sabato 15 gennaio 2011

Solidarietà con le rivolte per il pane e il lavoro in Algeria e Tunisia


Proletari comunisti esprime il massimo sostegno alle masse proletarie e popolari di Algeria e Tunisia che sono in rivolta per il pane e il lavoro contro i regimi reazionari, asserviti alla borghesia algerina e all'imperialismo francese ed occidentale in genere.La polizia e l'esercito sparano e uccidono a Tunisi e Algeri, ma la rivolta non si arresta!
La rivolta proletaria e popolare che da giorni si sviluppa in Tunisia ed Algeria con la larga partecipazione di giovani studenti e lavoratori rappresenta un forte segnale di riscossa contro i regimi di questi paesi asserviti e complici dell’imperialismo in primis quello francese e italiano.
In questi paesi la borghesia locale al potere fa affari con le borghesie imperialiste svendendo le risorse nazionali come il petrolio mentre il popolo vive nella miseria, in Tunisia il 70% della popolazione è formata da giovani di cui il 30% è disoccupata. A tutto questo si aggiunge l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità come pane e olio che rende veramente difficile la sopravvivenza della popolazione.
In queste condizioni l’unica alternativa per i giovani maghrebini dovrebbe essere quella di lasciare il loro paese in cerca di fortuna, ma per dove?
I giovani maghrebini che giungono in Italia o in altri paesi dell’UE trovano ad “accoglierli” leggi razziste, vengono rinchiusi in centri di detenzione e veri e propri lager chiamati CIE con la sola colpa di essere “clandestini”. Alcuni giovani intervistati in questi giorni hanno dichiarato che dopo aver studiato ed essersi laureati in Tunisia preferiscono rimanere nel proprio paese che non da loro un futuro piuttosto che intraprendere un viaggio con il rischio di morire in mare o di essere imprigionati per niente o finire a fare il lavavetri nelle nostre città.
Dopo le rivolte dei giovani nel cuore dell’Europa imperialista da Atene a Londra, da Parigi a Roma adesso anche i giovani del Maghreb sfidano a testa alta lo stato per chiedere i loro diritti basilari come lavoro e pane.

Tutto è incominciato quando al giovane Mohamed Bouazizi di 26 anni laureato ma venditore ambulante, la polizia ha sequestrato il suo carretto con la merce, la scelta estrema è stata quella di cospargersi di benzina e darsi fuoco.
Quello che viene in mente è parallelismo con Norman Zarcone, giovane palermitano plurilaureato che è arrivato alla stessa scelta estrema, buttandosi nel vuoto dalla facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, dopo essersi reso conto che nonostante avesse tutte le carte in regola questo sistema non gli avrebbe garantito un futuro dignitoso.
Davanti a tutto questo scempio sociale prodotto dal sistema capitalista, la rivolta dei giovani maghrebini è giusta e sacrosanta.
Il presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali ha ordinato la chiusura di scuole e università e ha definito i giovani ribelli “terroristi”. Terroristi sono i governi della borghesia che impongono al popolo una vita di stenti e che hanno ordinato ai loro servi in divisa di sparare sulla folla, solo in Tunisia ci sono stati quasi 100 morti, il governo locale ha censurato tutto ciò parlando di 20 morti e dichiarando che la polizia ha sparato per legittima difesa. Sappiamo dai media indipendenti e dai blog locali che sono tutte falsità!
Anche in Algeria dal 5 gennaio è scoppiata la rivolta per gli stessi motivi e anche li la risposta del governo è stata analoga a quella del governo tunisino.

La nostra solidarietà verso questa rivolta deve necessariamente avere come obiettivo principale della nostra lotta il governo Berlusconi, fedele alleato di questi regimi in quanto partner economico. In questo le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Frattini sono andate ben oltre le ipocrite dichiarazioni dei funzionari U.S.A. che hanno condannato formalmente la repressione e le violenze come se fossero sullo stesso piano. Frattini ha dato pieno appoggio al regime tunisino dichiarando di: "condannare senza se e senza ma ogni forma di violenza contro civili innocenti, ma anche di sostenere un governo come la Tunisia che ha pagato un prezzo di sangue per il terrorismo: noi siamo sempre dalla parte della lotta al terrorismo".

Davanti alla censura e alle falsità dei media italiani è necessario estendere l’informazione e la solidarietà su questa questione tra gli studenti, gli operai e i lavoratori perché si prenda coscienza che qui come in Tunisia per far si che non si paghi la crisi dei padroni ci vogliono decine e centinaia di queste rivolte che rappresentano un primo passo verso la rivoluzione politica e sociale per mettere fine a questo barbaro sistema basato sul profitto dell’uomo sull’uomo.

Circolo proletari comunisti Palermo Red Block

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