lunedì 19 maggio 2014

CONTINUA LA REPRESSIONE CONTRO I GIOVANI NELLA TUNISIA "IN TRANSIZIONE DEMOCRATICA"


Sabato mattina 17 Maggio, nella centrale Avenue Bourghuiba a Tunisi, si è svolta una manifestazione davanti la sede del Ministero dell’Interno per chiedere la scarcerazione del famoso blogger Azyz Amami arrestato lo scorso 15 Maggio a La Goullette (sobborgo marittimo di Tunisi). La manifestazione era formata principalmente da giovani che hanno denunciato l’ennessimo atto repressivo da parte di questo “governo tecnico” di transizione contro i giovani ribelli che hanno animato la rivolta di fine 2010/inizio 2011 che ha permesso la caduta del governo fascista e pluridecennale di Ben Ali sostenuto dall’imperialismo occidentale.

Azyz è accusato di consumo e spaccio di stupefacenti (cannabis), questo reato in Tunisia è punito severamente fino a 5 anni di detenzione più una multa fino a 3000 dt (1450€). In realtà è molto probabile che il giovane blogger sia stato “incastrato” dalla manovalanza solerte e sempre attiva del Ministero degli Interni. Giusto pochi giorni prima il suo arresto, Azyz aveva lanciato una campagna virtuale dal nome “Anche io ho bruciato una stazione di polizia”, solidarizzando con i molti giovani  sotto processo e arresto con l’accusa di aver bruciato caserme di polizia durante la rivolta, formato “gang”, diffamazione e disturbato l’ordine pubblico: lo stato borghese dopo aver cambiato volto, ma non la sostanza, processa la rivolta ed i suoi protagonisti principali: i giovani che, insieme ai lavoratori, alle donne, ai disoccupati e al popolo tunisino hanno messo fine alla dittatura di Ben Ali!

In particolare i giovani di Djerba, di Kram, di Bouzayen e Gafsa sono tutti accusati di “diffamazione” contro personalità legate all’ex partito di regime lo RCD o per aver organizzato sit-in di protesta contro i recenti assassini politici di noti esponenti sindacali e di sinistra (Chokri Belaid e Mohamed Brahmi) uccisi presumibilmente dai salafiti con la connivenza dell’ex governo islamista a guida Ennhadha. In alcune località come Bouzayene, Regueb, Meknassi e Jelma, la popolazione sta organizzando dei comitati di sostegno per i giovani e organizza molto frequentemente manifestazioni davanti i tribunali.

Tornando alla recente manifestazione a Tunisi, i giovani hanno mostrato di non voler più chinare la testa davanti a questa continua criminalizzazione, e dopo aver lanciato slogans quali “Ministero dell’Interno è il Ministero del Terrorismo”, “Anch’io ho bruciato una stazione di polizia”, “Fedeli al sangue dei Martiri”, “Azyz, Sabri e Bou Zayan liberi!”, “Abbasso lo stato di polizia”, “Se la rivoluzione è un crimine, allora incriminateci tutti”, hanno simbolicamente iniziato a tagliare il filo spinato intorno al Ministero. 
Per chi non lo sapesse, il Ministero dell’Interno tunisino è eccessivamente militarizzato, il filo spinato percorre gli isolati e i marciapiedi adiacenti, nella principale Avenue Bourguiba su cui il Ministero si affaccia il filo spinato è presente anche nella parte centrale e pedonale della strada, tutto il suo perimetro è off limits e pedoni e mezzi sono costretti a deviazioni. È un luogo “istintivamente” odiato da molti tunisini in quanto all’interno i prigioneri politici vengono trattenuti e torturati. I primi mesi dopo la rivolta tutto questo apparato di filo spinato era stato smantellato per poi ripristanrlo subito dopo come chiaro segno di “normalizzazione” e continuità col passato...



Tant’è vero che i giovani immediatamente sono stati attaccati dalla polizia e inseguiti nelle vicine Rue de Marseille e Avenue de Paris, proprio in quest’ultima uno di essi ha rischiato di essere arrestato ma come testimonia questo  VIDEO è stato prontamente liberato dagli altri giovani che erano con lui mettendo in fuga i poliziotti. Sorte meno fortunata hanno avuto due reporter che sono stati fermati e tradotti in caserma dalla polizia.

