Ancora una volta la repressione dello stato borghese colpisce chi lotta e si ribella.
Questa volta la repressione si è abbattuta su Alessandro e Domenico, 2 compagni scesi in piazza contro il g8 university summit di Torino.
Durante le giornate del summit migliaia di studenti hanno giustamente contestato il g8 quale strumento di imposizione delle politiche del capitale contro gli studenti rivendicando un istruzione libera da logiche di profitto, democratica e per tutti.
A tutto ciò lo stato ha risposto con cariche ed arresti.
Esprimiamo massima solidarietà ai compagni arrestati, vi siamo vicini nella lotta!
La ribellione non si arresta!
Alessandro e Domenico liberi subito!
mercoledì 27 maggio 2009
domenica 24 maggio 2009
GRAVE EPISODIO DI REPRESSIONE A PALERMO IN OCCASIONE DELLA COMMEMORAZIONE DELLA STRAGE DI CAPACI
Palermo 24/05/09
Ieri pomeriggio in occasione della commemorazione della strage di Capaci, agenti della digos hanno strappato uno striscione dei cobas che recitava "la mafia ringrazia lo stato per la distruzione della scuola pubblica" e tentato di fare la medesima cosa non riuscendoci con uno striscione della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro che riassumeva la vicenda dell'operaio fincantieri Salvatore Palumbo licenziato perchè denunciava le condizioni carenti di sicurezza all'interno dei cantieri navali di Palermo.
Gli agenti avrebbero agito sotto "incitamento" della sorella di Falcone che non gradiva il contenuto dello striscione.
Questo è un episodio gravissimo di violazione di un diritto democratico fondamentale quale la libertà di espressione.
Tale episodio è l'ultimo di una lunga serie di casi analoghi avvenuti nei giorni e mesi precedenti contro compagni e organizzazioni di differente orientamento politico e in differenti occasioni a Palermo.
Il dato che ci preme sottolineare è che il governo si serve sempre più dello stato di polizia per reprimere le lotte sociali e tutte le forme di dissenso e voci fuori dal coro e passo dopo passo marcia deciso e spedito verso una dittatura aperta moderno fascista.
Ancor più a seguito di questo ultimo fatto, dovrebbe essere evidente la necessità di un fronte comune di tutte le forze antagoniste contro la repressione ed il moderno fascismo che avanza.
Circa la descrizione dei fatti alleghiamo i 2 comunicati del cobas confederazione e della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro.
Red Block
24/05/09
Comunicato Cobas:
Un gruppo nutrito di aderenti ai Cobas era sceso in piazza collacando davanti al palco montato vicino all'albero Falcone uno striscione che recitava: LA MAFIA RINGRAZIA LO STATO PER LA MORTE DELLA SCUOLA". Uno slogan che evidentemente vuole sottolineare come la lotta alla mafia deve essere condotta, oltre che sul livello repressivo, anche su quello del miglioramento delle condizioni socio-economiche di una larga parte di popolazione che diviene il bacino di arruolamento e di consenso all'agire malavitoso. Da questo assunto la necessità di un intervento dello Stato verso la garanzia di dignitose condizioni di vita per tutti i cittadini da garantire con un'offerta di servizi sociali (scuola, sanità, trasporti, ecc.), di lavoro o di un reddito minimo garantito. Gli organizzatori della manifestazione, coloro che hanno portato a celebrare la giornata di oggi i ministri Alfano e Gelmini (diretti responsabili del degrado italiano e, in particolare, del collasso della scuola pubblica) non hanno gradito il punto di vista dei Cobas e di tante altre persone che in piazza hanno solidarizzato con noi, mandando un manipolo di solerti poliziotti a strapparci con la forza dalle mani il nostro striscione, mandando a terra diverse persone. Non paga di ciò la polizia ha fermato una docente, componente dell'esecutivo provinciale dei Cobas scuola di palermo (che secondo le affermazioni del funzionario Digos responsabile dovrebbe essere rilasciata dopo la stesura di un verbale di fermo in questura, perché come tanti altri si era opposta pacificamente alla rimozione dello striscione).Con ciò si dimostra vera la nostra idea che le celebrazioni di oggi hanno un carattere meramente formale, che i richiami all'intervento sul sociale per combattere la mafia disturbano, che non è vero che lo Stato è compattamente schierato contro la mafia perche - come ci dicono i media - in questi giorni - diversi politici siciliani di alto livello sono indagati per aver comprato i voti che li hanno fatto eleggere da Cosa Nostra.
Cobas Scuola Palermo.
Comunicato Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro.
Palermo 24/05/2009
Nel pomeriggio del 23 maggio una delegazione del nodo palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, tra cui Salvatore Palumbo con la sua famiglia, ha preso parte al corteo cittadino per l’anniversario della strage di Falcone.
Grande striscione che riportava in sintesi la vicenda di Salvatore, la denuncia contro una giustizia ingiusta che fino ad oggi non si è messa dalla parte di chi lotta dentro il posto di lavoro, in questo caso la fabbrica Fincantieri, per la sicurezza che non c’è, l’appello alla lotta per una vera giustizia, ma quale legalità è quella di cui parla falsamente questo governo che difende gli interessi dei padroni e per il quale la vita degli operai e dei lavoratori non vale nulla?
Diffusione del volantino/appello ad aderire alla campagna di solidarietà per Salvatore in vista del 4 giugno, giorno della prossima udienza, e verso la tappa nazionale dell’assemblea del 27 giugno a Roma.
Giunti all’albero di Falcone dove si sarebbe svolto il comizio finale e la commemorazione, ci accingevamo ad appendere il nostro striscione nell’inferriata dove c’erano altri striscioni tra cui quello cobas scuola, quando abbiamo visto agenti della digos che provavano a portare via di peso una delegata Cobas. Subito siamo intervenuti protestando contro gli agenti e intimando loro di lasciarla subito cercando anche di capire quello cha stava succedendo, venivamo informati del fatto che la Digos aveva ordinato ai Cobas di togliere lo striscione ( su direttiva della Falcone), lo stesso striscione che gli stessi portano da 9 anni a questa manifestazione ma quest’anno, come ha detto la digos, “non è aria che tira”, perché offensivo nei confronti dello stato.
A questo punto è iniziato un parapiglia perché la digos voleva a tutti i costi sequestrare lo striscione, momenti di tensione con calci e spintoni reciproci.
Noi della rete, che ci siamo scagliati contro gli agenti della digos, siamo stati subito minacciati dagli stessi di allontanarci dicendoci di non fare “gli istigatori” ,Palumbo è stato minacciato di arresto, hanno cercato poi di strappare anche il nostro striscione non riuscendoci.
Tre attivisti Cobas sono stati portati via.
In questi tafferugli alcuni dei manifestanti hanno riportato delle ferite, tra cui la moglie di Salvatore che per proteggere il figlioletto che stava cadendo dal passeggino si è ferita ad un braccio.
A questo punto subito da parte nostra e da parte di alcuni rappresentati cobas e del movimento è stata gridata forte la denuncia, anche con slogans, dell'’ennesimo grave atteggiamento repressivo proprio dello stato di polizia che avanza, l’attacco incostituzionale alla libertà di pensiero…, è questa la “loro legalità, la repressione delle lotte sociali!", l’ipocrisia della mera commemorazione pacificante….
Questo ha causato l’attenzione della gente, tra cui diversi giovani non solo palermitani, che c’era attorno, che in un primo momento non aveva capito il senso delle parole dell’organizzatore che improvvisamente dal palco diceva di non rovinare la commemorazione, ma che poi ha invece espresso indignazione, solidarietà e in particolare dopo un intervento forte di denuncia di Salvatore ha applaudito appoggiando le sue parole cosa che ha provocato una forte commozione dell’operaio.
I tre delegati del cobas, portati via dalla digos, sono stati successivamente rilasciati dalla questura, dove siamo andati poi anche noi in solidarietà, dopo tre ore dall’accaduto.
Denunciati per 1) resistenza, 2) vilipendio alla Stato, e 3) sanzione amministrativa per manifestazione non autorizzata.
Al tg di rai tre è stato detto che “…i cobas e operai dei cantieri navali hanno approfittato di questa manifestazione per portare le loro rivendicazioni (che non c’entravano con la commemorazione) e che hanno provocato i tafferugli…”
Palermo, 24/05/2009
Nodo palermitano della rete nazionale per la sicurezza sul lavoro
(ANSA) Ricordo Falcone, proteste dei CobasSindacalisti si scontrano con la polizia
PALERMO. Momenti di tensione fra un gruppo di sindacalisti Cobas della scuola e la polizia davanti all'albero Falcone dove si sta svolgendo la manifestazione per ricordare la strage di Capaci.
I Cobas hanno cercato di appendere degli striscioni che sono stati strappati e portati via dalla polizia. I sindacalisti hanno tentato di reagire e sono stati strattonati dalle forze dell'ordine. Su uno degli striscioni strappati c'era scritto: "La mafia ringrazia lo Stato per la morte della scuola". "Ci sembrava giusto, nel giorno della legalità - ha spiegato la rappresentante del Cobas scuola di Palermo, Rina Ansaldo - denunciare che questo governo ha messo in atto una politica delittuosa nei confronti della scuola, cancellando migliaia di posti di lavoro". La protesta dei Cobas è stata stigmatizzata da Maria Falcone, che ha invitato i sindacalisti a "proteste civili in nome di Giovanni".
Insieme ai Cobas anche i ragazzi della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, che chiedono l'attenzione dell'opinione pubblica sulla vicenda dell'operaio della Fincantieri Salvatore Palumbo, licenziato per le sue denunce sulla violazione delle norme antinfortunistiche. (ANSA).
Ieri pomeriggio in occasione della commemorazione della strage di Capaci, agenti della digos hanno strappato uno striscione dei cobas che recitava "la mafia ringrazia lo stato per la distruzione della scuola pubblica" e tentato di fare la medesima cosa non riuscendoci con uno striscione della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro che riassumeva la vicenda dell'operaio fincantieri Salvatore Palumbo licenziato perchè denunciava le condizioni carenti di sicurezza all'interno dei cantieri navali di Palermo.
Gli agenti avrebbero agito sotto "incitamento" della sorella di Falcone che non gradiva il contenuto dello striscione.
Questo è un episodio gravissimo di violazione di un diritto democratico fondamentale quale la libertà di espressione.
Tale episodio è l'ultimo di una lunga serie di casi analoghi avvenuti nei giorni e mesi precedenti contro compagni e organizzazioni di differente orientamento politico e in differenti occasioni a Palermo.
Il dato che ci preme sottolineare è che il governo si serve sempre più dello stato di polizia per reprimere le lotte sociali e tutte le forme di dissenso e voci fuori dal coro e passo dopo passo marcia deciso e spedito verso una dittatura aperta moderno fascista.
Ancor più a seguito di questo ultimo fatto, dovrebbe essere evidente la necessità di un fronte comune di tutte le forze antagoniste contro la repressione ed il moderno fascismo che avanza.
Circa la descrizione dei fatti alleghiamo i 2 comunicati del cobas confederazione e della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro.
Red Block
24/05/09
Comunicato Cobas:
Un gruppo nutrito di aderenti ai Cobas era sceso in piazza collacando davanti al palco montato vicino all'albero Falcone uno striscione che recitava: LA MAFIA RINGRAZIA LO STATO PER LA MORTE DELLA SCUOLA". Uno slogan che evidentemente vuole sottolineare come la lotta alla mafia deve essere condotta, oltre che sul livello repressivo, anche su quello del miglioramento delle condizioni socio-economiche di una larga parte di popolazione che diviene il bacino di arruolamento e di consenso all'agire malavitoso. Da questo assunto la necessità di un intervento dello Stato verso la garanzia di dignitose condizioni di vita per tutti i cittadini da garantire con un'offerta di servizi sociali (scuola, sanità, trasporti, ecc.), di lavoro o di un reddito minimo garantito. Gli organizzatori della manifestazione, coloro che hanno portato a celebrare la giornata di oggi i ministri Alfano e Gelmini (diretti responsabili del degrado italiano e, in particolare, del collasso della scuola pubblica) non hanno gradito il punto di vista dei Cobas e di tante altre persone che in piazza hanno solidarizzato con noi, mandando un manipolo di solerti poliziotti a strapparci con la forza dalle mani il nostro striscione, mandando a terra diverse persone. Non paga di ciò la polizia ha fermato una docente, componente dell'esecutivo provinciale dei Cobas scuola di palermo (che secondo le affermazioni del funzionario Digos responsabile dovrebbe essere rilasciata dopo la stesura di un verbale di fermo in questura, perché come tanti altri si era opposta pacificamente alla rimozione dello striscione).Con ciò si dimostra vera la nostra idea che le celebrazioni di oggi hanno un carattere meramente formale, che i richiami all'intervento sul sociale per combattere la mafia disturbano, che non è vero che lo Stato è compattamente schierato contro la mafia perche - come ci dicono i media - in questi giorni - diversi politici siciliani di alto livello sono indagati per aver comprato i voti che li hanno fatto eleggere da Cosa Nostra.
Cobas Scuola Palermo.
