domenica 27 ottobre 2013

STRISCIONE ALL'UNIVERSITA' DI PALERMO PER FESTEGGIARE LA SCARCERAZIONE DEI COMPAGNI ARRESTATI A ROMA

Venerdì mattina scorsa una delegazione di studenti aderenti al Circolo di proletari comunisti Palermo ha calato uno striscione dalla facciata della facoltà di scienze della formazione e affisso locandine in tutta la cittadella universitaria e all'Accademia di Belle Arti per festeggiare la scarcerazione dei compagni arrestati a Roma lo scorso 19 Ottobre.
Lunedì e martedì prossimo il circolo dedicherà rispettivamente un'assemblea cittadina e il cineforum con la proiezione di "Diaz, non pulire questo sangue" alle due grandi giornate di lotta dello scorso 18 e 19 Ottobre a Roma.


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lunedì 21 ottobre 2013

CELESTE, SARA E TUTTI I COMPAGNI ARRESTATI LIBERI SUBITO


La solidarierà è un'arma - Presidio sotto le carceri romane. LIBER* TUTT*

Ieri pomeriggio a Roma si sono tenuti due presidi sotto le carceri romane per manifestare la solidarietà ai compagni e alle compagne arrestate ieri alla manifestazione.

Un centinaio di compagni ha salutato Celeste e Sara sotto il carcere di Rebibbia che hanno risposto sventolando una sciarpa! Non esistono sbarre in grado di separarci! Tutt* Liber*! #cambiailtempo questo è il momento!




Solidarietà a Sara e Celeste, arrestate il 19 ottobre da questo stato di polizia. Lo Stato  della task force CONTRO le donne e i movimenti in lotta.
Anche a loro, alle compagne, alle donne attiviste criminalizzate, dedicheremo questo 25 novembre di sciopero delle donne.
Sara e Celeste libere subito! Tutt* liber*
LE LOTTE NON SI ARRESTANO!

