Riportiamo un’intervista a Manushi Bhattarai. Lei fa parte del gruppo maoista che ha stravinto le elezioni studentesche all’Università Tribhuvan – la più grande del Nepal. Parla della rivoluzione, degli ultimi sviluppi politici, della situazione internazionale e del ruolo della gioventù.
Ben Peterson: Grazie per avermi incontrato. Il Sindacato Nazionale Indipendente degli Studenti (Rivoluzionario) (ANNISU(R)) ha vinto le elezioni studentesche all’Università di Tribhuvan. Come è stata portata avanti la campagna, e quali sono state le vostre azioni politiche in quanto studenti rivoluzionari?
Manushi Bhattarai: le elezioni degli studenti sono state un processo molto importante storicamente per la nostra organizzazione e per il partito maoista. Ci sono state elezioni studentesche per molti anni, ma per diverso tempo il movimento studentesco rivoluzionario non è stato capace, o non gli è stato permesso, di partecipare. Eravamo messi al bando. Inoltre noi non guardavamo a queste elezioni semplicemente dal punto di vista delle elezioni per i corpi rappresentativi degli studenti ma come parte dell’intero attuale processo politico in Nepal. Quindi in questi termini, abbiamo avuto un grande successo, non facevamo una competizione per gli incarichi in quanto tali, ma legando le lotte studentesche al processo politico. Mentre facevamo la campagna tenevamo sempre questo in mente. Facevamo campagna su questi temi ma anche su tutto il sistema educativo nel paese. E in questi termini tutto tornava alle questioni politiche che il nostro partito ha portato avanti per molti anni. Così abbiamo fatto la campagna elettorale, e penso siamo riusciti a diffondere il nostro messaggio agli altri studenti. Tornavamo alla politica aperta tra gli studenti dopo tanto tempo. Eravamo facce nuove con una nuova agenda politica. Le persone conoscevano il nostro impegno e le conquiste che il nostro partito è stato in grado di fare durante la guerra popolare. Tutti possono effettivamente vedere le conquiste, adesso siamo la Repubblica del Nepal.
BP: quindi gli studenti rivoluzionari sono stati molto chiari nell’inserire le elezioni all’interno del contesto di un più ampio quadro politico, la rivoluzione. Puoi dire qualcosa in più rispetto a questo processo politico e al ruolo degli studenti all’interno di esso?
MB: come sai la guerra popolare ha avuto inizio nel 1996 e sin dal suo inizio gli studenti sono stati in prima linea nel processo rivoluzionario. Molte migliaia di studenti hanno sacrificato la loro educazione e le loro vite. Hanno lasciato le loro case, le famiglie per partecipare alla rivoluzione. In quei termini, sia che fossero all’interno dell’Esercito Popolare o nell’organizzazione studentesca del nostro partito hanno giocato un ruolo chiave in tutti i campi. L’organizzazione studentesca ha avuto una posizione interessante. Nelle scuole siamo stati capaci di mantenere i nostri comitati e continuato il nostro lavoro organizzativo. Abbiamo avuto le nostre scadenze e combattuto per esse e in certi campus abbiamo avuto successo. Abbiamo in particolare cercato di influire sulle istituzioni pubbliche. Le istituzioni pubbliche sono in condizioni davvero pessime, ma sono queste i luoghi dove devono studiare i poveri, quelli provenienti dalle aree rurali, o le persone di gruppi marginalizzati. Queste sono le aree su cui si è concentrata la nostra organizzazione. A livello nazionale, ci siamo impegnati su come mettere fine alla privatizzazione del sistema educativo e dare potere alle istituzioni pubbliche. Tutto ciò è legato alla realtà socioeconomica del Nepal, e che tira fuori il Nepal dal feudalesimo. Sradicando il vecchio sistema.
BP: negli ultimi giorni il governo guidato dai maoisti è stato fondamentalmente rovesciato dalle mosse incostituzionali del Presidente, ed è stato formato un nuovo governo da Madhav Kumar Nepal dell’UML. Questo ha disturbato il processo politico e i vostri piani per il settore educativo?