Comunicato Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro.
Palermo 24/05/2009
Nel pomeriggio del 23 maggio una delegazione del nodo palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, tra cui Salvatore Palumbo con la sua famiglia, ha preso parte al corteo cittadino per l’anniversario della strage di Falcone.
Grande striscione che riportava in sintesi la vicenda di Salvatore, la denuncia contro una giustizia ingiusta che fino ad oggi non si è messa dalla parte di chi lotta dentro il posto di lavoro, in questo caso la fabbrica Fincantieri, per la sicurezza che non c’è, l’appello alla lotta per una vera giustizia, ma quale legalità è quella di cui parla falsamente questo governo che difende gli interessi dei padroni e per il quale la vita degli operai e dei lavoratori non vale nulla?
Diffusione del volantino/appello ad aderire alla campagna di solidarietà per Salvatore in vista del 4 giugno, giorno della prossima udienza, e verso la tappa nazionale dell’assemblea del 27 giugno a Roma.
Giunti all’albero di Falcone dove si sarebbe svolto il comizio finale e la commemorazione, ci accingevamo ad appendere il nostro striscione nell’inferriata dove c’erano altri striscioni tra cui quello cobas scuola, quando abbiamo visto agenti della digos che provavano a portare via di peso una delegata Cobas. Subito siamo intervenuti protestando contro gli agenti e intimando loro di lasciarla subito cercando anche di capire quello cha stava succedendo, venivamo informati del fatto che la Digos aveva ordinato ai Cobas di togliere lo striscione ( su direttiva della Falcone), lo stesso striscione che gli stessi portano da 9 anni a questa manifestazione ma quest’anno, come ha detto la digos, “non è aria che tira”, perché offensivo nei confronti dello stato.
A questo punto è iniziato un parapiglia perché la digos voleva a tutti i costi sequestrare lo striscione, momenti di tensione con calci e spintoni reciproci.
Noi della rete, che ci siamo scagliati contro gli agenti della digos, siamo stati subito minacciati dagli stessi di allontanarci dicendoci di non fare “gli istigatori” ,Palumbo è stato minacciato di arresto, hanno cercato poi di strappare anche il nostro striscione non riuscendoci.
Tre attivisti Cobas sono stati portati via.
In questi tafferugli alcuni dei manifestanti hanno riportato delle ferite, tra cui la moglie di Salvatore che per proteggere il figlioletto che stava cadendo dal passeggino si è ferita ad un braccio.
A questo punto subito da parte nostra e da parte di alcuni rappresentati cobas e del movimento è stata gridata forte la denuncia, anche con slogans, dell'’ennesimo grave atteggiamento repressivo proprio dello stato di polizia che avanza, l’attacco incostituzionale alla libertà di pensiero…, è questa la “loro legalità, la repressione delle lotte sociali!", l’ipocrisia della mera commemorazione pacificante….
Questo ha causato l’attenzione della gente, tra cui diversi giovani non solo palermitani, che c’era attorno, che in un primo momento non aveva capito il senso delle parole dell’organizzatore che improvvisamente dal palco diceva di non rovinare la commemorazione, ma che poi ha invece espresso indignazione, solidarietà e in particolare dopo un intervento forte di denuncia di Salvatore ha applaudito appoggiando le sue parole cosa che ha provocato una forte commozione dell’operaio.
I tre delegati del cobas, portati via dalla digos, sono stati successivamente rilasciati dalla questura, dove siamo andati poi anche noi in solidarietà, dopo tre ore dall’accaduto.
Denunciati per 1) resistenza, 2) vilipendio alla Stato, e 3) sanzione amministrativa per manifestazione non autorizzata.
Al tg di rai tre è stato detto che “…i cobas e operai dei cantieri navali hanno approfittato di questa manifestazione per portare le loro rivendicazioni (che non c’entravano con la commemorazione) e che hanno provocato i tafferugli…”
Palermo, 24/05/2009
Nodo palermitano della rete nazionale per la sicurezza sul lavoro
(ANSA) Ricordo Falcone, proteste dei CobasSindacalisti si scontrano con la polizia
PALERMO. Momenti di tensione fra un gruppo di sindacalisti Cobas della scuola e la polizia davanti all'albero Falcone dove si sta svolgendo la manifestazione per ricordare la strage di Capaci.
I Cobas hanno cercato di appendere degli striscioni che sono stati strappati e portati via dalla polizia. I sindacalisti hanno tentato di reagire e sono stati strattonati dalle forze dell'ordine. Su uno degli striscioni strappati c'era scritto: "La mafia ringrazia lo Stato per la morte della scuola". "Ci sembrava giusto, nel giorno della legalità - ha spiegato la rappresentante del Cobas scuola di Palermo, Rina Ansaldo - denunciare che questo governo ha messo in atto una politica delittuosa nei confronti della scuola, cancellando migliaia di posti di lavoro". La protesta dei Cobas è stata stigmatizzata da Maria Falcone, che ha invitato i sindacalisti a "proteste civili in nome di Giovanni".
Insieme ai Cobas anche i ragazzi della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, che chiedono l'attenzione dell'opinione pubblica sulla vicenda dell'operaio della Fincantieri Salvatore Palumbo, licenziato per le sue denunce sulla violazione delle norme antinfortunistiche. (ANSA).
mercoledì 20 maggio 2009
CONTRO IL GENOCIDIO DEL POPOLO TAMIL
Dallo scorso Novembre con il pretesto della “lotta al terrorismo” utilizzato ormai da tutti i governi per reprimere ogni forma di opposizione interna, il governo dello Sri Lanka ha sferrato una micidiale offensiva militare verso i territori che erano controllati dalle LTTE (Tigri per la Liberazione del Tamil Eelam) organizzazione di liberazione nazionale del popolo Tamil. E’ stato perpetrato ed è ancora in atto un vero e proprio genocidio da parte del governo cingalese per mezzo del suo esercito verso il popolo Tamil.
Impossibile non notare i parallelismi con l’ultima aggressione subita dai palestinesi di Gaza da parte di Israele:
Il territorio interessato dagli scontri è stato “ripulito” da osservatori internazionali,giornalisti, organizzazioni umanitarie ecc. neanche la croce rossa internazionale ha avuto il permesso di soccorrere le vittime dei bombardamenti.
Tentativo di diffamare la resistenza organizzata del popolo Tamil, addirittura paragonando il leader del LTTE a Bin Laden, accusate le Tigri di uso di civili come scudi umani
Uso di armi non convenzionali come cluster bombs e al fosforo bianco
Una differenza nel parallelismo è che purtroppo non c’è stata quella grande mobilitazione di solidarietà a livello mondiale come successo per i palestinesi, eccezione fatta per la stessa comunità Tamil presente in altri paesi al di fuori dello Sri Lanka e pochi altri.
Sostenere il popolo Tamil è importante quanto sostenere il popolo palestinese e qualsiasi altro popolo che si ribella per ottenere il proprio sacrosanto diritto all’autodeterminazione.
Ogni popolo oppresso ha diritto al ricorso delle armi che non è terrorismo!
Il terrorismo è quello che le forze armate dello Sri Lanka hanno perpetrato contro la popolazione civile Tamil in maniera subdola e crudele.
Migliaia di persone (date le uniche fonti governative cingalesi è ancora impossibile determinare il numero anche approssimativo delle vittime) sono morte sotto le macerie di ospedali e altri edifici civili bombardati dall’artiglieria cingalese, migliaia sono i morti sotto le bombe nella cosiddetta
“no fire zone” rivelatasi successivamente una trappola.
Con l’inganno numerosi civili tamil sono stati attirati in questa zona “sicura” per poi essere successivamente uccisi senza pietà.
Dietro la lotta al terrorismo si cela la volontà ,con metodi ingannevoli e per mezzo del terrorismo di stato, di sfiancare l’eroismo di un popolo che resiste da circa 30 anni sterminandolo.
Le uniche testimonianze che non siano quelle governative si hanno dai pochi fortunati riusciti a fuggire dalla zona di guerra e dai rastrellamenti dell’esercito cingalese come Varuvel (nome fittizio di un operatore umanitario riuscito a sopravvivere) che parla di “persone morte per strada come fossero animali'' e aggiunge anche che ''tutti volevano fuggire perché era una situazione disumana.
Donne, bambini, malati, anziani hanno vissuto senza nulla: niente cibo, medicine, servizi igienici; stipati in tende di tre quattro metri''.
È importante diffondere l’informazione, quella vera, non distorta dai media in mano alla classe denominate che distorce le notizie a sua convenienza e piacimento.
La vera informazione serve per creare la solidarietà verso un popolo che adesso subirà la repressione del governo cingalese dello Sri Lanka in maniera ancora più brutale e che maschererà i suoi atti di genocidio e pulizia etnica come ha fatto in questi mesi con la scusante della “lotta al terrorismo”.
Il governo cingalese è noto per eliminare fisicamente gli oppositori politici e i giornalisti (anche cingalesi) che hanno trattato la questione Tamil mettendo in luce i crimini del governo.
A Palermo abbiamo il piacere di conoscere molti appartenenti alla comunità Tamil con cui abbiamo condiviso momenti di lotta in piazza per spezzare il muro del silenzio che si è avvolto intorno alla vicenda di questo popolo, ma con cui abbiamo anche il piacere di condividere momenti di “vita quotidiana”, anche in queste occasioni notiamo la dignità di un popolo costretto contemporaneamente all’esilio e alla guerra in patria ma che in entrambi i casi l’ultima cosa a cui pensa e la sconfitta o la capitolazione.
La storia ci insegna che la libertà di un popolo non può essere spezzata neanche dagli eserciti più potente del mondo.
Ce lo ha insegnato il nostro stesso popolo contro l’oppressione nazi-fascista durante la Resistenza partigiana, il popolo cinese contro l’imperialismo giapponese, il popolo vietnamita vittorioso contro l’imperialismo americano, ce lo ricordano quotidianamente i palestinesi,gli iracheni, gli afghani che tra mille stenti e con un indubbia disparità di forze a favore dei loro invasori trovano quotidianamente la forza di resistere e di opporsi.
In questo momento non servono le differenze politiche, chiunque ami la libertà sia esso un sincero democratico o un rivoluzionario “di qualsiasi tendenza” ha l’obbligo di appoggiare senza se e senza ma la resistenza di un popolo e la forma organizzativa che esso scelga di darsi.
Da parte nostra non nascondiamo la nostra identità maoista che ci porta ad “una vicinanza naturale “ con forze politiche di analogo orientamento che organizzano la resistenza dei popoli e dei proletari in Guerre popolari di lunga durata come in Nepal, India,Perù,Filippine,Turchia/nord Kurdistan o ai partiti comunisti maoisti in generale che organizzano i proletari e i movimenti di opposizione sparsi per il globo.
Questo non ci crea problemi nel dire che chiunque, anche che si ritenga comunista e in base a questo “principio meramente identitario” che trascende da un analisi concreta
materialistico - dialettica, non appoggi le forme che il popolo palestinese o tamil si danno come possono essere Hamas in Palestina (quella principale) e LTTE oggettivamente fa un favore all’imperialismo e alle sue “interposte persone”in giro per il mondo come Israele e lo Sri Lanka.
È necessario che le forze rivoluzionarie di tutto il mondo organizzino momenti d di solidarietà antimperialista verso tutti i popoli oppressi e quindi anche verso il popolo Tamil
Tamil Eelam libero!
La lotta dei popoli non è terrorismo!
Il vero terrorismo sono le bombe dell’imperialismo e dei suoi governi lacchè!
Il vero terrorista è il governo cingalese!
Red Block
Proletari Comunisti
palermo 20-5-09
Impossibile non notare i parallelismi con l’ultima aggressione subita dai palestinesi di Gaza da parte di Israele:
Il territorio interessato dagli scontri è stato “ripulito” da osservatori internazionali,giornalisti, organizzazioni umanitarie ecc. neanche la croce rossa internazionale ha avuto il permesso di soccorrere le vittime dei bombardamenti.
Tentativo di diffamare la resistenza organizzata del popolo Tamil, addirittura paragonando il leader del LTTE a Bin Laden, accusate le Tigri di uso di civili come scudi umani
Uso di armi non convenzionali come cluster bombs e al fosforo bianco
Una differenza nel parallelismo è che purtroppo non c’è stata quella grande mobilitazione di solidarietà a livello mondiale come successo per i palestinesi, eccezione fatta per la stessa comunità Tamil presente in altri paesi al di fuori dello Sri Lanka e pochi altri.
Sostenere il popolo Tamil è importante quanto sostenere il popolo palestinese e qualsiasi altro popolo che si ribella per ottenere il proprio sacrosanto diritto all’autodeterminazione.
Ogni popolo oppresso ha diritto al ricorso delle armi che non è terrorismo!
Il terrorismo è quello che le forze armate dello Sri Lanka hanno perpetrato contro la popolazione civile Tamil in maniera subdola e crudele.
Migliaia di persone (date le uniche fonti governative cingalesi è ancora impossibile determinare il numero anche approssimativo delle vittime) sono morte sotto le macerie di ospedali e altri edifici civili bombardati dall’artiglieria cingalese, migliaia sono i morti sotto le bombe nella cosiddetta
“no fire zone” rivelatasi successivamente una trappola.