una compagna del mfpr

ANCHE LISBONA HA AVUTO IL SUO 19 OTTOBRE

(cronaca da uno studente in Erasmus a Lisbona)
Questo sabato 19 ottobre a Lisbona sembra essere stato il primo piccolo tentativo di dare inizio a quella che si spera possa essere una nuova stagione di lotta anche qui in Portogallo.
In occasione dell'ultimo sciopero dei trasporti, il sindacato Cgtp, storicamente legato al Partito comunista portoghese, ha lanciato con forza una giornata di lotta con manifestazione su un ponte di Porto e, soprattutto, sull'enorme ponte 25 aprile a Lisbona, importantissimo snodo della città e luogo simbolico. Non è un luogo usuale dove fare un corteo e questo era stato visto come un segnale di forza da parte del sindacato lasciando piacevolmente stupiti tutti.
Il Governo per tutta la settimana ha dichiarato con forza che avrebbe vietato il corteo e per qualche giorno c'è stato un “braccio di ferro” molto seguito in Portogallo tra il sindacato e il Governo. Ma dopo le prime prese di posizione nette il sindacato ha fatto oggettivamente marcia indietro, dichiarando che sul ponte ci sarebbe stata solo una “carovana” di auto e autobus e un concentramento ad Alcantara, dove la carovana sarebbe arrivata. La cosa è sembrata un brutto segnale di arretramento, a maggior ragione considerando la forza non trascurabile del sindacato. Lo dimostrano gli scioperi appena passati, il rilancio di altri scioperi che si susseguiranno fino allo sciopero del pubblico impiego dell' 8 novembre.
Anche il 19 stesso mostrerà questa stonatura. Da un lato una grandissima affluenza di lavoratori da tutto il Portogallo ma dall'altro tutta questa forza si è ritrovata sostanzialmente a seguire un comizio di chiusura manifestazione senza che prima ci fosse stata alcuna manifestazione.
Era diffuso nell'aria, da parte dei compagni delle varie sigle e degli stessi lavoratori, il sentimento di aver sprecato un'occasione per scendere in piazza e per sfilare sul ponte mostrando la diffusa rabbia che c'è nei posti di lavoro.
A cercare di essere sponda per questo sentimento ci hanno provato un gruppo di anarchici, compagni “movimentisti”, giovani legati a situazione più di base. Già nei giorni precedenti era stato diffuso in rete l'appello per bloccare, in seguito al concentramento del sindacato, il porto di Alcantara, a pochi metri da dove era piazzato il palco della Cgtp. Il sindacato ha subito affermato che l'iniziativa non gli riguardava.
Il 19, raccogliendo e attirando gente attorno a una banda di suonatori, il gruppo ha aperto uno striscione che diceva “Para o porto, pa'ra tudo”, giocando sulle parole “Blocca il porto, blocca tutto”, “Per il porto, per tutto”. Il piccolo corteo si è mosso trovando solo in parte la solidarietà dei lavoratori che sono rimasti a guardare un po' diffidenti, ma dall'altro lato, riuscendo a coinvolgerne qualcuno. Nonostante l'esigenza diffusa di “voler fare di più” nella giornata del 19, hanno giocato molto i limiti soggettivi del gruppo (slegato dalle dinamiche del mondo del lavoro e dai lavoratori scesi in piazza, con un look che “allontanava” più che coinvolgeva chi guardava; look sicuramente fuori luogo data la simbolicità dell'azione; inoltre a stento era diffuso un volantino tra la gente che guardava anche piacevolmente incuriosita) e l'autorevolezza che comunque il sindacato mantiene nelle indicazioni che da ai lavoratori.
Da parte sua, questo gruppo ha segnato un piccolo segnale di discontinuità riuscendo a coinvolgere tutti gli attivisti scontenti dalla gestione della giornata e portando la protesta in uno dei luoghi di lotta più interessanti di questo anno per il Portogallo, il porto, teatro della determinata lotta degli “estivadores”. Il gruppo ha raggiunto l'ingresso merci del porto ha sostato per un bel po' di tempo, riuscendo anche a incontrare alcuni degli “estivadores” che nel frattempo avevano convocato per l'occasione un'assemblea sindacale all'interno del porto. Nonostante il sindacato degli “estivadores”, anche quello più combattivo, avesse annunciato in via ufficiale che non avrebbe partecipato a questa azione al porto di Lisbona, effettivamente alcuni dei lavoratori più legati ai promotori del blocco sono usciti dal posto di lavoro per relazionarsi con questa iniziativa.
Ci si lascia con l'appuntamento del 26 ottobre, manifestazione contro la Troika e i suoi diktat promossa da un cartello di sigle, singoli, associazioni che si chiama “Que se lixe a Troika” (Che si fotta la Troika). Praticamente tutte le forze sono presenti in questo contenitore o comunque considerano le date lanciate da qui come appuntamenti imprescindibili a cui partecipare. Si spera che sia considerato allo stesso modo anche dai lavoratori, i disoccupati, gli studenti del Portogallo per poter iniziare a dare una prima risposta forte anche questo autunno.

Vladimir

È l’ora di schierarsi



R
iceviamo e pubblichiamo questo articolo scritto a seguito di una provocazione fascista durante un concerto metal da cui l'autore ha preso spunto per iniziare a prendere posizione contro l'infiltrazione di elementi nazi-fascisti e iniziare una battaglia contro il qualunquismo diffuso nella scena metal che porta anche chi si ritiene di "sinistra" o addirittura "anti-fascista" di far finta di niente e di "separare" la politica dalla musica. Questo atteggiamento è la causa del fatto che pur se il genere non è costituito dalla sua maggioranza da nazi-fascisti, permette a questa minoranza di egemonizzare di fatto la scena. Salutiamo questo primo segnale di controtendenza come primo passo utile in questa direzione.



