Chile, la marcha estudiantil torna ad infiammare Santiago
Una nuova marcha estudiantil, le manifestazioni studentesche che si
susseguono da più di due anni in Cile per rivendicare un'educazione
pubblica, gratuita e di qualità, è tornata a riempire le strade di
Santiago nella giornata di ieri. Si è trattato della quarta marcha a
livello nazionale dall'inizio dell'anno e l'adesione ai cortei è stata
ovunque massiccia, soprattutto nella capitale dove in piazza si
contavano più di 100.000 persone tra studenti delle scuole superiori e
universitari.
La manifestazione, convocata dalle maggiori sigle delle associazioni
studentesche, arriva a pochi giorni dalle votazioni per eleggere i
candidati unici per gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra
che concorreranno alle elezioni di novembre per la successione al
governo di Pinera. L'imminenza delle votazioni ha portato moltissimi
studenti a decidere di occupare da un paio di settimane una trentina di
scuole di Santiago che da venerdì verranno adibite a seggi elettorali, a
sottolineare la propria distanza e sfiducia verso l'intera classe
politica attuale e preparando il terreno alla mobilitazione di ieri.
La giornata di lotta è partita alle prime ore del mattino proprio dalle
scuole occupate e dalle facoltà cilene: tutt'attorno agli edifici
scolastici e ai campus sono state erette barricate poi date alle fiamme
che hanno completamente paralizzato la città in vista dell'inizio dello
sciopero studentesco.
Oltre a ricevere il sostegno delle sigle di rappresentanza dei
professori, la giornata di ieri ha visto come tratto inedito
l'estendersi della protesta anche ad altre categorie di lavoratori, in
particolare ai minatori e ai portuali che in mattinata hanno bloccato
l'accesso ai principali giacimenti di Santiago in solidarietà con gli
studenti per poi raggiungerli in piazza.
In occasione della manifestazione erano stati lanciati diversi
concentramenti in diversi punti della città dai quali sono partiti tre
cortei distinti che si sono riuniti in un'unica grande manifestazione
lungo la Alameda, l'arteria principale di Santiago. Qui sono scoppiati
scontri tra gruppi di manifestanti, gli encapuchados, eterogenea
composizione giovanile che dall'inizio del movimento anima puntualmente
le giornata di lotta e contro cui media e governo non mancano mai di
scagliarsi per tentare di dividere la protesta studentesca in buoni e
cattivi o in 'veri studenti' e giovani che a loro dire non avrebbero
niente a che fare con le rivendicazioni sull'educazione. La rabbia della
manifestazione si è indirizzata contro camionette, blindati e negozi e
ha scatenato la reazione della polizia che ha attaccato il corteo con un
uso massiccio di gas lacrimogeni e con il getto degli idranti.
La giornata si è poi conclusa in piazza Los Heroes; manifestazioni e
scontri si sono tenuti anche a Valparaiso, Concepcion e Calama.
Al termine della marcha estudiantil non si è fatta attendere la minaccia
di ritorsioni e di un'ulteriore stretta della repressione da parte del
primo ministro Pinera, il quale ha annunciato di voler sottoporre al
Congresso una nuova legge sull'ordine pubblico che permetta alla polizia
di effettuare fermi e identificazioni preventive in occasione delle
manifestazioni.
Pinera ha anche intimato agli studenti di abbandonare le occupazioni
entro domani, il giorno di apertura delle votazioni, minacciando in caso
contrario l'intervento militare nelle scuole: una richiesta che è stata
ovviamente rifiutata in blocco dagli occupanti e già si preannunciano
momenti di resistenza nelle varie scuole di Santiago.
venerdì 28 giugno 2013
domenica 16 giugno 2013
MESSAGGIO ALLA CONFERENZA DEGLI STUDENTI E GIOVANI RIVOLUZIONARI CANADESI
Cari compagni
È con grande gioia che salutiamo
la vostra conferenza.
Una enorme distanza geografica ci
separa. ma siamo molto vicini alla vostra lotta in senso teorico, politico e
ideologico.
Il movimento studentesco in
Quebec in generale e la sua sezione rivoluzionaria in particolare, è stato un
esempio per tutto il mondo e ha travalicato i vostri confini nazionali e
statali.
L’imperialismo mentre attraversa
la sua crisi strutturale cerca di uscirne traendo ancora più vantaggio dallo
sfruttamento dei mercati dei paesi oppressi e inasprendo lo scaricamento della
crisi sul proletariato e le masse popolari in generale al proprio interno.
Così uno studente italiano
leggendo il vostro appello ha davanti a se la descrizione di ciò che avviene
all’istruzione italiana: tagli su tagli e tasse su tasse con l’obiettivo di
rendere l’università sempre più classista a favore dei figli della borghesia. A
questo si aggiunge la situazione dei giovani nel nostro paese con una
disoccupazione giovanile arrivata a oltre il 30%.
I figli del proletariato hanno un futuro incerto, con la prospettiva
di disoccupazione e miseria.
Qualsiasi governo della borghesia
al potere attua le “riforme” che vanno sempre nella stessa direzione, non
importa se essi siano di destra o di “sinistra”. Per questo innanzitutto gli
studenti hanno il dovere di smascherare queste manovre utilizzanti il
cretinismo parlamentare e dire forte e chiaro che l’unica soluzione è la
rivoluzione!