Con l’inganno numerosi civili tamil sono stati attirati in questa zona “sicura” per poi essere successivamente uccisi senza pietà.
Dietro la lotta al terrorismo si cela la volontà ,con metodi ingannevoli e per mezzo del terrorismo di stato, di sfiancare l’eroismo di un popolo che resiste da circa 30 anni sterminandolo.
Le uniche testimonianze che non siano quelle governative si hanno dai pochi fortunati riusciti a fuggire dalla zona di guerra e dai rastrellamenti dell’esercito cingalese come Varuvel (nome fittizio di un operatore umanitario riuscito a sopravvivere) che parla di “persone morte per strada come fossero animali'' e aggiunge anche che ''tutti volevano fuggire perché era una situazione disumana.
Donne, bambini, malati, anziani hanno vissuto senza nulla: niente cibo, medicine, servizi igienici; stipati in tende di tre quattro metri''.
È importante diffondere l’informazione, quella vera, non distorta dai media in mano alla classe denominate che distorce le notizie a sua convenienza e piacimento.
La vera informazione serve per creare la solidarietà verso un popolo che adesso subirà la repressione del governo cingalese dello Sri Lanka in maniera ancora più brutale e che maschererà i suoi atti di genocidio e pulizia etnica come ha fatto in questi mesi con la scusante della “lotta al terrorismo”.
Il governo cingalese è noto per eliminare fisicamente gli oppositori politici e i giornalisti (anche cingalesi) che hanno trattato la questione Tamil mettendo in luce i crimini del governo.
A Palermo abbiamo il piacere di conoscere molti appartenenti alla comunità Tamil con cui abbiamo condiviso momenti di lotta in piazza per spezzare il muro del silenzio che si è avvolto intorno alla vicenda di questo popolo, ma con cui abbiamo anche il piacere di condividere momenti di “vita quotidiana”, anche in queste occasioni notiamo la dignità di un popolo costretto contemporaneamente all’esilio e alla guerra in patria ma che in entrambi i casi l’ultima cosa a cui pensa e la sconfitta o la capitolazione.
La storia ci insegna che la libertà di un popolo non può essere spezzata neanche dagli eserciti più potente del mondo.
Ce lo ha insegnato il nostro stesso popolo contro l’oppressione nazi-fascista durante la Resistenza partigiana, il popolo cinese contro l’imperialismo giapponese, il popolo vietnamita vittorioso contro l’imperialismo americano, ce lo ricordano quotidianamente i palestinesi,gli iracheni, gli afghani che tra mille stenti e con un indubbia disparità di forze a favore dei loro invasori trovano quotidianamente la forza di resistere e di opporsi.
In questo momento non servono le differenze politiche, chiunque ami la libertà sia esso un sincero democratico o un rivoluzionario “di qualsiasi tendenza” ha l’obbligo di appoggiare senza se e senza ma la resistenza di un popolo e la forma organizzativa che esso scelga di darsi.
Da parte nostra non nascondiamo la nostra identità maoista che ci porta ad “una vicinanza naturale “ con forze politiche di analogo orientamento che organizzano la resistenza dei popoli e dei proletari in Guerre popolari di lunga durata come in Nepal, India,Perù,Filippine,Turchia/nord Kurdistan o ai partiti comunisti maoisti in generale che organizzano i proletari e i movimenti di opposizione sparsi per il globo.
Questo non ci crea problemi nel dire che chiunque, anche che si ritenga comunista e in base a questo “principio meramente identitario” che trascende da un analisi concreta
materialistico - dialettica, non appoggi le forme che il popolo palestinese o tamil si danno come possono essere Hamas in Palestina (quella principale) e LTTE oggettivamente fa un favore all’imperialismo e alle sue “interposte persone”in giro per il mondo come Israele e lo Sri Lanka.
È necessario che le forze rivoluzionarie di tutto il mondo organizzino momenti d di solidarietà antimperialista verso tutti i popoli oppressi e quindi anche verso il popolo Tamil
Tamil Eelam libero!
La lotta dei popoli non è terrorismo!
Il vero terrorismo sono le bombe dell’imperialismo e dei suoi governi lacchè!
Il vero terrorista è il governo cingalese!
Red Block
Proletari Comunisti
palermo 20-5-09
G8 UNIVERSITY STUDENTS TORINO: UN'ALTRA BATTAGLIA CONTRO IL CAPITALE!
G8 University students Torino: un’altra battaglia contro il capitale!
Già l’8 e il 9 Maggio a Palermo, in occasione della “prima parte” del g8 University students,
studenti e lavoratori scesero in piazza contestando in maniera incisiva e determinata il summit, attaccando la zona rossa e resistendo alla carica della polizia.
Ieri e oggi Torino ha visto un’altra ampia mobilitazione con la partecipazione di studenti venuti da tutta Italia e non solo.
La mobilitazione da Palermo a Torino è un segnale che ha un duplice significato:
innanzitutto che il movimento studentesco di opposizione al governo e ai governi imperialisti del g8 è risorto dalle ceneri del temporaneo riflusso iniziato seguito alla due giorni della Sapienza dello scorso Dicembre.
In secondo luogo gli studenti sono tornati in piazza più determinati, agguerriti e carichi di rabbia.
La generazione dei giovani ribelli scesa oggi a Torino contesta le politiche globali delle potenze imperialiste in materia di scuola ma anche l'insieme delle politiche imperialiste basate sullo scaricamento della crisi sulla pelle dei proletari e dei popoli, sull’aggressione militare ai popoli del mondo per assicurarsi lo sfruttamento delle risorse e il controllo geopolitico del mondo.
La gioventù di mezza Europa è stata presente anche a Strasburgo in occasione del convegno della Nato ingaggiando una battaglia durata più di due giorni contro la repressione congiunta francese e tedesca e con l'appoggio della popolazione e dei giovani proletari locali.
In Italia in particolare il movimento reale d’opposizione ,in cui i giovani hanno un forte peso specifico, ha partecipato a tutti i vertici G8 preparatori di quello finale di luglio che si terrà a l’Aquila.
Le borghesie imperialiste e i loro governi sono stati contestati in tutte queste occasioni da nord a sud mostrando un filo rosso che lega i giovani ribelli e rivoluzionari da Atene a Parigi, da Londra a Strasburgo, da Palermo a Torino verso il G8 dell’Aquila.
Tale opposizione è necessaria contro un sistema che conduce un attacco sfrenato oltre che ai lavoratori alle masse popolari, anche agli studenti per mezzo di decreti e leggi che limitano il diritto di studio tagliando fondi alla ricerca e all’istruzione pubblica e privatizzando sempre di più e mercificando il sapere per ricavare profitto. Gli stati imperialisti rispondono con la repressione contro chi protesta.
Ovunque i potenti,rinchiusi nei loro palazzi per ratificare la loro azione comune, sono assediati e costretti a farsi difendere dai loro servi in divisa ricorrendo sempre più alla militarizzazione dei territori e delle città, alle illegittime e insopportabili zone rosse, sospendo temporaneamente i pochi diritti democratici che ancora non hanno violato “legalmente”.
L’arroganza dei potenti è tale che essi hanno proposto agli studenti contestatori del summit di partecipare in extremis, invitando una rappresentanza con il chiaro scopo “disperato” di fermare l’opposizione radicale di piazza che già il giorno precedente aveva lanciato forti segnali.
La stessa arroganza che pochi giorni prima aveva decretato la chiusura degli spazi dell’ateneo agli studenti…
Veramente pensano che il movimento degli studenti possa farsi corrompere così facilmente?
Il G8 non può essere un interlocutore credibile perchè non legittimo, esso ha lo scopo di decidere e imporre politiche atte a distruggere lo stato sociale e la scuola pubblica nel nome del profitto della minoranza sfruttatrice e parassita.
Per questo il movimento non può essere complice di tale meccanismo e/o cogestore.
Il movimento studentesco può avere la possibilità di cambiare il proprio futuro essendone l’artefice e il protagonista: ovvero partecipando attivamente allo scontro di classe nelle strade, misurandosi con le forze che difendono il privilegio e lo sfruttamento.
Anche a livello teorico è necessaria una rottura netta con le idee legate alla classe dominante.
La mobilitazione di oggi dimostra che il movimento non ha bisogno di elaborazioni quali “l’autoriforma” per crescere e rafforzarsi.
Serve invece la costruzione sempre più estesa e organizzata dell'opposizione reale per rovesciamento dei governi e del loro poter statale
Senza Rivoluzione politica e sociale non ci può essere cambiamento radicale e netto, bisogna rompere con qualsiasi tipo di attitudine “riformista” anche se dipinte apparentemente con una fraseologia “di sinistra”.
È quantomeno ingenuo pensare che gli studenti possano essere artefici e protagonisti del cambiamento radicale dell’organizzazione dell’istruzione e del sapere, facendosi parte integrante della struttura attuale con corsi alternativi valutati in cfu così come è impensabile poter cambiare l’organizzazione dell’istruzione lasciando inalterato il sistema di produzione capitalista.
È il concetto stesso che esprime il cfu che deve essere rovesciato non riformato o migliorato.
Solo con la lotta e dall’esperienza e insegnamenti che si traggono da essa, si può contribuire alla battaglia generale di trasformazione.
In questo senso è necessario che tutte le realtà studentesche rompano con il riformismo e si confrontino sulla base di tutto ciò che di positivo è venuto dalla lotta a partire da questo autunno ma anche dalle lotte degli studenti che per gli stessi motivi sono scesi nelle piazze di Atene, Parigi, Barcellona, Vienna ecc.
Aprire una nuova dialettica interna al movimento per rafforzare il movimento stesso su basi di classe e anticapitaliste e coordinare le forze combattive e rivoluzionarie all’interno del movimento studentesco.
La ribellione non si processa….. ribellarsi è giusto!
Verso la contestazione del G8 dell’Aquila!
Red Block
mercoledì 13 maggio 2009
G8 UNIVERSITY STUDENTS PALERMO 8-9 MAGGIO. RIFLESSIONI POST-CORTEO
Anche Palermo ha avuto il dispiacere di “ospitare” uno degli ennesimi g8 preparatori in vista di quello finale che si terrà probabilmente all’Aquila (ulteriore provocazione del governo dei padroni verso il popolo abruzzese) .
Una città blindata con tanti disagi per i cittadini non più liberi di spostarsi nel cuore della città per i 2 giorni del vertice. Infatti la principale arteria di Via Roma all’altezza di piazza San Domenico (dove si svolgeva il vertice) era parte integrante della “zona rossa”.
Ancora una volta , in piena crisi (creata dalle loro politiche economiche) che si traduce in impoverimento dei proletari e delle masse popolari in genere tramite licenziamenti, casse integrazioni a cui si aggiungono i morti sul lavoro, tutto nel nome del profitto, i rappresentanti delle 8 potenze imperialiste ( USA , Giappone, Germania, Inghilterra, Francia. Germania, Italia, Canada e Russia) in compagnia di alcune potenze emergenti (India,Cina,Brasile,Messico, Sud Africa e altri) si sono riunite.
Il g8 a Palermo rappresenta l’ennesima provocazione : una passerella inutile con sperpero di denaro pubblico e negazione della libertà di movimento dei palermitani nella loro città.
È chiaro che il g8 non può essere considerato un interlocutore degno di tale nome, ancor più in questo ultimo g8 università dove, si finge ipocritamente di interpellare gli studenti facendoli partecipare al summit , quando in realtà i cosiddetti “studenti meritevoli”altro non sono che studenti selezionati dall’alto.
I veri studenti che vivono quotidianamente i problemi causati dalle riforme scolastiche non erano di certo quelli invitati al summit.
Sempre più in Italia così come in UE e in tutto il mondo le condizioni degli studenti peggiorano:
aumento delle tasse anno dopo anno rendendo ciò che dovrebbe essere un diritto inalienabile un privilegio di classe, diminuzione dei servizi, peggioramento della qualità dell’istruzione, privatizzazioni con lo scopo di subordinare la cultura alle necessità delle aziende ovvero al modo di produzione capitalista.
Non a caso le proteste studentesche si susseguono in tutti i paesi europei e del mondo.
Pochi giorni prima del vertice la questura nega agli organizzatori del corteo ( “onda anomala” università Palermo e coordinamento “contro g8” Palermo) l’autorizzazione al corteo di transitare per via Roma.
Segue una pessima presa di posizione degli organizzatori che alleghiamo sotto.
