Quella di “associazione a delinquere” è un’accusa infamante, tra l’altro già smontata in passato, che prova a svilire, indebolire e paralizzare la ferma opposizione di chi in questa città ha deciso di continuare a lottare e non subire passivamente tutte le politiche socialmente nefaste della borghesia.
In questo senso, la procura di Palermo, invece di occuparsi della delinquenza e del menefreghismo delle istituzioni locali quotidiane, insomma della vera delinquenza, quella dello Stato-Mafia, si occupa di chi si ribella al degrado generalizzato, alla disoccupazione, alla malasanità, ai servizi inesistenti… insomma un potere che distrugge persone e cose, e che non è in grado di dare risposte alle necessità sociali della stragrande maggioranza delle masse.
A questi giudici benpensanti di Palermo, noncuranti della figuraccia che hanno già fatto, sembra che tutto questo vada bene, e nel solco del moderno fascismo che avanza, considerano pericoloso ogni tentativo di opposizione seria.
Esprimiamo solidarietà a tutti i militanti colpiti dalla repressione che non si ferma mai! e contro la quale è necessario organizzarsi e lottare attivamente!
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Occupazioni di aeroporto, stazione e Teatro Massimo: processo per 33 ragazzi del collettivo Anomalia
di Simona Licandro— 13 Settembre 2017
PALERMO. Dovranno presentarsi davanti alla quarta sezione del Tribunale di Palermo il prossimo 20
dicembre i 33 ragazzi che gravitano attorno al centro sociale Anomalia-Ex Karcere e che, secondo l'accusa, tra il 2010 e il 2012, scatenarono la guerriglia urbana in città durante alcune manifestazioni non autorizzate.
L’accusa per loro – che occuparono il teatro Massimo, l’aeroporto, la stazione – è di associazione a delinquere finalizzata all’occupazione. Un reato sul quale ci sono alcune perplessità sollevate anche, dal punto di vista cautelare, dal Riesame e dalla corte di Cassazione che hanno tolto l’obbligo di firma inizialmente inflitto a 16 persone. Il gup Wilma Mazzara ha deciso per il rinvio a giudizio dei giovani che adesso dovranno difendersi davanti al collegio del Tribunale.
Dopo le misure cautelari gli attivisti del centro sociale rivendicarono il loro diritto a manifestare e lottare per "la realizzazione di un'alternativa allo stato reale votato all'impoverimento della maggioranza della popolazione". Di avviso opposto i pm Calogero Ferrara ed Emanuele Ravaglioli, secondo cui ci si trova di fronte a manifestazioni di violenza nel corso delle quali rimasero feriti alcuni agenti di polizia. Ecco perché la Procura aveva chiesto la misura cautelare.
Il Riesame, però, parlò di "estemporanei episodi di violenza che soltanto in alcune occasioni sono apparsi pre organizzati da un manipolo di individui ma comunque trattasi di episodi avvenuti in tempi assai diradati e poco significativi di una regia comune e poco significativi di un vero e proprio programma criminale e di un gruppo permanente che lega più individui".
Poi arrivò anche la decisione della Cassazione, che confermò il Riesame.
"L'impianto accusatorio, reiterato dai pm procedenti – disse l’avvocato Giorgio Bisagna - è stato sconfessato, non solo da ben tre collegi del Tribunale della Libertà di Palermo, che hanno annullato la misura cautelare, per carenza di prova in ordine al reato di cui all'art.416 c.p. (l'associazione a delinquere, ndr), ma soprattutto dalla Suprema Corte di Cassazione, Sezione VI, che con ben diciassette ordinanze, non si è limitata a confermare l'annullamento sancito dal Tribunale di Palermo, ma ha dichiarato la totale inammissibilità dei ricorsi presentati dalla Procura della Repubblica di Palermo. Prendiamo atto, che la Procura intende comunque procedere su tale strada".
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