Nel fare questo lavoro il primo
ostacolo sono le organizzazione studentesche riformiste anche se alcune di esse
si coprono di fraseologia simil-rivoluzionaria o radicale. Esse contestano le
riforme reazionarie senza contestare il sistema sociale che le produce, a volte
ne chiedono il ritiro o propongono auto-riforme” sempre all’interno di questo
sistema capitalista.
I giovani studenti e
rivoluzionari canadesi con questa seconda conferenza contribuiscono allo
sviluppo del movimento rivoluzionario non solo in Canada, ma nei paesi
imperialisti in generale.
in Italia
in questo momento il movimento studentesco è in stand-by, lavoriamo per
cambiare questa situazione. Come successo nel vostro paese, anche in Italia
quando decine di migliaia di giovani sono scesi in piazza a Roma il 14 dicembre
2010 e il 15 ottobre 2011, la borghesia ha tremato per un attimo per l’enorme
fiammata sprigionata dai giovani che hanno respinto sul campo l’apparato
militare della repressione mettendolo in quelle giornate in grande
difficoltà.
Se la prateria non si è
incendiata è perché manca ancora una organizzazione rivoluzionaria
sufficientemente forte ed estesa tra i
giovani
Puntiamo e lavoriamo giorno dopo giorno con la
convinzione che il futuro ci appartiene!
Per questo vi auguriamo un buon
lavoro!
Viva la lotta rivoluzionaria
degli studenti canadesi!
Viva la gioventù proletaria
ribelle!
Abbasso i governi della
borghesia!
Viva il
marxismo-leninismo-maoismo!
Viva la rivoluzione proletaria
mondiale!
ENGLISH VERSION
We greet
your conference with great joy.
A huge geographical
distance separates us, but we are very close to your struggle in a theoretical,
political and ideological sense.
The student
movement in Quebec in general and its revolutionary section in particular, has
been an example for the whole world and has gone beyond your national and state
borders.
Imperialism
as it passes through its structural crisis growing out of it by taking more
advantage from the exploitation of oppressed country markets and tightening the
unloading of the crisis over the proletariat and the masses in general inside
imperialist countries.
So an
Italian student reading your appeal has before him a description of what
happens to italian education: cuts on cuts and taxes on taxes with the goal of
making the university more and more classist for benefit the children of the
bourgeoisie. Added to this is the situation of young people in our country with
a youth unemployment reached over 30%.
The
children of the proletariat have an uncertain future, with the prospect of
unemployment and poverty.
Any ruling government
of the bourgeoisie implements the "reforms" that go in the same
direction, no matter whether they are rightwing or "leftwing."
For this,
first of all the students have a duty to expose these maneuvers utilizing
parliamentary cretinism and say loud and clear that the only solution is
revolution!
In doing
this work, the first obstacle are reformist student organizations even if some
of them are covered with phraseology-like revolutionary or radical. They
challenge the reactionary reforms without challenging the social system that
produces them, sometimes ask its withdrawal or proposes “self-reform
"always within this capitalist system.
The young
students and revolutionary Canadians with this second conference contribute to
the development of the revolutionary movement not only in Canada but in the
imperialist countries in general.
In
Italy at this time the student movement is in stand-by, we are working to
change this situation. How to succeed in your country, even in Italy when tens
of thousands of young people took to the streets in Rome on 14 December 2010
and 15 October 2011, the bourgeoisie trembled for a moment the huge blaze
emitted by young people who rejected on the field the military apparatus of
repression by putting it in big trouble in those days.
If the
prairie is not burned is because there isn’t still a revolutionary organization
sufficiently strong and extensive among youth.
We
strive and work day after day with the belief that the future belongs to us!
For this we
wish you a good work!
Long live
the revolutionary struggle of Canadian students!
Long live
the proletarian youth rebel!
Down with
the governments of the bourgeoisie!
Long live
Marxism-Leninism-Maoism!
Long live
the proletarian revolution!
Red Block
Italy
12/06/13
Lettera aperta del Partito comunista rivoluzionario ai partecipanti alla seconda conferenza della gioventù studentesca rivoluzionaria
Saluti a tutti i compagni
e a tutte le compagne presenti!
Con l'occasione di questa
seconda conferenza e in nome di tutti i sostenitori del Partito comunista
rivoluzionario (PCR) in Canada, noi vogliamo salutare il lavoro compiuto nel
corso dei mesi scorsi per la mobilitazione di nuove forze e gli sforzi per fare
esistere in un campo studentesco un movimento di tipo nuovo, unificatore e
rivoluzionario, che noi speriamo si moltiplichi da un punto all'altro del
paese. Noi sappiamo che questi sforzi organizzativi non stanno che per
cominciare. Ma è già immenso che ci poniamo il compito di affrontarlo!
È con questo spirito che
all'occasione della tenuta di questa seconda conferenza della gioventù
studentesca rivoluzionaria, i compagni del PCR vogliono sottomettere gli
elementi di analisi seguenti – molto sommari! - all'attenzione dei
partecipanti. Noi speriamo anche di arricchire la discussione nei diversi
laboratori e unire i compagni intorno ad una comprensione comune del contesto
politico nel quale la conferenza tiene i suoi lavori.
Una nuova lotta di classe
è in marcia...