Un pessimo comunicato:
Palermo: vietata via Roma al corteo No-G8
In un clima nazionale che da Roma a Bologna è scandito dall'attuazione di protocolli "anti protesta" conformi al presunto allarme sicurezza, anche a Palermo arrivano limitazioni ingiustificate e autoritarie alla libertà di manifestare attraverso vessatori divieti e sbarramenti per lo svolgimento dei cortei. Ieri alcuni portavoce dell'Onda Anomala dell'Università di Palermo e del Coordinamento CONTRO G8 Palermitano hanno presentato alla questura di Palermo la richiesta di autorizzazione al percorso per la manifestazione-corteo di protesta da attuare venerdì pomeriggio 8 maggio nei confronti del G8 University students summit che si terrà nella città l'8 e 9 maggio presso il Museo di Storia Patria. La questura, pur dichiarandosi aperta al dialogo, preclude categoricamente al corteo il passaggio per via Roma, una delle principali arterie della città. Il capoluogo siciliano conosce già politiche di militarizzazione e repressione rivolte verso le parti deboli della popolazione come i senza casa, i dissenzienti come i centri sociali e quanti altri si impegnano nelle battaglie sociali per la salvaguardia dei diritti umani troppo spesso violati. Con le tre giornate siracusane di contestazione, organizzate dal Coordinamento regionale siciliano Contro G8 in coincidenza del G8 ambiente, era stata data ampia e inequivocabile dimostrazione di volontà e capacità di manifestare con equilibrio, e sintonia con la popolazione, al punto da far sgretolare il teorema appositamente ordito per additare come violenti e facinorosi i manifestanti. Oggi vorremmo contare sull'esperienza siracusana come segnale di controtendenza rispetto a fatti gravissimi che hanno segnato certi eventi di protesta sociale in occasione di altri G8. Tuttavia diffidenza e resistenza che oggi incontriamo a Palermo, nel proporre regolari iniziative e nel richiederne riconoscimento, ci spingono a diffidare degli interlocutori e a sospettare che negazione e repressione rappresentino l'unico strumento che il governo italiano sa adottare per difendere l'irresponsabilità e l'insostenibilità delle sue scelte.Contro il moltiplicarsi di questi attacchi alla libertà di espressione e dissenso, invitiamo cittadinanza, associazioni, sindacati, partiti, intellettuali a mobilitarsi per affermare con determinazione il diritto a manifestare e per riappropriarsi della città anche attraverso la partecipazione al corteo dell'8 maggio.
"ONDA ANOMALA" UNIVERSITÀ PALERMO
COORDINAMENTO "CONTRO G8" PALERMO
Le parti del testo che abbiamo sottolineato sono quelle che non condividiamo e che respingiamo.
Cosa vuol dire “capacità e volontà di manifestare con equilibrio al punto da far sgretolare il teorema appositamente ordito per additare come violenti e facinorosi i manifestanti”?
Per i motivi elencati all’inizio tali vertici sono totalmente illegittimi e vanno contrastati con tutta la forza e la rabbia che i veri rivoluzionari hanno manifestato recentemente in altre occasioni simili come a Londra e a Strasburgo. La manifestazione svoltasi durante il G8 sull’ambiente di Siracusa è stata una semplice (inutile) sfilata, organizzata come tale dai soliti individui che cercano visibilità nei social forum e che non vogliono che gli si rovini la festa.
In questo senso, a proposito delle “ tre giornate siracusane di contestazione “ sarebbe più appropriato parlare di tre giornate di” contro-passerella” chiamata social forum. Gli stessi individui che pronti ad additare i manifestanti violenti e i facinorosi si rivelano per quello che realmente sono : sbirri di movimento!
Evviva “i violenti e i facinorosi” contro il g8 diciamo noi ! Solo la violenza rivoluzionaria può sconfiggere il capitale, le passerelle e i social forum lasciamole ai piccoli-borghesi che vanno tenuti lontani dalle nostre fila.
“Oggi vorremmo contare sull'esperienza siracusana come segnale di controtendenza rispetto a fatti gravissimi che hanno segnato certi eventi di protesta sociale in occasione di altri G8”
Come sopra dichiarazioni da “presa di distanze”.
I fatti gravissimi avvenuti durante tali meeting sono secondo noi la sospensione dei diritti di libera circolazione delle persone, di espressione , la militarizzazione e conseguente repressione da stato di polizia e moderno fascismo.
Ricordiamo che a Genova la polizia ha sparato e più di una volta, in uno di tali “fatti gravissimi” il giovane compagno Carlo Giuliani ha perso la vita.
Non dimentichiamo i fatti di Bolzaneto e della scuola Diaz dove i fascisti in divisa hanno massacrato a sangue freddo decine di giovani e manifestanti, questi “fatti gravissimi” i veri rivoluzionari non li dimenticheranno mai e gridano ancora vendetta!
Pochi mesi fa a durante il g20 a Londra un edicolante finito il turno di lavoro e sfortunatamente trovatosi in mezzo ad uno dei tanti cortei di protesta è stato ucciso dalla “civile polizia inglese”.
La prima dichiarazione ufficiale delle autorità,rivelatasi successivamente una montatura, è stata quella di un malore e conseguente infarto, anzi ,continuavano le autorità, le forze dell’ordine hanno tentato di soccorrere il malcapitato, ma hanno avuto difficoltà a causa del fitto lancio di oggetti dei “violenti e dei facinorosi”.
Stesso tono usato dagli organizzatori nel pessimo comunicato appena commentato.
In tutti i modi, contro tutto questo, lo scorso venerdì circa 300 tra studenti e lavoratori precari sono scesi in piazza denunciando con slogan i tentativi dei governi di far pagare la crisi agli studenti, ai lavoratori e alle masse popolari anche tramite questi summit, la militarizzazione della città, l’impossibilità che gli “8 grandi” possano e vogliano risolvere una crisi da loro creata.
I giovani e i compagni presenti hanno espresso la loro giusta ribellione in prossimità dell’illeggittima zona rossa rappresentata da 4 inferriate antisommossa di 2 metri l’una nel bel mezzo di via Roma. I giovani ribelli hanno preso a calci la barriera riuscendo ad aprirla, è seguita una carica di alleggerimento della polizia. In tale occasione i compagni a parte fronteggiare gli sbirri (cosa scontata) hanno avuto anche delle grane con gli sbirri di movimento i quali non vogliono che gli si rovini la parata pacifica, tanto dalla saggezza della loro veneranda età sanno ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e d'altronde sono ormai troppo grandi per subire sulla loro pelle le orribili riforme dell’istruzione quindi passano il tempo a fare i vecchi militanti boriosi e falliti ex sessantottini che fa molto chic (radical).
Alla fine del corteo dopo questo episodio che potremmo definire “normale” e dovuto in tali occasioni, ma sicuramente non paragonabile alle scene di guerriglia urbana durante i già citati vertici di Londra e Strasburgo, ecco arrivare un altro pessimo comunicato a firma di due “vecchi” militanti del tipo descritto sopra.
Al peggio non c’è mai fine:
pierocosta/finellagiordano REPORT sull'8 maggio.
MANIFESTAZIONE contro g8 university Presenti molti più attivisti del coord contro g8 di catania rispetto a quelli del coord palermitano. Svolgimento del corteo "regolare" con meno di 300 persone da piazza massimo al punto di girata da via roma per via-piazza venezia.Il resto, ovvero l'accaduto sul punto di girata, è fedelmente riportato da Laura (se non sbaglio nome) Brunetto su repubblica di ieri sabato 9 come sintesi della cronaca telefonica del sottoscritto (chiamato per mandato dell'ansa di palermo), appena un minuto dopo il rientro nel percorso previsto (via venezia bassa-piazza venezia) da parte del piccolo spezzone di testa (non più di 30 persone) autore della fermata con qualche incidente, ovviamente non previsto, di fronte alla rete posta di traverso a via Roma una decina di metri prima dell'ingresso principale del teatro biondo.
Continua il tono da sbirro e da “prese di distanze”.
Continueremo a rivendicare la giusta ribellione dei giovani proletari e rivoluzionari contro le politiche del capitale ma anche contro la piccola borghesia opportunista che si annida tra le nostre fila.
Durante la manifestazione il vero “coordinamento contro il g8” era rappresentato da tutti quei giovani compagni e militanti rivoluzionari presenti a fronteggiare l’ennesimo divieto dello stato di polizia e del moderno fascismo, tutto il resto sono solo chiacchiere sterili.
Il giorno dopo il corteo si apprende dalle agenzie che 10 degli studenti scesi in piazza sono stati identificati. Invitiamo tutti i compagni rivoluzionari e sinceri democratici a denunciare l’ennesimo atto repressivo contro chi si ribella a chi ci sfrutta quotidianamente. Sicuramente l’ultimo comunicato a firma Piero Costa/ Finella Giordano è in piena sintonia con la repressione di stato.
Di conseguenza si devono comportare i singoli compagni e le organizzazioni rivoluzionarie:
È necessario iniziare a fare da spartiacque e non mischiarsi a tali individui, coordinamenti “contro g8” di questo tipo non servono le masse e chi si ribella ma sono funzionali al g8 stesso.
È necessario polarizzare le forze genuinamente ribelli e rivoluzionarie stando alla larga e allontanando i finti rivoluzionari che spesso neanche si ritengono tali.
Red Block
Una città blindata con tanti disagi per i cittadini non più liberi di spostarsi nel cuore della città per i 2 giorni del vertice. Infatti la principale arteria di Via Roma all’altezza di piazza San Domenico (dove si svolgeva il vertice) era parte integrante della “zona rossa”.
Ancora una volta , in piena crisi (creata dalle loro politiche economiche) che si traduce in impoverimento dei proletari e delle masse popolari in genere tramite licenziamenti, casse integrazioni a cui si aggiungono i morti sul lavoro, tutto nel nome del profitto, i rappresentanti delle 8 potenze imperialiste ( USA , Giappone, Germania, Inghilterra, Francia. Germania, Italia, Canada e Russia) in compagnia di alcune potenze emergenti (India,Cina,Brasile,Messico, Sud Africa e altri) si sono riunite.
Il g8 a Palermo rappresenta l’ennesima provocazione : una passerella inutile con sperpero di denaro pubblico e negazione della libertà di movimento dei palermitani nella loro città.
È chiaro che il g8 non può essere considerato un interlocutore degno di tale nome, ancor più in questo ultimo g8 università dove, si finge ipocritamente di interpellare gli studenti facendoli partecipare al summit , quando in realtà i cosiddetti “studenti meritevoli”altro non sono che studenti selezionati dall’alto.
I veri studenti che vivono quotidianamente i problemi causati dalle riforme scolastiche non erano di certo quelli invitati al summit.
Sempre più in Italia così come in UE e in tutto il mondo le condizioni degli studenti peggiorano:
aumento delle tasse anno dopo anno rendendo ciò che dovrebbe essere un diritto inalienabile un privilegio di classe, diminuzione dei servizi, peggioramento della qualità dell’istruzione, privatizzazioni con lo scopo di subordinare la cultura alle necessità delle aziende ovvero al modo di produzione capitalista.
Non a caso le proteste studentesche si susseguono in tutti i paesi europei e del mondo.
Pochi giorni prima del vertice la questura nega agli organizzatori del corteo ( “onda anomala” università Palermo e coordinamento “contro g8” Palermo) l’autorizzazione al corteo di transitare per via Roma.
Segue una pessima presa di posizione degli organizzatori che alleghiamo sotto.
Un pessimo comunicato:
Palermo: vietata via Roma al corteo No-G8
In un clima nazionale che da Roma a Bologna è scandito dall'attuazione di protocolli "anti protesta" conformi al presunto allarme sicurezza, anche a Palermo arrivano limitazioni ingiustificate e autoritarie alla libertà di manifestare attraverso vessatori divieti e sbarramenti per lo svolgimento dei cortei. Ieri alcuni portavoce dell'Onda Anomala dell'Università di Palermo e del Coordinamento CONTRO G8 Palermitano hanno presentato alla questura di Palermo la richiesta di autorizzazione al percorso per la manifestazione-corteo di protesta da attuare venerdì pomeriggio 8 maggio nei confronti del G8 University students summit che si terrà nella città l'8 e 9 maggio presso il Museo di Storia Patria. La questura, pur dichiarandosi aperta al dialogo, preclude categoricamente al corteo il passaggio per via Roma, una delle principali arterie della città. Il capoluogo siciliano conosce già politiche di militarizzazione e repressione rivolte verso le parti deboli della popolazione come i senza casa, i dissenzienti come i centri sociali e quanti altri si impegnano nelle battaglie sociali per la salvaguardia dei diritti umani troppo spesso violati. Con le tre giornate siracusane di contestazione, organizzate dal Coordinamento regionale siciliano Contro G8 in coincidenza del G8 ambiente, era stata data ampia e inequivocabile dimostrazione di volontà e capacità di manifestare con equilibrio, e sintonia con la popolazione, al punto da far sgretolare il teorema appositamente ordito per additare come violenti e facinorosi i manifestanti. Oggi vorremmo contare sull'esperienza siracusana come segnale di controtendenza rispetto a fatti gravissimi che hanno segnato certi eventi di protesta sociale in occasione di altri G8. Tuttavia diffidenza e resistenza che oggi incontriamo a Palermo, nel proporre regolari iniziative e nel richiederne riconoscimento, ci spingono a diffidare degli interlocutori e a sospettare che negazione e repressione rappresentino l'unico strumento che il governo italiano sa adottare per difendere l'irresponsabilità e l'insostenibilità delle sue scelte.Contro il moltiplicarsi di questi attacchi alla libertà di espressione e dissenso, invitiamo cittadinanza, associazioni, sindacati, partiti, intellettuali a mobilitarsi per affermare con determinazione il diritto a manifestare e per riappropriarsi della città anche attraverso la partecipazione al corteo dell'8 maggio.