MB: certamente! Questo disturba tutto. Deve essere anche analizzato nel contesto dei processi politici. Con l’arrivo di Kumar Nepal il popolo adesso comprende che questo governo esiste solo come governo fantoccio, sostenuto da certe forze che non vogliono che i maoisti riescano a mettere in pratica i programmi e le politica rivoluzionarie. Dato che si tratta di un governo fantoccio, ha lo scopo di far arretrare i maoisti, quello che hanno ottenuto è che li stanno riportarli indietro alla guerra popolare in Nepal. Ci sono quelli che sperano che il Nepal diventi un altro Sri Lanka. E tutto questo è contro i nostri programmi, contro la possibilità di rendere le istituzioni pubbliche un posto migliore, contro l’educazione uguale per tutti per le persone di tutte le regioni del Nepal che possano avere un’educazione primaria e secondaria nella propria lingua, come vogliono e secondo le priorità e necessità del Nepal, non in modo che sia determinato e dipendente dalle istituzioni private. Così infine, una persona come Kumar Nepal – o ogni altra persona, non si tratta solo di uno che diventa primo ministro - ma chiunque arrivi al potere in questo modo è costretto a cercare di cancellare le nostre politiche rivoluzionarie. Nel settore educativo ciò significherà dare di nuovo potere alle istituzioni private. Il governo maoista aveva cominciato a conquistare un po’ di controllo sul settore privato dell’educazione, attraverso una nuova politica delle tasse. Il nuovo governo cancellerà tutto questo.
BP: il nuovo governo è composto da 22 partiti, e non ha il sostegno del partito che ha vinto le elezioni – quanto potrà durare?
MB: non ci sono le basi perché questo governo duri per un tempo significativo. Il modo in cui è stato formato senza alcun programma coerente o base comune. Perché si formi un governo è necessario avere qualche ideale politico comune che faccia da legame. Per questi partiti è come se ci fosse una mano invisibile che li tenga insieme. Quanto durerà non so. Nell’Assemblea Costituente quando Koirala (del Nepali Congress) propose MK Nepal come primo ministro si potevano già vedere problemi. Tutti i partiti sostengono il nuovo governo, ma tutti avevano i loro se, ma e forse. Tutti i partiti si sono presentati con i loro bagagli e programmi che possono essere molto differenti da quelli dell’UML. Per questo sembra che li tenga insieme una mano invisibile e non può durare a lungo. Non hanno un programma comune, una politica una ideologia – eccetto che per una ragione, che sembra essere questa: “diamo una lezione ai maoisti”. Il tempo dirà dove sfocerà tutto questo.
BP: quindi adesso c’è una contraddizione tra la direzione del governo e le aspirazioni del popolo, come abbiamo visto nella guerra popolare, lo Jana Andolan (Movimento popolare) e i risultati elettorali. Come sarà giocata questa lotta tra la rivoluzione e lo status quo?
MB: tutto quanto è contradditorio, ecco cosa ci giustifica, cosa giustifica il nostro partito. Ecco perché abbiamo portato avanti la guerra popolare e non abbiamo abbandonato la guerra popolare. C’è una continuazione dello stesso processo e della stessa lotta che abbiamo iniziato più di 12 anni fa con la guerra popolare. Abbiamo ottenuto alcuni traguardi e dobbiamo sostenerli. Noi abbiamo la necessità di tenere sempre in mente la situazione internazionale, la situazione nazionale, abbiamo bisogno del marxismo leninismo maoismo e di pensare ciò che questo significa nel 21° secolo. Dobbiamo tenere tutto questo a mente e siamo di fronte quindi ad una situazione che chiama ad una grande sfida. Noi abbiamo questi programmi radicali ed ecco perché siamo stati capaci di mobilitare così tanta gente, tutto il paese e adesso lo dobbiamo fare ancora una volta. Abbiamo lavorato con forze che vogliono lo status quo che sono ancora legate al feudalesimo, hanno ancora una tendenza a guardare agli espansionisti e agli imperialisti. Bisognava farla finita con la monarchia in Nepal e fare del Nepal una Repubblica Democratica. Questo era il processo in corso. Adesso il Nepal è una repubblica e questa è una grande cosa. Talvolta le persone dimenticano che il Nepal è adesso una Repubblica e minimizzano il significato di questo ma si tratta di una grande conquista da tenere a mente per la storia del Nepal. Adesso dobbiamo andare avanti. Il solo fatto che la monarchia non c’è più non significa che gli elementi feudali sono stati tutti sradicati. Questa è la situazione adesso. Abbiamo rimosso la monarchia e per farlo abbiamo dovuto fare qualche tipo di alleanza con le forze che vogliono lo status quo, così adesso io credo che il nostro partito sia davanti ad una immensa sfida. E quale? Dove andiamo da qui? Per noi si tratta ancora della lotta per instaurare una Repubblica Democratica per instaurare un sistema socialista in Nepal. Dobbiamo essere orientati verso il socialismo, il nostro partito ha detto molto chiaramente che siamo orientati al socialismo.- per questo abbiamo portato avanti tutta la lotta per la sovranità del popolo del Nepal. La questione dell’esercito non girava attorno al generale Katawal, ma della sovranità del Nepal. Per il Nepal, proprio adesso, la sfida è quella di lottare all’interno con le forze che vogliono mantenere lo status quo e all’esterno contro le forze espansioniste e imperialiste. Come ho detto ci sono molti fronti, molte sfide, ma le sfide vanno sempre insieme alle opportunità. Per questo abbiamo fiducia. Abbiamo avuto molti fronti, la guerra popolare era un fronte di lotta che abbiamo combattuto, questo è solo un altro.