In Canada, come nella
stragrande maggioranza dei paesi imperialisti, la borghesia e le sue
istituzioni supposte “democratiche” sono in degenerazione. Il capitalismo vive
una serie di crisi maggiori – che sono infatti una sola e stessa grande crisi.
Non è una grande nuova crisi. Ogni giorno, vediamo i grandi capitali, oggi in
Europa, domani negli Stati Uniti e qui in Canada, imporre le misure più
drastiche – chiusura delle fabbriche e delocalizzazioni, rialzo drammatico dei
costi dei servizi alla popolazione – con il risultato di un impoverimento
generalizzato, del tasso di disoccupazione e un indebitamento ovunque in
rialzo, ecc.
La democrazia parlamentare,
con il suo circo elettorale e i suoi partiti intercambiabili, è arrivata alla
fine delle sue possibilità e diventa ogni giorno più evidente che non serve che
a proteggere il potere dei capitalisti e della borghesia contro gli interessi
dell'immensa maggioranza della popolazione.
Davanti questo stato di cose,
in Canada come ovunque, si è manifestata la resistenza, con diversi gradi, ma
più spesso spontaneamente, adottando in un primo tempo delle nuove forme di
lotta e opposizione, e fuori dei quadri tradizionali della lotta sindacale o
elettorale. È scoppiata nelle strade di Tunisi e in piazza Tahrir in favore
della primavera araba, senza alcuna preparazione e con sorpresa generale. Ha
preso la forma dei movimenti “occupy”, in Spagna prima, prima di diffondersi e
di esprimere l'indignazione di un numero crescente di emarginati nati
dalla crisi mondiale. Più vicini a noi, si è visto esprimersi sempre più
liberamente nelle strade di Toronto al G20 nel 2010, come al Primo Maggio –
soprattutto a Montréal – dove le manifestazioni anticapitaliste e
rivoluzionarie mobilitano ormai tante persone quanto le manifestazioni del
movimento sindacale. E poco dopo la primavera scorsa, gli studenti e
studentesse in Quebec hanno impiegato delle forme di lotta inedite e hanno
sfidato la repressione e le leggi speciali per condurre una mobilitazione
storica senza precedenti. Il tutto fuori dalle forme classiche di
“negoziazioni” piuttosto burocratiche, alle quali sono stati abituati per
almeno 20 anni...
alla luce di questa realtà –
la crisi in crescita del capitalismo da una parte, l'apparizione di nuove forme
di lotta dall'altra – si possono fare diverse constatazioni.
1.
davanti questo stato
di crisi quasi permanente del capitalismo, le organizzazioni “legali e
riconosciute” dalla borghesia (sindacati, associazioni studentesche, gruppi
comunitari o popolari), e che parlano in nome dei proletari sono sempre meno
capaci di ottenere nessun tipo di risultato, neanche in materia di
rivendicazioni immediate “realiste”. Le forme di lotta che questi propongono
sono insufficienti per opporsi come bisognerebbe al potere borghese.
2.
nuove forme di
resistenza vedono dunque la loro nascita,
per rispondere alle nuove realtà derivanti dal capitalismo mondiale. In ogni
periodo storico, le masse sfruttate scoprono e inventano spontaneamente nuove
forme di tattica di lotta. Non tutte sono uguali, qualcuna attraverserà in modo
migliore i tempi rispetto ad altre.
3.
Allo stesso modo,
queste nuove lotte di resistenza spontanee non possono da sole rovesciare il
sistema borghese e sfidare il capitalismo. Certuni hanno sempre voluto
credere che il capitalismo sia destinato
a crollare da solo e che la rivoluzione, o la grande trasformazione, sorga
spontaneamente da una crisi sociale particolarmente acuta. Si è visto, le cose
non succedono esattamente così. Quindi, non è il caso che tali crisi erano
'carenti' nel corso dei due anni precedenti. In effetti, diversi movimenti hanno
minato il potere della borghesia, in particolare quei movimenti in Medio
Oriente. Nella migliore delle ipotesi, tuttavia, il risultato è stato la
sostituzione di un partito vecchio, corrotto e disonesto da un altro,
conservando ogni volta il vecchio apparato statale, l'antico potere dei ricchi
contro l'immensa maggioranza dei poveri. Su una scala diversa e in condizioni
molto differenti (non dimentichiamo che era prima di tutto una lotta contro
l'aumento tasse universitarie), lo sciopero degli studenti del Québec,
soprannominato il "Maple Primavera" del 2012, per esempio, non
potrebbe di per sé trasformare e sconfiggere la borghesia, non importa quanto
esemplare sia la lotta. Nonostante il suo carattere esemplare, la lotta non era
in grado di produrre risultati migliori rispetto alla sostituzione di un
partito borghese con un altro.
E’
stato, tuttavia, esemplare: dalle sue nuove
forme di lotta, alle sue azioni quotidiane implacabili che sconvolgono le
"concordate" regole stabilite dalla tradizione sindacalista;
esemplare nel suo carattere di massa e dei suoi nuovi esperimenti in
democrazia, esemplare nella sua aperta sfida l'eccezionale / "leggi speciali."
Abbiamo visto il rifiuto del movimento di piegarsi sotto i diktat del partito
liberale allora in carica, che ha ulteriormente indebolito e screditato quel
partito, e, allo stesso tempo, la stessa democrazia parlamentare e borghese.