"ONDA ANOMALA" UNIVERSITÀ PALERMO
COORDINAMENTO "CONTRO G8" PALERMO
Le parti del testo che abbiamo sottolineato sono quelle che non condividiamo e che respingiamo.
Cosa vuol dire “capacità e volontà di manifestare con equilibrio al punto da far sgretolare il teorema appositamente ordito per additare come violenti e facinorosi i manifestanti”?
Per i motivi elencati all’inizio tali vertici sono totalmente illegittimi e vanno contrastati con tutta la forza e la rabbia che i veri rivoluzionari hanno manifestato recentemente in altre occasioni simili come a Londra e a Strasburgo. La manifestazione svoltasi durante il G8 sull’ambiente di Siracusa è stata una semplice (inutile) sfilata, organizzata come tale dai soliti individui che cercano visibilità nei social forum e che non vogliono che gli si rovini la festa.
In questo senso, a proposito delle “ tre giornate siracusane di contestazione “ sarebbe più appropriato parlare di tre giornate di” contro-passerella” chiamata social forum. Gli stessi individui che pronti ad additare i manifestanti violenti e i facinorosi si rivelano per quello che realmente sono : sbirri di movimento!
Evviva “i violenti e i facinorosi” contro il g8 diciamo noi ! Solo la violenza rivoluzionaria può sconfiggere il capitale, le passerelle e i social forum lasciamole ai piccoli-borghesi che vanno tenuti lontani dalle nostre fila.
“Oggi vorremmo contare sull'esperienza siracusana come segnale di controtendenza rispetto a fatti gravissimi che hanno segnato certi eventi di protesta sociale in occasione di altri G8”
Come sopra dichiarazioni da “presa di distanze”.
I fatti gravissimi avvenuti durante tali meeting sono secondo noi la sospensione dei diritti di libera circolazione delle persone, di espressione , la militarizzazione e conseguente repressione da stato di polizia e moderno fascismo.
Ricordiamo che a Genova la polizia ha sparato e più di una volta, in uno di tali “fatti gravissimi” il giovane compagno Carlo Giuliani ha perso la vita.
Non dimentichiamo i fatti di Bolzaneto e della scuola Diaz dove i fascisti in divisa hanno massacrato a sangue freddo decine di giovani e manifestanti, questi “fatti gravissimi” i veri rivoluzionari non li dimenticheranno mai e gridano ancora vendetta!
Pochi mesi fa a durante il g20 a Londra un edicolante finito il turno di lavoro e sfortunatamente trovatosi in mezzo ad uno dei tanti cortei di protesta è stato ucciso dalla “civile polizia inglese”.
La prima dichiarazione ufficiale delle autorità,rivelatasi successivamente una montatura, è stata quella di un malore e conseguente infarto, anzi ,continuavano le autorità, le forze dell’ordine hanno tentato di soccorrere il malcapitato, ma hanno avuto difficoltà a causa del fitto lancio di oggetti dei “violenti e dei facinorosi”.
Stesso tono usato dagli organizzatori nel pessimo comunicato appena commentato.
In tutti i modi, contro tutto questo, lo scorso venerdì circa 300 tra studenti e lavoratori precari sono scesi in piazza denunciando con slogan i tentativi dei governi di far pagare la crisi agli studenti, ai lavoratori e alle masse popolari anche tramite questi summit, la militarizzazione della città, l’impossibilità che gli “8 grandi” possano e vogliano risolvere una crisi da loro creata.
I giovani e i compagni presenti hanno espresso la loro giusta ribellione in prossimità dell’illeggittima zona rossa rappresentata da 4 inferriate antisommossa di 2 metri l’una nel bel mezzo di via Roma. I giovani ribelli hanno preso a calci la barriera riuscendo ad aprirla, è seguita una carica di alleggerimento della polizia. In tale occasione i compagni a parte fronteggiare gli sbirri (cosa scontata) hanno avuto anche delle grane con gli sbirri di movimento i quali non vogliono che gli si rovini la parata pacifica, tanto dalla saggezza della loro veneranda età sanno ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e d'altronde sono ormai troppo grandi per subire sulla loro pelle le orribili riforme dell’istruzione quindi passano il tempo a fare i vecchi militanti boriosi e falliti ex sessantottini che fa molto chic (radical).
Alla fine del corteo dopo questo episodio che potremmo definire “normale” e dovuto in tali occasioni, ma sicuramente non paragonabile alle scene di guerriglia urbana durante i già citati vertici di Londra e Strasburgo, ecco arrivare un altro pessimo comunicato a firma di due “vecchi” militanti del tipo descritto sopra.
Al peggio non c’è mai fine:
pierocosta/finellagiordano REPORT sull'8 maggio.
MANIFESTAZIONE contro g8 university Presenti molti più attivisti del coord contro g8 di catania rispetto a quelli del coord palermitano. Svolgimento del corteo "regolare" con meno di 300 persone da piazza massimo al punto di girata da via roma per via-piazza venezia.Il resto, ovvero l'accaduto sul punto di girata, è fedelmente riportato da Laura (se non sbaglio nome) Brunetto su repubblica di ieri sabato 9 come sintesi della cronaca telefonica del sottoscritto (chiamato per mandato dell'ansa di palermo), appena un minuto dopo il rientro nel percorso previsto (via venezia bassa-piazza venezia) da parte del piccolo spezzone di testa (non più di 30 persone) autore della fermata con qualche incidente, ovviamente non previsto, di fronte alla rete posta di traverso a via Roma una decina di metri prima dell'ingresso principale del teatro biondo.
Continua il tono da sbirro e da “prese di distanze”.
Continueremo a rivendicare la giusta ribellione dei giovani proletari e rivoluzionari contro le politiche del capitale ma anche contro la piccola borghesia opportunista che si annida tra le nostre fila.
Durante la manifestazione il vero “coordinamento contro il g8” era rappresentato da tutti quei giovani compagni e militanti rivoluzionari presenti a fronteggiare l’ennesimo divieto dello stato di polizia e del moderno fascismo, tutto il resto sono solo chiacchiere sterili.
Il giorno dopo il corteo si apprende dalle agenzie che 10 degli studenti scesi in piazza sono stati identificati. Invitiamo tutti i compagni rivoluzionari e sinceri democratici a denunciare l’ennesimo atto repressivo contro chi si ribella a chi ci sfrutta quotidianamente. Sicuramente l’ultimo comunicato a firma Piero Costa/ Finella Giordano è in piena sintonia con la repressione di stato.
Di conseguenza si devono comportare i singoli compagni e le organizzazioni rivoluzionarie:
È necessario iniziare a fare da spartiacque e non mischiarsi a tali individui, coordinamenti “contro g8” di questo tipo non servono le masse e chi si ribella ma sono funzionali al g8 stesso.
È necessario polarizzare le forze genuinamente ribelli e rivoluzionarie stando alla larga e allontanando i finti rivoluzionari che spesso neanche si ritengono tali.
Red Block
locandina preparatoria per il G8 university summit a Palermo
martedì 12 maggio 2009
PROVOCAZIONE DELLA POLIZIA A FIRENZE CONTRO CORTEO STUDENTESCO
Red Block esprime massima solidarietà agli studenti fiorentini colpiti dalla repressione.
Denunciamo il crescente clima repressivo fatto di stato di polizia e ronde che marciano spedite verso il moderno fascismo con l'aiuto della finta opposizione del PD e di tutti i riformisti e falso comunisti.
articolo tratto da infoaut:
Firenze: la polizia carica gli studenti medi
Tensioni e cariche davanti il liceo Michelangelo di Firenze. In una giornata indetta dalla Rete dei collettivi per protestare contro la soppressione degli spazi autogestiti da parte del preside. Dopo il corteo per vie della città era previsto un pranzo autogestito a cui doveva quindi seguire un'assemblea degli studenti e delle studentesse sulla questione degli spazi.Arrivati dinnanzi il liceo i manifestanti hanno trovato chiuso, il che, insieme alla militarizzazione dell'area da parte della polizia, ha fatto inevitabilente salire la tensione. Il presidio studentesco che si è formato davanti il liceo è stato più volte caricato dalle forze dell'ordine, per disperderlo. Il reparto mobile durante le diverse cariche in via della Colonna ha fermato una decina di studenti, 2 sono rimasti feriti.
PARCO DELLA "MEMORIA" O DELL'OBLIO? GIU' LE MANI DA WALTER ROSSI!
Con l’intitolazione del parco nel quartiere operaio ANIC a Walter Rossi e Mario Zicchieri, definite
“vittime, negli anni di piombo, degli opposti estremismi”, il comune, il sindaco, il PD e le forze
politiche che lo sostengono, l'opposizione di destra, TUTTI hanno la pretesa di voler pacificare
lo scontro politico degli anni'70, mettendo in atto un' operazione di revisionismo storico che ha
come fine l’obbiettivo di cancellare la verità storica in funzione anticomunista per le generazioni di oggi.
Lo scontro politico degli anni 70 è stato il proseguimento dello scontro tra partigiani e fascisti
durante la Resistenza.
Walter Rossi fu ucciso con un colpo di pistola alla testa a Roma il 30 settembre del ’77 per mano di alcuni neofascisti appena usciti da una sede del MSI, organizzazione promotrice di spedizioni
punitive, in sintonia con le forze dell’ordine dell’allora ministro dell’interno Cossiga, protetti e
scortati dalla polizia.
Nessuno ha pagato per l’omicidio di Walter ed è rimasto impunito uno dei tanti crimini fascisti che lo stato ha coperto. L’inchiesta è stata archiviata. Walter Rossi è stato ucciso dalla stessa parte politica di cui faceva parte il giovane missino a cui il comune di Ravenna vuole onorare il ricordo.
A che serve, dunque,questa ignobile e vergognosa iniziativa da parte del comune di Ravenna? Non certo a stabilire la verità storica, men che mai rendere giustizia ad un compagno antifascista ucciso dai fascisti.
Oggi come ieri, lo stato si serviva dei fascisti per attaccare il movimento e reprimere le lotte sociali, non a caso lo stesso movimento rivendicava la chiusura dei covi fascisti, cioè quelli dell'MSI e l'abrogazione della famigerata legge Reale, che legittimava la violenza poliziesca, lasciando così impuniti gli omicidi di stato.
Con il ricordo delle “vittime del terrorismo”, si mira ad assolvere lo stato delle stragi e degli omicidi impuniti con l'attiva collaborazione della sinistra di palazzo che, con la sua ansia revisionista, ha portato al rafforzamento della marcia reazionaria di questo governo verso la trasformazione reazionaria dello Stato, verso un moderno regime, e aiuta l’attuale governo a liquidare l'antifascismo militante.
Anche a Roma l'ex sindaco Veltroni si fece promotore della riabilitazione dei fascisti, intitolandogli strade e "giorni della memoria" proprio nel momento in cui crescevano le aggressioni fasciste.
Senza dimenticare l’attacco alla Resistenza antifascista portata avanti dalla classe politica ex PCI. La memoria di Walter Rossi, comunista, antifascista, non deve essere infangata!
Per questo la decisione della giunta deve essere annullata. Ci attiviamo da subito a portare la
denuncia nelle scuole e a livello cittadino, così come nazionalmente.
Facciamo appello agli antifascisti, ai sinceri democratici, ad unirsi a noi contro questa battaglia
revisionista.
Ancora una volta lo ripetiamo: i morti non sono tutti uguali!
Red Block
tel. 333/9680871
e mail: redblockravenna@libero.it
“vittime, negli anni di piombo, degli opposti estremismi”, il comune, il sindaco, il PD e le forze
politiche che lo sostengono, l'opposizione di destra, TUTTI hanno la pretesa di voler pacificare
lo scontro politico degli anni'70, mettendo in atto un' operazione di revisionismo storico che ha
come fine l’obbiettivo di cancellare la verità storica in funzione anticomunista per le generazioni di oggi.
Lo scontro politico degli anni 70 è stato il proseguimento dello scontro tra partigiani e fascisti
durante la Resistenza.
Walter Rossi fu ucciso con un colpo di pistola alla testa a Roma il 30 settembre del ’77 per mano di alcuni neofascisti appena usciti da una sede del MSI, organizzazione promotrice di spedizioni
punitive, in sintonia con le forze dell’ordine dell’allora ministro dell’interno Cossiga, protetti e
scortati dalla polizia.
Nessuno ha pagato per l’omicidio di Walter ed è rimasto impunito uno dei tanti crimini fascisti che lo stato ha coperto. L’inchiesta è stata archiviata. Walter Rossi è stato ucciso dalla stessa parte politica di cui faceva parte il giovane missino a cui il comune di Ravenna vuole onorare il ricordo.
A che serve, dunque,questa ignobile e vergognosa iniziativa da parte del comune di Ravenna? Non certo a stabilire la verità storica, men che mai rendere giustizia ad un compagno antifascista ucciso dai fascisti.