A quasi 4 anni dalla rivolta (o “rivoluzione” come comunemente viene chiamata dai tunisini) e il seguente cambio ai vertici del potere, solo la borghesia compradora ha capitalizzato i principali risultati di questi eventi affidandosi prima agli islamisti (che tutt’ora sono influenti) e in seguito a questo governo tecnico che sta traghettando il Paese verso nuove elezioni generali da tenersi entro quest’anno in data ancora da definire.

I giovani, i lavoratori, le donne e i disoccupati stanno pagando il cosidetto “periodo di transizione” osannato da organizzazioni internazionali, capi di stato e di governo di tutto il mondo come un esempio da seguire nell’area, al prezzo di aumento della disoccupazione, diminuizione del potere d’acquisto mentre allo stesso tempo tutti i partiti parlamentari seduti alla costituente pensano solo alla prova elettorale e ad alleanze, mentre gli esponenti dell’ex regime vengono scarcerati uno dopo l’altro a partire dagli ex funzionari del Ministero dell’Interno. Chi tenta di riprendere il filo di continuità con la rivolta viene incarcerato e processato.

La rivolta era iniziata al grido di pane, lavoro e libertà, allo stato attuale la libertà di parola (pur sempre negli stretti recinti della fragile democrazia borghese tunisina) deve rappresentare solo un primo passo per completare il lavoro inconcluso e messo in pericolo dai nuovi padroni che si sono sostituiti al vecchio. Il fermento che ancora permane nelle università, sui posti di lavoro e nelle strade se riuscirà a trovare la giusta “direzione”  in modo da organizzarsi e strutturarsi potrà dare risposte concrete ai bisogni delle masse nel quadro di una vera “rivoluzione” di nuova democrazia.

giovedì 15 maggio 2014

INDIA - ARRESTO DEL PROF SAIBABA. Organizzazioni studentesche protestano - manifestazioni anche in Italia

Pubblicato da ICSWP 13 maggio 2014

Nuova Delhi: mentre tornava a casa dall'Università Daulat Ram College di Delhi il 9 maggio, il Prof. GN Saibaba è stato arrestato dalla polizia del Maharashtra per i suoi presunti legami con i maoisti. Diverse organizzazioni studentesche, tra cui la JNUSU, hanno organizzato proteste bruciando immagini della polizia del Maharashtra e della legge draconiana "UAPA" e contro l'Operazione Green Hunt è nella notte di domenica presso l'University Jawaharlal Nehru.

Parlando ad una assemblea della JNUSU il Vice Presidente Sandeep Saurav ha detto che in nome della sicurezza nazionale, siamo stati testimoni ancora una volta di un arresto illegale di attivisti. "Condanniamo la mossa della polizia del Maharashtra e richiediamo la liberazione del Prof Saibaba immediatamente", ha detto Sandeep.

Hanno partecipato all'assemblea rappresentanti di AISA , AISF , UDSF , DSF e diverse altre organizzazioni. L'invito a bruciare le effigi e a protestare è stato dato dall'Unione degli Studenti democratici" (DSU).

È interessante notare che una conferenza stampa in solidarietà con il Prof Saibaba si era tenuta a la sera stessa organizzata dalla Teacher Association (DUTA) Università di Delhi, Presidente Nandita Narain, e presente la scrittrice e attivista Arundhati Roy.
Una protesta di insegnanti e studenti della DU e JNU insieme ad altre organizzazioni si è tenuta anche di fronte al Maharashtra Sadan Sabato.


http://twocircles.net/2014may12/student_organizations_protest_arrest_prof_saibaba.html
 
 
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Per la liberazione Immediata di GN Saibaba!

Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India denuncia a tutto il movimento l'ennesimo crimine del governo indiano contro chiunque si oppone alla sua politica di repressione.
Il prof. SAIBABA, leader del Fronte Democratico Rivoluzionario, è stato segretamente e illegalmente sequestrato e arrestato dalla polizia del Maharastra.
L'arresto è nel quadro della politica di terra bruciata intorno a tutti gli intellettuali, che in India sono decine di migliaia, considerati sostenitori del PCI (maoista) e della guerra popolare, che tocca un tezo dell'india e che,
nel solo "corridoio rosso", coinvolge 60 milioni di persone.