BP: hai nominato la situazione internazionale. Si tratta di una situazione molto difficile per la rivoluzione, non c’è più l’Unione Sovietica e anche la Cina ha abbandonato realmente la rivoluzione. Che pensate dunque della situazione internazionale, e in particolare, guardate all’America Latina, dove sono in corso anche delle rivoluzioni?
MB: il nostro partito per quanto io ne so ha alcuni legami con partiti e popoli lì. Personalmente ho seguito le situazioni in Venezuela e Cuba. Certamente mi piacerebbe che il mio partito avesse legami più importanti con l’America Latina. Io penso che il nostro partito non ha avuto legami tanto stretti quanto avrebbe dovuto, ma questo perché in larga parte ci sono molte differenze tra le nostre situazioni. Ci sono certamente similitudini, in termini di obbiettivi e ideali e tutti stiamo portando avanti una lotta antimperialista, ma la nostra è una situazione molto specifica. La geopolitica del Nepal è molto specifica e differente di quella dell’America Latina. Avere legami profondi con i rivoluzionari dell’America Latina è un obbiettivo a più lunga scadenza. Noi dovremmo avere questi legami dal punto di vista ideologico. Dovremmo poter discutere e imparare da quello che sono stati in grado di fare, le loro politiche e programmi, ma a livello diplomatico avere forti legami con l’America Latina non ha molto senso a causa della nostra situazione geopolitica. Noi siamo chiusi tra l’India e la Cina. I legami diplomatici sono importanti, forse a lungo termine, ma dalle politiche, dai programmi e dalla leadership delle rivoluzioni dell’America Latina dobbiamo imparare ancora molto.
BP: in Nepal la gioventù sta giocando un ruolo davvero grande nella rivoluzione, ma almeno a Kathmandu ci sono anche molti giovani occidentalizzati che guardano all’Europa, agli USA e all'India per la loro cultura e anche per la politica. C’è uno scontro culturale tra la gioventù occidentalizzata delle aree urbane e la gioventù rivoluzionaria?
MB: non direi che c’è uno scontro culturale, ma come tu dici c’è una comunità di giovani della classe superiore che è favorevole all’occidente. Non credo si tratti di errori, non è colpa di nessuno in realtà, è solo questione di provenienza. Guardano molto di più agli USA, alla GB o all’’India per la loro educazione. Tutto comincia con l’educazione, e poi diventa culturale, perciò penso che si tratti piuttosto di una questione di retroterra di classe. Non si tratta di uno scontro culturale, ma di uno scontro di interessi di classe. Questo è destinato ad accadere poiché tendono a guardare all’occidente e noi maoisti guardiamo a noi stessi e alle classi più basse. Ad un certo livello ci sarà uno scontro a causa del fatto che loro sono a favore di una più ampia privatizzazione delle scuole e delle istituzioni mentre noi siamo contro e per il miglioramento delle istituzioni pubbliche, Ma non credo… credo che possiamo parlare a questi giovani e almeno far sì che diano ascolto ai nostri programmi. Ci sono alcuni giovani occidentalizzati in questa università e queste persone vogliono solo pace e stabilità, hanno tutto il resto, denaro, macchine, non hanno problemi eccetto che la pace e la stabilità. Perciò se i maoisti possono assicurare loro su questo, allora in futuro non si sarà questo scontro. Questi giovani sono fondamentalmente il prodotto di tutto il sistema e dobbiamo cercare di evitare l’antagonismo tra la nostra generazione in questo momento data la situazione politica.
BP: ci sono molti nepalesi che vanno all’estero per l’educazione. L’unione degli studenti ha organizzazioni internazionali e cerca di organizzare gli studenti nepalesi all’estero?
MB: le nostre organizzazioni di studenti non hanno un dipartimento internazionale che guardi a questi aspetti e stabilisca dei legami con gli studenti nepalesi all’estero. Crediamo non sia colpa degli studenti che vanno via, questi vogliono solo un’educazione migliore in un buon ambiente e noi sappiamo che il nostro paese non è in grado ora di offrire questo. Avendo questo in mente ed essendo pratici noi pensiamo di avere legami con questi studenti cosicché potremo incoraggiarli a tornare e usare la loro esperienza per sviluppare il paese.
BP: Sei ottimista sul futuro del Nepal?
MB: Certamente! Altrimenti non sarei dove sono adesso!
traduzione a cura della redazione di "Guerre Popolari"