Oggi come ieri, lo stato si serviva dei fascisti per attaccare il movimento e reprimere le lotte sociali, non a caso lo stesso movimento rivendicava la chiusura dei covi fascisti, cioè quelli dell'MSI e l'abrogazione della famigerata legge Reale, che legittimava la violenza poliziesca, lasciando così impuniti gli omicidi di stato.
Con il ricordo delle “vittime del terrorismo”, si mira ad assolvere lo stato delle stragi e degli omicidi impuniti con l'attiva collaborazione della sinistra di palazzo che, con la sua ansia revisionista, ha portato al rafforzamento della marcia reazionaria di questo governo verso la trasformazione reazionaria dello Stato, verso un moderno regime, e aiuta l’attuale governo a liquidare l'antifascismo militante.
Anche a Roma l'ex sindaco Veltroni si fece promotore della riabilitazione dei fascisti, intitolandogli strade e "giorni della memoria" proprio nel momento in cui crescevano le aggressioni fasciste.
Senza dimenticare l’attacco alla Resistenza antifascista portata avanti dalla classe politica ex PCI. La memoria di Walter Rossi, comunista, antifascista, non deve essere infangata!
Per questo la decisione della giunta deve essere annullata. Ci attiviamo da subito a portare la
denuncia nelle scuole e a livello cittadino, così come nazionalmente.
Facciamo appello agli antifascisti, ai sinceri democratici, ad unirsi a noi contro questa battaglia
revisionista.
Ancora una volta lo ripetiamo: i morti non sono tutti uguali!
Red Block
tel. 333/9680871
e mail: redblockravenna@libero.it
martedì 5 maggio 2009
LA PROTESTA STUDENTESCA SBARCA IN AUSTRIA
“Non pagheremo la vostra crisi”: scoppia la protesta studentesca in Austria
Venerdì 24 aprile 2009 60.000 studenti sono scesi in piazza in diverse città austriache per protestare contro i tagli all'istruzione previsti dal governo.
Stavolta non sono gli universitari ma gli studenti delle scuole secondarie a riprendersi le strade in una giornata che da molti è stata descritta come storica. Si tratta, infatti, del più grande movimento di questo tipo che sia mai esistito in Austria, un movimento capace di riempire le strade di tutto lo stato: a Vienna erano in 25.000, a Linz in 15.000, a Salisburgo in 8.000, a Dornbirn in 3.500, senza contare le decine di cortei tenutisi nelle piccole città del paese.
La giornata del 24 aprile arriva dopo settimane di intensa mobilitazione, il cui inizio si fa coincidere con lo sciopero studentesco del 18 marzo a Voralberd, indetto in solidarietà con gli insegnanti in lotta contro il tentativo governativo di allungare la giornata lavorativa. Il ministro dell’istruzione austriaco, la “rossa” Claudia Schmied, aveva infatti lanciato la proposta di far lavorare i professori due ore in più a settimana senza alcun aumento salariale. Il tutto giustificato dalla retorica della necessità di stringere la cinghia per sconfiggere la crisi. La reazione degli insegnanti aveva però portato il ministro a più miti consigli. Si è trattato di una importante vittoria, dimostrazione della possibilità di difendere le condizioni della classe lavoratrice senza mediazioni e con un’azione combattiva. Ma, a quel punto, sono intervenuti i sindacati che hanno permesso al governo di trovare una vera e propria scappatoia dal vicolo cieco in cui era stato spinto dalla determinata reazione degli insegnanti. Hanno infatti lanciato la proposta di eliminare i cinque giorni di vacanze che i singoli istituti scolastici hanno la possibilità di gestire in autonomia, dimostrandosi così disponibili a far pagare la crisi ai lavoratori. Naturalmente il governo ha colto la palla al balzo accettando di buon grado la collaborazione del sindacato.
Quello che secondo molti analisti doveva essere lo strumento decisivo per affossare le lotte sociali si è ben presto rivelato un vero e proprio detonatore: diversi scioperi, manifestazioni e cortei sono stati organizzati in diverse città del paese fino ad arrivare alla giornata del 24 aprile. A nulla sono servite le provocazioni della polizia né le minacce di molti presidi di punire i “facinorosi” con brutti voti. Gli studenti hanno dimostrato la volontà di non subire passivamente gli attacchi cui sono sottoposti quotidianamente. Hanno dimostrato una volontà di partecipazione diretta in merito alle politiche che incombono sulle loro teste.
“Non pagheremo la vostra crisi” è stato certamente uno degli slogan più utilizzati nel corso di queste mobilitazioni in Austria. L’individuazione di un legame immediato, seppur da meglio definire, tra tagli all’istruzione e riforme scolastiche da una parte e crisi del sistema capitalistico dall’altro, è uno dei punti che accomuna i movimenti studenteschi sorti in tutt’Europa a partire da quest’autunno. Anche in Austria la primavera è iniziata…
Fonte: http://www.marxist.com/austria-spring-awakening-60000-students.htm
RED-NET
Rete delle Realtà Studentesche Autorganizzate
http://red-net.it
red-net@red-net.it
Venerdì 24 aprile 2009 60.000 studenti sono scesi in piazza in diverse città austriache per protestare contro i tagli all'istruzione previsti dal governo.
Stavolta non sono gli universitari ma gli studenti delle scuole secondarie a riprendersi le strade in una giornata che da molti è stata descritta come storica. Si tratta, infatti, del più grande movimento di questo tipo che sia mai esistito in Austria, un movimento capace di riempire le strade di tutto lo stato: a Vienna erano in 25.000, a Linz in 15.000, a Salisburgo in 8.000, a Dornbirn in 3.500, senza contare le decine di cortei tenutisi nelle piccole città del paese.
La giornata del 24 aprile arriva dopo settimane di intensa mobilitazione, il cui inizio si fa coincidere con lo sciopero studentesco del 18 marzo a Voralberd, indetto in solidarietà con gli insegnanti in lotta contro il tentativo governativo di allungare la giornata lavorativa. Il ministro dell’istruzione austriaco, la “rossa” Claudia Schmied, aveva infatti lanciato la proposta di far lavorare i professori due ore in più a settimana senza alcun aumento salariale. Il tutto giustificato dalla retorica della necessità di stringere la cinghia per sconfiggere la crisi. La reazione degli insegnanti aveva però portato il ministro a più miti consigli. Si è trattato di una importante vittoria, dimostrazione della possibilità di difendere le condizioni della classe lavoratrice senza mediazioni e con un’azione combattiva. Ma, a quel punto, sono intervenuti i sindacati che hanno permesso al governo di trovare una vera e propria scappatoia dal vicolo cieco in cui era stato spinto dalla determinata reazione degli insegnanti. Hanno infatti lanciato la proposta di eliminare i cinque giorni di vacanze che i singoli istituti scolastici hanno la possibilità di gestire in autonomia, dimostrandosi così disponibili a far pagare la crisi ai lavoratori. Naturalmente il governo ha colto la palla al balzo accettando di buon grado la collaborazione del sindacato.
Quello che secondo molti analisti doveva essere lo strumento decisivo per affossare le lotte sociali si è ben presto rivelato un vero e proprio detonatore: diversi scioperi, manifestazioni e cortei sono stati organizzati in diverse città del paese fino ad arrivare alla giornata del 24 aprile. A nulla sono servite le provocazioni della polizia né le minacce di molti presidi di punire i “facinorosi” con brutti voti. Gli studenti hanno dimostrato la volontà di non subire passivamente gli attacchi cui sono sottoposti quotidianamente. Hanno dimostrato una volontà di partecipazione diretta in merito alle politiche che incombono sulle loro teste.
“Non pagheremo la vostra crisi” è stato certamente uno degli slogan più utilizzati nel corso di queste mobilitazioni in Austria. L’individuazione di un legame immediato, seppur da meglio definire, tra tagli all’istruzione e riforme scolastiche da una parte e crisi del sistema capitalistico dall’altro, è uno dei punti che accomuna i movimenti studenteschi sorti in tutt’Europa a partire da quest’autunno. Anche in Austria la primavera è iniziata…
Fonte: http://www.marxist.com/austria-spring-awakening-60000-students.htm
RED-NET
Rete delle Realtà Studentesche Autorganizzate
http://red-net.it
red-net@red-net.it
COMUNICATO IN SOLIDARIETA' AL POPOLO TAMIL
Comunicato Stampa
02 Maggio 2009
Sostenete la lotta del Popolo Tamil per l’Autodeterminazione Nazionale
Condannate gli Attacchi Genocidi del Regime Rajapaksa
Prof. Jose Maria Sison
Presidente del Comitato Internazionale di Coordinamento
Lega Internazionale della Lotta dei Popoli (ILPS)
Rapporti usciti dallo Sri Lanka le scorse settimane hanno informato di una campagna di genocidi e di una massiccia crisi umanitaria provocate dal regime Rajapaksa contro il popolo Tamil. La cosiddetta “offensiva finale” dell’esercito dello Sri Lanka contro Le Tigri di Liberazione del Tamil Eelam (LTTE), applaudita da molti governi imperialisti occidentali, è il massacro senza freni di decine di migliaia di civili Tamil. Centinaia di migliaia sono i senzatetto, radunati in campi di concentramento.
Fotografie di uomini, donne e bambini morti e feriti, simili a quelle che abbiamo visto per anni nelle guerre di aggressione e occupazione degli USA contro l’Iraq e l’Afghanistan, cosi come durante l’invasione israeliana a Gaza lo scorso dicembre, hanno raggiunto il mondo esterno malgrado gli sforzi del governo dello Sri Lanka di applicare un blackout di notizie. Il regime si è particolarmente adoperato per tenere lontano dal fronte di guerra i giornalisti e le agenzie internazionali indipendenti.
Il regime reazionario Rajapaksa incita furiosamente lo sciovinismo cingalese per provocare attacchi genocidi contro il popolo Tamil. Le grandi masse del popolo Tamil hanno intrapreso un’eroica resistenza. I Tamil della diaspora e organizzazioni progressiste in tutto il mondo hanno vigorosamente condannato gli attacchi e hanno chiesto la fine della barbara guerra intrapresa dall’esercito reazionario dello Sri Lanka contro il popolo Tamil.
La Lega Internazionale della Lotta dei Popoli condanna l’uso criminale di armi chimiche, gas nervino, bombe a grappolo e altri tipi di bombe e fuoco di artiglieria da parte dell’esercito dello Sri Lanka contro il popolo Tamil. Sotto gli auspici degli USA, il regime dello Sri Lanka ottiene aperto sostegno politico dall’India e il suo esercito acquista materiale bellico dal Pakistan, noto sostenitore militare USA nella regione. L’uso spudorato di armi vietate costituisce crimine di guerra secondo la Convenzione di Ginevra.
L’allontanamento di centinaia di migliaia di civili Tamil è la diretta conseguenza delle tattiche dell’esercito dello Sri Lanka sotto la direzione del ministro della Difesa Gotabhaya Rajapaksa, fratello del Presidente Mahinda Rajapaksa. L’esercito reazionario ha bombardato civili persino nelle “zone di non-guerra” dichiarate dal governo e ha attribuito il bombardamento al LTTE, con l’intento di guadagnare il consenso dall’opinione pubblica internazionale.
Il regime Rajapaksa sta usando tattiche di “isolamento dalla base” ispirate dagli USA. Cerca di separare fisicamente la popolazione Tamil dai guerriglieri dell’LTTE, accusando falsamente quest’ultimo di tenere la popolazione Tamil in ostaggio e di usare armi di genocidio contro le comunità Tamil. Mira in tal modo a isolare le forze armate dell’LTTE, per circondarle e distruggerle con la presunta superiorità militare delle forze armate reazionarie dello Sri Lanka.
La popolazione civile è concentrata in piccoli villaggi strategici, dove è tenuta in condizioni disumane ed è soggetta a stretta sorveglianza, caccia alle streghe, tortura e uccisioni da parte dei servizi segreti e di combattimento dell’esercito dello Sri Lanka. Il regime ha messo in atto uccisioni senza processo e ha usato la tortura contro i sospetti membri e sostenitori dell’LTTE.
Il regime Rajapaksa difende i suoi metodi brutali affermando: “Non potete aspettarvi tutte le cose normali che accadono in una società normale, poiché l’LTTE tale non è”. Ciò richiama alla mente la difesa, da parte del regime di Bush, del “waterboarding” e di altri metodi di tortura contro i sospetti membri di Al Qaeda, etichettandoli come “combattenti illegali”. Gotabahaya Rajapaksa, in possesso della doppia cittadinanza, dello Sri Lanka e Americana, ha spesso paragonato la guerra contro l’LTTE con la guerra USA “contro il terrore” contro i cosiddetti militanti Islamici.
La Lega Internazionale della Lotta dei Popoli (ILPS) sostiene la giusta lotta del popolo Tamil per la liberazione nazionale e la democrazia. Il popolo Tamil ha il diritto all’autodeterminazione nazionale, fino al diritto di secessione dallo Stato sciovinista, oppressivo e genocida dello Sri Lanka. Ha il diritto di usare tutte le forme e i mezzi di lotta necessari per realizzare la propria salvezza nazionale e le proprie aspirazioni. Condanniamo nel modo più deciso l’ultra-reazionario regime Rajapaksa.
