Ancora una volta con l'utilizzo della repressione si cerca di colpire e intimidire i compagni che sono in prima linea in questa battaglia, così venerdi scorso all'alba la digos ha perquisito la casa dell'attivista No Tav Alberto Perino ed il Centro Sociale Askatasuna sfondando il portone d'ingresso con un'ariete, come scrivono i compagni nel loro comunicato, come se fosse una vera e propria operazione militare.
martedì 21 giugno 2011
Con la Libera Repubblica della Maddalena
Ancora una volta con l'utilizzo della repressione si cerca di colpire e intimidire i compagni che sono in prima linea in questa battaglia, così venerdi scorso all'alba la digos ha perquisito la casa dell'attivista No Tav Alberto Perino ed il Centro Sociale Askatasuna sfondando il portone d'ingresso con un'ariete, come scrivono i compagni nel loro comunicato, come se fosse una vera e propria operazione militare.
venerdì 10 giugno 2011
Genova 2011 non è un semplice decennale. Verso una 3 giorni di lotta autorganizzata.
Il decennale del G8 di Genova si avvicina, un decennale che non rappresenta una mera sommatoria di 10 anni bensì il decimo anniversario dell’inizio di una nuova offensiva da parte della borghesia imperialista italiana verso il “fronte interno” con l’obiettivo di restaurare e riprendersi tutto quello che, spazio dopo spazio, lotta dopo lotta i movimenti si sono conquistati o che comunque hanno frenato l’avanzata della restaurazione accendendo fuochi di resistenza.
In questi 10 anni tanto è cambiato, sia nel campo nemico che nel nostro campo:
dai giorni di Bolzaneto, della Diaz e di Pza Alimonda il potere ha lanciato un chiaro segnale di intransigenza verso le lotte autorganizzate dal basso che ne possano anche solo mettere in discussione la legittimità o intralciarne i piani.
Dall’altro lato sempre a partire da quei giorni, nonostante la brutale repressione, una nuova generazione ribelle è scesa in campo, e lungi dal farsi intimidire è stata protagonista nelle lotte in questi 10 anni su vari fronti: dalle lotte di riappropriazione del territorio come in Val di Susa o a Pisa contro l’Hub militare fino alle lotte contro le discariche in Campania, dai grandi movimenti contro la guerra imperialista e di solidarietà ai popoli in lotta, dall’antifascismo militante, alle lotte per il diritto alla casa, fino al grande movimento studentesco dello scorso autunno che ha messo insieme gli studenti medi e universitari e la gioventù precaria che già si confronta con un “mondo del lavoro” a misura del padrone e del suo profitto.
Nel 2008 è iniziata l’ennesima crisi ciclica del capitale, tutt’ora in corso, crisi che è stata scaricata dai governi delle borghesie sui propri popoli e che si sono tradotti in licenziamenti, ulteriore precarietà, taglio allo stato sociale, attacchi ai diritti conquistati nei decenni precedenti, ancora più repressione contro le reazioni spontanee a questo processo, in primis contro il movimento studentesco dell’onda che ha riportato nelle piazze pratiche di conflittualità giovanili, studentesche e precarie e che partendo dalla contestazione alla riforma Gelmini ha generalizzato la protesta contro l’intero sistema con l’ormai celebre parola d’ordine “noi la crisi non la paghiamo”.
Crediamo che i recenti episodi di repressione da Firenze a Bologna, da Cuneo a Padova passando per Palermo, Napoli e Roma siano figli proprio del G8 di Genova.
Da Genova 2001 infatti lo stato italiano ha istituzionalizzato la pratica e l’uso costante dello stato di polizia trasformando ogni problema sociale in questione di ordine pubblico da “risolvere” con l’uso del manganello. Così intere popolazioni della Val di Susa o delle periferie napoletane diventano tutte pericolose masse fomentate dai centri sociali, dagli anarchici e anche dalla camorra, tutti spauracchi di natura diversa ma che dal punto di vista del potere rappresentano “l’illegalità”e quindi utili per l’opera di demonizzazione.
Il movimento studentesco dello scorso autunno che è sceso in campo, forte dell’esperienza dell’onda e arricchito ancor più di radicalità di pratiche e analisi che si sono tradotte nell’attacco e assedio ai palazzi del potere, culminato nella meravigliosa battaglia del 14 dicembre, viene sottoposto a questo processo di criminalizzazione utilizzando lo spauracchio del “terrorismo di matrice anarchica”.
Ovunque insomma il potere, per giustificare all’opinione pubblica la repressione di movimenti di massa, li criminalizza e li riduce a movimenti illegali e violenti opera di pochi facinorosi.
Tutto questo avviene mentre l’immagine del potere è sempre più deteriorata davanti all’opinione pubblica, lo squallore diffuso all’interno di una classe dirigente che sempre più spudoratamente persegue gli affari privati a spese del popolo e contemporaneamente quando esso insorge invoca il ripristino di “legalità e democrazia”.
