mercoledì 28 febbraio 2018

VIOLA CAROFALO – INACCETTABILE DICHIARAZIONE SULL'ANTIFASCISMO MILITANTE A PALERMO

Non ci è sembrato che sia stata data la giusta attenzione alla dichiarazione che 'il capo politico' di Potere al Popolo, Viola Carofalo, ha fatto in seguito all'azione antifascista di Palermo nei confronti del segr. prov. di Forza Nuova Ursino, permanente vile aggressore di immigrati, autore in maniera sistematica di vari crimini che, se pur sanzionati qualche volta dalla magistratura, non gli impediscono l'ostentata azione sua e del suo gruppo.

L'iniziativa antifascista di Palermo che lo ha messo alla berlina, che lo ha, per così dire, sanzionato, in forme militanti e legittime, è sicuramente una pagina significativa delle giornate antifasciste che stanno attraversando tutto il paese. E che è così che l'iniziativa è stata vista a Palermo è dimostrato dal fatto che ha trovato subito la ferma e 'allegra' condivisione dei centri sociali, e che nella bella e grossa manifestazione di sabato, migliaia di giovani hanno sfilato con il nastro isolante in mano e con slogan combattivi e ironici sostenendo l'azione antifascista e esprimendo chiaramente la loro solidarietà ai compagni arrestati, ora rilasciati ma sempre con misure restrittive pesanti.



A fronte di questo abbiamo una abbastanza meschina dichiarazione di Viola Carofalo, che su Il Manifesto e poi in televisione, e poi in chissà in quali altri variegati posti in queste giornate: dice “Sottoscrivo quello che ha detto il sindaco Orlando, il fascismo non si combatte con lo squadrismoma con la cultura e la resistenza...”.
Vale a dire, il capo politico di PAP definisce l'azione di Palermo squadrista e si dichiara d'accordo con Orlando che ha dichiarato che avrebbe costituito la città come parte civile al processo contro i compagni antifascisti incriminati, ponendosi, quindi, sostanzialmente, a fianco di Ursino!



C'è un limite a tutto! I comunisti, l'antifascismo militante, le realtà di movimento non possono far finta di niente di fronte a una dichiarazione di questa natura. I compagni del Centro sociale Je Sò pazzo sono stati in passato protagonisti di numerose iniziative antifasciste a Napoli, così come hanno subito numerose aggressioni, e qualunque sia evidentemente la posizione che si può assumere rispetto alle forme specifiche dell'antifascismo militante, non può essere permesso ad una Viola Carofalo di parlare a proposito dell'azione antifa di di Palermo di “squadrismo”.

Quando Proletari Comunisti in un opuscolo su Potere al Popolo sostiene che la via elettorale scelta nelle sue forme e contenuti non solo è sbagliata ma come possibile “cambio di natura” delle realtà sociali di movimento, evidentemente vediamo giusto. Episodi come questo ne sono la manifesta espressione.

E' inaccettabile per noi quindi che non ci sia una dissociazione da questa dichiarazione, anche nell'ampia coalizione di attivisti e sostenitori di Potere al Popolo e nello stesso Centro sociale Je sò 
pazzo.

Condividere o mettere il silenzio rispetto a questo è grave manifestazione di opportunismo, quando - al di là delle forme specifiche che l'iniziativa ha assunto a Palermo, e che noi condividiamo , ci troviamo in queste giornate di fronte ai fascisti difesi dallo Stato con la repressione, denunce, arresti degli antifascisti!

Le mille forme dell'antifascismo militante sono il sale della democrazia e della difesa della Costituzione, mille volte più giuste e più serie degli inneggiamenti al Parlamento e alla Costituzione di Viola Carofalo e di tutto un tipo di 'antifascismo'di maniera.


proletari comunisti/PCm Italia
febbraio 2018




domenica 25 febbraio 2018

A Milano giornata antifascista dalla mattina alla sera - studenti al mattino contro casapound e contestata la Meloni dai proletari e antifascisti in via padova e poi violato il divieto -


al pomeriggio un folto gruppo di antifascisti tenta di sfondare il cordone poliziesco con scontri 
sugli scontri video su infoaut

In 5000 a Palermo - cade il castello sui due antifascisti palermitani accusati di aver sanzionato la carogna Ursino

Di scotch ne è avanzato tanto.........