Sosteniamo gli sforzi delle organizzazioni Tamil all’estero e di altre organizzazioni progressiste nella condanna del reazionario regime dello Sri Lanka per aver intrapreso una guerra di genocidio contro il popolo Tamil. Denunciamo il sostegno dato al reazionario regime Rajapaksa dall’India e da governi occidentali imperialisti che fingono interesse per le centinaia di migliaia di rifugiati civili Tamil, ma allo stesso tempo stigmatizzano il movimento di liberazione nazionale Tamil come terrorista e applaudono la brutale campagna di soppressione dell’esercito dello Sri Lanka.
Chiamiamo tutte le organizzazioni e gli alleati dell’ILPS, tutte le altre organizzazioni progressiste e le grandi masse dei popoli del mondo amanti della libertà, a sostenere il popolo Tamil, a condannare le atrocità commesse dal governo dello Sri Lanka e a esercitare pressione per fermare la sua guerra di genocidio contro il popolo Tamil. Chiamiamo la comunità internazionale ad appoggiare il popolo Tamil nella sua lotta per l’autodeterminazione nazionale e la democrazia.
02 Maggio 2009
Sostenete la lotta del Popolo Tamil per l’Autodeterminazione Nazionale
Condannate gli Attacchi Genocidi del Regime Rajapaksa
Prof. Jose Maria Sison
Presidente del Comitato Internazionale di Coordinamento
Lega Internazionale della Lotta dei Popoli (ILPS)
Rapporti usciti dallo Sri Lanka le scorse settimane hanno informato di una campagna di genocidi e di una massiccia crisi umanitaria provocate dal regime Rajapaksa contro il popolo Tamil. La cosiddetta “offensiva finale” dell’esercito dello Sri Lanka contro Le Tigri di Liberazione del Tamil Eelam (LTTE), applaudita da molti governi imperialisti occidentali, è il massacro senza freni di decine di migliaia di civili Tamil. Centinaia di migliaia sono i senzatetto, radunati in campi di concentramento.
Fotografie di uomini, donne e bambini morti e feriti, simili a quelle che abbiamo visto per anni nelle guerre di aggressione e occupazione degli USA contro l’Iraq e l’Afghanistan, cosi come durante l’invasione israeliana a Gaza lo scorso dicembre, hanno raggiunto il mondo esterno malgrado gli sforzi del governo dello Sri Lanka di applicare un blackout di notizie. Il regime si è particolarmente adoperato per tenere lontano dal fronte di guerra i giornalisti e le agenzie internazionali indipendenti.
Il regime reazionario Rajapaksa incita furiosamente lo sciovinismo cingalese per provocare attacchi genocidi contro il popolo Tamil. Le grandi masse del popolo Tamil hanno intrapreso un’eroica resistenza. I Tamil della diaspora e organizzazioni progressiste in tutto il mondo hanno vigorosamente condannato gli attacchi e hanno chiesto la fine della barbara guerra intrapresa dall’esercito reazionario dello Sri Lanka contro il popolo Tamil.
La Lega Internazionale della Lotta dei Popoli condanna l’uso criminale di armi chimiche, gas nervino, bombe a grappolo e altri tipi di bombe e fuoco di artiglieria da parte dell’esercito dello Sri Lanka contro il popolo Tamil. Sotto gli auspici degli USA, il regime dello Sri Lanka ottiene aperto sostegno politico dall’India e il suo esercito acquista materiale bellico dal Pakistan, noto sostenitore militare USA nella regione. L’uso spudorato di armi vietate costituisce crimine di guerra secondo la Convenzione di Ginevra.
L’allontanamento di centinaia di migliaia di civili Tamil è la diretta conseguenza delle tattiche dell’esercito dello Sri Lanka sotto la direzione del ministro della Difesa Gotabhaya Rajapaksa, fratello del Presidente Mahinda Rajapaksa. L’esercito reazionario ha bombardato civili persino nelle “zone di non-guerra” dichiarate dal governo e ha attribuito il bombardamento al LTTE, con l’intento di guadagnare il consenso dall’opinione pubblica internazionale.
Il regime Rajapaksa sta usando tattiche di “isolamento dalla base” ispirate dagli USA. Cerca di separare fisicamente la popolazione Tamil dai guerriglieri dell’LTTE, accusando falsamente quest’ultimo di tenere la popolazione Tamil in ostaggio e di usare armi di genocidio contro le comunità Tamil. Mira in tal modo a isolare le forze armate dell’LTTE, per circondarle e distruggerle con la presunta superiorità militare delle forze armate reazionarie dello Sri Lanka.
La popolazione civile è concentrata in piccoli villaggi strategici, dove è tenuta in condizioni disumane ed è soggetta a stretta sorveglianza, caccia alle streghe, tortura e uccisioni da parte dei servizi segreti e di combattimento dell’esercito dello Sri Lanka. Il regime ha messo in atto uccisioni senza processo e ha usato la tortura contro i sospetti membri e sostenitori dell’LTTE.
Il regime Rajapaksa difende i suoi metodi brutali affermando: “Non potete aspettarvi tutte le cose normali che accadono in una società normale, poiché l’LTTE tale non è”. Ciò richiama alla mente la difesa, da parte del regime di Bush, del “waterboarding” e di altri metodi di tortura contro i sospetti membri di Al Qaeda, etichettandoli come “combattenti illegali”. Gotabahaya Rajapaksa, in possesso della doppia cittadinanza, dello Sri Lanka e Americana, ha spesso paragonato la guerra contro l’LTTE con la guerra USA “contro il terrore” contro i cosiddetti militanti Islamici.
La Lega Internazionale della Lotta dei Popoli (ILPS) sostiene la giusta lotta del popolo Tamil per la liberazione nazionale e la democrazia. Il popolo Tamil ha il diritto all’autodeterminazione nazionale, fino al diritto di secessione dallo Stato sciovinista, oppressivo e genocida dello Sri Lanka. Ha il diritto di usare tutte le forme e i mezzi di lotta necessari per realizzare la propria salvezza nazionale e le proprie aspirazioni. Condanniamo nel modo più deciso l’ultra-reazionario regime Rajapaksa.
Sosteniamo gli sforzi delle organizzazioni Tamil all’estero e di altre organizzazioni progressiste nella condanna del reazionario regime dello Sri Lanka per aver intrapreso una guerra di genocidio contro il popolo Tamil. Denunciamo il sostegno dato al reazionario regime Rajapaksa dall’India e da governi occidentali imperialisti che fingono interesse per le centinaia di migliaia di rifugiati civili Tamil, ma allo stesso tempo stigmatizzano il movimento di liberazione nazionale Tamil come terrorista e applaudono la brutale campagna di soppressione dell’esercito dello Sri Lanka.
Chiamiamo tutte le organizzazioni e gli alleati dell’ILPS, tutte le altre organizzazioni progressiste e le grandi masse dei popoli del mondo amanti della libertà, a sostenere il popolo Tamil, a condannare le atrocità commesse dal governo dello Sri Lanka e a esercitare pressione per fermare la sua guerra di genocidio contro il popolo Tamil. Chiamiamo la comunità internazionale ad appoggiare il popolo Tamil nella sua lotta per l’autodeterminazione nazionale e la democrazia.
lunedì 4 maggio 2009
OGNI MORTO È IL VOLTO DELL'IMPERIALISMO!
Tratto da: http://cau.noblogs.org/
Alle 11 di stamattina, a Herat, Afghanistan, una pattuglia di militari italiani spara decine di colpi contro un'automobile: muore una bambina di 13 anni, restano gravemente feriti i suoi genitori ed un altro parente. Una vita spezzata, altre tre distrutte: un crimine senza scusanti. Un crimine che ci ricorda qual è la vita concreta delle popolazioni che avremmo “liberato”, che ci sbatte in faccia qual è il vero volto dell'imperialismo, che ci spinge a lottare contro le politiche guerrafondaie della NATO.
È nauseante il modo in cui la notizia viene presentata dai principali media nazionali, “embedded” esattamente come gli analoghi statunitensi, sempre pronti a sostenere la nostra politica estera e a riportare la versione dell'Esercito. Nella ricostruzione ufficiale – la sola versione che ci è dato di sapere, nonostante la “pluralità” di diversi giornali e TG – si ripete ossessivamente la parola “incidente”, si insiste sul fatto che la macchina procedeva “a forte velocità”, che non si era fermata ad un “alt” intimato con un gesto della mano (!), che i colpi sono stati esplosi prima “in aria”, poi “per terra”, poi addirittura sul “vano motore”. Si dice addirittura che il modello dell'auto sia quello “più usato come autobomba dai terroristi”, insinuando che in fondo la famiglia se l'è cercata. Tutto va nella direzione di giustificare gli “italiani brava gente”, che stanno lì a distribuire caramelle e mai sparerebbero contro civili inermi. Se poi “capita”, è colpa loro. Peccato che questi “incidenti”, in Iraq ed in Afghanistan, siano capitati piuttosto spesso!
Fra l'altro, non è dato però sapere perché, secondo le stesse ricostruzioni, tre pattuglie bardate di tutto punto abbiano sentito la necessità di fare fuoco contro una piccola vettura, quando peraltro questa era a “dieci metri” con passeggeri e bagagli (fra cui una chitarra!) pienamente visibili. E perché la pattuglia abbia tranquillamente continuato la sua strada senza, non diciamo dare soccorso, ma verificare l'esito dell'“operazione”. Tutto questo è rubricato come “dinamica da accertare”, e rimandato ai prossimi anni. Intanto ci si dice che c'è un'“inchiesta in corso”, e noi ci sentiamo davvero democratici. Inutile dire che giustizia, questa famiglia distrutta, non ne vedrà mai.
Nel frattempo il Ministro degli Esteri Frattini dice che la colpa non è dei “valorosi soldati”, ma “degli estremisti e dei terroristi che hanno provocato questa situazione” (vagli a spiegare che è la missione NATO ad avere occupato l'Afghanistan da quasi otto anni, causando decine di migliaia di morti...). Il Ministro della Difesa La Russa parla dell'episodio come una delle “terribili evenienze che non possono mai essere escluse”. Gli auguriamo sentitamente di trovarsi prima o poi in qualcuna di queste “evenienze”.
In realtà, sia nel comportamento dei militari, che nei commenti dei politici e nelle cronache dei giornalisti, c'è lo sprezzo per la vita di popolazioni “inferiori” e “sottomesse”, c'è l'idea di non dover rendere conto a nessuno delle proprie azioni. In un momento in cui persino l'organizzazione statunitense Freedom House accusa l'Italia di condizionare pesantemente la libertà di stampa (a causa “di limitazioni imposte dalla legislazione, dell'aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine organizzato e di gruppi dell'estrema destra, e di una preoccupante concentrazione della proprietà dei media”), il nostro compito resta quello di informare (http://cau.noblogs.org/post/2009/04/23/usa-ue-nato-prove-tecniche-di-aggressione), far circolare notizie (http://ch.indymedia.org/it/2009/05/68797.shtml), suscitare dibattiti, organizzare iniziative e cortei, lottare quotidianamente perché le politiche di guerra – fra le preferite del capitale per uscire dalla crisi – siano sconfitte.
Dopo il corteo di Strasburgo del 4 aprile, che intendeva “guastare la festa” ai 60 anni della NATO, e che ha visto in tutta Europa iniziative gemelle (anche nella nostra città si è tenuta una manifestazione sotto la base di Bagnoli, il comando più importante del Mediterraneo (http://cau.noblogs.org/post/2009/04/04/strasburgo-chiama-napoli...-comunicato-corteo-4-aprile), rilanciamo ovunque la mobilitazione contro la guerra e le basi militari! Combattiamo l'imperialismo di casa nostra! Facciamo di ogni spazio sociale, di ogni scuola e università, di ogni luogo di lavoro, un centro di lotta e di controinformazione!
COLLETTIVO AUTORGANIZZATO UNIVERSITARIO - NAPOLI
http://cau.noblogs.org/
coll.autorg.universitario@gmail.com
Alle 11 di stamattina, a Herat, Afghanistan, una pattuglia di militari italiani spara decine di colpi contro un'automobile: muore una bambina di 13 anni, restano gravemente feriti i suoi genitori ed un altro parente. Una vita spezzata, altre tre distrutte: un crimine senza scusanti. Un crimine che ci ricorda qual è la vita concreta delle popolazioni che avremmo “liberato”, che ci sbatte in faccia qual è il vero volto dell'imperialismo, che ci spinge a lottare contro le politiche guerrafondaie della NATO.