Infine, la lotta degli studenti è stata esemplare, perché ha dimostrato che i risultati,
per quanto modesti, potrebbero essere strappati alla borghesia, qualcosa che
non abbiamo visto per un tempo molto lungo.
Questa
è stata una lotta educativa, perché per molti, la grandezza del movimento
prefigura una vera e propria ondata di marea sociale a venire e, chissà,
l'inizio di una rivoluzione, forse ... In definitiva, tuttavia, la
controffensiva della borghesia, che ha preso la forma di indire un’ elezione,
ha portato rapidamente una gran parte del movimento di abbandonare tutte le
prospettive a parte quella di sconfiggere i liberali in queste elezioni, e di
recuperare una grande sezione di studenti militanti nelle iniziative elettorali
del Québec Solidaire (un altro partito politico borghese).
Le
conquiste sociali strappate a causa di questa lotta sono state in parte
rovinate da questo ritorno alle urne, e ripristinando così l'impiallacciatura
"democratica" della democrazia parlamentare.
Questo rapido abbandono di altre forme
di lotta per il beneficio della propaganda elettorale, si spiega con l'assenza
o la debolezza e di attività rivoluzionaria dall'estrema sinistra (e includiamo
noi stessi qui!) Tra gli studenti e nei quartieri proletari o, in ogni caso,
l'impossibilità di sfruttare ed unificare le sue forze e le sue idee in un
movimento forte e visibile. Essa ha
anche rivelato, nonostante le ben chiare manifestazioni anti-borghesi (cioè le
proteste di massa a sostegno degli studenti, cortei nel quartiere 'casseroles'),
che la "capacità pratica e politica" del proletariato di agire sono
molto deboli e che le sue proprie organizzazioni politiche rimangono quasi
inesistenti.
4.
Le più
"rivoluzionarie" delle condizioni possano essere soddisfatte, ma se
le centinaia, migliaia, milioni di proletari, vittime di sfruttamento
capitalistico, non accumulano i mezzi
politici e pratici da preparare per il cambiamento sistemico e per conquistare
il potere, possiamo riposare sicuramente, come Lenin ha osservato, che la
borghesia, con i suoi apparati, non cadrà mai a meno che non si rovesci. Questi
mezzi politici e pratici sono in particolare il partito d'avanguardia e forti organizzazioni di massa con un vero
spirito proletario, radicalmente anti-borghesi in natura, e guidate dalla
prospettiva di condurre la lotta generale contro il capitalismo. Negli ultimi
due anni, abbiamo assistito a troppe occasioni mancate da parte delle forze
rivoluzionarie di tutto il mondo, le forze che hanno trascurato di costruire
tali organizzazioni. Nel forgiare questo non dobbiamo perdere più di queste
opportunità.
Una nuova lotta di classe è in divenire, ma ha bisogno
di nuove organizzazioni, nuovi movimenti.
Questo era il sentimento del
2 ° Congresso canadese rivoluzionario, organizzato dal PCR-PCR e tenutosi a
Toronto nel mese di dicembre 2010. Abbiamo pubblicato un invito a tutti i
militanti in tutto il paese per organizzare, per dibattere le idee maoiste che
sono, a nostro avviso, le più appropriate a livello strategico per far
progredire la lotta rivoluzionaria in Canada.
Il nostro partito ritiene che sia nostra responsabilità di provocare e di
avviare le capacità politiche e pratiche del proletariato. L'esistenza
stessa del nostro partito è inscritta in questo obiettivo. Inoltre,
l'iniziativa di far appello per una prima conferenza studentesca rivoluzionaria
lo scorso dicembre 2012 ha risposto a quello stesso imperativo, molto simile al
progetto di conferenze simili ancora che si terrà nel campo dei lavoratori e tra
le donne proletarie. Sopra e al di là del partito, i movimenti che raccolgono
masse (studenti, lavoratori, femministe proletari, ecc) devono esistere e
devono sviluppare in tutte le aree le più grandi capacità di lottare, di
confrontarsi con lo stato borghese e di educare e impegnarsi in battaglie
politiche . Queste prospettive sono quelle che ci permettono di demarcare il
lavoro dei movimenti rivoluzionari, soprattutto nell'ambiente studentesco. E 'più che mai necessario per il
proletariato di agire come una singola classe e di formare un’opposizione
organizzata contro la borghesia, non solo per resistere agli attacchi
attuali, ma per preparare le prossime lotte, per collegare e unificare queste
lotte, per fornire la mezzi politici per rovesciare il potere della borghesia e
per costruire nuove forme di potere popolare.
L'opposizione di classe
organizzata deve essere costruita in tutti gli ambienti proletari, siano essi
immigrati, giovani, donne, le Prime Nazioni, Inuit e Metis, e tra gli ambienti
studenteschi proletarizzati.
La gioventù
nel Settore studentesco deve riunire tutte le condizioni e accelerare il ritmo
di creazione di vari movimenti rivoluzionari.
Dobbiamo superare la pratica
riformista, al fine di sviluppare le organizzazioni e i movimenti che si piazzeranno
risolutamente al di là del quadro imposto dalla borghesia.
