domenica 15 settembre 2013

'serve la rivolta studentesca contro il decreto carrozza' - prepariamola... documento del CAU Napoli

Chiedono futuro? Che mangino brioches!" Una riflessione sul DL scuola


Lunedì 9 settembre il Consiglio dei Ministri di un sempre più traballante governo Letta ha discusso e approvato i nuovi provvedimenti in materia di scuola, università e ricerca. Il Decreto Legge prevede circa 67mila assunzioni in tre anni tra docenti, insegnanti di sostegno e personale ATA; il finanziamento di 100 milioni di euro per le borse di studio per gli studenti universitari; lo stanziamento di 8 milioni di euro per l'acquisto dei libri di testo e e-book per gli studenti più disagiati e infine l'estensione del permesso di soggiorno fino al termine del percorso di studi.
Dando un’occhiata parziale potrebbe sembrare di trovarsi di fronte ad un tentativo di voler invertire la rotta tornando ad investire nIl futuro non è scrittoell'istruzione e nella ricerca dopo anni di tagli e licenziamenti, come frettolosamente dichiarato dallo stesso premier Letta e dal ministro Carrozza. In ogni caso, non esulteremmo acriticamente per qualche spiccio dato alla ricerca universitaria, consapevoli, tra l’altro, della fitta ragnatela di baroni in cui questa si sviluppa e tenendo sempre presente che questa non offre opportunità e sviluppo per l'intera società ma rimane sottoposta agli interessi e ai profitti delle imprese e dei privati presenti negli organi accademici decisionali come il Consiglio di Amministrazione e che indirizzano i finanziamenti in base alle proprie necessità. Ma è questo il caso? Davvero non c’è trucco e non c’è inganno? Facciamo due conti e rinfreschiamoci la memoria…
Se alcuni giornalisti e sindacati studenteschi se ne dimenticano e si mostrano quasi entusiasti, noi ricordiamo benissimo che Letta e la Carrozza fanno parte di un partito, il PD, che negli ultimi anni si è reso co-protagonista di un processo di totale smantellamento del sistema pubblico scolastico e universitario, insieme ai “compagni di governo” del PDL; un processo che ha visto in tre anni il licenziamento di oltre 150mila insegnanti e personale ATA, il taglio di oltre 8 miliardi di euro e l'asservimento dell'istruzione e della formazione agli interessi dei privati. Dunque questi provvedimenti, a conti fatti, sono solo le brioches lanciate a chi lotta per il pane e non vanno nemmeno a sfiorare le fondamenta di un sistema sempre più al collasso: non abbiamo bisogno di contentini o di riforme che sono ben lontane dalle trasformazioni di cui ha bisogno l'istruzione nel nostro Paese.
Per fare solo un piccolo esempio, appare evidente, inoltre, l'intenzione di introdurre anche all'interno del sistema scolastico meccanismi di speculazione economica ed edilizia già abbondantemente sviluppati in altri contesti. Le somme necessarie per la messa in sicurezza degli edifici, infatti, non verranno più finanziate solo dallo Stato tramite le province, ma potranno essere reperite anche tramite accordi e mutui trentennali che ogni singola scuola può sottoscrivere con la Bei (Banca di sviluppo del consiglio d’Europa e la Cassa Depositi e prestiti).
Quanta credibilità può avere un governo che ha avuto il coraggio di dichiararsi a favore dell'istruzione pubblica quando esistono oltre 60mila studenti idonei non beneficiari che non ricevono borse di studio pur rientrando pienamente nei parametri richiesti? Quanta credibilità può avere un governo che stanzia 15miliardi di euro per l'acquisto di armi sottraendone 500milioni proprio all'istruzione? E ancora, quanta credibilità può avere un governo che dichiara di voler estendere il permesso di soggiorno agli studenti stranieri quando invece sono all'ordine del giorno le notizie dei respingimenti in mare di migliaia di migranti e quando il razzismo è praticamente istituzionalizzato e così presente nella nostra società e nei “palazzi del potere”?