È nauseante il modo in cui la notizia viene presentata dai principali media nazionali, “embedded” esattamente come gli analoghi statunitensi, sempre pronti a sostenere la nostra politica estera e a riportare la versione dell'Esercito. Nella ricostruzione ufficiale – la sola versione che ci è dato di sapere, nonostante la “pluralità” di diversi giornali e TG – si ripete ossessivamente la parola “incidente”, si insiste sul fatto che la macchina procedeva “a forte velocità”, che non si era fermata ad un “alt” intimato con un gesto della mano (!), che i colpi sono stati esplosi prima “in aria”, poi “per terra”, poi addirittura sul “vano motore”. Si dice addirittura che il modello dell'auto sia quello “più usato come autobomba dai terroristi”, insinuando che in fondo la famiglia se l'è cercata. Tutto va nella direzione di giustificare gli “italiani brava gente”, che stanno lì a distribuire caramelle e mai sparerebbero contro civili inermi. Se poi “capita”, è colpa loro. Peccato che questi “incidenti”, in Iraq ed in Afghanistan, siano capitati piuttosto spesso!
Fra l'altro, non è dato però sapere perché, secondo le stesse ricostruzioni, tre pattuglie bardate di tutto punto abbiano sentito la necessità di fare fuoco contro una piccola vettura, quando peraltro questa era a “dieci metri” con passeggeri e bagagli (fra cui una chitarra!) pienamente visibili. E perché la pattuglia abbia tranquillamente continuato la sua strada senza, non diciamo dare soccorso, ma verificare l'esito dell'“operazione”. Tutto questo è rubricato come “dinamica da accertare”, e rimandato ai prossimi anni. Intanto ci si dice che c'è un'“inchiesta in corso”, e noi ci sentiamo davvero democratici. Inutile dire che giustizia, questa famiglia distrutta, non ne vedrà mai.
Nel frattempo il Ministro degli Esteri Frattini dice che la colpa non è dei “valorosi soldati”, ma “degli estremisti e dei terroristi che hanno provocato questa situazione” (vagli a spiegare che è la missione NATO ad avere occupato l'Afghanistan da quasi otto anni, causando decine di migliaia di morti...). Il Ministro della Difesa La Russa parla dell'episodio come una delle “terribili evenienze che non possono mai essere escluse”. Gli auguriamo sentitamente di trovarsi prima o poi in qualcuna di queste “evenienze”.
In realtà, sia nel comportamento dei militari, che nei commenti dei politici e nelle cronache dei giornalisti, c'è lo sprezzo per la vita di popolazioni “inferiori” e “sottomesse”, c'è l'idea di non dover rendere conto a nessuno delle proprie azioni. In un momento in cui persino l'organizzazione statunitense Freedom House accusa l'Italia di condizionare pesantemente la libertà di stampa (a causa “di limitazioni imposte dalla legislazione, dell'aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine organizzato e di gruppi dell'estrema destra, e di una preoccupante concentrazione della proprietà dei media”), il nostro compito resta quello di informare (http://cau.noblogs.org/post/2009/04/23/usa-ue-nato-prove-tecniche-di-aggressione), far circolare notizie (http://ch.indymedia.org/it/2009/05/68797.shtml), suscitare dibattiti, organizzare iniziative e cortei, lottare quotidianamente perché le politiche di guerra – fra le preferite del capitale per uscire dalla crisi – siano sconfitte.
Dopo il corteo di Strasburgo del 4 aprile, che intendeva “guastare la festa” ai 60 anni della NATO, e che ha visto in tutta Europa iniziative gemelle (anche nella nostra città si è tenuta una manifestazione sotto la base di Bagnoli, il comando più importante del Mediterraneo (http://cau.noblogs.org/post/2009/04/04/strasburgo-chiama-napoli...-comunicato-corteo-4-aprile), rilanciamo ovunque la mobilitazione contro la guerra e le basi militari! Combattiamo l'imperialismo di casa nostra! Facciamo di ogni spazio sociale, di ogni scuola e università, di ogni luogo di lavoro, un centro di lotta e di controinformazione!
COLLETTIVO AUTORGANIZZATO UNIVERSITARIO - NAPOLI
http://cau.noblogs.org/
coll.autorg.universitario@gmail.com
domenica 3 maggio 2009
SOLIDARIETA' AI COMPAGNI DEL CSOA CLORO ROSSO
La notte tra il 30 aprile e il Primo Maggio durante una serata di raccolta fondi per gli operai cassintegrati dell’Ilva di Taranto organizzata dai compagni del C.S.O.A. Cloro Rosso, ha avuto luogo un’aggressione contro 2 compagni del centro sociale ad opera di ignoti con passamontagna armati di coltello e pistola. Per maggiori dettagli sull’accaduto rimandiamo al comunicato dei compagni che alleghiamo sotto.
Ciò che vogliamo esprimere è la piena solidarietà ai compagni che hanno subito questa vile aggressione di stampo mafioso-fascista che ha avuto come obiettivo un’ iniziativa a favore dei lavoratori colpiti dalla crisi creata dai padroni per il loro profitto.
Secondo noi l’accaduto è favorito dal clima di criminalizzazione delle lotte operaie e di massa in generale, Le ultime leggi e provvedimenti promulgati dal governo, in primis il pacchetto sicurezza con la grave istituzione di ronde, fomentano lo squadrismo fascista e criminale e “spedizioni punitive” verso compagni così come successo a Taranto.
Già le istituzioni poche settimane fa avevano colpito con la repressione i compagni durante un'altra serata con spettacolo teatrale sulle morti bianche.
Pochi giorni fa, il 18 aprile a Taranto eravamo nello stesso corteo insieme ai compagni per l’importante battaglia contro gli omicidi padronali sui posti di lavoro.
L’iniziativa presa di mira era una naturale prosecuzione del medesimo percorso di lotta. La settimana successiva eravamo a Siracusa contro il g8 dell’ambiente.
Speriamo di poterci rivedere presto in un'altra occasione di lotta fianco a fianco!
Un saluto a pugno chiuso
Red block Palermo
Il fatto
dal sito di CloroRosso
http://www.myspace.com/csoaclororosso
Giovedì 30 Aprile, presso il Centro Sociale Autogestito Cloro Rosso, era stato organizzato un evento musicale, il cui provento doveva essere destinato in parte alla cassa di resistenza del Comitato Lavoratori in Lotta, composto da alcuni operai recentemente messi in cassa integrazione dall’Ilva di Taranto.
L’incasso proveniva esclusivamente da un minimo contributo che ogni singolo spettatore doveva versare all’ingresso del Cloro Rosso.
Verso la mezzanotte, alcuni individui si recano al Centro Sociale e cercano di entrarci, con fare minaccioso e sprezzante, senza versare alcunché,. Parte di questo gruppo, addirittura, tenterà di aggirare la struttura, cercando di intrufolarsi all’interno scavalcando da alcune finestre.
Nonostante i vani tentativi di far capire la bontà di tale pagamento, il gruppo si rifiuta di pagare e, uno di loro, minaccia ed aggredisce alcuni ragazzi presenti.
Il servizio d’ordine del Cloro Rosso, tuttavia, riesce a respingere prontamente il teppista, mettendolo alla porta.
Dopo pochi minuti, quando la situazione sembrava ritornare alla normalità, un individuo coperto da passamontagna e armato di pistola entra nel Cloro Rosso sparando diversi colpi di arma da fuoco.
Alcuni colpi andranno a vuoto, tre invece colpiranno in pieno un ragazzo, più un quarto proiettile che si conficcherà, quasi per miracolo, nel suo telefonino cellulare.
C’è un fuggi fuggi generale, si assiste a ragazzi e studenti terrorizzati che si nascondono nelle aiuole o che scappano all’interno per ripararsi dalle pallottole.
Un compagno del servizio d’ordine, appena il teppista avrà svuotato il caricatore della sua arma, riesce ad immobilizzare il criminale, ma viene successivamente aggredito da un secondo individuo, riportando anche una ferita da coltello.
Il trambusto richiama altri presenti sulla scena del crimine e i due vigliacchi aggressori, vistosi in inferiorità numerica, si dileguano nella notte.
L’attacco subito da noi compagni del CSOA Cloro Rosso riteniamo che non riguardi solo la nostra struttura.
Giovedì 30 Aprile, a Taranto, è stata attaccata la democrazia e le basilari regole del vivere civile.
In questa città, oltre a rischiare la vita per l’inquinamento e per il lavoro, ci si può rimettere la pelle anche nell’organizzare un concerto di solidarietà.
Un chiaro segnale del degrado sociale e del culto “camorristico” che imperversa nei nostri quartieri e che sempre più spesso fa presa nelle nuove generazioni.
Ma altrettanto chiara sarà la nostra risposta a queste vili intimidazioni.
La nostra voglia di continuare a lottare per migliorare questa città, attraverso un percorso culturale ed aggregativo che ormai dura da un anno, non viene scalfita minimamente da questo seppur terribile episodio.
Il CSOA Cloro Rosso continuerà ad esistere fino a quando ci saranno persone che continueranno a credere in questo progetto.
Le nostre idee e la nostra volontà sono più forti di qualsiasi pallottola.
Ciò che vogliamo esprimere è la piena solidarietà ai compagni che hanno subito questa vile aggressione di stampo mafioso-fascista che ha avuto come obiettivo un’ iniziativa a favore dei lavoratori colpiti dalla crisi creata dai padroni per il loro profitto.
Secondo noi l’accaduto è favorito dal clima di criminalizzazione delle lotte operaie e di massa in generale, Le ultime leggi e provvedimenti promulgati dal governo, in primis il pacchetto sicurezza con la grave istituzione di ronde, fomentano lo squadrismo fascista e criminale e “spedizioni punitive” verso compagni così come successo a Taranto.
Già le istituzioni poche settimane fa avevano colpito con la repressione i compagni durante un'altra serata con spettacolo teatrale sulle morti bianche.
Pochi giorni fa, il 18 aprile a Taranto eravamo nello stesso corteo insieme ai compagni per l’importante battaglia contro gli omicidi padronali sui posti di lavoro.
L’iniziativa presa di mira era una naturale prosecuzione del medesimo percorso di lotta. La settimana successiva eravamo a Siracusa contro il g8 dell’ambiente.
Speriamo di poterci rivedere presto in un'altra occasione di lotta fianco a fianco!
Un saluto a pugno chiuso
Red block Palermo
Il fatto
dal sito di CloroRosso
http://www.myspace.com/csoaclororosso
Giovedì 30 Aprile, presso il Centro Sociale Autogestito Cloro Rosso, era stato organizzato un evento musicale, il cui provento doveva essere destinato in parte alla cassa di resistenza del Comitato Lavoratori in Lotta, composto da alcuni operai recentemente messi in cassa integrazione dall’Ilva di Taranto.
L’incasso proveniva esclusivamente da un minimo contributo che ogni singolo spettatore doveva versare all’ingresso del Cloro Rosso.
Verso la mezzanotte, alcuni individui si recano al Centro Sociale e cercano di entrarci, con fare minaccioso e sprezzante, senza versare alcunché,. Parte di questo gruppo, addirittura, tenterà di aggirare la struttura, cercando di intrufolarsi all’interno scavalcando da alcune finestre.
Nonostante i vani tentativi di far capire la bontà di tale pagamento, il gruppo si rifiuta di pagare e, uno di loro, minaccia ed aggredisce alcuni ragazzi presenti.
Il servizio d’ordine del Cloro Rosso, tuttavia, riesce a respingere prontamente il teppista, mettendolo alla porta.
Dopo pochi minuti, quando la situazione sembrava ritornare alla normalità, un individuo coperto da passamontagna e armato di pistola entra nel Cloro Rosso sparando diversi colpi di arma da fuoco.
Alcuni colpi andranno a vuoto, tre invece colpiranno in pieno un ragazzo, più un quarto proiettile che si conficcherà, quasi per miracolo, nel suo telefonino cellulare.
C’è un fuggi fuggi generale, si assiste a ragazzi e studenti terrorizzati che si nascondono nelle aiuole o che scappano all’interno per ripararsi dalle pallottole.
Un compagno del servizio d’ordine, appena il teppista avrà svuotato il caricatore della sua arma, riesce ad immobilizzare il criminale, ma viene successivamente aggredito da un secondo individuo, riportando anche una ferita da coltello.
Il trambusto richiama altri presenti sulla scena del crimine e i due vigliacchi aggressori, vistosi in inferiorità numerica, si dileguano nella notte.
L’attacco subito da noi compagni del CSOA Cloro Rosso riteniamo che non riguardi solo la nostra struttura.
Giovedì 30 Aprile, a Taranto, è stata attaccata la democrazia e le basilari regole del vivere civile.
In questa città, oltre a rischiare la vita per l’inquinamento e per il lavoro, ci si può rimettere la pelle anche nell’organizzare un concerto di solidarietà.
Un chiaro segnale del degrado sociale e del culto “camorristico” che imperversa nei nostri quartieri e che sempre più spesso fa presa nelle nuove generazioni.
Ma altrettanto chiara sarà la nostra risposta a queste vili intimidazioni.
La nostra voglia di continuare a lottare per migliorare questa città, attraverso un percorso culturale ed aggregativo che ormai dura da un anno, non viene scalfita minimamente da questo seppur terribile episodio.
Il CSOA Cloro Rosso continuerà ad esistere fino a quando ci saranno persone che continueranno a credere in questo progetto.
Le nostre idee e la nostra volontà sono più forti di qualsiasi pallottola.
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