Per superare queste forme
tradizionali, i militanti che si definiscono anti-capitalisti e che vogliono
rivoluzionare la società attuale hanno un compito ambizioso: creare e mettere a punto, in tutti gli
ambienti (le donne, i lavoratori, i popoli nativi, studenti e giovani) nuove organizzazioni che rifiutano il
quadro giuridico imposto dalla borghesia, e che inseriranno le loro lotte
all'interno della lotta generale per rovesciare la borghesia e costruire un
nuovo potere popolare. Alcune organizzazioni saranno certamente
profondamente coinvolte nelle lotte immediate, che sono quelle che servono le
masse più sfruttate. Tuttavia, allo stesso tempo, queste organizzazioni devono
inventare prospettive a lungo termine, fornendo istruzioni su idee
rivoluzionarie (idee Maoiste), partecipando alla lotta politica generale di
strappare il proletariato dal dominio delle idee borghesi in tutti gli ambiti
della loro vita
(dalla democrazia farsa,
dalla mercificazione e privatizzazione dei bisogni più elementari, ecc), e
contribuendo con nuove idee sulla democrazia e il potere delle persone ancora
da stabilire.
Nella loro forma e nelle loro
attività politiche, i differenti movimenti proletari e rivoluzionari che
vogliamo iniziare si iscrivono in una tale prospettiva. Un movimento è molto più di una semplice organizzazione di
individui in un gruppo definito: è un'attività politica costante, una pratica
di educazione e di azione tra le masse, con lo scopo di moltiplicare le forza e
di allargarle senza sosta. È lo sviluppo di una pratica politica indipendente
dalle associazioni ufficiali (sindacali, studentesche, comunitarie). È
partecipando attivamente alle lotte che si guidano – quando sono giuste e non
burocratiche -, che le/i militanti rivoluzionari si organizzano con i loro
volantini, i loro materiali e le loro proposizioni/rivendicazioni. Essi cercano
di introdurre attraverso queste rivendicazioni delle prospettive più generali e
in legame col proletariato.
In ragione della
disponibilità degli individui che vi circolano, della loro energia, della loro
grande concentrazione e uno stesso luogo e della loro apertura alle nuove idee,
i giovani nella comunità studentesca riuniscono tutte le condizioni per creare,
da ora e rapidamente, tali movimenti rivoluzionari nel numero più alto di
istituzioni scolastiche possibile. La realtà studentesca permette, infatti, la
circolazione rapida delle idee rivoluzionarie e facilita la loro discussione.
La mobilità dei giovani che vi si ritrovano e il loro passaggio transitorio in
una istituzione scolastica esigono di fare di più... in poco tempo!
Gli studenti e studentesse,
militanti rivoluzionari devono entrare in forme di lotta nuove, sostenerle e
parteciparvi senza riserva. Ma a differenza delle associazioni sindacali studentesche
tradizionali, questi militanti rivoluzionari devono sviluppare in seno alle
masse studentesche le capacità politiche e pratiche al servizio della lotta
politica generale contro la borghesia e le idee che essa diffonde; accumulare
le forze rivoluzionari in un veritiero movimento (studentesco e rivoluzionario)
che permetterà di superare il limitato quadro delle lotte immediate, per fare
sì che queste lotte preparino la via a una più generale, contro il capitalismo
e per il suo rovesciamento.
La domanda sarà dunque sempre
questa. Nell'attività e le parole d'ordine di un tale movimento, come fare per
far sì che questa o quella lotta sviluppi le capacità rivoluzionarie delle
masse studentesche, piuttosto che la loro sottomissione alla borghesia? In una
lotta, qualsiasi sia, quale appello farà in modo da rinforzare il nostro campo
contro quello dei capitalisti dello Stato reazionario? Quali rivendicazioni
permettono di unirci attorno agli elementi più sfruttati? Accettare la
negoziazione con lo Stato e il suo apparato, o rifiutare la sua trappola?
Restare disorganizzati davanti la repressione che va sempre più allargandosi o
prepararsi meglio e fronteggiarla per le strade? La partecipazione alle
elezioni, o il loro boicottaggio? Ecc.
E quale attività permette di
fare avanzare le idee comuniste e della rivoluzione, piuttosto che quelle della
borghesia dominante?
Quando si tratta di legare la teoria alla strategia e
all'azione, la linea di massa nel campo studentesco significa, tra le altre
cose, la necessità di legarsi con gli studenti proletari, laddove essi si
ritrovano massicciamente.
L'università educa alle idee
borghesi in primo luogo e sopra ogni cosa. I campi studenteschi universitari
non sono dei campi proletari, lungi dall'esserlo. Infatti, la proporzione di
studenti di origine proletaria diminuisce senza sosta fino a raggiungere il suo
minimo nel campo universitario. E nonostante questo, molto spesso si ritrovano
gli elementi più articolati. È li che si ritrovano molti alleati potenziali
della rivoluzione.
Ma l'origine piccolo-borghese
di una larga maggioranza di universitari fa sì che essi ne abbiano spesso gli
attributi: una vera ignoranza del quotidiano dei proletari e delle persone
povere; una tendenza a intellettualizzare e a sviluppare la teoria senza
legarla a una pratica reale. La tendenza a privilegiare l'individualismo e le
loro concezioni, a dispetto delle opinioni o punti di vista che ispireranno le
masse.