Il Comitato fa appello a una pronta mobilitazione e decide un mese di iniziative a partire dalle seguenti città. Date e caratteristiche delle azioni saranno decise a livello locale.
Roma, ambasciata indiana
Milano, consolato indiano
Palermo, università
Taranto, università e Ilva

Naturalmente ci auguriamo che altre realtà vorranno partecipare alla campagna e prendere iniziative, coordinate con il comitato o autonome.
Materiali, video e informazioni possono essere richieste alla email del Comitato:
csgpindia@gmail.com
 
 
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Sequestrato clandestinamente Il Prof GN Saibaba, vicepresidente del FRD - Urge solidarietà internazionale!

Comunicato del Fronte Democratico Rivoluzionario - 9 maggio 2014

Oggi, 9 maggio, agenti in borghese della polizia del Maharashtra hanno sequestrato il Prof GN Saibaba mentre tornava da una sessioni di esami al Daulat Ram College della Delhi University. il Prof Saibaba, che soffre di invalidità al 90% ed è ridotto su una sedia a rotelle, è stato bendato e caricato su un automobile appena dopo essere entrato nell'atrio dell'Università.
Si ritiene che dopo l'arresto in segreto avvenuto entro il campus sia stato trasferito in aereo a Gadchiroli, in Maharashtra.
Nessuno dei suoi famigliari è stato informato e, dopo ripetuti tentativi di contattarlo, il suo autista ha informato la famiglia del suo sequestro. Questo arresto vile eclandestino mostra la disperazione della polizia del Maharastra e viola i più elementari diritti umani di un'iiriducibile voce democratica del paese. Si suppone che il suo sequestro sia legato a una caso montato dalla polizia del Maharastra, che già aveva fatto irruzione e poi interrogato il Prof. Saibaba nella sua abitazione, rispettivamente il 12 settembre e 7 gennaio scorsi.
Sia durante la perquisizione che nell'interrogatorio, il Prof Saibaba e i suoi familiari hanno prestato piena collaborazione con gli antei della polizia e dell'Intelligence.
questo sequestro mostra fino a che punto la polizia del Maharastra può spingersi nella fabbricazione di false accuse per incriminare le voci che parlano in difesa dei diritti democratici del popolo.
Il 5 maggio il presidente del FDR dell'Uttarakhand, Jeevan Chandra, è stato prelevato in simili circostanze.
L'accusa contro di lui è di avere legami coi maoisti e di aver fatto appello al boicottaggio delle elezioni.
Il Fronte Democratico Rivoluzionario condanna con forza il sequestro del Prof Saibaba e il sequestro e di Jeevan Chandra da parte delle forze di polizia e convoca una


MANIFESTAZIONE DI PROTESTA
contro il sequestro del Prof GN Saibaba
Maharashtra Sadan
Kasturba Gandhi Marg
Sabato 10 maggio ore 11


Varavara Rao, Presidente 
Rajkishore, segretario generale


 Comunicato dei docenti dell'Università di Delhi
G N Saibaba, Preofessore associato al Ramlal Anand College, Delhi University, è stato sequestrato dalla polizia del Maharastra oggi, 9 maggio, intorno alle  13.00 mentre si trovava Daulat Ram College per svolgere una sessione di esami. La notizia è trapelata solo intorno alle 15.00, quando Vasantha, moglie del Prof. Saibaba, ha ricevuto una misteriosa chiamata che la informava che il marito era stato portato a Gadhchiroli dalla polizia del Maharashtra. Al momento non c'è nessuna altra comunicazione ufficiale della polizia circa il suo arresto o le accuse mosse contro di lui. Anche il conducente della sua auto è scomparso per alcune ore.
Un'ora dopo, Vasantha, accompagnata da docenti dell'Università di Delhi, ha sposrto denuncia di scomparsa presso la stazione di polizia di Maurice Nagar. La polizia del Maurice Nagar ha allora confermato che la polizia del Maharashtra ha prodotto contro Saibaba un mandato di arresto senza possibilità di libertà su cauzione.
Successivamente, il prof Saibaba è riuscito a farsi prestare un cellulare da qualcuno in aeroporto e a parlare brevemente con la figlia, prima che il telefono gli fosse strappato di mano. Ha confermato di trovarsi nell'aeroporto di Delhi e che stava per essere trasferito in Nagpur dalla polizia di Gadchiroli.
Da un anno il prof. Saibaba subisce soprusi e intimidazioni. La sua abitaziione è stata perquisita e gli sono stati sequestrati oggetti personali dichiarati utili per l'inchiesta. Chiaramente, è in atto un tentetivo di incastrarlo. L'associazione dei docenti dell'Università di Delhi ha già denunciato questi tentativi della polizia. Oggi la polizia ha agito senza dare alcuna informazione e sequestrato il prof Saibaba, che soffre di invalidità al 90% e si muove su una sedia a rotelle. Le minacce e intimidazioni contro di lui sono una grossolana dei suoi elementari diritti umani.
Condanniamo energicamente quest'azione arbitraia e illegale della polizia, con la complicità delle autorità accademiche. È il tentativo di soffocare una voce di dissenso e reprimere tutti quelli che levano la loro voce contro ingiustizia e oppressione.