Sono almeno cinquemila gli antifascisti e le antifasciste palermitane scesi in piazza questo pomeriggio per rivendicare in questa fase politica la giustezza delle pratiche di antifascismo militante. L'esempio, la cura e la presenza nei territori, la capacità di essere radicati e riconosciuti per un lavoro concreto di trasformazione del presente ha permesso di riempire oggi le strade di Palermo sgonfiando la bolla neofascista cresciuta con la compiacenza dei media e delle forze istituzionali e mostrando come la dimensione antifascista sia viva, intransigente e non strumentalizzabile da chi pensava di addomesticarla per i propri fini elettoralistici. Il caso Ursino si è rivelato una montatura voluta dalla questura palermitana e dalla procura, smascherata ancora una volta dalla partecipazione popolare e restituendo i fatti a quello che sono in realtà: un fascista si è preso una lezione per la sua strafottenza perché c'è un limite a tutto.


Il GIP ha valutato le prove portate dal Pubblico Ministero e dalla questura di Palermo insufficienti per trattenere in carcere i due giovani antifascisti. Insufficienti le prove documentali che non ricondurrebbero Carlo e Gianmarco al video circolato in rete, insufficienti le motivazioni evidentemente piegate alla crociata politica tesa a garantire agibilità politica e tutela legale ai fascisti, trasformati, da un giorno all’altro, da leoni a vittime da coccolare.
Massimiliano Ursino resta un uomo spregevole anche dopo la solidarietà bipartisan che l’ha investito, e proprio per questo è incappato in qualcuno che per strada non digeriva le sue strafottenze, le ronde sui bus, i pestaggi agli immigrati. Un incidente che gli è costato in fondo solo qualche giorno di riposo e non 20 giorni di prognosi come falsamente dichiarato dalla polizia di Palermo in base a un referto medico fantasma, mai esistito.
L’accusa nei confronti di Carlo e Gianmarco è stata derubricata ad aggressione con lesioni e saranno scarcerati con il divieto di dimora nella provincia di Palermo.

vedi video manifestazione su infoaut

Ravenna antifascista contro Forza Nuova



Nonostante l'assedio poliziesco agli antifascisti Tutte le strade nella prossimità erano state sbarrate dalla polizia con furgoni blindati, caschi e scudi (anche da fuori regione).agli antifascisti si è unito hanno fermato abbiamo cominciato la contestazione a cui si è unito un gruppo di immigrati e di altri compagni. Abbiamo urlato slogan e fatto un comizio, denunciando lo spiegamento di forze repressive che sono, a Ravenna come altrove, a difesa dei neofascisti, lo stato di polizia del ministro Minniti, l'uso delle leggi repressive nei confronti di chi contrasta il fascismo e la non-volontà di applicare quelle esistenti sulla ricostituzione del partito fascista e contro chi fomenta l'odio razziale, come abbiamo detto che queste elezioni gli stanno concedendo la legittimità. Abbiamo denunciato l'"antifascismo" istituzionale del sindaco del PD che concede ai neonazisti spazi perchè "costretto dalle leggi". E poi ancora slogan in solidarietà agli immigrati, bella ciao e qualche fumogeno. Dopo abbiamo cercato di provare ad entrare da altre strade ma erano tutte blindate dalla polizia. In una strada principale abbiamo aperto gli striscioni e continuato a fare slogan per poi ritornare ancora all'interno del quartiere spiegano le ragioni per cui stavamo manifestando.




Bergamo antifascista contro casapound




Immagini da palermo antifascista


l raduno si apre con i festeggiamenti per la scarcerazione di Giovanni Codraro e Carlo Mancuso, che oggi sono stati scarcerati dopo essere stati accusati dell'azione contro al segretario di Forza Nuova Massimiliano Ursino. "Carlo e Gianmarco finalmente liberi!", esultano dal Centro sociale Anomalia, mentre qualcuno porta un vassoio di dolci.

