migranti - che vede ieri, ma in alcune realtà, come Taranto, proseguirà anche oggi, manifestazioni, cortei, presidi, iniziative dei migranti in ogni città in cui vi sono realtà di migranti, che già lottano sui propri territori - dopo la manifestazione a Roma del 12 novembre, ha al centro i temi nazionali comuni a tutte le realtà di migranti:
NO al piano Minniti, alle espulsioni, alla riapertura delle galere dei Cie, SI al diritto d'asilo, permessi di soggiorno e documenti per tutti, diritto alla cittadinanza, diritto alla libera circolazione, no allo schiavismo razzista sul lavoro, SI ai diritti contrattuali, NO alla repressione dei migranti che lottano, No agli Hotspot, dove i migranti sono rinchiusi, deportati, e subiscono anche violenze e torture per l'obbligo di registrazione.
Vogliamo una mobilitazione forte ed estesa che si elevi contro il governo, e oggi contro il piano Minniti e del Prefetto di Roma.


Noi non ci meravigliamo che il Prefetto Morcone non abbia mantenuto gli impegni presi a parole il 12 novembre. Non ci siamo mai illusi. Ma soprattutto oggi la situazione ha visto con il piano Minniti un salto, un peggioramento, che rischia di colpire tanti più migranti.
La stessa promozione di Morcone non si può oggi non verderla all'interno del nuovo piano Cie di riapertura dei Cie, di espulsione, di repressione dei migranti dell'attuale governo.
Questo alzata dei tiro da parte del governo, Prefetture, si sta vedendo verso i migranti dei centri di accoglienza che lottano per i loro diritti, oggetto di provvedimenti di cacciata dai Centri, come verso per esempio i lavoratori immigrati della logistica verso cui i prefetti hanno delegato ogni rapporto alle questure, cioè all'azione repressiva della polizia.
Per questo è sempre più necessario unire a livello nazionale le forze dei migranti, per ostacolare al massimo questi piani e strappare con la lotta risultati concreti.
Intrecciando giornate e manifestazione nazionali con una mobilitazione continua nei vari nostri territori e la preparazione di una nuova manifestazione nazionale a Roma.


Slai cobas per il sindacato di classe

venerdì 3 febbraio 2017

ADESSO BASTA! Milano antifascista non può permettere questo ennesimo affronto...
















Milano, concerto nazirock nel teatro di Dario Fo per il ricordo delle foibe. Sinistra e Anpi all'attacco: "Vietare la serata"
Il Municipio 4 patrocina l'iniziativa per il Giorno del Ricordo delle foibe. Sinistra x Milano: "Grave farlo nella Città medaglia d'Oro della Resistenza"

di CLAUDIA ZANELLA


01 febbraio 2017
Si avvicina il Giorno del Ricordo, la giornata dedicata alle vittime delle foibe, e il Municipio 4 del Comune di Milano ha deciso di patrocinare un'iniziativa che già sta suscitando molta polemica. Alla Palazzina Liberty il 13 febbraio sosterrà una manifestazione che, denuncia la sinistra milanese, avrà come protagonisti "personaggi dichiaratamente vicini all'ultradestra neofascista di Lealtà e Azione e a tesi revisioniste". La maggioranza di centrodestra del Municipio, guidato dal leghista Paolo Bassi, ha concesso il logo istituzionale a una serata dedicata alla tragedia delle foibe, invitando sul palco anche il cantante Federico Goglio, in arte Skoll, "rappresentante di spicco del cosiddetto ‘rock identitario’ italiano, ovvero formazioni musicali di ultradestra vicino a Lealtà e Azione" denuncia il gruppo consiliare di Sinistra x Milano.
La sinistra di maggioranza ricorda anche che Goglio "ha il poco nobile merito di essere finito sotto processo (e poi assolto) per apologia di fascismo; l’accusa era di aver fatto il saluto romano insieme ad altri camerati durante la ‘marcia’ per Sergio Ramelli del 2015. All’epoca dichiarò che anche in caso di condanna non si sarebbe mai pentito del gesto". Con il cantante di estrema destra il Municipio 4 ha invitato anche Tito Lucilio Sidari, sindaco del ‘libero Comune di Pola in esilio’, vicino a Casa Pound e a Lealtà e Azione, noto per le sue teorie revisioniste.