 Primo messaggio da attivisti di Delhi
Il Prof. G.N. Saibaba, dell'Università di Delhi e segrtario aggiunto del Fronte Democratico Rivoluzionario è stato sequestrato oggi dalla polizia del Maharashtra di ritorno dalla sua facoltà. senza avvisare nessuno, la polizia lo ha condotto all'aeroporto, dove è stato imbarcato per il Maharashtra. Oggi alle 17.30 è convocata una conferenza stampa presso la sua residenza (Gwyer Hall Hostel) per condannare il sequestro. Da una anno la polizia cerca di implicarlo con accuse assolutamente false e infondate. Per preparare il terreno, hanno prima scatenato il più scandaloso processo mediatico, poi la polizia ha perquisito la sua abitazione e infine, all'inizio dell'anno, lo ha interrogato Oggi lo hanno sequestrato con un'operazione clandestina. Condanniamo e protestiamo contro questa ignobile operazione poliziesca
 

venerdì 2 maggio 2014

Roma senza casa - Risponderemo con forza con la manifestazione indetta per il 12 maggio

Roma, basta manovre di palazzo sulla testa dei senza casa

altIn questi giorni si fa un gran parlare di occupazioni, intercettazioni, rapporti del movimento di lotta per la casa con le amministrazioni locali e le forze politiche. Si cerca, in particolare, di sporcare l'azione dei movimenti accusandoli di gestire la loro attività come un'associazione a delinquere, di essere dei caporali che schiavizzano migranti per fare numero nei cortei.
Non vi è nessuno che eviti di usare con leggerezza termini come racket delle occupazioni, coperture politiche, amicizie imbarazzanti. Per giunta senza alcuna distinzione, si mischiano sigle che non hanno niente in comune, al solo scopo di contribuire a criminalizzare un movimento che sfugge al controllo istituzionale e conquista, attraverso la propria determinazione, spazi di libertà e dignità.
A chi giova? Chi sta soffiando sul fuoco?
Ci sembra che si utilizzi strumentalmente un fatto specifico, circoscritto e tutto da chiarire, per fare campagna elettorale e regolare i conti con l'amministrazione Marino. Un fuoco probabilmente "amico" che parte dall'interno della stessa maggioranza e che trova deciso conforto negli attacchi confezionati dal centrodestra.
A questo si affianca l'opera denigratoria di certa stampa tutta tesa a "sostenere" i poteri forti, nonché i padroni del mattone e di molte testate giornalistiche.
A questo punto ci sembra necessario ribadire alcune cose:
In primo luogo, i nostri percorsi di lotta sono del tutto trasparenti, rappresentano un'alternativa reale allo sfruttamento a cui l'assenza di politiche per il diritto alla casa e la subalternità dei governanti alle potenti lobby del mattone, ancora ci costringe. Nessuno può offuscare la realtà di un movimento meticcio, che dentro la lotta ricostruisce relazioni sociali e legami di solidarietà, che si batte contro ogni forma di razzismo e discriminazione e che vive del protagonismo diretto e dell'autorganizzazione di tutte le persone coinvolte.
In secondo luogo, sul tema dell'interlocuzione con gli amministratori: abbiamo sempre imposto, attraverso la lotta, il confronto atutte le amministrazioni che si sono susseguite negli anni al governo della città e della regione (ed anche con i governi nazionali) siano state esse di centrodestra o di centrosinistra. Ci siamo sempre battuti per difendere non solo gli interessi delle persone già coinvolte nei movimenti, ma più in generale di tutte le persone che vivono le difficoltà dell'emergenza e della precarietà abitativa. Lo sanno bene le migliaia di persone sotto sfratto o senzacasa che hanno trovato nei movimenti l'unica possibilità di risposta al proprio bisogno e di riscatto sociale.
Soprattutto, quello che abbiamo ottenuto è sempre scaturito da momenti di conflitto, manifestazioni, tendopoli, occupazioni, blocchi stradali e quant'altro. Tutti hanno dovuto, loro malgrado, fare i conti con un movimento che è sceso in piazza, con determinazione, sbattendo in faccia ai governanti di turno ritardi, colpe, incapacità di dare una risposta vera al bisogno abitativo nella città.