Come molti metallari sanno, lo scorso 14 Settembre si è tenuto il Rock Hard Festival al Live di Trezzo sull’Adda (MI) con un bill di tutto rispetto a partire dagli headliner, i teutonici Sodom seguiti da Tankard, Asphyx, Attacker ecc.
Alcuni sanno anche che durante gli ultimi 20 min del concerto dei Sodom l’aria è diventata irrespirabile a causa di uno spray al peperoncino spruzzato da “ignoti” (per ora usiamo questo termine) che ha provocato l’uscita dal locale di molti spettatori alcuni dei quali hanno avuto problemi alle vie respiratorie e conati di vomito, altri hanno continuato a guardare il concerto con la maglietta sul naso. Gli stessi Sodom hanno avvertito il problema ma hanno resistito fino alla fine dello show. Ma non è tutto, diverse automobili fuori dal locale sono state trovate con il parabrezza rotto…
Tutto questo non è sicuramente imputabile neanche indirettamente agli organizzatori che in questa edizione del festival hanno dimostrato grande professionalità sotto tutti i punti di vista.
Pochi invece sanno che dall’indomani si è sviluppata una breve discussione su internet principalmente sul link dell’evento fb della serata dove alcune fonti oculari affermavano di essere quasi sicuri circa l’identità del colpevole che sarebbe un noto frequentatore di concerti al nord Italia, noto anche per essere un “nazi”.

Questo “piccolo” particolare emerso nella discussione è stato minimizzato da molti come spesso succede nell’ambiente metal sedicente “apolitico”, con le solite argomentazioni quali “una cosa è la musica una cosa è la politica”, “le idee personali non c’entrano”, “va condannata l’azione in se ma la politica non c’entra”, “poteva anche essere comunista, è l’azione che va condannata” e via di seguito.

Più che apoliticità un qualunquismo disarmante.

Iniziamo a ragionare in maniera più approfondita su queste questioni e a sfatare questi luoghi comuni.
Partendo dall’episodio in questione c’è da chiedersi come mai questo individuo ha deciso di fare un gesto così eclatante proprio durante quel concerto, non pensiamo sia un caso. Sfatiamo  la sciocchezza che la musica e la politica non abbiano punti di contatto. La musica è una forma di arte e come tutti i tipi di arte esprime un pensiero. Ogni pensiero seppur particolare o circoscritto è frutto di una visone della vita e del mondo e quindi anche se a volte non direttamente esprime sempre una posizione politica anche se non sembra.

Ad esempio se un gruppo musicale  è anti-clericale (di cui la scena metal abbonda) non si può dire che sia solo contro la religione  tout-court, sarebbe riduttivo, l’essere contro la religione che di fatto è uno strumento utilizzato dal potere politico da sempre lo pone oggettivamente contro quelle istituzioni religiose di fatto politiche, lo stesso esempio si potrebbe fare per qualsiasi questione.
Esiste sempre un rapporto tra arte e potere politico, vedi la censura di gruppi metal negli anni ’80 principalmente negli Usa ma non solo o il caso recente dei Metallica in Cina a cui è stato vietato di suonare Master of Puppets. Non a caso quando i Metallica facevano pezzi più impegnati politicamente sfornavano lavori migliori ma questo è un inciso.

Senza andare tanto lontano nella Sicilia reazionaria e mafiosa dove la chiesa cattolica impera quanti concerti e festival metal di dimensione un po’ superiore ma sempre costruiti dal basso da gente che si sbatte in nome della nostra passione, sono stati vietati a causa dei divieti del clero e della servile ubbidienza delle amministrazioni comunali che di volta in volta hanno revocato i permessi ecc.

Questo c’entra o no con la politica? Crediamo di si.

Con i Sodom la questione si pone in termini ancora più semplici essendo una band appartenente al thrash metal (storicamente genere progressista con gruppi dichiaratamente anarchici, comunisti e antifascisti) ed in particolare il filone tedesco a cui appartengono anche i Tankard che tra le decine di canzoni inneggianti alla birra hanno nel repertorio anche un pezzo antifascista, con canzoni esplicitamente a tematiche sociali (superato il periodo giovanile satanista) basti pensare a pezzi come Stalinhorghel, fuck the police, un intero album (M16) contro la guerra in Vietnam e per finire con l’ultimo album riconfermano la propria collocazione politica con Katiuscia il cui motivetto iniziale richiama direttamente l’omonimo pezzo del Coro dell’Armata Rossa.
Tutto ciò basta per dire che l’azione disturbante non è frutto di uno sbandamento celebrale che in un certo senso giustificherebbe l’accaduto ma di una vera provocazione studiata ad hoc per questo concerto in cui suonavano determinati gruppi schierati a “sinistra”.