Non dimentichiamo, inoltre, che il ministro Carrozza si è mostrato più volte favorevole e convinto a voler instaurare una forte dipendenza e sinergia tra la scuola e il mercato del lavoro. Ma quale lavoro? Quello di cui parla il ministro ha tanto il sapore dello sfruttamento a costo zero, della totale assenza di qualsiasi diritto e tutela. Un'idea di lavoro evidentemente ben lontana dalle nostre aspettative, ma molto vicina ai loro progetti riservati a “grandi e piccini”. E' questo che sottintende il ministro quando dichiara che “L'Italia non dovrà mai più sfornare un laureato che a 25 anni non ha mai fatto un lavoro, neppure il cameriere”. Detto che solo la Carrozza non sa che l’Italia è già piena di ragazzi che per poter continuare gli studi sono costretti a lavorare in pub e pizzerie, di che parliamo? Meglio studenti-camerieri sfruttati e sottopagati oggi che laureati-disoccupati domani? E semmai dovessimo trovare un lavoro “fisso” (ma visto lo stato dell’arte chiamiamolo solo “lavoro post-laurea”) saremo già abituati a stare allineati e a testa bassa, oltre che in continua competizione con chi ci è a fianco.
Proprio a proposito di lavoro e di profitti ci sembra interessante e utile soffermarci -più che sugli starnazzamenti soddisfatti di Repubblica&co- sulla reazione dei “delusi”. Basta leggere qualche articolo del Sole24ore sul DL scuola per cogliere il malcontento della Confindustria che s’è vista trascurare gli istituti tecnici, uno dei bacini preferiti da cui prelevare mano d’opera a basso costo. Perché si sa che per loro il modo giusto di investire nell’istruzione e per gli studenti è farli lavorare e studiare assieme, che sia in un pub o, mediante stage e tirocini in qualche gentile azienda pronta a ricevere a braccia aperte giovani da sottopagare (o non pagare per niente), giovani che saranno abituati alla non-continuità nell’attività lavorativa e nella percezione del salario, ad orari non corrispondenti al proprio contratto e così via. D'altronde, solo tre mesi fa, la Carrozza di fronte alle commissioni di Camera e Senato parlava di “cultura dell’imprenditorialità”, “business angels” e “venture capitalist”. Come a dire che le linee guida della sua azione sono esattamente quelle più volte indicate da Confindustria. Quindi ci sentiamo quasi di tranquillizzare tutti: gli unici a pagare saranno, ancora una volta, gli studenti meno agiati e le loro famiglie.
L’istruzione resta, infatti, un lusso per chi non riesce a far fronte alle spese, rimanendo accessibile, invece, solo ad una ristretta elite. Ci sembra obbligatorio chiamare ogni volta col proprio nome quel pacchetto-completo fatto di tasse esorbitanti, del crollo delle borse di studio, della perpetua mancanza di mense e alloggi, regalato ad ogni nuova matricola. E’ la selezione di classe, baby, e costringe migliaia di persone a restare ai margini ingrossando la fetta di popolazione che non studia/che per studiare deve lavorare; che non lavora; che viene messa in condizione di sentirsi senza “prospettive”.
Pensiamo che questo nuovo provvedimento abbia come fine reale quello di celare i veri obiettivi del governo di creare un sistema formativo completamente asservito alle logiche del mercato e agli interessi imprenditoriali, ma soprattutto in questo preciso contesto storico-politico di prevenire qualsiasi mobilitazione studentesca in un autunno che da più parti si prevede molto caldo.
Per quanto costretti, rifiutiamo l’idea di un futuro da camerieri, da stagisti, da lavoratori “flessibili”, da lavoratori-soldato! Rifiutiamo il futuro che ci state preparando, convinti che sia questo il momento di resistere insieme a tutti i lavoratori, studenti, disoccupati che vogliono lottare per abolire lo stato di cose presente!
Infiammiamo l’autunno! Riprendiamoci il futuro!

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