L'unico rapporto che abbiamo con le Istituzioni della città, dunque, è quello del confronto attraverso la lotta, senza nessuna logica di scambio elettorale: mai abbiamo promesso o dato voti a nessuno e mai li daremo a forze politiche estranee e distanti dai bisogni di chi paga – oggi – il caro prezzo delle politiche di austerità e precarietà.
La campagna di denigrazione e di criminalizzazione in atto in questo momento nei nostri confronti fa il paio con le dichiarazioni del Ministro dell'Interno, il cambio di passo del prefetto Pecoraro, con i violenti sgomberi avvenuti nelle scorse settimane ai danni di studenti e famiglie, con il provvedimento governativo impropriamente denominato "piano casa". Un decreto che, oltre ad attaccare frontalmente movimenti attraverso l'annullamento delle residenze ed il taglio delle utenze, si pone in piena continuità con le scelte scellerate compiute in questo Paese, da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni. Governi che hanno annullato e cancellato ogni diritto alla casa in concomitanza con politiche economiche tese a incrementare precarietà e divisione sociale.
Ma allo stesso tempo ci chiediamo: che ruolo intendono svolgere le forze politiche che sostengono le maggioranze in Comune e in Regione? Ritengono utile attaccare frontalmente movimenti che, mentre l'inerzia regnava sovrana, hanno garantito a migliaia di persone una soluzione alloggiativa, che hanno portato al centro dell'agenda politica il tema della casa?
A Roma sono decine le occupazioni e non ci vuole tanto buon senso per capire che una strada dettata dalla forza pubblica o dalla procura produrrà nuove tensioni e nuova disperazione mista a rabbia sociale. Per questo consideriamo grave la campagna giornalistica che accusa i movimenti disegnandoli in modo disgustoso. Nelle nostre comunità si incontrano culture e storie differenti, dentro percorsi di emancipazione, tutela dei diritti e rigenerazione urbana. Non c'è spazio per la prevaricazione, la prepotenza, il razzismo, la violenza di genere. Difenderemo tutto questo e sfidiamo chiunque: magistratura, questura, prefettura, governo, forze politiche a dimostrare il contrario.
La cultura politica che sopravvive e sfrutta l'emergenza va sconfitta e noi stiamo lavorando in questa direzione. Noi continueremo a lottare giorno per giorno per conquistare i nostri diritti e difendere la nostra dignità. che partirà alle 15 da piazza della Repubblica e arriverà al Campidoglio attraversando le vie del centro. Ci vediamo in città!
Blocchi Precari Metropolitani, Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, Comitato Obiettivo Casa, Progetto Degage, Resistenza Abitativa Metropolitana, Alexis occupato, Progetto Neetbloc

1° MAGGIO A BERGAMO - I LAVORATORI SI RIPRENDONO IL PALCO E FANNO SCAPPARE I CONFEDERALI, DANDO VITA AD UN ASSEMBLEA POPOLARE

...Una mattinata e un corteo che segna un giorno storico e non solo per Bergamo. Dove i lavoratori delle logistiche, organizzati nello Slai Cobas per il sindacato di classe, in lotta a Trezzo, a cui si sono uniti altri operai delle logistiche sia di Bergamo che Milano, hanno sin dall'arrivo al concentramento riempito la piazza della stazione di striscioni sulla loro, di tutti, Lotta
e il manifesto dello Slai Cobas sdc, ma che ben presto si arricchiva dei cartelli-striscione-suoni degli immigrati di Bolgare che denunciavano l'ordinanza razzista del sindaco leghista che ha portato a 500 euro la tassa di residenza
In questo spezzone erano presenti i compagni di Proletari Comunisti che hanno diffuso il volantino internazionalista che è stato ben accolto così come le bandiere che sono state sbandierate, non trovando differenze tra quelle del sindacato e quelle di proletari comunisti
Da subito sono stati i comizi che hanno gridato alla piazza cosa è un 1° Maggio Rosso Proletario e Internazionalista, dove si sono alternati gli interventi di chi dirige la lotta a Trezzo ai lavoratori protagonisti di questa lotta, che hanno denunciato le connivenze dei sindacati confederali coi padroni delle logistiche, ma per ribadire, anche, che queste complicità non hanno diviso i lavoratori e che la lotta continua. A questi comizi si sono uniti con l'intervento, in particolare, di una immigrata di Bolgare la denuncia del razzismo e la vergogna di questo governo, che ha anche sottolineato l'unità tra lavoratrici e lavoratori