Due più due dovrebbe fare quattro…

C’è chi in questa occasione ha detto che alla fine non importa se l’autore sia nazista, potrebbe essere stato anche comunista: la gravità sta nell’azione.

Innanzitutto si dimentica cosa sia stato il nazifascismo nonostante il nostro paese sia stato testimone degli infami lager contro gli ebrei e oppositori politici (anche sul territorio nazionale), degli omicidi politici, delle famiglie distrutte dalla guerra perché come diceva il duce “getteremo qualche migliaio di morti sul tavolo della pace”, dello strapotere della chiesa grazie ai Patti Lateranensi firmati dal duce, della schiavitù dei lavoratori e della classe operaia le cui organizzazioni sindacali sono state spazzate vie tendendo la mano agli industriali (altro che movimento anti-capitalista).

Secondariamente il revisionismo storico imperante che equipara il nazismo con il cosiddetto comunismo o più precisamente con l’esperienza degli stati socialisti. Argomento ampissimo che necessita di enormi documentazioni che non possiamo qui affrontare a cui rimandiamo in successivi approfondimenti.

Basti solo dire che se  non fosse stato per l’URSS di Stalin, l’armata rossa e tutti i popoli sovietici che più hanno sofferto in termini di morti (a milioni) ancora aspetteremmo il famoso sbarco in Normandia e magari ci sarebbe ancora il Terzo Reich in tutta Europa dove un genere musicale come il nostro verrebbe etichettato come deviato, fuori dai canoni e perseguitato.
 La cacciata di Aleister Crowley dalla Sicilia da parte del regime fascista dovrebbe far pensare tutti quegli imbecilli che si dichiarano contemporaneamente satanisti e fascisti.
Questa lunga manfrina per dire di smetterla con queste equiparazioni senza cervello. Il metal ha prodotto centinaia gruppi interessanti che trattano molte questioni su cui riflettere a questo fa da contro-altare una scena in cui invece il qualunquismo impera, “tradendo” oggettivamente lo spirito originariamente ribelle della nostra musica, sollazzandosi in un’ignavia senza fine di chi non ragiona sulle questioni ma si accontenta del mero ascolto acritico “musicale” senza spulciare tutto il background che sta intorno ad ogni band, alle tematiche che tratta e che porta a diventare tanti pappagalli che farneticano frasi idiote e senza senso sullo stile di vita metal e ridicolaggini simili, trasformando un genere musicale di rottura con l’esistente e di critica sociale in un grande calderone dove ormai principale è la moda piuttosto che la sostanza: da genere schierato “contro” a fine anni’70 e inizio ’80 a piattume di idee.

Il fascismo da sempre dalla parte dei padroni, della reazione, della chiesa, in una parola dell’oscurantismo e omologazione è funzionale a tutto questo.

È difficile capire che un’azione partorita dall’individuo infame al concerto dei Sodom è il prodotto delle proprie idee e convinzioni che guidano l’azione stessa?

È difficile capire che gli avvenimenti deprecabili nella scena black metal quali l’uccisione di Euronymous (che notoriamente si considerava un marxista-leninista tra l’altro) altri assassini, all’incendio di opere d’arte e così via sono causa diretta della commistione con nazismo, fascismo e nazionalismo di alcuni gruppi della scena norvegese?

Per tutti i “distratti” che continuano a sostenere che le idee “personali” (come se le idee si sviluppino dentro una propria monade e non con un interscambio continuo con la realtà che ci circonda, lo stile di vita che si conduce ecc in una parola con la vita materiale quotidiana) non c’entrano niente con quanto detto prima: citate un solo caso in cui chi abbia idee progressiste abbia fatto qualcosa di deplorevole e di vagamente simile a quanto detto: dagli esempi topici alla Burzum fino alla “sciocchezza” del nostro fascistoide italiota.