Il lavoro d'inchiesta e
l'attività in direzione delle scuole secondarie e delle scuole
professionalizzanti sono indispensabili perché si possa apprendere circa la gioventù
proletaria, la sua realtà, le sue difficoltà, i suoi bisogni e le sue
aspirazioni. È in questo lavoro che nascono le rivendicazioni popolari e che si
può verificarne la giustezza. Abbiamo dunque delle sfide mentre si spera di
legare la teoria alla pratica. Fare esistere, in tutte le istituzioni scolari,
dei punti di vista rivoluzionari che si iscriveranno in una pratica reale;
farne dei luoghi di educazione alle idee comuniste, maoiste; dei luoghi di
apprendimento alle nuove forme di lotta; dei luoghi per apprendere come
“servire il popolo” e dove sviluppare una linea di massa a servizio dei più
sfruttati; un luogo di attività e di unificazione politica intensa, di
raggruppamento e di mobilitazione. Fondati su una pratica reale d'inchiesta e
di messa al servizio delle masse, tali
movimenti in campo studentesco non hanno
alcuna ragione di burocratizzarsi.
La moltiplicazione di un
lavoro studentesco rivoluzionario (volantini comuni, manifesti comuni, campagne
comuni) in più istituzioni scolastiche
possibili è un obiettivo cruciale. Piuttosto che consacrare troppo tempo
alla costituzione di strutture in ognuna, bisogna cominciare con ciò che si ha,
cioè l'unità intorno a dei principi comuni. Qualche volta, è una sola persona
in un cégep o in una scuola secondaria che può attaccare manifesti, distribuire
dei volantini, esprimersi in un'assemblea, organizzare dei piccoli incontri. I
problemi strutturali nascono necessariamente e devono essere risolti, una volta
che i movimenti si saranno sufficientemente sviluppati.
Osare lottare, osare vincere: ribellarsi è giusto!
Ogni volta che noi osiamo
sollevarci e sfidare la borghesia e i suoi diktat, essa risponde con la
polizia, la sua giustizia e tutto il suo arsenale repressivo. In Canada, le
mobilitazioni intorno alla tenuta del G20 a Toronto hanno marcato una svolta
decisiva nell'accentuazione della repressione poliziesca e del diritto di
manifestare. Solo nel quadro del recente sciopero studentesco del Quebec, i
corpi di polizia hanno proceduto a più di 3500 arresti e/o controlli dei
documenti a scala provinciale, di cui più di 2000 a Montréal.
Più recentemente, il
regolamento P6 a Montréal ha reso illegale tutte le manifestazioni di cui il
tragitto non è stato prima presentato alla polizia... con il risultato dell'arresto massiccio di
centinaia di manifestanti dopo la sua adozione (il primo maggio a Montréal la
polizia ha proceduto a 447 arresti per “assembramento illegale”).
Prima dello sciopero
studentesco, si è visto in Canada l'apparizione di una nuova equipe integrata
per la sicurezza nazionale, che raggruppa elementi di differenti corpi
polizieschi, con sedi a Montréal, Québec, Ottawa e Toronto. Quest'équipe
composta particolarmente dai poliziotti della GRC, dell'SQ, della polizia di
Montréal e del SCRS, cerca attivamente di accumulare “intelligence” sulle
differenti risorse militanti “radicali”. Attraverso l'intimidazione e le
minacce, ha interpellato dozzine di militanti in Quebec, invitandoli uno per
uno a denunciare gli altri. Ha cercato di infiltrarsi nei movimenti con degli
indicatori e informatori. Ha proceduto a perquisizioni nelle case dei
militanti, e anche in un'associazione studentesca (al cégep di Sainte-Thérèse).
Bisogna notare che il PCR è stato un particolare obiettivo in queste
operazioni.
La polizia e la giustizia
borghese cercano di trattare l'opposizione politica, e particolarmente le/i
militanti rivoluzionari, come criminali.
Non bisogna farsi
sorprendere! Noi vogliamo far tremare il suo potere. Noi vogliamo trasformare
le cose. Questa sorveglianza e questa repressione, dopo 150 anni e più, sono i
destini di tutti i rivoluzionari, in tutti i paesi e in tutte le epoche.
Bisogna non temerne, ma prepararsi meglio e utilizzarli nella lotta politica.
Noi dovremo guidare le prossime campagne in modo più offensivo per esporre le
tattiche poliziesche contro i militanti e denunciare l'ambiente falsamente
democratico. Noi non dobbiamo cedere alle intimidazioni e alle molestie. Noi
dobbiamo al contrario comprendere che la borghesia ha paura! Essa teme per il
suo potere. Essa ci crede più di quanto lo creda il proletariato stesso!
Cercando di mettere una museruola, fa accrescere la resistenza contro il suo
potere e le nostre idee di rivoluzione... sta a noi di utilizzare le sue
tattiche di intimidazione a nostro vantaggio, e di esporre il ruolo della
macchina poliziesca nel mantenimento del potere borghese marcio.
In questo contesto, è
necessario denunciare e chiamare tutti i militanti di tutti i campi a rifiutare
le partecipazioni e gli inviti a testimoniare o a partecipare a qualsiasi altra
cosa a questo lavoro d'inchiesta poliziesca e di denuncia dei militanti. A
questo proposito, la “commissione speciale sulle manifestazioni della printemps
érable (nome dato al movimento
studentesco di Montreal, n.d.t.)” messa in piedi recentemente dal governo
del Partito Québecois non mira che a questo, cercando di isolare gli aspetti
più radicali della lotta per criminalizzarli e addossare la colpa a qualche
rivoltoso. Avendo particolarmente per mandato quello di “analizzare le
circostanze delle manifestazioni e delle azioni di perturbazione”, la
commissione vuole capire come evitare in futuro “un tale deterioramento del
clima sociale”. Noi vogliamo al contrario fare di tutto affinché questo
ricominci!