Una compagna dello Slai Cobas/proletari comunisti attacca la Iena Ismaele La Vardera, ex candidato sindaco di Palermo per la Lega. scontro stato sedato dagli agenti. In piazza si canta "Bella ciao" e fra i militanti c'è Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato. I militanti dei centri sociali mostrano nastro adesivo, riferendosi all'aggressione di martedì: "Non condanno nessuno perchè non sono un giudice - commenta Giorgio Martinico, leader di Anomalia -. Non è stato un pestaggio, è stato umiliato un fascista".









venerdì 23 febbraio 2018

Torino - fascisti rinchiusi come topi in hotel difesi dalle cariche e idranti della polizia agli antifascisti che resistono, assediano l'hotel, si prendono le strade e invadono il centro fino a notte


In 800 sotto la pioggia e il freddo. Un tempo partigiano. E una Torino che è riuscita a dimostrare un'altra volta che l'antifascismo non si delega, ma si pratica con coraggio e determinazione.
Il corteo è partito da piazza Carlo Felice e si è diretto verso l'hotel dove il candidato premier per Casa Pound, Di Stefano, avrebbe tenuto il suo deplorevole comizietto pre elettorale. Un’idea chiara in testa: il razzismo è l’ultima spiaggia di un sistema marcio e i fascisti sono gli utili idioti che garantiscono che ci scanni in basso per la gioia di chi sta in alto. 

Una piazza ricca di giovanissimi tra studenti dei licei e delle università, poi lavoratori, qualche faccia più anziana e qualcuna di quel nero che tanto manda fuori di testa i difensori della razza.
Tanta gente che si è convocata dal basso, mentre la sinistra italiana gioca al gioco dell’equidistanza e degli “opposti estremisimi”. A quanto pare, però, c’è ancora in Italia chi pensa che antifascismo non sia discutere coi fascisti nei salotti TV, ma contrastarli ogni giorno nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle strade. 
Mentre da Renzi a Boldrini ci si affretta a portare solidarietà al leader di Forza nuova scotchato a Palermo, dal corteo è partito un caloroso saluto a chi in questi giorni sta pagando con la propria libertà aver fatto dell’antifascismo non solo un valore ma anche una pratica: Giorgio, Moustafa, 
Lorenzo, Gianmarco, Carlo e Donato, giovane torinese arrestato stamattina durante una perquisizione intimidatoria . 
Il corteo ha imboccato corso Vittorio Emanuele e dopo circa un chilometro tra cori e interventi si è trovato schierato un numero improbabile di Digos, celere, camionette e addirittura un idrante.
I manifestanti però non hanno esitato e hanno proseguito contro le forze dell'ordine che hanno caricato e azionato l’idrante, respingendo di qualche metro il corteo e fermando una giovane lavoratrice, poi rilasciata in serata.
Come dire: il grande classico della democrazia che difende pubblicamente i fascisti.
Di certo non è bastato questo a fermare il corteo che anzi più determinato di prima è ripartito. Ed è qui che succede l’incredibile. Il mastondico apparato di sicurezza mosso dalla questura a difesa dei vigliacchetti del terzo millennio prende una clamorosa cantonata. Si aspettano gli antifascisti di lì e invece arrivano di qui. Fin sotto l’hotel dove parla Di Stefano. I manifestanti lo chiamano, urlano di scendere ma del candidato di Casa pound manco l’ombra. Si starà abbuffando al minibar dell’albergo a 4 stelle? Com’è come non è, la polizia fa arrivare l’idrante che attacca di nuovo i manifestanti. Ma a quanto pare nessuno si fa intimorire (“solo la doccia, ci fate solo la doccia” tra gli slogan in risposta all’autobotte celerina) 
Qualche cassonetto in mezzo alla strada per proteggersi dalle cariche e partono i primi lacrimogeni. Il corteo quindi riparte e continua l’assedio intorno all’NH hotel per quasi un’ora. 
Solo verso la fine, ormai quasi in piazza Statuto la polizia ha tentato di inserirsi nel corteo, caricandolo da dietro, cercando di fare fermi a caso nel mucchio.
Il dato politico resta quello di una sempre maggiore consapevolezza che la risposta antifascista o sarà contro questa democrazia – quella che lascia ai fascisti soldi, pistole, media e poltrone – o non sarà. Partiti, Istituzioni e Forze dell'Ordine tutti arroccati a difendere manu militari i cantori della guerra tra poveri. C’è la Grande coalizione da preparare? Per noi non c’è pace elettorale. Con buona pace di Minniti.