Il rock e il metal nascono come generi di rottura, di ribellione, oggettivamente si pongono contro l’ottusità del potere sia esso sotto forma di capitalismo moralista e bigotto americano sia come dittatura fascista travestita di rosso in Cina come si diceva circa il recente episodio dei Metallica.

L’obbedienza al padrone, l’ordine e la disciplina cara ai fascisti non si confà ad una musica ribelle, all’uscita dagli schemi anche estetica tipica dei metallari. Per non parlare del becero nazionalismo, il metal che come scriveva Luca Signorelli qualche anno fa nel suo libro “Metallus” è un genere che produce più dischi a livello mondiale, è un genere mondiale più di qualunque altro per definizione; nasce in UK si diffonde in tutta Europa si sposta nelle americhe, si sviluppa in Asia e ultimamente anche in nord africa ma non solo. I sottogeneri che via via nascono degli anni sono spesso influenzati da gruppi appartenenti ad altri sottogeneri, ma anche da altri generi come il punk, di altre nazioni. Come fa a conciliarsi con la ristretta visione nazionale?

Come si può conciliare la “virilità” omofoba dei nostri cari nazionalisti con la nostra musica? Allora dovremmo mettere al rogo la discografia dei Judas Priest ad esempio.

Bisogna riscoprire le origini del nostro genere musicale e fare chiarezza spazzando via la confusione che ha portato a questo vero e proprio degrado mentale che fa tollerare con una tale nonchalance la presenza di individui nella nostra scena che inneggiano al razzismo, al nazismo, all’intolleranza. La stessa intolleranza che la società ha per i generi musicali “diversi” e non inquadrati. Questi individui sono in totale sintonia con questo sistema razzista, omofobo e in ultima analisi fascista, basta vedere in che paese e mondo viviamo, basta allargare la visuale e vedere in che condizioni viviamo tutti noi dove chi perde il lavoro e prova a ribellarsi si trova davanti il manganello imbracciato dal servo del potere (spesso simpatizzante fascista).
La nostra musica è nata in contrapposizione a tutto ciò, è nata per spaccare il mondo e le sue leggi (chi ha detto breaking the law?)

Chi non si schiera e fa confusione è complice, chi tollera gente che ha le stesse “idee” dei gruppi neonazisti che imperversano in Russia e che ammazzano immigrati e gay, dei nazisti greci di Alba Dorata che giusto qualche settimana fa hanno accoltellato un rapper antifascista e sono ampiamente protetti e finanziati dallo stato greco, ma per rimanere qui in Italia per chi non se lo ricordasse 2 anni fa a Firenze in pieno giorno un militante di casapound ha ucciso a colpi di arma da fuoco due africani al mercato per poi suicidarsi, è complice!

E se la prossima volta oltre al parabrezza rotto, viene accoltellato un nostro fratello perché magari non ha la pelle bianca come la mettiamo? Staremo ancora a dire che la politica non c’entra? La politica c’entra e come, essere accondiscendenti verso questi individui che ammorbano la scena con la loro presenza, ostentando svastiche e croci celtiche non è più tollerabile.
Gli organizzatori dei concerti devono tenere conto anche di queste cose quando chiamano gruppi equivoci che per forze di cose attirano i loro figliocci.
Chi scrive nelle fanzine e sui siti deve schierarsi, chi da spazio a gruppi che predicano odio razziale è complice, ma è principalmente il pubblico che deve schierarsi.
Altro che buttafuori del Live che devono far passare il vizio al nostro eroe di ripetere la “bravata”, altro che forze dell’ordine spesso conniventi con i gruppuscoli fascisti, altro che più controlli agli ingressi dei locali come paventato da qualcuno a proposito della questione del concerto dei Sodom. Ma che stiamo scherzando? Non è con un clima più oppressivo, claustrofobico e di controllo che si risolve il problema. Andare ad un concerto dovrebbe essere un piacere senza bisogno di controlli eccessivi, invadenti e fuori luogo. Per fortuna solo 4 stronzi entrano per rompere il cazzo come successo a Trezzo e dato che la scena è di chi la vive siamo in grado di liquidare questi pochi guastafeste in un batter di ciglio se solo volessimo.
E per concludere, meglio gruppi come Sepultura (negli anni buoni), Sodom, Kreator, Destruction, Napalm Death, Carcass, Voivod, Antrhax, Brutal Truth, eccecc che tutta la paccottiglia nazionalsocialista alla Merduk, Impaled Nazarene fino a quell’idiota di Burzum che per culo è nato in Norvegia e dopo soli 20 anni ce lo ritroviamo di nuovo in mezzo ai coglioni con i suoi deliri.

Redmetal
10/10/13

In arrivo nuove adesioni in via di pubblicazione. 

Le prime adesioni:

Bombenhaghel (Genova)
Bunker66 (Messina)
Devast-Hate (Palermo)
Krust PubDante (Palermo)
Impeto Records
Necrass (Palermo)
Mad Patcher 
Shellshock (Salerno)
Shocktroopers (Palermo)
Suoni Distorti Magazine (Cosenza)
Terrorrage (Palermo)

martedì 8 ottobre 2013

Brasile: scontri durante la protesta di insegnanti e studenti."Il Black Bloc è il mio studente"

Le masse che non sono più disposte a vivere come prima si rivoltano contro lo Stato, i suoi governi, i suoi sbirri cani rabbiosi con la giusta violenza, "con  la forza invisibile della collettività, la solidarietà, l'odio di classe", come dicono i compagni del Movimento Studentesco Popolare Rivoluzionario (MEPR)
http://mepr.org.br/inicio.html

La marcia di protesta degli insegnanti brasiliani a Rio de Janeiro in stato d'assedio e anche a San Paolo ieri sera si è trasformata in guerriglia urbana con violenze e scontri con la polizia.Ci sono stati arresti arbitrari. Distrutte le vetrine di alcune banche ed è stato dato fuoco ad un autobus . Assalito l'edificio che ospita l'Assemblea municipale. Il consolato americano è stato attaccato con bottiglie molotov.

10.000 in piazza hanno intonato slogan contro il governatore di Rio, Sergio Cabral, e il sindaco della città, Eduardo Paes, contestati per il ‘piano di carriera’ adottato dal Consiglio municipale, che gestisce le scuole pubbliche.
Il documento in questione è considerato “anticostituzionale” poiché riguarda solo il 7% degli insegnanti di Rio – quelli che lavorano 40 ore nella stessa scuola – non prendendo in considerazione le istanze della maggioranza dei professori, tutti sottopagati. In sciopero da 53 giorni, gli insegnanti della scuola secondaria rivendicano il ritiro del piano varato – che prevede un aumento del 15% dello stipendio di una minoranza – e un aumento salariale come precondizioni per riprendere i negoziati con il comune. Da un mese hanno sospeso la propria attività anche i maestri e le maestre delle materne e delle scuole primarie. Lo sciopero coinvolge 600.000 alunni costretti a rimanere a casa. La manifestazione di ieri voleva anche denunciare il ricorso eccessivo all’uso della forza da parte della polizia durante la protesta della scorsa settimana.
A gran voce contestano le scelte politiche del presidente Dilma Rousseff che ha speso milioni di reais in vista di grandi eventi sportivi internazionali, tra cui la Coppa del mondo di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016. Secondo i brasiliani sono spese gonfiate dalla corruzione dilagante, a fronte della mancanza di servizi di base, dalla sanità all’istruzione.
Gli insegnanti hanno partecipato attivamente alle azioni di militanti contro le truppe statali e fasciste, la maggior parte dei quali mascherati e non identificabili, e scandivano lo slogan: "Il Black Bloc è il mio studente".
Mentre le banche sono state attaccate, decine di soccorritori, con il camice bianco, correvano da una parte all'altra, soccorrendo i feriti dalle schegge e dai gas. Ogni volta che un manifestante ferito gridava "soccorritore", è apparso sempre un volontario che funziona molto meglio del SSN, a quanto pare. La polizia ha sparato persino contro i soccorritori proiettili di gomma.
 





domenica 6 ottobre 2013

Giù le mani da Jayeeta Das, Hem Mishra, da tutti gli studenti e intellettuali indiani progressisti!

Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India condanna fermamente l’arresto degli studenti e attivisti culturali  Hem Mishra, Pandu Narote e Mahesh Tirki e del giornalista Prashant Rahi da parte delle forze di polizia indiane lo scorso 23 Agosto.



Lo stato  indiano sta costruendo una campagna mediatica di criminalizzazione contro lo studente Hem Mishra della Jawaharlal Nehru University (JNU) di Dehli e membro del Comitato per il Rilascio dei Prigionieri Politici, dell’Unione degli Studenti Democratici e inoltre particolarmente attivo nel Fronte Culturale Rivoluzionario dedito nella denuncia dell’oppressione di casta, delle atrocità sui dalits (gli intoccabili), i suicidi trai i contadini e delle atrocità da parte dello stato indiano contro gli Adivasi (popolazioni tribali) nell’ambito della guerra contro il popolo chiamata Operazione Green Hunt (battuta di caccia), diretta contro il movimento rivoluzionario maoista attivo in oltre 1/3 del subcontinente indiano, in cui forze paramilitari indiane commettono atroci crimini contro queste popolazioni come stupri, incendi di villaggi e uccisioni sommarie.

Proprio per questa denuncia che Hem conduceva attivamente all’interno dell’università mostrando le prove di questi massacri raccolte “sul campo” nei suoi viaggi in queste zone lontane dalla capitale migliaia di Kilometri, adesso è accusato dalla polizia di essere un maoista e quindi un terrorista secondo l’equazione che usa fare lo stato indiano contro i movimenti rivoluzionari.

Subito dopo il suo arresto varie organizzazioni studentesche, docenti dell’università di Delhi e intellettuali hanno organizzato conferenze stampa e manifestazioni chiedendo l’immediato rilascio di Hem.
Manoranjan Mohanty un docente in pensione ha dichiarato che questi arresti sono una chiara indicazione che “adesso l’Operazione Green Hunt sta avendo luogo anche nelle università e nelle aree urbane”.

La nota scrittrice e attivista Arundathy Roy  ha dichiarato che questo arresto “è un palese tentativo di criminalizzare azioni innocue” e legittime in uno stato sedicente democratico.





Già lo scorso 2 Agosto Jayeeta Das, un’attivista per i diritti del popolo in West Bengal era stata arrestata dai Servizi Segreti senza mandato a Calcutta, perquisendole la casa e minacciando i familiari presenti forzandoli a firmare carte in bianco.

Spesso i media e le istituzioni accademiche di tutto il mondo definiscono  l’India  la “più grande democrazia del mondo”. Davanti a questi arresti, all’Operazione Green Hunt un vero e proprio genocidio di uno stato contro il suo stesso popolo, come si fa a parlare di grande democrazia?

Facciamo appello a tutti gli studenti ai loro collettivi e organizzazioni studentesche, ai docenti e agli intellettuali progressisti di mostrare un segno di solidarietà verso gli studenti e i docenti arrestati e criminalizzati dallo stato Indiano diffondendo questo comunicato. Smascheriamo la falsa democrazia dello stato indiano che criminalizza ogni opposizione e tutte le organizzazioni studentesche che lottano contro l'Operazione Green Hunt e che sono al fianco alle masse popolari che lottano in armi contro il regime indiano oppressore e affamatore!

Sosteniamo la lotta di liberazione delle masse popolari contro lo stato fascista indiano!

Il maoismo non è terrorismo, il vero terrorista è chi uccide, tortura e incarcera il popolo!

