giovedì 2 settembre 2010

I reazionari non hanno ancora capito che le masse palestinesi metteranno in pratica, ora e sempre, la legge degli oppressi: "ribellarsi è giusto!"

Riportiamo dal blog quotidiano di Proletari Comunisti: http://www.proletaricomunisti.blogspot.com/

Oggi, 2 settembre, sono iniziati a Washington i colloqui diretti tra israeliani e palestinesi alla presenza del segretario di stato Usa, Hillary Clinton, e dell'inviato "speciale" per il Medio Oriente, Mitchell.
Il "Nuovo Inizio" di Obama per il Medio Oriente, proposito annunciato un anno fa dal presidente Usa, passa per il negoziato sulla questione palestinese, ovviamente nell'accezione "due popoli, due stati", non certo per affermare il diritto all'autodeterminazione nazionale del popolo palestinese a partire dalla terra su cui edificare il nuovo stato palestinese, occupata da Israele dal '48.
Un ennesimo negoziato per pacificare il Medio Oriente a beneficio degli interessi imperialisti Usa di cui Israele è l'avamposto e per legittimare lo stesso stato terrorista israeliano.
Una "pace" a cui sono interessati anche Europa e Russia per rafforzare la loro presenza e i loro legami geopolitici nell'area mediorientale.
Un negoziato che è previsto che duri un anno, sufficiente per portare consenso alla campagna elettorale di medio termine di Obama ma non per le masse palestinesi, la cui condizione non è cambiata sotto la continua occupazione israeliana e, pertanto, non si sono fatte illusioni su Obama.
Una trattativa che si apre "senza precondizioni", cioè senza mettere in discussione l'occupazione israeliana e i suoi crimini che giustifica con il presunto diritto all'autodifesa, senza eliminare l'embargo a Gaza e senza il blocco delle colonie israeliane. Con queste premesse, che poi sono le richieste di Netanyahu, il nuovo processo di pace seguirà la stessa sorte di tutti i negoziati, da Camp David ad oggi, perchè l'obiettivo di creare 2 stati in terra di Palestina si traduce nella spartizione della Palestina, con i palestinesi nel mirino quotidiano dell'esercito israeliano.
A nome di chi tratta Abu Mazen?
Abu Mazen ha ricevuto il mandato da una riunione del Comitato esecutivo dell’Olp che diversi componenti del Comitato esecutivo e varie forze politiche dell’opposizione nell’Olp hanno definito "ai limiti della legalità" per l'assenza di alcuni dirigenti contrari o in esilio. Comunque sia, Abu Mazen aveva già preparato il terreno per portare l'ANP a sedersi al tavolo delle trattative con una repressione massiccia dei militanti dell'opposizione di Hamas e del FPLP nei mesi precedenti e portata avanti ancora oggi (in risposta all'azione armata contro i coloni a Hebron dell'altro giorno, 300 attivisti e un deputato di Hamas sono stati arrestati in Cisgiordania dalla polizia di Abu Mazen) e dimostrare nei fatti di essere un interlocutore accettabile per Usa ed Israele. Non ha poi insistito molto sulla questione del congelamento della costruzione degli insediamenti israeliani a Gerusalemme e in Cisgiordania, perchè questa è stata la posizione dei regimi corrotti della Lega Araba per la ripresa del negoziato.
Insomma tutti i protagonisti della trattativa hanno già stabilito che la "rappresentanza" palestinese avrà solo il ruolo di comparsa. Gli imperialisti che esportano la "democrazia" contro gli oppressi che chiamano "terroristi" solo perchè non si piegano, i nazisionisti israeliani della "soluzione finale" contro i palestinesi che chiamano diritto all'autodifesa, hanno imposto un negoziato e hanno deciso loro con chi trattare. Poco importa se il loro interlocutore continua a rinviare le elezioni in Cisgiordania e si autonomina rappresentante senza alcun mandato mentre Hamas, contrario al negoziato, governa a Gaza perchè democraticamente eletto.
Dal sito Nena News riportiamo che "Hamas ha bocciato totalmente la ripresa dei negoziati diretti tra palestinesi e israeliani, definendola "un nuovo tentativo di ingannare il nostro popolo". Un portavoce del movimento islamico, Sami Abu Zughri, ha definito l’invito rivolto ieri a Netanyahu e Abu Mazen da Hillary Clinton, "inutile e destinato a riportarci a zero senza ottenere nessun risultato". La proposta americana, ha aggiunto Abu Zughri, "ha ignorato la richiesta palestinese di fermare gli insediamenti ebraici", mentre al contrario "questi colloqui legittimeranno le colonie (nei Territori occupati) approvando la loro continuazione".
Per il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina "la decisione di andare alla trattativa indiretta con Israele è un passo indietro rispetto agli impegni presi nei confronti del popolo palestinese e una aperta violazione del consenso nazionale", ha sostenuto Kayed al Ghoul, uno dei dirigenti del Fplp nella Striscia di Gaza, ripreso dell’agenzia di stampa palestinese Maan.
"Andare al negoziato indiretto – aggiunge al Ghoul – fa soltanto gli interessi di Israele e libera gli Stati Uniti e il Quartetto per il Medio Oriente dai loro impegni verso i palestinesi".
Per la deputata del Fronte Popolare Khalida Jarrar, il presidente dell’Anp Abu Mazen «non ha imparato dagli errori del passato». Ma protesta anche Marwan Barghuti, il leader piu' popolare di Fatah, in carcere in Israele dal 2002: "I negoziati sono destinati al fallimento", ha detto in un’intervista al giornale arabo ‘al-Hayat’. “In linea di principio non sono contrario alle trattative (con Israele) – ha spiegato Barghuti – ma i palestinesi in questo caso le hanno accettate solo in seguito a pressioni esterne”. In particolare, ha aggiunto, "Abu Mazen ha ripreso i colloqui per le pressioni dei paesi arabi, non perché sia convinto della concretezza dell’iniziativa". "Queste trattative falliranno, così come è avvenuto in passato, perche’ Israele non ha intenzione di arrivare alla pace e non rispetterà gli impegni", ha concluso il leader di Fatah.
Come hanno sempre fatto, anche stavolta le masse palestinesi si rivolteranno contro l'ennesima farsa dei negoziati di "pace" e, nella resistenza, e solo in essa, affermeranno la loro libertà e dignità, il loro diritto di decidere su sè stessi. Una premessa necessaria per cominciare a formare una nuova direzione, rafforzata dall'esperienza dell'Intifada e da nuovo internazionalismo applicato alla situazione concreta della Palestina, che indichi alle masse palestinesi ed arabe il "Nuovo Inizio" della via delle guerre popolari sotto la guida del maoismo. La vera alternativa a revisionismo e islamismo che non sono la risposta alla soluzione della questione palestinese perchè queste forze non sono state in grado fino ad oggi di rappresentare fino in fondo il diritto all'autodeterminazione nazionale del popolo palestinese che non può che realizzarsi che con la distruzione dello Stato d'Israele. Non possono farlo perchè la loro strategia non è autonoma nè dall'imperialismo (ieri dal socialimperialismo, come il FPLP) nè dall'Iran.

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