Attacca Sinistra x Milano: "Riteniamo che il legittimo ricordo delle vicende istriane e dalmate in quegli anni di atroce scontro tra popoli e regimi non possa essere strumentalizzato per dare spazio a persone che si riconoscono e fanno esplicito riferimento a teorie e pratiche neofasciste, ed è ancora più grave che questo avvenga nella Palazzina Liberty, dove Dario Fo e Franca Rame fondarono nel 1974 il collettivo teatrale La Comune, e a Milano, città medaglia d’Oro per la Resistenza". La richiesta, quindi, è esplicita, e arriva dalla capogruppo Anita Pirovano: "Il Municipio 4 tolga il sostegno all'iniziativa". Richiesta che il presidente Bassi respinge al mittente: "Sarà una serata in ricordo dell’esodo e del dramma degli infoibati, in cui ci sarà spazio per le memorie degli esuli istriano-dalmati e canzoni a tema legati a quel periodo”. Anche Roberto Cenati di Anpi attacca: "Chiediamo che il Municipio 4 revochi il patrocinio a questa iniziativa, visto che sono stati invitati personaggi legati all’organizzazione di estrema destra ‘Libertà e azione’ la cui ideologia si pone in netto contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza”. Nell'ottobre scorso, quando è morto Dario Fo, è nata l''idea di intitolargli la Palazzina Liberty. Lo ricorda, ma per polemizzare, il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato: "La Palazzina non è intestata a Dario Fo, né è di proprietà della sinistra, è un bene di tutti. Ormai gli esponenti della sinistra vedono 'fascisti' da tutte le parti, ne sono ossessionati, a sentir loro ce ne sono più oggi che nel Ventennio".

giovedì 2 febbraio 2017

NO al raduno fascista europeo a Genova - una corrispondenza


Sabato undici febbraio, a Genova – in un luogo che non è ancora stato reso noto da quei cuor di leone che sono gli organizzatori – si terrà un convegno di alcuni dei movimenti fascisti che ammorbano con la loro immonda presenza il suolo europeo.
A dare retta alla pagina dell’evento, creata su una nota rete sociale dal gruppo Forza Nuova Savona, dovrebbero essere presenti alcuni degli esseri peggiori che calcano senza alcuna vergogna il suolo continentale.
Sono preannunciati: Roberto Fiore, capo della suddetta banda fascista italiana che ha sede a Roma, in via Alberto Cadlolo 90; Udo Voigt, suo omologo del Nationaldemokratische Partei Deutschlands; Yvan Benedetti, ultimo presidente di Mission Française, sciolto d’autorità; Nick Griffin, leader del British National Party.
In questi giorni stanno arrivando le reazioni del mondo politico democratico che sostiene che si tratti di una provocazione ad una città Medaglia d'Oro della Resistenza: tutte all'incirca con gli stessi accenti, le varie formazioni più o meno antifasciste stigmatizzano la scelta della località dove, si ricorderà, si svolse una epica battaglia - il 30 giugno 1960 - per scongiurare il pericolo che vi si tenesse il congresso del partito fascista rifondato con la sigla Movimento Sociale Italiano.

                                        
                                   La manifestazione del 30 giugno 1960 in piazza De Ferrari

Molto bene, un moto di sano sdegno verso quella che è certamente una delle peggiori provocazioni che si possano immaginare non può che essere salutare: ma, tra coloro che sono intervenuti per dimostrare la propria contrarietà, ci sono personaggi che dovrebbero semplicemente tacere.
Il riferimento è al ‘signor’ Alessandro Terrile; non tanto per lui in quanto persona – per quel che lo conosco, mi sembra un antifascista sincero – quanto per chi ha la sventura di rappresentare: è, infatti, il segretario provinciale del Partito (sedicente) Democratico.
In città, questa accozzaglia di personaggi non proprio limpidissimi è stata capace di atti di vero e proprio revisionismo storico volto a sdoganare gli epigoni del Puzzone: clamorosa è stata la decisione, presa dal Comune anche e soprattutto a causa loro, di intitolare una via a tale Ugo Venturini.
Costui era un militante fascista che è passato alla storia come la prima vittima degli anni di piombo: il 1° maggio 1970 si trovava nei giardini prospicenti la stazione ferroviaria di Genova Brignole per ascoltare un comizio del boia Giorgio Almirante, quando fu colpito dal lancio di una bottiglia che ne provocò il decesso.
Chi ne ha propugnato la santificazione, in nome di una presunta pacificazione che mai potrà accadere, non ha nessun diritto di ergersi a paladino dell’antifascismo: tanto meno se ciò avviene solo ed esclusivamente per raccattare voti in campagna elettorale.
Genova, 1° febbraio 2017


Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova