Mobilitazione della comunità curda a Roma, corteo selvaggio nella stazione Termini e cariche della polizia.
Questa mattina le truppe turche e jihadiste sono riuscite a entrare ad Afrin. Le poche notizie che riescono a trapelare dalla zona di guerra parlano di scene di inaudita ferocia da parte degli invasori nei confronti di civili e prigionieri; alcuni combattenti curdi sono stati decapitati in piazza, mentre le bandiere e simboli delle unità di protezione popolare sono distrutti e dati alle fiamme.
Le YPG e YPJ resistono ancora nelle strade di Afrin per coprire la fuga dei civili, ritirata rischiosissima visto che la Turchia ha bombardato a più riprese le carovane dei profughi.
A Roma, nel tardo pomeriggio, si è tenuta una mobilitazione chiamata dalla comunità curda e gruppi di solidali. Decine di persone si sono radunate in presidio, per poi muoversi in corteo spontaneo all'interno della Stazione Termini, nonostante il divieto della polizia.
Cori e interventi al megafono hanno voluto sottolineare la responsabilità dell'Italia e dei paesi UE in questo genocidio, portato avanti da un loro alleato, membro della Nato.
La polizia ha provato a fermare il corteo diretto all’uscita di via Marsala, manganellando a più riprese e aprendo la testa di una ragazza.
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