da infoaut

A Torino la polizia di Minniti a difesa dei fascisti. Grande resistenza dei compagni - segui la diretta del Corriere della sera Torino

Torino, scontri al corteo antifascista contro il comizio di Casapound


Tafferugli a Torino durante il corteo antifascista contro CasaPound. I manifestanti sono arrivati a ridosso del cordone con cui le forze dell'ordine hanno sbarrato corso Vittorio Emanuele per tentare di raggiungere l'albergo in cui è previsto un comizio elettorale di Simone Di Stefano.


Torino - Gli scontri sono iniziati poco dopo le 20, quando i manifestanti hanno tentato di superare lo sbarramento di polizia su corso Vittorio, per evitare che la protesta degli antifascisti raggiungesse le facciate dell’hotel che ospita il leader di CasaPound. La marcia è partita poco prima delle 20 da piazza Carlo Felice, davanti alla stazione di Porta Nuova.


Il corteo è seguito da vicino da centinaia di poliziotti e carabinieri, che hanno sbarrato le strade che portano al centro. 
«Per noi essere antifascisti implica lo scontro» gridano alcuni giovani. Alla manifestazione partecipano anche alcune sezioni dell’Anpi, ma in prima fila, a fronteggiare gli agenti, ci sono gli attivisti dei centri sociali e i collettivi antifascisti di Torino. La polizia è stata più volte costretta ad usare gli idranti per allontanare la folla. Gli scontri sono iniziati poco dopo le 8, quando i manifestanti hanno tentato di superare lo sbarramento di polizia su corso Vittorio, per evitare che la protesta degli antifascisti raggiungesse le facciate dell’hotel che ospita il leader di CasaPound. La marcia è partita poco prima delle otto da piazza Carlo Felice, davanti alla stazione di Porta Nuova. Sono almeno quattrocento le persone che sono scese in strada per manifestare contro la presentazione dei candidati e del programma elettorale del partito della tartaruga, prevista per questa sera, giovedì, alle 21 nella sala conferenze dell’hotel Ambassador, all’angolo tra corso Vittorio e corso Vinzaglio, alla presenza del leader Simone Di Stefano.


giovedì 22 febbraio 2018

'La povera vittima di Palermo' è un vile criminale razzista - Orlando sindaco di Palermo si è costituito parte civile contro questo crimine e criminale?

Nel 2011 Ursino fu arrestato per un'aggressione razzista avvenuta nel 2009 a danno di cinque ragazzi pakistani che furono aggrediti ai Candelai da un gruppo di 15 persone armate di bastoni.
Ursino, come si vede dalla sua pagina Facebook, è stato uno dei protagonisti delle 'ronde' sugli autobus di Palermo, questione che aveva sollevato molte polemiche.


Chi è Ursino: fu arrestato per aver bastonato con le mazze dei ragazzi pakistani ....da bastonatore a bastonato.. come si stà pezzo di m...?