In conclusione...
Abbiamo l'urgenza, per tutti
i militanti che criticano e denunciano questo sistema, di chiarire le nostre
prospettive di lotta e di unificare le nostre forze intorno a migliori idee per
fare avanzare la rivoluzione in Canada. Per il PCR, questa prospettiva è quella
della rivoluzione socialista.
Noi intendiamo condividere e
pubblicare presto le tesi della nostra organizzazione circa la strategia
proposta per arrivarci, al fine di discuterle con l'insieme delle lotte
militanti rivoluzionarie e radicali nel paese. Tuttavia, le condizioni di lotta
e la congiuntura attuale ci impongono, a noi come alle migliaia di militanti
che aspirano a combattere questo sistema, di sviluppare da ora una pratica
nuova per rispondere agli attacchi crescenti dei capitalisti e dello Stato
borghese.
Con l'occasione di questa
seconda conferenza della gioventù studentesca rivoluzionaria, possiamo già
sottolineare importanti risultati. Al primo incontro di dicembre, sono state
discusse delle analisi preliminari e delle – modeste- proposte sono state
adottate, costituendo una base di principio importante sulla quale i differenti
movimenti studenteschi rivoluzionari sono chiamati a svilupparsi.
Noi pensiamo che queste idee
e le discussioni che proseguiranno nel corso di questo weekend arricchiranno
ancor più il dibattito e soprattutto permetteranno di gettare le basi pratiche
dei movimenti studenteschi rivoluzionari, al fine di moltiplicarci nel più
grande numero possibile di istituzioni scolastiche. Ma più importante ancora,
la conferenza esprime la volontà condivisa e entusiasmante di lottare, non
solamente per la gioventù ma a fianco di tutti i nostri fratelli e sorelle del
proletariato, per trasformare questo sistema marcio e organizzare la nuova
società che noi sogniamo.
IL COMITATO CENTRALE DEL PARTITO
COMUNISTA RIVOLUZIONARIO (CANADA)
15 GIUGNO 2013
sabato 15 giugno 2013
giovedì 6 giugno 2013
Napoli Solidarietà a chi lotta! No alla repressione del governo turco!
Oggi 4 giugno un gruppo di student* di Napoli e provincia ha
deciso di riunirsi sotto il consolato generale di Turchia per esprimere
la propria solidarietà per quanto sta accadendo in questi giorni in
questo paese. Abbiamo raccolto l'appello di chi in questi giorni è in
strada, lottando per i propri diritti, affinché non calasse il silenzio e
l'indifferenza sulla situazione.
Eppure dovrebbero bastare le immagini, quelle sfuggite alla censura del governo di Ankara, per rendersi conto della gravità della situazione. Una protesta che, nata in difesa di un spazio pubblico (Gezi Park) contro l'ennesimo piano speculativo orchestrato dal primo ministro Erdo?an, si è ben presto trasformata in una vera e propria rivolta contro il governo dell'AKP e del suo sfrenato autoritarismo. Quello che da molti veniva indicato come modello socio-economico da seguire ed esportare negli altri stati arabi sta oggi mostrando tutti i suoi limiti. Sebbene i media stiano provando a banalizzare la portata degli eventi, riducendo – di fatto – la protesta al classico conflitto laicismo vs islamismo, che pur esiste, sembra evidente la sua portata più ampia. E c'era da aspettarselo vista la gestione sempre più autoritaria della vita politica e sociale del Paese. Uno stato controllato attraverso l'uso sistematico della violenza e della repressione.
Un governo che da anni è impegnato nello sterminio della popolazione curda. Un governo che rinchiude migliaia di oppositori politici nelle carceri; che processa e condanna centinaia di giovani colpevoli di distribuire volantini all'interno delle università o d'aver criticato pubblicamente l'operato del governo dell'AKP; che ammazza centinaia di civili nel silenzio più totale in nome della guerra al “terrorismo”; che costringe decine di intellettuali ad abbandonare la Turchia perché non in linea con l'ideologia dominante; che tortura sistematicamente nelle proprie prigioni; che blocca e rende inutilizzabili tutti i social network; che spia e controlla ogni aspetto della vita dei cittadini. Un governo che non riconosce i più basilari diritti alle “minoranze” etniche. Questo è il vero volto della Turchia e del governo di Erdo?an. Le migliaia di persone arrestate e fatte salire su bus di linea per essere condotti nelle caserme, il numero spropositato di lacrimogeni sparati (anche ad altezza uomo!) contro i manifestanti, il sospetto utilizzo degli idranti caricati con sostanze urticanti, gli strani lacrimogeni “orange”, la violenza del tutto gratuita della polizia, la sparizione di decine di persone e la morte di altrettante persone (passate nel silenzio più totale!) danno bene l'idea di quello che sta accadendo in questi giorni in Turchia: non si tratta della semplice difesa di un parco, ma della difesa dei propri diritti e della propria dignità; si tratta della resistenza e della rivolta di una nazione intera contro un governo sempre più solo e violento. E noi non potevamo stare lì a guardare...