La stessa invocazione che veniva dagli alti vertici della polizia a Genova mentre si attuava la macelleria messicana nelle caserme e nelle scuole/dormitori per i manifestanti, gli assassini nelle piazze e le montature giudiziarie contro il movimento mentre i responsabili delle violenze di stato fino ad oggi, a distanza di dieci anni, vengono promossi gerarchicamente (vedi l’ultimo caso di Spartaco Mottola) e assolti.
Lo stato che assolve se stesso e si autoleggittima nella marcia verso la dittatura aperta.
Oggi rispetto a dieci anni fa assistiamo ancora al furto spudorato e quotidiano del nostro futuro e all’imposizione di un presente indecente per giovani e lavoratori mentre i potenti continuano ad arricchirsi e ostentano lusso e arroganza.
Per questo per il decennale di Genova crediamo sia necessario un reale momento di lotta autorganizzato dal basso e da tutti quei soggetti che in questi anni sono stati in prima linea nelle lotte e che stanno subendo la crisi sulla propria pelle, da chi ha realmente diritto di parola anche su Genova non lasciando in mano ai notabili e autorappresentanti del “movimento” che invece sono attualmente scollegati dalle dinamiche di lotta reale e quotidiana e sono più vicini a una politica movimentista mossa da logiche di palazzo dentro il quale hanno fatto anche carriera politica a spese del movimento reale..
È necessario, in questo appuntamento, ribadire che noi la loro crisi non la vogliamo pagare, che non abbiamo dimenticato le giornate di Genova e quei compagni e compagne che ancora non hanno trovato giustizia nei tribunali e che mai la troveranno lì e che ciò che è nostro ce lo vogliamo riprendere noi, dal basso.
È necessario confrontare le analisi partendo da percorsi di lotta anche e necessariamente diversi tra di loro ma consapevoli che questo elemento può rappresentare solo un valore aggiunto nella discussione con il fine di dar corpo e sostanza a proposte su come far fronte ai continui attacchi contro i lavoratori, i giovani, le donne, gli studenti, gli antifascisti, le masse popolare in genere. Per superare i limiti che necessariamente ci sono ma per avanzare facendo tesoro delle vittorie.
Per questo rinnoviamo l’appello a costruire una 3 giorni di movimento autorganizzata e dal basso che sfoci in un corteo di lotta anch’esso autorganizzato e dal basso.
Invitiamo i compagni e le compagne e le realtà di movimento a sottoscrivere l’appello “E’ troppo tardi per restare calmi. Verso una 3 giorni alternativa e di lotta per Genova 2011”e a mobilitarsi in prima persona per costruire quel necessario passaggio organizzativo rappresentato dalle assemblee territoriali e per delineare collettivamente e a livello nazionale questa mobilitazione.
mercoledì 8 giugno 2011
E' TROPPO TARDI PER RESTARE CALMI ..... Verso una 3 giorni alternativa e di lotta per Genova 2011
La tensione nel Paese si alza di giorno in giorno. La lotta che viviamo incarna i disagi sociali presenti e futuri, coinvolge i lavoratori e le masse popolari che non possono più sottostare a una situazione simile. La nostra dignità ed il nostro orgoglio uniti a questa consapevolezza ci muovono a combattere l'intero sistema. La lotta ci porta ad unirci a chiunque non accetta tutto ciò: studenti, operai e disoccupati che prendono parte a una scena ribelle.
Vogliamo combattere stato e padroni senza nasconderci dietro maschere e infami accordi che vediamo mettere in pratica quotidianamente da sindacati e partiti di “sinistra” di turno..
Appoggiamo con complicità tutti gli "atti di violenza" avvenuti diffusamente nelle città italiane durante quest'ultimo periodo di lotta a partire dall’autunno studentesco fino alle recentissime proteste operaie da Genova alla Campania, sempre condannati e criticati da sindacati, partiti, ben pensanti, giornalisti e persino "eroi di carta" che vantano la stima di un'intera nazione come Saviano, che rifiutano, negano l'essenza e combattono un'intera generazione. Li appoggiamo perchè siamo convinti che è nell'azione della lotta rivoluzionaria che dobbiamo incanalare la rabbia. In questo vogliamo coinvolgere studenti, operai e disoccupati, affinchè l'azione raggiunga un senso compiuto, mandi un segnale a chi ancora non capisce, renda consapevole questo Paese di ciò che avvertiamo. Non bastano più e non sono mai servite le sfilate di “bandiere sbiadite” e gli scioperi o i cortei nazionali fatti il fine settimana.
Siamo convinti che il riformismo politico e sindacale in Italia abbia contribuito a creare questa situazione, con accordi e silenzi al soldo del padrone. Non è in loro che ci riconosciamo, non abbiamo rappresentanti politici e non ne vogliamo. Ci rivolgiamo a chi ha capito che non è questo il modo per cambiare qualcosa, non è affidarsi a chi sta in poltrona e vomita dibattiti. Il vero nemico non è una Gelmini o un Marchionne, è l'intero sistema che crea individui simili, prima della Gelmini abbiamo conosciuto la Moratti e Fioroni, il problema è radicato nell'intero sistema politico ed economico. Ci affidiamo alla nostra coscienza, al nostro disagio, non siamo più mossi dalla “gioia di stare insieme in piazza”, ma dalla rabbia che scorre in noi. Possiamo farlo senza le “bandiere” di chi vuole mettere il cappello su un movimento di lotta generazionale nato dieci anni fa, senza partitini e chiacchieroni.