globalist 20 febbraio 2018

Massimo Ursino è il dirigente di Forza Nuova
nel 2011 Ursino fu arrestato per un'aggressione razzista avvenuta nel 2009 a danno di cinque ragazzi pakistani che furono aggrediti ai Candelai da un gruppo di 15 persone armate di bastoni.
Ursino, come si vede dalla sua pagina Facebook, è stato uno dei protagonisti delle 'ronde' sugli autobus di Palermo, questione che aveva sollevato molte polemiche tra cui quella del sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Oggi le agenzie hanno ricostruito bene la vicenda e si è scoperto anche che Massimiliano Ursino venne arrestato nel luglio 2006 per aver rapinato e picchiato due immigrati nel centro di Palermo di fronte al teatro Massimo. Dopo aver subito la rapina, una borsa e articoli di bigiotteria, le due vittime avrebbero inseguito Ursino e due suoi complici (anche loro di Forza nuova) ma questi avrebbero tirato fuori delle spranghe e picchiato a sangue gli immigrati. Ursino venne condannato in primo grado a due anni e mezzo di carcere. Ma quello con i due venditori ambulanti non è stato l'unico episodio violento e a sfondo razzista a cui Ursino avrebbe partecipato. Nel giugno 2005, sempre con altri due complici, aggredì con pugni e bastonate un nigeriano e un altro giovane originario di Siracusa in via Candelai, sempre nel centro di Palermo.

I tre vennero rinviati a giudizio per lesioni aggravate per aver agito in base a ''motivi razziali''. Il dirigente di Forza Nuova nel 2008 partecipò al confezionamento e alla spedizione dei pacchi choc, inviati a varie redazioni giornalistiche, contenenti una bambola sporcata con sangue e interiora di animale per la campagna di Forza Nuova contro la legge 194.

I centri sociali palermitani: difesa e solidarietà ai ragazzi fermati... e per sabato la più grande manifestazione antifascista mai avuta a Palermo

Anomalia: "Solidarietà ai perquisiti. Venti giorni di prognosi? A calcetto succede di peggio"


I centri sociali di Palermo rivendicano con forza "la difesa e la solidarietà ai ragazzi fermati" per il pestaggio di Massimiliano Ursino, alcuni dei quali vicini all'area del centro sociale Anomalia. "Non conosciamo ancora l'esito dei fermi - dice Giorgio Martinico, portavoce dei centri sociali di Palermo - Pare si voglia pescare un po' nel mucchio per dare subito delle risposte. Ma vogliamo chiarire fin da subito che chiunque siano i ragazzi fermati avranno il nostro sostegno, anche legale

Sul pestaggio, Martinico minimizza. "Sembra a quanto abbiamo appreso anche noi dalla stampa e dai video che girano - dice Martinico - che ci sia stato un tentativo di ridicolizzarlo, in ogni caso queste cose per strada a Palermo sono sempre accadute solo che adesso hanno una rilevanza mediatica diversa. Del resto se per settimane vai in giro a fare le ronde per strada e sugli autobus e fai di tutto per alzare la tensione, alla fine puoi anche aspettarti che qualcuno ti dia la risposta in strada. Venti giorni di prognosi? Io dopo aver giocato a calcetto ne ho avuti di più". Per sabato, in attesa di Fiore, gli attivisti dei centri sociali annunciano la più grande manifestazione antifascista mai avuta a Palermo. "Se Fiore ci sarà - dice Martinico - ci saremo anche noi e saremo tantissimi. I fascisti a Palermo non hanno mai avuto né avranno legittimità politica".

Vile aggressione fascista contro un attivista di Potere al Popolo di Perugia - Massima solidarietà

Non basta il silenzio stampa verso questa lista di opposizione democratica, ora anche una aggressione contro i suoi militanti
proletaricomunisti/PCmItalia





Perugia. Accoltellato attivista di Potere al Popolo.

 

Un attivista di Potere al Popolo è stato accoltellato ieri sera intorno alle 22.30 a Perugia, mentre stava affiggendo dei manifesti elettorali di Potere al Popolo nella zona di Ponte Felcino alla periferia di Perugia.