Quindi è partito il corteo e lo spezzone si è ingrossato con l'arrivo del Comitato NoSfratti, Comitato Antirazzista  550 euro, Comitato di Zingonia, e altri sindacati di base, USB e CUB, che hanno anche fatto a spinta affinché quelli di Rifondazione e di Lotta Comunista non solo relegassero in coda lo spezzone ma anche di spezzarlo

Lungo tutto il corteo si è data visibilità a tutte le ragioni che lo spezzone conteneva, dal diritto al lavoro al diritto all'abitare, dall'antirazzismo alla denuncia dell'accordo sulla rappresentanza, dall'unità di classe all'internazionalismo proletario. Diffusione anche dei volantini sulla lotta a Trezzo e altri sulle varie tematiche, tutti ben accolti dalla folla di persone in giro per Bergamo. Ma il bello della giornata è arrivato alla fine del corteo. Arrivati nella piazza dove era installato il palco, mentre Rifondazione pensava di fermarsi davanti la sede del Comune, in pratica per non disturbare i comizi dei confederali, lo spezzone si è diretto in maniera compatta verso il palco gridando che questi venduti e delinquenti non possono parlare a nome dei lavoratori, che il 1° Maggio è nostro. Sino ad arrivare a sfiorare lo scontro fisico, i confederali sono stati costretti a interrompere le loro chiacchere e ad abbandonare il palco con le loro bandiere, qualcuna che non era stata salvata è stata calpestata e qualcuno pensava, bene, che era meglio bruciarla. Tanta la gioa di tutti di essersi ripresi il palco e poter dare vita a un vero 1° Maggio di lotta popolare


un messaggio rosso, internazionalista e proletario al I° maggio a Portella della Ginestra

         
Ieri Primo maggio, giornata internazionale dei lavoratori,  una delegazione di proletari comunisti era presente a Portella della Ginestra (luogo della prima strage di Stato dal 45' in poi in Italia) partecipando in forma critica con la parola d'ordine "1° maggio rosso e proletario e non istituzionale" e portando tra le masse partecipanti innanzitutto il messaggio internazionalista "Un altro primo maggio arriva..." di diversi partiti e organizzazioni rivoluzionarie di tutto  il mondo, con l'obbiettivo di ridare senso attraverso la lotta a questa giornata che nella storia ha sviluppato la solidarietà tra la classe operaia, e smontare la farsa dei partiti e organizzazioni istituzionali e sindacati confederali della "sinistra" borghese che mistificano questa giornata storica per il proletariato e le masse operaie e infangano date storiche come quella del 1° maggio con la presenza di figure istituzionali, dall'infinitamente ipocrita Presidente della Regione Crocetta a vari esponenti del PD, il partito di "maggioranza relativa" dell'attuale governo Renzi della precarietà e disoccupazione permanente con il Jobs Act, e segretari dei sindacati confederali (CGIL), che hanno sfruttato per l'ennesima volta il palco a Portella a fini elettoralistici: elogio alla democrazia (quale democrazia? quella borghese?) e alla costituzione che per le masse lavoratrici nei fatti concreti è sempre più carta straccia.
Parole d'ordine della CGIL come "lavoro" e "basta con la crisi", quando è il sindacato tra i più colpevoli della condizione di sfruttamento delle masse e dei lavoratori, vedi  gli operai della Fiat di Termini, ecc.

Lungo il corteo dalla Casa del popolo di Piana alla spianata sono state affisse locandine.






Il volantinaggio fatto ha trovato appoggio tra i partecipanti (comunque in numero minore rispetto agli anni precedenti), è stato distribuito anche il giornale di "proletari comunisti" denunciando le false parole di chi si susseguiva nel palco.




Abbiamo fatto appello alle masse popolari a riprendere in mano il nostro 1° maggio rosso, internazionalista e proletario per segnare una linea di demarcazione netta tra noi e la borghesia al potere che schiaccia, aliena, imbarbarisce e disgrega.


Buon primo maggio di lotta
saluti rossi!

Circolo proletari comunisti Palermo