Un esempio dell'espressione di questi sentimenti fu quel 14 dicembre a Roma, che già ci pare così lontano e irripetibile da quanto ci siamo soffermati a ricordarne e celebrarne il risultato, il conflitto creato.
Dopo quella trionfale giornata il movimento studentesco si è frenato e di lì a poco è morto, per l'ennesima volta. NON ABBIAMO VOLUTO fare un passo avanti, alzare ulteriormente la tensione, ampliare il conflitto e continuare un percorso che avrebbe potuto ribaltare le sorti di molte infami strategie repressive che ora, sulla nostra pelle, assaporano il gusto della vittoria, da Firenze a Palermo, da Genova a Bologna passando per Padova. E' da qui che vogliamo ripartire, dal terribile errore di non voler convocare una assemblea nazionale subito dopo il 14 dicembre, che crediamo avrebbe potuto quantomeno dare degli strumenti al movimento studentesco indebolito dalla fase di riflusso per poter contrastare in maniera più efficace da quella attuale le azioni repressive dello stato. Vogliamo ripartire dalla necessità di confrontarci in momenti collettivi per dare delle risposte in termini di lotte e mobilitazioni unitarie.
Vogliamo tentare di ricostruire un percorso collettivo , che ponga le proprie basi su valori come l'antifascismo, l'autonomia di classe, la lotta alla precarietà e la resistenza ad una repressione che ci colpisce sempre più significativamente fiutando le nostre fragilità e i limiti della nostra determinazione.
Vogliamo comunicare con tutte le realtà che reagiscono a tutto ciò e che lottano quotidianamente, vogliamo proporre a tutti loro un'unione collettiva ed unità d’azione per quanto riguarda l’appuntamento per il decennale del g8 di genova.
E' PER QUESTI MOTIVI CHE PROPONIAMO AL MOVIMENTO ANTAGONISTA NEL SUO INSIEME, DI ORGANIZZARE IN PRIMA PERSONA DELLE ASSEMBLEE UNITARIE E PREPARATORIE LOCALI DA TENERSI A META’ GIUGNO NELLE SINGOLE REGIONI PER LA COSTRUZIONE DI UNA 3 GIORNI ALTERNATIVA PER L'ANNIVERSARIO DEI DIECI ANNI DAL G8 DI GENOVA.
3 GIORNI ALTERNATIVA CHE PREVEDA MOMENTI ASSEMBLEARI DEI MOVIMENTI STUDENTESCO, CONTRO LA REPRESSIONE, CONTRO LA GUERRA, ANTIFASCISTA, ANTIMPERIALISTA… CHE SIANO DIFFERENTI PER METODO, PROPOSTE E FINALITA’ AI VUOTI SOCIAL FORUM, CHE CULMININO IN UNA MOBILITAZIONE DI PIAZZA COMBATTIVA E CONTRAPPOSTA ALLA SFILATA PROMOSSA DALL’ORGANIZZAZIONE UFFICIALE DI “VERSO GENOVA 2011”.
E' il prossimo grande appuntamento al quale siamo chiamati. Per noi, un appuntamento che ha tutte le caratteristiche del 19 maggio torinese come del 14 dicembre romano. La nostra speranza è che le imminenti giornate di luglio siano anche l'occasione per rigenerare le basi e rafforzare l’ opposizione collettiva agli attacchi quotidiani che padroni e stato compiono contro i territori e le realtà in lotta a livello nazionale.
Da quei caldi giorni di dieci anni fa un intero movimento e' mutato notevolmente, una nazione ha imparato a conoscere il sapore amaro di una repressione sempre più determinata e sistematica che si è delineate sempre più chiaramente in stato di polizia, di una crisi economica che ha messo a nudo tutte le incapacità di questo sistema che, lungi dal risolvere i problemi delle masse popolari e dei lavoratori, è causa primaria di sfruttamento, precarietà, guerra e morte. Ripartire dal G8 2001 significa, per noi, riprendere consapevolezza che, come accadde in quel luglio, se mossi dalla rabbia collettiva che non conosce interessi personali o vincoli verso i partiti della “sinistra” ufficiale e di palazzo ma ascolta il cuore e le necessità di rivendicare un ruolo attivo nella nostra esistenza allora possiamo cambiare le cose, scrivere la storia.
Non è tempo per moderazione e calma.
Non è tempo per "comprensione" e dialogo.
Il nostro obiettivo immediato è il conflitto, il nostro compito è sovvertire.
C A O S ANTIFA GENOVA
RED BLOCK PALERMO