Il compagno è stato accerchiato da alcune persone non ancora identificate. E’ stato quindi colpito con tre colpi di arma da taglio mentre un altro uomo che era con lui è stato colpito alla testa. Sono stati medicati all’ospedale Santa Maria della Misericordia.
“Stiamo lavorando per organizzare questa sera in piazza a Perugia un presidio popolare, contro il fascismo e l’austerity che lo alimenta” scrive in una nota Potere al Popolo di Perugia, “Il clima di odio scatenato in questi mesi da una classe politica irresponsabile che ha soffiato sul fuoco sta producendo i suoi frutti avvelenati. A Pagare il prezzo di questa violenza siamo noi, i migranti, i diversi, gli attivisti solidali. Chiediamo lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste, vogliamo in questa campaga elettorale parlare di lavoro e giustizia sociale, di abolizione della Fornero e Jobs act”.
Si conferma così la prevista escalation auspicata e istigata dalle forze di governo e dai mass media. Il tentativo è quello di riprodurre lo schema di uno scontro tra gli “opposti estremismi” (incluso il tentativo ripetuto di fare dibattiti televisivi tra organizzazioni neofasciste e Potere al Popolo, rifiutati da quest’ultimo) in cui il governo – e il Pd – possano ergersi a tutori della sicurezza e della convivenza civile. Si punta così a creare artificiosamente e concretamente una inquietante simmetria – vedi quanto accaduto a Palermo dove è stato pestato un fascista con molti precedenti di aggressioni contro immigrati – funzionale alle forze di governo. Una operazione fin troppo spudorata, del tutto complementare con le mazzate distribuite nelle piazze dagli apparati di polizia di Minniti contro gli antifascisti.

La mappa delle aggressioni fasciste nel centro-nord



martedì 13 febbraio 2018

A Brescia l'antifascismo tradizionale ed elettorale cerca di boicottare la presenza proletaria e militante

Un migliaio di partecipanti con presenza visibile di Anpi, apparato e attivisti Cgil e Fiom, Potere al popolo guidata da Dino Greco, centro sociale-radio-collettivo studenti che aprivano corteo, presenti delegazione cobas confederazione, qualche bandiera anarchica.
Una composizione poco proletaria e poco popolare in cui balzava all’occhio la mancanza dei tanti immigrati di Brescia
Chiaramente non perchè non ci sono, ma frutto della linea politica di queste forze finora e ora impegnate sulle elezioni.


La delegazione proletaria PCm e dello Slai cobas per il sindacato di classe si è collocata davanti dove vi erano giovani e anche i pochi immigrati sparsi presenti (che sono stati con noi e apprezzavano i brevi comizi), fin da subito. Poi per due volte hanno invitato inutilmente ad andare dopo l’Anpi dove vi erano le altre forze politiche e sindacati, in quanto "la manifestazione unitaria era frutto di un percorso". Spiegati i nostri motivi siamo rimasti lì, facendo brevi spikeraggi visto il continuo sound sistem.
Diffusi volantini agli stranieri e nei pochi incroci di passaggio. 
Anche il percorso, che pur essendo in centro, ha toccato vie poco frequentate, il percorso non ha toccato il quartiere popolare del Carmine e probabilmente è stato modificato dopo diniego questura…..

Diciamo, quindi, che si è trattato di una manifestazione di democratici: chiediamo che il governo imponga l’immediata chiusura di Forza nuova.


10 febbraio da Macerata ad altre piazze un avanzamento nello sviluppo dell'antifascismo militante e di massa





martedì 6 febbraio 2018

Il macellaio Erdogan a Roma, i potenti stringono la mano insanguinata e la polizia carica i manifestanti in protesta, un ferito

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2018/02/04/roma-blindata-arriva-erdogan-tra-polemiche-e-proteste_5c6d049e-a980-48e2-aed2-ab2888889ef1.html

Erdogan a Roma: scontri al sit-in di protesta, un ferito - Foto e Video
Il presidente turco dal Papa, Mattarella e Gentiloni (senza stampa). Curdi in piazza