Comitato di sostegno guerra popolare in India                                                    Red Block blog

www.guerrapopolare-india.blogspot.com                                              www.redblockit.blogspot.com                   csgpindia@gmail.com

sabato 5 ottobre 2013

4 OTTOBRE CORTEI STUDENTESCHI IN TUTTA ITALIA, GRANDE PARTECIPAZIONE E AZIONI DI PROTESTA GIUSTE


Ieri 4 ottobre si è tenuto in diverse città italiane il primo corteo studentesco, con la partecipazione di un grande numero di studenti dal nord al sud, dagli studenti medi agli universitari.
Corteo nazionale importante per i numeri e per il tipo di denuncia che ha spaziato dalla particolare situazione dell'istruzione alla politica in generale, la crisi e le misure repressive. Momenti di tensione e giuste azioni di protesta in alcune città come Bologna o Palermo.
Gli studenti hanno denunciato il grave stato dell'istruzione pubblica, dovuto dai tagli dei precedenti governi, i disagi, il caro libri, le strutture fatiscenti; gli studenti hanno svolto anche delle azioni dimostrative come lanci di vernice, calate di striscioni e occupazioni simboliche come quella all'Agenzia delle Entrate di Milano.
I manifestanti hanno ricordato, tra gli slogan e i megafonaggi, gli immigrati rimasti vittime nel mare di Lampedusa e Pavlos Fyssas, rapper greco ucciso dai militanti di Alba Dorata. Presenti bandiere della NoTav e NoMuos.

A Roma, momenti di tensione dopo che un albero prende fuoco e due bottiglie vuote raggiungono i poliziotti.
A Bologna, lanciate uova e farina contro Letta presente in città per l'inaugurazione del centro di welfare e cultura, mentre veniva urlato "assediamo il responsabile dell'austerità"; gli studenti sono giunti allo scontro con la polizia quando hanno tentato di forzare il cordone per introdursi nel palazzo.

A Piacenza, durante una contestazione contro il caro trasporti, un ragazzo viene fermato dalle forze del disordine per poi essere rilasciato nella mattinata dopo il blocco di alcuni pullman da parte dei manifestanti.
A Napoli gli studenti si sono armati dei "book block", a Olbia ed a Ravenna vengono sanzionate le sedi di alcune banche, a Pisa la stessa sorte è subita dalla sede del Partito Democratico.
Al termine del corteo nel catanese, gli studenti della città hanno occupato la facoltà di Scienze Politiche in vista dell'assemblea che si sarebbe dovuta tenere nel pomeriggio verso il 19 ottobre. Stessa azione da parte degli studenti palermitani, che hanno sciolto il corteo solo dopo aver raggiunto la facoltà di Lettere e Filosofia nella cittadella universitaria per lanciare un'assemblea in vista delle prossime giornate di lotta nazionali. Il corteo palermitano è stato riempito da 5000 studenti che hanno paralizzato il traffico nel cuore della città dividendosi in altri piccoli cortei prima di raggiungere il concentramento.
Azione importante una volta raggiunta il palazzo dell'Assemblea Regionale Siciliana: incendiati i manichini di Letta, Berlusconi, Crocetta ed i simboli dei partiti parlamentari, in denuncia all'operato di tutti i politici, dal centro-destra al centro-"sinistra", in denuncia a chi, come Crocetta si riempiva la bocca di parole come la "rivoluzione" e ha gridato durante la campagna elettorale che la costruzione del Muos a Niscemi non l'avrebbe permessa e oggi ha revocato la precedente revoca per l'arresto dei lavori! e criminalizza gli attivisti noMuos; in denuncia a chi, come Letta, con il suo governo delle larghe intese approfondisce la miseria delle masse popolari con misure antioperaie e antipopolari e finanzia con milioni di euro le missioni di guerra all'estero, milioni che spetterebbero all'istruzione pubblica, e mentre loro si affannano nei palazzi per le poltrone, gli studenti come i precari, i disoccupati, i proletari sono quelli che subiscono il peso della crisi.

Gli striscioni dal nord al sud avevano slogan come "siamo tutti antifascisti", "se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città", "pagherete caro, pagherete tutto" , "ripresa economica solo a parole, scendiamo nelle piazze prendiamoci le scuole" e a Roma, alla fermata della metro Colosseo, è stato aperto uno striscione con scritto "Offre l'Atac", in risposta al caro-trasporti della capitale.
Una importante giornata di lotta che ha dato l'avvio a questo autunno, che può dare una forte spinta per le prossime mobilitazioni, tra cui l'importante data del 19 ottobre a Roma.


 Corteo di studenti