Eppure dovrebbero bastare le immagini, quelle sfuggite alla censura del governo di Ankara, per rendersi conto della gravità della situazione. Una protesta che, nata in difesa di un spazio pubblico (Gezi Park) contro l'ennesimo piano speculativo orchestrato dal primo ministro Erdo?an, si è ben presto trasformata in una vera e propria rivolta contro il governo dell'AKP e del suo sfrenato autoritarismo. Quello che da molti veniva indicato come modello socio-economico da seguire ed esportare negli altri stati arabi sta oggi mostrando tutti i suoi limiti. Sebbene i media stiano provando a banalizzare la portata degli eventi, riducendo – di fatto – la protesta al classico conflitto laicismo vs islamismo, che pur esiste, sembra evidente la sua portata più ampia. E c'era da aspettarselo vista la gestione sempre più autoritaria della vita politica e sociale del Paese. Uno stato controllato attraverso l'uso sistematico della violenza e della repressione.
Un governo che da anni è impegnato nello sterminio della popolazione curda. Un governo che rinchiude migliaia di oppositori politici nelle carceri; che processa e condanna centinaia di giovani colpevoli di distribuire volantini all'interno delle università o d'aver criticato pubblicamente l'operato del governo dell'AKP; che ammazza centinaia di civili nel silenzio più totale in nome della guerra al “terrorismo”; che costringe decine di intellettuali ad abbandonare la Turchia perché non in linea con l'ideologia dominante; che tortura sistematicamente nelle proprie prigioni; che blocca e rende inutilizzabili tutti i social network; che spia e controlla ogni aspetto della vita dei cittadini. Un governo che non riconosce i più basilari diritti alle “minoranze” etniche. Questo è il vero volto della Turchia e del governo di Erdo?an. Le migliaia di persone arrestate e fatte salire su bus di linea per essere condotti nelle caserme, il numero spropositato di lacrimogeni sparati (anche ad altezza uomo!) contro i manifestanti, il sospetto utilizzo degli idranti caricati con sostanze urticanti, gli strani lacrimogeni “orange”, la violenza del tutto gratuita della polizia, la sparizione di decine di persone e la morte di altrettante persone (passate nel silenzio più totale!) danno bene l'idea di quello che sta accadendo in questi giorni in Turchia: non si tratta della semplice difesa di un parco, ma della difesa dei propri diritti e della propria dignità; si tratta della resistenza e della rivolta di una nazione intera contro un governo sempre più solo e violento. E noi non potevamo stare lì a guardare...
mercoledì 5 giugno 2013
Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente… APPELLO CONTRO IL FEMMINICIDIO
Non si può continuare a far finta di niente, non si
può continuare a non fare niente…
124 le donne uccise in
Italia nel 2012, già 34 dall’inizio dell’anno, 6 in soli pochi giorni ai primi
di maggio, un femminicidio continuo!
Molto spesso
le vittime conoscono i loro carnefici, questi sono gli uomini che odiano le
donne.
Per gelosia o
per possesso, sempre in disprezzo del
nostro essere donna, chi ci uccide non tollera la nostra autodeterminazione,
non ci considera degne di rispetto, libertà, autonomia, indipendenza. Diritti
che ci siamo conquistati con le lotte e che non piovono dall’alto dei governi.
Diritti che
però non sono per sempre e vengono negati, prima di fatto, poi di diritto, con
l’arretramento delle lotte. E allora
sempre più donne stuprate, sfigurate con l’acido, molestate, oppresse, uccise,
violentate e umiliate come donne, in quanto donne e sempre più sentenze ultra morbide
verso stupratori e assassini di donne.
Nessun
governo, tantomeno questo, può “difendere le donne
con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi,
calpestatore della dignità delle donne,
stupratore di minorenni e incitatore alla prostituzione.
Nessun
appello al governo, come pure quello di
“ferite a morte”, per la
convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare
arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.
Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile. Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro
l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.
Le donne non vogliono e non possono fidarsi e
delegare al governo e allo Stato!
Uno Stato, che sempre più fa una giustizia
pro-stupratori (vedi i recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto
di Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà, dopo un anno,
dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per scadenza dei termini di
custodia cautelare, ecc.) e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di
maschilismo, fascismo e sessismo, non può difendere le donne! Un governo che
continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza
delle donne, non può difendere dai femminicidi e dagli stupri!
Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa
società, che dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione. Siamo noi donne, unite, che dobbiamo
lottare per i nostri diritti e il nostro esistere, per difenderci dagli uomini
che odiano le donne!
Chiediamo a tutte le
donne, alle compagne, alle democratiche, alle associazioni contro la violenza
sulle donne, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa dei femminicidi, degli
stupri e della loro impunità con una mobilitazione nazionale.
Proponiamo il 6 luglio a
Roma, il sabato precedente l’11
luglio, quando le istituzioni (tribunale dei minori e servizi sociali)
decideranno il “percorso riabilitativo” degli stupratori sociali del branco di
Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno
ucciso l’anima e la speranza, simbolizzando così la “sicurezza” che questo
Stato riserva alle donne.
Luigia e Concetta
Per contatti: sommosprol@gmail.com
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