Scontri tra manifestanti e polizia al sit-in di protesta a Castel Sant'Angelo contro la visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Roma. Al termine della manifestazione un gruppo di partecipanti, dietro allo striscione 'Erdogan boia', ha cercato di partire con un corteo non autorizzato verso San Pietro. La polizia, in tenuta antisommossa, li ha caricati: un manifestante è rimasto ferito. I partecipanti intonano cori "vergogna, vergogna" e chiedono di fare un corteo. Il manifestante ferito è riverso in terra e ha il volto insanguinato. Due persone sono state fermate.
Scontri tra manifestanti e polizia al sit-in di protesta a Castel Sant'Angelo contro la visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Roma. Al termine della manifestazione un gruppo di partecipanti, dietro allo striscione 'Erdogan boia', ha cercato di partire con un corteo non autorizzato verso San Pietro. La polizia, in tenuta antisommossa, li ha caricati: un manifestante è rimasto ferito. I partecipanti intonano cori "vergogna, vergogna" e chiedono di fare un corteo. Il manifestante ferito è riverso in terra e ha il volto insanguinato. Due persone sono state fermate.








Al vaglio degli investigatori anche le immagini riprese dalla polizia scientifica per identificare i partecipanti ai disordini. I manifestanti intanto sono rimasti nei giardini di Castel Sant'Angelo circondati dalle forze dell'ordine. A partecipare al sit in al momento esponenti dei Movimenti e della comunità curda.

"Non andremo via finché non rilascerete il nostro compagno che avete fermato". 
Urlano i manifestanti alle forze dell'ordine dopo gli scontri ai giardini di Castel Sant'Angelo. "Ecco la
vostra democrazia - urla una donna curda - noi siamo qui a difendere le nostre madri e i nostri figli. Oggi avete perso voi e anche il Papa. Il popolo curdo è qui a chiedere la pace. Avete perso l'umanità".

La visita dal Papa - E' durata circa cinquanta minuti l'udienza di Papa Francesco al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan. "Vi ringrazio per il vostro interesse", ha detto Erdogan al Papa arrivando in Vaticano, secondo quanto riferito dai presenti. Il Papa a sua volta ha ringraziato per la visita. L'incontro si è svolto in un clima cordiale e sorridente. Il Papa ha donato ad Erdogan un medaglione rappresentante un angelo spiegando: "Questo è un angelo della pace che strangola il demone della guerra. E' simbolo di un mondo basato sulla pace e la giustizia".
L'incontro tra Papa Francesco ed Erdogan ha visto tra i temi lo status di Gerusalemme: si è parlato anche della "situazione in Medio Oriente, con particolare riferimento allo statuto di Gerusalemme, evidenziando la necessità di promuovere la pace e la stabilità nella Regione attraverso il dialogo e il negoziato, nel rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale". "Sono state evocate le relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Turchia e si è parlato della situazione del Paese, della condizione della Comunità cattolica, dell'impegno di accoglienza dei numerosi profughi e delle sfide ad esso collegate". Lo riferisce la sala stampa vaticana.

Roma blindata per l'arrivo del 'sultano'. Aree off limits, bonifiche a tappeto, reparti speciali in campo per garantire la sicurezza di Recep Tayyip Erdogan, il presidente turco temuto e corteggiato in ordine sparso da Oriente e Occidente. L'uomo che gioca in proprio molte delle partite chiave del Medio Oriente vedrà papa Francesco, Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni. E se con il pontefice la prospettiva sul mantenimento dello status di Gerusalemme è comune, i colloqui con il capo dello Stato e il premier serviranno a ribadire il fatto che "le relazioni bilaterali sono eccellenti" - come ha detto lo stesso Erdogan prima della partenza - ma difficilmente scalfiranno le sue certezze non negoziabili sulla necessità della 'guerra' ai curdi e sulle responsabilità dell'Unione europea in merito allo stallo dei negoziati di adesione di Ankara.
Per proteggere il presidente turco dal rischio di attentati e tenere lontane le proteste annunciate sono stati mobilitati 3.500 agenti. All'interno della 'green zone' che va da San Pietro a piazza del Popolo fino al Colosseo e al Circo Massimo non saranno tollerati assembramenti, mentre i percorsi del corteo presidenziale rimangono riservati e i giardini di Castel Sant'Angelo si preparano ad accogliere un sit-in della rete Kurdistan Italia.