venerdì 5 aprile 2013

SCONTRI 15 OTTOBRE 2001: 18 INDAGATI. SOLIDARIETA' AI GIOVANI, LE LOTTE NON SI PROCESSANO!

Da blitzquotidiano.it

ROMA – “Devastazione e saccheggio” e “tentato omicidio”: in 18 saranno processati una seconda volta per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma. Il pm Francesco Minisci ha ottenuto dal Gup Antonella Minunni la riqualificazione dei reati e la riapertura, il 27 giugno 2013, di un nuovo processo. Quasi tutti i 18 rinviati a giudizio infatti sono già stati condannati una prima volta. E una parte di loro, in quanto incensurati, hanno beneficiato della sospensione della pena con la condizionale, o sono finiti agli arresti domiciliari.

Ora invece una parte di quelli che erano già stati processati per resistenza a pubblico ufficiale vengono accusati di devastazione e saccheggio e una parte di quelli che erano già stati condannati per devastazione e saccheggio (come i 6 processati per l’assalto al blindato dei carabinieri) vengono accusato di tentato omicidio. Si tratta di reati puniti severamente dal codice penale: dagli 8 ai 15 anni per devastazione e saccheggio (reato introdotto dal fascismo, col codice Rocco del 1930, articolo 419 C.P.), dai 7 ai 12 anni per il tentato omicidio (articolo 56 C.P.). Oltre ai 18 rinviati a giudizio, ci sono altri 7 che sono stati prosciolti dal Gup.


In un’udienza lunghissima, apertasi alle 9 e chiusasi alle 19, con 12 parti civili e una trentina di avvocati difensori, il pm Minisci ha parlato di “pericolo terrorismo” e “della vergogna più grande per Roma e per l’Italia”, a proposito dei fatti del 15 ottobre. Più di un difensore ha fatto notare che il gip Amoroso ha negato la richiesta di misure di custodia cautelare: una decisione che dimostrerebbe come gli imputati non sono quei soggetti ad alta pericolosità sociale descritti dai reati gravissimi dei quali sono accusati. Alcune arringhe difensive si sono invece appellate al principio del ne bis in idem, ovvero che non si può processare due volte una persona per lo stesso fatto. Un principio che, in caso di condanna in primo grado e in appello, potrebbero far valere soprattutto in Cassazione. Il dibattimento ruoterà intorno alle foto: non essendo stato arrestato nessuno degli imputati in flagranza di reato, né fotografato a viso scoperto mentre compie un reato, tutto sarà affidato all’interpretazione del giudice.
Data la gravità dei capi d’accusa, una condanna – anche con tutte le attenuanti – implicherebbe molti anni di carcere per i 18 imputati. Il loro rinvio a giudizio è passato più o meno sotto silenzio, ma una sentenza che accolga le richieste del pm susciterebbe nuove polemiche. Come nel caso del G8 di Genova, dei fatti della Scuola Diaz, della caserma di Bolzaneto, dell’omicidio di Gabriele Sandri, di Federico Aldrovandi e nel caso di Paolo Scaroni, ancora una volta chi danneggia le cose verrebbe punito molto più severamente di chi tortura o uccide le persone.

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